Un`anguilla di nome TRACY

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Un`anguilla di nome TRACY
Un’anguilla di nome TRACY
di Donatella Mondin
Mondiali di Nuoto Berlino 1978, ovvero: la riscossa del team USA, ma anche nascita di una
stella. Così è passata alla storia la terza edizione dei Campionati iridati di nuoto, che avevano
esordito a Belgrado 5 anni prima, in concomitanza con l’esplosione della squadra femminile
tedesca-est, meglio conosciuta come DDR. In casa dei “cugini dell’Ovest” (il Muro di Berlino
che divideva la Germania in due Repubbliche politicamente diversissime era più che mai in
auge) la DDR incappò in una clamorosa contro-performance collettiva che suscitò perplessità e
qualche sospetto. Ma solo un decennio abbondante più tardi si seppe con precisione che il flop
era stato causato da una mancata somministrazione – per alcune settimane – degli steroidi
anabolizzanti, la “benzina super” che spingeva tutte le nuotatrici DDR e taluni loro colleghi
maschi. “Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi” mi venne spontaneo pensare, quando
furono rese note le vere ragioni della débacle DDR all’edizione berlinese dei Campionati
Mondiali. Ma anche: “chissà perché le pentole sembrarono nuovamente a posto appena un anno
dopo, e nessuno si preoccupò di controllare se c’erano i coperchi …” Questa “leggerezza” costò
molto cara a tutto il movimento sportivo mondiale e fu probabilmente concausa nell’innesco di
una spirale di emulazione che fece decollare il doping come “cancrena globale”. Per troppi anni,
infatti, centinaia di atleti provenienti da Paesi appartenenti alla Cortina di Ferro,
incamerarono successi prestigiosi nelle competizioni internazionali (soprattutto Olimpiadi e
Campionati Mondiali), privando della vittoria altre centinaia di antagonisti “puliti”. Inevitabile,
quindi, che molti atleti si sentissero quasi obbligati a ricorrere a sostanze illecite per non fare
la fine dei loro sfortunati predecessori.
Ma torniamo a Berlino 1978. La stella femminile più in vista, tra le tante
che comunque brillarono in quell’occasione, fu una quindicenne nativa del
Minnesota, ma residente a Nashville, Tennessee, di nome Tracy Caulkins.
Salita alla ribalta internazionale l’anno prima per aver vinto i 100-200 rana
ai Nationals AAU indoor in vasca corta ed i 200-400 misti ai Nationals
estivi in vasca lunga, Tracy aveva definitivamente sancito il proprio diritto
al ruolo di stella del nuoto stabilendo il record mondiale dei 200 misti
(2’15”09) ai trials di qualificazione tenutisi a Woodlands e vincendo anche
100 rana, 200 delfino, 400 misti e qualificandosi per la staffetta 4x100 sl.
Tre settimane dopo, in terra europea, la consacrazione annunciata non si fece attendere:
Tracy iniziò il 20 agosto con i 200 misti, gara nella quale l’avversaria più prestigiosa era una
certa Ulrike Tauber, ex primatista mondiale e pluri-decorata in dorso-delfino-misti. La
Caulkins attaccò dalla prima frazione a delfino e non mollò la presa per tutte le 4 vasche,
trascinando con sé la compagna di team (entrambe del Nashville Aquatic club) Mary Joan
Pennington e polverizzando il suo fresco record di oltre un secondo (2’14”07). Anche la
Pennington nuotò più veloce del precedente primato (2’14”98), mentre la tedesca Tauber,
incapace di migliorarsi, fu bronzo in 2’15”99. La cavalcata delle ondine USA era iniziata! Due
giorni dopo la Caulkins prese l’argento nei 100 rana (1’10”77) alle spalle della sovietica Julia
Bogdanova, il giorno successivo scese in acqua nei 400 misti. La lotta – sulla carta – era fra lei
e le due valkirie DDR, di fatto però Tracy si trovò a combattere principalmente contro il
cronometro. In testa dalla prima frazione a delfino e senza punti deboli negli altri 3 stili,
terminò con il nuovo record mondiale di 4’40”83, quasi 2 secondi di miglioramento sul
precedente primato della Tauber che, nell’occasione, rimase staccata di 7 secondi
dall’americanina e 5 secondi sopra il proprio record olimpico di due anni prima. Terza fu l’altra
DDR Petra Schneider, quindicenne come la Caulkins, anzi coetanea come di più non si
potrebbe, condividendo con la ragazza di Nashville giorno-mese-anno di nascita (11 gennaio
1963). La staffetta 4x100 mista fu un altro duello con la DDR, dominatrice nelle due edizioni
precedenti dei Mondiali. Ma la DDR, contrariamente alle sue abitudini, aveva un quartetto che,
ad eccezione dell’ultima frazionista Barbara Krause, vincitrice dei 100 sl ed unico oro per la
sua squadra, non era riuscito a vincere alcun confronto diretto con le ondine USA nelle gare
individuali. Ecco quindi che Linda Jezek a dorso (vs Birgit Treiber), Tracy Caulkins a rana (vs
Ramona Reinke) e Mary Joan Pennington a delfino (vs Andrea Pollack) incamerarono un
margine di vantaggio più che sufficiente a consentire a Cynthia (Sippy) Woodhead – non
esattamente una velocista – di resistere al prevedibile ritorno della Krause nella frazione
finale a stile libero. Il quartetto a stelle e strisce vinse nettamente la gara in 4’08”21,
sfiorando per 26 centesimi il record mondiale della DDR stabilito alle Olimpiadi di Montreal.
Le walkirie tedesche, per l’occasione, non andarono oltre un 4’09”13, lasciando comunque a
quasi 6 secondi il team sovietico che prese il bronzo. E per Tracy fu il terzo oro.
Il 26 agosto fu un’intensa giornata per la ragazza di Nashville. Si iniziò con i
200 delfino, che avevano come “testa di serie” la campionessa olimpica Andrea
Pollack. La gara non sembrava proprio una passeggiata, dato che la possente
virago tedesca aveva stabilito, neanche due mesi prima, il nuovo record mondiale
con 2’09”87. Ma tutto lo squadrone DDR, privato anzitempo delle solite razioni
di steroidi, era a corto di carburante e frenava. Non fece eccezione la Pollack, incapace di
reggere il ritmo della coppia USA, e solo terza a quasi tre secondi dal suo record. Tracy
Caulkins – scatenatissima – eguagliò al centesimo il primato della rivale toccando appunto in
2’09”87 e trascinò all’argento la compagna Nancy Hogshead (2’11”30). La ciliegina sulla torta
arrivò con la staffetta 4x100 sl, che era stata appannaggio DDR sia a Belgrado ‘73, sia a Cali
’75. Tracy Caulkins partì in prima frazione, seguita da Stephanie Elkins, Jill Sterkel e Sippy
Woodhead e non ci fu storia: con 3’43”43 il team USA abbassò di un secondo e mezzo il
record di un altro storico quartetto (Peyton, Boglioli, Sterkel, Babashoff) autore di
un’imprevista quanto meritata vittoria a Montreal ’76 e diede 4” di distacco ad Heike Witt,
Caren Metschuck, Barbara Krause e Petra Priemer. Con questa vittoria Tracy Caulkins portò a
5 i suoi successi ed uscì dai Mondiali come l’atleta più medagliata (5 ori ed un argento).
Se il buongiorno si vede dal mattino … Tracy era indubbiamente la nuotatrice più attesa per i
Giochi Olimpici di Mosca ’80 ed un’autentica “mina vagante” per tutte le avversarie, dato che
non c’era specialità (tranne forse gli 800 sl) che potesse ritenersi “immune” dalle scorribande
della Caulkins. Versatile come mai si era visto prima, infatti, l’allieva di Paul Bergen a Nashville
(ultimamente anche coach di Inge de Bruijn) nuotava con la stessa fluidità e leggerezza tutti
gli stili e fu ben presto soprannominata “l’anguilla umana”.
Nel 1979 – anno di transizione perché privo di grandi appuntamenti mondiali – il fenomeno
Tracy conquistò due ori nei misti e due argenti (100 rana e 400 sl) ai Giochi Panamericani,
piazzandozi infine in questo modo nelle graduatorie mondiali stagionali: 15a nei 100 sl, 13a nei
400 sl, 9a nei 100 rana, 4a nei 200 rana, 17a nei 100 delfino, 4a nei 200 delfino, 2a nei 200
misti, 2a nei 400 misti. Tutto lasciava prevedere un’annata col botto per il 1980, senonché un
diavoletto decise di metterci lo zampino … e qualcuno (il presidente USA) s’inventò il
boicottaggio olimpico come rappresaglia (inutile) contro l’invasione sovietica in Afghanistan.
Così a Mosca fu presente tutto il blocco dei Paesi dell’Est e le walkirie DDR – nel frattempo
tornate ad ingurgitare quintali di steroidi – ebbero vita fin troppo facile contro qualche
australiana o canadese di turno; ci furono ben 6 triplette ed una doppietta targate Germania
Est su un totale di 11 gare individuali!
Tutto il nuoto USA incassò a stento il colpo, la mancata partecipazione olimpica fece
abbandonare l’attività a molti atleti, per altri fu un boccone amaro che nemmeno i successi
degli anni seguenti riuscirono a cancellare del tutto. Inoltre la stagione, che avrebbe dovuto
culminare con le Olimpiadi, si potrasse in maniera anomala per tutta l’elite sportiva
statunitense, mandando fuori giri i loro motori e non consentendo di ottenere picchi
prestazionali quali sarebbero verosimilmente usciti dalle gare olimpiche. Tracy Caulkins nel
1980 perse entrambi i primati dei misti ad opera della dopatissima coetanea Petra Schneider
e terminò in regresso rispetto all’anno precedente nella classifiche stagionali. Più o meno
simile il trend nel 1981, altro anno senza particolari obiettivi per gli americani (gli Europei
ebbero i loro campionati continentali a Spalato). Tracy si limitò – per così dire – a vincere un
bel po’ di titoli americani assoluti, sia invernali che estivi, sempre più in corsa per diventare la
più titolata atleta nella storia degli Stati Uniti, ma incapace di migliorarsi cronometricamente
rispetto all’annata d’oro 1978.
Nel 1982 tutto il mondo natatorio mondiale fu chiamato a rapporto ai
Campionati iridati di Guayaquil, Colombia. Tracy era la campionessa in carica
di 3 gare individuali, e logicamente attesa a grandi prestazioni nella sua
specialità “clou”, i misti, sui quali si era concentrata. Ma a Guayaquil andò
tutto storto per la ragazza di Nashville e per la squadra statunitense. Il
fatto è che i nuotatori USA arrivarono in Colombia in fase calante rispetto ai
trials (una situazione che si verificò diverse volte anche negli anni seguenti, segno che le
qualificazioni erano troppo dure e anche troppo ravvicinate rispetto alla manifestazione per la
quale facevano da selezione, e obbligavano tutti gli atleti a spremersi al massimo per
conquistarsi il posto in squadra, salvo poi non riuscire a tenere il picco di forma indispensabile
per lottare contro il resto del mondo che arrivava logicamente al vertice della condizione
nell’appuntamento più importante). Inoltre – particolare all’epoca “sfuggito” a tutti i
commentatori – molti avversari erano spinti non solo dalla loro macchina umana, ma anche (in
taluni casi “soprattutto”) da sostanze chimiche, nonché illecite. Fu così che ancora una volta la
Germania Est la fece da padrona nelle gare femminili vincendo 8 gare individuali su 12 e,
naturalmente, le due staffette 4x100 sl e 4x100 mista. In particolare fece sensazione lo
“stellare” record nei 400 misti di Petra Schneider, che portò il limite mondiale a 4’36”10,
staccando di 7 secondi la compagna di squadra Kathleen Nord e di 8 secondi una
irriconoscibile Caulkins. Il calo di forma era evidente (non solo per Tracy, ma anche per le
altre “prime linee” del team USA Mary T. Meagher, Rowdy Gaines, Tiffany Cohen e Marybeth
Linzmeier, tutti al di sotto dei loro standard), ma sarebbe stato interessante vedere quante
gare avrebbero effettivamente perso alcuni di loro (Gaines compreso, beffato dal tedesco est
Woithe nei 100 sl per soli 3 centesimi) se gli aiuti chimici provenienti dai laboratori di Lipsia
non avessero spesso catapultato sul podio atleti di indubbio talento medio (si pensi alla Nord,
per anni sui podi di varie specialità senza particolari acuti, anzi sfruttando débacles
momentanee di più talentuose avversarie, che sicuramente avrebbe navigato assai più nelle
retrovie se avesse avuto qualche chilo di steroidi in meno in circolazione nei propri muscoli). A
ben esaminare i risultati di quei Mondiali, si vede chiaramente che le ondine USA avrebbero
perso solo i 100 e 200 sl ad opera dell’olandese Verstappen, i 200 dorso ed i 200 rana se non
ci fossero state le artificiose atlete tedesco-est. La “catastrofe” (come venne definita allora)
del nuoto a stelle e strisce sarebbe stata molto più contenuta, dovendo fare i conti in
sostanza solo con mancati record e generali rialzi cronometrici.
La batosta di Guayaquil servì comunque da sprone a tutto il movimento natatorio USA, che
ripartì più in palla che mai nel 1983, anno degli Europei di Roma (e dei Giochi Panamericani
dove la Caulkins bissò gli ori dell’81 nei misti e prese l’argento nei 200 delfino), ma soprattutto
anno di preparazione per le Olimpiadi ‘84. Molti nuotatori considerati “vecchi” (24-25 anni)
tornarono a livelli di assoluto standard internazionale, affiancando le nuove leve che
cominciavano ad imporsi in proiezione olimpica. La ventenne Caulkins salì all’incredibile quota di
47 titoli americani conquistati (il più titolato, prima di lei, era stato un certo Johnny
Weissmuller con 36). Ormai quasi interamente concentrata sui misti, con qualche divagazione
sui 200 dorso o 200 delfino, Tracy si propose di riscattare un quadriennio sfortunato con un
anno olimpico a tutta birra. E nel gennaio 1984, allo Swimming International la nuotatrice
americana riuscì finalmente a battere le avversarie tedesco-est che da un quadriennio le
davano scacco matto. Così, a coloro che manifestavano scetticismo sulle sue chances di
vittoria alle Olimpiadi, lei ribatté: “Penso che in parecchi ormai mi considerino fuori dal giro.
Ma è meglio che stiano in guardia”.
Tutto il nuoto
USA
fece
registrare
prestazioni
superlative nel
1984, a partire
dai
circuiti
primaverili
universitari (in
yards),
per
continuare poi
con le gare in
vasca
lunga.
Caulkins,
Meagher,
Pennington,
Hogshead,
Woodhead
tornarono
ad
essere
le
trascinatrici
del
nuoto
femminile
statunitense. I
Giochi Olimpici
– e per giunta in
casa loro - non
potevano
che
costituire una
motivazione
aggiuntiva per il team USA, soprattutto per coloro che, da Berlino ’78 in avanti, avevano
conosciuto cocenti delusioni. Ai trials di giugno quasi tutti i più famosi campioni degli ultimi
anni conquistarono il posto in squadra, insieme a qualche nuovo nome di belle speranze. Tracy
vinse 100 rana, 200 e 400 misti, ma soprattutto dimostrò un ritorno a prestazioni di assoluto
vertice abbassando il proprio record americano sui 200 misti e portandolo a 2’12”78, a circa
un secondo dal limite della gigantesca valkiria Ute Geweniger.
Naturalmente la politica, che già aveva rovinato l’edizione olimpica di 4 anni prima, non mancò
di esercitare influenze nefaste anche sui Giochi di Los Angeles ’84. Il blocco dei Paesi
dell’Est, capitanati dall’Unione Sovietica, restituì lo “sgarro” agli Stati Uniti e dichiarò il
boicottaggio dei Giochi. Risultato? Due Olimpiadi falsate, molti atleti beffati da una mancata
partecipazione decisa non da demeriti sportivi, ma da decisioni politiche dei rispettivi governi,
insomma due fallimenti per il movimento olimpico.
Ad ogni modo, come a Mosca ’80 i Paesi partecipanti si erano impegnati al meglio, così accadde
a Los Angeles per il blocco opposto, quelle Nazioni che 4 anni prima – per solidarietà con gli
USA – avevano aderito al boicottaggio. Vero che in molte gare si sentì la mancanza di campioni
appartenenti ai Paesi assenti (nel nuoto un nome su tutti: Vladimir Salnikov), ma di certo in
tanti sport si tornò ad assistere a competizioni tra atleti normali e non ad impari scontri tra
uomini/donne e prodotti di laboratorio.
Come prevedibile, gli Stati Uniti la fecero da padrone ai Giochi, soprattutto in piscina. In
taluni casi sarebbe stato auspicabile che i giudici di gara non fossero stati “di parte”, perché
alcune discutibilissime decisioni macchiarono un poco le prestazioni comunque superbe del
team. Proprio la Caulkins, ad esempio, fu “rimessa in gara” nei 100 rana (dopo aver fatto
segnare il 9° tempo delle batterie) grazie ad una discussa squalifica della nostra Dalla Valle,
che puzzò subito di bruciato dato che la squalifica dell’azzurra significava l’ingresso in finale
della beniamina di casa. In finale Tracy si fermò ai piedi del podio, a 18 centesimi dal bronzo
della francese Catherine Poirot. Fu nei 200 e nei 400 misti che la fuoriclasse di Nashville fece
scintille: nella distanza breve abbassò di nuovo il record americano (ed ottenne anche quello
olimpico, che risaliva al 1972, in quanto a Montreal e a Mosca la gara non si era disputata)
nuotando in 2’12”64, seconda arrivò la connazionale Nancy Hogshead. Nei 400 precipitò il
proprio record a 4’39”24, ottenendo anche la miglior prestazione mondiale stagionale. Il terzo
impegno della Caulkins fu nella staffetta mista. Il quartetto formato da Theresa Andrews a
dorso, Caulkins a rana, Mary T. Meagher a delfino e Nancy Hogshead a stile libero s’impose
nettamente sui team tedesco-ovest e canadese.
Con 3 ori al collo, l’anguilla si ritenne soddisfatta e pronta ad appendere il costume al chiodo
dopo una carriera certamente ricchissima di successi (48 titoli americani assoluti – un record
imbattuto tuttora - 61 record nazionali e 5 mondiali), ma che avrebbe potuto essere molto più
eclatante senza i giochi illeciti della DDR. E’ infatti evidente la sproporzione tra gli exploits
ottenuti in casa propria (Paese da sempre leader mondiale nel nuoto) e quelli raggiunti nel
panorama internazionale assoluto da un’atleta che è stata sicuramente la più versatile al
mondo negli anni Ottanta, ma anche una delle più forti ed eclettiche dell’intera storia delle
piscine, gioiello di tutti gli allenatori che ebbero il privilegio di averla in squadra (oltre al già
citato Paul Bergen, anche Don Talbot, Ron Young e Randy Reese). Popolarissima negli USA
allora come oggi (si pensi che Bob Bowman, coach di Phelps, ha dichiarato che gli sarebbe
piaciuto allenarla), fu eletta Donna sportiva dell’Anno 1981 ed vinse la Broderick Cup nel 1982
(riconoscimento per atleti di college che si distinguono nello studio e nello sport).
La versatilità fatta persona, verrebbe da dire: capitana della squadra USA alle Olimpiadi di
Los Angeles, ammirata e rispettata per il talento ma anche per la comprensione e la
delicatezza nei confronti degli altri, la Caulkins dopo la laurea si è dedicata a diverse attività
relative più o meno direttamente al nuoto ed allo sport in generale: commentatrice sportiva,
organizzatrice di stage per giovani nuotatori, ma anche fondatrice del “Tracy Caulkins
Physiotherapy Center” che ormai ha una dozzina di sedi nel Tennessee e presidentessa di
alcune associazioni umanitarie australiane dedicate soprattutto alle donne.
L’Australia è diventata ormai la seconda patria dell’anguilla statunitense e a questo proposito
vale la pena riportare un fatto avvenuto proprio durante i Giochi di Los Angeles. Un
intraprendente sprinter australiano di nome Mark Stockwell (argento nei 100 sl) più che mai
deciso a farsi notare dalla grande campionessa, si tuffò nella vasca di riscaldamento dove lei
nuotava e si auto-presentò. Fu l’inizio di una love-story che culminò nel giugno del 1991 con il
matrimonio, celebrato a Nashville. Poi la coppia si trasferì a Brisbane, in Australia, dove
tutt’ora vive con – al momento – 4 figli: i gemelli Maddison e William di 9 anni, Emily di 6 ed
Annie di 2. Dopo 15 anni di totale assenza dal nuoto attivo, Tracy è tornata in acqua durante
l’ultima gravidanza e l’esperienza sembra averle riportato a galla – è proprio il caso di dirlo la voglia di praticare in maniera attiva lo sport che ha segnato così profondamente la sua vita.
Donatella Mondin