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EmanuelDomenech GastonVuillier Enrico Costa Vn,q,,GGnAToRn DN SARDEGNA Nota introduttiva a cura di StefaniaPineider DEMOS editore EmanuelDomenech, Bergeset Bandits.Souuenirsd'un uoy,tgeen Sardaigne, Paris1867 Tiaduzionedal francese di AnnalisaDeiana EmarruelDomenech, Pastorie banditi, ritordi di un uiagio in Sardegna X r)ErRED'ARA(;oNA. CrRcoxoanror, crrrA DrALc;HhRo. OnorNnNzE Lr-.'r'rnuE vrsnADr CARr.oQutNrrr.PoRlo CoN'tr. GRO'tlqot (;RolrA DEI-I.A NrrtuNo nr CRpcrCeccrn.MtReuc;t-tE chilometria sud-ovest di Sassari, sullariva del maresi A ventiquatro eleval,r piccolacitt) di Algheroche fu per lungo tempo secledei re d'Aragona.Popolirtada coloni catalani che trasmiseroai loro discenclentiI'idioma che si parla ancora; la citt) favorita dai sovrani con eccezionaliprivilegi, un temo fu Fortunat,rrivale di Sasssari.E, circondata di campi e colline fertilissime,le zone circostanri sono ben coltivate, la vite, gli aranci, gli ulivi, i cerealie le piante da fiori vi cresconocon grande vigore. Le z.oneattorno sono ricche e la citt) ha conservato il suo caratterespagnolo forse con piii fedelt) che in qualunque altra regionedella Sardegna. Or:r Alghero b unita a Sassarida una strada maestra,che si percorre con una dilieenza.Al tempo del mio primo viaggio, il cavallo era I'unico mezzo di trasporto che collegava le due citti, ma questo mezzo nlancava di attrattiva, poichd si enrrava in un vero e prclprio deserto senzaonrbra e senzastrada, dopo aver abbandonato gli oliveti cli Sassari.Mi ricordo in particolare dei due fiumiciattoli, che un tempo erano attraversatida un ponte romano, del quale anrmiravo le rovine, che spessomi preoccup-ravano quando a causa delle piogge i fir.rmierano in piena. Oggi, conle allora, su entr:unbe le strade il paesaggioin alcuni punti b interessantissimoed anche pittoresco; ma piir spessod monotono e annoia, nonostante alcuni bei paesaggiche si olfiono agli occhi. Aighero fu costruita, credo attorno al dodicesimo secolo;poi venne fortificata con robusti muraglioni, con bastioni e con sei torri chiamate: Montalbano, dello Sperone,di San Giacomo, del Molo, della Maddalena, di PortaTerra, che hanno ancora I'insegnadeli:r casadi Aragona. Consrrltando gli archivi del comune, si r.edeche il comune fece grandi speseper Ia costruzionee I'armamento di questavecchiaforrczza. C o n u n ' o r d i n a n z a d e l 2 0 m a r z o 1 3 6 4 , f a t t a a B a r c e l l o n a ,i l r e d o n Pedro d'Ar:rgona ordind che l,r qu.rrta parte delle entrate della dog,rnacivile di AJghero,fossedestinataper dieci anni alla costruzione delle opere neces- /) EmanuclDomcnech,Pastorie banditi, ricordi di wt uiagio in Sardegna sariealla fortificazione deila cittl Nel 1370 lo stessodon Pedro, tenendo conto della scarsit).di risorsedi cui disponevala municipaliti, esonerbla citti di Alghero dal pagareper cinque anni il censo annuale che doveva al re, a condizione che spendesse annualmente mille soldi alfonsini per la costruzione delle fortificazioni. Sette anni dopo f-eceun nuovo decreto per aumentare la difesa della citti, soprattutto dalla parte del mare, con 1o scopo di proteggeregli abitanti dalle invasioni dei pirati. Nel 1529, la citt) acquistb da un certo Demoliga di Sicilia, dieci pezzi di artiglieria al pre'zzodi 4116 scudi. Nello stessotempo acquistb per 1600 scudi d'oro, pagati a don Antonio Tommaso Spinola di Genova. per delle armi spedite da Milano. E poichd i cannoni e i fucili non servono a nulla quando non si ha polvere per caricarli, un consiglio generaletenuto il 2 ago' sto 1536, decise di vendere a don Bernardo Simon, governatore della cancelleria reale del regno, le terre intorno a Villanova e a Monteleone per la somma di 2000 lire, per poter completare le torre della Maddalena e provvedere all'acqr,risto di molti barili di polvere. Da quando la Sardegnab passatasotto la denominazione di casaSavoia, lo stato si b preso I'impegno della manutezione delle fortif-icazioni di AJghero,ma non senzaaver spogliato la citti degli antichi privilegi. Q u e s t a c i t t i h a s o l a m e n t e s e i m i l a a b i t a n t i . P o s s i e d eu n a c a t t e d r a l e molto bella, per quanto piccola, numerosi conventi di frati e di suore e un ospedaledove se si hanno quarrrini si muore presto, se non se ne hanno ancora prima, per mancanza di cure. Le due o tre persone che svolgono la funzione di infermieri in generediventano, per amore o per forza, eredi dei defunti. Si capisceche essi hanno lretta di godere della loro ereditl se per caso il malato lascia qualche scudo e di sbarazzarsipresto di quelli che non possiedononulla. Alghero d un porto di mare che ha un apetto orientaie ed b frequentato solamente da pescatori di corallo e da qualche bastimento di poco tonnellaggio, che commercia con Marsiglia, Genova, Livorno e Tirnisi. lutti gli anni giungono da Napoli circa duecento barche di pescatori da Napoli per pescareil corallo in prossimitl delle coste, e danno una certa animazione alla cittii di cui si servono come deposito e come punto di vettovagliamento. BO Enranuel Domenech, Pastori e banditi, ricordi di utt t'iaggio in Sardegtt,t pane, galline, galletti e frutta, perchd tutti eli uomini dell,r flotta potesero a v e r n ei n a b b o n d a n z a . I piil grandi signori della citt) e della provincia partirono a cavallo per Porto Conte, larga baia situata all'entrata derlgolfo in fondo al quale si trova Alghero. La flotta doveva riunirsi a Porto Conte. I cavalieri vestivano iI costume da caccia,desiderandodare a Sua Maest) il rriaceredi cacciaal cinghiale. Nella notte del 6 ottobre giunsero le galere e il governatore,accompagnrrto da quattro cavalieri, si recir a bordo della nave dell'imperatore. Quando sua Maestl fu sveglia il governatore gli si presentb e gli bacib le mani a nonre suo e di tutta lir citt| Poi si presentaronoper il baciamano i cavalieri e gli altri signori. Dopo questa cerimonia, Carlo Quinto scesea terra, senza guardie, seguito solo dal duca di Canrerino, nipote del Papa Paolo III, dal principe di Salmona, da don Luigi Davil:r, comandante cli Alcantara, dal principe di Macedonia e dall'ambasciatored'lnghilterra. Tutti insieme si recaronoa caccia,e I'imperatore ucciseun cinghiale enorme. Fece poi saliretutti a bordo di una galerae part) il 7 ottobre per Alghero distante sertemiglia da Porto Conte. L'imperatore sbarcb sr-rlponte costruito sul mare in suo onore. In cinra al ponte - tutto coperto di drappi di stoffa fine - erano state poste le armi di Spagnae quelle della citti. Giunto nella piazza di Alghero, I'imperatore congedb le sue suardiae d'onore dicendo: uNon ne ho bisogno, sono iu casamia,,. Venne ricevuto dal vescovo,dal clero, e dalle autorit) civili e militari del l u o g o , c h e l o a c c o m p a g n i l r o n o a l l a c a t t e c l r a l ep e r u d i r v i i n s i e m e u n T a Deum. Successivamente visitb la citt) e andir a riposarsi nella casa di don Pedro Ferrarel (oggi palazz<td'Albes) dove I'attendevano il principe Doria e alrri grandi signori. Il giorno dopo I'imperatore ordinb cavalieri molti cittadini della citt), passd in rivista le truppe dall'alto di una finestra, cl-repoi venne mularrr in segno di rispetto e poi congedatosidai suoi sudditi ritorntr a Porto Conte. Il 9 ottobre, poichd si era calmato il vento, ttrtta la flotta si recd a Maiorca, dove doveva riunirsi per poi recarsiad Algeri. Porto Conte, luogo di cui ho parlato, b uno 82 vasti del EmanuelDomenech,Pastorie banditi, ricordi di uu uiagio in Sardegna Mediterraneo, tre intere flotte vi possono trovare un ancoraggio con-rodoe sicuro.La parte occidentale del porto si estendefino a capo Caccia, enon)re scoglieraa picco sul mrrre di una altezzastraordir-raria.In questa scogliera si trova la grotta di Nettuno, una delle piil belle meraviglie del mondo. Ricorderb per tutta la vita una visita che feci accompagnatoda circa rrenta persone.Era mezzanotte quando aizzammo la vela, lasciando lir banchinir del porto di Alghero. Il cielo privo di nuvole, risplendevacome un cielo tropicale;le numerose stelle si riflettevano sull'acqua calnra e fosforescentedel mare. Sulla barca si udiva solamente il monotono rurnore dei remi sull'acqua, e il leggerorumore della prua della bar-cache fendeva I'acqua e lo sbatteredella vela che, a causadella bonaccia,facevavani sforzi per gonfiirrsi. Ben presto i contorni clella citti furono invisibili ai nostri occhi per I ' o m b r a e p e r l a I o n t a n a n z a .S c o r g e m m o a l l ' o r i z z o n t ed e l l e l u c i i n m o v i mento come fosserodei fuochi fatui, erano i fuochi dei pescatoridi coralio le cui scialuppeandavano alla deriva. Quando passammovicino ai pescarori, questi cominciarono a cantare per noi i loro graziosi canti popolari napoletani. I venti ci portarono su[e loro ali imbalsamate,con l'odore cli selvaggio, questenote ci giungevano piene di freschezzae di armonia, prima di perdersi nelle solitudini dell'irnmensit). Giugemmo a capo Caccia afle prirne h-rcide['ar-rrora:ricordo di aver veduto raramente uno spettacolo cosi imponente e incantevole allo stess<r tempo come quello chc allor-asi ofTri ai nostri occhi. Le montagne si colorar o n o d i l u c i i r i d e s c e n t ie b r i l l a n t i , c o r n e I ' o p a l e d ' o r i e n t e a t t r a v e r s a r od a i raggi del sole; mano mano che si dissipavano i veli trasparenti dell'alba, nuvole luminose sorgevanonello spazio e davano origine a gradazioni dorate, rosae viola agli arboscelli,ai mirti e alle querce della riva. A poco a poco il firmarnento si accendevaper i fuochi del sole ancora invisibile; la sabbia dela spiaggiaprendeva i colori delle pietre preziose;la rugiada del mattino imperlavadi mille piccole luci, come di brillanti, i fiori e le erbe, che in certi punti erano bagnati dal mare; le piante agresti esalavanosoavi profumi; la brezzacomincib a soffi:rredolcemente sulla nostra vela latina; poi ecco che sorseil sole, seguirono il canto degli uccelli e turti i rumori che accompagnano il risveglio della natura. Eppure questo paeseb sconosciutol B3 Emar.ruelDomenech,Pastorie banditi, ricordidi un uiagio in Sardegna Costeggiandoil capo scorsemmo migliaia di buche scavatedal ternpo e dalle tempestenelle anfrattuositl inaccessibilidella montagna; gli aquilorti, i colombi selvaticie gli uccelli marini ne hanno fatto la loro dimora e vi trovano tranquillo rifugio alla sera,sopra le profondit) del mare, senzatemere la fatale vicinanza dell'uomo. Girando il capo si scorge subito una cavit) nella roccia: questabcrcad I'entrata della grotta di Nettuno. Questo ingressot ralmente pericoloso che vi si puo giungere solo con r-rnascialuppae col mare completamente calmo. La prima sala i tapezzatadi staiattiti di grande bellezzae di vari colori. Il lato sinistro E bucato da gallerie gotiche e da aperture a forma di ogiva che la mano di un abile operaio non avrebbepotuto tagliare meglio. Una goccia d'acqua, cadendo nei secoli dalla volta della grotta, ha formato nella sommit) una colonna concava,che contiene acqua dolce e pura che serve per dissetaregli uccelli della montagna. La base di qu€st:r colonna E bagnata d:rll'acqua cristallina di un lago salato che divide la grort:r in due parti. Nel fondo di questo [ago, che non i molto profondo, vi I una sabbiabrillirnte e screziatadissen-rinirta di avanzi di corallo e di conchiglie. S u l l a d e s t r a i n c i m a a u n a s c o g l i e r av e r d a s t r a , d i e l e v a u n c , r s t e l l o medioevalein miniatura diroccato, con piccole colonne calcareee pur-rrecristalline. Vedendo qlleste cose ci si chiede come la natura possa creare da sola, senza I'aiuto degli uomini, queste meraviglie. Osservando la seconda s:rla,tutte le teorie della eeologia, delle infiltr:rzioni e delle pietrificazioni sono ancora piir inadegLrate, non € possibilecercaredi capire, non rest'.raltro da fare che arnmirale e tacere. La seconda sala della grotta, che si trova all'estremiti del lago, b per met) nascostada colonne e da stalattiti giganteschecolorate di verde, d'azzurro e di giallo. Il capitano di una fregata inglese,un giorno in cui il mare mosso non rendeva possibileal.vicinarsitroppo al capo, in un momento di rabbia distrussea cannonatedue stalagmiti che in basealla grossezzadover':rno essereantichedi seimil:r anni. Due colonne firngono da loggia a (lLrestrr immensa saler,in ogni luogo deila quale sono accumulate meraviglie straordinarie, inverosir-r-rili. Qui ci sono cortine rnolto sottili, alcune delle quaii sono rotte e scendono squarciatein mezzo ai pennacchi della volta, arabeschi di topazio, in pieghe graziose,li vi b un organo che risuona ai contatto 84 Emanr,rel Domenech,Pastorie banditi, ricordidi un uiagio in Sardegna con un arpa eolia; piil oltre vi b un altare di mamo sul quale d posto un canestrodi fiori esotici. Dovunque si passada una sorpresaall'altra, da un capolavoro ad un altro capolavoro. Lo spirito, confuso, nel vedere, tanta armonia di disegni, tanta perfezione di forme, non pub non credere, nel vedere questo palazzomagico, alla mano di un genio che ha voluto decorare questo incantevole antro con una maglificenza soprannaturaleper farne la sua dimora. Ci si allontana da questo luogo straordinario con dispiacere,per rientrare nel dominio della realtl volgare e meschina della vita normale. Come I'uorno sembra null:r, uscendo da quesro grande spettacolodella narural XI L,qNaeNoRADr pAr)RF. PaolrNL Ir- cunero RICoNosctN-fE. MoNSIGNoR povF,rio Tola E tL vtctcHro. Ir- ct.tRo sARDo. I wrstnru DEL MEDroL,vo. LR snNta ElltaNLr. Lx t:,lc,gtrcu,l RELICIoSA. La sronrn DI TRE GIovENCHL,E DI UNA scoMUNrcA. Appena sbarcato dovetti atraversareuna gran rnandria di buoi e vacche, prima di poter entrzrrenei mio alloggio, che descavanogrande curiosiri nella citt) per la storia nota che voglio raccontarequi perchd interessirnteper uno studio dei costumi. Nel villaggio di Villanova Monteleone, non distante da Alghero, viveva il conte Maraldo. Il nobile conte aveva un domestico affezionaro, che si c h i a m a v a S o l a r i s , a l q u a l e v o l e r , : ru n g r a n b e n e . U n g i o r n o i l p : r d r o n e chiamb il suo dornesticoe gli disse: uSolaris,amico mio, io divento vecchio, e poichd tu sei un servo fedele che mi ha servito sempre molto bene, voglio rendere sicuro il tuo awenire dirndoti un buon consigliou. nDatemelo, mio nobile signore, risposeil servo. .Quando io rnorirb, ti farai prete). uMa io non ho quartrini per vivere senzalavorare,nd il tempo di studiare senzaguadagnareu. uNel mio testamento io ti lascerb un podere la cui rendita sari sr-rfficient e p e r p a e a r e l e s p e s ed e l l a t u a i s t r u z i o n e e p e r d i v e n t a r e s a c e r d o t e . 85 .l ErnanuelDomencch, Pastorie banditi, ricordidi un t,iagqioin Sdrdegna obbligati dai loro parenti ad entrare nei conventi. Da queste persone non si Lrossonoavereche dei cattivi religiosi. La loro influenza nefasta slli costumi dei pae.sie molto triste, ma tuttavia t nreno disastrosadi quanto non si potrebbe pensare.La popolazione sa benissimo che questi disgraziati sono'i'ittime dell'infernale orgoglio dei loro parent; e che sono da compiangere piuttosto che da biarsimaree di questo se ne ticnc conto. Dopo che hanno proweduto a dare i sacr:rmenti,aciassisterealle processionie a fare il panegirico clel patrono della p,rrrocchia,non gli si dorn:rnda altro. Tirttavia, bisogna riconoscereche tra questa moltittrdine d'intnrsi che, mostrano che la chiesadella Sardegna t in uno stato doioroso, si trovano preti e frati secondo il desiderio di Dio, pieni di f-ede,zelanti e di r-rna condorta esemplare.Se ne trovano alcuni ingnoranti ma buoni, come dirnostra I'episodio del padre Solaris, questi ultimi fanno piir bene che male al g r e g g ed i c u i s o r r oi p l s r o r i . Le cerimonie relisiose fanno talmente parte degii usi del popolo sardo, che la religione esterioregli i diventata necessariacome I'acqua che respira. In apparenza qlresto popolo d religiosissimo,lna ia religione senza e.isere accompagnata da una pompa teatrale, produrrebbe su di esso un rninor' eflbtto. l.e popolazioni orientali o nreridionali ignoranti amano gli spettacoli c h e a b b a g l i a n o i l o r o s e n s i . D a q u e s t i f a t t i c a r a t t e r i s t i c i ,r i s u l t a c h e n o n essendoillrrminato lo spirito e ii cuore riscaldato dai principi evangelici,la religione rimane in superficie e non migliora I'individuo. La Spagna deve a lungo rimproverarsi di aver fatto sviarela coscienzaclei popoli che ha dominato, non istruendoli a suFficienzasui loro do'r.erire[igiosi, dando troppa i n r p o r t a n z :ar l c u l t o c s r e r i o r e . In Sardegnatra le cerimonie che piii si prestano alle critiche, hanno la palma quelle della settimana santa. In quel periodo ho visto ad Alghero la rievocazionedegli antichi misteri del medioevo. La crocefis.sione cli Nostro Signore, il Venerdi Santo, mi ha colpito soprattrltto per I'implessione che suscitanel popolo questo dramma ripetr-rtotr-rtti gli anni. Nel ponieriggio dei Venerdi Santo, viene rrasportatain processionealla cattedraletrna croce enorme sulla quale d crocifissoil Cristo scolpito in legno e dipinto a grandezzanaturale. Quesra croce viene piantata nel coro della chiesa, di fr<inte all'altaremaggiore ed b custodita cia uomini vestiti da Giudei e da Romani. 89 --- Emanr.rell)omenech, Pastorie bnnditi, ricordi di un uiagio in Sardegna Un prete sale sul pulpito e predica la Passione,poi entra nei particolari e descrive in modo immaginoso la fine di questo deicidio e la sepoltura di Gesir nella tomba. Mentre si svolse questapredica, due giudei appoggiano le scalealla croce e schiodano un braccio e poi I'altro e quindi i piedi, mano a mano come lo ordina il predicatore,tutto ciir ar..viene tra i pianti del pubblico. Dopro la cerimonia, il Cristo viene posto in una crlssae portato in giro la seraper utto il pa€secon Lrnilprocessionedi fiaccole. Anche in Messico ho potuto rivederetutte questestrane rappresentazioni mistiche che mi avevanoreso tanto triste in Sardegna.Il cuore soffre, poichd vede la religione servire a grotteschi spettacoli che impressionano i -sensi di un popolo ingenuo, senzarenderlo piir credente nd piir morale. In pieno diciannovesimosecolo,la Spagnacontinua questi sistemi deplorevoli, il g i o r n o d e l l ' E p i l a n i a ,a l c u n i u o m n i n i v e s t i t i d a p a s t o r i d a n z a n o a n c o r a i n molte chiese,nlentre i tre re portano le loro oflerte al Bambino Gesir. Puo sembrareanche commovente, ma non b nd degno nd conveniente. Questi fatti mi fanno venire in mente una vicerrdasimile di cui fu testimone un mio amico in Abissinia e un inizio di sermone che meritava di passarealla posteriti come esempio oratorio di intelligenza e scienzain materia religiosa. Diceva un prete abilissinoai suoi fedeli: uMiei cari fiatelli, oggi t la festadella Santa Epifania, vergine e marrire, madre dei tre re!ll Eccoli che vengono al tempio per portare le loro offerte. Vedete questo bel vecchio dalla lLrnea birrba biancir, che portir I'incenso a Dio. Vedete il re Gaspare, con il suo vaso colmo di mirra, emblema del sacerdoziodel Dio Bambino. Ecco Melchiorre. che viene ad offrire il tributo e ciodoro al 6glio del re David...,. Sembra che Melchiorre avessedimenticato la sua offerta e non avesse quattrini da mettere nel piarto che stava davanti al Bambino Gesir, infatti il predicatorevedendolo con le mani vuote, ad un tratto gridb: uVedetequesto grall tnoro, che non offi'e niente? Per punirlo Dicl lo ha reso nero conre il carbone.Guai a coloro che non pagherannoil loro tributo al re dei re". Non sari necessariosoffermarcisulle quattro bestialiti della prima parre di questo sermone, in Abissinia.si pLrb ignorare che I'Epifania E una festa e non una donna, tanto meno una marrire, e se era una vergine, difEcilmente 90 Et.nanuelDomenech,l)astoric batiliti, ricordirli un uiagio iu Sardegna verrl richiesto,. si fece un grande silenzio. La Messasi concluse Dopo questaconf-essione tranquillarnente, la fblla si disperseancora imperessionata,i tre colpevoli padre figlio e nipote - si recarono d;rl marcheseche li perdonb, esigendoda essiperchd servisseda esernpio,rl prezzo delle tre giovenche. XII L',qss!,DIODI ALGHFRODF,r.vrs(-oN'ft-.I)r NARB()NA.ELrrcrAt)l LrNcAfALANo. Lr-c;c;r-.NnR t)r ADONI I.-DL.t.r.A Mr)cLIF.Ast,cxll. I CrnnorNr I)r Ar)oNF.. h. c.orrrpRn {f rco Dr SaN Grov,qNNr. DIS<.rpLIN,q,'r'l Dt SAN Grctv,qNNtr)r MoRtrs Ho lasciato per ultirna cosa di parlare del circondario di Alghero, cosi prossimo al mio pur-lto di partenza, essendoquello che mi I meglio noto e mi dovr) fornir-ei dati piii interessantidi questo viageio e gii studi piil curiosi sulla Sadegna.Prima di abbandonarela citt) per recarsiin montagna, diro qualche parola sull'assediodi Alghero del visconte di N,rrbona, percl'rdquesta pagina della storia algheresesi b conservataviva nello spirito del popolo quanto il passaggiodell'irnperatoreCarlo Quinto in questacirtl. A l f i n i z i o d e l q u i n d i c e s i m o s e c o l o ,d o p o l a m o r t e d e l l a c e l e b r er e g i n a Eleonora, che fu una benefattrice e Ia migliore legislatrice della Sardegna, B r : r n c a l e o n eD o r i : r , p a d r e d e l d e f u n t o p r i n c i p e d o n M a r i a n o , f i g l i o d i E l e o n o r a e A n - r e r i g ov i s c o n t e d i N a r b o n a , b a s t a r c l od e i S a v o i a , s p o s o d i Beatrice,secondasorelladi Eleonora, si disputarono con fbrza i possessidella defunta regina. Dal canto suo don Martino, re di Sicilia e frglio di don Alfonso V re di Aragona decisedi far rientrare nella dominazione paterna la province sarde che avevanoscossoil giogo aragonese.Con questo scopo egli 'Irapani con dieci galere, Fecevenire dalla Catalogna una piccola part) da armata e mosse guerra contro il visconte di Narbona, allora alIeato di Brancaleonel)oria, per opporsi alle pretesedi don Martino. Il primo grande cornbattimer)toavenne nella pianura di Sanluri. Vinsero i catalani; uccisero circa cinquemila sardi e si inrpossessaronodella bandier:rdel bastarclodi savoi:rche subiro si rifugio a Oristano; don Martino andd ad assediareil visconte, ma sul momento di irnpadronirsi della citti, 94 l I l i EmanuelI)omenech,Pastorie bandiri, ricordi di un uiagqioin Sardegna della citt), mori in seguito alla dissolutezzadelle relazioni colpevoli con una giovanedonna di Sanluri di cui si era innamorato per:dutamente.Il visconre, con I'aiuto dei Sassaresi e dei Francesiche lo accompagnavano,riprese ben presto il vantaggio sui Catalani e anche sui Doria coi quali era diventato nemico. Poichd rimaneva alla casa di aragona la sola citt) di Alghero, il visconte volle tentare di impadronirsene di sorpresa.A quel rempo, la forrczza si trovava sotto la giurisdizione di Raimondo Sarrillas, governatore del capo del Logudoro, eletto da Alfonso V. Il 5 maggio 1412, llgiorno della festa di San Giovanni, il visconre mise sotto assediola cirti col favore delle renebre;i suoi soldati scalaronoi muraglioni e riuscirono anche ad impadronirsi della torre dello Sperone.Ma subito le sentinelle dettero I'allarme, i cittadini accorseroin folla armati di tutto cib che trovavano. Le donne e i bambini si unirono al combattimento, acceseroun grande fuoco ai piedi della rorre e i nemici furono costrerri ad arrendersi per non esserebruciati ed uccisi. Il visconte di Narbona venne fatto prigioniero, subito giustiziato, venne decapitato il giorno successivo nella piazzadi S. Antonio abate. Gli algheresi,fieri della loro vittoria, decisero di perpetuare il ricordo della vittoria con una f'estaannuale. In questa solennit), venivano portati in g i r o d e i p u p a z z i c h e r a p p r e s e n r a v a n io p a r r i g i a n id e l d i s g r a z i a t ov i s c o n r ec cantavano un inno in catalano che ricordava il combattimento descritto. Questo inno mi sembra abbastanzacurioso perchd venga lasciato nell'oblio e ritengo di doverlo trascrivereper inrero, cosi come la cantano gil da quat, tro secoli. COBLESDE LA CONQUISTA. O uiscontedc Narhona Behaueumala rahb, De uosescdldrla terra Del molt alt re1deAragb. Escaladala ltaueu sensfalta Mes Io algrer be hosht costat Losmillors ltomesde arrues 95 Emanuel Domenech, Pastorie banditi, ricordi dt un t,iagio in Sardegn Losllurs capy hall dcxiat Ab molt hallestreria Y uengados al baldo Dient muiran losFrancesc,s Que noshanfet la traiqib Delmolt alt reydeAragb. O uiscontede Narbona, etc. Lo monserior del ahura Que nesnouellcapiti Aqttellque aprls la empresa Ab mossen Sissilii De toldra a nosla tierra Falsamenta traiEib Granfore estadala mengud De la cdsadeAragb. 0 uiscontede Narbona, etc. Defensadanoshan la terra l.osalbergans ab g'an uigor Quan ueeranlosl/urs combatre Setrillasgobernador Aquell que nefrat estaua Mostri gran esfors y bb Dient muiran losFrant'esos Que noshanfet lrr rrairio Al nostroreydeAragb 0 uiscontede Narbona, etc. La banderahaueudexadd Viscontema/ uostregrat Virgili que la portaua De bona nes escllp(lt 96 Emanuel Domenech, Pastori e banditi, ricordi di un uiagio in Sardegna Ferir de un colpdeglaui Y nefat de un uirato Prestamentsalt la escala A sercarsoncompaiid. O uiscontede Narbona, etc. Ld trompettLlque ltPortltudn Pochli ualguesonsonAr Nel assaltque atocdultn Casertno)t gotanmonttr Ansfug) ab lo uisconte Quan el ueula destrucEib Quefacian de losFrancesos En la torre de Esparb. O uiscontede Narbona, etc. En lo bastartde Saboya No hosy ca/pas e-(Perar Quegiamas caste//sni uilas No ueurenpaspas esca/ar Puix que en lo Alguer sens falta Pengiatlo han com un ladrb Y toha /i han la testa Lo endemade la Acencib. O uiscontede Narbona, etc. La canzonedice qui che il viscontefu impiccato,poi decapitatoil giorno la storia non dh questiparticolarie dice solo che i1 dopo I'Ascensione; viscontefu decapitatoil giornodopo il giudizio De lasdonasuosdiri Dinassondegran llaor Cualstinguerengrutncoragie Defensamal ilus senot 97 Enranuel l)omcnech, Pastorie banditi, ricordi di un uiaryioin Sardegna Apportabantotasllena ab sonbrandb Cascuno Por mettrefocha la torre QueseappellaIo Esparb. O uiscontede Narhona, etc. 0 traydor de Sassaresos Ara no hus caldrallamar amichsFrancesos Que /osuostres Son uingutsi uisitar. Fraqa,FranEaaueucritudo aueuuist Mob Francesos YPer tot/t uostrauidrt Perstraydossereutenit. O uiscontede Narbona, etc. O uiscontede Narbona No hosy calpas lt tomdr Que en la isla de Sardena No porren resheretar. Mas tornauosen mdlora En Narbona a far naiEib Si no uoleuque hos/leui /a testa Lo molt alt re1,deAragh O uiscontede Narbona, etc. Gran llaorsli sian donadas Al apostolSantJuan Lu de la porta latina, Fem lifesta cllscundjn A quellqueper noPregaua Tbxfasamli orangib Quesuppliquea Deu lo Pdre Enanuel f)on.renech, Pdsrori e batditi, ricordi di un uiagio in Sardegna Que nosguardede traisib. O uiscontede Nttrbona, etc. Nel 1628, i Sassaresidom:rndarono che cessasse1'autoda/) che si flaceva annualmente ad Alghero dei pupazzi commemorativi della liberazione della cirt). Per quesro morivo si fece un'altra c:r.nzonemolto originale, un dialogo meti in latino e met) in spagnolo, che divenne popolarissimo. Ma quando poi la Sardegnapassbsotto il dominio della casadi Savoia,le irntiche inimicizie scomparveroe con essele canzoni che le ricordavano. Presto parierb dei paesi di Vaiverde e di Villanova Monteleone, che sono i piir pittoreschi dei dintorni di Alghero. Non ne parlo ora per potermi soflermirresul Giardino d'Adone o del compar:rtico do San Giovanni, vccchia reliquia diffusissimain S:rrdegna. Quando si vive per un po' di tempo in una citta sarda,si rimane stupiri dalla quantitl di comari e di compari che si incontrano ad ogni passo. Queste parole si possono tradurre approssimativemenrecon i termini padrini e madrine, poichd questaparenteladi tipo spirituale si contrire principalemente attraversoil b:rttesimo e con la cresima di un fanciullo o di un adulto, e per la benedizione di in oggetto religioso o consacraroal culto. Ma, sia per la tendenza natur:rlead estenderei iegami e le simp:rtie con parenri fitriz i , s i a p e r I ' o b b e d i e n z ac i e c ae i s t i n t i v a a l l e a n t i c h e t r a d i z i o n i ,i c o n t a c j i n i e i p:rstori sardi contraggono anche, in molri luogl-ri, unzr parentela chiamara comparatico di san Giovanni. Per far capire la suir antica origine elebizzarrie che I'accompagnano,darb notizia di qualche asperrodel culto fenicio di Adone. Adone, per i fenici, era il signore per eccellenza,non era alrro che il sole, considerato come il vivificatore di tutta la natura. Egli era considerato il marito di Astarte, ciod della [una, come fbrse ho giir derto. Adone rappresentava la forza attiva, produttrice, e Venere Astarte il principio passivo della vita. La scienz:rdell'astronomia doveva naturalmente mescolarsi irl culro dedicato al sole e alla luna simbolizzati da queste due divinit). Infatri il sorgere del sole verso il Cancro e il discendereverso il Capricorno, regolavano le solenniti o le feste ftrnebri che si svolgevanodurante il solstizio d'inverno e le festereligioseche si svolgevanonel solstiziod'estate. 9L) L