AM Underground N.3 Dicembre

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AM Underground N.3 Dicembre
Liceo Linguistico, Sociopsicopedagogico, delle Scienze Umane e Musicale
“Alessandro Manzoni” di Varese.
Anno scolastico 2013/2014.
WAIT, WHAT’S IN HERE?
La redazione e l’editoriale
Brand New Eyes
Keep Calm and Christmas On!
Il Diario di Bridget Jones
The Nightmare Before Christmas
Let’s Read, Let’s Dream!
Dear Diary
Scusate Se Mi Intrometto
Le Domande Essenziali Irrisolvibili
Christmas Songs
Christmas Recipies
pag. 3
pag. 4
pag. 6
pag. 8
pag. 10
pag. 11
pag. 13
pag. 16
pag. 19
pag. 21
pag. 24
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la redazione:
Monica Lucioni aka LaLucions
Irene Scavello aka shiveredbones
Alessandra Pelozzi aka dandelion
Denys Guante aka Lucia Bonbon
Barbara Talarico aka Babi
Gloria Longhini aka Glo
Holly
Houda Latrech aka Nour
EDITORIALE:
Buonsalve gente del Manzoni, smettete per
un secondo di ingozzarvi di pandoro e leggete
l’editoriale: qui, come al solito, sono Lucions e
Shiveredbones che vi parlano. *Scav agita freneticamente la manina*
Ciao a tutti voi pinguini, non ascoltate i consigli di Lucions e continuate a mangiare il pandoro.
Scav, ma te lo avevo già spiegato il piano: li convinciamo a smettere di mangiare e così tutto il
loro pandoro lo possiamo rubare noi due.
Accidenti, che idea geniale! Del resto me lo
dovevo aspettare dalla mia metà.
La metà geniale, direi.
A parte constatare la mia ovvia superiorità intellettuale in fatto di piani malvagi, parliamo di
cose serie e importanti: è Dicembre e Natale si
avvicina. È tempo di cioccolata calda (come se
non la bevessi tutto l’anno), di pan di zenzero e
di vacanze passate a dormire. È tempo di relax,
regali da dare e da ricevere e di canzoncine che
ti trapanano il cervello (per chi ce l’ha).
Potreste esservi resi conto del ridotto spessore
di questo numero: alla fine non è colpa nostra se sono tutti scappati a dare da mangiare
le renne di Babbo Natale. Poi, come tutti voi
ben sapete, sotto Natale si ingrassa, e quindi
il giornalino mette le mani avanti e si mette
a dieta prima, diminuendo il suo spessore; i
povero comuni mortali come me, invece, hanno
già iniziato la fase di ingrasso (come è giusto
che sia).
*urla in preda a un blocco creativo e prende a
testate il computer*
Prima che Scav si mutili irrimediabilmente
a causa della sua frustrazione, illustro io: in
questo numero troverete tanto spirito natalizio,
trattazioni su Babbo Natale, i regali, le lucine,
il cibo, le canzoncine e gente che vomita stelle
comete.
Noi, a nome di tutta la dolce redazione, vorremmo augurarvi buon Natale, buon Anno
Nuovo, buone mangiate e buon riposo cerebrale fino al ritorno a scuola.
Non ponete nessun limite alla vostra golosità
e alla vostra pigrizia e ricordatevi che a Natale
siamo tutti più buoni (non sto invitando nessuno al cannibalismo).
All’anno prossimo meraviglie, vi ameggiamo
come al solito,
LaLucions & shiveredbones.
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brand new eyes
5/12/2013 Muore Nelson Mandela, padre della lotta contro l’Apartheid.
Un personaggio storico, che si è fatto strada nel cuore del suo popolo e del mondo intero: Nelson
Mandela è stato (e continuerà ad essere) il simbolo del Sud Africa, ruolo che si è conquistato con
un’intera vita spesa per la lotta contro l’Apartheid per conquistare la libertà per la sua gente.
Nelson Rolihlahla Mandela nasce il 18 luglio 1918.
Dopo aver seguito gli studi nelle scuole sudafricane per studenti neri conseguendo la laurea in
giurisprudenza, nel 1944 entra nella politica attiva diventando membro dell’ANC (African National
Congress) guidando per anni campagne pacifiche contro l’Apartheid, regime politico che favorisce
sul piano legale e giuridico la segregazione delle persone di colore rispetto ai bianchi. Nel 1960
il regime di Pretoria, durante quello che è conosciuto come massacro di Shaperville, il governo
sudafricano elimina volontariamente 69 militanti dell’ANC. In seguito mette al bando e fuorilegge
l’intera associazione. Mandela sopravvive alla strage e riesce a fuggire. Raccolti gli altri esponenti
rimasti in vita, da vita ad una frangia militarista, decisa a rovesciare il regime e a difendere i propri
diritti con le armi. Viene arrestato nel 1963 e dopo un procedimento durato nove mesi è condannato all’ergastolo. Passano più di vent’anni e malgrado Nelson sia ancora segregato, la sua immagine
e la sua statura crescono sempre di più nell’opinione pubblica e per gli osservatori internazionali.
Mandela è sempre il simbolo della lotta e della ribellione.
Nel febbraio del 1985, l’allora presidente sudafricano Botha offre a Mandela la libertà purché
rinneghi le sue idee e tutta la lotta contro il razzismo del governo. Mandela rifiuta l’offerta, decidendo di restare in carcere. Nel 1990 su pressioni internazionali e in seguito al mancato appoggio
degli Stati Uniti al regime segregazionista, Nelson Mandela viene liberato. Nel 1991 è eletto presidente dell’ANC, movimento africano per la lotta all’apartheid. Nel 1993 è insignito del premio Nobel per la pace mentre l’anno dopo, durante le prime elezioni libere del suo paese (le prime elezioni
in cui potevano partecipare anche i neri), viene eletto Presidente della Repubblica del Sudafrica e
capo del governo. Resterà in carica fino al 1998.
Trentanove case farmaceutiche iniziarono un processo contro Mandela, accusandolo di aver promulgato il Medical Act nel 1977, legge che permetteva al governo del Sud Africa di importare e produrre medicinali per la cura dell’AIDS a prezzi sostenibili. A causa delle proteste internazionali che
ha sollevato la causa, le trentanove multinazionali hanno deciso di annullare la causa. Nel giugno
2004, all’età di 85 anni, ha annunciato il suo ritiro dalla vita pubblica per passare il maggior tempo
possibile con la sua famiglia. Il 23 luglio dello stesso anno la città di Johannesburg gli ha conferito
la più alta onorificenza cittadina, il Freedom of the City, una sorta di consegna delle chiavi della
città. Nelson Mandela è morto all’età di 95 anni. La sua salma è stata trasferita da un ospedale
militare nei pressi di Pretoria, negli Union Buildings, sede del governo nella capitale. Il corpo di
Nelson è rimasto nella camera ardente per tre giorni prima di essere trasportato sabato a Qunu,
il suo villaggio d’origine, nella provincia del Capo Orientale. I funerali si sono tenuti domenica 8
dicembre.
9/12/2013 Nasce un nuovo movimento di protesta (quasi) pacifico: i Forconi.
La protesta dei Forconi degli ultimi giorni ha interessato gran parte d’Italia, con le sole eccezioni di
Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige. A Torino, uno degli epicentri della protesta, continuano numerose manifestazioni, volantinaggi e presidi, come anche nelle altre province, dove si segnalano
però minori problemi.
E’ stato occupato a Milano fino a sera piazzale Loreto, con disagi su alcune strade per il volantinaggio.
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Tensioni fra manifestanti e automobilisti. In Veneto i presidi hanno provocato disagi in particolare
al traffico sulle autostrade. In Liguria poche decine di manifestanti hanno bloccato la ferrovia, in
due riprese, occupando i binari della stazione di Oneglia e Imperia. Anche la linea internazionale
Genova-Ventimiglia è stata interrotta. A Savona i binari sono stati occupati e subito sgomberati
dall’intervento delle forze dell’ordine. A Genova sono previsti filtri per l’accesso alle stazioni. Volantinaggio e rallentamenti al casello autostradale di Modena e Parma e un ulteriore presidio di
circa una quindicina di forconi era in Piazza Maggiore a Bologna. Una decina in tutto le persone
che hanno distribuito volantini alla Fortezza da Basso di Firenze, senza intralci al traffico. Pochi
disagi a Viareggio, mentre una manifestante è stata investita da un furgone a Livorno. Una trentina di manifestanti hanno occupato il salone della sede del Pd nel centro di Perugia, urlando: “La
rovina dell’Italia siete voi”. A Roma blindati i politici a Montecitorio, palazzo Chigi, Palazzo Madama e al Quirinale, in vista delle proteste di questi giorni nella Capitale.
Prosegue poi a Pescara la protesta: i manifestanti, usando trombe e fischietti, creano problemi
circoscritti al flusso del traffico. Volantinaggio anche a Napoli, dove le forze dell’ordine hanno evitato il blocco stradale, mentre i manifestanti invitavano gli agenti a appoggiarli. Nel barese ci sono
state irruzioni di manifestanti in vari centri commerciali e i commercianti sono poi stati costretti a
chiudere i negozi.
A Catania un altro presidio in piazza Università, mentre Palermo si sta attivando; i Forconi hanno
inoltre chiesto l’autorizzazione per una manifestazione giovedì prossimo.
11/12/2013 Il governo conferma la fiducia al premier Letta.
La Camera dei Deputati ha confermato giusto ieri la fiducia al governo Letta approvando la mozione grazie ad una maggioranza di 379 sì contro 212 no e (solo?) 2 astenuti. La parte più divertente
della giornata, però, sono stati i deputati del M5S, dopo aver dato (o meglio, urlato) del ‘fascista’ al
premier per il suo appoggio al movimento dei Forconi, seguiti da una pronta risposta di Letta sottolineando quanto fossero inappropriate le loro accuse in quella determinata sede, applaudito dai
membri del PD.
“Ho la determinazione a lottare con tutto me stesso per evitare di rigettare nel caos tutto il Paese
proprio quando sta rialzandosi. L’Italia è pronta a ripartire ed è nostro obbligo generazionale. Il 2
ottobre, a dispetto del voto finale, mi sono rivolto a una nuova maggioranza politica, meno larga
ma più coesa negli intenti,” spiega Letta ricordando il giorno in cui Berlusconi diede la fiducia al
governo solo all’ultimo, fratturando il Pdl. “Oggi ciò che chiedo è di confermare quella fiducia per
segnare anche una discontinuità e segnare bene un prima e un dopo. Nelle prossime settimane
proporrò un patto di governo, lo chiamerò Impegno 2014.”
Clima disteso al Senato quando il presidente del Consiglio, Enrico Letta, legge il discorso già tenuto alla Camera. Forse, svanito l’effetto sorpresa, i senatori di maggioranza e opposizione hanno
ascoltato in silenzio, anche un po’ distratti, l’intervento di Letta, che ha comunque incassato 12 applausi. All’inizio il battimani più lungo, quando ha invitato il movimento di Grillo a non strumentalizzare le forze dell’ordine. Un secondo applauso Letta l’ha avuto quando ha ringraziato il capo
dello Stato, ma stavolta gli applausi sono venuti solo da centrosinistra e Sel, mentre sia i senatori
di Fi, sia quelli del M5S sono rimasti immobili. Applausi di circostanza, invece, al passaggio sulle
misure per giovani e ricercatori.
Consensi anche quando Letta ha chiarito di non accettare voti di populisti e antieuropeisti
per il suo governo, sottolineando la debolezza degli agitatori che rifiutano una politica di dialogo. L’applauso più convinto è arrivato quando il premier ha reagito alle ironie della Lega
sull’operazione Mare Nostrum (che ha salvato la vita di migliaia di immigranti dai naufragi).
Quando qualche leghista gli ha gridato ironicamente: “bravo, bravo,” il premier ha condannato le
pagnata da un lungo e convinto applauso della maggioranza. Alla fine, terminato il discorso, i senatori della maggioranza si sono alzati in piedi e hanno applaudito a lungo Letta.
shiveredbones.
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KEEP CALM AND CARRY ON
Buongiorno a tutti, o dovrei forse dire Buon Natale?!
Ebbene sì perché, tra poco meno di una settimana, le tanto desiderate vacanze arriveranno finalmente ad allietarci.
Dopo mesi e mesi di fatiche, il meritato riposo sta per raggiungerci.
E’ inutile descrivervi quanti siano i vantaggi e i pregi del Natale perché neppure una lista infinita
riuscirebbe a declamarli tutti. Ecco perché il Natale sarà sempre la mia festa preferita.
Non c’è una singola cosa di questa festività che non mi piaccia (e non sto parlando solo dei regali).
Considerare il Natale solo per i doni che ci vengono dati e che noi stessi facciamo è troppo riduttivo.
Il Natale non sono i regali. Il Natale è quella gioia, quella felicità che scalda il nostro cuore e ci fa
sentire più speranzosi. Ci fa credere nella bellezza dello stare insieme, del godere il tempo trascorso assieme alla nostra famiglia (anche se qualche volta può farci soffrire).
Il Natale è spirito di condivisione e di unità famigliare.
Perché il Natale stesso è sorto come una festa della e per la famiglia.
Se, nell’antica Roma, il 25 dicembre era la giornata dedicata al Sol Invictus (in altre parole la nascita del sole), con la tradizione cristiana a questo giorno si è attribuito il significato della nascita di
Gesù.
Non a caso il termine ‘Natale’ deriva dal latino Natus, participio passato del verbo Nascor (ovvero
nascere).
La nascita di Gesù è il vero significato del Natale per i Cristiani, anche se col trascorrere dei secoli
questa festività si è tinta di toni meno religiosi e più profani. Le tradizioni si sono andate a moltiplicare, cominciando da quella dei regali fino a Babbo Natale.
Per quanto queste tradizioni possano rivelarsi ‘speciali’ non sono solo queste a rendere il Natale
tale. Natale è molto più di un regalo o di un gentile e anziano signore dalla barba bianca.
Natale non è una slitta trainata da molteplici renne dal naso rosso.
Natale è quella sensazione di felicità che non ci lascia mai e che ci fa sempre sperare in un domani
migliore dell’oggi, in una luce che ci raggiunge sempre dopo l’oscurità.
Natale è amore e famiglia, un senso di pace che riesce ad attraversare anche le ingiustizie e le barbarie della guerra.
Basti pensare che, nel Natale del 1914 (durante la Prima Guerra Mondiale), ci fu la cosiddetta
‘Tregua di Natale’: circa 100 000 soldati britannici e tedeschi furono coinvolti in un certo numero
di tregue spontanee lungo i rispettivi settori di fronte nelle Fiandre.
Tutto iniziò quando, durante la notte della vigilia, alcuni soldati tedeschi decorarono le loro
trincee, servendosi di candele che posero anche attorno agli alberi lì intorno e iniziarono poi a cantare alcune canzoni natalizie; dall’altro lato del fronte, i britannici risposero iniziando anche loro
a cantare, e dopo poco tempo i soldati dell’uno e dell’altro schieramento presero ad attraversare la
terra di nessuno per scambiare con la controparte piccoli doni come cibo, tabacco, alcolici e souvenir, quali bottoni delle divise e berretti. E non accadde solo questo: il livello di fraternizzazione
fu tale che vennero persino organizzate partite di calcio improvvisate tra i militari tedeschi e quelli
britannici.
Insomma, anche la guerra si fermò per un giorno.
Perché era Natale e tutti, ogni singolo soldato, ogni singolo uomo, nonostante il conflitto, nonostante le differenze che lo allontanavano dai ‘nemici’, si fermò a riflettere e godere di quella festa,
pur essendo lontano da casa e vivendo in condizioni terribili.
Era un’occasione per essere felici, per tornare a sentirsi a casa. Il giorno di Natale fu quindi
l’occasione perfetta per smettere di farsi la guerra e andare oltre le divergenze, superando il confine limitato da quella terra ‘di nessuno’ e andando a fraternizzare con altri uomini.
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Perché il Natale unisce tutti, anche i diversi e, nel suo significato più profondo, racchiude il vero
senso della nostra esistenza: non c’è differenza tra nazionalità e tra uomini, c’è solo una grande
uguaglianza: siamo tutti uomini, fatti di cuore e testa, anima e corpo. E anche la guerra perde
significato di fronte alla grandezza dell’amore e dell’amicizia, sentimenti ampiamente promossi dal
Natale (e da quelle adorabili canzoncine).
Infatti, non si può parlare del Natale senza nominare le sue canzoni.
Eccovi una lista delle più famose correlate dall’anno in cui sono state pubblicate e dal luogo di provenienza:
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We Wish You a Merry Christmas --> 1501, ovest Inghilterra
Tu scendi dalle stelle --> 1754, Italia
O Tannenbaum --> 1799, Germania
Astro del ciel --> 1816, Austria
Jingle Bells --> 1857, America
Deck the halls (Fa la la la) --> 1881, Inghilterra
Carol of the bells --> 1936, Ucraina
White Christmas --> 1940, America
Happy Xmas (War is over) --> 1971, America
Last Christmas --> 1984, America
All I want for Christmas is you --> 1994, America
Mi raccomando, conto sul fatto che vi metterete a cantare almeno un paio di queste canzoni e, se
non doveste conoscerle tutte, vi consiglio di andarle a cercare, potrebbe essere un’occasione in più
per entrare nello ‘spirito natalizio’ ;)
Ricordatevi quello che vi ho detto sul Natale e cercate di godervi tutte le gioie di questa festa, senza
mai farvi mancare un po’ di sano divertimento!
Tantissimi auguri a tutti!
Jingle bells, jingle bells, jingle all the way.
O, what fun it is to ride in a one-horse open sleigh.
Keep calm and Christmas on!
Glo
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IL DIARIO DI BRIDGET JONES
Salve Manzoninani! Finalmente inizia il conto alla rovescia! Pronti per il Natale? Io non vedo l’ora,
non c’è niente di più bello dell’atmosfera natalizia: neve, freddo, cioccolata calda, guanti e, ovviamente, pomeriggi passati al cinema (che non si possono trascurare).
Ma tornando a noi, non divaghiamo troppo con i pensieri; sono precisamente le 23:04 e devo ancora studiare storia ma, visto che sono la persona più fantastica del mondo, lascerò perdere i Fenici
per un periodo non determinato di tempo e lo dedicherò a voi.
Bene procediamo. Questo mese vi parlerò di “Hunger Games - La Ragazza di Fuoco” ovvero il secondo capitolo della trilogia di Suzanne Collins.
A parte il fatto che sono una fan scatenata di questa storia, dei film, dei libri e di Peeta *faccina con
occhi innamorati*, il film é davvero bello, molto lungo, ma bello.
Partite dal presupposto che se non avete letto i libri ci capirete poco e se non avete visto nemmeno
il primo film ne capirete ancora meno. Quindi, mettetevi l’anima in pace e guardate almeno il
primo film.
Riassumendo brevemente, gli Hunger Games sono dei giochi che si disputano ogni anno fra i dodici distretti sottomessi a Capitol City: 74 anni prima questi distretti si ribellarono alla città e questa,
dopo averli vinti e aver distrutto il distretto tredici, per far ricordare loro che nessuno può sconfiggere o umiliare Capitol City, istituì gli Huger Games. Da ogni distretto vengono estratti a sorte un
tributo maschio e uno femmina, tra i dodici e i diciotto anni, che dovranno combattere fino alla
morte in un arena (ogni anno differente) fino a quando solo uno sarà sopravvissuto. Quest’ultimo,
una volta uscito vivo, potrà trascorrere la sua vita in pace (sempre teoricamente).
Dal distretto 12, nel settanquattresimo anno, i partecipanti saranno Katniss Everdeen (Jennifer
Lawrence) e Peeta Mellark (Josh Hutcherson).
I due, che hanno finto tutto il tempo di essere innamorati, inaspettatamente, con un colpo di scena
di Katniss, sopravvivono entrambi all’arena. Il gesto viene interpretato dal presidente di Capitol
City come un atto di ribellione e Katniss come un possibile catalizzatore della sofferenza e del di
contento dei distretti poveri, portando a una rivolta.
Ed esattamente così stava iniziando ad accadere, come vediamo all’inizio del secondo film, come
Katniss stessa vede durante il suo tour della vittoria attraverso Panem.
Intanto, stanno per essere annunciati i settantacinquesimi Hunger Games, giochi speciali, perché
ogni 25 anni dalla rivolta viene annunciata un’ “Edizione della Memoria” con regole completamente diverse da quelle dei giochi passati.
Per i settantacinquesimi giochi, i tributi dei distretti saranno estratti tra i vincitori ancora in vita
delle edizioni passate. Questo significa che Peeta e Katniss dovranno combattere ancora, ma che
solo uno di loro potrà vivere. DIMENTICATE TUTTA LA POSSIBILE STORIA CHE LA VOSTRA
PICCOLA MENTE MALSANA HA CREATO SU UNA POSSIBILE CONCLUSIONE PERCHÉ IL
FINALE VI SPIAZZERÀ.
Il film termina in maniera inaspettata (ovviamente non per i fan sfegatati dei libri) e lascia tutti
con il fiato sospeso, con l’idea che qualcosa di grande sta per accadere.
Dovremo ancora aspettare un anno per vedere la fine (che oltre tutto sarà divisa in due parti), a
meno che voi non leggiate i libri, che sono davvero belli.
Vi ho già detto troppo.
Buone Natale caprette!
ATTORI: Jennifer Lawrence (Katniss Everdeen), Josh Hutcherson (Peeta Mellark), Woody Harrelson (Haymitch Abernath), Gale Hawthorne (Liam Hemsworth).
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REGISTA: Francis Lawrence
GENERE: Distopico - Azione
VOTO: 4 stelle
FRASI:
- Peeta Mellark “Nei miei incubi di solito ho paura di perdere te e sto bene quando vedo che ci sei.”
- Haymitch Abernath “Ricorda chi é il vero nemico.”
- Gale Hawthorne “Katniss, il Distretto 12 non esiste più.”
- Presidente Snow “Nel settantacinquesimo anniversario, affinchè i ribelli ricordino che anche il
più forte tra loro non può prevalere sulla potenza di Capitol City, i tributi maschio e femmina saranno scelti tra i vincitori ancora in vita.”
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THE NIGHTMARE BEFORE
CHRISTMAS
Intorno a lui il buio regnava incontrastato mentre il freddo gli attraversava le ossa.
Bim cercò di respirare per calmarsi, ma una boccata d’aria sporca e terrosa gli entrò nei polmoni.
Sputò fuori un rantolo pensando, alquanto contrariato, al sapore del tanto odiato radicchio e a
quell’amaro che ora gli impastava la bocca: il sapore era più o meno lo stesso.
Si sentiva come catapultato nel terribile regno di Jack Skeleton e, pentendosi subito di quella riflessione, tese le mani in avanti per paura di incontrare mister baobab o qualche strano essere con
vermi al posto dei denti.
Un pensiero di troppo gli fece dimenticare il dislivello, senti’ la terra mancargli sotto i piedi e il
suo pugno chiuso che picchiava il suolo facendo scrocchiare tutte le ossa della mano come in una
macabra sinfonia.
Soppresse l’istinto di aprire la mano dolorante, andò avanti per un poco a gattoni, poi si appoggiò
alle umide pareti per rialzarsi e una viscida struttura filiforme gli sfiorò la schiena facendolo rabbrividire.
Si girò e tirò di scatto il filo che lo aggrediva. Il silenzio assordante fu spaccato da un ronzio..
E poi ecco la magia,un alberello spelacchiato e malconcio decorato con tutto il meglio che le fetide
discariche di città offrivano, illuminato da un filo di luce rubata alle ricche case sovrastanti.
Aprì il la mano facendo brillare un lucente pezzo di vetro, un po’ sporco di sangue delle sue mani
che, spasmodiche, avevano stretto tanto quella piccola stella.
Mamma gli diceva sempre che le cose belle vanno tenute strette,e così aveva fatto lui. Con delicatezza mise tra il verde sintetico il piccolo frammento di cielo che aveva catturato e si sedette a
contemplarlo.
Pensò che anche un vagabondo come lui poteva permettersi il lusso del Natale, in fondo.
Un sorriso troppo amaro per quel viso ancora troppo giovane gli solcò il volto e Bim si disse che
non era importante; infondo, l’inferno lo stava già vivendo, quindi tanto valeva illuminarlo con
vecchie lampadine colorate.
Allora rimase lì, quel 25 Dicembre, in silenzio, e si commosse e pianse come un bambino, quel
bambino che lui non era mai stato.
In fondo il Natale era questo, tornare bambini vedere il bello e la magia nel mondo e, solo per una
notte, tornare a sognare e a sperare che qualcosa di bello sarebbe ancora accaduto.
Dandelion
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LET’S READ, LET’S DREAM
Buongiorno natalizi e addobbati studenti del Manzoni! Natale è alle porte (finalmente!) e ancora
una volta è giunta per me l’ora di farvi innamorare di un libro, o quanto meno provarci.
Sono sicura al 100% che tutti voi conosciate “Alice nel paese delle meraviglie”, ma sono altrettanto
sicura che pochissimi di voi abbiano letto il romanzo di Lewis Carroll, la versione integrale, quella
versione dove i libri sono due, quella dove Alice non è bionda, quella dove Alice attraversa uno
specchio ritornando per la seconda volta nel paese delle meraviglie, quella versione dove ci sono
pagine e pagine di filastrocche in rima, quella versione dove ci sono così tante note dell’autore che
alla fine ti sembrerò di conoscere meglio il paese delle meraviglie che casa tua.
Quell’ Alice che non puoi leggere da bambino, ma che devi leggere da grande.
Non temete cari amanti della versione “waltdisneyiana”, leggendo di questa Alice non perderete
nulla dell’Alice che ha da sempre vissuto nei vostri cuori, se non forse il biondo dei capelli; l’unica
cosa che potrà succedere è che le attribuirete delle nuove qualità, delle qualità positive, o negative,
ma che comunque le diano qualche cosa in più.
Inoltre, non temete, il Cappellaio è ancora matto ed il Bianconiglio è sempre di fretta, ma per andare dove? Al tribunale ovviamente; e lo Stregatto ha sempre un gran sorriso, e la Regina di cuori
continua ad avere una mania per le teste tagliate. La Lepre Marzolina beve il tè con il cappellaio
perché lì è sempre l’ora del tè. Anche il Brucaliffo se ne sta al suo posto, sopra ad un fungo in una
nuvola di fumo, ma credetemi, non diventerà mai una farfalla.
Ma voi lo sapevate che, quando Alice attraversa lo specchio e si ritrova nel paese delle meraviglie
per la seconda volta, finisce su una scacchiera e, per muoversi, non le resta che giocare? E che nessuno dica che questa cosa è strana, per l’amore del cielo!
Perché in Alice nel paese delle meraviglie è tutto strano, è tutto normale, è una normale stranezza
e una strana normalità. Tutto viene stravolto nell’esatto momento in cui la protagonista inizia il
suo sogno (o è forse quella la realtà?); non si festeggiano più i compleanni e allora... “BUON NON
COMPLEANNO”.
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Leggendo questo romanzo vi sembrerà di sognare, ma ad un certo punto il vostro sogno sarà così
confuso che potreste avere una crisi di identità, proprio come quella che ha la piccola Alice, la
quale non potrà far altro che domandarsi “ma chi sono io?”.
Leggendo questo romanzo vi sembrerà di crescere, e fidatevi di me, lo starete facendo davvero.
Imparerete ad inseguire i vostri sogni fino alla fine, imparerete a non levare mai lo sguardo
dall’obbiettivo finale, e non ha importanza se talvolta imbottite il viaggio di sogni o fantasticherie,
non ha importanza se decidete di fare delle tappe per bere del buon tè con il cappellaio o per parlare con il Gatto del Cheshire perché, statene certi, l’orologio del Bianconiglio indicherà sempre
un’enorme ritardo, ma il Bianconiglio arriverà in orario al tribunale e voi sarete proprio lì accanto
a lui.
Nel paese delle meraviglie non esiste un tempo preciso; ognuno può prendersene quanto ne vuole.
Insomma, “Alice nel paese delle meraviglie” non è solo un libro per bambini, non è neppure solo
un libro per adulti, è semplicemente un libro che tutti, indistintamente, dovrebbero leggere.
«Ma io non voglio andare fra i matti», osservò Alice.
«Be’, non hai altra scelta», disse il Gatto «Qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.»
«Come lo sai che sono matta?» disse Alice.
«Per forza,» disse il Gatto: «altrimenti non saresti venuta qui.»
[Alice nel paese delle meraviglie, Lewis Carroll]
Babi
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DEAR DIARY
CH. 3
Ero felice, davvero felice, come ormai non mi capitava più da tempo di essere.
Quella mattina mi alzai con un pensiero fisso in testa, la certezza di un cambiamento imminente.
E poi gli avvenimenti della sera prima mi riempirono la mente. Mi aveva scritto di nuovo. Stavolta
senza lasciare spazio all’ipotesi di un errore, aveva scritto il mio nome chiaro nel messaggio, non
mi restava altro che rispondergli, incredula.
Avevo passato un’intera estate a scacciare il suo pensiero e adesso la consapevolezza di non doverlo
dimenticare mi riempì di sollievo, come una grazia inaspettata.
Ci scrivemmo fino a tarda notte, ormai il sonno era sparito. Sarei rimasta sveglia fino all’alba.
Come due naufragi della stessa imbarcazione che, dispersi, si ritrovano dopo molti anni, non sapevamo più smettere di parlare, i messaggi che si sovrapponevano, confusi, ognuno intento a raccontare più cose dell’altro.
Presa da quella inattesa euforia scesi e salii più volte le scale, avendo perso ogni controllo sulla mia
sanità mentale. Ero arrivata al terzo gradino quando mi arrivò la sua chiamata. Presi il cellulare e
risposi. Non feci in tempo a dire:”ehi ciao”, che ero già finita distesa a faccia in giù.
Razan sentì il tonfo dal telefono « Cosa ti è successo?». «Niente» borbottai, gemendo dal dolore e
poi scoppiai a ridere.
«Non sarai mica caduta dal letto?».
Ridacchiai isterica. «Peggio» dissi, «Sono scivolata sulle scale».
«Con te non si può mai stare tranquilli» disse ridendo « Adesso ti lascio dormire prima che ti fai
male seriamente, ti voglio bene Nour, mi sei mancata.»
«Anche tu...» sussurrai alla chiamata terminata.
Mi era davvero mancato tanto.
Più di quanto non fossi pronta ad ammettere, più di quanto una persona come lui avrebbe dovuto
mancarmi.
Sorrisi. Non mi importava. La cosa importante era come lui fosse l’unica persona al mondo capace
di farmi stare così bene, con una sola parola. Avevo perso da tempo la speranza di lanciargli le
braccia al collo, di odorare il suo profumo, di sentire le sue braccia attorno alla mia schiena. E solo
ora capivo che nulla era perduto. Avrei fatto salti di gioia, ma avevo paura di svegliare mia sorella,
era ben capace di darmi un pugno in piena pancia solo per aver disturbato il suo già tormentato
sonno da sonnambula. Sorrisi a quel pensiero. Non era l’unica ad essere così aggressiva, da chi
aveva preso se non dalla sua cara sorella maggiore?
Di nuovo io e lui. Stavolta in classe, ultimo banco di fianco alla finestra. Stavo ridendo. Stavamo
ridendo. Come dei cretini non finivamo più di ridere.
«Ridammi il libro idiota, non so se te ne sei accorto ma la prof. ci sta guardando.»
«No, adesso tocca a me seguire.»
« scemo!» gli tirai una gomitata per scherzo, senza accorgermi di avergli fatto davvero male.
Soffocai una risata mentre lui soffocava un gemito. «scusa» dissi cercando di mostrarmi almeno
un po’ pentita.
«Ehi giù in fondo avete finito o volete accomodarvi fuori dalla classe?»
Cancellai subito il sorriso ebete che avevo dipinto in faccia e abbassai lo sguardo. Non ero abituata ad essere rimproverata. Razan che intanto aveva finito di lamentarsi e gemere dal dolore, mi
guardò ammiccando e disse: «stavamo scherzando».
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«Potreste scherzare fuori di qui».
«No, no, facciamo i bravi» provai a non ridere ma lui continuava a farmi il solletico sulla pancia.
«Sapete vero che se continuate così vi separo?»
«Tutto tranne questo» risposi a bassa voce ma abbastanza udibile per la prof che non perse
tempo a rispondermi: «allora dimostratemi che non lo devo fare».
«Certo che sì prof, sarò bravissimo come lei» disse lui.
Sorrisi. Come quella volta tantissime altre. Eravamo diventati il problema di tutti gli insegnanti.
Si pentivano di averci messi vicini di banco. Mi distraeva. Ridevamo tutto il tempo e quando ci
chiedevano il perché rispondevamo con frasi insensate e incomprensibili. Non mi ero mai sentita
meglio in vita mia.
«Nour» mi sentii chiamare. «Ti dispiace se parliamo un momento?» . La prof. Di inglese si affacciava dalla porta della mia classe, era l’intervallo e come al solito stavo chiacchierando fitto con
Razan, cercando nel frattempo di rispondere anche alle mie amiche. «Certo arrivo.»
« Ti ho già detto che non fa bene per te, ti ho messa vicina a lui per fargli entrare in testa un po’
di buona educazione, ma ti fai trascinare troppo.».
«Ma...» provai a ribattere.
«Lo so Nour, lo so. Non puoi farci niente. Cerca di non farti influenzare troppo, sei una ragazza
intelligente, dovresti capire che non va affatto bene se continuate così. Se non cambierà qualcosa,
sarò costretta a separarvi.»
«N-no...»
Se ne andò lasciandomi rimuginare sulle sue parole. Non aveva detto nulla di cui non fossi già a
conoscenza. Sentii l’orgoglio ferito. Non sarebbe dovuta andare così.
Anna arrivò e mi si piantò davanti. «Cosa ti ha detto?» Glielo riferii. Scoppiò a ridere:«Vorrei
proprio sapere chi è che non se n’è accorto.»
«Lui...» risposi con un filo di voce.
Altre vicende mi passarono velocemente davanti agli occhi.
Ancora noi due, sempre noi due.
Eravamo seduti davanti alla cattedra della vicepreside. Mano nella mano, come due condannati
al patibolo, ne avevamo combinata ancora una delle nostre. Mi ero fatta sequestrare il cellulare.
Cercavamo di assumere un’espressione seria, facendoci coraggio l’un l’altra ma finivamo sempre
per sorridere. Come tutte le volte, ne uscimmo fuori, pure con la benedizione della professoressa
per la nostra ipotetica relazione. Razan aveva una straordinaria capacità di cacciarsi nei guai e
una ben più straordinaria di cavarsela senza conseguenze.
Lasciavo sempre a lui quel compito, ero una complice perfetta e non mi pentivo mai delle stupidaggini che facevo con lui. Ad ogni tentativo di separarci, noi rispondevamo rafforzando sempre
di più la nostra amicizia. Credo che ci sentissimo infiniti. Nonostante il trascorrere del tempo,
sembrava che il fato si fosse ingegnato per farci incontrare e noi dovessimo approfittarne, almeno standoci vicini l’un l’altra ed ero così spensierata da non pensare a nessuna conseguenza,
perché avevo imparato che quando ero davvero felice, dovevo sempre godermi la mia felicità,
perché non era mai troppo lontano il momento in cui mi sarebbe stata negata. E non pensavo
nemmeno a quanto fossero impossibili i miei sentimenti, all’improbabilità della realizzazione dei
miei sogni, ero così illusa da non saper aprire gli occhi.
Ma allora non me ne accorgevo.
Ed ora mi spaventava persino di più l’idea del mio amore disincantato.
Tornai finalmente nel presente. Mi avvolsi nelle coperte, gli augurai buona notte come non facevo
da tempo e come avevamo sempre fatto prima, quando non riuscivo ad addormentarmi se non
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dopo il suo ultimo messaggio.
Sembrava non fosse cambiato nulla. Come se tutti quei lunghi mesi senza di lui fossero soltanto dei
sogni senza importanza. Come se tutte le parole dette e non dette non avessero più importanza. Mi
chiesi se stessi facendo bene. Mi rispose il mio cuore. Batteva come faceva solo per lui. Non avrebbe potuto sbagliarsi.
Perché lui era un faro nella mia notte. Nonostante tutte le tempeste.
Era un faro nella notte della mia vita. Il mio faro. Quello che mi indicava la via giusta e allo stesso
tempo mi accecava, facendomi andare alla deriva.
Ed io ero in alto mare, in mezzo alle intemperie, ma ad un passo dalla riva.
Io ero la piccola barca, dalla vela lacerata, in balia delle onde, sola, in cerca del solo porto sicuro.
Ma il fascio di luce che liberava non si accorgeva sempre di me e colpiva sempre più in alto, sempre
più lontano da dove ero io. E si dimenticata sempre della barchetta che ansimava, che correva, che
gli arrancava dietro, provando con tutte le sue forze a raggiungerlo. La barchetta però conosceva
bene il suo destino, sapeva che prima o poi sarebbe affondata, frantumata contro le sue scogliere.
E non riusciva lo stesso a smettere di seguire la sua scia luminosa, che di volta in volta ancora colpiva, ancora la riscaldava.
E mentre le navi raggiungevano il porto, io affogavo, la sua luce negli occhi, pieni di speranza, di
essere ancora salvata. Mi chiedevo ancora se l’impresa valesse tanto. Se valesse la pena di aver lasciato le spiagge sicure per andare a sbattere contro una scogliera irta di rocce.
Mi annodai il foulard , misi lo zaino sulle spalle e uscì di casa.
Era una nuova giornata. Era un nuovo capitolo che iniziava.
Mi preparai ad affrontarlo.
Non potevo promettermi di smettere di ripetere i miei soliti errori.
Ma almeno sarei stata consapevole di sbagliare.
Nour
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SCUSATE SE M’INTROMETTO
Buonsalve morbidi pandorini manzoniani, Lucions vi scrive dalla punta di un albero di Natale
(come se fosse possibile, al di là delle leggi della fisica, che io abbia abbastanza agilità).
Come procede la natalizzazione? Che non è una malattia, ma la conversione al clima natalizio. Io,
per quel che mi riguarda, sto già entrando nel clima allenandomi a mangiare tanti dolci; del resto,
non si può mica arrivare al pranzo di Natale impreparati, che poi non si regge il ritmo.
Naturalmente poi, oltre al cibo, c’è tutta una serie di cose necessarie per forgiare lo spirito natalizio: lucine, un albero (rigorosamente verde), imbarazzanti maglioni con renne che sorridono,
cappellini da Babbo Natale, cioccolate calde, asfissianti canzoncine con scampanellii di sottofondo
che restano in mente per circa tre mesi, fiocchi, nastri, carta da regalo, frizzi, lazzi, pinguini che
pattinano e chi più ne ha più ne metta.
Ad ogni modo, credo abbiate colto il senso: è il momento di riscovare quell’enorme e obeso sacco
targato “cose natalizie” stipato in qualche angolo del nostro cervello e iniziare a vomitare spirito
natalizio un po’ dappertutto. Mi stupisco sempre della poesia e della delicatezza delle mie metafore.
Ad ogni modo, prima che qualcuno mi denunci e mi tocchi poi passare il Natale in carcere e finire
con un veliero tatuato sul petto, procediamo con le formalità legali: scusate se mi sono intromessa
nelle vostre placide e mentalmente sane (?) esistenze. Ormai, direte voi, lo sappiamo che delle tue
scuse non ce ne facciamo niente, visto che poi continui a sproloquiare per due pagine; ebbene, è
esattamente così, e non potete fare niente per impedirlo (come se voleste poi, noi ci amiamo).
Comunque, visto che come credo abbiate intuito da all’incirca ogni pagina del giornalino (e da
quello che ho scritto finora se non siete persone bizzare che iniziano a leggere da metà articolo), il
Natale è vicino (sì, lo so che vi ho sconvolti con la notizia); ho deciso di parlarvi di una delle questioni più scottanti che riguardano questo periodo: i regali.
Ora, a parte gli scherzi, quando io mi sono resa conto che il Natale era veramente così vicino, la notizia mi ha effettivamente sconvolto. Da procrastinatrice professionista quale sono (e non ci credo
neanche per sbaglio che sono l’unica a ridursi così) mi ritrovo sempre a una settimana da Natale a
correre a destra e sinistra come un elfo domestico per finire (o iniziare) i regali.
Il dramma di tutta questa situazione è che a inizio novembre il tuo cervello dice: “Oh, avanti,
mancano praticamente due mesi, ti metti già a pensare ai regali?” e tu concordi. A fine novembre
dice: “Ti vuoi calmare, manca praticamente un mese, già che ci sei compra anche le uova di Pasqua
a questo punto!” e tu concordi. A metà dicembre inizia con: “Imbecille, ma sai che bisogna iniziare a pensare ai regali? Comunque non preoccuparti, c’è ancora tempo.” e tu concordi. Poi, a una
settimana da Natale, con all’incirca qualunque negozio strabordante di persone agguerite e affaccendate e la tua fantasia praticamente a livello zero, il cervello se ne esce con “MANCA UNA SETTIMANA A NATALE, PERCHE TI RIDUCI SEMPRE ALL’ULTIMO?” e allora iniziano i dolori.
In realtà (per fortuna) non tutti sono disorganizzati come orsi polari che corrono in mutande a destra e a manca, ma ci sono anche quelli che pianificano, stilano liste, decidono in anticipo.
Queste meravigliose creature, degne d’ammirazione, che solitamente rientrano nella categoria di
coloro che adorano fare i regali di Natale, iniziano con largo anticipo a pensare a un regalo perfetto
e personalizzato per ognuno dei propri amici, e magari stilano anche una lista da cui mano a mano
spuntano le cose che comprano, e così, una settima prima di Natale sono comodamente seduti sul
loro divano, a guardare “Mamma Ho Perso l’Aereo” mentre i loro regali giacciono ordinati e impacchettati perfettamente sul tavolo, pronti per essere consegnati.
Ci sono poi le persone che rientrano nella categoria delle persone moderatamente e ragionevolmente affaccendate; la maggior parte delle persone normali infatti, che inizia a ragionare sui regali
ai primi di Dicembre, a una settimana da Natale si ritrova con la maggior parte delle cose fatte e gli
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tocca solo una sfiancante giornata di immersione al centro commerciale per trovare le ultime cose
sfuggenti. La matematica vuole, comunque, che proprio quando ti sembra di essere a cavallo e ti
manca soltanto un piccolo regalo da cercare, diventerai matto per cercarlo; perché proprio quello,
che ti impedisce di guadagnare la cima della montagna di regali da fare, non lo troverai in nessun
negozio dell’universo mondo.
Ad ogni modo, nonostante sia snervante, consolatevi cari amici: c’è sempre qualcuno che sta peggio di voi.
I poveri, disperati, stressati ritardatari che si accorgono si essere completamente in alto mare, a
pochi giorni da Natale, e che nemmeno sanno nuotare magari. Gli appartenenti a questa triste categoria si ritrovano a sfiorare la schizofrenia e a correre contro il tempo che inesorabile li trascina
verso Natale; affrontano la giungla dei negozi nel peggior momento possibile, combattono contro
vecchiette dai gomiti aguzzi, mamme con bambini urlanti, agguerrite signore dello shopping last
minute, code infinite, scaffali di “prodotto esaurito”, trapananti musichette che non fanno altro che
schiaffeggiare il loro mal di testa mentre cercano di spremersi su cosa regalare a chi. Alla fine, con
un triplo salto mortale carpiato rovesciato, riescono (solitamente) a finire giusto in tempo e concludono pensando una delle più grandi bugie del mondo, dopo “ho letto i termini e le condizioni
d’uso” e “due minuti e sono pronto”, “l’anno prossimo non mi riduco così per nessuna ragione,
inizio a Novembre a pensare ai regali”. Poi, un anno dopo, al 21 Dicembre, il povero sventurato, in
coda per arrivare a una cassa affollatissima, ammetterà di essere un gran mentitore.
E vogliamo poi parlare di una delle più terribili piaghe annesse ai regali natalizi? Vogliamo parlare
dell’impacchettamento dei regali?
In realtà ho scoperto, con mio grande stupore, che non per tutti impacchettare i regali è una specie di piaga sociale; ci sono persone che riescono senza difficoltà a impacchettare con la carta da
regalo, senza pieghe, grinze e strappi e, vi dirò di più, ci sono anche persone che si divertono facendolo. Pazzesco, vero?
Ci sono persone che riflettono sugli abbinamenti cromatici carta-fiocco, che conoscono la differenza tra i tipi di nastro e che riescono a dare una forma decente anche a pacchetti che non contengono una scatola quadrata.
Ora, io pregherei questi incredibile esseri umani, visto che a Natale siamo tutti più buoni, di mettere le loro prodigiose capacità a servizio di quelli che riescono a creare pacchetti regalo in stile
“uovo che fa una passeggiata sotto a uno schiacciasassi” e che alla fine, arrendendosi, comprano
uno stock di sacchettini colorati e ci sbattono dentro i regali, disillusi della lontana possibilità di
riuscire a fare un pacchetto decente.
Per altri invece, il dramma più grande è scrivere i bigliettini d’auguri. Qualcuno prende in mano
penna e foglietto e, all’incirca in tre minuti, ha scritto qualcosa di divertente, dolce e personalizzato
per ciascuno dei suoi amici, ma ci sono persone che, fissando il fastidioso vuoto sul foglio bianco,
riescono a pensare solo a Babbo Natale che balla Jingle Bell Rock e passano ore a cercare qualcosa
di brillante da scrivere.
Altri ancora, più pragmatici, prendono un paio di penne colorate e risolvono la questione con un
“Tanti auguri di Buon Natale” bicolor, molto democraticamente uguale per tutti.
Dopo aver detto tutte queste cose, piccoli manzoniani, sento il dovere morale di sottolineare come
i regali non siano la cosa importante (la famosa frase “è il pensiero che conta” che mi rincuora
ogni volta che so di aver fatto un regalo terribile) e al di là come affrontiate voi tutta la “situazione
regali” (saltellando felici qua e là, serenamente indifferenti, con tic nervosi, con la consapevolezza
angosciosa che i giorni passano, con crisi di panico, con istinti omicidi verso le folle e così via) ricordatevi che i vostri amici e i vostri familiari vi vogliono bene per le capre che siete e se riuscirete
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a mettere insieme solo una pallina dell’albero come regalo, l’importante sarà regalarla con tutto il
cuore e abbracciare come un koala il destinatario.
Io comunque consiglio sempre di allegare un po’ di cioccolato, che con quello non si sbaglia mai e
risolleva l’eventuale disastroso regalo.
Buon Natale piccoli paguri,
ci rivedremo l’anno prossimo (lo so che è vecchia, ma fa sempre il suo effetto)!
LaLucions
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le domande esistenziali
irrisolvibili
Domande esistenziali sul Natale.
“Perché nessuno crede più a Babbo natale?”
Sapete, quel povero vecchietto dalle forme rotonde e dalla pancia esageratamente grande (chissà
il suo colesterolo e quanti rischi d’infarto!), con la lunga barba bianca, candida come la neve, e i
capelli del medesimo colore, un po’ lunghi e riccioluti, coperti da un cappello rosso dalla strana
forma triangolare. Pantaloni e giacca in tinta con il cappello, trattenuti saldamente sulla sua simpatica ciccia grazie a una vecchia cintura in cuoio, abbinata agli stivali. Una faccetta simpatica,
paffuta, rugosa, guance arrossate dal freddo, due occhi piccoli e illuminati da una perenne felicità
dietro a occhiali delicatamente appoggiati sul grosso naso.
Questa gentile e rassicurante figura va in giro con una slitta magicamente trainata da renne volanti
e porta regali a tutti i meritevoli bambini del mondo in una sola notte, entrando nelle case delle
persone attraverso i camini o le finestre, mentre tutti dormono, senza fare rumore, senza che nessuno se ne accorga.
Ora, cos’ha di così incredibile e inverosimile questo personaggio non lo so, ma alcuni bambini di
mia conoscenza, sui sei anni circa, mi hanno espresso i loro grandi dubbi:
“Come fa a comprare o realizzare i regali per tutti quei bambini?”
“Come fanno le sue renne a volare? “
“Come fa a entrare per i camini essendo così ciccione?”
“se tutti hanno diritto di avere qualcosa perché non regala anche ai grandi?”
“perché quello che compra la mamma per bambini sconosciuti è lo stesso che mi regala Babbo
Natale?”
“perché la mamma mi dice di non chiedere cose costose perché Babbo Natale è in crisi?”
Insomma, ormai chi crede più a Babbo Natale? Neanche i bambini dell’asilo.
Li senti parlare come adulti e dire: “io non credo più a Babbo Natale! Lo so che è il mio papà che
mi fa i regali.”
Pronunciano questa frase con quella loro vocetta che sembra essere così incoerente con quello che
dicono tanto da strapparti il cuore.
Dov’è finita l’innocenza? Dov’è finita la magica illusione del Natale?
Non esiste più, i bambini stanno smettendo di essere bambini ed è preoccupante. Perché se neanche loro hanno più sogni, se neanche loro sanno staccarsi dalla realtà ogni tanto, che fine farà
l’immaginazione, la fantasia? Non c’è niente di più bello di vedere un bimbo scrivere accuratamente e con estrema precisione la letterina a Babbo Natale, disegnando al limite del foglio le cose
più disparate. E non parliamo di quando la consegnano nelle mani della madre, preoccupandosi
che venga inviata immediatamente al Polo Nord!
È commovente vederli la notte prima di Natale in piena agitazione, indecisi se andare a letto o
aspettarlo svegli, lasciare poi latte e biscotti per quel grosso vecchietto affinché “recuperi le forze
dopo il lungo viaggio per il mondo”. E vederli poi la mattina svegliarsi più presto del solito tutti eccitati, aprire i regali e gridare “era proprio quello che volevo, grazie Babbo Natale”.
Sì, erano proprio creature ingenue un tempo i bambini. Che cos’è successo?
Li stiamo facendo crescere troppo in fretta probabilmente, tante responsabilità e pochi piaceri.
Hanno una vita davanti per essere disillusi e delusi, per essere concreti, realisti, tristi; perché togliere loro quel momento di stupore e felicità?
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Noi che abbiamo perso tutto questo non vorremmo a volte tornare a quei momenti? Il ricordo, per
noi che siamo grandi, è un fonte di piacere ma se non diamo ai bambini di adesso la possibilità di
costruirne uno, cosa avranno una volta cresciuti?
Quella folle euforia che si impadronisce di noi quando si avvicina il natale deriva da quei momenti
infantili. Quando vediamo la città illuminarsi non possiamo fare a meno di ammirarla compiaciuti,
anche se è uno spettacolo che si vede tutti gli anni. I film di Natale li riguardiamo ogni anno, anche
se li sappiamo a memoria. Decoriamo la casa, facciamo l’albero, andiamo in giro con i colori natalizi e qualche coraggioso il giorno prima delle vacanze di Natale arriva a scuola con le orecchie
da renna o il cappellino rosso. Il 25 ci abbuffiamo perché il Natale è un giorno speciale, il giorno in
cui è nato Gesù per chi è cristiano, e un giorno in più per fare festa per chi non lo è. Gli altri giorni
facciamo lo stesso, rimandando i compiti perché aleggia in noi l’ aria natalizia è ogni secondo ci
sembra unico e da non sprecare.
Stiamo realmente perdendo tutto questo?
Spero di no, perché il Natale lo si aspetta, oltre che per le vacanze, per quella magia che riempie
ogni atto, ogni cosa, ogni persona. Quindi affido a voi il compito, la prossima volta che sentirete un
bambino negare l’esistenza di Babbo Natale, di dimostrargli la realtà di questo meraviglioso incantesimo che, per un solo periodo dell’anno, intrappola grandi e piccini in una stessa, magica dimensione.
Lucia Bonbon
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christmas songs
Questo mese, visto il Natale che scampanella nell’aria, vi proponiamo qualche classica canzone di
Natale, così che possiate iniziare a canticchiarle e a torturare i vostri compagni di banco per tutto il
giorno. Buon Natale dalla Redazione dell’ A.M. Underground!
All I Want For Christmas Is You - Mariah
Carey
I don’t want a lot for Christmas
There’s just one thing I need
I don’t care about presents
Underneath the Christmas tree
I just want you for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
All I want for Christmas is you.
I don’t want a lot for Christmas
There is just one thing I need
I don’t care about presents
Underneath the Christmas tree
I don’t need to hang my stocking
There upon the fireplace
Santa Claus won’t make me happy
With a toy on Christmas day
I just want you for for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
All I want for Christmas is you
You baby
All the lights are shining
So brightly everywhere
And the sound of children’s
Laughter fills the air
And everyone is singing
I hear those sleigh bells ringing
Santa won’t you bring me the one I really need
Won’t you please bring my baby to me
Oh, I don’t want a lot for Christmas
This is all I’m asking for
I just want to see my baby
Standing right outside my door
Oh I just want him for my own
More than you could ever know
Make my wish come true
Baby all I want for Christmas is
You
All I want for Christmas is you baby
All I want for Christmas is you baby
I won’t ask for much this Christmas
I won’t even wish for snow
I’m just gonna keep on waiting
Underneath the mistletoe
I won’t make a list and send it
To the North Pole for Saint Nick
I won’t even stay awake to
Hear those magic reindeer click
‘Cause I just want you here tonight
Holding on to me so tight
What more can I do
Baby all I want for Christmas is you
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Happy Xmas (War Is Over) - John
Lennon
So this is Christmas
And what have you done
Another year over
And a new one just begun
And so this is Christmas
I hope you have fun
The near and the dear one
The old and the young
A very Merry Christmas
And a happy New Year
Let’s hope it’s a good one
Without any fear
And so this is Christmas
For weak and for strong
For rich and the poor ones
The world is so wrong
And so happy Christmas
For black and for white
For yellow and red ones
Let’s stop all the fight
A very Merry Christmas
And a happy New Year
Let’s hope it’s a good one
Without any fear
And so this is Christmas
And what have we done
Another year over
A new one just begun
And so happy Christmas
We hope you have fun
The near and the dear one
The old and the young
Merry Xmas Everybody - Slade
Are you hanging up a stocking on your wall
It’s the time that every Santa has a ball
Does he ride a red nosed reindeer
Does a ton-up on his sleigh
Do the faries keep him sober for a day.
So here it is Merry Xmas
Everybody’s having fun
Look to the future now
It’s only just begun.
Are you waiting for the family to arrive
Are you sure you got the room to spare inside
Does your granny always tell ya
That the old songs are the best
Then she’s up and rock and rollin’ with the rest.
So here it is Merry Xmas
Everybody’s having fun
Look to the future now
It’s only just begun.
What will your daddy do when he sees
Your mama kissin’ Santa Claus
Ah ah
Are you hanging up
a stocking on your wall
Are you hoping that
the snow will start to fall
Do you ride on down the hillside
In a buggy you have made
When you land upon your head
Then you bin slayed.
So here it is Merry Xmas
Everybody’s having fun
Look to the future now
It’s only just begun.
A very Merry Christmas
And a happy New Year
Let’s hope it’s a good one
Without any fear
War is over, if you want it
War is over now
Happy Christmas
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Jingle Bell Rock
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells swing and jingle bells ring
Snowing and blowing up bushels of fun
Now the jingle hop has begun
Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock
Jingle bells chime in jingle bell time
Dancing and prancing in Jingle Bell Square
In the frosty air.
What a bright time, it’s the right time
To rock the night away
Jingle bell time is a swell time
To go gliding in a one-horse sleigh
Giddy-up jingle horse, pick up your feet
Jingle around the clock
Mix and a-mingle in the jingling feet
That’s the jingle bell,
That’s the jingle bell,
That’s the jingle bell rock
The Most Wonderful Time of The Year
It’s the most wonderful time of the year With the kids jingle belling
And everyone telling you “Be of good cheer” It’s the most wonderful time of the year It’s the hap-happiest season of all
With those holiday greetings and gay happy
meetings When friends come to call It’s the hap- happiest season of all There’ll be parties for hosting Marshmallows for toasting And caroling out in the snow There’ll be scary ghost stories And tales of the glories of Christmases long, long ago It’s the most wonderful time of the year There’ll be much mistltoeing And hearts will be glowing When love ones are near It’s the most wonderful time of the year There’ll be parties for hosting Marshmallows for toasting And caroling out in the snow There’ll be scary ghost stories And tales of the glories of Christmases long, long ago It’s the most wonderful time of the year There’ll be much mistltoeing And hearts will be glowing When love ones are near It’s the most wonderful time It’s the most wonderful time It’s the most wonderful time It’s the most wonderful time of the year
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christmas recipies
Biscotti di pan di zenzero (gingerbread)
Ingredienti:
Farina “00” - 350 gr
Zucchero - 160 gr
Burro- 150 gr
Uova - 1
Sale - 1 pizzico
Miele (o melassa) - 150 gr
Cannella in polvere - 2 cucchiaini rasi
Noce moscata in polvere - 1/4 di cucchiaino
Zenzero in polvere - 2 cucchiaini rasi
Chiodi di garofano in polvere - 1/2 cucchiaino
Bicarbonato - 1/2 cucchiaino
Per la glassa colorata:
Coloranti alimentari - a piacere
Zucchero a velo - 150 gr
Uova - 1 albume (circa 30 gr)
Preparazione:
In una capiente ciotola setacciate la farina con lo zucchero, aggiungete poi le spezie, il bicarbonato
e infine il burro freddo tagliato a tocchetti; aggiungete anche il miele e cominciate ad impastare
(azionate a media velocità eventuali fruste elettriche o mixer), fino a ottenere un composto bricioloso. Unite anche l’uovo e impastate ancora qualche istante fino a ottenere una palla.
Avvolgete l’impasto di pan di zenzero nella pellicola trasparente e mettetelo in frigorifero per circa
2 ore. Questo impasto deve essere lavorato molto velocemente e messo in frigorifero a rassodarsi
per essere maneggiato senza problemi. Quando ritagliate la sagoma, lavorate in un ambiente fresco
e aiutatevi infarinando la spianatoia e stendendo solo l’impasto che vi serve, conservando l’altro in
frigo fino a quando non sarà il suo turno. Trascorso il tempo necessario, stendete l’impasto con un
mattarello fino ad ottenere una sfoglia dello spessore di 4 mm; Ricavate delle sagome con dei tagliapasta di diverse forme natalizie oppure a forma di omino, ponete i ritagli su una teglia coperta
con carta forno e cuocete in forno caldo a 180° per circa 10-12 minuti, fino a quando i biscotti non
saranno dorati.
Nel frattempo preparate la glassa, montando a neve ferma l’albume e incorporando poco alla volta,
sempre sbattendo, lo zucchero al velo; Suddividete la glassa in tante ciotoline quanti sono i colori
che andrete ad usare e aggiungete in ognuna un colorante alimentare. Versate un colore alla volta
in una tasca da pasticcere con la bocchetta liscia e molto stretta, e decorate a piacere i vostri biscotti.
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Brownies!Alberi di Natale
Ingredienti per 10 ‘alberi’:
Burro - 175 gr
Cacao in polvere (amaro) - 2 cucchiai
Cioccolato fondente - 200 gr
Lievito in polvere per dolci - un cucchiaino
Nocciole pelate - 60 gr
Sale - 1 pizzico
Uova - 2
Zucchero - 200 gr
Farina “00” - 100 gr
Per la glassa reale:
Qualche goccia del succo di un limone
Uova - 1 albume (circa 30 gr)
Zucchero a velo - 150 gr
Coloranti alimentari q.b.
Per le decorazioni:
Zucchero a velo q.b.
Caramelle di zucchero colorate q.b.
Preparazione:
Aiutandovi con un coltello tagliate a pezzi piuttosto piccoli il cioccolato fondente. Sciogliete a
bagnomaria il burro a fuoco basso, quindi unite il cioccolato: quando comincerà a sciogliersi, aggiungete il cacao amaro in polvere. Continuando a mescolare, lasciate che il tutto si sciolga fino a
formare una crema densa e senza grumi. Quando gli ingredienti si saranno completamente amalgamati, spegnete il fuoco e lasciate intiepidire. A parte montate le uova con lo zucchero, utilizzando
una planetaria o uno sbattitore elettrico, unite poi a filo il composto di cioccolato ormai tiepido. In
una ciotola setacciate la farina, unite il lievito, un pizzico di sale e mescolate bene per amalgamare
tutti gli ingredienti. Aggiungete la farina con il lievito al composto di cioccolato, un cucchiaio alla
volta, mescolando bene e facendo attenzione a non formare grumi. Su un tagliere spezzettate grossolanamente le nocciole, quindi aggiungetele all’impasto. Versate oil composto in uno stampo rettangolare da 20cm x 28cm rivestito di carta da forno ed infornate il tutto in forno caldo a 180° per
30 minuti. Quando la torta sarà pronta, lasciatela riposare una decina di minuti prima di estrarla
dalla teglia. Trascorso questo tempo tagliate a metà il brownie e ricavate dai due rettangoli ottenuti
10 alberelli, utilizzando uno stampino sagomato per biscotti.
Preparate ora la glassa reale sbattendo con le fruste un albume, lo zucchero a velo e qualche goccia
di succo di limone. Dividete la ghiaccia in due parti uguali e coloratene una parte di verde chiaro
(o del colore che preferite), utilizzando del colorante alimentare, quindi trasferitele entrambe in
una sac à poche. Decorate ora gli alberelli disegnando sulla superficie di ciascuno delle righe a zig
zag, oppure delineandone il contorno. Posizionate infine le caramelle colorate sulla glassa ancora
fresca, per far si che vi restino attaccate. Infine prendete dei bastoncini di legno e infilateli alla base
di ogni albero; se volete, completate con una spolverizzata di zucchero a velo.
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