Proto Anime Cut - D`ARS MAGAZINE

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Proto Anime Cut - D`ARS MAGAZINE
Proto Anime Cut
Per la prima volta in Europa la mostra Proto Anime Cut. Spazi e visioni nei film giapponesi di
animazione, a cura di Stefan Riekeles e David d’Heilly, presenta alla Künstlerhaus Bethanien di
Berlino i disegni originali dei più importanti registi e illustratori di anime.
Mamoru Oshii, Layouts for
Evangelion: 2.0 You Can (Not) Advance, 2009
Copyright Studio Khara, 2009
Oggetti di culto negli anni Novanta, poi entrati a pieno titolo nell’immaginario pop del nuovo
millennio, molti di questi film hanno fatto scuola a livello internazionale. Non soltanto per la
raffinatezza tecnica ma soprattutto per la ricchezza delle invenzioni narrative e rappresentative,
opere come Patlabor (1989), Ghost in the shell (1995), Neon Genesis Evangelion (1995), The Sky
Crawlers (2008) hanno influenzato anche ambiti più trasversali come la pubblicità, i video musicali,
la moda e persino l’architettura. La mostra è accompagnata da una ricca rassegna cinematografica e
il prossimo anno si sposterà in Spagna, prima a Barcellona, poi a Madrid. La rosa di autori
selezionati raccoglie senza dubbio le figure chiave della storia dell’animazione giapponese degli
ultimi due decenni. Nell’ottica di valorizzare i contributi individuali all’interno di un processo
produttivo complesso e corale è stato evitato l’approccio del making of dove si svelano i “trucchi”
dietro le quinte dei film (tanto che non è per forza necessario averli visti tutti per apprezzare la
mostra). Qui l’accento cade sull’aspetto progettuale e creativo degli anime sul quale poi si innesta il
lavoro più tecnico degli studi di animazione. Per questo motivo sono esposti principalmente disegni,
bozze, fotografie che hanno funzionato come appunti visivi e suggestioni, come materiale grezzo di
partenza per il concept e lo sviluppo dell’anime. Gli autori provengono tutti da studi artistici “classici”
e hanno vissuto in prima persona la rivoluzione dell’animazione digitale: una generazione cresciuta a
cavallo di due culture visive che (a dispetto delle grandi differenze dovute all’introduzione dei nuovi
mezzi tecnologici) celano molti elementi comuni. Infatti, nonostante la tensione visionaria e la
rappresentazione avvenirista del futuro, queste opere si pongono in continuità non solo con la
cultura cinematografica giapponese ma anche con i miti, le leggende e l’immaginario della sua
tradizione letteraria.
Hideaki Anno costituisce forse l’esempio più famoso in proposito: animatore e regista, ha realizzato
sia anime che film live action eccellendo in entrambi i settori. Padre della serie cult Neon Genesis
Evangelion (1995), dieci anni più tardi ha prodotto anche l’omonima trilogia cinematografica di cui
l’ultima parte dovrebbe uscire proprio nel 2011. I suoi disegni a matita sono raffinati studi di
movimenti che poi costituiranno la base per l’animazione digitale. Nelle scene di battaglia, per
esempio, s’ispira dichiaratamente al filone cinematografico dei tokusatsu (che significa letteralmente
effetti speciali), un genere fantasy-horror popolato di mostri che si affrontano in scenari urbani come
Godzilla (1954) o la serie TV Ultraman (1966). Chi è stato bambino tra la fine degli anni Settanta e
l’inizio degli anni Ottanta (come la sottoscritta) ha potuto vedere questa serie TV su qualche
sgangherato canale locale in Italia. In mostra è visibile anche una parte del suo archivio fotografico
(dal 2006 al 2008) dove le immagini sono ordinate per parole chiave: si tratta per la maggior parte di
cantieri, fili, tubi, particolari insoliti di Tokyo dove la città è quasi irriconoscibile. Lo stesso Anno ha
dichiarato di interessarsi maggiormente all’architettura e alle sue possibilità costruttive piuttosto
che all’arte tout court quando concepisce i suoi scenari: la plausibilità tecnica occupa per lui un
posto di primaria importanza tanto che, oltre alle fotografie, si avvale di consulenze esterne dal
settore ingegneristico per la valutazione delle sue prime bozze.
Haruhiko Higami, Concept
photography for Ghost in the Shell, 1995
Copyright Haruhiko Higami, Production I.G, 1995
Altrettanto intriganti sono le immagini di Hiromasa Ogura, art director di anime e videogiochi, che
ha collaborato come location hunter con il regista Mamoru Oshii per le ambientazioni di Ghost in the
shell (1995). Dopo un soggiorno a Hong Kong nell’estate del 1994 ha trasferito i suoi scatti in
acquerelli riflettendo tanto le sfocature dovute all’afa che i contrasti delle riprese notturne. Da
questo materiale visivo ha costruito una vera e propria scala di colori che è diventata la base tonale
del film. Un procedimento analogo era già stato seguito per le scenografie di Patlabor (1989) che si
basano, invece, sulla vecchia Tokyo degli anni Ottanta e restituiscono una gamma di verdi
particolarmente ricca a sottolineare la luce estiva e l’atmosfera malinconica che accompagna lo
svolgimento del plot. Anche Haruhiko Higami, già famoso in ambito pubblicitario per aver
fotografato i giocattoli e i gadget della Bandai Entertainment, ha cominciato la sua carriera nel
mondo degli anime grazie a Mamoru Oshii. Le sue fonti di ispirazione sono soprattutto i viaggi in
altri paesi dove documenta costumi, riti e scenari che poi vengono riutilizzati in maniera eclettica
nella produzione dei film.
La mostra offre una prospettiva unica di rilettura di questi film permettendo di accedere a una
quantità di materiale difficilmente restituibile come “bonus” per un’edizione in dvd e, allo stesso
tempo, rende omaggio a una delle forme contemporanee di espressione artistica figlie della
rivoluzione digitale.
Clara Carpanini
D’ARS year 51/nr 205/spring 2011