[gdv_f1 - 23] testata-gdv/giornalevicenza/cr/06 15/05/08
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Cronaca 23 IL GIORNALE DI VICENZA Giovedì 15 Maggio 2008 DOSSIER SPISAL. Per la prima volta uniti i dati dei Servizi di prevenzione delle 4 Ulss vicentine FARMACI. La diversità: sono ricavati da cellule viventi modificate Ognigiornonel 2007 duegliinfortunigravi Coni biosimilari lasaluterischia «Gli imprenditori devono organizzare i loro dipendenti Il prof. Ronco: «Ci sono differenze enormi» verso un uso corretto delle attrezzature e dei macchinari» E oggi a Venezia c’è un incontro sul tema Gian Maria Maselli Nel 2007 si sono verificati 722 infortuni gravi sul lavoro nel Vicentino, vale a dire ben due casi al giorno. È un conteggio significativo, che fino a ieri era impossibile da fare su base provinciale. Ma proprio ieri è stato presentato il dossier che per la prima volta riunisce i dati raccolti dagli uffici Spisal (Servizio prevenzione igiene e sicurezza ambientale dei luoghi di lavoro) delle quattro Ulss del Vicentino. Lo strumento, che a partire da quest’anno aiuterà la prevenzione grazie ad un’analisi dettagliata delle modalità degli infortuni e delle loro cause, è stato illustrato ieri dal direttore sanitario dell’Ulss 6, Eugenio Fantuz, assieme ai quattro direttori Spisal, Tommy Mabilia (Ulss 3 Bassano), Celestino Piz (Ulss 6 Vicenza), Ivo Dagattini (Ulss 4 Thiene) e Adolfo Fiorio (Ulss 5 Arzignano) e al direttore del Dipartimento di prevenzione, dell’Ulss 6, Vanni Poli. L’unione dei dati certi, desunti da referti dei pronto soccorso, verbali di polizia giudiziaria e questionari compilati in azienda, dà una visione d’insieme del fenomeno. E anche nel Vicentino, in linea con il resto Dasinistraa destrai curatori dellaraccoltadati unificata:Mabilia,Piz, Dagattini, Fiorio,Fantuze Poli d’Italia, si accende la spia dell’allarme. «Abbiamo inserito gli infortuni gravi dai 30 giorni in su di prognosi, e quelli mortali. Cioè gli episodi che creano allarme sociale» spiega Fantuz. I 12 casi di incidenti mortali del 2007 nel Vicentino fanno media con gli 11 del 2006 e i 13 del 2005. In totale, i casi di infortunio hanno riguardato 95 donne e 627 uomini. E dagli Spisal arriva un’inedita proposta di prevenzione: «Per ridurre gli infortuni non servono più ispezioni, ma più attenzione. Gli imprenditori, che sono degli organizzatori, devono organizzare i loro dipendenti sull’uso corretto di at- trezzature e macchinari», fa sapere Adolfo Fiorio. Proprio i macchinari sono protagonisti nella classifica delle cause di infortunio: 119 casi nel 2007, secondi solo al maneggio di materiali (143 casi). Sorprende la voce relativa alle cadute da scale portatili: 56 casi, quinta della classifica nera dopo i mezzi di tasporto (70) e le cadute sul pavimento (60 casi). Va precisato che ogni frattura dovuta a urti o cadute comporta almeno 30 giorni di prognosi, e che quindi il fenomeno degli infortuni gravi è rimpolpato da questi episodi "banali" quanto diffusi, ma dalle conseguenze serie. «Le presse non schiacciano più le mani degli operai come in passato; fanno riflettere le 35 cadute da cassoni di camion in fase di carico e scarico», sintetizza Piz, dello Spisal del S. Bortolo. Serve dunque una nuova percezione del pericolo da parte del lavoratore. In testa alla classifica 2007 degli infortuni nel Vicentino ci sono le aziende metalmeccaniche, con 177 episodi di cui 2 mortali. Segue l’edilizia con 145 di cui 3 mortali; e stupisce il terzo posto del comparto servizi, in cui figurano anche le imprese di pulizie: 53 casi, senza decessi. Quasi peggio del comparto legno (43 casi, 1 mortale) e dell’agricoltura (42 incidenti, 3 mortali). f Attenti ai biosimilari. Sono l’equivalente dei farmaci generici, quelli che hanno la stessa molecola del medicinale griffato, ma costano il 15 per cento in meno. Proprio come i generici possono essere distribuiti dalla data di scadenza dei brevetti dei farmaci biotecnologici introdotti per primi sul mercato, ma con una differenza che fa paura. Sono simili ma non uguali. Non sono infatti assolutamente la fotocopia del prodotto originale, per il fatto che, uscendo da un processo di costruzione molto complicato basato su cellule viventi modificate geneticamente, non potranno mai essere una riproduzione fedele. E la paura ci sta tutta. Perché i biotech sono farmaci intelligenti che curano patologie piuttosto pesanti: tumori, malattie infettive e immunitarie, disturbi cardiovascolari, respiratori, neurologici. Ma con l’arrivo dei biosimilari vengono meno molte certezze. Ogni minima variazione in una qualsiasi parte della "catena di montaggio", dall’ingegnerizzazione alla purificazione, può modificare il risultato finale, con effetti negativi su sicurezza ed efficacia. È vero che l’Emea, l’Agenzia europea per il farmaco, ha definito le linee guida per l’appro- Ilprof. ClaudioRonco,primario dellanefrologia alS.Bortolo vazione dei biosimilari; ma in Italia, a differenza di altri Paesi, non esistono ancora norme ad hoc, per cui ora medici e amministratori si trovano di fronte a scelte decisive. Proprio per questo il corso di formazione dal titolo "Biosimilari, prospettive a confronto", organizzato oggi alle 10.30 all’Hilton Molino Stucky di Venezia dalla Scuola superiore di oncologia, assume un rilievo strategico. Fra i relatori il prof. Claudio Ronco, primario della nefrologia del S. Bortolo, che terrà la lezione magistrale. I 3 mila malati in dialisi e i 7 mila con insufficienza renale del Veneto sono infatti fra coloro che possono correre pericoli, per- ché assumono l’eritropoietina, la comune epo, indispensabile per far crescere le cellule del sangue e controbattere l’anemia che li colpisce. «Ma - spiega Ronco - in diversi prodotti similari, commercializzati a basso costo nei Paesi in via di sviluppo, sono state riscontrate differenze enormi, con ricadute pericolose per chi li prende». Insomma, uno scenario complesso. E ci vogliono controlli accurati. Vicenza, che con Bologna e Firenze è il centro più attivo in Italia in questa battaglia, lancia un giustificato allarme. Il governo deve approvare un sistema di classificazione che garantisca la salute della gente. f F.P. 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