Carolina, Amanda, Holly, Megan… Uno stillicidio di vittime del cyber
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Carolina, Amanda, Holly, Megan… Uno stillicidio di vittime del cyber
Carolina, Amanda, Holly, Megan… Uno stillicidio di vittime del cyber-bullismo Carolina, studentessa piemontese, aveva 14 anni quando nel gennaio scorso si è tolta la vita, impiccandosi. Era stata vittima di uno stupro di gruppo durante una festa. Alla violenza e all’umiliazione subìte si era poi aggiunta la ferocia della pubblicazione su Facebook dei video della violenza. Carolina non ha retto. Si è uccisa. Era gay, invece, il quindicenne romano che si è tolto la vita il 20 novembre dell’ anno scorso. Era stato minacciato e offeso in chat e sulla sua bacheca di Facebook. Senza il suo consenso e per deriderlo ulteriormente, era stato creato anche un profilo sul social network intitolato “il ragazzo dai pantaloni rosa”. Pare che anche a scuola fosse oggetto di insulti ed intimazioni. Sono numerosi i gruppi presenti sui social network creati col fine (ovviamente non dichiarato) di sbeffeggiare pubblicamente il malcapitato di turno. E’ del gennaio scorso il grido d’allarme lanciato da una mamma, per fortuna attenta, di Arezzo, il cui figlio adolescente deriso e umiliato su un social network, si rifiutava di uscir di casa e di relazionarsi con gli altri. Solo pochi esempi tratti dalla cronaca che testimoniano la gravità della situazione in Italia. Numerosissimi ovviamente anche nel resto del mondo gli episodi di cyber-bullismo. E’ giunta anche sulle pagine dei nostri giornali l’allucinante vicenda di Amanda Michelle Todd, 14 anni, canadese, morta suicida nell’ottobre dell’anno scorso. Un video che la ragazzina ha messo sul web prima di uccidersi ci ha fatto conoscere il tremendo calvario che aveva dovuto sopportare: l’adescamento su internet da parte di uno sconosciuto; i continui ricatti che avevano spinto lei e i suoi genitori a cambiare città; la cattiva web-reputation che l’aveva seguita ovunque insieme al disprezzo e alle offese dei suoi coetanei; la droga e l’alcol; i primi tentativi di suicidio che erano diventati anch’essi motivo di derisione e di offesa; la morte. Molti tratti in comune con le vicende di Holly e di Megan, suicidatesi alcuni anni prima. Sui quindici anni di Holly avevano pesato come macigni le continue angherie subite tramite le reti sociali. I suoi genitori le avevano scoperte solo leggendo la lettera d’addio dell’adolescente. Megan, americana, quattordici anni, insicura, in terapia per depressione, era stata vessata e presa in giro dai suoi stessi vicini di casa che, dopo aver creato un profilo falso su Myspace, avevano iniziato un’amicizia virtuale con lei, solo per carpirne le confidenze e poterla schernire pubblicamente. La ragazzina non era riuscita a sopportare le umiliazioni ricevute. L’avevano trovata impiccata nel bagno di casa.