Dossier preliminare - Istituto Nazionale di Urbanistica

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Dossier preliminare - Istituto Nazionale di Urbanistica
Il Comune di Chiavari si è fatto promotore dell’elaborazione del Contratto di
Fiume per l’Entella e il suo bacino imbrifero proponendosi quale Comune capofila e, ad oggi, insieme al Comitato promotore del Contratto, attivo nello studio e
nella tutela del territorio, ha coinvolto diverse amministrazioni comunali, associazioni di categoria, l’Università di Genova, consorzi rurali, singoli professionisti che
disinteressatamente hanno messo a disposizione i loro saperi, organizzando
Convegni con risposte più che positive da parte della cittadinanza locale.
Questo Dossier preliminare, realizzato dal Comitato per il Contratto di Fiume
in collaborazione con Legambiente Liguria e Istituto Nazionale di Urbanistica
Liguria, raccoglie le indicazioni circa le principali criticità e opportunità del territorio e fornisce le indicazioni sui possibili attori non istituzionali da coinvolgere al fine di esplicitare l’importanza del Contratto di Fiume per la gestione integrata e concertata delle acque e la convenienza a partecipare sia in termini di
efficienza delle azioni messe in atto, sia in termini di utilità per i comuni che
partecipano.
Il Contratto di Fiume dell’Entella rappresenta un’occasione storica per questo
comprensorio. Non si tratta solo di tutelare il corso d’acqua e il tratto di mare
antistante la sua foce, ma di arrivare finalmente ad una riqualificazione del territorio che possa servire da volano per il rilancio economico e occupazionale dell’intero bacino e alla mitigazione del rischio idrogeologico. Per fare questo si è
costituita una segreteria tecnica, col compito di studiare le criticità al fine di
intraprendere un percorso condiviso di interventi finalizzati al miglioramento nel
campo della qualità e della gestione delle acque e del sistema fluviale e permettere ai soggetti, pubblici e privati, di accedere alle risorse finanziarie che la politica europea metterà a disposizione.
Gli amministratori pubblici e i soggetti privati portatori di interessi sono quindi chiamati a valutare l’orientamento e le scelte operate dalla segreteria tecnica
e a partecipare a tavoli di concertazione finalizzati alla soluzione dei problemi
specifici del territorio, che rimangono inevasi da anni e che coinvolgono la salvaguardia del territorio, l’occupazione, la tutela dal dissesto idrogeologico nonchè
la salute dei cittadini.
Roberto Levaggi, Sindaco di Chiavari
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Il Contratto rappresenta una metodologia di lavoro che coinvolge le politiche
e le attività di soggetti pubblici e privati, per la condivisione di decisioni sul territorio, nel rispetto delle reciproche competenze istituzionali.
La presa in carico di un impegno condiviso mira ad ottenere un reale comportamento virtuoso di tutti coloro che vivono intorno al fiume, dalle istituzioni ai singoli cittadini. Va sottolineato, inoltre, che l’adesione al Contratto, seppur volontaria, impegna i sottoscrittori a tener conto di quanto condiviso in tutta l’ordinaria
attività istituzionale.
Il Comitato vede nei Contratti lo strumento in grado di dare un indirizzo strategico alle politiche ordinarie di ciascuno degli attori interessati. In tale accezione rappresenta anche il mezzo attraverso cui integrare e orientare le risorse e le
programmazioni economiche.
In questo momento di particolare crisi economica nel quale le risorse necessarie a sostenere le politiche ambientali sono sempre più contenute, i territori
che riusciranno a lavorare in modo sinergico e coeso e in cui tutti i soggetti insediati, pubblici e privati, si impegneranno ad operare in un quadro di forte valorizzazione del principio di sussidiarietà, avranno ragionevolmente più possibilità di
invertire la tendenza al degrado territoriale/ambientale dei bacini fluviali e perseguire obiettivi di riqualificazione ambientale, sociale ed economica di tali territori.
Proprio al fine di sviluppare un percorso reale e fattivo di partecipazione e di
decisione è risultata chiara la necessità di redigere il presente Dossier, allo
scopo di dare oggettività alle azioni da intraprendersi e di delineare un percorso
metodologico di base su cui confrontarsi e attraverso cui condurre alla sottoscrizione del Contratto di Fiume da parte dei soggetti interessati, istituzionali e non.
Il processo di attivazione di un Contratto di fiume passa attraverso le fasi di:
attivazione della rete locale di attori accomunati da comuni interessi; costruzione di una vision comune e scelta di obiettivi prioritari condivisi; formalizzazione
degli impegni; attuazione degli accordi; monitoraggio della performance.
La fase di attivazione del Contratto di Fiume deve garantire la costruzione di
un percorso partecipato che conduca il territorio in modo consapevole e condiviso alla firma del Contratto e all’attivazione di azioni coordinate sul territorio.
La “partecipazione” rappresenta il fulcro del processo: una partecipazione
diffusa che sappia da una parte stimolare e consolidare la cooperazione interna
ed interistituzionale e dall’altra coinvolgere il mondo dei privati anche mettendo
in relazione e a confronto il “sapere esperto” con l’esperienza dei soggetti che
vivono quotidianamente il territorio.
La costruzione e la condivisione del quadro conoscitivo, completo delle criticità e dei valori ambientali, paesistici e sociali del territorio, delle politiche e dei
progetti locali è raccolta in questo Dossier preliminare, che rappresenta il documento di discussione che permetterà ai tavoli di lavoro di costruire uno scenario
strategico di medio-lungo periodo, visione di riferimento per la costruzione del
Piano di Azione del Contratto.
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L’attività del Comitato del Contratto di Fiume dell’Entella è seguita da oltre
250 persone; lavorano in modo continuativo alla valorizzazione del territorio:
Federica Bisanti, Marco Branchetti, Giorgio Canepa, Tiziana Fabbro, Mauro Davì,
Massimo Maugeri, Emilo Perissinotti, Cristina Pitruzzella, “Getto” Viarengo.
Comitato per il Contratto di Fiume dell’Entella
L’opportunità dei Contratti di Fiume
Strumenti per politiche partecipative1
In Italia, gli ordinari strumenti di pianificazione, sia di livello territoriale che
di livello locale, manifestano numerosi
limiti nell’affrontare temi e promuovere
programmi per lo sviluppo sostenibile
dei territori in grado di mantenere e
valorizzare le proprie risorse naturali e
sociali.
Si può affermare che le diverse
esperienze di pianificazione si fondano
sull’analisi delle risorse focalizzandosi
sull’idoneità d’uso, ma trascurando i
processi ecologici e le funzioni ecosistemiche e spesso non prendendo in
considerazione le relazioni tra queste e
i fattori economici e sociali. L’attenzione è posta su singole aree ed elementi del territorio (a titolo esemplificativo: aree protette, emergenze identitarie materiali) più che ai processi
sociali ed ecologici: permane la difficoltà di mettere a sintesi studi di settore (per esempio: mobilità, gestione
della acque, agricoltura) per impostare
uno sviluppo armonico del territorio
nella trasparenza e consapevolezza
delle scelte e persiste un’impostazione
settoriale dei piani che risponde alla
suddivisione altrettanto frammentata
di responsabilità tra soggetti, livelli
amministrativi e settori di governo del
territorio.
A quanto evidenziato si affianca,
inoltre, negli attuali strumenti di pianificazione la mancanza di un collega-
mento tra il progetto di piano e il monitoraggio delle conseguenze, insite in
ogni struttura insediativa, sulla insularizzazione degli ecosistemi a fronte
delle scelte operate (APAT – INU,
2013).
Gli orientamenti europei, hanno
condotto a sperimentare nuovi metodi
e strumenti per l’attuazione delle politiche partecipative; tra di essi rivestono particolare interesse i Contratti di
fiume e i Contratti di paesaggio, che
possono essere considerati “strumenti
di apprendimento” i cui risultati possono essere raccolti e armonizzati all’interno dei tradizionali strumenti di pianificazione territoriale.
In particolare, il Contratto di fiume
è uno strumento di programmazione
negoziata che nel corso dell’ultimo
decennio ha dimostrato un buon livello
di efficacia, in quanto capace di far
emergere le vocazioni e le capacità di
“fare sistema” dei territori, promuovendo il dialogo tra i soggetti a vario titolo
portatori di interesse e favorendo l’integrazione dei vari strumenti di programmazione, di pianificazione territoriale e paesaggistica e di tutela ambientale.
I Contratti di fiume stanno trovando
anche in Italia un crescente interesse,
essendosi dimostrati uno strumento
che rende possibile supportare la pianificazione e programmazione all’inter-
1. Il presente contributo è estratto ed elaborazione dell’articolo di Silvia Soppa, “Qualità della
città residuale e processi partecipativi”, in F. Balletti, A. Ghersi, Paesaggio Urbano. Tra residui e risorse, Ed. Franco Angeli, 2014, in cui è richiamato l’avvio del Contratto di Fiume
dell’Entella, tra i primi in Liguria.
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no dei distretti idrografici, secondo un
approccio integrato che vede la presenza attiva delle realtà territoriali.
Essi si inseriscono in un contesto normativo articolato, i cui riferimenti spaziano dalla Direttiva 2000/60/CE, al
Decreto Legislativo 152/06, alla Legge
183/89, alla Legge 14/06 di ratifica
dei principi della Convenzione europea
sul paesaggio.
L’esperienza del Contratto di fiume
ha dimostrato la capacità di sviluppare
un processo di trasformazione dei territori rivieraschi che coinvolge in
maniera diretta tutti gli attori locali
lungo un percorso di riallacciamento
delle relazioni con gli ambienti e le
dinamiche dei corsi d’acqua, andando
ad incidere proprio su quei territori di
margine, residuali, svuotati di riconoscimento sociale.
L’attuazione del Contratto di fiume
prevede lo sviluppo di una metodologia
articolata in fasi progressive costituite
da: costruzione di un quadro conoscitivo di criticità e valori ambientali, paesistici e territoriali; costruzione e valutazione di un quadro delle politiche e dei
progetti locali su cui fondare la strategia di intervento; definizione di uno
scenario strategico di medio-lungo
periodo; proposizione di un programma d’azione per perseguire gli obiettivi
condivisi; elaborazione di un adeguato
piano di comunicazione, formazione
ed educazione.
I Contratti di fiume mettono in evidenza il ruolo centrale delle comunità
locali che vivono e operano lungo i
fiumi – dai singoli cittadini alle asso-
ciazioni del territorio – e si configurano
come strumenti di partecipazione dal
basso con l’obiettivo principale della
tutela ambientale. Essi intraprendono
azioni di valorizzazione in quelle aree
residuali, perché di margine, in disuso
o abbandonate, per le quali è necessario riattivare l’interesse delle comunità.
Perché il Contratto di Fiume
dell’Entella 2
I Contratti di Fiume offrono una
modalità di lavoro che sia nel metodo
(accordi che nascono dal basso sulla
base di concrete esigenze delle comunità) sia nei contenuti (mantenimento
del territorio, individuazione, consolidamento e sviluppo di attività agricole
anche attraverso la costruzione di filiere di attività produttive, ricettività diffusa e turismo ambientale, …) vanno ad
infittire e definire quei campi d’azione
politico-amministrativa che sfuggono
ai consolidati strumenti di pianificazione, in sincronia con l’esigenza dettata
dalla pianificazione strategica introdotto dalla legge Del Rio.
Il Contratto di Fiume per l’Entella,
con un bacino complessivo di 370 km2
e una lunghezza dell’asta fluviale di 8
km, offre questa occasione.
Avviato a partire dal 2012 con la
volontà di trovare soluzioni di gestione
del territorio in risposta alla necessità
di individuare nuovi equilibri tra l’uso
del suolo e fenomeni naturali di dissesto idrogeologico e di rischio idraulico
che hanno interessato sempre più frequentemente e con intensità crescente
il territorio ligure, ottiene la prima formalizzazione nell’agosto 2013, quando è stato approvato nel Consiglio
Comunale di Chiavari (Comune capofila) un Ordine del Giorno che delinea le
tappe e le modalità di attuazione del
Contratto: l’istituzione di un tavolo di
concertazione, in cui attuare la partecipazione diffusa degli interessi locali; l’istituzione di una Cabina di Regia con
funzioni politico-decisionali e di coordinamento; la formazione di una
Segreteria Tecnica, organo tecnico con
funzioni operative a supporto della
Cabina di Regia.
Associazioni (Legambiente Liguria
insieme a Il Bandolo, Art. 9), Comuni
della costa e dell’interno, Comitati
spontanei di cittadini si stanno confrontando per condividere un’idea
alternativa di tutela e di sviluppo. In
particolare, lo strumento del Contratto
di Fiume permette di rivalutare l’economia dell’entroterra, che diventa così
sia luogo dove attuare azioni di prevenzione dei fenomeni di dissesti idrogeologico e di rischio idraulico sia luogo in
cui sperimentare nuove economie
basate sulle potenzialità e sulle risorse
che il fiume offre (acqua, energia, cibo,
lavoro).
Il Contratto fornisce gli strumenti
per rivedere un’impostazione della pianificazione per lunghi decenni incentrata sui territori costieri; permette di
superare la mancanza di programmazione che vede gli interventi in somma
urgenza prassi consolidata dell’agire
sui territori; lavora per far riscoprire il
territorio come fonte di reddito nell’alveo della storia e cultura locale; favorisce azioni di recupero e di valorizzazione delle componenti sociale, ambientale e del paesaggio che sono alla
base di una fruizione turistica durevole, andando ad incidere di riflesso su
un comparto economico di punta della
regione Liguria, che da troppo tempo
si basa su posizioni di rendita non più
rispondenti alle richieste del mercato.
Il Contratto, inoltre, può essere lo
strumento idoneo per lo sviluppo delle
linee guida poste alla base della redazione del Piano della Città Metropolitana (Rif. Delibera n. 14 del 22 aprile
2015); da qui scaturisce la proposta
2. Estratto del paper presentato da Massimo Maugeri e Silvia Capurro “Pianificazione strategica e Contratto di Fiume” in occasione del X Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume,
Milano, 2015.
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congiunta di INU Liguria e Legambiente di assumere il Contratto di Fiume
dell’Entella come primo progetto pilota
per rendere operative alcune delle
strategie individuate (sicurezza del territorio, rilancio economico sostenibile,
corridoi verdi e blu …).
L’attuale attività divulgativa, che
vede impegnate congiuntamente Inu
Liguria e Legambiente Liguria3, è volta
a diffondere la conoscenza di questo
strumento sui territori ed a veicolare le
sue potenzialità presso le Amministrazioni, stimolata anche dall’interesse
che la nuova Giunta regionale ha dimostrato verso i Contratti di Fiume, assumendo come primo atto, nel luglio
scorso, il riconoscimento e il finanziamento del Contratto di Fiume del
Magra (Provincia di La Spezia).
3. Si richiamano:
- la video-intervista agli stakeholders del Contratto di Fiume dell’Entella nell’ambito dell’organizzazione della Biennale dello Spazio Pubblico 2015, aprile 2015, pubblicata sul canale youtube “Inu Liguria”;
- la partecipazione alla Biennale dello Spazio Pubblico 2015, Roma, maggio 2015 nella sessione “Infrastrutture blu” (coord. Eliana Cangelli/Fabio Di Carlo), con il paper “Il Contratto
di Fiume dell’Entella a Chiavari” di Massimo Maugeri (Legambiente Liguria) e Silvia Soppa
(Inu Liguria);
- l’incontro organizzato con Legambiente Liguria nell’ambito della redazione del Piano territoriale generale e del Piano strategico della Città Metropolitana di Genova, Chiavari, settembre 2015;
- la partecipazione al X Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume, Milano, ottobre 2015 con il
contributo “Pianificazione strategica e Contratto di Fiume” di Massimo Maugeri
(Legambiente Liguria) e Silvia Capurro (Inu Liguria); L’esperienza è stata, inoltre, rappresentata in: Franca Balletti e Silvia Soppa, (curatela), “Rischio idraulico e difesa del territorio in
Liguria”, Urbanistica Informazioni, n. 259-260, anno 2015 e in occasione del Corso di formazione accreditato dall’Ordine degli Architetti e PPC di Genova, “Partecipazione e urbanistica: forme ed esperienze”, curato da Franca Balletti e Silvia Soppa per Inu Liguria, relatore Massimo Maugeri (Legambiente Liguria), luglio 2015.
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Identikit del Contratto di Fiume dell’Entella
I luoghi dell’esperienza
Il fiume Entella e il suo bacino imbrifero coinvolgono diciannove Comuni, con
il Comune di Chiavari capofila del territorio, e comprendono un bacino idrografico di circa 370 km2.
Il fiume Entella è lungo appena otto chilometri, ma è il corso d’acqua principale della Città Metropolitana di Genova per volume d’acqua direttamente sfociante nel mare, grazie all’apporto dei torrenti Lavagna, Sturla e Graveglia, piuttosto lunghi, che nascono da cime che, nonostante la vicinanza con il mare,
superano spesso i 1.000 metri d’altezza (Monte Zatta 1406, Monte Lavagnola
1071).
Il vasto entroterra che compone il bacino imbrifero dell’Entella si sviluppa
soprattutto nella Val Fontanabuona, parallela al mare e con contrafforti a nord
piuttosto alti che la riparano parzialmente dai freddi venti provenienti da nord e
da nord-est durante i mesi invernali.
Altre valli che fanno parte del bacino del fiume Entella sono la Valle Sturla e
la Val Graveglia, caratterizzate da ripidi pendii e alte vette montane. Esse sono
prevalentemente boschive con castagneti e, nelle zone meglio esposte, si coltivano vigneti e uliveti. In alta quota vi sono poi vaste faggete e zone adibite al
pascolo dei bovini e caprini.
Infine, il bacino imbrifero vede sulla costa le città di Chiavari e di Lavagna,
caratterizzate da un’importante urbanizzazione e infrastrutturazione della foce
dell’Entella.
Promotori e soggetti coinvolti
Un gruppo di cittadini prendendo spunto da altre esperienze condotte in Italia
sui Contratti di Fiume (Bormida, Panaro, Seveso, Lambro, Olona, Alto Po, …) ha
saputo coinvolgere diverse associazioni quali Legambiente, Articolo 9, LIPU, il
Bandolo, INU Liguria e le Amministrazioni comunali (Chiavari, Lavagna, San
Colombano Certenoli, Ne).
Tempi e Fasi
Il percorso di avvio del Contratto di Fiume è stato promosso nel 2012 ed ha
avuto una sua prima formalizzazione nell’agosto 2013, quando è stato approvato in Consiglio Comunale a Chiavari un Ordine del Giorno che delinea le tappe e
le modalità di attuazione del Contratto.
Nel novembre 2014, nei giorni successivi all’alluvione che ha colpito molti
Comuni liguri, tra cui Chiavari, il Comitato promotore del Contratto di Fiume è
stato invitato a partecipare al IX Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume.
Questa fase costituisce un passaggio importante per il riconoscimento nazionale del Contratto che nel frattempo ha cominciato a lavorare sull’attivazione di
cinque tavoli di lavoro su temi ritenuti strategici.
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Nell’ottobre 2015 i promotori del Contratto di Fiume partecipano al X Tavolo
Nazionale dei Contratti di Fiume a Milano alla Sessione di lavoro Esperienze
significative. Strategie di attuazione e risultati con il contributo “Pianificazione
strategica e Contratto di Fiume”, proponendo il Contratto di Fiume dell’Entella
come progetto pilota per la nuova Città Metropolitana di Genova; il contributo
ottiene un riconoscimento in ragione della proposta avanzata. (Si veda www.contrattidifiume.it)
Strumenti di interazione utilizzati
Il Contratto di Fiume dell’Entella ha previsto:
l’istituzione di un percorso di concertazione, in cui attuare la partecipazione
diffusa degli interessi locali;
l’istituzione di una Cabina di Regia con funzioni politico-decisionali e di coordinamento;
la formazione di una Segreteria Tecnica, organo tecnico con funzioni operative a supporto della Cabina di Regia.
Cosa ha prodotto il processo
Il Contratto ha predisposto l’attivazione di tavoli di lavoro, sui temi ritenuti strategici:
mantenimento del territorio, che prevede l’individuazione di interventi che
vanno dalla manutenzione e ripristino della rete di drenaggio superficiale in aree
agricole, alla stabilizzazione superficiale e protezione dei terrazzamenti in erosione, alla riforestazione, gestione e mantenimento in buono stato di efficienza ecologica del bosco e del suo reticolo idrografico minore;
attività agricole, che ha la finalità di tutelare l’opera dei produttori quando
prevedono la manutenzione e la conservazione dei paesaggi rurali, delle pratiche
e dei saperi locali;
attività produttive, volto ad armonizzare le esigenze di sviluppo industriale e
di tutela dell’ambiente, in coerenza con le politiche europee di stimolo all’innovazione e a scelte imprenditoriali lungimiranti;
turismo, finalizzato ad incentivare forme di turismo sostenibile come, ad
esempio, fattorie didattiche e fattorie sociali che valorizzano la multifunzionalità
delle aziende e che coniugano l’agricoltura con l’accoglienza;
qualità dell’acqua, al fine di corrispondere al quadro normativo vigente
(D.Lgs. n. 152/1999 modificato in parte dal successivo D.Lgs. n. 258/2000) che
individua obiettivi minimi di qualità ambientale, per i corpi idrici superficiali e sotterranei.
Punti di forza
Il ricorso a questo strumento di programmazione ha testimoniato:
la volontà di costruire un quadro di scelte condivise;
la determinazione ad impostare azioni ed interventi sul territorio sulla base
di una conoscenza tecnica, economica e sociale profonda, scevra da logiche
esclusivamente politiche o speculative;
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l’esistenza di sinergie tra territori che, pur connotati da esigenze diverse dal
punto di vista socio-economico, sono uniti dalla presenza del fiume e dei suoi
affluenti;
la percezione della consapevolezza che il fiume non solo è rischio da superare o almeno contenere, ma anche risorsa intesa come fonte di strategie di
riqualificazione e come volano per il rilancio economico ed occupazionale dei
territori;
la capacità di affrontare ed impostare temi complessi come quello della tutela ambientale.
Punti di debolezza
L’esperienza sta evidenziando:
la difficoltà a costruire una “visione comune” per lo sviluppo del territorio,
indispensabile per dare efficacia agli obiettivi, seppur condivisi, tra Comuni della
costa e Comuni dell’Entroterra;
la necessità di dover lavorare su una maggiore coesione dei Comuni interni,
accomunati dagli stessi problemi (abbandono della montagna, spopolamento,
diffusi dissesti idrogeologici, ricerca di nuove economie), al fine di favorire la concretizzazione delle azioni che nel Contratto sono state condivise;
la problematicità di proporre progettualità alternative e confliggenti rispetto a
progetti sovraordinati di livello sovra-locale.
A che punto siamo e quali sono i prossimi passi
Il processo è in corso e sta coinvolgendo esperti in diversi settori scientifici al fine
di studiare le criticità e le risorse idriche del fiume Entella ed individuare interventi condivisi finalizzati al miglioramento del sistema fluviale, della qualità e
della gestione delle acque.
Sono state individuate le prime possibili azioni di intervento rispetto ai temi strategici su cui si è lavorato:
Agricoltura: ricostruire la storia agricola dei territori, finalizzata al recupero
sulle aree ancora esistenti delle produzioni del luogo con l’intento di riavviare
una economia agricola a filiera corta;
coinvolgere dei produttori di macchinari agricoli per valutare in sinergia con
centri di ricerca la possibilità di individuare strumenti per uso agricolo consoni
all’utilizzo in terre complesse come quelle Liguri;
favorire la cultura biologica al fine di tutelare l’acqua del fiume e implementare il recupero di acqua anche con vasche per l’irrigazione per garantire al fiume
e al suo bacino “il minimo vitale”;
creare sinergie tra le filiere della distribuzione “a km 0” per valorizzare i prodotti e costituire elemento di qualità dell’offerta del territorio.
Industria: favorire la ricerca di tutte quelle che possono essere le azioni
necessarie ad abbattere l’inquinamento dei corsi d’acqua ricercando fondi europei atti all’uopo e contestualmente intervenire su riduzioni dei parametri degli
effluenti depurati in uscita dalle aziende anche al di sotto delle norme vigenti.
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Turismo: parchi, oasi faunistica, biodiversità come elementi di attrazione turistica collegati ad un grande progetto di ricettività diffusa; i boschi e la natura
come strumenti del cammino da inserire nei percorsi, compreso quello fluviale di
interesse nazionale ed europeo (progetti LIFE o similari).
Montagna: energia idroelettrica, se possibile a biomassa, negli edifici dei
comuni montani e pedemontani come azione propedeutica alla difesa del suolo
e al riuso in loco del materiale legnoso proveniente dalla manutenzione del territorio.
Parallelamente si stanno predisponendo tavole tematiche di conoscenza del
territorio con riguardo ai seguenti contenuti: qualità delle acque, aree a rischio
idrogeologico, reti ecologiche e SIC, paesaggio, uso produttivo, agricolo e artigianale del suolo.
Fontanabuona, L. Pecchioni, plastigrafia.
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Istituzioni e Contratto di Fiume
Comune di Lavagna
Dott. Nicola Schiaffino, Consigliere delegato
Lavagna e il fiume Entella vivono un rapporto d’indissolubile legame. Il territorio pianeggiante su cui sorge la città è frutto della millenaria sedimentazione
dei materiali che il corso d’acqua ha trasportato verso il Mar Ligure.
Per comprendere le peculiarità del nostro territorio è molto interessante
osservarlo dall’alto. Una delle prime cose che appaiono evidenti è la così detta
Piana dell’Entella: una vasta “macchia” dai toni di colore verde e marroni, collocata in sponda sinistra. Questo spazio agricolo, praticamente privo di urbanizzazione, è anche un’importante oasi faunistica protetta, nella quale sono presenti
in maniera stanziale o di passaggio numerose specie di uccelli. L’Entella è uno
dei siti ornitologici più importanti per la Liguria costiera.
È facile intuire l’alto valore ambientale, culturale e sociale che la Piana ha per
Lavagna ed i suoi cittadini. Non soltanto per loro, ma anche per quelli del comprensorio. Ci premura sottolineare come questo spazio costituisca un vero e proprio “polmone” per tutto il territorio densamente antropizzato che lo circonda.
La nostra Amministrazione ha posto come uno degli obbiettivi primari, la conservazione e la valorizzazione agricolo-ambientale della Piana. Sono necessarie
azioni per favorire la promozione dei prodotti agricoli locali e per sviluppare un
turismo legato all’ambiente ed alla natura.
I recenti eventi alluvionali del 2014 hanno evidenziato come il fiume ed il territorio adiacente hanno bisogno di una costante ed attenta gestione. Opere di
manutenzioni degli argini, di dragaggio dove necessario, di pulizia dell’alveo e
soprattutto la rimozione della barra di materiale depositato alla foce.
Per la città di Lavagna ed in particolare per la Piana dell’Entella, il Contratto
di Fiume appare un ottimo strumento per affrontare le tematiche fino qui accennate e che possiamo così riassumere:
Sostegno ad una piccola agricoltura legata ai prodotti locali;
Difesa della biodiversità;
Mitigazione del rischio idraulico attraverso opere non impattanti;
Promozione turistica della valenza ambientale;
Tutto ciò che riguarda il fiume Entella non può essere considerato senza una
visone complessiva di bacino. Ovviamente ogni comune avrà le sue problematiche e specificità relative al contesto d’azione ma sicuramente è essenziale valutare quello che si trova a monte ed a valle.
Il Contratto di Fiume ci permette di confrontarci con tutte le realtà territoriali
interessate e pianificare delle azioni che siano finalmente condivise.
Auspichiamo che quanto prima tutti i comuni facenti parte del bacino idrografico dell’Entella aderiscano al Contratto di Fiume ponendo le basi per una corretta gestione del territorio.
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Un patto per il fiume Entella e per le sue vallate
Marco Bertani, Assessore all’agricoltura del Comune di Ne
Franco Amadori, Assessore al Contratto di fiume del Comune di San
Colombano Certenoli
Il comune di Ne ha aderito, nel giugno del 2013, alla proposta di Contratto per
il Fiume Entella, rivolto alle Amministrazioni pubbliche, ai privati, alle imprese e
alle associazioni che operano nel bacino imbrifero, comprendente anche i torrenti Sturla e Lavagna.
Questo nuovo strumento di governo del territorio intende coinvolgere chi
amministra, chi abita, vive e lavora nel bacino fluviale, per concorrere, tutti insieme, alla salvaguardia della risorsa idrica, alla sicurezza delle persone e dei beni,
allo sviluppo socio-economico, alla tutela dei valori ambientali.
Si tratta di concordare un patto tra i vari portatori di interesssi, mirato a conciliare le molteplici funzioni svolte dai corsi d’acqua e dal suolo.
Gli eventi alluvionali dello scorso anno ci mostrano sempre più come le eccezionali piogge possano mettere a rischio la vita delle persone, lo svolgimento
delle attività economiche, la conservazione del paesaggio.
Ciò che avviene a valle è strettamente connesso con ciò che accade a monte
Da questo punto di vista, la manutenzione dei muretti a secco, dei terrazzamenti, dei canali di scolo è fondamentale per limitare gli smottamenti, rallentare la velocità dell’acqua, contrastare gli allagamenti a valle. Purtroppo accanto ai
terreni in coltura insistono molti appezzamenti incolti e abbandonati.
L’Amministrazione Comunale ritiene pertanto che vada riconosciuta, incoraggiata e sostenuta, per l’interesse generale, l’attività “eroica” dei nostri agricoltori, svolta in condizioni disagiate e tra molte difficoltà (economiche, burocratiche,
ambientali), in quanto essenziale per prevenire o mitigare gli effetti rovinosi delle
piogge torrenziali sempre più frequenti.
L’Amministrazione auspica quindi una diffusa adesione al Contratto di Fiume
da parte di tutti i soggetti interessati e in quel consesso intende adoperarsi affinché sia favorita la ripresa delle coltivazioni dei terreni agricoli e la manutenzione
dei boschi incolti, mediante la nascita di nuove imprese e la messa a disposizione delle superfici abbandonate alle imprese agricole presenti
Il Contratto di Fiume del Bacino dell’Entella rappresenta un’occasione “storica” per il comprensorio, una strada da intraprendere sia per la riqualificazione del territorio e la difesa dagli smottamenti idrogeologici, sia per il rilancio
economico e occupazionale, possibili con i fondi regionali, statali e FEASR del
programma 2014/2020, stanziati per contrastare il dissesto idrogeologico e
l’abbandono del territorio.
Inoltre il contratto di fiume permette di valorizzare i beni culturali e il patrimonio artistico legato al territorio, senza parlare della cura e della tutela del
paesaggio e la gestione delle risorse ambientali e naturali (Rete Natura 2000),
nonché potenziare la ciclovia dell’Ardesia.
Per queste considerazioni si chiede la massima collaborazione dei Comuni
facenti parte del Bacino Imbrifero, al fine di promuovere quella rete che permetterà di ripristinare e mettere in sicurezza il reticolo idrografico e valorizzare il
rapporto fra costa ed entroterra, molto importante per il turismo e l’enogastronomia.
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Il contributo dell’Agenzia di sviluppo GAL Genovese al Contratto di Fiume
dell’Entella
L’Agenzia di Sviluppo GAL Genovese (ASGG) opera con l’obiettivo di promuovere la crescita economica integrata e sostenibile del territorio dell’Area
Metropolitana genovese. Progetta, organizza e gestisce programmi di sviluppo
locale concertati con le parti istituzionali ed economiche, secondo la metodologia CLLD (Community-Led Local Development), e, attraverso azioni di marketing
territoriale e di animazione economica, assiste i portatori di interesse nella
ricerca e nella individuazione di incentivi e finanziamenti idonei all’attuazione
delle proprie idee progettuali. Inoltre, attraverso i progetti europei di cooperazione transnazionale ed interregionale, contribuisce alla internazionalizzazione
del sistema economico locale e attiva progetti pilota favorendo lo scambio di
esperienze tra realtà territoriali diverse. Il core-business dell’Agenzia di sviluppo Gal Genovese è quindi lo sviluppo locale sostenibile.
L’invito, a partecipare ai lavori per la predisposizione del Contratto di Fiume
dell’Entella, rivolto all’Agenzia di sviluppo GAL Genovese dal capofila,
l’Amministrazione comunale di Chiavari, appare come un’importante opportu15
nità per mettere a sistema competenze ed esperienze utili alla realizzazione di
uno strumento operativo di programmazione locale sostenibile basato sulla
valorizzazione delle risorse umane ed ambientali e soprattutto dell’acqua, una
risorsa importantissima da gestire per scongiurare il dilagare del dissesto idrogeologico.
In relazione alla gestione consapevole dell’acqua e nello specifico alla valorizzazione dei torrenti Lavagna, Sturla e Graveglia e del fiume Entella, l’Agenzia
di Sviluppo GAL Genovese ha maturato un’interessante esperienza partecipando al progetto di cooperazione europea transnazionale Alpwaterscarce realizzato nel periodo 2008-2012. Tre sono stati i principali risultati progettuali utili e
trasferibili alla realtà del Contratto di Fiume bacino dell’Entella:
Il primo, l’esperienza maturata nel coordinamento del forum interattivo per
la valorizzazione dell’acqua, progettato e gestito dall’Agenzia GAL Genovese in
collaborazione con i partner internazionali, che ha consentito la sperimentazione di una piattaforma articolata a scala locale, nazionale ed internazionale per
la raccolta dati e la condivisione di buone partiche di pianificazione e gestione
dell’acqua. Il forum, partecipato da portatori di interessi pubblici e privati dei
diversi stati membri dell’arco alpino, ha consentito la raccolta di dati qualitativi per l’analisi delle dinamiche naturali e antropiche legate alla riduzione delle
risorse idriche.
Il secondo risultato utile e trasferibile del progetto AWS, è stato la predisposizione delle fasi preliminari per l’attuazione del Contratto di Fiume del torrente Scrivia, azioni realizzate in collaborazione con la provincia di Genova, attuale Area metropolitana, e la provincia di Alessandria anch’essa partner del progetto AWS. Grazie a tale cooperazione è stato possibile porre le basi per trasferire in Regione Liguria la metodologia dei Contratti di Fiume, operativa e normata a livello regionale nel limitrofo Piemonte e oggi anche a livello nazionale ed
europeo. Inoltre grazie al progetto AWS è stato possibile attivare la Cabina di
Regia e una prima bozza del Piano di Azione del bacino interregionale dello
Scrivia.
Infine terzo risultato utile è stato quello di inserire il bacino dell’Entella tra le
aree pilota del progetto AWS, consentendo la raccolta di dati, informazioni e
documenti legati alla gestione dell’acqua nonché la condivisione degli stessi a
livello internazionale.
Pertanto l’Agenzia di Sviluppo GAL Genovese ringrazia l’amministrazione
comunale di Chiavari e il comitato promotore, che ha svolto un importante lavoro di anni, per l’invito ricevuto, e si rende disponibile con le proprie competenze
ed esperienze a collaborare alle fasi operative per l’attuazione del contratto di
fiume dell’Entella, uno strumento utile e funzionale alla sviluppo sostenibile del
levante ligure.
16
Marsano e territorio: un legame che dura da più di un secolo
Scuola di agricoltura - Istituto B. Marsano
L’Istituto B. Marsano nasce a Sant’Ilario nel 1882, come Regia Scuola Pratica
di Agricoltura, da un’ idea del fondatore: Bernardo Marsano, negoziante impegnato nelle attività portuali genovesi. Tale scuola rimane a tutt’oggi l’unico
Istituto superiore agrario nella provincia di Genova.Nel testamento del 1888 il
fondatore afferma:
“Revocando ogni mia precedente disposizione istituisco mia erede universale la
regia Scuola Pratica d’Agricoltura Marsano con sede in Sant’Ilario di Nervi alla cui
fondazione ho consacrato tutta la mia vita e la maggior parte de’ miei stessi averi
allo scopo di creare nella Liguria, mia terra natale, un centro di istruzione ove si
insegnino i metodi migliori per trasformare le nostre terre, oggi così poco remuneratrici, in giardino d’inverno, capaci di ricchissimi prodotti delle ortaglie primaticce, degli agrumi, della Floricoltura e Frutticoltura”.
Nel 1998 viene inaugurata una sede staccata dell’Istituto in Val
Fontanabuona, sita in località la Pozza nel comune di San Colombano Certenoli.
La Scuola si propone di formare figure professionali che possano essere attive sul territorio in diversi ambiti: da quello agricolo-ambientale, a quello zootecnico e agro-alimentare, nonché silvicolo e di gestione del territorio con tecniche
tradizionali e a basso impatto ambientale. Attualmente l’Istituto a San
Colombano, ha attivo sia un corso di studi di tipo tecnico quinquennale per periti agrari, sia una corso di cinque anni per agrotecnici ovvero figure professionali
sempre in ambito agrario.
L’Istituto è attivamente impegnato nella promozione della cultura ambientale,
del rispetto della biodiversità e delle pratiche tradizionali legate al territorio. Le
tre sedi: Sant’Ilario, Molassana e San Colombano hanno infatti specificità diverse in ragione della loro storia e collocazione. Per quanto riguarda la sede fontanina, tali finalità hanno portato la scuola a collaborare con gli Enti presenti sul
territorio e con alcuni Istituti comprensivi della zona, nell’ottica di diffondere i
valori e le conoscenze rurali promossi dalla scuola in modo particolare ai bambini e ragazzi.
L’Istituto è poi impegnato nella valorizzazione delle specie e dei prodotti locali, con particolare riferimento alla coltura della nocciola varietà “misto Chiavari”
(in collaborazione con cooperativa Nabot di Chiavari), un tempo fonte di reddito
per molte famiglie dell’entroterra e nella riscoperta di alcuni fruttiferi storici locali (meli, peri, prugni, albicocchi), varietà ben adattate e resistenti alle condizioni
colturali locali (in collaborazione con alcuni vivai della zona).
Vengono infine incoraggiate e promosse le tecniche tradizionali e a basso
impatto ambientale per la gestione del territorio quali la realizzazione di opere
di sostegno in muratura a secco, affiancandole alle moderne tecniche di ingegneria naturalistica.
In conclusione, la scuola promuove già molte delle finalità contenute nel
“Contratto di Fiume”, opera attivamente alla formazione di figure professionali
che possano inserirsi lavorativamente su questo territorio, assicurando quel presidio, e quell’opera di prevenzione necessari a mettere in moto i processi virtuosi auspicati dal “Contratto”.
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Verso una conoscenza
del bacino imbrifero dell’Entella
L’Entella tra costa ed entroterra
Mauro Davì, Architetto e membro del CdF Entella
Tutti i proprietari di fondi prospicienti i corsi d’acqua, sia a monte che sulla
costa, devono procedere alla rimozione del materiale abbandonato e alla manutenzione ordinaria e straordinaria degli alvei e delle sponde.
Per questo è imprescindibile la riqualificazione del fiume e delle sue sponde,
la tutela delle risorse idriche per il raggiungimento del buono stato ecologico. Il
Contratto di fiume dell’Entella può rappresentare un’occasione storica per il
comprensorio, una strada da intraprendere per la riqualificazione del territorio e
il rilancio economico e occupazionale della zona.
Per comprendere il territorio ligure, occorre porre l’attenzione sull’andamento demografico che permette di capire da dove scaturiscono i disastri ambientali che ormai annualmente affliggono la Regione.
Se la costa è abitata in modo intensivo per cui si è cercato di cementificare
ogni possibile spazio (la piana dell’Entella è un’importante eccezione essendo
rimasta ad uso prevalentemente agrario proprio per la pericolosità delle ripetute
esondazioni del vicino corso d’acqua dell’ Entella), l’entroterra offre un territorio
che è il meno densamente abitato in Italia.
Alla foce l’Entella incontra l’abitato di Chiavari, cittadina inserita nell’Elenco
dei Comuni che vengono definiti ad Alta Tensione Abitativa o in Calamità
Naturale (L. 21 febbraio 1989, n. 61) con una densità di popolazione di 2.200
ab./Kmq, dovuta al forte incremento costruttivo dovuto al rapido sviluppo turistico delle diverse stazioni balneari costiere.
Per contro l’entroterra ha in gran parte una densità abitativa inferiore alle 100
unità per Kmq ed è stato, negli ultimi due secoli, oggetto di progressivo spopolamento, tanto che oggi è l’area del territorio nazionale con la più bassa densità
abitativa con terreni boschivi per il 75%. Oltre alle zone boscate aventi una vegetazione formata in prevalenza da boschi misti a latifoglie, faggete e conifere, tra
le destinazioni agricole troviamo colture agricole eterogenee, specialmente nelle
zone interne, zone a prato ed a colture foraggere ubicate prevalentemente, indicatrici di allevamenti e di produzioni zootecniche. Tra le colture legnose è prevalente la coltura del nocciolo.
Dopo che si è rilevato che alcuni corsi d’acqua, scoli, canali di irrigazione,
fossi, si trovano in uno stato di abbandono totale o parziale, aumentando il
rischio di esondazione occorre che alla tutela del territorio contribuiscano le due
realtà, la costiera e quella dell’entroterra, finora totalmente indipendenti ma che
necessariamente si trovano a condividere lo stesso territorio.
L’obiettivo è quello di stimolare i proprietari dei terreni attraversati da corsi
d’acqua a provvedere alla loro manutenzione per garantire il corretto deflusso,
scongiurando le esondazioni, assicurando il corretto deflusso delle acque e, in
caso di impossibilità, diano a giovani che intendano dedicarsi alle pratiche silvicolturali la possibilità di intervenire mantenendo comunque inalterato l’assetto
proprietario.
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Foce del fiume Entella: trasporto sedimentario e rischio idrogeologico
Prof. Sergio Tucci, Sedimentologo applicato, Università di Genova
Il fiume Entella drena una superficie di circa 370 km2 ed è originato dalla confluenza del torrente Lavagna e del torrente Sturla ai quali si aggiunge, poco più
a valle, un altro importante tributario, il torrente Graveglia. Dal punto di vista geologico il torrente Lavagna è prevalentemente impostato sui terreni flyschoidi
(sedimenti terrigeni argillosi, arenacei e calcarei depositati in ambiente marino)
altamente erodibili, il torrente Sturla scorre prevalentemente su arenarie e su formazioni argillose (altamente erodibili) mentre il torrente Graveglia trasporta
rocce poco erodibili come ofioliti, diaspri e calcari massicci. Tutto questo produce un trasporto sedimentario del fiume Entella eterogeneo per litologia e dimensioni medie dei sedimenti: si passa da sedimenti grossolani a sabbie medie che
tendono a sedimentare nel tratto terminale del corso d’acqua per giungere a
sedimenti fini che tendono a depositarsi sulla spiaggia sottomarina per essere
poi trasportati lungo costa oppure su fondali profondi. Uno studio dell’ENEA
(Bonatti et al., 2003) riporta il dato di un trasporto solido medio di circa 200
t/anno per km2 con un carico solido alla foce di circa 35.000 m3/anno.
Questo carico solido tende a disporsi su un apparato deltizio sommerso di
forma convessa che si appoggia lateralmente alle dighe foranee dei porti turistici di Lavagna e di Chiavari testimoniando l’effetto delle opere marittime sull’apparato fluviale; a levante il porto di Lavagna è radicato direttamente alla foce
dell’Entella mentre a ponente la conformazione delle opere marittime permette
un flusso sedimentario più agevole verso il porto di Chiavari.
Analizzando i dati della fascia costiera relativi agli ultimi 130 anni (Piano di
tutela dell’ambiente marino e costiero, 2011) si nota chiaramente che il paraggio costiero della foce dell’Entella ha subito almeno tre fasi diverse: la prima
caratterizzata da un apporto sedimentario importante che ha costruito le spiagge più importanti di tutta l’area; la seconda, di tipo erosivo, ha ridotto l’estensione delle spiagge; la terza, legata alla costruzione dei porti turistici di Lavagna e
di Chiavari, ha imposto un drastico cambiamento alle linee di diffusione dei sedimenti provenienti dall’Entella con la costruzione di una spiaggia sottomarina
davanti alla foce che cresce, per opera dei sedimenti che rimangono intrappolati tra le due strutture portuali; i fondali più al largo, non ricevendo più apporti sabbiosi ma solo sedimenti fini, iniziano a trovarsi in una fase erosiva e perdono
quindi la capacità di essere un serbatoio di sedimenti per le spiagge circostanti.
Con la configurazione attuale delle opere marittime che racchiudono la foce
dell’Entella il bilancio sedimentario è determinato dalla differenza tra il materiale immesso nel sistema dal fiume e quello in grado di superare le strutture dei
porti turistici di Chiavari e Lavagna ed entrare nel flusso delle correnti che determinano la diffusione dei sedimenti; questo trasporto è effettuato dalle correnti
generate dal moto ondoso di Libeccio e di Scirocco che inducono un trasporto in
direzioni opposte; il libeccio, che ha maggiore energia e quindi una maggiore
capacità di trasporto, tenderebbe a trascinare verso Sestri Levante i sedimenti
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più grossolani ma il blocco indotto dal porto di Lavagna produce una rapida sedimentazione permettendo solo il flusso dei sedimenti più fini che si muovono in
sospensione e che risultano inutili per il ripascimento delle spiagge di Lavagna
che sono entrate in una fase di forte erosione. Lo scirocco, che ha una capacità
di trasporto minore, distribuisce i sedimenti più grossolani verso Chiavari solo su
batimetrie relativamente basse continuando ad alimentare la spiaggia a levante
del porto di Chiavari mentre oltre questo riescono a giungere solo sabbie fini.
Tutto questo porta a valutare che il volume di materiale in uscita dal sistema,
allo stato attuale, si può considerare trascurabile e che la formazione di una
barra alla foce è la risposta naturale del sistema; gli apporti di sedimento sono
quasi sempre maggiori della loro dispersione, il sistema più semplice per portare il sistema in equilibrio è quello di intervenire sul bilancio sedimentario aumentando la dispersione non potendo fermare, se non in modo limitato, gli apporti;
Il dragaggio dell’area di foce potrebbe tendere a riequilibrare, per quanto possibile, l’intera unità fisiografica.
Lo scopo di un dragaggio mirato deve essere quella di produrre un aumento
della profondità del fondale sulla spiaggia sottomarina tale da indurre un maggior potere erosivo del moto ondoso con conseguente trasporto di sedimenti al
di fuori della trappola indotta dai manufatti. Naturalmente per essere utile questo intervento deve essere importante nella prima fase di asporto mirato e deve
poi essere seguito da un dragaggio di mantenimento programmato. Questo intervento avrebbe anche un effetto positivo sul flusso delle acque dell’Entella riducendo il rischio di esondazioni in presenza di eventi alluvionali importanti.
Appare quindi evidente che i due problemi del trasporto sedimentario e del
rischio idrogeologico sono intimamente collegati.
In questa direzione sembra andare la Regione Liguria (Piano di tutela dell’ambiente marino e costiero, 2011) quando, riferendosi alla foce del fiume Entella,
scrive:
Per quanto riguarda il paraggio in oggetto gli interventi dovranno essere volti al
mantenimento della configurazione morfologica attuale ed all’utilizzo del surplus
di sedimenti immessi dall’Entella come materiale da destinare alle spiagge dell’unità fisiografica:
1. Dragaggio della spiaggia sommersa a profondità comprese tra 0 e 6 m, per un
volume stimabile in almeno 300.000 m3, da utilizzare per il ripascimento artificiale dei paraggi confinanti (Lavagna e Chiavari);
2. Prelievi annuali dalla barra di foce dell’Entella, quando presente, per attività di
manutenzione delle spiagge dei paraggi limitrofi. I volumi sono da stabilire in
base alle esigenze di manutenzione delle spiagge dell’intera unità fisiografica ed
all’entità annua della barra di foce. Il sistema dovrebbe essere in grado di sopportare tranquillamente un prelievo annuo dell’ordine di 20.000 m3. Occorre
rimarcare che tali interventi, oltre a ripristinare artificialmente un equilibrio rotto
dalla costruzione dei porti turistici, sono anche utili a mantenere l’officiosità
idraulica della foce dell’Entella, che altrimenti andrebbe a diminuire nel tempo
per effetto del graduale spostamento verso mare della barra di foce dovuto al
deposito dei sedimenti.
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Una scelta diversa per aumentare la dispersione dei sedimenti, potrebbe
essere quella di aumentare la velocità del flusso delle acque intervenendo sul
tratto terminale dell’Entella; tra le ipotesi possibili vi è quella di rendere rigide le
sponde del tratto terminale del corso d’acqua: si otterrebbe così di proteggere le
fasce circostanti dall’inondazione e si determinerebbe una maggiore velocità del
flusso d’acqua che defluisce in mare e questo potrebbe indurre un più efficiente trasporto dei sedimenti: si tratterà di valutare se questo trasporto porterà i
sedimenti oltre la trappola delle strutture portuali ed allora il risultato potrà essere la scomparsa della barra (risultato positivo per il deflusso delle acque) oppure se avverrà il semplice spostamento della barra più al largo ed, in tal caso, il
risultato ottenuto non porterà alla soluzione del problema. La forte controindicazione della canalizzazione rigida è data dall’erosione indotta nel letto del fiume
che potrebbe essere anche molto accentuata e questo, nel caso dell’Entella,
potrebbe indurre una erosione del prisma alluvionale che contiene la falda acquifera che alimenta l’acquedotto di Chiavari. Ricordo che l’orizzonte argilloso limoso che protegge la falda dal cuneo salino nella asta terminale dell’Entella ha uno
spessore limitato (Cortemiglia et Al. 1975) e quindi una fase erosiva non controllabile potrebbe produrre un pericolo reale di ingressione del cuneo salino.
In conclusione per risolvere il problema di un riequilibrio, almeno parziale,
della dinamica sedimentaria e per ridurre il rischio idraulico nelle fasi di piena
sarebbe auspicabile intervenire alla foce con un dragaggio capace di ristrutturare il cuneo sedimentario emerso e sottomarino; contemporaneamente, sul tratto
terminale della foce dell’Entella, sarebbe utile intervenire in alveo e sui versanti
con tecniche morbide di ingegneria naturalistica mentre, per gli interventi sulle
opere di difesa idraulica ed idrogeologica, sarebbe opportuno programmare
opere poco impattanti.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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modellistica idrologica applicata al bacino del torrente Entella. “STUDI PER LA CREAZIONE
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Sestri Levante (Liguria orientale) “STUDI PER LA CREAZIONE DI STRUMENTI DI GESTIONE
COSTIERA. Golfo del Tigullio”, ENEA S.Teresa Centro Ricerche Ambiente Marino, La Spezia
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22
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Approvato con delibera del Consiglio Provinciale n. 3 del 29/01/2003.
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Entella relativamente al tratto terminale - 1° Lotto dalla foce al ponte della Maddalena - 1°
stralcio funzionale: progetto definitivo.
Provincia di Genova (2007) - Studio di approfondimento volto alla delimitazione delle fasce fluviali ed individuazione degli scenari di intervento per la sistemazione idraulica del torrente
Rupinaro.
Provincia di Genova (2009) - Piano di bacino sul bilancio idrico: il bacino del fiume Entella.
Provincia di Genova. (2013) - Ambito regionale di bacino 16. Piano di sviluppo, stralcio sul
rischio idrogeologico: piano degli interventi per la mitigazione del rischio.
Regione Liguria (2011) - Piano di tutela dell’ambiente marino e costiero; ambito costiero 15Unità fisiografiche Golfo del Tigullio, Baia del Silenzio e Riva Trigoso; Art. 41 Legge
Regionale N. 20/2006. Relazione Paraggio Foce Entella - dal porto di Chiavari al porto di
Lavagna.
Regione Liguria (2011) - Piano di tutela dell’ambiente marino e costiero; ambito costiero 15Unità fisiografiche Golfo del Tigullio, Baia del Silenzio e Riva Trigoso; Art. 41 Legge
Regionale N. 20/2006. Relazione sulla qualità delle acque (RA) Indagine idrodinamica e
correntometrica nel Golfo del Tigullio.
Regione Liguria (2011) - Piano di tutela dell’ambiente marino e costiero; ambito costiero 15Unità fisiografiche Golfo del Tigullio, Baia del Silenzio e Riva Trigoso; Art. 41 Legge
Regionale N. 20/2006. Relazione Paraggio di Chiavari - da Punta Chiappe al porto di
Chiavari.
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Direttiva Alluvioni - aree inondabili e frane
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Uso agricolo e salvaguardia del territorio
Antonio Battolla, agronomo
Il meraviglioso paesaggio della Liguria è il risultato di un laborioso lavoro di
modellamento del territorio, effettuato dall’uomo, nel corso di millenni, per l’utilizzo del suolo a fini agro-silvo-pastorali.
Anche nel bacino dell’Entella, a parte le rocce e le vette delle montagne, non
vi è lembo dell’originario territorio naturale del che non sia stato utilizzato e plasmato dall’uomo.
Il fondovalle è stato bonificato, arginando e regimando le acque, rendendolo
così idoneo all’edificazione degli agglomerati urbani e delle vie di comunicazione, oltre che di fertili appezzamenti agricoli; i versanti collinari, anche con accentuata acclività, sono stati sistemati con mirabili terrazzamenti, utilizzando le
diverse esposizioni nel modo ottimale per le diverse colture (a Nord la vite e nei
pendii più soleggiati l’ulivo); il castagno è stato coltivato intensamente alle quote
superiori, laddove sia l’ulivo che la vite incorerebbero in gelate; le montagne
sono state disboscate alle quote superiori, già in epoche preistoriche, per la realizzazione di prati-pascoli funzionali all’allevamento del bestiame, mentre i pendii più accidentati dei rilievi collinari e montani sono stati utilizzati a bosco ceduo
e a fustaia, per la produzione di legname.
Le mutazioni socio economiche, avvenute a partire dal secondo dopoguerra
del secolo scorso, hanno di fatto travasato la forza lavoro dal settore agricolo a
quello industriale, artigianale, turistico e commerciale e di riscontro si è verificata un’intensa edificazione lungo i fondovalle e le fasce costiere, accompagnata
da uno spopolamento delle aree interne.
È a questo punto che sono iniziati i problemi, sia per le aree collinari-montane che per quelle costiere e di fondo valle.
Infatti il nostro territorio, fortemente modificato dall’uomo, necessità di un
costante apporto di energia per contrastare i naturali fenomeni di dissesto idrogeologico e per mantenere il paesaggio nell’equilibrio in cui oggi lo conosciamo.
Non bisogna scordare che “il mestiere delle montagne è quello di franare e scendere a valle”.
I dissesti, le alluvioni e gli allagamenti sono inoltre aumentati negli ultimi anni
in conseguenza anche delle accresciute intensità delle precipitazioni, sempre
più a carattere “tropicale”.
Tali fenomeni sono stati contrastati, sino a pochi decenni fa, dalle pratiche
agricolo-forestali e da una capillare rete di opere di regimazione delle acque e
di stabilizzazione dei versanti oltre che da una continuo intervento di manutenzione delle sistemazioni realizzate nei secoli scorsi, in particolare dei terrazzamenti.
L’abbandono e il degrado di queste sistemazioni può comportare, crolli,
deformazioni e traslazioni dei muri di contenimento, sino a fenomeni di collasso
delle strutture. In concomitanza di piogge intense, infatti, la spinta idrostatica
che si genera per l’imbibizione del terreno, può determinare, in assenza di un
efficace sistema di drenaggio, la perdita di stabilità e il crollo dei muri di contenimento con un possibile effetto domino sui muri sottostanti.
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Quindi laddove l’agricoltura è stata abbandonata o è in via di abbandono, più
facilmente i pendii franano e i muretti a secco crollano, in occasione di forti piogge, dando luogo ad un trasporto solido che, unitamente al legname presente sui
rii o sulle sponde fluviali, “ingrossa” i torrenti, potendo creare sbarramenti che
favoriscono, nel fondovalle, la fuoriuscita delle acque dagli alvei dei torrenti e dei
fiumi.
È chiara quindi l’importanza dell’attività agricolo-forestale e del presidio
umano nell’entroterra, non solo per gli aspetti economici, sociali e culturali ma
anche per contrastare gli aspetti nefasti delle sempre più frequenti alluvioni.
In questo senso è necessario un vero “patto” tra chi abita sulla costa e nelle
citta di fondovalle con chi ancora oggi, come in Val Graveglia, si “ostina” a vivere di agricoltura.
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Uso del suolo - aree agricole produttive
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Siti di Interesse Comunitario
Il territorio dell’Unione Europea è stato suddiviso in 9 regioni biogeografiche,
ognuna caratterizzata da particolari fattori geografici, climatici, geologici, biologici e storici e dove sono presenti determinate specie vegetali ed animali. Delle 9
Regioni biogeografiche (boreale, atlantica, continentale, alpina, mediterranea,
macaronesica, steppica, pannonica e del Mar Nero), in Liguria sono presenti
quella alpina, non presente nel bacino imbrifero dell’ Entella, quella mediterranea e quella continentale.
Per la valorizzazione e la tutela del territorio sono stati individuati dall’Unione
Europea i SIC, siti di importanza comunitaria. La Liguria è la regione che ha la
maggior percentuale di superficie dei siti di importanza comunitaria in rapporto
alla superficie regionale (dati Istat). Nel 2014 erano il 27,2% pari a 147.200 ettari, 17.000 dei quali interessano il bacino imbrifero dell’Entella (occorre specificare che 5 dei siti individuati si estendono in complessi montuosi che solo in parte
rientrano nel perimetro displuviale del bacino idrografico).
Sono poi indispensabili per scongiurare la frammentazione del territorio, i
“corridoi ecologici”, zone circostanti i SIC, che costituiscono il raccordo tra
ambiente antropizzato e ambiente naturale, e mettono in relazione aree separate tra loro ma simili per funzionalità ecologica. Infine, occorre tenere in considerazione anche gli ambienti trasformati dall’uomo nel corso dei secoli, che costituiscono parte integrante dei beni da valorizzare.
Il bacino imbrifero dell’Entella è caratterizzato da una elevata biodiversità grazie alla presenza di 7 ambiti SIC. Uno di questi, il Parco dell’Aveto, caratterizzato
da vasti complessi montuosi scarsamente antropizzati, appartiene alla regione
biogeografica continentale, mentre i 6 restanti rientrano nella regione biogeografica mediterranea. Anche analizzando l’intera Regione Liguria, emerge come la
maggior parte dei SIC appartenga alla regione mediterranea: 76 siti nel complesso di 126 SIC.
Siti di Interesse Comunitario dell’Entella
Federica Bisanti – Lipu – Lavagna
Qualità delle acque
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Nel 1992 tutti gli stati membri della Comunità Europea hanno riconosciuto
come assolutamente prioritaria la necessità non solo di conservare le specie selvatiche, ma anche gli habitat naturali e semi naturali: nasce, così, la Direttiva
“Habitat” con la quale viene data particolare importanza al concetto di “biodiversità” e alla sua tutela.
Otto anni dopo nasce Rete Natura 2000, una rete, appunto, costituita non
solo da aree caratterizzate da un’elevata naturalità, ma anche da ambienti trasformati dall’uomo nel corso dei secoli, ma che hanno conservato una notevole
importanza per la sopravvivenza di molte specie animali e vegetali.
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La Liguria, grazie alla sua posizione geografica tra le Alpi e il mare, è una delle
regioni d’Italia a più alto tasso di biodiversità: il fiume Entella è uno dei 126 siti
di Rete Natura.
Quale esponente della LIPU sono state prese in considerazione in questo studio preliminare due ambiti della regione biogeografia mediterranea: quello
riguardante la foce e il medio corso del fiume Entella e quello relativo all’area
appenninica, il Monte Ramaceto.
Oasi Fanunistica dell’Entella
L’oasi faunistica del fiume Entella è
stata istituita con delibera n. 174 del
24 marzo 1988 dalla Provincia di
Genova in seguito alla proposta della
Lega Italiana Protezione Uccelli con lo
scopo di tutelare un ambiente fluviale
di pregio naturalistico; per tale pregio
le zone della foce e del medio corso
del fiume fanno inoltre parte della Rete
Natura 2000 in quanto Sito di
Interesse Comunitario (SIC) e Zona di
Protezione Speciale (ZPS).
La Rete Natura 2000 è un insieme
di aree distribuite in tutti i Paesi della
Ue, in cui la tutela degli habitat e delle
specie è cercata attraverso l’equilibrio
tra la conservazione della natura e le
attività umane.
Il Sito di Importanza Comunitaria
SIC IT1332717 Foce e Medio Corso del
fiume Entella ha una superficie complessiva di 82 ha e ricade interamente
nell’Oasi Faunistica Provinciale che,
oltre all’ambito fluviale, comprende
anche la fascia di coltivi connessi agli
insediamenti agricoli a margine del
tessuto urbano.
Il suo impianto territoriale si presenta pressoché simmetrico e centrato
sull’asse del fiume Entella, sulle cui
sponde si svolgono le due frange di
ripa che il sito stesso comprende.
Il Sito è noto soprattutto per la presenza di rare specie migranti o stanzia32
li dell’avifauna europea, elencate
nell’Allegato I della Direttiva 79/409/
CEE e di specie di pesci elencate
nell’Allegato II della Direttiva 92/43/
CEE.
Tra le numerose specie si elencano:
il martin pescatore (Alcedo atthis), l’airone cenerino (Ardea cinerea) l’airone
rosso (Ardea purpurea), la garzetta
(Egretta garzetta), il tarabusino (Ixobriychus minutus), l’averla (Lanius collurio), la nitticora (Nycticorax nycticorax), il pesce vairone (Leuciscus souffia), il pesce barbo (Barbus plebejus),
la farfalla euplagia (Callimorpha quadripunctuaria).
Monte Ramaceto
Il Gruppo montano del Ramaceto
interessa un’ampia area di circa 2813
ettari, che interessa i comuni di
Borzonasca, Favale di Malvaro, Lorsica, Orero, Rezzoaglio e S. Colombano
Certenoli.
I monti più alti, il Ramaceto (m.
1385), il Rondanina (m. 1041), il Pagliaro (m. 1180) formano un crinale
articolato che separa la Val d’Aveto
dalla Val Fontanabuona.
In questo gruppo rientra anche una
parte del Parco regionale dell’Aveto,
mentre le aree di crinale sono percorse
da tre tappe dell’AVML e dai relativi itinerari di collegamento: il monte
Ramaceto è, infatti, meta irrinunciabile
per gli amanti della natura e del
trekking.
Questa zona fa parte del SIC denominato M. Ramacelo (codice: IT1331810) per le sue valenze floristiche e
faunistiche.
Il paesaggio
Il crinale della bastionata determina una netta separazione tra i versanti settentrionali coperti da splendide
faggete, tra cui i “Boschi di Liciorno”,
che si distinguono per l’estensione ed
il buon stato di conservazione. Ampi
spazi per il pascolo di estendono sui
pendii meridionali
La flora
Gli estesi pascoli ospitano specie
come la viola di Cavillier (Viola calcarata ssp cavillieri), rara sull’Appennino
ligure, la genziana di Koch (Gentiana
kochiana) e diverse specie di orchidee.
Sui versanti settentrionali le faggete, soprattutto alcuni esemplari di
cerro-sughera (Quercus crenata).
La fauna
Sono presenti circa 60 specie di
uccelli protetti dalla normativa
Europea, soprattutto passeriformi,
come l’averla piccola (Lanus collurio) e
il codirosso (Phoenicurus phoenicurus), e rapaci, come il gheppio (Falco
tinnunculus) e l’aquila reale (Aquila
chrysaetos).
Tra gli anfibi da segnalare il geotritone (Speleomantes strinatii) e la rana
temporaria (Rana temporaria). Tra i
lepidotteri, sono presenti la rara Erebia
meolans e la falena Euplagia quadripunctaria. Tra i mammiferi il lupo appeninico (Canis lupus).
La geologia
I substrati geologici prevalenti
appartengono alle Unità del Gottero e
della Val Lavagna.
Il Monte Ramaceto grazie a potenti
strati d’arenaria uniformemente inclinati, ha una struttura geomorfologica
molto simile a quella del Monte Zatta.
Linee generali di gestione
La flora
Gli studi sulla flora hanno evidenziato una rilevante presenza di specie
erbacee ed arbustive infestanti, indice
di un uso nel tempo del fuoco controllato come pratica agricola a fini di
pascolo; quest’ultimo, inoltre, effettuato in modo eccessivo, ha alterato il
substrato.
33
La Rete 2000 riconosce le attività
silvo-pastorali come necessarie per la
conservazione e il miglioramento delle
qualità paesistiche ed ambientali del
sito, per cui vanno svolte con piani di
pascolamento per un utilizzo razionale
dei pascoli.
Viceversa andrebbero valorizzate le
faggete e i castagneti così come piccoli popolamenti di ontano bianco: l’alnocoltura, infatti, era una pratica presente in Val d’Aveto fino alla fine dell’800.
La fauna
La fauna necessita di una maggior
tutela di quello che è il suo habitat. Nel
dettaglio:
anfibi: è necessario preservare le
zone umide e le pozze d’acqua, così
come ridurre il disturbo antropico nei
siti di riproduzione nella stagione primaverile quando l’attività turistica inizia ad interessare il sito.
uccelli: è importante mantenere gli
habitat boschivi relitti e tutelare le fitocenosi boschive adulte, così come
ripristinare i pascoli abbandonati e
conservarli con una gestione oculata
del pascolo.
mammiferi: è urgente potenziare la
sorveglianza venatoria per contrastare
il bracconaggio e realizzare reti elettrificate protettive degli allevamenti
ovino-caprini.
È importante sensibilizzare la popolazione locale sulla conoscenza delle
specie presenti sul territorio del SIC e
della loro importanza ecologica per
l’habitat.
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Rete ecologica SIC
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Con la morte del fiume sarebbe svanito ogni contatto tra quegli esseri abbandonati (...) L’assenza di questo grande moderatore universale, che gettava un ponte fra
l’animato e l’inanimato, si sarebbe dimostrata di importanza cruciale. Ciascuna di
queste realtà sarebbe presto diventata letteralmente un’isola in un arcipelago prosciugato dal tempo.
G. Ballard, Terra bruciata, Milano 1966
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