INC - giugno 2004- Il cane e la zanzara
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INC - giugno 2004- Il cane e la zanzara 1 di 2 http://www.enci.it/rivista/articolo.php?anno=2004&numero=06&ordi... ALLEVATORI | FAQ | LINK | CONTATTI | MAPPA | ENGLISH Ente Nazionale della Cinofilia Italiana Home page Copertina del mese Istituzionale Libri genealogici Soci Manifestazioni Pubblicazioni Razze italiane Arretrati Filariosi, terribile malattia che spezza il cuore Il cane e la zanzara La stagione calda porta con sé l'insidia dei parassiti ambientali, il cui sviluppo è appunto favorito dall' aumento delle temperature e dall' umidità. Nell'elenco dei parassiti che infestano gli animali domestici, le zanzare sono tra i più temibili. Tramite la loro puntura può infatti essere inoculata la filaria, agente della filariosi cardiopolmonare, uno dei principali pericoli per la salute dei cani nel nostro Paese. Il periodo più a rischio per la trasmissione della malattia viene considerato in Italia quello che va da maggio a novembre, allorché si osservano temperature medie che consentono un completo sviluppo delle larve del parassita e la massima diffusione delle zanzare. Per prevenire questa temibile infestazione sono oggi disponibili numerose sostanze e diverse formulazioni farmaceutiche che garantiscono una completa efficacia e la massima sicurezza. I Nostri Cani giugno 2004 Vince Vane ma non basta Il pastore bergamasco fra standard e mercato Il bell'irlandese da caccia Perche' un cane e' da caccia Nascita di un cane da soccorso Cento sul podio A LA TOLLARA esordisce il coursing Lhasa Apso, fiore d'oriente Il malinois vi renderà felici Un mastino napoletano fa la parte del leone Il cane e la zanzara La filariosi cardiopolmonare è una patologia causata da un verme, la Dirofilaria immitis, le cui larve vengono inoculate nel cane mediante la puntura della zanzara. Questa malattia provoca danni irreparabili al cuore ed ai polmoni del cane, distruggendone la struttura interna, fino a provocarne la morte. Questa parassitosi fu segnalata per la prima volta nel 1626, allorché un gentiluomo lombardo, Francesco Birago, descrisse la presenza di "vermi" nel cuore di uno dei suoi levrieri. Da allora sono passati quasi quattrocento anni, e, nonostante l'acquisizione di informazioni sempre più precise, sia sulle caratteristiche biologiche di questo parassita, sia sui fattori in grado di favorirne la diffusione, la lotta contro la filaria è purtroppo ben lontana dal suo epilogo. L'andamento è subdolo e, se l'animale non viene sottoposto ad un regolare controllo veterinario, possono passare degli anni prima che la malattia si manifesti con i suoi disturbi caratteristici. Questi sono rappresentati da: tosse, affanno, inizialmente solo dopo sforzo, successivamente anche a riposo, scompenso cardiocircolatorio fino alla morte dell'animale. "La filariosi cardiopolmonare, sottolinea il dottor Luigi Venco, medico veterinario di Pavia che ha maturato una notevole esperienza ed ha partecipato a studi epidemiologici sull' argomento, presenta dei tassi di prevalenza molto elevati nell'Europa del Sud (Francia, Spagna, Grecia, Portogallo ed ex Jugoslavia), in particolare in Italia. Se un tempo, nel nostro Paese, la filariosi era localizzata quasi esclusivamente nelle aree prospicienti il fiume Po (dove può interessare fino all'80 % dei cani non sottoposti a prevenzione) le alterazioni cui è andato incontro l'ambiente e le conseguenti modificazioni sulle popolazioni di zanzare e sulla loro densità ne hanno determinato la diffusione a nuove aree del territorio italiano, tanto da poterla attualmente considerare diffusa a gran parte del territorio nazionale. Le regioni a maggior rischio sono rappresentate dall'intera pianura Padana e dalla Toscana, ma un numero crescente di casi si osserva anche in Umbria, Marche, Sardegna e Liguria. Negli ultimi tempi sono stati segnalati dei casi anche più a nord, nel Canton Ticino, dove la filariosi era sconosciuta fino a qualche anno fa. La diffusione del parassita è stata favorita anche dalle mutate abitudini turistiche, data la tendenza a viaggiare sempre più spesso con i propri cani in aree caldo-umide. Un recente studio ha infatti dimostrato la presenza della malattia in nord Europa (dove peraltro non sussiste il rischio di contrarre l'infestazione) in numerosi cani appartenenti a turisti che avevano trascorso le vacanze nel nostro Paese". Chi è più a rischio di infestazione? "Dal momento che la maggiore attività delle zanzare si registra nelle prime ore della sera e all'alba, la permanenza del cane all'aperto in queste ore lo espone ad un maggior rischio di infestazione. Questo non esclude assolutamente il rischio anche durante le ore diurne, specie nelle zone in cui abbia una buona diffusione la zanzara tigre (Aedes albopictus), che è molto attiva durante il giorno. In ogni caso è stato ampiamente osservato che il ricovero notturno, pur non escludendo del tutto il rischio di puntura da parte della zanzara infestante, lo riduce comunque in misura considerevole. Anche l'età sembra rivestire un ruolo importante E' stato infatti osservato che cani di età compresa tra gli 8 e gli 11 anni corrono un rischio che è fino a 6 volte superiore rispetto a cani molto giovani, di età inferiore ai 2 anni. Ciò confermerebbe il fatto che, maggiore è l'età dell' animale, maggiore è stata l'esposizione agli ospiti intermedi (zanzara) e, di conseguenza, al rischio di infestazione". Come viene diagnosticata la filariosi cardiopolmonare? 09/06/2006 17.48 INC - giugno 2004- Il cane e la zanzara 2 di 2 http://www.enci.it/rivista/articolo.php?anno=2004&numero=06&ordi... "L'esame clinico da parte del medico veterinario può portare alla diagnosi della malattia solo quando questa è in fase conclamata e può avere già prodotto delle lesioni al cuore ed ai polmoni. Le fasi più precoci possono invece essere individuate con un semplice test di laboratorio, che è in grado di evidenziare la presenza del parassita nel sangue dell' animale". Come si procede in questo caso? "Se il test risulta positivo, significa che il cane è affetto da filariosi; può essere curata e guarita o mediante la somministrazione di farmaci in grado di uccidere le forme adulte del parassita, o attraverso procedure chirurgiche complesse. E' sottinteso che le probabilità di successo dipendono dalla presenza o meno di danni irreversibili al cuore ed ai polmoni. E' inoltre doveroso sottolineare che la terapia con derivati arsenicali, gli unici farmaci in grado di provocare la morte dei parassiti adulti, presenta notevoli difficoltà e non è priva di effetti collaterali". Come si effettua invece la profilassi farmacologica? "Non si tratta in realtà di una vera e propria vaccinazione, puntualizza il dottor Venco, dal momento che i farmaci impiegati a tale scopo proteggono dall'infestazione uccidendo le larve del parassita (microfilarie) eventualmente già inoculate dalla zanzara anche un mese prima della somministrazione (effetto retroattivo). Tali farmaci devono essere somministrati una volta al mese per bocca (ivermectina, milbemicina ossima, moxidectina) o per via trans-cutanea (selamectin). Dalla regolarità della somministrazione, nel periodo che va da maggio a novembre, dipende il successo della profilassi. Di questi ultimi tempi è la più interessante novità: la formulazione iniettabile di moxidectina, che offre una protezione completa per i 12 mesi successivi alla sua inoculazione. Questo prodotto iniettabile, studiato per ovviare ai rischi connessi a dimenticanze o errori ad opera dei proprietari di animali, può essere somministrato già nei soggetti di età superiore ai sei mesi, e solo dal medico veterinario". (a cura di) Rosita Trotti [Privacy] [Copyright] [Tariffe pubblicitarie 2006] [Contatta l'ENCI] ENCI -Ente Nazionale della Cinofilia Italiana- V.le Corsica 20, 20137 MILANO - P.IVA 00809980154 09/06/2006 17.48