L`AUDIOPROTESISTA

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L`AUDIOPROTESISTA
L’AUDIOPROTESISTA
R I V I S T A
T E C N I C O - S C I E N T I F I C A
D E L L ’ U D I T O
ANNO V – N. 13 – SETTEMBRE 2007– TRIMESTRALE – SPED. IN ABB. POST. ART. 2 COMMA 20/B LEGGE 662/96 – DIR. COMM. BUSINESS PESCARA
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Audioprotesisti:
l’esperienza più richiesta è la laurea
L’Ecm cambia pelle:
la parola passa ai governi locali
Congresso Sio: gli interventi dei cattedratici
Italia-Europa: come cambia il mercato nell’Ue
Neonati e sordità:
parte da Napoli lo screening uditivo
Curiosità dal “mondo dei suoni”
ORGANO UFFICIALE DEGLI AUDIOPROTESISTI ITALIANI E
DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE AUDIOPROTESISTI
PROFESSIONALI, MEMBRO DELL’ASSOCIAZIONE EUROPEA
DEGLI AUDIOPROTESISTI
L’AUDIOPROTESISTA
sommario
Anno V n.13 settembre 2007
Autorizzazione Tribunale di Pescara n.8 del 8/7/2003
RIVISTA TECNICO-SCIENTIFICA
DELL’UDITO
www.audioprotesista.it
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Direttore editoriale
Mauro Menzietti
L’ESPERIENZA MIGLIORE
E PIÙ RICHIESTA È LA LAUREA
Gianni Gruppioni
Direttore responsabile
Maurizio Clerici
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L’ECM CAMBIA PELLE: LA PAROLA
PASSA AI GOVERNI LOCALI
Progetto grafico
Lara D’Onofrio
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DAL CONGRESSO SIO DI LECCE GLI
INTERVENTI DEI CATTEDRATICI E DEL
PRESIDENTE ANAP
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ITALIA-EUROPA, INTERVISTA AGLI
ONOREVOLI ZAPPALÀ E LAMDSDORFF
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SCIENZA PRIMA PROTESIZZAZIONE
NELL’ADULTO
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SCIENZA QUALITÀ SONORA
DI DIFFERENTI TECNOLOGIE
AUDIOPROTESICHE
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NEONATI A RISCHIO SORDITÀ: PARTE
DA NAPOLI LO SCREENING UDITIVO
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SCHEDE PRODOTTO
© Copyright 2007
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RUBRICA DAL MONDO DEI SUONI
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57
RUBRICA NEWS
TIRATURA 12.000 COPIE
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IL PUNTO
L’AUDIOPROTESISTA
LINEE GUIDA PER UNA NUOVA
CULTURA DELL’UDITO
Un occhio attento potrebbe dire che negli ultimi tempi gli
Audioprotesisti stiano facendo, con passi da gigante, una vera
e propria rivoluzione passando da un ruolo cosiddetto “ausiliario” alla competenza e responsabilità dell’attuale figura
cardine nella protesizzazione acustica.
Chi di noi, infatti, con la propria opera quotidiana, cerca di
costruire qualità e professionalità in Audioprotesi, sia al livello nazionale che locale, sa bene che nulla si improvvisa e nulla
avviene casualmente: ecco perché, dopo anni di impegno lavorativo e strategico/politico, l’ennesima conferma del nostro
buon operato ci viene (ancora una volta) dai fatti.
Il congresso SIO di Lecce, appena terminato, ci ha lasciato
quel sapore delle grandi occasioni perché, come sempre, sia
dal punto di vista scientifico che organizzativo, si è confermato come punto di riferimento nazionale per l’ORL e per tutte
le figure coinvolte. Noi Audioprotesisti eravamo presenti tutti,
riuniti presso il nostro stand che ha registrato una buona
affluenza e degli ottimi contatti, oltre che graditi apprezzamenti per la nostra rivista, il nostro “Manuale dell’Audioprotesista” di Clerici e la nostra ultima pubblicazione
“Comunicazione e qualità della vita” di Frintino-Giuntoli.
Qualcosa di nuovo, questa volta, si è presentato ai nostri occhi
poiché, dopo anni di assenza (ingiustificata) dalle scene dei
contenuti scientifici del SIO e di presenza fisica (costante) allo
scopo di conoscere meglio questo mondo ORL, finalmente le problematiche relative alla protesizzazione e
al nostro ruolo strategico a fianco del Medico sono entrate in scena e hanno caratterizzato l’evento.
L’Audioprotesista è ormai il cardine della protesizzazione e se ora non c’è più bisogno di ribadirlo è solo
perché la nostra associazione ha fatto molto (e ognuno di noi ricorda certamente l’elenco degli obiettivi
raggiunti in questi quaranta anni) e quello che oggi appare scontato è da leggere, in realtà, come una
grande conquista per il futuro della nostra professione. Punto di forza e decisa conferma della svolta è la
pubblicazione delle Linee guida in tema di protesizzazione (di cui alleghiamo l’estratto in originale), un
documento nato con l’obiettivo di chiarire definitivamente i rispettivi ruoli, competenze e responsabilità
delle figure coinvolte nella protesizzazione e che si pone come pietra miliare nell’analisi di un argomento
che oggi richiede la massima attenzione degli operatori del “sistema sordità”.
Ringrazio per l’eccellente lavoro svolto il prof. Carlo Giordano, coordinatore del documento, e tutti gli illustri autori, per aver inquadrato in maniera così precisa l’argomento e aver fornito numerosi spunti di
riflessione e di approfondimento che, nel futuro, daranno ancora ottimi risultati in termini di collaborazione tra medico e audioprotesista, di qualità delle protesizzazione e di benessere uditivo dell’ipoacusico.
Un grazie particolare all’azienda Oticon che, con il suo contributo economico, ha permesso di diffondere
ai nostri 12mila abbonati la ristampa dell’estratto.
Un grazie, infine, alla SIO e al suo presidente prof. Michele de Benedetto per aver concesso il giusto spazio (sia fisico che scientifico) alla nostra professione.
Ora, cari colleghi, abbiamo delle linee guida, delle indicazioni, uno strumento in più, in concerto con
il Medico, per poter sensibilizzare l’opinione pubblica e diffondere una nuova cultura dell’udito permettendo a tutti di beneficiare della protesizzazione, il miglior mezzo di rimediazione della sordità. Ad
maiora!
Mauro Menzietti
Direttore editoriale
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EDITORIALE
L’AUDIOPROTESISTA
> Un’indagine ISFOL sulla ricerca di personale qualificato svela che
nel mondo del lavoro è caccia ai neodottori. Anche nel settore
audioprotesico è in crescita la richiesta di tecnici laureati <
L’esperienza
migliore e
più richiesta
è la laurea
L’ esperienza più ambita e richiesta nel mondo del lavoro? La laurea. Lo afferma una recente e importante indagine svolta da Isfol su oltre 230.000 annunci di lavoro
pubblicati negli ultimi due anni sui giornali italiani che
non lascia dubbi al proposito. Sul campo del tasso di
crescita (+ 82,9% nel giro di due anni) la domanda di
giovani appena usciti dall’università ha battuto tutti,
compresi i sempre ambiti operai e venditori. Un vero
record. Ma c’è di più. Presto il numero dei laureati sarà
inferiore alle necessità e per i laureati in cerca di lavoro
andrà ancora meglio.
Ma dove stanno conquistando spazio i neodottori? Per
cominciare nel mondo bancario dove le grandi fusioni
creano molti posti di lavoro per i giovani.
Poi c’è una forte richiesta di neoingegneri per produzione, ricerca e sviluppo.
A ruota acouting manager e controller in area finance,
brand manager, mktg manager e addetti da dedicare allo
sviluppo delle reti commerciali sulla previdenza integrativa e assicurativa. Secondo gli esperti, ora anche
assicurazioni e telefonia puntano su figure commerciali
che abbiano una cultura già elevata con potenzialità di
sviluppo e di crescita all’interno dell’organizzazione.
Mentre le grandi catene di distribuzione guardano a
persone con background di livello universitario per il
ruolo di allievo caporeparto. Una bella sorpresa c’è
anche per i laureati umanistici che, entrati nel giro delle
richieste, sono considerati assai “appetibili”: lingue,
scienze politiche, considerati, fra i percorsi universitari
ritenuti da sempre a impatto professionale fragile sono,
invece, oggi molto ben valutati nel commerciale, nel
marketing e nella comunicazione. Il paradosso è che,
secondo Isfol, già, nelle selezioni cominciano a scarseggiare i candidati laureati.
Se scarseggiano, soprattutto, quando il “posto in ballo”
è orientato all’area “sales”, presto scarseggeranno anche
nelle altre aree che sono in forte crescita.
Queste in breve le indicazioni dell’importante studio
Isfol. Ma per noi, intendo noi audioprotesisti, che ci
siamo sempre sentiti “diversi” e quindi poco assimilabili al restante mondo del lavoro, vale sempre la nostra
diversità e come o quanto ci riguarda questa ricerca?
Ebbene, se serviva una prova (in più?) che non siamo
più diversi e atipici, ce lo conferma il nostro fabbisogno
di Gianni Gruppioni
Presidente ANAP
di nuovi laureati pari a 500/anno, quale esigenza
“misurata” dal comparto e argomentata al recente
“Tavolo della determinazione dei posti per università e
profili” e alla successiva ratifica della Conferenza StatoRegioni.
Ma per il nostro comparto, per soddisfare la richiesta di
tecnici abilitati adeguati alla legge e alle conoscenze
richieste e, altrettanto, adeguati numericamente non
basterà rivolgersi al mercato del lavoro.
Per soddisfare la copertura numerica non basterà uno
schiocco delle dita.
Sul versante Università, per ottenere un aumento così
consistente dei “posti a bando” relativo al nostro Cdl
bisogna conquistare anzitutto (anche a scapito di altre
figure sanitarie) l’adeguamento della capacità formativa
per il nostro “profilo”, capacità che attualmente è in
grado di soddisfare ogni anno appena la metà del nuovo
fabbisogno dichiarato.
Inoltre, al momento non esistono criteri uniformi applicati dalle varie regioni, a cui competono gli oneri economici della formazione universitaria, che per alcuni
casi e per alcuni Profili non tengono nella giusta considerazione il fabbisogno delle professioni non presenti
nelle strutture pubbliche del SSN e che operano in prevalenza in regime di libera professione.
Altra difficoltà - e non di poco conto, considerando la
richiesta di professionalità crescente dell’intero sistema
nazionale sociale e produttivo e la inevitabile competi-
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EDITORIALE
L’AUDIOPROTESISTA
ritenuta lontanissima solo qualche anno fa, è un fatto
acclarato.
L’Italia vive la somma di varie congiunture favorevoli
che hanno contribuito a produrre già i primi buoni frutti: certamente la formazione universitaria, non solo
delle nuove leve, ma assai diffusa fra le “vecchie” leve
che al proprio “saper fare” hanno coniugato il “sapere”
accademico; poi l’avvento delle nuove tecnologie digitali e parimenti la formazione operata dalle aziende produttrici che hanno concreti vantaggi a far conoscere e
utilizzare al meglio i risultati delle loro ricerche; infine
la “speranza di vita alla nascita” che assegna all’Italia il
primato di durata della vita media con gli over 65 che
hanno raggiunto la invidiabile quota del 20% dell’intera popolazione.
Di ciò si sono accorti i “capitali” stranieri che hanno
visto le notevoli prospettive del mercato italiano.
Questa interessantissima “variabile”, assieme all’alta
percentuale di persone anziane, più l’alta competenza
professionale dell’audioprotesista, l’alta tecnologia dell’udito in continua evoluzione, il basso rapporto di utilizzatori di apparecchi acustici rispetto la media europea, ecc., fanno sì che un mercato molto consolidato e
statico come quello italiano, composto da tempo immemore di un’azienda c.d. “dominante” e una via lattea
infinita di piccoli imprenditori è destinato rapidamente
a cambiare e non solo per l’avvento di nuove “catene”.
La proiezione occupazionale, stante l’attuale scenario di
riferimento in Italia con 2.600 audioprotesisti in Italia
che svolgono la propria attività in poco più di 1.000
centri di applicazione e destinata a diventare sempre
più simile ad altri paesi come Francia, Germania, ecc.,
è alquanto interessante per i giovani che si accingono a
scegliere un corso di laurea.
zione per assicurarsi i prossimi laureati - è lo scarso
appeal che la nostra professione esercita (tutti conosciamo il perché) sul mondo giovanile in generale e in particolare su coloro che si accingono a scegliere un corso
di laurea.
In realtà ciò che attrae gli studenti è la constatazione di
sbocchi occupazionali relativamente certi e in tempi
brevi che costituiscono uno stimolo per una ottimale
riuscita negli studi senza abbandoni.
Dunque è su questo versante che dobbiamo presentarci e agire per farci conoscere. Intanto sappiamo che i
giovani che cercano di entrare nel “sanitario” sono un
numero impressionante.
Prova ne sia che ogni anno accademico, su circa 25mila
posti messi a bando per i corsi di laurea triennali sanitari le domande “in esubero” risultano oltre 60mila.
Mentre per il nostro corso di laurea le domande sono
state “solamente” 242 e tutte rigorosamente endogene
in quanto esclusivamente provenienti dal nostro comparto.
ANA/ANAP/ANIFA hanno concordato di scendere in
campo per promuovere e fare conoscere le prospettive
di sicuro avvenire della nuova figura sanitaria dell’audioprotesista, per enne ragioni poco gettonata dai giovani. Nel momento in cui va in stampa questo numero
della rivista sta giungendo a conclusione una impegnativa campagna di informazione attivata per far conoscere il profilo sanitario dell’audioprotesista e, nel contempo, promuovere il corso di laurea in Tecniche audioprotesiche, nonchè le concrete prospettive occupazionali
nel settore.
Questa iniziativa - con il coinvolgimento dei Direttori
dei nostri corsi di laurea e degli “Uffici Orientamento”
delle università, mediante l’impiego di mailing, openhouse, brochures, locandine, alcuni media nazionali e
regionali e siti web dedicati ai giovani - vuole sottolineare assieme al risvolto occupazionale l’esigenza sociale del comparto: soddisfare la crescente domanda di
assistenza dei nuovi fruitori degli ausili uditivi con tecnologia digitale open-fitting, particolarmente idonei per
le ipoacusie medie e lievi presenti in età avanzata.
La crescita del mercato audioprotesico italiano, che ha
doppiato quota 300mila apparecchi/anno, una soglia
La scommessa è saper essere più attrattivi degli altri
competitors sul mercato del lavoro perché i giovani laureati, come abbiamo appreso da Isfol, sono sempre più
una “merce” contesa e da contendere e, nel nostro caso,
dobbiamo saperli orientare verso il nostro Cdl già dal
momento in cui si affacciano all’università.
Un non facile impegno che ha tempi e obtv precisi: portare a 500 i posti a bando del nostro Cdl già dall’anno
accademico 2008-2009. ■
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PROFESSIONE
L’AUDIOPROTESISTA
> Presentato alla conferenza Stato-Regioni il documento sul
"federalismo": la Commissione nazionale continuerà a dettare le
regole generali, sul piano operativo decideranno le Assr <
L’Ecm cambia
pelle: la parola
passa ai
governi locali
La parola d’ordine è “decentramento”. L’Ecm cambia
pelle grazie al testo di accordo all’esame della conferenza Stato-Regioni, che detta le nuove regole in materia di
educazione e formazione continua in medicina. Il documento, trasmesso dal Ministero della Salute ai governatori regionali lo scorso 2 luglio, prevede una sorta di
“federalismo”, un decentramento dei poteri all’insegna
del Titolo V della Costituzione. Secondo le nuove regole, la Commissione nazionale Ecm continuerà a dettare
le regole di sistema valide a livello nazionale, ma sul
piano operativo tutte le decisioni spetteranno all’Assr,
l’Agenzia per I servizi sanitari regionali. Tra le novità più
significative, sicuramente quella della voce “bilancio”:
85 milioni di euro da utilizzare per la riorganizzazione
dell’Ecm, soldi versati all’Economia dai provider che
hanno partecipato al progetto sperimentale quinquennale varato nel 2002. Per il futuro invece il contributo
dovrebbe essere versato direttamente alla Commissione
nazionale Ecm, stabilendo quote minime e massime a
seconda dell’attività svolta dal provider.
Il rinnovamento dell’Ecm prevede, inoltre, 40 ore d’aggiornamento obbligatorio l’anno per tutti gli operatori
sanitari, con agevolazioni e sgravi fiscali per I liberi professionisti. Un passaggio che apre le porte anche all’avvio
del trienni formativo 2008-2010: 150 crediti, 50 l’anno,
da integrare fino a un totale di 60 con I crediti eventualmente acquisiti in esubero prima del 2006. Per chiudere
il 2007 il debito formativo resta fissato a 30 crediti.
Nel cambio di pelle che interessa il settore della formazione continua, prevista inoltre la parificazione sul fronte dell’accreditamento dei provider, con I crediti validi
su tutto il territorio nazionale; la riorganizzazione delle
Società scientifiche e la regolamentazione dell’uso delle
risorse private ai fini Ecm, con la creazione di organismi
locali collettori unici delle sponsorizzazioni da ridistribuire in modo trasparente all’interno del circuito Ecm.
I contenuti dell’accordo Stato-Regioni sul riordino del sistema di formazione continua
GOVERNANCE DEL SISTEMA
- Agenzia per i servizi sanitari regionale
(Assr). Assume il ruolo di “casa comune”
per le funzioni operative di supporto ai
sistemi Ecm: in questa veste ospiterà la
Commissione nazionale Ecm e gli organismi satellite.
- Commissiona nazionale per la formazione continua. Mantiene un ruolo centrale di
indirizzo e coordinamento del programma
Ecm (regole del sistema); ne sarà potenziata l’operatività e ridefiniti gli ambiti e gli
strumenti di intervento alla luce del decentramento regionale e sarà assistita da strutture tecniche di supporto (Osservatorio,
Consulta utenti, Regioni) partecipato da
soggetti istituzionali, autonomie, Ordini,
Collegi, ecc.
PLATEA, METODI E STRUMENTI
- Destinatari. L’obbligo formativo riguarda
tutti gli operatori sanitari anche liberi professionisti: per questi ultimi dovranno
essere previste agevolazioni e defiscalizzazioni degli oneri sostenuti. In prospettiva il
programma dovrà essere esteso anche agli
operatori del socio-sanitario, mentre resta
affidata alla scelta regionale la formazione
per tecnici e amministratori del settore.
- Obiettivi formativi. Il professionista della
Sanità ha il dovere di acquisire crediti Ecm
coerenti con l’attività svolta: l’aggiornamento deve riguardare sia la specialità che
obiettivi di interesse generale per la programmazione sanitaria fissati su base triennale; l’individuazione degli obiettivi avviene a livello individuale, di gruppo e di
organizzazione.
- Dossier formativo individuale (Dfi) o di
gruppo (Dfg). Serve a programmare e
valutare il percorso formativo del singolo
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operatore o del gruppo di cui fa parte
(equipe o network). Per operatori dipendenti o convenzionati i dossier sono definiti nelle strutture d’appartenenza; i professionisti fanno riferimento esclusivamente alle commissioni di Ordini e Collegi istituite ad hoc per le specifiche professioni e
profili.
- Piano di formazione aziendale (Pfa).
Elaborato dalle singole aziende o strutture
anche tramite la contrattazione con le
organizzazioni sindacali, descrive contesto
e strategie delle attività previste erogate
direttamente o tramite provider esterni.
- Rapporto sulla formazione aziendale
(Rfa). Strumento dannuale di rendicontazione dell’azienda sui programmi realizzati.
- Accreditamento strutture. La capacità di
pianificare, controllare e valutare la forma-
PROFESSIONE
L’AUDIOPROTESISTA
zione continua degli operatori sarà considerata funzione aziendale indispensabile e
dovrà essere inclusa tra i requisiti ulteriori
necessari all’ottenimeto e al mantenimento
dell’accreditamento delle strutture abilitate
a operare per conto del Ssn. Le aziende
opereranno su modalità definite dalle singole Regioni e su indirizzo della
Commissione nazionale Ecm; se non vorranno agire autonomamente come provider dovranno stringere accordi specifici
con altri provider Ecm, su criteri definiti
dalle Regioni.
PROVIDER, CREDITI E CERTIFICAZIONE
- Accreditamento provider. L’accreditamento può essere nazionale o regionale: i
requisiti minimi devono essere equivalenti
su tutto il territorio nazionale; i crediti
acquisiti avranno valore equivalente su
tutto il territorio nazionale. I provider possono chiedere accreditamenti specifici - sia
regionale che nazionale - per le diverse
tipologie Ecm.
- Ordini e Collegi. Sono garanti dell’appropriatezza della formazione continua rispetto agli obiettivi formativi e alla professione
svolta, ma possono fungere anche da provider sui temi dell’etica, della deontologia
e della legislazione.
- Società scientifiche. «Le società scientifiche sono troppe e si fanno concorrenza
sulle stesse aree. Questo impedisce loro di
spiccare il volo su qualsiasi mission condivisa, Ecm compresa», dice il documento
che dà atto alla Fism (che ne raccoglie gran
parte) della collaborazione comunque prestata alla Commissione Ecm nella fase sperimentale. «Ora - conclude – le Società
vanno riorganizzate a partire da rappresentatività e Statuti, ma intanto quelle che
sono in grado di farlo, faranno bene ad
accreditarsi come provider già dalla fase di
avvio a regime».
- Credito formativo. È l’unità di misura
dell’avvenuta acquisizione di conoscenze:
un credito equivale a 1 ora di attività professionale: I criteri per la loro attribuzione
da parte dei provider sono fissati dalla
Commissione Ecm.
- Crediti triennali. Ci si rifà al modello
europeo e statunitense: si prevede l’acquisizione di 50 crediti l’anno (150 nel triennio); l’idea è che il medico debba dedicare
una settimana lavorativa (= 40 ore) l’anno
all’aggiornamento professionale.
- Mix pedagogico. Le diverse modalità
pedagogiche sono oggetto di una lunga
premessa in cui si sottolinea il vantaggio
della formazione mescolata (“blended”), si
loda l’autoapprendimento, si allude a
forme di aggiornamento oggi non riconosciute valicabili ai fini Ecm, si includono i
temi generali come managing, informatica
e lingue tra quelli che possono contribuire
al monte crediti di ogni professionista.
Variegato anche l’elenco delle possibili
tipologie: formazione residenziale; stage;
gruppo di miglioramento; autoapprendimento (con o senza tutor), ecc. A decidere
le quote percentuali dei crediti da acquisire per ciascun argomento o tipologia sarà
la Commissione Ecm.
- Paletti triennali. Il documento fissa provvisoriamente un tetto per le singole modalità e tipologie Ecm: il singolo professionista potrà acquisire fino al 20% dei crediti
previsti nel triennio sui temi di interessi
generali e fino al 35% tramite l’attività di
docenza (stage, tutoring, pubblicazioni,
ecc). I crediti acquisiti all’estero varranno il
50& di quelli assegnati dal provider straniero.
- Anagrafi formative e registrazione crediti.
Si prevedono anagrafi formative regionali e
una nazionale tra loro interconnesse.
Quella nazionale, gestita dal Cogeaps
(Consorzio gestione anagrafica professioni
sanitarie), che riunisce le Federazioni
nazionali degli Ordini e dei Collegi e le
associazioni dei professionisti coinvolti nel
progetto di Ecm, contiene la registrazione
complessiva dei crediti individuali.
- Crediti acquisiti in Italia. La responsabilità della trasmissione dei crediti alle anagrafi è affidata al provider che gestisce l’evento formativo: l’attività rientra tra i
requisiti di accreditamento dei provider;
l’intera procedura sarà sottoposta a verifica
dopo un anno di sperimentazione.
- Crediti acquisiti all’estero. Alla comunicazione per via informatica sui crediti
acquisiti all’estero, deve provvedere il singolo professionista.
- Certificazione crediti. È l’atto conclusivo
del percorso Ecm tenuto conto dei liberi
professionisti che non operano per conto
del Ssn. La certificazione riguarda la com-
pleta verifica del dossier formativo del
triennio: vi provvede l’Ordine, Collegio o
associazione professionale territoriale di
riferimento, su richiesta dell’interessato.
L’operatore che per motivi di carattere
eccezionale non ha rispettato l’obbligo formativo, può “riparare” entro l’anno successivo alla scadenza del triennio.
FINANZIAMENTI & SPONSORIZZAZIONI
- Risorse pubbliche. Ci sono da recuperare
85 milioni di euro (stima) versati
all’Economia come contributo dei provider
nel quinquennio sperimentale (ex art. 92,
Fianziaria 2001): per il futuro si propone
di mantenere l’esazione a vantaggio della
Commissione Ecm, fissando un contributo
minimo e massimo annuale tarato sul
piano d’attività svolto. Gli importi, uniti a
quelli versati all’Aifa dalle farmaceutiche in
veste di sponsor, andranno a coprire i costi
organizzativi dell’Ecm.
- Risorse private. Teorema: «Ci sono, servono e vengono usate male»; di più «su
tutto aleggia l’ombra del conflitto d’interessi». Soluzione: distinguere nettamente
tra attività Ecm e convegnistica; crare organismi locali “collettori” di sponsorizzazioni
da distribuire in modo trasparente nel
rispettivo circuito Ecm; sviluppare la capacità di recuperare risorse anche da
Fondazioni bancarie; enti di promozione;
fondi Ue.
- Sponsorizzazioni. Nella fase di avvio
dell’Ecm sono state utuilizzatre come fonte
propulsiva; la Commissione Ecm ha posto
dei paletti (no all’organizzazione diretta di
eventi Ecm da parte di produttori, distributori, venditori ecc. di farmaci e dispositivi; autocertificazioni sul conflitto d’interessi da parte di organizzatori e docenti).
Ora serve una disciplina ad hoc per garantire trasparenza dei finanziamenti e fondi
adeguati per i piani nazionale e regionali,
nonché una nuova disciplina sul conflitto
d’interessi.
- Ambiti del conflitto d’interessi. In assenza
di una definizione legislativa del conflitto
in Ecm si individuano tre possibili ambiti a
rischio: rapporti tra sponsor e provider;
rapporti sponsor-docenti; rapporti sponsor-discenti. La disciplina raccolta e ordinata nel Codice farmaci (Digs 219/2006)
non risolve tutti i dubbi del caso.
Inoltre segnaliamo l’organizzazione del corso ECM che
si terrà a Pavia.
L’evento è curato dall’Università di Pavia, con il patrocinio di ANA e ANAP.
I prossimi corsi ECM tenuti dall’ANAP saranno organizzati nel mese di ottobre 2007. Luoghi e date dei corsi:
- 21 ottobre - Torino
- 27 ottobre - Napoli
- 28 ottobre - Catania
8
PROFESSIONE
L’AUDIOPROTESISTA
PRESENTAZIONE A CURA DEL PROF. EUGENIO MIRA
audiologi e audioprotesisti, molti dei quali hanno partecipato alla stesura di tali linee guida, presenteranno e
discuteranno alcuni dei loro aspetti più significativi: gli
accertamenti clinici e strumentali in essere per un adeguato bilancio audiometrico sul paziente con problemi
di udito, le caratteristiche tecniche delle protesi acustiche attualmente disponibili sul mercato, i ruoli reciproci del medico prescrittore, otorinolaringoiatra o audiologo e del tecnico audioprotesista nella guida alla scelta
della protesi più adatta alle caratteristiche uditive, socioculturali ed economiche del paziente, gli aspetti burocratici e normativi che regolano la prescrizione ed il rimborso delle protesi acustiche in ambito regionale e
nazionale, il counseling audioprotesico. Ai fini dell’
accreditamento ECM, alle relazioni faranno seguito una
discussione collegiale, la presentazione di casi significativi, una serie di prove pratiche.
Vi aspetto numerosi!
Eugenio Mira
In questi ultimi anni nel campo delle ipoacusie e della
loro protesizzazione si sono verificate molteplici innovazioni che hanno profondamente modificato lo scenario
tradizionale: maggior consapevolezza nei cittadini,
soprattutto nei cittadini anziani, sempre più numerosi
con l’allungamento dell’età della vita, della necessità di
comunicare superando le limitazioni causate da una
diminuzione di udito, rapida evoluzione tecnologica
delle protesi acustiche, ulteriore professionalizzazione
degli audioprotesisti, oggi riuniti in associazioni di categoria rappresentative a livello nazionale. Tutto questo ha
peraltro fatto nascere una serie di problematiche nuove
e da qui la necessità di una serie di regole di comportamento che si sono formalizzate nelle Linee Guida recentemente presentate al Congresso nazionale dalla Società
Italiana di Otorinolaringoiatra (Lecce, maggio 2007).
In questo Convegno, indirizzato a medici specialisti, tecnici audiometristi e audioprotesisti, funzionari del servizio sanitario nazionale, esperti otorinolaringoiatri,
DATA Sabato 24 novembre 2007
LUOGO Pavia, Aula Clinica
Pediatrica, Policlinico S Matteo
TITOLO La protesizazzione
acustica e le sue problematiche
indicazione, scelta, prescrizione,
applicazione, normativa, gestione
TIPOLOGIA EVENTO Corso pratico
finalizzato allo sviluppo continuo
professionale
DESTINATARI n. 40 Medici
chirurghi - n. 40 Tecnici
Audioprotesisti - n. 20 Tecnici
Audiometrista
COORDINATORE SCIENTIFICO
Prof. Eugenio Mira, Ordinario di
Otorinolaringoiatria Università di
Pavia - Unità Operativa di
Otorinolaringoiatria - Fondazione
IRCCS Policlinico S Matteo - Pavia
SPONSOR ANA Associazione
Nazionale Audioprotesisti e ANAP
Associazione Nazionale
Audioprotesisti Professionali - Via
Val d’Intelvi 3 - 20152 Milano
ORGANIZZAZIONE LOCALE MdE
Congressi Via S Giovanni in Borgo
Pavia - Sig.ra Ninni Melzi
(0382.302859) [email protected]
PROGRAMMA DETTAGLIATO
Orario
8.30 - 9.00
9.00 - 9.30
9.30 - 10.00
10.00 - 10.30
Relatori
E. Mira
C. Giordano
A. Panigazzi
D. Cuda
11.00 - 11.30
11.30 - 12.30
M. Marcato
U. Ambrosetti
M. Palestra
C. Canovi
Tutti
12.30 - 13.00
14.30 - 17.00
17.00 - 17.30
C. Canovi
M. Marcato
C. Canovi
M. Marcato
Contenuti
Saluto delle autorità e introduzione al corso (B)
Presentazione delle linee guida SIO in tema di protesizzazione acustica (B)
Gli accertamenti clinico-strumentali per la prescrizione della protesi (B)
La scelta della protesi, caso per caso (B)
COFFEE BREAK
La gestione del portatore di protesi acustica
Il DM 332/99 Linee Guida applicative in audioprotesi.
Ratio della norma e percorso assistenziale
Conclusione I sessione (D)
PRANZO
Esercitazioni pratiche sui percorsi normativi (H)
Questionari (L)
9
PROFESSIONE
L’AUDIOPROTESISTA
> Il ruolo dell’Audioprotesista e le nuove linee guida in materia di
protesizzazione. Questi alcuni dei punti fondamentali trattati a Lecce e
ripercorsi da 4 illustri cattedratici e dal presidente Gruppioni <
Dal Congresso
Sio di Lecce gli
interventi dei
cattedratici e
del presidente
ANAP
nuovo “curricula” il candidato ideale in audioprotesi,
“obbligato” ad esprimere, rispetto al recente passato, una
nuova “miscela delle competenze”. La nuova “miscela”
comprende, naturalmente, una maturità politica adeguata a dialogare con le istituzioni pubbliche, con i medici
specialisti e i vertici delle società scientifiche, con gli
ordini e le associazioni professionali sanitarie. Dal dialogo e dai percorsi di lavoro in comune intrapresi con tutte
figure sanitarie e in particolare con la classe medica specialistica, dal reciproco rispetto dei compiti e delle
responsabilità proprie si è sviluppata una collaborazione
tecnico-scientifica, “alla pari”, che ha già dato ottimi frutti, ma il cui vero potenziale è ancora tutto in divenire.
Intanto vanno sottolineate le decine di corsi ECM per
medici e tecnici in cui ogni figura medico-sanitaria è
docente della propria materia o, per entrare più nello
specifico dell’ultimo evento, le “Linee guida in tema di
protesizzazione acustica dei pazienti affetti da ipoacusia
non rimediabile con la terapia medica e/o chirurgica”.
Queste linee, presentate dal Prof. Carlo Giordano, che ha
annunciato che è prossimo alla conclusione anche il
“Progetto INAIL” anch’esso portato avanti in comune e i
vari Incontri Monotematici Sio in cui ANAP era ufficialmente coinvolta, tecnicamente e professionalmente
segnano una svolta per l’intrinseco significato politico
reso possibile dalla collaborazione rispettosa dei ruoli e
delle reciproche competenze nel segno della linea avviata con Siaf e Sio al Congresso ANAP 2005 di Rimini.
di Gianni Gruppioni
Presidente ANAP
Un “fil rouge” lega il congresso ANAP
di Rimini 2005 al Congresso SIO 2007
di Lecce e il prossimo Congresso SIAF
che si svolge a Ferrara i primi di settembre.
Il profondo mutamento, irreversibile e concreto che sta
maturando a ritmo sempre più veloce nel comparto
audioprotesico è il risultato di un processo di importanza cruciale partito con il riconoscimento del profilo sanitario, la formazione in ambito universitario, il titolo abilitante obbligatorio per svolgere la professione in completa autonomia e conseguente responsabilità, ecc..
Può darsi che per inguaribili scettici questa sia la luna nel
pozzo, sta di fatto, invece, che sono tutti oneri che la
stragrande maggioranza degli audioprotesisti e delle
aziende hanno preso molto sul serio. E i risultati si vedono, eccome. Se si mettesse a confronto una “tac” del
nostro contesto anche di soli cinque anni fa con una di
oggi, poco o nulla sarebbe sovrapponibile, a cominciare
dall’audioprotesista che è nei suoi atti professionali sempre meno “venditore” e sempre più “tecnico”, protagonista riconosciuto e idoneo a correggere le deprivazioni
uditive. Molteplici sono le condizioni, mercato - tecnologia digitale, demografia, competenza, utente, ecc. - che
hanno contribuito e spinto verso un nuovo profilo e un
di Carlo Giordano
professore ordinario di Otorinolaringoiatria,
direttore I° Cattedra ORL dell’Università
degli studi di Torino
Come sta cambiando il ruolo dell’Audioprotesista e quali
sono le nuove linee guida in tema di protesizzazione acustica. Questi alcuni dei temi principali trattati nel corso
del 94esimo Congresso nazionale della Società Italiana di
ORL, che si è svolto lo scorso mese di maggio a Lecce.
Innanzitutto occorre ripercorrere il percorso innovativo
che ha trasformato in questi ultimi anni la figura professionale dell’Audioprotesista, all’inizio nato come un commerciante di protesi acustiche, e ora diventato un vero e
proprio specialista con tanto di laurea. Nel corso del Sio
di Lecce, inoltre, fondamentale è stato il passaggio che ha
visto la presentazione delle nuove Linee guida in tema di
protesizzazione acustica, attraverso la stesura del primo
10
PROFESSIONE
L’AUDIOPROTESISTA
documento in Italia che tratta in modo specifico tali problematiche. La necessità di questo documento nasce dall’esigenza di trovare un percorso condiviso in materia di
protesizzazione acustica. E ora un po’ di dati. Nel 2001
nel mondo c’erano 250 milioni di persone sorde, un dato
che secondo le stime, arriverà a toccare i 600 milioni nel
2015. Cifre allarmanti anche in Italia, dove il 50 per
cento della popolazione ha avuto problemi di udito e il
22 per cento dichiara di non aver un udito normale. I
dati sono stati resi noti nel 2002 dal Ministero della
Salute. Ora ecco l’importanza del nuovo documento sottoscritto a Lecce. È fondamentale codificare un percorso
di lavoro comune tra specialisti ORL e audioprotesisti,
per una più efficace rimediazione. In Italia i numeri dicono che il 26% della popolazione ricorre a cure medicoprotesiche, sul 34%,
pur avendone necessità, la terapia non
viene attuata, mentre
il 40% non fa ricorso
alla terapia protesica.
Solo il 26% si fa
curare.
Infine, all’interno
delle Linee guida italiane, stabilite nel
corso del Congresso
di Lecce, particolare importanza è da attribuire al progetto destinato all’Inail, Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro. Si è parlato infatti di protesizzazione
acustica per i lavoratori affetti da ipoacusia professionale “da rumore”. Questo tipo di patologia si rimedia
esclusivamente con la protesizzazione che può essere
adottata anche per deficit modesti. Da sottolineare l’importanza strategica e operativa della nascita del progetto Inail, prima linea guida realizzata in Italia sul tema
dell’assistenza protesica nei confronti dei lavoratori
affetti da ipoacusia professionale. Il documento ha lo
scopo di regolamentare e uniformare l’intervento
dell’Istituto nazionale per gli infortuni sul lavoro, che
per legge è tenuto a fornire le protesi acustiche ai dipendenti colpiti da sordità dovuta alle condizioni dell’ambiente lavorativo. Con questa linea guida, l’Inail provvederà all’applicazione di una metodologia corretta e
uguale per tutti sia dal punto di vista diagnostico, che
da quello prescrittivo, al fine di migliorare la gestione
delle protesi. Da parte sua, il lavoratore sarà seguito e
assistito anche dopo la prima applicazione, con una
spesa che prevede una nuova uniformità dei costi sanitari, sostenuti dall’Inail stesso.
di Delfo Casolino
direttore Unità operativa azienda Usl
di Ravenna, vicepresidente SIO
Le professioni sanitarie (non solo mediche) stanno cambiando ad una velocità inimmaginabile. Come per molte
altre attività il motore del cambiamento non è rappresentato dalle riforme (che anzi procedono tra difficoltà e
contraddizioni) bensì dal fatto che il mercato lo impone
e perché muta il contesto in cui si muovono gli operatori. Questo fenomeno ineluttabile si sta verificando non
solo in Italia, ma nell’intera Europa.
Prima degli Anni ’80 la professione medica aveva, sull’intero settore sanitario, una posizione
caratterizzata da dominanza professionale, gerarchica, funzionale,
scientifica ed istituzionale. Tale situazione si modifica sostanzialmente a
partire dagli anni ’80 grazie soprattutto al verificarsi di rilevanti mutamenti istituzionali quali la creazione
di nuovi percorsi formativi delle
Università nelle Specialità Mediche,
l’approvazione di differenti “profili e
professioni sanitarie”, l’abolizione
dei mansionari per Infermieri, Ostetriche e Tecnici di
Radiologia e l’istituzione della Dirigenza anche per le
professioni sanitarie non mediche.
La definizione di professioni sanitarie “non mediche”
viene introdotta per sostituire l’appellativo “ausiliarie”, e
per distinguerle dalle professioni sanitarie mediche.
Tale denominazione, sia pur criticabile, rimane tuttora la
più appropriata fin quando non ne sarà proposta un’altra sufficientemente sintetica e onnicomprensiva.
Si potrebbe pensare che il proliferare delle professioni
sia conseguenza della crescente multiformità del lavoro
sanitario, in realtà dipende invece da variabili (difficilmente prevedibili e controllabili) del mercato del servizio sanitario che hanno portato recentemente, ad esempio, ad una notevole “richiesta” di Logopedisti ed
Audioprotesisti per il recupero dei pazienti sordomuti,
oppure di Igienisti dentali per la prevenzione nelle
scuole con conseguente aumento progressivo delle
domande per accedere ai corsi di laurea.
La prima delle importanti riforme che hanno interessato
negli anni novanta il sistema sanitario italiano, riguarda
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PROFESSIONE
L’AUDIOPROTESISTA
il passaggio graduale da un sistema di formazione non omogeneo e diversificato, ad
un sistema di formazione inquadrato
all’interno dell’Università (Legge 19 novembre 1990, n. 341- in Gazz. Uff., 23 novembre
1990, n. 274- Riforma degli ordinamenti
didattici universitari) introducendo il corso
di diploma universitario di durata non
inferiore a due anni e non superiore a tre.
Il corso di Laurea specialistica, che per le professioni
sanitarie non mediche è stato introdotto con la legge 10
agosto 2000, n. 251, persegue l’obiettivo di fornire allo
studente una formazione di livello avanzato per l’esercizio di attività di elevata qualificazione in ambiti specifici
(Disciplina delle professioni sanitarie infermieristiche, tecniche, della riabilitazione, della prevenzione nonchè della professione ostetrica).
Il diploma di Laurea diventa titolo per esercitare un qualsivoglia tipo di professione sanitaria non medica ed i
corsi sono attivati dalle facoltà di Medicina e Chirurgia.
L’ulteriore evoluzione dello status giuridico delle professioni sanitarie si realizza con la Legge 1 febbraio 2006
riguardante “Disposizioni in materia di professioni sanitarie
infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e
della prevenzione e delega al Governo per l’istituzione dei
relativi ordini professionali”.
Una delle figure maggiormente interessate da questi
cambiamenti nelle professioni sanitarie è il tecnico
Audioprotesista; come definito nello statuto dell’ANAP
(Associazione Nazionale Audioprotesisti Professionali)
egli rappresenta l’operatore sanitario che, in possesso dei
requisiti previsti dalla normativa vigente, esercita la propria professione al servizio del soggetto ipoacusico.
L’operato del Tecnico Audioprotesista si realizza attraverso interventi specifici autonomi e responsabili, di natura
preventiva, tecnico-riabilitativa e relazionale. Sono atti
propri di tale professione la scelta, la fornitura, l’adattamento ed il controllo degli ausili uditivi che prevengono
o suppliscono la disabilità uditiva nonché l’educazione
protesica dell’ipoacusico, il controllo di una efficace
applicazione e la manutenzione dei dispositivi erogati; in
tutti questi processi egli agisce in sinergia con lo specialista Otorino e/o Audiologo. A testimonianza del ruolo
sempre più significativo e strutturato all’interno del servizio sanitario si deve sottolineare anche l’introduzione dei
crediti per la formazione continua ECM, obbligatori
anche nelle professioni sanitarie non mediche. Ad esempio nel primo quinquennio (2002-2006) per la figura
dell’audioprotesista il numero
di crediti complessivi da raggiungere è stato fissato in ben
120 punti. L’Audioprotesista
assume quindi un ruolo sempre più rilevante nell’approccio sanitario ad una deprivazione sensoriale tanto invalidante come l’ipoacusia, specie
se si considera il numero sempre crescente di anziani, la
necessità di protesizzare i bambini ipoacusici fin dalla più
tenera età ed il tumultuoso progredire delle tecnologie. In
definitiva possiamo affermare che la problematica del
rapporto fra figure professionali mediche e non mediche
ha a tuttora molte sfaccettature sia di ordine professionale che organizzativo. Su entrambe le questioni, come
accennato, sono molte le novità ed ancora notevoli le resistenze. Da un lato, fermo restando il caposaldo della
“potestà medica della cura” (ancora oggi punto centrale
del rapporto medico-paziente), è indispensabile la collaborazione esperta di molte figure professionali, nel caso
specifico dell’Audiometrista del Logopedista e dell’Audioprotesista; dall’altro è opportuno un radicale cambiamento dei percorsi diagnostico-terapeutici (che adatti l’organizzazione all’utenza e non viceversa) nel rispetto dei
nuovi compiti e delle nuove responsabilità delle professioni sanitarie non mediche, come peraltro già inizia ad
avvenire con il cosiddetto “triage” infermieristico.
di Michele De Benedetto
primario Unità operativa di Otorinolaringoiatria Ospedale “V. Fazzi” di Lecce
In occasione del 94° Congresso Nazionale della Società
Italiana di Otorinolaringoiatria (S.I.O.) che si è tenuto a
Lecce dl 23 al 26 maggio 2007, si è ulteriormente rafforzato il rapporto collaborativo tra la SIO e gli
Audioprotesisti attraverso una serie di iniziative scientifiche. Hanno riscosso notevole successo sia in termini di
partecipazione che di gradimento i corsi monotematici
tenutisi nella giornata di mercoledì 23 settembre nell’ambito dei quali erano stati previsti dei percorsi comuni per specialisti ORL e Audioprotesisti su argomenti di
comune interesse, tra i quali: valutazione e management del bambino ipoacusico, la prescrizione delle protesi acustiche (perché, dove, chi, quanto costa), impianti cocleari (indicazioni chirurgiche e risultati), tecniche
di esecuzione e refertazione di esami strumentali per la
diagnosi di deficit uditivi sia nell’adulto che in età
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PROFESSIONE
L’AUDIOPROTESISTA
pediatrica. Altrettanto interesse hanno suscitato le
interviste in cui 2 o 3 relatori, nelle vesti rispettivamente di intervistatore e intervistato, dibattevano su problematiche sempre di comune interesse in maniera molto
discorsiva, portando il contributo delle proprie personali esperienze nel settore. Altri momenti di significativa aggregazione si sono avuti per la presentazione delle
linee guida della SIO sulla protesizzazione acustica e
quando si è affrontato il problema della sordità infantile,
specialmente per gli aspetti inerenti alla diagnosi precoce e alla terapia riabilitativa. L’aspetto che a mio parere
merita di essere maggiormente enfatizzato è la volontà
sia della SIO che dell’Associazione degli Audioprotesisti
di percorrere un iter comune di aggiornamento professionale continuo che coinvolga sempre più capillarmente tutto il territorio nazionale, per omogeneizzare l’operatività, le strategie e gli obiettivi del proprio agire, nell’interesse finale del paziente a cui solo attraverso una
sempre maggiore unione delle singole sinergie si possono garantire migliori risultati nella terapia della sordità.
L’augurio mio personale è che anche nel prossimo futuro, sia in ambito SIO che in ambito ANAP, si continui a
lavorare con lo stesso spirito collaborativo già messo in
atto in tante iniziative comuni.
Le belle affermazioni di principio rimangono tali se non
si riesce a trasferire attivamente sul territorio, che è l’unica vera sede dove si presentano i problemi, una modalità
operativa che sempre di più deve vedere uniti lo specialista ORL e l’Audioprotesista.
gioco l’audioprotesista che affianca il medico, apportando il suo aiuto specialistico, in materia di protesi e tecnologie applicative. In questi ultimi anni, infatti, la tecnologia e la meccanica delle protesi ha fatto passi da gigante, che l’audioprotesista, forte della sua esperienza sul
campo, può di caso in caso applicare alla cura dei
pazienti. Gli apparecchi acustici, infatti, nascono come
“amplificatori”, in grado di aumentare o avvicinare la
sporgenza del suono. Oggi invece la tecnologia ha permesso di diversificare le protesi acustiche a seconda delle
diverse ipoacusie, permettendo agli apparecchi di adeguare la propria curva di ipoacusia a quella di ciascun
paziente. Quindi, una volta effettuata la curva audiometria, l’apparecchio è in grado di appianare solo una specifica mancanza in una specifica frequenza.
Rimane comunque il problema psicologico e sociale
legato all’applicazione delle protesi acustiche.
Nonostante le nuove micro-tecnologie consentano ormai
di avere a disposizione protesi sempre più piccole e dalla
“carrozzeria” leggera, molti pazienti affetti da ipoacusia
non riescono ancora a superare una sorta di vergogna
nell’indossare l’apparecchio. Il problema in Italia assume
proporzioni preoccupanti, se si pensa che il 30 per cento
delle persone che hanno problemi di udito, non ricorre
a nessun tipo di cura specifica. Addirittura i dati parlano
di un 10 per cento di pazienti che pur avendo acquistato la protesi, non ne fa uso. È importante sottolineare
come questa tendenza a sottovalutare il problema, abbia
delle importanti ripercussioni anche sul piano economico. Studi americani hanno calcolato che un soggetto
affetto da problemi uditivi costa allo stato in media nella
sua vita, circa 300mila dollari. Cifra che aumenta del
10% se tale soggetto è affetto da ipoacusia dalla nascita.
Ora è facile capire come l’applicazione di un apparecchio
acustico venga a costare molto meno.
Per questo l’intenzione generale su cui stiamo lavorando
è quella di invertire questa tendenza, abbassando nettamente l’età dei pazienti ai quali consigliare l’uso degli
apparecchi, iniziando a protesizzare anche le sordità
medie, che in passato venivano trascurate.
Tutti argomenti, questi appena citati, che verranno ripresi e discussi nel prossimo Congresso nazionale della
Società italiana di Audiologia, in programma nel mese di
settembre a Ferrara. Oltre ai congressi, importante è
soprattutto l’azione quotidiana dell’Anap che favorisce i
corsi Ecm, fondamentali per uno scambio di opinioni e
pareri tecnici tra gli audioprotesisti e i docenti otorinolaringoiatri. ■
di Desiderio Passali
presidente della Federazione internazionale
delle Società di Orl
Una nuova e più proficua collaborazione tra il medico
otorino e l’audioprotesista, non più visto come semplice
venditore di protesi acustiche, ma finalmente riconosciuto come figura professionale altamente qualificata, un
laureato che ottiene il proprio riconoscimento al termine
di un complicato corso di studi e innumerevoli corsi di
specializzazione. Questa la prima, importantissima
novità emersa nel corso del 94° Congresso Sio di Lecce,
in cui medici e audioprotesisti hanno lavorato insieme
per mettere in piedi un nuovo percorso comune che li
vede impegnati fianco a fianco nella cura dei pazienti
affetti da ipoacusia. In questa nuova ottica collaborativa,
al medico rimane il ruolo fondamentale della formulazione delle diagnosi. Nei casi in cui viene stabilito che il
paziente non necessita di un’operazione, allora entra in
15
EUROPA
L’AUDIOPROTESISTA
> Apertura del mercato del lavoro e libera circolazione dei
professionisti all'interno dell'Ue. Le nuove prospettive introdotte
dalla Direttiva sul riconoscimento delle qualifiche professionali <
Italia-Europa,
intervista
agli onorevoli
Zappalà e
Lamdsdorff
Intervista all’onorevole
Stefano Zappalà
(Relatore del testo di direttiva)
Quali sono gli aspetti cruciali della direttiva sul
riconoscimento delle qualifiche professionali da Lei
portata a buon fine?
Questa direttiva che è vincolante per tutti gli stati membri, armonizza e disciplina la libera circolazione dei
professionisti all’interno dell’Unione Europea. Pone
dunque delle regole di base fondamentali che vanno
rispettate da parte degli stati membri. La valenza della
direttiva è dovuta al fatto che un professionista deve
avere un minimo di preparazione culturale e di formazione (poiché in base ai trattati è dovere degli stati
garantire i cittadini). In questo contesto poi è necessario che ci sia un organismo nei singoli stati membri che
autorizzi l’esercizio della professione e uno che controlli tale esercizio.
Se un cittadino di uno stato
membro vuole venire ad esercitare in Italia sarà facilitato?
Chiunque eserciti un’attività professionale in uno degli stati membri
dell’Unione Europea ed è dunque
autorizzato da quello stato, può
esercitare la stessa attività in qualunque stato membro senza particolari problemi. Nel caso vi siamo
differenze fra le prestazioni autorizzate nel proprio paese d’origine rispetto allo stato membro ospitante, la nazione d’arrivo esaminate le documentazioni può richiedere le opportune integrazioni.
Come operano gli organi di controlli di cui lei parlava prima?
Gli organi di controllo di cui parlavo prima attualmente
sono il governo, che ha poi delegato le sue funzioni agli
ordini o ai collegi per alcune attività professionali. Bisogna
poi sottolineare che ordini e collegi non operano in modo
estemporaneo ma in base a norme di legge dello stato.
In Italia, ma anche in altri paesi europei, si percepisce una certa paura verso iniziative volte all’apertura
del mercato del lavoro. Lei ha colto questi timori?
di Federico Grandesso
Giornalista
Ognuno di noi non è mai portato a ragionare in
senso generale, ma solo in senso particolare, in linea
di principio tutto ciò che è novità mette sempre in
apprensione, però è anche vero che l’Europa c’è ed è
una realtà che esiste da 50 anni. Il vero punto è che
l’Europa deve essere considerata una volta per tutte
come uno stato unico. Capisco che tutte le novità
possano creare timori, ma sono preoccupazioni irrilevanti perché ciò è necessario per l’attuazione del
mercato unico. Ci sono molte preoccupazioni sia nei
soggetti inscritti alle professioni regolamentate e sia
dalle professioni nascenti, ma il dovere del legislatore è di
fare le leggi per tutti e non per qualcuno.
Questa direttiva colma probabilmente anche un
deficit di personale nel comparto della sanità. Era
questo uno degli scopi del provvedimento?
RB & Partners, è una società
di consulenza in Affari europei e internazionali con sede
a Bruxelles. Lo Studio RB&P
si propone inoltre come punto di riferimento per le attività di
supporto a progetti su scala internazionale. L’ubicazione dello
studio che ha sede presso il centro della stampa internazionale permette altresì di promuovere tramite campagne di
comunicazione la visibilità internazionale dei nostri clienti.
17
EUROPA
L’AUDIOPROTESISTA
Inizialmente non era una direttiva nata per favorire
alcuni paesi, ma evidentemente risolve parecchie esigenze di molti stati membri. Bisogna poi chiarire che il
mondo della sanità riguarda un diritto primario, cioè il
diritto alla cura per tutti i cittadini. In passato vi era
solo il medico generalista, ora invece le specialità mediche sono moltissime e sono anche in aumento. Ad
esempio una volta il chirurgo generale copriva tutto,
mentre invece ora non è più così. Tutti abbiamo dunque
bisogno di nuovi accessi perchè si va verso un’epoca di
alta specializzazione.
Dopo l’entrata in vigore a ottobre di questo provvedimento, avete previsto forme di integrazione postu-
me della norma?
C’era stata l’esigenza in passato, con l’avvento del trattato di Schengen, di attuare misure per alcune professioni. Adesso con questa direttiva in un unico contesto
legislativo abbiamo riscritto le regole per tutti. Per il
momento non penso ci saranno esigenze ulteriori,
abbiamo però bisogno di vedere l’impatto all’interno
dei singoli stati membri. Ci sarà a questo proposito una
clausola di revisione, cioè 3 anni di applicazione e poi
eventualmente, su suggerimento della Commissione, la
possibilità di poter rivedere qualche parte della norma
o integrarla. Alla fine vorrei che questa fosse una legge
dinamica suscettibile di miglioramenti.
Intervista all’onorevole
Alexander Lambsdorff
può essere utile. Ancora una volta sarà poi il potere esecutivo, e cioè la commissione, a dover mettere in opera
in maniera efficace questo processo.
In Italia vi sono forti preoccupazioni riguardo l’arrivo di lavoratori provenienti dai paesi neo-comunitari. Lei nota in Germania un fenomeno simile?
Anche in Germania i professionisti sono preoccupati per
l’arrivo di lavoratori dai paesi membri appena entrati.
Quello che posso dire è che questa è una paura irrazionale, perchè sia l’Italia che la Germania sono praticamente a crescita zero e questo porrà dei problemi a livello di
tasse e pensioni. Ci possono essere dei settori dove la
competizione aumenterà, ma per la società in generale e
il servizio di previdenza sociale, sia in Italia che in
Germania, l’immigrazione è una necessità. Nel caso poi vi
siano professionisti provenienti da paesi con un’offerta
formativa insufficiente, penso che non sarà un problema
per questi lavoratori integrarsi nel nuovo sistema formativo. È profondamente irresponsabile da parte di alcuni
politici, spaventare l’opinione pubblica, anche perchè
stiamo parlando di lavoratori provenienti da paesi membri dell’Unione europea. Inoltre credo che anche in
Germania si avrà un impatto positivo, perché si andrà ad
eliminare un deficit di personale.
Questa norma risolve da sola tutti i problemi dei vecchi provvedimenti?
Si tratta di una direttiva, non di un regolamento. Dunque
c’è la necessità che venga implementata in maniera corretta sia dai paesi membri, che dalle associazioni di cate-
(Vicepresidente Commissione Parlamentare
Mercato Unico e Protezione dei Consumatori)
Mi sembra molto interessante la creazione di questo
sistema composto da piattaforme e che vedrà finalmente possibile una concertazione a livello europeo.
Mettere assieme tutti gli ordini professionali a livello
europeo in queste piattaforme è forse uno degli elementi
più importanti della direttiva. Una volta che si ha la certezza che quello che questi professionisti hanno imparato corrisponde ai bisogni del mercato e raggiunge il livello di specializzazione richiesto dagli stati membri, si attua
dunque una perfetta mobilità nel mercato interno dell’Unione. Spetta poi
alla Commissione Europea come potere esecutivo di implementare il progetto delle piattaforme. La mia speranza è
che vi sia la più ampia partecipazione
possibile da parte delle associazioni di
categoria, perché anche da questo
dipende il successo della direttiva.
Altro punto importante mi sembra
poi la creazione di una vera e propria
carta d’identità del professionista.
Penso che questa nuova tessera renderà più facile lo spostamento del professionista. Non tutti ne avranno bisogno, ma se ci si vuole spostare in un altro paese membro
18
EUROPA
L’AUDIOPROTESISTA
anche un fattore di arricchimento il non rimanere legato a un solo pensiero in materia.
Come esponente politico in Germania, quale sarà
secondo Lei il risultato positivo più evidente di questa direttiva?
Grazie a questo nuovo sistema di riconoscimento delle
qualifiche professionali, prevedo che in Germania avremo un aumento della fiducia nei confronti dei professionisti provenienti dagli altri stati membri. ■
goria. Questo faciliterà gli spostamenti e di conseguenza
apporterà degli elementi positivi alla nostra economia.
Si è parlato dal punto di vista medico di un codice
europeo di deontologia. Cosa ne pensa?
Il problema della deontologia è soprattutto culturale,
non penso che i politici debbano impegnarsi a trovare
un codice europeo in materia. Se un professionista si
sposta in un altro stato membro indirettamente accetta
il codice deontologico di quel paese e penso che sia
La direttiva “Riconoscimento delle Qualifiche Professionali”
adottata il 7 settembre 2005 consolida e modernizza le regole che governano oggi il riconoscimento delle qualifiche professionali.
Il 20 ottobre 2007, al termine del periodo di trasposizione, questa direttiva rimpiazzarà le 15 direttive esistenti in questa materia.
La Commissione Europea intende
istituire un sistema molto trasparente e flessibile al fine di evitare
critiche, la Commissione non intende nominare direttamente i rappresentanti. Il suo ruolo dovrebbe
essere piuttosto quello di organizzare la possibilità per le professioni
di nominarli loro stessi e di presentare posizioni unificate. Sarà molto
importante presentare punti di vista
unici cercando da parte delle professioni di parlare con una unica
voce così da non trasformare i
gruppi di lavoro quale sede di dibattiti interni. A seconda degli argomenti la rappresentanza delle professioni potrebbe variare ma, una
volta deciso, la stessa rappresentanza dovrebbe essere mantenuta
fino al termine del mandato dei
gruppi di lavoro.
Le professioni sono incoraggiate a
sviluppare carte professionali.
L’iniziativa dovrebbe partire dalle
professioni. Essendo lo sviluppo di
tali carte presumibilmente molto
costoso per la professione medica,
prima di lanciare questo processo
ci dovrebbe essere il riconoscimento ufficiale del loro valore da parte
della Commissione Europea. Gli
avvocati hanno carte professionali a
livello europeo e la loro esperienza
potrebbe essere utile come modello. I dati inseriti nelle carte professionali potrebbero rimpiazzare
quelli richiesti dalle autorità competenti degli stati ospiti.
La direttiva prevede tre possibili
percorsi per il riconoscimento delle
professioni.
Il primo è il riconoscimento dei titoli sulla base della formazione già
acquisita. Qui vengono stabiliti cinque livelli di qualificazione, che
descrivono la formazione e che
vanno dalla certificazione di una
formazione scolastica generale di
primo e di secondo grado fino ad un
diploma universitario, che attesti un
ciclo di studi accademici di almeno
quattro anni concluso con successo. Il Paese di accoglienza può
subordinare il riconoscimento
all’assolvimento di una misura di
compensazione -prova attitudinale
o tirocinio di adattamento - se la
formazione è inferiore di un anno a
quella richiesta nel Paese di accoglienza oppure i contenuti della formazione
professionale
sono
sostanzialmente differenti, se ad
esempio sono richieste attività che
nel Paese d’origine non esistono
nella professione corrispondente.
In questo caso, la proposta di direttiva prevede la possibilità per le
associazioni professionali di stabilire piattaforme comuni, con le quali
definire gli standard intesi a garantire un livello adeguato delle qualifiche.
Il secondo percorso passa unicamente attraverso l’esperienza lavorativa. Qui vi sono due gruppi di
professioni (che sono definiti sulla
base della classificazione statistica
ISIC - International Standard
Classification of All Economic
19
Activities). Il primo gruppo raccoglie in linea generale le classiche
professioni dell’industria, dell’edilizia e dell’artigianato. In questo
gruppo i lavoratori dipendenti devono dimostrare una formazione di
almeno tre anni e un’esperienza
professionale di cinque anni. I lavoratori autonomi hanno bisogno di
un’esperienza professionale di sei
anni, il periodo di formazione non è
quantificato. Nel secondo gruppo
sono contemplate le prestazioni di
servizio del commercio, della ristorazione e del settore alberghiero,
degli istituti di credito o campi simili. Il periodo di formazione non
dovrà più essere quantificato. Il
presupposto per il riconoscimento
della qualifica professionale sarà
un’esperienza di lavoro triennale a
tempo pieno, sia per lavoratori
autonomi, sia per dipendenti.
La terza possibilità per il riconoscimento delle qualifiche professionali riguarda i medici, i veterinari, gli
infermieri, le ostetriche, i farmacisti
e gli architetti. Per queste professioni sono definiti criteri di contenuto delle conoscenze e delle attitudini -ripresi in parte dalle direttive esistenti - che comportano il
riconoscimento automatico delle
qualifiche. La procedura prevede
che l’autorità competente del
Paese membro decida sulla
domanda di riconoscimento della
qualifica entro tre mesi. Contro il
rifiuto si può ricorrere nell’ambito
della giurisdizione nazionale.
SCIENZA
L’AUDIOPROTESISTA
> Adattamento sensoriale e "acclimatazione".
Come cambiano dopo 5-6 settimane le prestazioni uditive
nei pazienti ipoacusici protesizzati per la prima volta <
Prima
protesizzazione
nell’adulto:
INTRODUZIONE
Lo scopo di questo lavoro era di valutare le variazioni
delle prestazioni uditive e del beneficio soggettivo che
pazienti ipoacusici protesizzati per la prima volta potevano sperimentare dopo 5-6 settimane. Entro tale
periodo dovrebbero intervenire dei fenomeni di adattamento sensoriale che prendono il nome di acclimatazione. Si attribuisce all’acclimatazione un miglioramento
delle prestazioni uditive che avviene nel tempo, dipendente dalla maggiore informazione acustica cui un soggetto può accedere. Tale miglioramento non comprende quello dovuto ad uno specifico allenamento o alla
riabilitazione. Non si sa come ed in che misura contribuiscano all’acclimatazione fenomeni di semplice e
rapido adattamento sensoriale o fenomeni più complessi di plasticità e riorganizzazione del sistema uditivo
centrale. Infatti, esiste anche una notevole controversia
sull’esistenza o meno dell’acclimatazione: in alcuni
studi essa viene dimostrata, in altri viene negata.
Humes e coll (2002) in uno studio esteso a 134 soggetti, esaminati a 1 mese, 6 mesi, 12 mesi dal fitting non
trovano significative differenze nel beneficio, né individualmente né come gruppo. I punteggi del questionario
“Hearing Aids Performance Inventory” (HAPI) dopo 612 mesi risultano anche peggiori rispetto ai punteggi
dopo 1 mese. Munro e Lutman (2003) dopo 12 settimane dal fitting hanno mostrato un miglioramento della
intelligibilità, ma in uno studio successivo (2004) il
beneficio protesico valutato con il questionario “Glasgow
Hearing Aid Benefit Profile” (GHABP) risulta solo lievemente migliorato entro i primi 3 mesi d’uso. Nabeleck e
coll, (2004) hanno studiato un nuovo parametro, detto
“livello di rumorosità accettabile”, cioè la differenza in dB
fra il livello di conforto per il parlato ed il livello di
rumore accettabile per poter seguire il parlato. Tale parametro, analogamente ad altri punteggi di percezione nel
rumore, valutato in 50 soggetti esperti o primi utilizzatori di protesi, non ha dimostrato cambiamenti significativi nel tempo. Al contrario, Reber e Kompis (2005) esaminando soggetti alla prima protesizzazione, fra 2 settimane e 6 mesi dopo il fitting hanno trovato significativi
miglioramenti della intelligibilità verbale.
L’acclimatazione, se esiste, sembra quindi un fenomeno
difficilmente quantizzabile, la cui verifica probabilmen-
beneficio e guadagno
funzionale
nel medio termine
S. Prosser, E. Boccafogli
Audiologia e Foniatria, Università di Ferrara
te richiede valutazioni multidimensionali. Il nostro
lavoro ha preso in considerazione le modificazioni postfitting del guadagno funzionale e del beneficio protesico soggettivo misurate in un gruppo di 10 soggetti, alla
prima esperienza di protesizzazione acustica. Per le
misure si è ricorso a due strumenti: un questionario ed
una batteria di test audiometrici comportamentali.
MATERIALI E METODI
Soggetti
Dieci soggetti con ipoacusia bilaterale di tipo neurosensoriale di vario grado, cinque uomini e cinque donne,
con età media di 69 anni (34-85), privi di precedente
esperienza con protesi acustiche.
Protesizzazione
Tutte le protesi erano regolate per mezzo dei relativi
software. Piccole, ma non sostanziali modifiche di regolazione sono state introdotte entro sei settimane dal
primo fitting, per lo più si trattava di piccoli aggiustamenti di guadagno e dell’accoppiamento. Durante questo periodo i soggetti utilizzavano l’apparecchio acusti-
23
SCIENZA
L’AUDIOPROTESISTA
diverse situazioni appartenenti ad uno stesso dominio
sono state mediate. In tal modo il beneficio viene
espresso con 4 numeri, ognuno dei quali si riferisce ad
un dominio.
Il questionario è stato somministrato anche a 10 soggetti normoudenti, di età uguale a quelli del campione esaminato Tali dati servivano come riferimento ai dati dei
soggetti protesizzati.
Guadagno funzionale: Tutti i test tonali e verbali sono
stati eseguiti in cabina silente, 2m x 2 m. La sorgente
sonora (cassa acustica) era posizionata frontalmente al
soggetto ad 1m di distanza. Si sono valutate: a) le soglie
audiometriche eseguite senza e con protesi acustiche,
inviando toni puri modulati (“warbles”) di 500, 1000,
2000 e 4000 Hz; b) le soglie di percezione (SRT adattiva
con passi di 2 dB e 7-8 reversal) inviando liste di frasi
(GN-ReSound, 2000), in un sottofondo di rumore rosa a
50 e 65 dB SPL(A); c) la percentuale di intelligibilità per
frasi rilevata a 10 dB al di sopra della SRT ottenuta nella
prova adattiva con mascheramento a 50 dB SPL (A).
co nella loro vita quotidiana per più di 7 ore al giorno.
In 7 soggetti la protesi era bilaterale, in 3 monolaterale:
quest’ultimi presentavano nell’orecchio controlaterale
condizioni non trattabili con apparecchio acustico.
Le protesi erano tutte di tipo digitale. Un soggetto aveva
un modello endoaurale, 9 avevano un modello retroauricolare: di questi 7 con chiocciola personalizzata e 2
con chiocciola aperta (“open fitting”).
Valutazioni
Sono state eseguite in due sessioni: la prima (prova 1) a
una settimana dalla consegna della protesi, la seconda
(prova 2) dopo 4-6 settimane. In ogni sessione venivano compilato un questionario di beneficio protesico, ed
i test di guadagno funzionale.
Beneficio protesico: per valutare questa dimensione si è
utilizzato il questionario APHAB (Abbreviated Profile of
Hearing Aid Benefit (Cox & Alexander (1995)). Esso è
costituito da ventiquattro domande che coprono 4
domini (Comunicazione in : ambienti relativamente
silenziosi (E) ambienti riverberanti (RV); ambienti con
rumore di fondo (BN); Fastidio per rumori forti (AV).
Le domande sono poste due volte, relativamente all’ascolto senza protesi e con protesi. La differenza del punteggio è pertanto una stima del beneficio. Ogni domanda ha 7 riposte alternative, identificate con un punteggio (1-7). Per i calcoli statistici tali punteggi sono normalizzati a 100. I valori verso 100 indicano maggiore
difficoltà, e viceversa. Per semplificare la lettura dei
risultati del questionario, i punteggi ottenuti nelle sei
RISULTATI
La Fig. 1 riporta i punteggi percentuali medi (+1 d.s.)
per i 4 domini indagati dal questionario, ed ottenuti
dopo una settimana dal primo fitting protesico (prova
1), e dopo 4-6 settimane (prova 2). Per riferimento nei
due grafici sono riportati i punteggi medi ottenuti dal
campione di normoudenti.
Fig. 1 Punteggi medi (+ 1 d.s.) APHAB dopo 1 settimana (prova 1) e 4-6 settimane (prova 2) dall’applicazione
protesica. La terza colonna riporta i punteggi ottenuti dal camione di normoudenti. EC:ascolto in quiete, BN ascolto nel
rumore, RV ascolto in ambienti riverberanti, AV fastidio ai suoni forti.
24
SCIENZA
L’AUDIOPROTESISTA
I punteggi verso il 100 mostrano difficoltà (per i primi
tre domini) e fastidio per il quarto. Nelle risposte relative alla condizione senza protesi le maggiori difficoltà
sono concentrate nelle situazioni di ascolto con rumore
(BN) e in ambienti riverberanti (RV). L’utilizzo della
protesi riduce significativamente le difficoltà d’ascolto,
avvicinando notevolmente i punteggi a quelli tipici dei
normoudenti. I tassi di fastidio ai suoni molto forti (AV)
risultano contenuti anche con le protesi.
La fig. 2 riporta le stime di beneficio (differenze senza
- con protesi) ottenute nella prima prova e dopo 4-6
settimane. Si osserva un debole aumento del beneficio
percepito nelle condizioni di rumore ( BN) e riverbero
(RV), associato ad un debole incremento della fastidiosità per l’ascolto di rumori forti (AV). Un’analisi della
varianza per misure ripetute, condotta con un disegno
4 domini x 2 prove (1-2) ha dimostrato che le variazioni dei punteggi nei vari domini non variano significativamente fra prova 1 e prova 2 (F=0,4, p=0,51).
Fig. 2 Punteggi medi (± 1 d.s.) di beneficio protesico
(differenze senza-con protesi) rilevato dopo una settimana
(prova 1) e dopo 4-6 settimane dall’applicazione.
seconda prova. Tale incremento, statisticamente non
signicativo (t-Student, p=0,3) è probabilmente spiegabile
con l’effetto delle piccole regolazioni nel guadagno e nell’accoppiamento introdotte nel corso del periodo.
La Fig. 3 riporta le soglie medie per toni modulati in
campo libero con e senza protesi, ottenute nella prima e
nella seconda prova. Il guadagno mediato fra 0,5 e 4 kHz
è risultato di 14 dB nella prima prova e di 16 dB nella
Fig. 3 Soglie medie (barre= 1 d.s.) in campo libero con e senza protesi, rilevate a 1 settimana (prova 1) e a 4-6
settimane (prova 2 ) dall’applicazione.
25
SCIENZA
L’AUDIOPROTESISTA
migliore tolleranza alla rumorosità. Benchè di piccola
entità, i tre test di audiometria vocale hanno dimostrato un miglioramento di prestazioni fra la prova ad una
settimana e la prova a 4-6 settimane dall’applicazione.
Un’analisi della varianza per misure ripetute, con un
disegno 3 test x 2 ripetizioni (prova 1-2) ha confermato che la variazione è statisticamente significativa
(F=0,5; p=0,023).
La fig. 3 riporta le soglie medie di percezione (50% di
intelligibilità) per frasi, ottenute rispettivamente con un
rumore di fondo di 50 e 65 dB SPL(A), nelle due prove.
Il grafico a destra riporta le percentuali di intelligibilità
ottenute inviando una lista di frasi a 10 dB al di sopra
della SRT con rumore a 50 dB SPL. Nelle prove con
mascheramento una riduzione della SRT indica un
miglioramento della prestazione, esprimendo una
Fig. 4 Soglie medie di percezione (50% di intelligibilità) sotto mascheramento (“speech noise” 50 e 65 dB) ed
intelligibilità (+ 1 d.s.) ottenute nella prova 1 e nella prova 2.
CONCLUSIONE
hanno dimostrato un miglioramento delle soglie di percezione ottenute in condizioni di bassa rumorosità (50
dB) e alta rumorosità (65 dB), rispetto alle prestazioni
ottenute dopo una settimana. Ciò probabilmente riflette un progressivo aumento dell’efficienza dei processi
che sovrintendono alla percezione dei segnali verbali
contaminati da rumore. L’effetto non può essere spiegato dal miglioramento di 2 dB delle soglie amplificate,
perché il rumore mascherante era in quasi tutti i soggetti inviato ad un’intensità superiore alla soglia con protesi. Inoltre, si dimostra un incremento della percentuale di intelligibilità assoluta per segnali mascherati presentati con un elevato rapporto segnale/rumore.
Il significato del beneficio soggettivo ed il significato
delle misure audiometriche non sono perfettamente
correlati. I questionari di beneficio richiedono giudizi
rispetto a varie condizioni d’ascolto sommariamente
descritte, e in quanto tali, incorporano fattori estremamente soggettivi: per esempio l’identificazione della
situazione prospettata può variare in funzione delle
I risultati sovresposti si possono sintetizzare come
segue.
Beneficio: L’amplificazione dopo una settimana dall’applicazione protesica produce un beneficio significativo
rispetto alle difficoltà percepite senza protesi. D’altra
parte l’amplificazione aumenta il fastidio per i rumori
forti, ma non in misura superiore a quello percepito dai
normoudenti. I punteggi tendono a ravvicinarsi in
modo considerevole a quelli del campione di riferimento normoacusico. Dopo sei settimane il beneficio rimane immutato per le situazioni d’ascolto facili, mentre
tende a aumentare per le situazioni d’ascolto complesse
e resta praticamente invariata la fastidiosità per i suoni
forti.
Guadagno funzionale: Il guadagno in campo libero
misurato a 1 settimana è risultato mediamente di 14 dB
come PTA (0,5-4 kHz) e di 16 dB a 4-6 settimane. I test
di audiometria vocale eseguiti dopo 4-6 settimane,
26
SCIENZA
L’AUDIOPROTESISTA
ri hanno un valore informativo rispetto a come il paziente giudica personalmente l’insieme dell’intero processo
di adattamento protesico. In questi giudizi intervengono
fattori psicologici, aspetti che riguardano la relazione
con l’audioprotesista, fattori commerciali, oltre ai fattori
dipendenti strettamente dall’amplificazione fornita dall’apparecchio. D’altra parte tali giudizi sono indispensabili all’applicatore per poter valutare più completamente il suo operato. Infatti, se l’ultimo obbiettivo di una
protesizzazione è il miglioramento della qualità della
comunicazione, questo aspetto non può essere completamente rilevato dalle crude misure di guadagno funzionale. Quest’ultime tuttavia rimangono insostituibili per
ottenere un riscontro degli effetti dell’amplificazione, e
come abbiamo visto consentono di monitorare variazioni significative nel medio termine. Poiché l’applicare
questionari e protocolli semplificati come quelli qui sperimentati richiede un tempo relativamente breve (circa
mezz’ora) e strumentazioni relativamente semplici, sembra che l’utilizzo combinato di questi di indagine sia
una procedura raccomandabile. ■
esperienze personali, il giudizio può variare secondo
l’atteggiamento psicologico, oppure secondo il criterio
con cui ogni soggetto valuta il rapporto costo/beneficio.
A questo proposito si può notare che dopo un certo
tempo il vantaggio ottenuto può essere sottovalutato
rispetto alla spesa sostenuta. Inoltre il giudizio può
variare nel tempo proprio per le condizioni di miglior
ascolto che la protesi acustica permette. Se la persona
può affrontare situazioni d’ascolto più complesse, è probabile che la sua richiesta di prestazioni tenda ad
aumentare, e pertanto il beneficio percepito in quelle
situazioni possa ridursi. Al contrario, i nostri dati sembrano confermare un aumento del beneficio percepito
dopo 4-6 settimane. Questa osservazione non sembra
dipendere da fattori extrauditivi, come ad esempio la
soddisfazione rivolta alla procedura di protesizzazione,
ma sembra dipendere da uno specifico effetto acusticouditivo. Infatti, la variazione migliorativa si nota solo
nelle condizioni di ascolto difficile, mentre il beneficio
rimane costante nelle condizioni di ascolto facile.
Le valutazioni audiometriche sono basate su rilievi relativamente indipendenti dai fattori extra-uditivi. In particolare i test eseguiti, di ricerca della soglia di percezione vocale in condizioni di mascheramento con metodo adattivo, risultano sempre molto precisi nel rilevare
anche piccole variazioni. Le SRT da noi rilevate sono
caratterizzate da un elevato rapporto segnale/rumore,
ma questo è un rilievo usuale nei soggetti affetti da
ipoacusia neurosensoriale. È noto, infatti, che a parità
di rumorosità, gli ipoacusici richiedono per raggiungere le stesse prestazioni del normoudente un rapporto
segnale/rumore più favorevole di 8-10 dB (Plomp,
1978). Dai nostri dati emerge chiaramente un miglioramento della SRT fra il dato a 1 settimana ed il dato ottenuto a 4-6 settimane. Un analogo miglioramento è
anche evidente quando si considera la percentuale di
intelligibilità assoluta. Le percentuali di intelligibilità
sono molto alte, e ciò esclude che l’amplificazione
introduca gravi elementi di distorsione che potrebbero
ridurre le prestazioni.
In conclusione, da questi risultati sembra si possa confermare che la valutazione con questionari associata alle
misure di guadagno funzionale può costituire un metodo per valutare l’acclimatazione. I risultati dei questiona-
BIBLIOGRAFIA
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benefit. Ear & Hear, 177-186 (1995)
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expectations, and the evaluation of benefit. Int J Audiol. .42:2
S77- 2S83 (2003)
GN ReSound Italia: Audiometria vocale. Cotugno F, Prosser S,
Turrini M..eds. GN ReSound Italia, (2000)
Humes LE, Wilson DL, Barlow NN, Garner C. Changes in hearing-aid benefit following 1 or 2 years of hearing-aid use by older
adults. J Speech Lang Hear Res., 45, 772-782 (2002)
Munro KJ, Lutman ME. The effect of speech presentation level
on measurement of auditory acclimatization to amplified speech.
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aid users over 24 week post-fitting period. Int. J. Audiol, 43,
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Plomp R Auditory handicap of hearing impaired and the limited
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Reber MB, Kompis M., Acclimatization in first-time hearing aids
users using three different fitting procedures. Auris Nasus Larynx
4, 345-351, (2005).
27
SCIENZA
L’AUDIOPROTESISTA
> Scopo dell’esperimento è valutare la qualità sonora
della riproduzione di segnali reali,
percepita per differenti modelli di apparecchi <
Qualità sonora
di differenti
tecnologie
audioprotesiche:
proposta di
una metodica
per confronto
Premessa
La correzione del deficit uditivo tramite apparecchi acustici ha numerose variabili, soggettive e oggettive, che
insieme possono concorrere a determinare l’efficacia
della rimediazione protesica:
- il tipo e la sede della lesione uditiva,
- le caratteristiche acustiche dell’ambiente,
- la natura della sorgente sonora,
- le peculiarità dell’apparecchio acustico in uso,
- le esigenze socio-relazionali dell’utilizzatore dell’apparecchio acustico.
L’uomo è un animale sociale, perciò la necessità di interagire verbalmente con i propri simili è un’esigenza
innata e fondamentale per la propria qualità di vita.
L’uomo vive, lavora, si diverte e si riposa in un mondo
fatto di rumori; estrarre significati coerenti dal caos circostante rappresenta il compito principale che si richiede all’apparecchio acustico. La relazione logaritmica che
più sta a cuore al progettista, all’ingegnere, al matematico ma anche al clinico e soprattutto all’utente finale è
il cosiddetto rapporto Segnale/Rumore (S/R) o, meglio,
il suo ideale incremento. Un rapporto S/R sfavorevole
rende faticosa e difficile la conversazione e all’apparecchio acustico si chiede di agevolare questa “semplice”
azione.
Crandel (*) ricorda che per un soggetto normoudente il
miglioramento del rapporto S/R di 1 dB porta ad un
aumento della discriminazione vocale del 6-8%; con i
propri studi anche Hawkins (**) conferma che la
discriminazione migliora del 7% per incrementi di 1
decibel. Gli apparecchi acustici a funzionamento digitale hanno molti vantaggi dichiarati per l’utilizzatore:
sistemi per la riduzione del rumore ambientale, algoritmi per il controllo della reazione acustica, compressioni e limitazioni multicanali del guadagno. Questi sistemi sono di tipo adattativo, cioè modificano il segnale in
uscita in base alle caratteristiche spettrali e temporali
del segnale in ingresso.
In un apparecchio genericamente denominato “digitale”
il segnale in transito è processato continuamente tramite
un DSP (Digital Signal Processor) e quindi le condizioni
di funzionamento non sono più quelle di un sistema
lineare (un sistema in cui il segnale di uscita riproduce, a
Gennaro Granito, Marco Marcato,
Lorenzo Notarianni
Audioprotesisti
meno di una costante di proporzionalità generalmente
maggiore di zero, esattamente il segnale di ingresso nella
gamma di frequenze di funzionamento), ma quelle di un
sistema la cui funzione di trasferimento è variabile in funzione delle caratteristiche del segnale di ingresso.
È ormai accettato da tutti che le metodiche di misura di
tipo classico non sono strettamente correlate alla qualità
sonora (intesa come qualità globale del “sistema protesi”) percepita dall’utilizzatore, perché i segnali impiegati per le prove sono diversi dai segnali reali.
Non vi sono ancora metodiche accettate universalmente per ottenere valutazioni oggettive sulla qualità degli
apparecchi acustici che processano segnali reali. Lo
scopo della metodica descritta di seguito è quello di
valutare, per ora in modo soggettivo, la qualità sonora
della riproduzione di segnali reali percepita per differenti modelli di apparecchi.
Sono stati usati come segnali di prova sia la voce umana
sia la musica, riprodotti in alta fedeltà monofonica da
un altoparlante in ambiente normale, cioè non trattato
29
SCIENZA
L’AUDIOPROTESISTA
acusticamente.
Quella
descritta di seguito è una
proposta di metodica che
permette un confronto
soggettivo tra gli apparecchi acustici sotto esame
per la qualità di riproduzione di segnali reali; tale
comparazione avviene tramite l’ascolto del segnale
captato dal microfono
dell’apparecchio, processato dai circuiti elettronici
dello stesso e riprodotto
dal suo auricolare inserito
in una testa artificiale. Questo confronto può essere
fatto da un solo ascoltatore o da più ascoltatori in modo
diretto.
Gli Autori sono a conoscenza di altri tipi di metodica,
ma le procedure sono in genere più complicate (***);
inoltre gli ascolti vengono effettuati da persone diverse
in tempi successivi e non in tempo reale. Vogliamo sottolineare che questo è solo il punto di partenza di un
insieme di prove il cui obiettivo finale è quello di ottenere una valutazione oggettiva comparata della qualità
di riproduzione dei moderni apparecchi acustici.
Il confronto per ascolto diretto
1) Sono state utilizzate le seguenti sorgenti sonore:
- lettura effettuata da speaker professionista;
- brano di jazz eseguito da pianoforte “soft”;
- brano di jazz eseguito da complesso con tromba e
batteria in primo piano;
- brano di musica leggera eseguito da voce femminile;
- brano di musica classica;
- brano di blues eseguito da chitarra elettrica.
Il rumore di fondo era pari a quello di un ambiente
abbastanza silenzioso, circa 35/40 dBA senza particolari bande di frequenza in evidenza, così come si può rilevare in un appartamento privo di immissioni rumorose
disturbanti.
Il problema principale che si pone nel confrontare
dispositivi elettroacustici mediante l’ascolto diretto è
quello di poter passare da un dispositivo ad un altro in
tempo reale, in modo che l’orecchio dell’ascoltatore
ritenga ancora la sensazione di ascolto relativa all’apparecchio precedente.
Un altro problema è “cosa” ascoltare: l’apparecchio acustico è composto da un insieme di circuiti elettronici
(alcuni dei quali adattativi) e da due trasduttori elettroacustici; la catena elettroacustica deve essere valutata nel suo insieme. Ulteriore problema è “come ascoltare” il “sistema protesi”.
2) Tutte le sorgenti sono state registrate su HD, attraverso un programma di editing audio e una scheda audio
professionale. La qualità della catena di registrazione è
molto superiore a quella di un comune apparecchio
acustico, con gamma di frequenza riproducibile da 20 a
20.000 Hz e dinamica maggiore di 90 dB. Si può quindi ritenere assolutamente non influente sulla qualità
della registrazione finale.
Nello schema (vedi fig. 1A) l’insieme di queste sorgenti
sono indicate come traccia n. 1. Le stesse sono state
registrate in sequenza per circa 120 s l’una.
Descrizione della metodica
3) Successivamente la traccia 1 è stata riprodotta attraverso un amplificatore e un altoparlante di buona qualità (foto 1 e 2). Il microfono professionale inserito in
La descrizione che segue fa riferimento agli schemi delle
Fig. 1A e 1B.
30
SCIENZA
L’AUDIOPROTESISTA
4) Ci troviamo ora nella situazione illustrata nella Fig.
1B.
Abbiamo una traccia di riferimento e una traccia registrata per ogni apparecchio. Si possono ascoltare le tracce relative a ogni apparecchio e confrontarle con la traccia registrata senza apparecchio. Le tracce sono tutte
esattamente in sincronismo, quindi commutando l’ascolto da una traccia all’altra vi è solo un piccolo ritardo dovuto al PC; l’impressione finale però è di un ascolto pressoché in tempo reale. Naturalmente si potrà
anche comparare il segnale registrato senza apparecchio
con quello registrato con i differenti ausili.
una testa artificiale
Neumann (foto 3)
ha ripreso il suono
(livello pari a 5574 dB) e lo ha
inviato sulla traccia
2 dove è stato registrato.
a) A questo punto
abbiamo la traccia
1 e la traccia 2;
quest’ultima costituirà la nostra traccia di riferimento
in quanto è composta da un segnale acustico registrato in una situazione simile a quella
dell’orecchio umano (testa artificiale
di ottima qualità),
dove la qualità del
microfono utilizzato è superiore al “sistema protesi” nel suo insieme.
b) Si ripeterà il punto precedente: la traccia 1 verrà
inviata a un amplificatore e quindi a un altoparlante,
mentre all’orecchio della testa artificiale verrà applicato
uno degli apparecchi oggetto della prova. Il microfono
della testa artificiale capterà il suono così come trattato
dalla protesi.
c) Si ripeterà il punto 3 tante volte quante sono le protesi da provare. ■
Evoluzioni future
Partendo dal setting di catena elettroacustica appena
visto abbiamo iniziato le misure comparative (foto 4) di
differenti apparecchi acustici del tipo Open Ear, la cui
analisi dettagliata sarà oggetto di prossime pubblicazioni.
(*) Crandell, C. (1991). Individual Differences in Speech Recognition Ability: Implications for Hearing Aid Selection. Ear &
Hearing, 5, 100-107Crandel.
(**) Hawkins, D. (1984). Comparisons of Speech Recognition in Noise by Mildly-to Moderately Hearing-Impaired Children
using Hearing Aids and FM Systems. Journal of Speech and Hearing Disorders, 49, 409-418.
(***) H. Dillon, G. Keldser, A. O’Brien, H. Silberstein: Sound quality comparisons of advanced hearing aids. The Hearing Journal
– April 2003 – Vol. 56 – N. 4.
31
EVENTI
L’AUDIOPROTESISTA
> Il test illustrato alla “Federico II” alla presenza
dei ministri Turco e Nicolais. Gli esperti assicurano:
«Esame innocuo a 48 ore dalla nascita del bambino» <
Neonati a
rischio sordità:
parte da Napoli
lo screening
uditivo
Un esame audiometrico nei primissimi giorni di vita per
migliorare il futuro dei bambini con problemi di udito.
Il primo progetto di screening in tutta Italia nasce dalla
collaborazione dei dipartimenti di Pediatria e
Neuroscienze dell’università “Federico II” di Napoli.
L’evento, che ha visto il coordinamento scientifico dei
professori Elio Marciano e Alfredo Pisacane, si è svolto
lo scorso 16 luglio a Napoli, nel corso di un convegno
alla presenza del ministro per la Salute, Livia Turco e del
ministro per l’Innovazione, Luigi Nicolais. Si è trattato
di uno screening uditivo per la prevenzione delle ipoacusie nei neonati. La Campania, infatti, è la prima regione in Italia ad aver avviato da tre anno un progetto per
la prevenzione dei disturbi all’udito. In Italia ogni anno
nascono in media 600 bambini
sordi; in Campania i nuovi nati con
diagnosi di disturbi dell’udito sono
circa 65-75, cifra questa che ha
indotto gli operatori a formulare il
progetto “Prevenzione dei disturbi
permanenti dell’udito in età evolutiva”. Si tratta di uno screening in più
tappe. Il primo step è rappresentato
da un test effettuato sui neonati in
seconda-terza giornata di vita, attraverso la tecnica di emissioni oto-acustiche. «Si tratta di un esame molto
semplice - spiegano i medici
Marciano e Pisacane - e del tutto
innocuo per il neonato. La tecnica è
quella dell’inserimento di un tubicino nel condotto uditivo, tubicino
collegato a un apparecchio che invia
un segnale acustico all’orecchio
interno del bambino, dove si trovano
le cellule cocleari deputate alla registrazione dei suoni». Ma non tutti i
bambini che non superano il test
sono sordi. Per questo il secondo
step dello screening si effettua al
terzo mese di vita nelle strutture specialistiche di Audiologia. Il terzo ed
ultimo passo dell’esame, infine,
viene effettuato nel centro di riferi-
35
EVENTI
L’AUDIOPROTESISTA
mento regionale del Nuovo Policlinico.
Una volta stabilita la diagnosi, gli specialisti avviano il bambino affetto da ipoacusia
a un programma di riabilitazione che prevede l’applicazione di una protesi.
Contemporaneamente parte l’intervento
logopedico di rieducazione al linguaggio.
«Abbiamo messi in rete 81 punti nascita
dove poter effettuare il test - continuano i
professori Marciano e Pisacane - e le strutture aziendali di conferma delle diagnosi:
a disposizione un’equipe medica formata
da audiologi, logopedisti, foniatri, audioprotesisti, audiometristi, psicologi, neuropsichiatri infantili e pediatri di famiglia».
«Le grandi politiche nazionali partono
dalle “piccole cose” - ha esordito il ministro
per la Salute, Livia Turco - e una di queste
è sicuramente lo screening per la prevenzione dell’ipoacusia nei neonati, un progetto che ci auguriamo di promuovere in tutta
Italia. In questi ultimi anni si sono investite molte risorse nella cura degli anziani.
Occorre riequilibrare gli investimenti
anche verso i bambini, quindi verso la prevenzione delle malattie. Stiamo lavorando continua la Turco - per costruire l’“unitarietà del sistema sanitario pubblico”, al fine
di renderlo universalistico e solidale. Per
ottenere questo risultato i Livelli essenziali
di assistenza (Lea) dovranno essere uguali
in tutte le regioni d’Italia, in Campania,
così come in Emilia Romagna o in
Lombardia. Stessa cosa vale per i punti di
eccellenza medica. A questo proposito non
basterà investire nei Lea (lo abbiamo già
fatto aumentando di 6 miliardi di euro le
risorse per l’aggiornamento per gli anni
2007, 2008 e 2009), ma occorre tornare a
investire nella sanità nazionale, ammodernando le strutture ospedaliere e rendendole più sicure e puntando sulla medicina
territoriale, rendendola più accessibile e
autorevole». ■
37
PUBBLICAZIONI
L’AUDIOPROTESISTA
L’AUDIOPROTESISTA di Maurizio Clerici
L’unico manuale teorico-pratico scritto da un audioprotesista
Segue dal numero precedente un ripasso dei contenuti estratti dal volume
“L’Audioprotesista” di Maurizio Clerici
RICERCA DEL LIVELLO DI FASTIDIO
Con rumore a bande strette
Esiste di norma una differenza fra la soglia rilevata con
toni puri e la soglia rilevata con rumore a banda stretta,
dovuta alla diversa sensibilità dell’orecchio ad un segnale totalmente artificiale (tono puro) e ad un segnale assimilabile ad altri esistenti in natura (rumore a banda
stretta).
Solitamente la soglia rilevata con i toni puri risulta inferiore di circa 5-7 dB a quella ottenuta con rumore a
banda stretta.
La soglia più affidabile è da considerarsi quella ottenuta col rumore.
È da sottolineare comunque come l’affidabilità di tali
prove non sia totale; troppi sono i fattori che possono
alterare il risultato: l’agitazione del soggetto per il fatto
di dover rispondere a qualche cosa di non perfettamente conosciuto, il fatto non del tutto remoto che stia
prendendo dei farmaci che possono influire sulla risposta, il fatto che abbia o non abbia riposato bene la notte
precedente ecc.
Indipendentemente da ciò è comunque da tener presente che è meglio disporre di un’informazione non del
tutto affidabile, che non disporre d’alcunché.
Infine è bene ricordare che l’applicazione protesica è,
checché se ne dica, ancora un procedimento basato
essenzialmente su decisioni empiriche: non conoscendo alla perfezione il sistema uditivo, non conoscendo a
perfezione come sente un ipoacusico, non sapendo alla
perfezione quale sarebbe il modello ideale di correzione
della sua ipoacusia, è giocoforza procedere per tentativi
ed errori, cosa che ancora si fa anche se si applicano
regole codificate d’applicazione protesica che hanno il
solo scopo di ridurre il margine d’errore o di fornire una
regolazione di partenza.
In tale ottica rientra la ricerca della soglia di fastidio.
Procedendo all’applicazione di un apparecchio acustico
abbiamo due sole certezze:
1 dobbiamo fornire un guadagno che garantisca il superamento della soglia uditiva su tutte le frequenze;
2 dobbiamo fornire una potenza che non superi la
soglia di fastidio su nessuna frequenza, ma tale da
Con toni puri
Partendo da un livello decisamente sopraliminare,
quindi che il Cliente sente perfettamente, spieghiamo al
Cliente che gli faremo sentire dei suoni sempre più
intensi e che lui ci dovrà segnalare quando la loro intensità diventerà praticamente non oltre tollerabile.
Senza esagerare col tempo di ricerca di tale livello (per
evitare di scioccare acusticamente il cliente), costruiamo così l’eventuale soglia di fastidio, frequenza per frequenza, fig. 4.8.
FIG. 4.8 Livello di fastidio: schematizzazione del
modo di procedere per una frequenza; per le altre la
metodica è esattamente la stessa.
La prova può essere condotta con toni puri, utilizzando
il tono pulsato o, se non ne disponiamo, provvedendo
ad interrompere manualmente l’invio del suono al
ritmo di due volte il secondo o, meglio, con rumore a
bande strette, sempreché‚ l’audiometro ne disponga,
sempre provvedendo ad un invio pulsato con un ritmo
di due il secondo.
Può avvenire che si rilevi una simile soglia per alcune
frequenze ma non per tutte: per le mancanti possono
essere ipotizzati valori di 5/10 dB HTL oltre la portata
dell’audiometro.
39
PUBBLICAZIONI
L’AUDIOPROTESISTA
Partiamo dalla seguente considerazione: nel normoudente si ha la capacità di cogliere variazioni di intensità
minime pari ad 1,2-1,5 dB (lasciando perdere casi eccezionali quali possono essere, per esempio, alcuni direttori d’orchestra con un udito particolarmente esercitato); ciò significa che, visto che col SISI abbiamo un
incremento di 1 dB, chi lo percepisce soffre sicuramente di recruitment.
Possiamo allora ipotizzare che chi, ipoacusico, non
avverte nessuno degli incrementi automaticamente proposti dal test non ha recruitment per cui ha una soglia
fastidio oltre i 120 dBHTL.
Chi avverte gli incrementi presenta recruitment in
misura tanto maggiore quanti più incrementi avverte
percentualmente di quelli proposti, fig. 4.9.
“riempire” il più possibile il campo dinamico che il
cliente offre;
Perché quest’ultima affermazione? Perché se noi riusciamo a sfruttare “tutto” il campo dinamico a disposizione
riusciamo a far sentire il nostro cliente nel modo per lui
più soddisfacente.
Con prove sopraliminari – SISI
Il SISI (Short Increment Sensitivity Index = indice di
sensibilità a brevi incrementi) consiste nel far giungere
al cliente treni di 10 o 20 incrementi di intensità di 1 dB
ad un livello di 20 dB sopra la soglia uditiva, frequenza
per frequenza, consentendo così di stabilire la presenza
o meno di recruitment.
Scegliere l’orecchio desiderato, la frequenza e intensità.
(Frequenze fra 500 e 4000 Hz ed una intensità sopra
ciascuna soglia pari a 20 dB.)
Normalmente gli audiometri che offrono la possibilità
del SISI test danno la possibilità anche di una procedura di familiarizzazione con la prova.
Usare questa possibilità per far discriminare la modulazione al cliente consentendogli di rispondere premendo
il pulsante. Durante questa fase è possibile utilizzare
altri tipi di incremento (evitare però di utilizzare l’incremento di 1 dB, in quanto questa intensità in genere fa
partire immediatamente la registrazione del risultato).
L’inizio della prova vera si ha scegliendo l’incremento di
1 dB.
Dopo 20 presentazioni automatiche di incrementi di 1
dB il test si ferma automaticamente e su un indicatore
previsto dall’audiometro compare il risultato del test.
Durante l’esecuzione del test, al fine di evitare simulazioni o condizionamenti, si può alterare il valore dell’incremento senza peraltro che questo influisca sul conteggio delle risposte, visto che il conteggio tiene conto solo
degli incrementi da 1 dB.
FIG. 4.9
Tabella dei risultati del S.I.S.I. test.
Il parallelismo che possiamo proporre può consistere in
una diminuzione di 3 dB nel valore standard della
soglia fastidio (120 dBHTL) ogni 10% di incremento
nel valore del SISI test; ciò porta alla conclusione che
un SISI al 100% (dove cioè tutti gli incrementi proposti
sono stati rilevati) significa soglia fastidio a 90 dBHTL;
può darsi che questo valore sia esageratamente basso,
ma, da un punto di vista audioprotesico ci mette, come
suol dirsi, dalla parte dei bottoni: meglio partire dall’ipotesi di avere una soglia fastidio più bassa della realtà
che non ipotizzare di averla ad un livello superiore e
quindi teoricamente dannoso o comunque fastidioso
Deduzione della soglia di fastidio dal SISI
Ora, dato che, in linea generale, al recruitment può
essere associato un restringimento del campo dinamico
che a volte può associarsi ad un abbassamento della
soglia di fastidio, il problema consiste nel trovare un
parallelismo fra valori del SISI e il valore raggiunto dalla
soglia di fastidio.
40
PUBBLICAZIONI
L’AUDIOPROTESISTA
per il portatore di apparecchio acustico.
Avremo poi la possibilità di aggiustare il tiro durante
l’applicazione protesica facendo in modo da portare la
massima potenza il più vicino possibile alla soglia fastidio per consentire il massimo sfruttamento possibile del
campo dinamico offerto dall’ipoacusico.
Si spiega al cliente che ci dovrà segnalare quando l’intensità del suono che gli invieremo raggiunge un livello
“piacevole”, né troppo debole né troppo forte; il segnale da usare è lo stesso già visto per la soglia di fastidio,
con le stesse modalità. Dopo vari tentativi raggiungeremo un livello che per prove ripetute verrà sempre individuato come “piacevole”.
Passeremo a questo punto ad altre frequenze fino a
poter costruire una curva che unisce le frequenze ad un
livello definibile come “livello d’ascolto più confortevole”, fig. 4.10.
TONE DECAY TEST
Il test di Decadimento Tonale della Soglia vuole stabilire se il soggetto è in grado di continuare ad udire un
tono puro a livello di soglia per il tempo di 1 minuto. Il
test segue le indicazioni di CARHART.
Istruire il soggetto che sentirà un tono e che egli dovrà
tenere il pulsante premuto fintantoché‚ continuerà a
sentire il tono stesso.
Scegliere la frequenza test.
Posizionare intensità d’erogazione al livello di soglia del
Cliente.
A questo punto, a seconda del tipo di audiometro di cui
si dispone, possiamo avere una esecuzione automatica
del test o possiamo doverlo eseguire manualmente: nel
primo caso quando il test è finito su di un apposito
display viene presentato il risultato; nel secondo dovremo tenere d’occhio il segnalatore di risposta ed aumentare di 5 dB quando si spegne: se saremo costretti a praticare un incremento di intensità superiore a 10 dB nel
corso di un minuto il test è positivo e sarà necessario
inviare il Cliente ad una visita specialistica.
FIG. 4.10 La ricerca del livello di ascolto più
confortevole assomiglia come metodica sia alla ricerca
della soglia uditiva sia alla ricerca della soglia fastidio:
solo lo scopo ed il modo di interpretazione del Cliente
è diverso.
RICERCA DEL LIVELLO D’ASCOLTO
PIÙ CONFORTEVOLE
In ottica d’applicazione protesica questo è uno dei dati
di maggior interesse.
Se abbiamo ben eseguito la prova come illustrata al
capitolo 4.3 abbiamo già ottenuto, insieme alla soglia
uditiva e al livelli di fastidio, anche il livello di ascolto
più confortevole.
Possiamo comunque sempre trovare il livello d’ascolto
più confortevole operando anche in maniera più convenzionale come qui di seguito descritto.
Rumore a bande strette
Il segnale che meglio consente di raggiungere lo scopo
è però il rumore a bande strette.
La prova si conduce esattamente nello stesso modo già
visto per il tono puro.
Se non vi sono distorsioni eccessive all’interno del
campo dinamico residuo del cliente il livello d’ascolto
più confortevole dovrebbe essere trovato fra la metà e i
due terzi della sua estensione verso la soglia di fastidio.
Ci si può chiedere se valga la pena di stare a fare una
simile prova sapendo già in partenza dove dovrebbe,
più o meno, trovarsi il livello d’ascolto più confortevo-
Tono puro
Per eseguire questa prova si procede nel seguente
modo.
41
PUBBLICAZIONI
L’AUDIOPROTESISTA
soglia dal lato verso il quale veniva percepito maggiormente il suono; se la percezione fosse centrale, s’inizierà
dal lato migliore per via aerea.
le: il dubbio è lecito, ma va anche sempre ricordato che
le differenze interpersonali possono essere talmente elevate da richiedere una verifica se si vuole la sicurezza
del proprio lavoro.
Inoltre non bisogna dimenticare che la ricerca della
soglia di fastidio di cui abbiamo già parlato è di non
totale affidabilità. Ciò significa che nel caso in cui non
si sia certi del risultato relativo alla soglia di fastidio,
una ricerca del livello d’ascolto più confortevole può
aiutare a confermare i risultati ottenuti.
Il mascheramento
Se passando sull’orecchio peggiore si evidenzia una
risposta peggiore di 10 dB rispetto al lato migliore è
bene procedere ad un mascheramento dell’orecchio
migliore applicando la cuffia ed inviando lo stesso tipo
di suono di mascheramento già precedentemente visto
per le prove tonali per via aerea, fig. 4.12.
PROVA TONALE PER VIA OSSEA
Ricerca della soglia
Lo scopo delle prove per via ossea è quello di verificare
la funzionalità dell’orecchio medio: infatti, se il risultato della prova per via ossea corrispondesse perfettamente al risultato ottenuto per via aerea significa che l’orecchio medio è perfettamente funzionante; se invece il
risultato della prova per via ossea differisse sostanzialmente dalla prova per via aerea, significa che vi è un
impedimento nell’orecchio medio che impedisce al
suono di transitare correttamente. Da notare che non si
può avere una via ossea inferiore alla via aerea e che se
ciò avvenisse sarebbe indice di staratura del sistema.
Metodica
FIG. 4.12 Esempio di prova per via ossea dove
risulta necessario il mascheramento: se non si procedesse
a mascherare l’orecchio migliore si correrebbe il rischio
di correggere l’orecchio in maniera non adeguata.
La prova per via ossea va condotta nello stesso modo di
quella per via aerea; è però bene farla precedere da un
Weber, cioè da una prova che consente di stabilire quale
sia l’orecchio sul quale il “gap” fra via aerea e via ossea
è maggiore.
Il Weber
PROVE VOCALI IN CUFFIA
Il Weber si esegue ponendo il vibratore osseo al
centro della fronte, inviando un’intensità pari alla
soglia per via aerea dell’orecchio migliore + 10/15
dB e chiedendo al cliente
se sente il suono in mezzo
alla testa, dal lato destro o
dal lato sinistro, fig. 4.11.
S’inizierà la ricerca della
Considerazioni
Lo scopo delle prove vocali è la valutazione della capacità comunicazionale del soggetto.
Le considerazioni di base sono molto simili a quelle già
fatte per le prove tonali, con un problema in più quando si parla di prove vocali.
Infatti, i materiali che vengono usati per l’effettuazione
delle prove (dischi, nastri, CD ecc.) offrono una riproduzione perfettamente lineare del suono, tendente per
quanto possibile a riprodurre una situazione la più vicina alla normalità.
FIG. 4.11 Prova di
Weber: consente di
stabilire quale sia
l’orecchio sul quale il
“gap” fra via aerea e via
ossea è maggiore.
42
PUBBLICAZIONI
L’AUDIOPROTESISTA
In questo caso, la capacità di ricostruire il significato del
segnale da poche informazioni captate non ha nessun
peso e quindi si riesce a valutare in massimo grado proprio la capacità di discriminare correttamente ciò che si
sente. Di contro, persone con basso livello intellettuale,
possono essere ancora più confuse dal sentire parole
che non hanno alcun senso: in questo caso sarà necessario passare a parole a senso compiuto se non addirittura a frasi a senso compiuto. In un caso del genere, è
anche assolutamente da sconsigliare l’utilizzo di frasi
senza senso (frasi sintetiche) perché ricadremmo nello
stesso tipo di problema incontrato con i logotomi.
Ciò fa sì che, soprattutto in presenza di ipoacusie in
discesa sugli acuti, l’effetto sempre più importante di
mascheramento dei gravi sui medi e acuti comporti
delle curve “falso roll-over” che inducono a pensare ad
un fenomeno di recruitment più marcato di quanto
magari non sia in realtà.
È inoltre da tener presente, a seconda del materiale
usato, l’importanza del fenomeno di integrazione del
segnale dovuto al senso di ciò che si sta ascoltando, fig.
4.13.
Ricerca della soglia vocale
Le prove vocali in cuffia si eseguono inviando al cliente,
che indossa la cuffia, delle liste di parole bisillabiche a
senso compiuto o delle liste di logotomi (parole bisillabiche senza senso compiuto) o, ancora, delle liste di frasi a
senso compiuto o, infine, delle liste di frasi sintetiche.
Ogni lista è costituita da 10 elementi (parole o frasi),
che devono essere ripetute o individuate dal cliente:
sull’audiogramma vocale si riportano, al valore d’intensità al quale si sta conducendo la prova, le ripetizioni o
individuazioni corrette che risultano percentualizzate.
FIG. 4.13
Esempio di liste di parole bisillabiche.
Metodica
Se si vuole pertanto valutare la capacità d’integrazione
nuda e cruda, parere molto personale, va usato un
segnale senza senso (logotomi), fig. 4.14.
FIG. 4.14
Come intensità d’inizio della prova si può scegliere il
valore medio della perdita d’udito tonale alle frequenze
di 500, 1.000, 2.000 Hz.
Per esempio: supponiamo di aver rilevato una perdita
uditiva di 40 dBHTL a 500 Hz, di 45 dBHTL a 1000 Hz
e di 65 dBHTL a 2000 Hz, vuol dire che potremo iniziare la prova vocale da un livello di:
(40 + 45 + 65)/3 = 50 dB
In pratica: stabilito di effettuare la prova a 50 dBHL, si
invia a quella intensità una lista di dieci parole bisillabiche; il cliente ne ripete correttamente 5, significa che
presenta una capacità di integrazione, alla intensità di
50 dBHL, pari al 50%, che è esattamente il risultato che
dovevamo ottenere in assenza di fenomeni distorsivi a
livello della corteccia. Se il risultato fosse inferiore può
essere sintomo di una dissociazione verbo-tonale (nel
qual caso la conferma deve aversi mediante il mancato
raggiungimento del 50% di integrazione a qualsiasi inten-
Esempio di liste di logotomi.
43
PUBBLICAZIONI
L’AUDIOPROTESISTA
Prova vocale che evidenzia una ipoacusia
di tipo trasmissivo.
FIG. 4.16 Prova vocale che evidenzia una ipoacusia
di tipo percettivo.
sità erogata), che siamo di fronte ad una ipoacusia percettiva con “roll-over”, che il sistema non è correttamente
tarato, o, ancora, che il cliente sta simulando.
Se è superiore può significare che l’esame tonale è stato
sbagliato o che il sistema è starato.
Tutti i mezzi per la riproduzione delle liste contengono
dei segnali di taratura atti a tarare la corretta intensità
sonora, tale per cui a 0 dB HL si abbiano in uscita sulla
cuffia 19 dB SPL o, se si vuole, 119 dB SPL per 100 dB
HL. Procederemo quindi nella prova incrementando il
livello del segnale, portandolo ad esempio a 60 dBHL;
invieremo una seconda lista di parole e riportiamo sull’audiogramma il numero di parole correttamente ripetute. Aumentiamo d’altri 10 dB l’intensità del segnale ed
inviamo un’ulteriore lista di parole, riportando ancora il
numero di parole correttamente ripetute sull’audiogramma. Supponiamo che il nostro cliente, procedendo nella
prova, fornisca un risultato come da figura 4.15; possiamo ipotizzare che tale risultato non possa altro che
migliorare con l’applicazione di un apparecchio acustico,
in quanto non esistono fenomeni distorsivi né a livello
cocleare, né a livello della corteccia.
Se invece il cliente evidenziasse una curva d’integrazione
del genere in fig. 4.16, potremmo avere qualche difficoltà
in più ad ottenere un miglioramento dell’integrazione
mediante un apparecchio acustico, ma il risultato finale
dovrebbe essere comunque gratificante sia per il cliente
sia per noi. Diverso invece il problema nel caso illustrato
in fig. 4.17, in quanto in questo caso ci troviamo di fronte ad una evidente dissociazione verbo tonale: anche se
l’ipoacusia quantitativamente sarebbe perfettamente ricuperabile, da un punto di vista qualitativo il risultato sarà
comunque nullo o quasi: potremo promettere al cliente
che saremo in grado di fargli sentire e capire al massimo
segnali di pericolo, campanelli ecc.
È importante osservare come vanno riportati i dati sull’audiogramma: esistono diversi tipi di audiogramma in
circolazione: gli unici corretti sono quelli che danno un
valore di 0 dBHL al 50% di integrazione in quanto questa è la corretta taratura degli audiometri secondo le
attuali normative internazionali.
Ne consegue che i dati da riportare sull’audiogramma
devono riferirsi alla scala in dBHL cioè i dB indicati dall’attenuatore dell’audiometro.
Se l’audiogramma riportasse anche altre scale (esempio
dBSPL) esse costituiscono un riferimento per altri scopi
ma non vanno prese come riferimento per l’inserimento
dei dati della prova in esecuzione.
FIG. 4.15
FIG. 4.17 Prova vocale che evidenzia un’ipoacusia di
tipo percettivo con dissociazione verbo-tonale. Sbilanciarsi
con promesse di miglioramento con l’uso non è davvero il
caso, anche se, dopo un adeguato training, certamente
qualche cosa di più sarà in grado di comprenderlo.
46
PUBBLICAZIONI
L’AUDIOPROTESISTA
COMPETIZIONE
Lo scopo delle prove con competizione è di verificare la
capacità di comprensione in presenza di rumore.
Deve essere chiaro che comunque le prove con competizione eseguite in cuffia non possono essere totalmente probanti di ciò che avverrà una volta applicato l’apparecchio acustico, per i limiti che tale tipo d’indagine
offre e di cui si è già precedentemente scritto.
Possiamo quindi ritenere questo tipo di prova eseguito
in cuffia di tipo puramente accademico.
Metodica
È uso, per questo tipo di prove utilizzare il cosiddetto
“cocktail party noise”, in quanto rumore abbastanza
rappresentativo di tutte le frequenze.
Ciò però non significa assolutamente che non si possano
utilizzare anche altri tipi di rumore, soprattutto se il cliente ha delle esigenze particolari: quindi rumori tipo traffico stradale, tipo ambiente ufficio, tipo ambiente stamperia, tipo filanda, tipo officina, etc. sono altrettanto ben utilizzabili se rappresentano il rumore più frequente cui il
cliente è sottoposto, 4.18, 4.19, 4.20. La prova va condotta di norma, nel caso di ipoacusia simmetrica, in modo da
avere la fonte di rumore stabile in intensità ad un livello
di 60 dB su di un orecchio e il segnale (liste di parole,
frasi o logotomi) ad un livello che viene variato da 80 dB
a 70, 60, 50, 40, 30 dB sull’orecchio controlaterale.
Finita la prova su di un orecchio si procede ad invertire
le fonti di segnale e si può esaminare l’orecchio controlaterale. Nel caso invece di ipoacusia fortemente asimmetrica, l’unica soluzione correttamente applicabile è quella
di inviare sullo stesso orecchio sia il rumore di competizione sia il segnale: le modalità rimangono inalterate, nel
senso che il rumore è stabile a 60 dB e il segnale viene
invece variato in intensità secondo le modalità già viste.
Il risultato va riportato su di un grafico come visibile in
figura 4.21 che evidenzia lo scostamento esistente fra il
normoudente ed il soggetto che stiamo esaminando.
È facilmente comprensibile come il risultato vada riportato: si tratta di calcolare la differenza d’intensità fra
segnale rumore e segnale da interpretare, ottenendo in
tal modo da un +20 dB (segnale da interpretare = 80
dB, segnale rumore = 60 dB) ad un -30 dB (segnale da
FIG. 4.18. 4.19, 4.20 Esempi di spettri di
rumore di varia natura, reperibili sia in cassetta sia in
compact disc.
interpretare 30 dB, segnale rumore = 60 dB), che si
ritrovano sull’asse delle ascisse del grafico.
Sulle ordinate invece andrà riportato il risultato in percentuale della capacità d’integrazione.
Come si può vedere dalla figura già citata, nel caso dei
47
PUBBLICAZIONI
L’AUDIOPROTESISTA
FIG. 4.21
FIG. 4.22 Prova vocale con “roll-over”: per avere
una idea dell’affidabilità di tale indicazione si deve tener
presente la morfologia della curva di soglia tonale.
Diagramma del risultato di prove di
competizione.
normoudenti, è normale la capacità di comprendere il
100% anche con un rapporto segnale/rumore di -10 dB
(vale a dire che il segnale da interpretare è di 10 dB più
debole del segnale rumore). Nel caso invece di un ipoacusico è normale trovare un risultato che tende al 100%
solo per rapporti segnale/rumore superiori a zero (vale
a dire che il segnale da interpretare è uguale o superiore come intensità al segnale rumore).
Il risultato ottimale solitamente si raggiunge quando il
rapporto segnale/rumore sia superiore a +10 dB.
Nel caso di ipoacusia simmetrica non deve stupire un
risultato sotto competizione diverso da orecchio ad
orecchio: ogni orecchio, anzi ogni lobo del cervello, è,
infatti “specializzato” nell’ascolto di determinati segnali.
In particolare l’orecchio destro va a stimolare il lobo
sinistro del cervello che è più portato alla decifrazione
delle parole (è il lobo della concretezza), mentre l’orecchio sinistro va a stimolare il lobo destro che è più portato alla decifrazione della musica (è il lobo dell’astrazione). Ne consegue che un soggetto non particolarmente amante della musica potrà avere risultati migliori sull’orecchio destro e viceversa un amante della musica potrà avere risultati migliori sull’orecchio sinistro
(per amante della musica deve intendersi un soggetto
che va ai concerti, all’opera, se non addirittura che
suona per diletto qualche strumento musicale).
È intuitivo che la considerazione di tali risultati possa
far propendere per una protesizzazione dell’orecchio
destro o dell’orecchio sinistro a ragion veduta, qualora
si sia costretti, per una qualsiasi ragione, a procedere ad
una protesizzazione solo monolaterale.
Da questo punto di vista non è stato ancora del tutto chiarito se i mancini, che evidentemente presentano una pre-
valenza del lobo destro, debbano essere protesizzati a
sinistra o a destra: tendenzialmente si potrebbe azzardare
l’ipotesi di una protesizzazione a sinistra, se non altro per
la maggior facilità d’utilizzo della mano di questo lato.
DEDUZIONE DELLA SOGLIA DI FASTIDIO
DALLE PROVE VOCALI
Per poter dedurre da tali prove l’eventuale abbassamento della soglia di fastidio è necessario che le prove stesse siano state condotte fino alla massima capacità d’erogazione dell’audiometro (100 dBHL, equivalenti a 120
dBSPL). Se, all’aumentare intensità di segnale, la percentuale di integrazione continua a salire o si stabilizza
ad un certo livello senza denotare cali, anche per la
massima intensità del segnale vocale che dovrebbe essere di 100 dBHL, significa che la soglia fastidio è superiore ai 120 dBSPL: questo però non significa necessariamente che non esista recruitment.
Se invece dopo una certa intensità erogata per le prove
la percentuale di integrazione inizia scendere, fig. 4.22,
e mantiene tale andamento all’aumentare intensità erogata, ciò è indice di presenza di recruitment, la cui
soglia di attivazione è da posizionarsi al livello intermedio fra quello di massima integrazione e quello immediatamente successivo che ne denota già un calo.
È necessario ricordare però quanto già detto nelle considerazioni sulle prove vocali: se l’ipoacusia che stiamo
analizzando è in forte discesa sugli acuti il fenomeno
del calo di integrazione può non essere dovuto al
recruitment, bensì ad un effetto di mascheramento dei
gravi sugli acuti che riduce complessivamente la capacità di integrazione. ■
50
SCHEDEPRODOTTO
L’AUDIOPROTESISTA
compreso il BTE 10A Moda. Un fitting completamente personalizzato,
per un ascolto di qualità superiore,
che si adatta ai vari stili di vita del
cliente. La piattaforma di elaborazione digitale per una gestione automatica dei programmi AutoPro2, rileva intuitivamente e seleziona le destinazioni di ascolto. La schermata del Data logging consente agli audioprotesisti di applicare facilmente gli aggiustamenti e in modo diretto, offrendo un migliore counseling, una regolazione precisa e ridotte visite di controllo. Oltre all’innalzamento del parlato LD, il vero
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pausa pranzo, davanti alla TV, al telefono, annullando la
necessità di regolare il volume per adattarsi alle conversazioni e alle voci più deboli. Per informazioni: craispa@craispa tel. 049 5386777.
Amplifon presenta “Centra”:
il top della tecnologia e dei servizi
Amplifon “Centra” racchiude un insieme di
prerogative di assoluto
prestigio che vanno dalla
tecnologia avanzata al
design discreto ed elegante ai servizi esclusivi.
“Centra” assicura performance di alto livello grazie alle sue rivoluzionarie
funzioni digitali. È il primo della serie ad avere l’algoritmo di SoundSmoothingTM che riduce o sopprime di
intensità i rumori fastidiosi, come il brusio in luoghi
affollati o il rumore di elettrodomestici, migliorando la
capacità di percezione del parlato. Non solo, impara
automaticamente a conoscere chi lo indossa. La funzione DataLearningTM, infatti, memorizza la corretta impostazione nelle diverse situazioni di ascolto riproponendola in automatico ogni volta che si presenta. “Centra”
possiede anche 16 canali di amplificazione, microfoni
direzionali con funzione adattiva, funzione automatica
e adattiva di cancellazione del feedback, “beep” di avviso programmabili, 4 programmi di ascolto divisi tra
programmi di comfort, bobina telefonica e ingresso
audio commutabili con o senza telecomando (3 programmi per la versione Life), e WindScreenTM per la
riduzione del rumore del vento, assenza di disturbi elettromagnetici, AutophoneTM , nuovo guscio “nanocoated” per una migliore impermeabilità al sudore e agli
agenti atmosferici. La nuova famiglia Centra comprende tutti i modelli: “Life” (per applicazioni open fitting),
SVC (riconducibile al gruppo 1 del nomenclatore tariffario), P (per perdite gravi e profonde, riconducibile al
gruppo 2 del nomenclatore tariffario), SP (per perdite
profonde, riconducibili al gruppo 2 del nomenclatore
tariffario). Da oggi sono disponibili anche i nuovi
modelli Micro CIC e Endoauricolari classici.
Nuovo “Micro Mould Oticon”,
costruito su misura per le perdite
“Open Fitting”
Una delle tendenze più
rilevanti dell’industria di
settore, fin d’ora è stata
focalizzarsi su prodotti
esteticamente attraenti.
Epoq e Delta, con il ricevitore nell’orecchio (Rite)
sono leader di questa tendenza e hanno ridefinito
il design degli apparecchi
acustici. Ciò nonostante,
in termini di chiocciole, trovare una soluzione in grado
di soddisfare sia l’estetica che le prestazioni di Epoq e
Delta non è semplice. Partendo da questi presupposti,
Oticon ha sviluppato un Micro Mould Rite dedicato ad
utenti di Epoq e Delta con perdite uditive da lievi (tipo
open) a severe anche pantonali di 80 dBHL. I principali vantaggi del Micro Mould Oticon sono la ventilazioni
da completamente Open a completamente chiuse; un
perfetto adattamento anatomico grazie alla scannerizzazione laser; le dimensioni molto piccole, per la massima
estetica e comfort; la superficie esterna molto liscia ed
Element, l’innovazione
accessibile a tutti!
Con Element, Crai spa completa la gamma dei nuovi
apparecchi acustici digitali di ultima generazione: e16,
e8, e4, sono i tre modelli multifunzione con prestazioni automatiche di diverso livello di ascolto, include due
apparecchi per adattamento aperto con tubetto sottile,
51
SCHEDEPRODOTTO
L’AUDIOPROTESISTA
“Una”: un nuovo punto di riferimento per gli apparecchi acustici
nel segmento entry level
igienica grazie alla tecnica laser; la rapidità di rifacimenti grazie alla memorizzazione delle impronte scannerizzate; i minori guasti da cerume, grazie alla duplice protezione attuata dal doppio filtro; consegna tempestiva
dell’apparecchio acustico grazie al rapido tempo di produzione; la corretta simulazione in Genie degli effetti
della ventilazione; il corretto posizionamento grazie alla
rotazione assiale del Micro Mould attorno al ricevitore;
facile inserimento/rimozione dall’orecchio grazie al filo
di estrazione standard.
Con “Una”, la nuova linea di prodotti della Bionica
digitale, Phonak mette a disposizione un suono eccellente a prezzi accessibile garantendo un’accettazione
immediata da parte degli utenti. “Una” è ciò che i clienti Phonak stavano aspettando: una tecnologia all’avanguardia ad un prezzo accessibile. Una raccoglie in un
dispositivo del segmento entry level un gran numero di
funzioni esclusive di Phonak fra cui AudioZoom, per
sopprimere il rumore nelle situazioni problematiche e
l’ultimo antifeedback a inversione di fase che elimina i
feed back in tutti e quattro i canali, mantenendo un’eccezionale qualità sonora. Sono inoltre disponibili funzioni quali la soppressione del rumore e BassBoost,
generalmente esclusiva negli apparecchi di segmenti
più alti. Queste funzioni, insieme alla facilità d’uso rendono Una la combinazione vincente per apparecchi
entry level. La famiglia di prodotti Una comprende
un’ampia gamma di apparecchi acustici, dai piccoli e
attraenti CIC ai discreti retroauricolari di potenza e
mette a disposizione anche un tubicino sottile opzionale che rende l’apparecchio quasi invisibile ed esteticamente interessante. La vasta linea di colori degli
involucri va dalle tinte high tech alle sfumature dei
capelli e della pelle e a un gran numero di soluzioni
pediatriche.
Widex Flash, direttamente
in ascolto!
L’ ascolto è più facile con la nuova
serie di apparecchi
acustici
Widex
Flash.
Realizzati con la
più evoluta tecnologia Widex e sulla
stessa piattaforma
di Inteo ed Aikia, gli apparecchi acustici Flash estendono i benefici dell’elaborazione Integrata del segnale ad
una fascia di utenti più sensibili al prezzo. Widex Flash
non rinuncia all’alta qualità, anzi unisce a questa gli
ultimi ritrovati della ricerca tecnologica della casa
danese, proponendo un mix ideale di soluzioni consolidate e tecnologia innovativa. Flash offre una serie di
funzioni esclusive per il segmento di mercato a cui
appartiene: elaborazione integrata del segnale, sensogramma, sistema di intensificazione del parlato Sis con
riduzione attiva del rumore e flash-locator - per una
migliore percezione dei suoni in ogni situazione d’ascolto. Flash è una soluzione ideale da proporre sia ai
pazienti che utilizzano per la prima volta un apparecchio acustico, sia a coloro i quali hanno già esperienza.
Flash è stato concepito e realizzato intorno a quattro
punti fondamentali, per soddisfare i bisogni degli
utenti più esigenti e per rendere più agevole il lavoro
dei tecnici del settore:
Easy Sound - La più recente ricerca Widex unita a
soluzioni tecnologiche consolidate.
Easy Use - Facile da usare e progettato per soddisfare i
bisogni e i desideri dei pazienti. Easy Fit - Regolazione
veloce e precisa.
Easy Value - I vantaggi dell’Elaborazione Integrata del
Segnale in una serie di apparecchi accessibili a tutti.
La nuova serie Riva di Audio
Service, l'alta tecnologia per tutti
La nuova linea Riva di Audio Service propone nella
gamma entry-level la tecnologia per soddisfare tutte le
esigenze degli utilizzatori. Ecco alcuni punti di forza
della linea Riva :
- sistema microfonico direzionale;
- doppio sistema di applicazione, open e con la chiocciola normale, con il medesimo apparecchio (Duo concept);
- antifeedback a cancellazione di fase;
- 3 programmi di ascolto;
- Controllo di guadagno indipendente per ogni canale;
- Soppressione adattiva del rumore su ciascuno dei 4
canali per il Riva 2. Riva si propone dunque come una
linea completa di 13 modelli, dal più piccolo CIC alla
versione superpotente pila 675 (Riva 2 HP) passando
da uno dei più piccoli open, la versione Riva 2 XS Duo
con pila 312.
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H
e
x
x
e
X
DAL MONDO DEI SUONI
e
ANZIANI RILUTTANTI
AL CONTROLLO DELL’UDITO
SEMPRE PIÙ LE PERSONE
DEBOLI DI UDITO
Molti anziani cercano aiuto medico per la loro perdita di
udito, solo dopo essere stati spinti dalla famiglia o da
amici. Uno studio olandese ha indicato che la maggioranza degli anziani il cui udito era stato controllato,
erano andati dal dottore dopo che gli altri si erano
lamentati del loro cattivo udito. Secondo questo studio,
una persona debole di udito su quattro, oltre i 55 anni,
usava una protesi. Tra quelli che non la usavano, 6 su 10
non avevano mai chiesto aiuto per la loro perdita di
udito. Lo scetticismo verso le protesi è comune tra gli
anziani. In entrambi i casi, 4 persone su 5 non volevano
prendere in considerazione l’uso di una protesi. Il 60%
credeva che ci fossero troppi inconvenienti associati
all’uso di protesi. I due terzi delle persone deboli di
udito che cercano un aiuto, scoprirono che la loro perdita di udito presentava problemi significativi nella loro
vita quotidiana. Lo studio comprendeva 1.419 individui. Esso evidenziò che 1 persona su 3, oltre i 55 anni,
aveva una perdita di udito di oltre 30 dB.
Fonte: Help-seeking Behaviour for Hearing Impaired Persons
Aged > 55 Years; Effect of Complaints, Significant Others and
Hearing Aid Image, Acta otolaryngologica 2003, No. 123.
Più di 700 milioni di persone deboli di udito, nel 2015.
Nessuno conosce il numero esatto delle persone deboli
di udito. Il professor Adrian Davis del British Institute
MRC di Ricerca dell’udito, valuta che il numero totale
di persone che soffrono la perdita di udito di oltre 25
dB supererà i 700 milioni nel 2015. Solo nel mondo
sviluppato, il numero delle persone deboli di udito raggiungerà i 215 milioni nel 2015. Di questi, circa 90
milioni saranno europei. Nei paesi in via di sviluppo, il
numero è doppio.
Secondo Adrian Davis c’erano 440 milioni di persone
deboli di udito, in tutto il mondo, nel 1995 e più di 70
milioni in Europa, su una popolazione di 700 milioni.
Studi americani hanno calcolato che il numero di persone deboli di udito nel Nord America sia più di 25
milioni. Davis valuta che più di 900 milioni di persone
in tutto il mondo soffriranno di perdita di udito, per più
di 25 dB, nel 2025.
IL LATTE MATERNO PROTEGGE
CONTRO L’OTITE “MEDIA”
DELL’INFANZIA
VIVERE CON LA PERDITA
DELL’UDITO
Il latte materno arresta la suscettibilità genetica dell’otite media molto tempo dopo la fine del periodo di allattamento. Questo secondo uno studio dell’università del
Texas Medical Branch, nel quale si sono presi in esame
i campioni genetici di 505 bambini in Texas e Kentucky.
La tendenza a soffrire di otite media si riscontra specialmente nelle famiglie dove 3 importanti geni, che producono molecole di segnali infiammatori per il sistema
immunologico, sono “corrotte” da anomalie causate da
quello che viene chiamato polimorfismo nucleotido
semplice (SNP). Le ricerche hanno scoperto che i bambini allattati con il latte materno che riscontrano anomalie di questo genere, sono protetti contro le infezioni
correnti dell’orecchio.
Fonte: The Hearing Review, febbraio 2007: “Breast-feeding
Helps Counter Genetic Susceptibility to OM”.
La vostra capacità di udire può contribuire al buon funzionamento della vostra vita quotidiana con parenti,
amici e colleghi. È di grande importanza essere consapevoli di possibili limitazioni nell’udito e cercare presto una
cura, per trattare efficacemente una perdita di udito. Una
perdita di udito non curata può intaccare la vostra vita
sociale, abbassare la qualità della vostra vita e causare
angoscia mentale. Le protesi non curano la perdita dell’udito, ma nella maggior parte dei casi, essi possono aiutare le persone dall’udito debole a vivere una vita normale.
Per molti di loro, le protesi aprono un intero nuovo
mondo. Grazie al trattamento con protesi le persone
deboli di udito possono fare molto per superare i problemi di comunicazione e di ascolto di ciò che altri dicono.
55
news
L’AUDIOPROTESISTA
Meeting
Udifon:
Euro Sonit a
Campofelice
di Roccella
Dal 28 aprile al 1 maggio scorso si è
tenuto all’hotel Fiesta Garden Beach
di Campofelice di Roccella, nei pressi di Cefalù, il meeting organizzato
dalla Udifon di Catania in collaborazione con la Euro Sonit di Milano.
Tema dell’incontro, “La protesizzazione acustica digitale, le novità in
campo audioprotesico della A&M
Hearing e della Rexton, brand names
della Siemens audiologische technik
gmbh”. L’argomento, di forte attualità nel settore acustico, relativamente alle soluzioni protesiche digitali
attualmente adottate, ha voluto evidenziare quali sono le proposte presentate in questo campo dai due
Marchi, A&M e Rexton, due tra le
storiche case produttrici di apparecchi acustici, ora divenute brand
names della Siemens tedesca. Con
moderatore il dott. Ettore Amato,
titolare della Udifon di Catania, si
sono succeduti nelle loro presentazioni, supportate da materiale audiovisivo, i due relatori, dott. Marco
Pinferetti e ing. Massimo Ricci. Il
primo ha evidenziato l’andamento
straordinariamente positivo di Euro
Sonit nel 2006, anno record per fatturato e numero di pezzi venduti, e
con grafici e tabelle ha illustrato le
politiche e le strategie della società
per il 2007, anno che la vede in
costante e significativo incremento
anche rispetto al 2006. Ricci ha presentato le ultime novità lanciate sul
mercato dalle due Aziende rappresentate ed evidenziato le caratteristiche tecniche che rendono tali prodotti (Aurora, Calibra, Revera) tra i
più avanzati tecnologicamente nel
vasto mondo audioprotesico. Una
approfondita esposizione che ha
interessato i medici e audioprotesisti
invitati al meeting, che hanno dimostrato grande interesse e partecipazione ai vari temi toccati nelle relazioni. Udifon ed Euro Sonit collaborano da anni con grande successo
nella distribuzione e vendita dei prodotti A&M e Rexton e si ripromettono di riproporre nel tempo incontri
di questo tipo che, accomunando
esperti di specifici settori nel campo
audioprotesico, consentono approfondimenti e confronti molto ampi
tra realtà produttiva, diagnostica e
applicativa.
Marco Pinferetti e Massimo Ricci nel
corso delle loro presentazioni
Ettore Amato, organizzatore del
meeting, durante una pausa dei
lavori
news
57
Nuovi
collaboratori
a GN ReSound
Italia
I primi sei mesi dell’anno sono stati
per GN ReSound Italia un susseguirsi di eventi e novità all’insegna del
cambiamento e della crescita continua. Il mese di aprile ha visto l’entrata dell’ing. Franco Ronconi nelle
vesti di responsabile produzione e
logistica. Ronconi proviene da
un’importante azienda del settore
delle telecomunicazioni dove ha
rivestito i ruoli di project manager,
responsabile controllo operativo e
responsabile qualità e sicurezza.
Sempre nel mese di aprile abbiamo
avuto il piacere di accogliere nella
nostra squadra il dott. Alberto
Cappon nel ruolo di product manager per la divisione GN ReSound
apparecchi acustici. Cappon ha la
responsabilità di supportare l’attività
sul prodotto sia in fase di lancio che
di proposta e verifica; affianca nel
gruppo
marketing
Ludovica
Zecchin, che quindi ha preso a pieni
titoli la responsabilità specialistica
dell’attività di comunicazione e pubblicità al mercato. Ma non finisce
qui! Altre tre new entry sono entrate
nella “grande famiglia ReSound”:
Alberto Mainardi, Elisa Trolese e
Mauro Pulga. Rispettivamente nei
mesi di maggio, giugno e luglio.
Mainardi è il nuovo responsabile
commerciale per l’area Nord Est.
Cappon proviene da una pluriennale esperienza di vendita nel settore
Healthcare e dispone di valide competenze informatiche ed elettroniche. Anche il settore amministrativo
ha visto l’entrata di una nuova forza:
Elisa Trolese che dal mese di giugno
è la nuova assistente amministrativa
assieme a Simona Sgarabottolo e
Mariliva Sgarbossa che già collabora-
news
L’AUDIOPROTESISTA
no con GN ReSound Italia da molti
anni. Infine, luglio ha visto l’arrivo
di Mauro Pulga, audioprotesista laureato presso l’Università degli Studi
di Ferrara che si occuperà della formazione interna ed esterna in merito a tutta la parte tecnica relativa agli
apparecchi acustici e alle strumentazioni clinico-diagnostiche.
La Oticon
sponsor unico
del 4° Meeting
vestibolare2007
Si terrà a Firenze, nei
giorni di venerdì 30
novembre e sabato 1
dicembre 2007, presso l’Hilton Florence
Metropoli, il “4°
Meeting Vestibolare
Aldo Dufour 2007”.
L’evento prevede un
video corso pratico
satellite dalle 8.30
alle
12.30
del
venerdì, destinato a
80 medici. Il video
corso tratterà la sublabirintectomia con
gentamicina: piano di
trattamento, chi trattare, come, quando,
con che risultati e con quali rischi. A
seguire, dalle ore 13, il meeting
vestibolare destinato a medici,
audioprotesisti, audiometristi, logopedisti. Dell’evento è stata inoltrata
la richiesta di accreditamento ECM.
La Oticon Italia è sponsor unico dell’iniziativa. Per ulteriori informazioni
Centro Consulenze srl
via della Mattonaia 17
50121 Firenze
Tel. 055/2462205
Fax 055/2462223. E-mail:
[email protected]
Alinghi
e Phonak
trionfano
alla 32esima
America’s Cup
Dopo mesi di crescente passione si è
appena concluso uno degli eventi
sportivi più attesi dell’anno:
l’America’s Cup di Vela. Così come
nella penultima edizione, anche quest’anno Alinghi e Phonak si sono
dimostrati il team vincente. Phonak
ha infatti fornito al team
di Alinghi, vincitore del
titolo, un sistema di
comunicazione altamente sofisticato, su
misura, che garantisce
una comunicazione ottimale in regata. Il successo di Alinghi è nato
dalla combinazione tra
tecnologia innovativa,
massimi standard qualitativi in termini di qualità e design, e grande
spirito di squadra; gli
stessi valori attraverso i
quali Phonak persegue
con successo i suoi
obiettivi di crescita.
Spunti
interessanti
dal Simposio
Amplifon
al Sio di Lecce
Nella cornice barocca di Lecce, si è
svolto alla fine di maggio il novanta-
news
59
quattresimo Congresso Nazionale
della Società Italiana di ORL e
Chirurgia Cervico- Facciale. Il ricco
programma scientifico ha animato
un uditorio numeroso e attento,
creando un flusso ininterrotto di
congressisti. Venerdì 25 maggio si è
svolto il Simposio Amplifon dal titolo: “L’otorinolaringoiatra e l’audioprotesista: professionalità sinergiche
nella reciproca autonomia e responsabilità individuale”. Il tavolo dei
relatori, moderato dal prof. Giordano dell’Università di Torino, ha visto
figure note del mondo scientifico
come il prof. Desiderio Passali e il
prof. Michele De Be-ne-detto, accanto al dott. Canovi, segretario delle
Associazioni ANA e ANAP e il dott.
Marcato, responsabile della Comunicazione Scientifica di Am-plifon. Il
tema trattato si é dimostrato di stretta attualità e di interesse generale,
vista la notevole affluenza in sala e la
partecipazione diretta alla discussione. La modalità scelta per trattare le
tematiche è stata originale e a contenuto multimediale, prendendo a
prestito dal mondo dei sondaggi
televisivi lo strumento del televoto.
Dopo le prime domande di ca-rattere informativo, utili per conoscere la
composizione della sala - equamente
suddivisa tra Medici Specialisti e
Tecnici Audioprotesisti, tranne qualche eccezione - si è passati direttamente alle domande inerenti:
- la conoscenza dei requisiti minimi
per una prescrizione protesica;
- i tempi e i modi dell’iter prescrittivo;
- le resistenze percepite verso la
rimediazione protesica;
- la definizione di Prova protesica.
Stimolati da un prof. Giordano vivace e arguto, tutti i presenti, panelisti
inclusi, hanno partecipato con entusiasmo alle operazioni di voto, cui è
news
L’AUDIOPROTESISTA
seguito un commento da parte dei
relatori stessi. Dalle prime risposte
raccolte è emersa la varietà interpretativa ed attuativa delle normative
vigenti da parte delle Autorità
Sanitarie Locali, così come hanno
testimoniato alcuni interventi provenienti dal pubblico; successivamente vi è stata la conferma della
conoscenza da parte della classe
medica degli sviluppi tecnologici in
essere. Passando alle domande
incentrate sulla relazione tra professionisti e soprattutto ai commenti
relativi della platea, è emerso in
modo eclatante il bisogno di comunicazione professionale tra audioprotesista e specialista ORL. Il
medico ritiene di avere pochi feedback sui propri pazienti, perdendo
quindi traccia dell’operato svolto
dall’audioprotesista, al quale peraltro riconosce una forte competenza
professionale, attuata attraverso un
iter protesico-riabilitativo strutturato e personalizzato. A questo proposito Amplifon ha realizzato nel 2005
il
Protocollo Audioprotesico
Amplifon, un percorso di orientamento per l’audioprotesista.
Crediamo che gli spunti emersi al
Simposio Amplifon debbano essere
raccolti e sviluppati da tutti i professionisti del settore, perché se è fondamentale crescere in conoscenza,
competenza e ruolo, così come sta
avvenendo da qualche anno, è
altrettanto e più urgente rafforzare
una relazione tra figure e professionalità complementari, tutte ugualmente orientate alla rimediazione
dei problemi della comunicazione.
Arriva il modulo
“Affinity
visibile speech”
È finalmente disponibile ed operativo il nuovo modulo Affinity Visibile
speech (VSP440) che fornisce la
possibilità al tecnico audioprotesista
di mostrare all’utente finale tutte le
operazioni di taratura e fitting che
gli vengono praticate. La grafica
accattivante può essere commutata
ad uno schermo aggiuntivo Lcd che
ne aumenta l’impatto visivo.
integrata e associate a stage di esercitazione teorico/pratica presso le
rispettive sedi o strutture convenzionate. Il bando per l’ammissione al
master è pubblicato sul sito delle due
rispettive sedi universitarie dal mese
di luglio 2007 e scade il 15 ottobre.
Sordità
infantile/2:
un master per
audioprotesisti
Sordità
infantile/1:
un master
per logopedisti
Prenderà il via nel mese di dicembre
2007, presso l’Università degli studi
di Modena e Reggio Emilia, e presso
l’Università di Ferrara, il Master universitario di 1° livello sul tema della
“Riabilitazione logopedia della sordità infantile”. Il Master si propone di
formare logopedisti afferenti ad unità
operative e/o servizi di aziende sanitarie, pubbliche o private che siano
in grado di trattare in modo adeguato tutte le problematiche relative all’ipoacusia infantile. L’obiettivo professionale comprende: la valutazione, la
presa in carico e l’intervento abilitativo/riabilitativo specifico nel bambino ipoacusico anche con disabilità
associate, alla luce delle nuove possibilità di amplificazione acustica.
Particolare attenzione verrà dedicata
alle problematiche relative all’abilitazione post-impianto cocleare. Le attività didattiche saranno svolte in collaborazione fra le due Università di
Modena e di Ferrara, con modalità
news
61
Si svolgerà presso l’Università di
Padova, sotto la direzione del professor Edoardo Arslan, il Master universitario di 1° livello per laureati in
Tecniche audioprotesiche, “La riabilitazione protesica della sordità infantile”. La riabilitazione protesica delle
ipoacusie infantili è cambiata negli
ultimi anni. La diagnosi audialogica e
l’intervento protesico nelle ipoacusie
infantili è sempre più precoce grazie
alla diffusione delle procedure di
screening uditivi neonatali. Si avverte quindi la necessità che il personale tecnico coinvolto nel processo di
riabilitazione audioprotesica debba
essere costantemente aggiornato per
apprendere le procedure necessarie
alla applicazione protesica in bambini molto piccoli. Il Master si propone
di formare audioprotesisti professionali quali: consulenti ed operatori
per Cliniche Universitarie, Strutture
ospedaliere, Strutture di assistenza,
Enti e Aziende privati. Al master
potranno partecipare da 30 a 50
iscritti, in possesso del titolo di laurea in Tecniche Audioprotesiche
(SNT/3-Classe delle lauree in professioni sanitarie tecniche), diploma
universitario in Tecnico Audioprotesista, o diploma universitario in
Tecnico di Audiometria e Audioprotesi. Il bando sarà pubblicato sul sito
dell’Università di Padova
(http//www.unipd.it).
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
“HAI MAI VISTO COME SENTE?”
Rivoluzione tecnologica: finalmente gli audioprotesisti vedranno
come sentono i propri pazienti. E i genitori potranno comprendere e vedere
come il bambino sente la loro voce
co per verificare e dimostrare sul campo quali risposte
offre alle esigenze specifiche dei pazienti che, nella
esperienza di tutti, presentano le problematiche più difficili: i bambini.
Nel corso della presentazione di Destiny 1600 verranno
illustratati i primi risultati di queste ricerche che sostanziano la netta superiorità tecnologica di questo apparecchio “intergrato”, che permette di rappresentare graficamente ed in modo oggettivo come il paziente “sente”,
anche in caso di assoluta mancanza di collaborazione o
con un elevato deficit auditivo.
Dalla ricerca Starkey: Destiny 1600, la nanotecnologia fa un passo da gigante.
La nascita di Destiny 1600 è un evento che lascerà il
segno e verrà ricordato come una svolta storica nel percorso dell’innovazione tecnologica relativa agli apparecchi acustici.Un evento al quale chi è attento all’evoluzione del nostro settore non può mancare, se non vuole
perdere un passo decisivo del proprio aggiornamento e
futuro professionale.
Destiny 1600. Un’invenzione rivoluzionaria testata
dal mondo scientifico:
la scoprirete al Museo della Scienza e della Tecnica.
Come nel caso delle più importanti invenzioni, qui non
si tratta di piccoli passi, ma di un deciso cambio di velocità che porta Starkey a posizionarsi ai livelli più alti
nella hit parade tecnologica del settore.
Non a caso la presentazione di Destiny 1600 - che
seguendo la vocazione già scritta nel proprio nome
cambierà il destino di molti pazienti, migliorandone la
qualità di vita - avverrà a Milano nella location più adatta per parlare di evoluzione scientifica: il Museo della
Scienza e della Tecnica.
Starkey ha infatti voluto per questo evento un luogo
degno dell’importanza dei risultati che verranno portati all’attenzione di un pubblico d’elezione: , audioprotesisti, medici specialistici oltrechè tutte le figure professionali coinvolte oltre naturalmente al mondo dei
pazienti che da questa ricerca avranno grandissimi vantaggi.
L’aspetto più rivoluzionario di Destiny 1600: vedrete quello che il paziente sente.
Chi interverrà alla presentazione di Destiny 1600 si
renderà conto di come la sua applicazione e il suo funzionamento diventano facili, veloci e ottimali, quanto è
gratificante per l’audioprotesista e per tutte le altre figure professionali rispondere ai bisogni del paziente in
modo così personalizzato, su misura per la vita, l’ambiente, le situazioni reali in cui il paziente vive.
Destiny 1600 è velocissimo: l’applicazione ottimale
in 90 secondi
Non si tratterà più di una valutazione laboriosa a volte
frustrante, soggettiva e non verificabile: Destiny 1600
vi permette di visualizzare su video il livello di percezione del paziente e in 90 secondi di regolare la protesi
secondo l’assetto ottimale, con massima soddisfazione
del paziente e gratificazione professionale.
Destiny 1600: i risultati di una straordinaria ricerca
universitaria in campo pediatrico.
Per la prima volta un prodotto audioprotesico, prima di
essere lanciato sul mercato, è stato testato in ambito
Universitario, studiato da esperti del mondo audiologi-
Destiny 1600: la protesi intelligente. Si adatta
all’ambiente e… parla.
Siamo veramente alla fantascienza: un’altra barriera
superata, infatti Destiny 1600 si adatta automaticamente alle diverse situazioni ambientali con una percezione
63
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
immediata del cambiamento.
In tema di automatismi i primi in assoluto, infatti
Destiny 1600 arriva al punto di parlare al proprio
paziente non più con codici sonori da interpretare, ma
attraverso brevi messaggi verbali che avvertono il
paziente, per esempio … della necessità di cambiare la
batteria.
Immaginate nei pazienti in età pediatrica, la grandissima
soddisfazione del genitore che si sente finalmente in
grado di controllare in modo molto semplice e accurato
l’efficacia della protesi, aumentando così la possibilità di
comunicazione/informazione con il proprio bambino.
molto interesse da tutto il mondo dei professionisti del
settore. Destiny 1600 nasce infatti da un lavoro di team:
quello dei ricercatori scientifici Starkey e quello di tutte
le figure professionali che con il loro contributo hanno
permesso negli anni a Starkey di lavorare sui punti di
complessità, per rispondere in modo sempre più soddisfacente alle problematiche.
Oggi questo lavoro comune, dato dalla “filosofia dell’ascolto” di Starkey, ha dato il risultato più bello, un risultato importantissimo per il mondo degli audiolesi, i
nostri pazienti di ogni età trarranno infatti da queste
innovazioni rivoluzionarie un beneficio maggiore.
Starkey vuole condividere i risultati della propria ricerca e l’orgoglio di questo prodotto rivoluzionario con chi
ogni giorno, nella propria professione, mette al centro
di tutto la persona e la qualità della sua vita.
Destiny 1600. Risponde alle domande che avete
sempre fatto.
Non c’è da stupirsi se Destiny 1600 verrà accolto con
64
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
LA TRASPOSIZIONE FREQUENZIALE: BENEFICI DEL
TRAINING NEI TEST DI IDENTIFICAZIONE FONEMICA
Petri Korhonen, M.Sc. (Tech.)
Widex Office of Research in Clinical Amplification (ORCA), Widex, USA
INTRODUZIONE
Il presente studio dimostra che i soggetti normoudenti
con ipoacusia simulata sulle alte frequenze possono
ottenere dei benefici dai nuovi stimoli acustici generati
mediante trasposizione frequenziale. Inoltre analizza il
grado di identificazione delle consonanti sorde prima e
dopo il training.
L’apparecchio acustico Inteo® della Widex utilizza un
algoritmo di trasposizione frequenziale lineare chiamato Audibility Extender (AE) allo scopo di aiutare le persone che soffrono di ipoacusia da grave a profonda sulle
alte frequenze a sentire i suoni su quelle frequenze, trasponendoli su frequenze più basse dove l’ipoacusia è
protesizzabile. Secondo uno studio clinico (Kuk et al. ,
2006), il paziente medio affetto da ipoacusia sulle alte
frequenze predilige l’Audibility Extender con un rapporto di quasi 2:1 rispetto all’amplificazione tradizionale, per l’ascolto del canto degli uccelli e della musica.
D’altro canto, l’algoritmo di trasposizione frequenziale
crea una nuova rappresentazione acustica dei suoni
sulle alte frequenze, che potrebbe risultare sconosciuta
per il paziente. L’applicabilità dei nuovi stimoli acustici
dipende potenzialmente da diversi fattori, come per
esempio il grado e la configurazione dell’ipoacusia, l’idoneità dell’amplificazione dopo la trasposizione, il
processo cognitivo e l’elaborazione centrale, come la
riorganizzazione della rappresentazione corticale attraverso l’apprendimento/addestramento e la motivazione.
Per scoprire se i nuovi stimoli acustici creati dall’algoritmo dell’AE siano utilizzabili o meno (cioè se il paziente
possa imparare ad associare questi nuovi stimoli con i
relativi fonemi), è opportuno ridurre al minimo la confusione legata alla variabilità che si crea per l’interazione di questi fattori. La limitazione o riduzione dell’influenza di tali variabili permette di capire se la trasposizione frequenziale possa fornire stimoli utilizzabili a
beneficio dei soggetti dello studio, ma non consente di
determinare se questo algoritmo possa essere d’aiuto
per i pazienti ipoacustici. A causa della conflittualità dei
risultati in letteratura sull’efficacia delle tecniche di
abbassamento delle frequenze, si rende necessario uno
studio sull’utilità fondamentale della trasposizione frequenziale.
L’AUDIBILITY EXTENDER (AE)
• L’algoritmo dell’AE rileva il picco predominante sull’ottava sorgente, definita come l’ottava immediatamente superiore alla frequenza iniziale programmabile via software.
65
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
sorgente della trasposizione è stata fissata sulle bande
a due ottave al di sopra alla frequenza iniziale.
• Per la simulazione dell’ipoacusia, le registrazioni dei
segnali in uscita dall’apparecchio acustico sono state
filtrate con un filtro passa-basso FFT (Blackman) a
8169 punti, con un’attenuazione di 0 dB per le frequenze da 0 a 1550 Hz, aumentando linearmente le
attenuazioni fra 1550 Hz e 1650 Hz, in modo che
oltre i 1650 Hz l’attenuazione fosse di 90 dB.
• Infine, tutti gli stimoli sono stati normalizzati allo
stesso livello di picco massimo RMS con una finestra
variabile di 50 ms, in modo da dare la stessa sensazione sonora per tutti gli stimoli.
• Vengono trasposti soltanto i componenti in frequenza sopra alla frequenza iniziale, mentre i componenti
al di sotto della frequenza iniziale sono lasciati invariati.
• La frequenza iniziale viene determinata sulla base del
punto di caduta dell’ipoacusia.
• Il picco predominante è trasposto linearmente di
un’ottava verso il basso insieme alle altre frequenze
che compongono l’ottava sorgente.
• Per limitare gli effetti di mascheramento, il segnale
trasposto viene filtrato mediante un filtro passabanda intorno al picco trasposto, con un’ ampiezza di
banda di un’ottava.
• Infine, i segnali trasposti sono amplificati della stessa
misura e mixati con il segnale originale per ottenere
la risposta finale.
METODI
Test di identificazione
• Il test è stato eseguito nella sala training dell’Ufficio
Widex per le Ricerche sull’Amplificazione Clinica
(ORCA) degli Stati Uniti, con un rumore di fondo
dell’ambiente di lavoro di LA,slow = 47 dB.
• Gli stimoli registrati sono stati forniti attraverso delle
cuffie (Sennheiser HD 580) in ordine casuale, con e
senza trasposizione frequenziale. Ai soggetti è stato
permesso di regolare prima del test il livello di ascolto, secondo le proprie esigenze (range LA = 70-80 dB,
media 77 dB).
• Dopo ogni stimolo, il soggetto doveva identificare la
sillaba cliccando con il mouse sul tasto corrispondente visualizzato sul monitor. Ciascuno stimolo della
lista veniva presentato due volte a caso. Dopo ogni
risposta, c’era una pausa di un secondo prima della
sillaba successiva ed i soggetti non avevano idea della
ripetizione dello stesso stimolo.
• Il test di identificazione dei fonemi è stato ripetuto
quattro volte in una sola sessione.
SOGGETTI E STIMOLI ACUSTICI
• Hanno partecipato allo studio nove soggetti normoudenti di madre lingua inglese, con un’età compresa
fra i 18 e i 24 anni. L’uso di soggetti normoudenti ha
permesso di simulare lo stesso livello di ipoacusia e di
ridurre al minimo la presenza di variabili come fonte
di confusione.
• Gli stimoli acustici sono consistiti in 24 sillabe con
fonemi sordi /s/, /兰/, /␪/, /f/, /t兰/, /t/, /p/, /k/ in posizione iniziale, media e finale (cioè CV, VCV o VC). La
vocale di ogni sillaba era /i/. Le sillabe venivano pronunciate da una voce femminile di madre lingua
inglese e registrate in una cabina silente (LA,slow =
22dB).
• Dopo le registrazioni iniziali, gli stimoli sono stati forniti a 68 dB SPL attraverso un solo altoparlante posizionato a 1 m davanti ad un apparecchio acustico
Inteo IN-9 e collegato ad un accoppiatore 2-CC.
L’uscita dell’apparecchio acustico è stata registrata con
due diverse modalità, in un caso utilizzando la trasposizione frequenziale (AE On) e nell’altro senza trasposizione frequenziale (AE Off). In entrambe le modalità,
le soglie determinate in situ (sensogramma) per definire il guadagno dell’apparecchio sono state di 20 dB
fino a 1000 Hz, 50 dB a 1250 Hz, 70 dB a 1600 Hz,
90 dB a 2000 Hz ed oltre. La frequenza iniziale della
trasposizione è stata fissata su 1600 Hz. La regione
Training
• Fra un test e l’altro, i soggetti hanno partecipato ad un
training di 15 minuti.
• Gli stimoli registrati nella modalità “AE On” costituivano il materiale per il training.
• La versione scritta di tutte le sillabe veniva visualizzata sul monitor del computer ed i soggetti potevano
ascoltare ciascuna sillaba selezionandola con il
mouse.
66
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
• Dopo 15 minuti di training, la percentuale di identificazione dei suoni trasposti (42,4%) ha superato del
12,7% quella relativa ai suoni non elaborati (29,6%)
(Paired t-test t = - 3.623, df = 8, ⭐0,01). Dopo altri
15 minuti di training, la differenza è salita al 14,4%
(48,4% rispetto al 34,0%; = 0,007).
• Dopo 30 minuti di training, la percentuale media di
identificazione dei suoni trasposti è quasi raddoppiata (dal 25,5% al 48,4%; ⭐ 0,0005).
• Alla fine di ogni prova, ai soggetti venivano comunicati gli errori fatti, così che potessero concentrarsi
soprattutto sui suoni più difficili.
RISULTATI
Punteggio totale
• Prima del training, non è stata riscontrata una grande
differenza fra il punteggio del test di identificazione
con trasposizione (25,5%) e senza trasposizione
(26,4%) frequenziale.
• Dopo 30 minuti di training anche la performance con
i suoni non trasposti è migliorata dal 26,5% al 34,0%,
ma questa crescita (7,7%) non è statisticamente significativa ( ⭐ 0,1674).
• Alcuni soggetti hanno manifestato difficoltà di concentrazione alla fine dello studio, il che potrebbe
spiegare l’aumento della performance sull’ultima
prova.
• La variabilità fra i soggetti è risultata abbastanza elevata. Per tutti i partecipanti, i risultati migliori sono
stati 29,2 - 43,8% con “AE off” e 35,4 - 68,8% con
“AE on”. Comunque, tutti i soggetti hanno potuto
migliorare il proprio punteggio individuale dal 14,6%
al 35,4% nella modalità “AE on”.
Punteggi medi di identificazione fonemica dopo il training a pagina seguente.
67
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
TAVOLA 1: PUNTEGGI MEDI DI IDENTIFICAZIONE FONEMICA IN MODALITÀ “AE ON”,
ordinati rispetto al massimo miglioramento ottenuto
NESSUN TRAINING (%) 15 MIN. DI TRAINING (%) 30 MIN. DI TRAINING (%) 45 MIN. DI TRAINING (%)
MIGLIORAME. MAX.(%)
/p/
31,5
55,6
70,4
70,4
38,9
/t /
29,6
50,0
63,0
64,8
35,2
/ /
24,1
53,7
59,3
50,0
35,2
/ı/
18,5
38,9
46,3
35,2
27,8
/s/
13,0
24,1
29,6
31,5
18,5
/k/
38,9
55,6
40,7
38,9
16,7
/f/
20,4
22,2
33,3
31,5
13,0
/t/
37,0
42,6
44,4
44,4
7,4
• I punteggi di identificazione fonemica nella modalità
“AE on”, prima e dopo un training da 15, 30 e 45
minuti, dimostrano che il miglioramento massimo si
è avuto con i fonemi /t兰/, /兰/ e /p/, la cui identificazione ha superato il 35% dopo 30 minuti di training.
• La percentuale relativa al fonema /k/ varia da un test
all’altro, con il 38,9% senza training, 55,6% dopo 15
minuti e 40,7% dopo 30 minuti di training.
• Il fonema /t/ ha registrato il miglioramento più basso,
raggiungendo un massimo del 7,4%.
• Le matrici di confusione costruite per le modalità “AE
off” e “AE on” dopo 30’ di training dimostrano che la
migliore identificazione si ha per i fonemi /t兰/, /兰/, /f/,
/␪/, /p/ e /t/ utilizzando la trasposizione frequenziale.
• Il fonema /k/ viene confuso più spesso nella modalità
“AE on”.
DISCUSSIONE
I nuovi segnali acustici ottenuti con la trasposizione frequenziale potrebbero non risultare immediatamente
riconoscibili da parte di un soggetto non addestrato.
Perché l’utilizzo di questi nuovi stimoli risulti efficace,
il soggetto deve imparare ad associare le nuove rappre-
Matrici di confusione dopo 30 minuti di training
68
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
re dal 1600 Hz opportunamente addestrati. Infatti,
prima del training i soggetti non riuscivano ad ottenere
nessun beneficio dai nuovi stimoli acustici ed il punteggio dei test di identificazione fonemica con o senza trasposizione frequenziale era lo stesso.
La frequenza iniziale viene scelta sempre secondo le
caratteristiche dell’ipoacusia del singolo paziente protesizzato. Quando si utilizzano frequenze iniziali diverse,
i pattern acustici creati dall’algoritmo dell’AE sono
diversi. Diverse frequenze iniziali possono creare stimoli acustici legati ai singoli fonemi, che i pazienti possono utilizzare meglio per l’identificazione fonemica.
sentazioni acustiche con i corrispondenti fonemi. Il presente studio ha voluto dimostrare che dopo 15 minuti
di training , l’identificazione dei fonemi sordi risulta più
precisa mediamente del 12,7% quando si utilizza la trasposizione frequenziale e che questa differenza aumenta fino al 14,4% se si aggiungono 15 minuti di training.
Dopo 30 minuti di training, il punteggio del test di
identificazione nella modalità “AE on” sale dal 25,5% al
48,4%, a dimostrazione del fatto che, per valutare l’efficacia della trasposizione frequenziale per l’identificazione dei fonemi, è estremamente importante che il soggetto sia esposto ai nuovi suoni e che possa imparare ad
associare i nuovi stimoli acustici generati dall’AE ai corrispondenti fonemi.
Il materiale utilizzato per il training è lo stesso dei test.
Questo evita la necessità di generalizzare ulteriormente
i risultati per dimostrare che l’AE è sempre utile all’identificazione fonemica. I risultati ottenuti nel presente
studio dimostrano comunque che gli stimoli acustici
prodotti dall’Audibility Extender possono essere utilizzati potenzialmente per l’identificazione fonemica da
soggetti con ipoacusia simulata sulle frequenze a parti-
BIBLIOGRAFIA
Andersen H., 2006, Audibility Extender – So the “dead”
region may hear, Integrated Signal Processing, A new
Standard in Enhancing Hearing Aid Performance,
Widex Inteo
Kuk F. Korhonen P., Peeter H., Keenan D., Jessen A.,
Andersen H., 2006. Linear frequency transposition:
Extending the audibility of high frequency information.
Hearing Review, 13(10): 42-48.
69
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
INTERVISTA A ELISA PAGAN
Formatore tecnologie audioprotesiche di Amplifon Italia
prospettato la possibilità di intraprendere un percorso
misto lavoro-studio e così nell’ottobre dello stesso anno
ho iniziato l’università.
Come si conciliavano le due cose?
È ovvio che l’azienda si è dimostrata disponibile dandomi la possibilità di assentarmi dalla filiale per frequentare il corso universitario, oltre a questo ha sostenuto
parte delle spese.
E si è laureata.
Sì, nell’ottobre del 2003.
Complimenti, e con l’operatività di tutti i giorni?
Era bello riscontrare nella quotidianità, giorno dopo
giorno, quanto acquisito e avere la possibilità, rispetto a
chi non lavorava ancora nel settore di poter trarre dall’università ciò che è utile nella pratica quotidiana.
Potermi poi confrontare con audioprotesisti di indiscussa esperienza e capacità mi ha permesso di avere le
risposte ai dubbi che mi venivano lavorando e mi ha
dato inoltre la possibilità di maturare un’esperienza
commerciale che comunque è indispensabile.
Elisa, da quando lavora per Amplifon?
Ho iniziato nel gennaio del 2000.
Qual è stato il suo percorso professionale?
Ho iniziato come impiegata amministrativa nella filiale
di Mestre.
E dopo sette anni che lavorava in filiale è successo
qualcosa…
L’azienda ha maturato l’idea di investire maggiormente
nella formazione e quindi di creare un gruppo operativo di formatori sul territorio con un progetto del tutto
nuovo, e così mi hanno proposto di entrare in questo
nuovo gruppo che si stava formando.
Quindi non sapeva nulla di audioprotesi?
Solo per sentito dire da alcuni amici, ma a dirti la verità
ricordo che la prima cosa che ho pensato, dopo pochi
giorni che lavoravo, era che avevo scoperto un mondo
parallelo, di cui ignoravo l’esistenza… non immaginavo
che così tante persone avessero bisogno dell’apparecchio acustico.
Ma la formazione è sempre esistita in Amplifon?
Assolutamente sì. Il precedente responsabile della formazione, Marco Marcato ha creduto nella necessità di avere
un gruppo più numeroso di persone che potessero portare avanti con entusiasmo qualcosa di nuovo, ma i
tempi non erano ancora maturi per un progetto innova-
Quindi da impiegata ad audioprotesista, perché?
Ero abbastanza affascinata dal lavoro che svolgevano gli
audioprotesisti e soffrivo un pochino il fatto di non
poter fare altrettanto. Dopo pochi mesi l’azienda mi ha
70
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
è fatto da mille esperienze diverse che, se messe a
disposizione del gruppo stesso, ovviamente ne aumenta l’efficacia.
tivo che permettesse alla formazione stessa di essere più
vicina agli audioprotesisti. Ora questo progetto esiste.
E qual è?
In poche parole avvicinare maggiormente l’Azienda ai
suoi uomini, dando voce alle esigenze di ognuno, analizzando le problematiche di tutti i giorni per dare
risposte concrete. Il mezzo più efficace per fare questo
è sicuramente quello di stare insieme a chi lavora ogni
giorno sul campo. Esiste un protocollo Amplifon, realizzato da Marco Marcato, che segna i punti fondamentali nell’applicazione protesica. Obiettivo attuale della
Formazione è rendere vivo e concreto questo protocollo tramite un approccio più pratico e operativo.
Una delle cose che mi ha più affascinato è stata la visione di un gruppo accomunato da principi che condivido
pienamente, basati non solo sulla condivisione di soluzioni pratiche, ma soprattutto sul coinvolgimento e
sulla partecipazione diretta di ognuno.
Chi lavora con lei in questo progetto?
C’è l’attuale responsabile della formazione, Maurizio
Palladino, anche lui laureato in tecniche audioprotesiche, che lavora nel campo da oltre 15 anni, ricoprendo
diverse mansioni: audioprotesista per undici anni e
direttore di distretto per tre. È lui che ha fortemente
creduto nel valore dell’esperienza di tutti i colleghi e
nell’importanza di poterla condividere. Maurizio è riuscito a rendere la formazione piacevole e anche divertente; il suo entusiasmo e la sua energia oltre alla sua
creatività sono il motore anzi la turbina che guida il
gruppo. Poi ci sono Giancarlo Gozzelino, Lorenzo
Notarianni e Giuseppe Soresini: formatori che come me
sono il braccio operativo. Poi c’è la instancabile Rita
Zerenga che come un’ombra ci assiste nel back e nel
front office, presenza fondamentale per un
meccanismo ben oliato e in movimento continuo. Esiste comunque una fattiva collaborazione con tutti gli enti aziendali ai quali forniamo servizi. La cosa che mi piace del nostro
gruppo è che abbiamo tutti maturato un’esperienza nel campo, ma ognuno di noi con particolare attenzione e predilezione per aspetti
anche molto diversi. Se poi aggiungiamo
quello che i colleghi continuano a darci grazie
al loro lavoro, significa che, insieme, abbiamo
davvero un bacino enorme di informazioni ed
esperienze da mettere a disposizione di tutti.
Esistono straordinari esempi di professionalità tra i nostri uomini, modalità e strategie
eccellenti che non si imparano dai libri; consideriamo il compito più importante del
nostro gruppo fare in modo che tutti possano
beneficiarne, facendo viaggiare per tutta la penisola le
informazioni con modalità nuove e coinvolgenti. Con
Marco Marcato poi, da poco impegnato a tempo pieno
negli approfondimenti professionali e scientifici dell’area medica, c’è una costante collaborazione che ci permette di essere sempre assolutamente al passo con tutto
ciò che è la rimediazione protresico-riabilitativa oggi.
Ma come funziona questo meccanismo?
Abbiamo diversi moduli di intervento molto innovativi.
Non ve li racconto perché chi li ha ideati, Maurizio
Palladino, ne è molto geloso, giustamente, aggiungo io,
perchè sono modalità nuove che stanno portando come
risultato una partecipazione e una condivisione davvero positiva. È la forza di un gruppo come il nostro che
71
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
to in termini di professionalità.
Qui mi fermo perché so che è in progetto un’intervista
con la docente che ci ha creato ed erogato il corso e una
visita virtuale alla struttura che ci ha ospitato.
Quello che posso dirvi, ma ve lo dico soprattutto come
audioprotesista, è che il corso è stata la risposta a delle
esigenze sentite da chi lavora con gli anziani, è stato
voluto dagli audioprotesisti e quindi enormemente
apprezzato.
Abbiamo saputo poi di un avvenimento che ha coinvolto tutta l’Azienda.
Sì, il primo aprile c’è stata una plenaria che ha coinvolto gli audioprotesisti Amplifon di tutta Italia: è stato un
momento importante in cui tutti si sono sentiti protagonisti in prima persona.
La riunione commerciale è stata concentrata in poche
ore molto intense e l’Azienda ha reso noti risultati, programmi e obiettivi, tutto sotto la prospettiva di questo
nuovo cambiamento. Si pensi che la sigla iniziale è stata
creata facendo un collage musicale delle immagini raccolte dalle nostre filiali in atteggiamenti simpatici e
scherzosi! Ci sono state poi attività ludiche e coinvolgenti di autentico divertimento, comprese delle spettacolari esibizioni canore dei nostri colleghi. Devo dire
che è stato molto emozionante, se vuoi ti regalo il dvd
dell’evento.
Grazie Elisa!
Grazie a voi e buon lavoro.
Avevamo una visione di Amplifon come di un’azienda più aggressiva che innovativa.
Anch’io lo pensavo ed è per questo che ho apprezzato
molto la scelta dell’attuale management di investire
pesantemente sulla formazione in termini di risorse
umane e di metodologie innovative. La forza di una
grande azienda è proprio quella di capire quando e
come cambiare ed avere il coraggio di farlo anche se le
cose stanno andando bene, perchè significa non porre
limiti alla propria crescita, significa essere pronti oggi in
prospettiva dell’evoluzione del mercato di domani.
Abbiamo sentito parlare di un avvenimento di formazione chiamato “Il melo”. Di che si tratta?
Sì, “Il Melo”, che è il nome della struttura sanitario-assistenziale nella quale il corso si è tenuto, oggi ve lo definirei come un ulteriore segnale concreto mostrato per
esprimere la voglia di creare un vero professionista,
anche sotto l’aspetto della comunicazione, in particolare della comunicazione con l’anziano. Ci siamo infatti
appoggiati ad una struttura professionale in collaborazione con la quale è stato creato questo corso di
Geragogia, ossia la scienza che studia la comunicazione
con l’anziano, che per noi si è tradotto nel capire un po’
di più come si parla e come si tratta con l’anziano ipoacusico. È stato un grande passo che l’Azienda ha fatto e
che è nato proprio dal desiderio di investire nei propri
uomini non solo in termini commerciali, ma soprattut-
72
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
PROTESI ACUSTICA DI TIPO P.A.C.
Prime esperienze cliniche
A cura del Dott. Andrea Tani – Studio di Acustica Psicofisiologica di Bergamo
INTRODUZIONE
L’IMPORTANZA DELLE FREQUENZE ACUTE
Uno dei luoghi comuni più frequenti in campo audioprotesico (ma vorrei dire anche oto/audiologico, per lo
meno in Italia) è rappresentato dalla considerazione
che, a fronte di una comune ipoacusia neurosensoriale,
caratterizzata da deficit di vario grado, ma comunque
più accentuato a livello delle frequenze acute, sia necessario sfruttare ai fini discriminativi le frequenze meglio
conservate, ovvero le gravi e le medio-gravi, trascurando di fatto la stimolazione delle medio-acute e delle
acute in quanto teoricamente “meno importanti” ai fini
della discriminazione verbale.
In particolare la maggior parte degli specialisti ORL e
Audiologi in Italia ha sempre considerato come ridicola la possibilità di sfruttare in qualche misura le frequenze più acute, ritenendo che le componenti vocali,
notoriamente centrate su frequenze gravi e medio-gravi,
rappresentassero le componenti fondamentali del linguaggio parlato e le consonanti e i tratti sovrasegmentari fossero dei corollari al suono vocalico.
La realtà è ben diversa, come da sempre insegnano i linguisti, e il ruolo delle consonanti e di tutti i tratti acustici che forniscono informazioni determinanti ai fini della
discriminazione e della comprensione (intonazione,
accento, prosodia e musicalità, presenza di rumori
espressivi) è di caratura decisamente superiore, anche in
una lingua come l’italiano così ricca di suoni vocalici.
A riprova di ciò, basti pensare che l’importanza dell’amplificazione delle frequenze acute non è certo sfuggita ai
fisici e agli ingegneri impegnati nella progettazione di
apparecchi acustici, tanto è vero che già più di 15 anni
fa iniziarono ad uscire sul mercato protesi acustiche in
grado di raggiungere la fantascientifica (per allora)
estensione in frequenza di circa 5000 Hz.
Siamo d’accordo che, in termini pratici, ottenere in vivo
amplificazioni accettabili a frequenze così elevate in era
pre-digitale era veramente un’impresa, ma il solo fatto
che si sia operato un tale sforzo in ambito tecnologico
vale un plauso che va ben al di là delle semplici considerazioni di mercato.
Nonostante ciò molti audioprotesisti, all’epoca, tagliavano allegramente tutto il ben di dio offerto da queste
protesi, solo per avere meno problemi di feedback e
condizionati dalla paura di perdere un cliente, mentre
dall’altra parte nei congressi medici si continuava ad
insistere sulla necessità di stimolare al massimo le sole
frequenze gravi, auspicando addirittura l’avvento dei
fallimentari traspositori di frequenza, ovvero di protesi
in grado di “spostare” sulle frequenze gravi il contenuto acustico delle frequenze medio/acute (lascio immaginare al lettore con quale risultato in termini di distorsione, visto che i sistemi utilizzati erano 100% analogici!).
Nel 1995, in occasione del convegno CIARM, ho esposto i risultati di una ricerca sulla risposta delle protesi
ad ampia banda, intitolata “Protesi Acustica e Fedeltà di
Amplificazione” e reperibile sul testo “CIARM 95”, in cui
consideravo la possibilità di ottenere una applicazione
protesica per così dire “in alta fedeltà”.
A tale scopo venivano effettuati test elettro-acustici su
una protesi dotata di amplificazione efficace fino a circa
5200 Hz e venivano confrontati, per una serie di frammenti musicali (dalla musica classica all’hard rock) e
per parole bisillabiche registrate, gli spettrogrammi dell’uscita protesica in cavità standard con gli spettrogrammi ricavati dalla registrazione del brano originale riprodotto attraverso un sistema HiFi di tipo “reference”.
I risultati erano spettacolari, per lo meno in confronto a
quanto era allora ottenibile dalle comuni protesi acustiche, ed il riscontro in termini di incremento di soddisfazione per il paziente era altamente significativo.
73
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
Dopo 12 anni, purtroppo, non molto è cambiato nell’atteggiamento degli specialisti del settore, nonostante
gli sforzi compiuti dai produttori per ottenere protesi
acustiche a banda passante sempre più ampia e con
sistemi di trattamento del segnale sempre più evoluti.
Ho pertanto deciso di riprendere in mano il concetto di
alta fedeltà applicato alla protesi acustica, grazie alla
introduzione sul mercato di un nuovo sistema di amplificazione, il P.A.C. Sebotek, in grado di erogare segnali
acustici in una banda estremamente estesa, con limiti
dichiarati verso i toni acuti a 14.800 Hz, mantenendo
un range dinamico molto elevato.
Nelle pagine seguenti vengono brevemente riportate le
caratteristiche tecniche principali della protesi (per un
approfondimento tecnico si rimanda alla scheda fornita
dal produttore e allo studio elettroacustico da parte del
sottoscritto, di prossima pubblicazione); vengono poi
riportati i risultati di un primo e limitato studio pilota
sulla reale efficienza/efficacia del sistema nel potenziamento della discriminazione verbale in condizioni di
ascolto sfavorevole.
• [consonanti nasali (sorde) laterali e vibranti producono rumori di frequenza inferiore]
I valori sopra indicati sono poi da riconsiderare in relazione alla coarticolazione, in cui la combinazione
sequenziale di vocali e consonanti porta ad ulteriori
modifiche degli aspetti spettrali e a un globale ulteriore
innalzamento delle componenti più acute, in relazione
al contesto di produzione, all’intonazione, all’emotività,
alle caratteristiche dello speaker, fino a raggiungere
estensioni spettrali superiori a 10.000 Hz.
DESCRIZIONE DEL SISTEMA P.A.C. - SEBOTEK
Gli apparecchi acustici di tipo P.A.C. (Post Auricular
Canal) sono caratterizzati dalla netta separazione in due
moduli: il blocco microfono/processore è contenuto in
un involucro retroauricolare che alloggia anche la batteria, mentre il sistema di riproduzione è alloggiato in
un terminale ad inserzione profonda nel condotto uditivo esterno.
I due moduli sono collegati non più dal classico tubino,
ma da un piccolo cavo elettrico per la conduzione del
segnale dall’amplificatore al ricevitore, avvolto in una
guaina di materiale plastico; l’accoppiamento nel condotto è di tipo chiuso.
Le caratteristiche principali del sistema sono rappresentate da:
• ampia risposta in frequenza (fino ad oltre 14.000 Hz);
• processazione digitale;
• ampia dinamica del segnale;
• abbattimento dell’effetto di occlusione (grazie alla
inserzione profonda);
• abbattimento del feedback;
• riduzione dei fenomeni distorsivi;
• bassa rumorosità.
A ciò si aggiungono le ridottissime dimensioni e un
peso trascurabile, che innalzano il comfort di utilizzo.
Per approfondimenti tecnici si rimanda ai dati forniti
dalla casa produttrice; per l’analisi elettroacustica si
rimanda allo specifico studio effettuato dal sottoscritto
e di prossima pubblicazione.
PRESUPPOSTI FONETICI
Come già sopra accennato, le frequenze acute rivestono
un ruolo importante quanto misconosciuto nella corretta discriminazione del messaggio verbale, specialmente
in condizioni “difficili” di ascolto, come ad esempio in
ambienti molto rumorosi o laddove molte persone parlano contemporaneamente.
Se andiamo a vedere, anche solo superficialmente, il
comportamento in termini acustici dei fonemi della lingua italiana, notiamo che la distribuzione frequenziale è
sorprendentemente spostata verso le frequenze acute:
• dal punto di vista formantico, le 7 vocali italiane si
situano in un’area spettrale molto estesa, con F4 in
grado di spingersi, a seconda delle caratteristiche
vocali dell’individuo e della modalità di emissione,
fino a 3000-3500 Hz;
• le consonanti occlusive producono, nella fase esplosiva, rumori che arrivano a 4000 Hz per le velari e
superano i 4000 Hz (fino a 5000-5500 Hz) per le
dentali;
• le consonanti fricative si spingono fino a 6-7000 Hz,
così come le affricate.
METODOLOGIA E CASISTICA
Oggetto dello studio sono 5 pazienti, 3 maschi e 2 femmine, con ipoacusia di tipo neurosensoriale di entità
74
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
Figura 1: Soglie audiometriche
Figura 2: Soglia media dei casi esaminati
media e nettamente più accentuata alle frequenze acute.
In due casi l’ipoacusia è bilaterale e simmetrica, per cui
la protesizzazione è binaurale; negli altri 3 casi l’ipoacusia è marcatamente asimmetrica, con un solo orecchio
protesizzabile.
È pertanto possibile studiare l’effetto della amplificazione delle alte frequenze sia in condizioni di ascolto
binaurale che in condizioni - più svantaggiate - di ascolto monoaurale.
In figura 1 sono riportate le soglie audiometriche, mentre in figura 2 viene riportata la soglia media delle 7
orecchie esaminate.
Tutti i pazienti esaminati erano utilizzatori di protesi
acustica digitale già da alcuni anni, di tipo intracanale
in tre casi e retroauricolare in due casi, con buon livello di soddisfazione personale.
La funzione di discriminazione verbale era in tutti i casi
ottima in condizioni basali (test in cabina silente con
materiale vocale standard senza competizione a 70 dB
SPL), con punteggi compresi tra 90 e 100%; l’introduzione della competizione, rappresentata da cocktail
party standard in presentazione stereofonica frontale,
portava però ad un crollo della funzione di discriminazione già a valori di S/N di +20 dB, crollo addirittura
disastroso nei pazienti con protesizzazione monoaurale
che in pratica non superavano uno score del 20%, mentre i 2 casi con protesizzazione binaurale giungevano a
punteggi vicini al 50%.
Con S/N uguale a 0, poi, in tutti i casi si osservava la
totale assenza di discriminazione verbale; i soggetti con
protesizzazione monoaurale, inoltre, distinguevano
anche a fatica le parole-test dal rumore di fondo.
Si è allora deciso di applicare una protesizzazione alternativa con sistema P.A.C. Sebotek (mod. VQ 510),
rispettando ovviamente le indicazioni di mono e binauralità pre-esistenti, al fine di confermare o meno l’utilità
del fattore “estensione in frequenza” nell’ambito del
miglioramento della performance discriminativa in
ambiente competitivo.
I pazienti, dopo le necessarie operazioni di fitting e un
periodo di “acclimatamento” della durata di alcune settimane (da 6 ad 8 settimane), sono stati nuovamente
esaminati, mantenendo inalterate le condizioni e il
materiale-test.
In tutti i casi la discriminazione verbale in condizioni
basali (presentazione a 70 dB SPL in cabina silente e in
assenza di competizione) risultava ovviamente ottima,
con il riconoscimento del 100% delle parole bisillabiche inviate [Figura 3].
Figura 3: Discriminazione verbale a 70 dB SPL Cabina silente - senza competizione
75
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
dovranno essere valutate le seguenti variabili:
• epoca di insorgenza della ipoacusia;
• modalità di evoluzione della ipoacusia;
• epoca di prima protesizzazione;
• tipologia delle pregresse protesizzazioni;
• studio delle capacità cognitive dei soggetti esaminati;
• valutazione della omogeneità dei dati audiometrici
storici;
• nuova valutazione audiometrica estesa alla misura del
campo dinamico, della sensibilità alle alte frequenze,
della funzione di discriminazione verbale in diverse
situazioni di stress acustico, etc.;
• valutazione approfondita della precedente protesizzazione per eventuale correzione del fitting prima di
procedere al confronto (variabile “audioprotesista”).
Resta comunque il fatto che, in occasione di questo studio pilota, tutti i pazienti sono stati seguiti dal medesimo audioprotesista, sia per quanto riguarda la fornitura
ed il fitting delle protesi in dotazione che per quanto
riguarda il fitting del nuovo sistema P.A.C. fornito in
prova, e gli accertamenti audiologici sono stati effettuati tutti dal medesimo operatore, nel medesimo ambiente e con il medesimo materiale, per cui almeno una
parte delle variabili significative è soddisfatta.
Un’altra importante considerazione è che sicuramente il
miglioramento delle prestazioni non appare ascrivibile
soltanto alla enfatizzazione delle frequenze acute, resa
possibile da questa innovativa catena di amplificazione:
deve infatti esserci qualche altro fattore che rende
migliore l’estrazione del messaggio verbale dal contesto.
Se noi dovessimo ragionare soltanto in termini di algoritmi di enfatizzazione della discriminazione verbale nel
rumore, probabilmente ci troveremmo costretti ad
inventare straordinari processori in grado di capire ciò
che il nostro cervello “vuole sentire”.
Se infatti è possibile con i sistemi attualmente disponibili eliminare in tutto o in parte le interferenze negative
prodotte dai rumori ambientali, non è ragionevolmente
ipotizzabile che una protesi possa arrivare a capire autonomamente la voce da enfatizzare in un contesto sia
pur ristretto di più voci.
Molto probabilmente - ed è ciò di cui ci occuperemo nei
prossimi studi - ciò che fa la differenza è la “qualità” globale del segnale elaborato ed erogato dalla protesi, in
Con l’introduzione della competizione, mantenendo
inalterate le modalità di presentazione, il punteggio di
discriminazione a S/N +20 dB scendeva, per i casi con
applicazione binaurale, all’80%, mentre i pazienti con
protesi monoaurale scendevano al 60% [Figura 4].
Figura 4: Discriminazione verbale a 70 dB SPL Cocktail Party S/N + 20 dB
Con rapporto S/N pari a 0 la discriminazione scendeva
a 50% nei due casi con applicazione binaurale, a 30%
nei casi con applicazione monoaurale [Figura 5].
Figura 5: Discriminazione verbale a 70 dB SPL Cocktail Party S/N 0 dB
CONSIDERAZIONI E CONCLUSIONI
È chiaro che i risultati ottenuti in questo primo studio
sperimentale non possono ancora essere assunti a valore di verità, visto in particolare il campione ridotto di
pazienti esaminati.
Inoltre, per un prossimo studio su più ampia scala
76
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
In altre parole potremmo tentare di sintetizzare la meta
di questo programma di ricerca con il motto: “forniamo
al nostro cervello informazioni di migliore qualità; a
tutto il resto penserà lui!”
parole povere il grado di “fedeltà” della protesi.
E così torniamo al punto di partenza, laddove si poneva il problema della protesi acustica ad “alta fedeltà”;
d’altra parte è esperienza comune anche nei soggetti
normoudenti la difficoltà di discriminazione e comprensione in contesti a “bassa fedeltà”, come ad esempio conferenze o rappresentazioni in cui il sistema di
amplificazione è di bassa qualità e, di conseguenza,
dinamica e definizione di frequenza sono scadenti.
Il sistema P.A.C., con le sue peculiari caratteristiche, si
presta in maniera ottimale a questo genere di studi e
consentirà forse di approfondire la conoscenza delle
relazioni tra capacità analitica del cervello e qualità dei
messaggi in ingresso, facilitando il bilancio di ridondanza (intrinseca/estrinseca) alla base delle nostre capacità di estrazione, discriminazione e comprensione dei
segnali acustici verbali.
BIBLIOGRAFIA
- A. Tani: “Protesi acustica e fedeltà di amplificazione” CIARM 95, 329-335.
- Stelmachowicz P.G., Pittman A.L., Hoover B.M. and
Lewis D.E.: “Effect of stimulus bandwidth on the perception of /s/ in normal- and hearing impaired children
and adults” - JASA 110, 4, 2183-2190, 2001.
- Ferrero E.F., Magno Caldognetto E.: “Aspetti fonetici
della comunicazione” in Trattato di Foniatria e
Logopedia, vol. 3, La Garangola Ed, 1986.
- Killion M. C.: “Myths that discourage improvements
in hearing aid design” - Hearing Review, 01, 2004.
77
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
AUDÉO, IL NUOVO PERSONAL COMMUNICATION
ASSISTANT DI PHONAK, È DESTINATO A CAMBIARE PER
SEMPRE LA PERCEZIONE DELL’APPARECCHIO ACUSTICO
Red Dot, che fonde in modo brillante stile, ergonomia e
praticità permettendo inoltre un miglior posizionamento dei microfoni duali.
Disponibile con due livelli di prestazione e prezzo,
Audéo si presenta con interessanti combinazioni di
colori che vanno dai delicati toni della pelle e dei capelli a tinte audaci e moderne e finiture metalliche creando un look che si adatta a ogni personalità.
Gli appartenenti al target dei “baby boomers” sono dei
sorprendenti conoscitori e utilizzatori di tecnologia, e
molto spesso cercano i prodotti on-line prima di acquistarli.
In considerazione di tutto questo, Phonak ha lanciato un sito
specifico:
su www.audeoworld.com, in
cui i visitatori possono conoscere i dettagli delle caratteristiche, provare le combinazioni dei colori attraverso un
sistema di navigazione semplice che consente di scegliere e gestire l’accesso alle informazioni in modo pratico.
Audéo Personal Communication Assistant; your business amplified.
Progettato per soddisfare quella che oggi è la fascia di
clientela a maggior potenziale di crescita, Audéo si presenta con tutto il fascino di un must.
La generazione dei “baby-boomers”, anche se più in
forma e giovanile di ogni altra precedente, è anch’essa
affetta dalle ipoacusie che accompagnano la mezza età.
Estremamente sensibili al pregiudizio sugli apparecchi
acustici, queste persone, dai 50 ai 65 anni di età, rifiutano i modelli tradizionali in quanto sinonimo di vecchiaia e malattia.
Audéo Personal Communication Assistant, attraverso un mix vincente di ingegneria e design, è stato progettato per combattere tali pregiudizi e per garantire un
ascolto senza sforzi perfino negli ambienti più difficili.
Le immagini e i testi di Audéo sono appositamente studiati per superare i preconcetti e dissipare il senso di
discriminazione. Questi “eroi potenziali” quindi indossano Audéo come se questa fosse la cosa più normale
del mondo.
Molto sottile, leggero e discreto, il Personal
Communication Assistant, presenta alcune funzioni
uniche di Phonak: il CrystalSound, che amplifica in
modo digitale i suoni tenui sulle frequenze alte, essenziali per la comprensione del parlato, e il
SurroundZoom digitale, il miglior sistema di microfoni
direzionali sul mercato.
Tutto ciò in una forma originale, insignita del premio
78
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
CI SONO COSE
CHE CAMBIANO LA VITA PER SEMPRE
Parlare al cellulare, ascoltare musica MP3, collegarsi al
computer, ascoltare facilmente il navigatore satellitare in
auto, mettere in comunicazione Wireless i due apparec-
chi al lato della testa per un vero adattamento binaurale.
Con il nuovo
si fa questo ed altro. E il
design è sempre più evoluto.
COME È CAMBIATA LA TECNOLOGIA DEGLI APPARECCHI ACUSTICI
NEGLI ULTIMI DIECI ANNI?
Dal 1996 la tecnologia digitale ha consentito di implementare soluzioni via via più adeguate a bilanciare la
complessità del problema della sordità neurosensoriale.
Tuttavia, sebbene il sistema uditivo umano sia binaurale per natura, sino ad oggi, anche l’approccio digitale è
stato di adattare disgiuntamente un orecchio alla volta.
Questa modalità ha gravemente sottostimato, nonché
svilito, la naturale abilità del sistema uditivo di assorbire e beneficiare della vasta varietà di informazioni veicolate al cervello dall’udito binaurale.
nero: suoni buoni e suoni cattivi. Chiediamo agli apparecchi acustici di amplificare quelli buoni ed eliminare
i cattivi. Questo punto di vista ignora le molteplici funzioni del suono e le realtà che ogni suono può trasformarsi da significativo a di sottofondo a disturbante in
funzione del fluire, istante per istante, della vita.
Ponendo limiti alla prospettiva su quali suoni siano
importanti, limitiamo anche le aspettative sull’amplificazione.
Il ruolo principale dell’udito binaurale è di costruire
l’immagine mentale dello spazio e della composizione
in continuo divenire dei suoni. L’udito non ha, dunque,
una struttura piatta, ha profondità. Non sentiamo “dentro”, ma “fuori”. L’esternalizzazione spaziale dell’immagine uditiva tridimensionale è la normalità.
L’ADATTAMENTO BINAURALE
L’analisi cosciente dell’ambiente scalfisce appena la
nostra esperienza.
I suoni immergono nel mondo. Alcuni forniscono
informazioni, altri ne riflettono il livello di complessità,
altri sono di sottofondo.
Questi stimoli danno il senso del tempo e dello spazio.
Consentono di sapere dove siamo, danno il senso di
adeguatezza e sicurezza.
LA NORMALITÀ È, DUNQUE,
L’UDITO BINAURALE
La normalità sino ad oggi è stata ostacolata dall’approccio bilaterale scoordinato in cui due apparecchi acustici lavorano disgiuntamente ai lati della testa infrangendo profondamente l’architettura sonora necessaria alla
percezione naturale. Chi ascolta attraverso gli apparecchi acustici, ascolta “piatto”. È come mettere la testa
SENTIRE È, DUNQUE, MOLTO PIÙ
CHE CAPIRE LE PAROLE NEL RUMORE
Spesso semplifichiamo il mondo dei suoni in bianco e
79
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
nell’acqua. I suoni oltre che deboli non hanno un
luogo, sono percepiti tutti dentro la testa.
usa la tecnologia Wireless ad alta velocità
per collegare due apparecchi acustici ai lati della testa,
permettendo il primo vero adattamento binaurale al
mondo per il ripristino dell’udito naturale.
La velocità di collegamento di
è paragonabile a quella di una linea ADSL ed è proprio questo
che garantisce una fedeltà di riproduzione eccellente.
È un cambio di prospettiva
epocale. Come oggi non penseremmo mai di utilizzare un
“monocolo” al posto degli
occhiali, così nel futuro gli
adattamenti potranno essere di
un solo tipo: binaurali, cioè
naturali.
IL BOOM DELLE
COMUNICAZIONI
Nonostante la tecnologia degli apparecchi acustici sia
digitale, gli audiolesi sono stati, sino ad oggi, esclusi dal
boom delle comunicazioni; per loro l’uso dei telefoni
cellulari e dei molti altri segnali mediati elettronicamente nella vita quotidiana non è stato agevole. Di fatto gli
apparecchi acustici hanno aumentato invece che diminuito, la distanza fra l’audioleso e gli altri.
Grazie alla connettività senza fili,
può collegarsi ai telefoni cellulari e ad ogni altro dispositivo
audio dotato di interfaccia Bluetooth® .
Il telefono cellulare può essere tenuto in tasca e le conversazioni telefoniche essere convogliate attraverso lo
Stremer, monoauralmente o binauralmente negli apparecchi acustici
I due
si collegano
wireless ad alta velocità per il
ripristino dell’udito naturale
Sotto, l’ampio ventaglio di dispositivi audio collegabili via
Bluetooth® ad
80
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
IL PROBLEMA ESTETICO
Gli apparecchi acustici, pur conte-nendo una tecnologia estremamente sofisticata, sono spesso “obsoleti” dal
punto di vista estetico.
La mancanza di evoluzione nel design ha contribuito al
cristallizzarsi del vissuto negativo rispetto ad altri prodotti del nostro tempo.
Dal punto di vista emotivo, risolvere il problema della
difficoltà uditiva, può “costare” di più che convivere
con il deficit.
Indipendentemente dall’effettivo bi-sogno, c’è riluttanza all’idea di adottare un apparecchio acustico tradizionale percepito come una dichiarazione di debolezza e di
vecchiaia.
CHI PUÒ BENEFICIARE DI
Possono beneficiare di
i pazienti con
sordità neurosensoriali e miste di entità sino a 80 dB HL.
L’EVOLUZIONE
Nel corso degli anni molte soluzioni considerate “tabù”
hanno perso la negatività che le ha connotate diventando assolutamente ordinarie e non disturbanti, se non
addirittura fenomeni di moda. Si pensi agli occhiali da
vista, ai cosmetici per uomo, all’apparecchio dentale.
Il Range di Adattamento di
La gamma di modelli disponibili
comprende:
L’OGGI
ngloba al suo
interno la tecnologia wireless,
implementa la configurazione
RITE (Ricevitore nell’orecchio)
che sostitui-sce al tradizionale
tubicino un sottilis-simo filo
elettrico, mantiene dimensioni
ridottissime ed esibisce un
design molto evoluto.
I mini BTE
Il design evoluto di
Gli Intrauricolari
81
I RITE
(Ricevitore nell’orecchio)
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
BRITE – L’ALTA TECNOLOGIA SPOSA IL DESIGN
di Monika Bertges Reber e Romolo Pelliccione - Audioprotesisti Bernafon
PRESTAZIONI DIREZIONALI COERENTI
E STABILI CON I NUOVI APPARECCHI RITE
Introduzione
I BTE sono di nuovo molto in voga. Da quando sono
apparsi i nuovi apparecchi RITE (Tubetto e Ricevitore
nell’orecchio), l’adeguatezza dell’orientamento direzionale del microfono di questi apparecchi è oggetto di
ampia discussione. In teoria il grado 0 di orientamento
dovrebbe essere il migliore, ma cosa accade quando si
devono applicare questi concetti nella pratica clinica
quotidiana? Gli apparecchi RITE ed i micro BTE, in
effetti, tendono a non alloggiare in modo fisso dietro il
padiglione auricolare in posizione “desiderata”, rispetto
a quanto invece accade con gli ITE o i BTE tradizionali.
E dunque, qual è l’impatto effettivo? Quanto ampio è il
margine accettabile per le diverse angolazioni?
Nel rispondere a questa domande emerge che – sostanzialmente - molto dipende dal prodotto, poichè sia il
design fisico che gli algoritmi DSP esercitano un impatto considerevole sul comportamento direzionale dell’apparecchio. Sebbene alcuni competitor asseriscano
che solo un orientamento del microfono con un grado
0 di allineamento porti a buoni risultati, in questo articolo vogliamo offrirvi una prova evidente di come un
nuovo prodotto RITE consenta una variazione di orientamento compresa da 0 e 35 gradi, con un cambiamento AI-DI minimo pari a 0,5 dB.
La tecnologia si sta integrando sempre di più
in ogni attività quotidiana. Questo è un
dato di fatto. I prodotti di consumo oggi sono
in grado di offrire funzioni
evolute, con semplicità e stile, diventando di moda. Questa tendenza si sta affermando anche nel
settore delle apparecchiature medicali, inclusi gli apparecchi acustici. In effetti, la vergogna che pertanto tempo
ha marchiato, limitandolo, l’uso degli apparecchi acustici è destinata ormai a far parte del passato grazie all’avvento di prodotti come brite, la prima soluzione audiologica che unisce la tecnologia al servizio dallo stile di vita
con caratteristiche estetiche e di design decisamente uniche. Fin dai primi momenti della sua progettazione,
Bernafon ha mirato con brite ad inventare una nuova
percezione degli apparecchi acustici. Nel creare brite, i
nostri designer si sono ispirati alle linee ed alle caratteristiche tattili delle forme organiche e morbide presenti in
natura, con il chiaro obiettivo di produrre un apparecchio acustico capace di valorizzare la persona e soddisfarne le esigenze. Dal momento che nessun apparecchio
acustico è completamente invisibile, Bernafon ha creato
una soluzione che riproduce in modo intelligente le
forme della natura, con un risultato estetico pregevole e
discreto. Questo ha portato il brite ancor prima della sua
introduzione ufficiale sul mercato, a vincere il “Reddot
Design Award 2007”, il premio per il miglior design. Una
delle novità tecniche del brite è la possibilità di utilizzare
la tecnologia a doppio microfono; parliamo allora brevemente delle prestazioni direzionali del brite.
Discussione:
Storicamente, nella prassi clinica quotidiana, gli apparecchi acustici venivano applicati senza prestare un’attenzione particolare alla posizione del microfono.
Questo perché, in genere, la posizione del microfono ed
il suo orientamento erano argomenti presi in esame
durante la fase di progettazione vera e propria degli
apparecchi endo o retroauricolari. (prima meccanici e
poi elettroacustici). Man mano che negli ITE si è fatto
82
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
viene realmente personalizzato per il paziente (in quanto il tubetto che si usa è quello di un’applicazione protesica di BTE tradizionale), ma lo si sceglie per collegarlo all’unità del ricevitore, tra 3-4 possibili lunghezze.
Nella maggior parte dei casi questo produce una leggera variazione di angolazione che si riflette nella posizione che i microfoni assumono dietro il padiglione auricolare.
Inoltre, l’anatomia umana è tanto varia, che è assolutamente normale attendersi delle differenze da persona a
persona, in base alle diverse dimensioni e forma delle
orecchie. Nella progettazione dei nuovi prodotti RITE
di Bernafon, questo elemento è stato ampiamente preso
in considerazione, e si è scelto di includere una variazione di angolazione che arriva fino a 35 gradi.
strada l’uso dei microfoni direzionali, la necessità di un
orientamento orizzontale dei microfoni si è resa semplicemente inevitabile.
La Figura 1 illustra quanto appena detto. All’epoca era
dunque necessario definire la linea orizzontale su cui le
2 porte direzionali dovevano essere posizionate per raggiungere una direzionalità ideale. La progettazione era
limitata dallo spazio fisso esistente tra i due ingressi
microfonici e la necessità di orizzontalità. I microfoni
direzionali migliorano la comprensione del parlato
offrendo una maggiore sensibilità verso direzioni definite (per maggiori informazioni vi rimandiamo alla lettura del libro “Apparecchi Acustici” di Harvey Dillon). Si
tratta ormai di argomenti risaputi e che come tali non
saranno discussi in questa sede.
Negli apparecchi acustici i microfoni direzionali riducono la sensibilità ai suoni che provengono da dietro.
Sappiamo però che i suoni sono sempre tridimensionali, per cui un suono esiste sempre - su tutti i diversi
piani - non solo quello orizzontale. Questo è un dato di
fatto di cui bisogna tener conto. L’orientamento dei
microfoni direzionali in relazione alla sorgente sonora
svolge un ruolo importante per prestazioni che sono in
grado di dare. Lo stesso dicasi per la posizione dei
microfoni rispetto alla testa. La loro posizione assoluta
rispetto all’ambiente circostante può variare temporaneamente in base ai movimenti del capo verso l’alto e
verso il basso, oppure, come per gli apparecchi retroauricolari RITE e Micro BTE, nel caso in cui l’apparecchio
dietro l’orecchio si sposti.
La distanza che esiste tra gli ingressi del microfono esercita un impatto anche sull’algoritmo dell’elaborazione
digitale del segnale. Questa distanza determina infatti il
ritardo temporale necessario all’elettronica per produrre
uno schema direzionale ottimale. Non appena i microfoni non si trovano più allineati sullo stesso piano orizzontale rispetto alla sorgente sonora, la distanza orizzontale
del percorso sonoro si abbrevia (vedi riquadro).
Un nuovo RITE con una forma innovativa
Bernafon ha appena introdotto sul mercato un nuovo
prodotto RITE che si chiama BRITE. Fin dai primi
momenti della sua progettazione, Bernafon ha puntato
a reinventare la percezione comune degli apparecchi
acustici. Un nuovo approccio che trova espressione in
BRITE sia dal punto di vista estetico che delle prestazioni tecnologiche.
BRITE offre prestazioni direzionali
coerenti e stabili
BRITE è stato progettato in modo tale che anche in presenza di variazioni di angolazioni da 0 a 35 gradi, le
prestazioni direzionali siano sempre adeguate e coerenti. Su tutta la possibile gamma di posizioni, infatti, si
apprezza un cambiamento di AI-DI minimo pari a soli
0.5 dB. L’angolazione reale più probabile che si verifica
quando il paziente indossa l’apparecchio è di circa 1520 gradi. Per questo, avendo a disposizione una copertura di 0 – 35 gradi, si possono comprendere agevolmente sia le condizioni di utilizzo minime che quelle
massime. Questo fa di BRITE un apparecchio in grado
di compensare brillantemente le necessità funzionali
all’anatomia individuale dell’orecchio, offrendo al
paziente un alto livello di comfort.
La tabella a pagina seguente indica le prestazioni direzionali misurate in base alle seguenti angolazioni: 0°,
20°, e 35°.
Considerazioni particolari
per gli apparecchi RITE ed il loro
comportamento direzionale
Spesso gli apparecchi RITE non hanno una posizione
fissa dietro l’orecchio. Questo avviene perché il filo non
83
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
Polarità
Angolaz. [°]
Situazione
AI-DI
0°
5.3 dB
20°
5.0 dB
35°
4.8 dB
Conclusione
Gli apparecchi acustici RITE e la loro direzionalità sono
una soluzione molto valida, che offre un alto grado di
apprezzabilità estetica, elevata qualità sonora ed eccellente intelligibilità del parlato. L’orientamento degli ingressi
dei microfoni è un altro fattore importante, considerato
nelle prestazioni direzionali di questi apparecchi. Dal
punto di vista della progettazione e dei risultati, il nuovo
apparecchio BRITE di Bernafon consente una vasta
gamma di posizioni di utilizzo diverse, offrendo un grado
di direzionalità decisamente elevato e coerente.
Schema Polare di Brite
in condizioni di campo libero
INFORMAZIONI DI SUPPORTO CIRCA GLI
ASPETTI GENERALI DELLA DIREZIONALITÀ:
La distanza tra i due ingressi del microfono è importante, in quanto il tempo necessario all’onda del suono per
viaggiare dal primo al secondo ingresso è determinato
dalla distanza. Questa distanza, e dunque il ritardo temporale tra i due ingressi, definisce la costante temporale
che deve essere applicata internamente dal microfono
direzionale per funzionare nel modo desiderato. Il ritardo temporale relativo al suono che proviene dalla dire-
84
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
zione frontale (quella del naso) viene ottimizzato e consente l’eliminazione dei suoni che provengono da dietro.
Lo sviluppo dei microfoni direzionali è stato guidato
dalle ricerche fatte in campo anatomico e dalle abitudini
di ascolto degli utenti, così da raggiungere prestazioni
ottimali senza dover ricorrere ad accorgimenti specifici in
fase di fitting. Cosa succede quando gli ingressi del
microfono non si trovano in posizione orizzontale, ma
hanno invece un’angolazione diversa?
I due punti di colore nero rappresentano gli ingressi del
microfono di un apparecchio acustico allineato orizzontalmente rispetto al campo sonoro, di solito identificabile come il punto tecnico di avvio. Il punto grigio rappresenta la diversa posizione dell’ingresso posteriore che si
verifica quando la persona indossa l’apparecchio, vale a
dire in condizioni di utilizzo reali.
La distanza fisica tra i due ingressi dell’apparecchio non
si modifica, ma appare comunque evidente che il suono
raggiunge prima il punto grigio di quello nero. E’ proprio
questa differenza nella distanza a dover essere calcolata e compensata.
La distanza fisica del microfono orizzontale d diminuisce in funzione dell’angolazione · che le onde sonore assumono nella loro fase di propagazione orizzontale.
La distanza effettiva d’, vista dall’onda Sonora, viene espressa secondo la seguente equazione:
Riferimenti:
1 Not your Fathers hearing aid, Renee DiItulio,
Marzo 2007 http://www.hearingproductsreport.com/issues/articles/2007-03_01.asp
2 Harvey Dillon, Hearing aids, Boomerang press, ISBN: 3-13-128941-4 or 1-58890-052-5 Page 25-28, 2.2.4.
Directional microphones
3 Full time directional versus selectable microphone modes in hearing aids Todd Ricketts et al. Ear and Hearing
2003 Oct 24(5): 424-39
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SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
ELEMENT ANTISHOCK CRAI: L’INNOVAZIONE
PER ELIMINARE I RUMORI IMPROVVISI E MUTEVOLI
Antishock è una nuova funzione brevettata con algoritmo
introdotta da Crai spa nella
linea Element. Lo sbattere di
una porta, il tintinnio delle posate sui piatti, il suono prodotto da tacchi alti su un pavimento, sono sempre rumori sgradevoli per gli utilizzatori di apparecchi acustici. Con
Element, la nuova funzione Antishock, identifica e minimizza istantaneamente le caratteristiche di un suono
impulsivo senza eliminarlo, ne renderlo irriconoscibile.
AntiShock regola istantaneamente l’intensità dei transienti disturbanti rendendoli suoni naturali e piacevoli. Il controllo corretto dei transienti in un apparecchio acustico
richiede sempre tre condizioni. Primo, l’algoritmo deve
rilevare istantaneamente e sopprimere la porzione predominante del transiente che provoca sconforto. Secondo,
deve essere corretto senza interferire con la nitidezza e la
qualità del parlato. Terzo, l’algoritmo deve essere abbastanza adattivo da portare un transiente nella gamma di
rumorosità proporzionalmente normale relativa all’ambiente del parlato circostante. L’analisi acustica e le valutazioni soggettive degli utilizzatori di apparecchi acustici
ha dimostrato che AntiShock di tutta la gamma Element
della Crai ha queste tre caratteristiche. Fornisce una qualità di suono molto naturale che è chiara e piacevole senza
distorcere la percezione del parlato o del transiente target.
IL CONTROLLO DEI SUONI TRANSIENTI,
L’INEFFICACIA DEGLI APPROCCI
TRADIZIONALI
La maggior parte degli audioprotesisti hanno un gruppo
standard di test che attuano per convalidare gli adattamenti sugli apparecchi acustici. Questi possono includere
anche misurazioni su orecchio reale o test con parlato e
rumori. Qualche volta si eseguono anche una serie di test
non standard, come ad esempio usare una tazza da caffè
riempita di viti e dadi, una tazza da tè e un cucchiaio
oppure un fermacarte di metallo pesante.
Questi oggetti vengono tutti usati ad uno scopo: generare
un rumore forte o impulso di transiente per testare la tolleranza dell’utilizzatore a questi suoni. I suoni transienti
consistono in un impulso intenso di energia acustica che
sale ben oltre la media di lungo termine sull’ambiente circostante. Sono tipicamente bande ampie e sempre brevi
(transitorie) per durata (Fig. 1, 2).
Oltre alla intensità e brevità, i transienti sono caratterizzati da una porzione dominante che aumenta molto rapidamente.
La figura 1 mostra un esempio tipico di suono transiente.
L’approccio tradizionale per controllare i transienti in un
apparecchio acustico si fa attraverso l’uso di un limitatore
del transiente. Questi limitatori di solito sono costituiti
semplicemente da un limitatore di picco.
I limitatori vengono usati perché istantanei. Quindi, sono
abbastanza veloci da reagire appropriatamente ad una
porzione predominante del transiente che si alza velocemente.
I circuiti tradizionali di controllo automatico di guadagno
(AGC) con tempi di attacco di 8-10 ms sono troppo lenti
per catturare un transiente che può salire ad un picco
intenso in meno di pochi microsecondi.
Comunque, un limitatore di picco, essendo istantaneo,
funzionerà con transienti molto intensi.
figura 1
86
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
une leggera diminuzione che altera momentaneamente la
forma dell’onda rispetto a quella originale. Comunque, la
durata della diminuzione è inferiore a 60 micro secondi,
più breve della durata della porzione di uscita smorzata del
transiente. In altre parole, la Figura 2 dimostra che
AntiShock risponde istantaneamente e proporzionalmente
ai transienti, sia per il tempo che per l’ampiezza. Inoltre, in
questo esempio, un tempo di rilascio di 60 ms sembra un
po’ lungo poiché crea una piccola diminuzione.
ANTISHOCK ELEMENT CRAI:
UNA RILEVAZIONE ISTANTANEA,
UN CONTROLLO ADATTIVO DEI TRANSIENTI
SENZA DEGRADARE IL PARLATO!
I rilevatori intelligenti AntiShock monitorizzano costantemente le modulazioni dei segnali in ingresso sul
microfono dell’apparecchio acustico. La caratteristica
modulazione del transiente consiste in un picco di
ampiezza che aumenta rapidamente e che nell’ordine di
micro secondi innesca la reazione dell’antiShock. La figura 2 mostra il problema associato ai transienti amplificati
dell’apparecchio acustico e come AntiShock riporti sotto
controllo il livello del segnale. La Traccia 1 (la prima in
alto) della Figura 2 rappresenta la registrazione del rumore di cibo tagliato da un coltello su una superficie dura. In
7 secondi si possono vedere cinque transienti. L’ampiezza
della traccia 1 viene aumentata nella figura per rendere
più visibile la struttura della forma dell’onda. Questo non
è un suono che una persona con udito normale troverebbe particolarmente fastidioso, forte o acuto. Comunque,
una volta che il segnale è elaborato da un apparecchio acustico posizionato su una perdita di udito di 50 dB HL, la
porzione predominante del transiente diventa sproporzionalmente grande. La Traccia 2 (linea intermedia) mostra
lo stesso segnale registrato dopo essere passato all’apparecchio acustico attraverso un accoppiatore di 2 cc. La
Traccia 3 (in basso) mostra lo stesso segnale che passa
attraverso lo stesso apparecchio acustico, ma questa volta
viene attivato AntiShock. In riferimento alla traccia 3 e
alla traccia 1, si osservi come l’ampiezza della traccia 3 del
transiente sia ritornata ad un livello più naturale, relativamente simile alla registrazione non amplificata della traccia 1. La Figura 2 dimostra tre punti fondamentali riguardo AntiShock:
1. AntiShock ha risposto istantaneamente ad ogni transiente senza il superamento che si verifica se si usa un circuito AGC.
2. Si ricordi che un coltello su un tagliere non è un transiente intenso, il livello del segnale della porzione predominante è stato ridotto proporzionalmente. Il suono non
è stato né eliminato né distorto, ma ridotto proporzionalmente.
3. Dopo che la porzione predominante è superata, vi è
figura 2
ANTISHOCK NON INFLUENZA MAI
IL PARLATO
Alcuni transienti si verificano in concomitanza con il parlato normale. Per esempio, le occlusive come /k,t,d/
hanno un burst transiente al momento del rilascio dell’aria. AntiShock non ha nessun impatto sul parlato, ma
questi fonemi sono particolarmente sensibili ad un disturbo di rilevazione a causa della natura e della durata del
loro transiente che è inferiore a 60 ms.
La Figura 3 mostra un esempio di parlato elaborato e non
elaborato, per dimostrare l’impatto (o la mancanza di
impatto) di AntiShock sul parlato. La Traccia 1 (in alto)
rappresenta la registrazione di una voce maschile ad un
livello medio di 65 dB SPL. I fonemi /t,k,d/ che si verificano nel segnale sono evidenziati in colore. L’ampiezza
della traccia 1 è aumentata nella figura per rendere più
visibile la struttura dell’onda rispetto alla traccia 2 e alla
traccia 3 che sono state elaborate con un apparecchio acustico. La Traccia 2 è il risultato dello stesso apparecchio
acustico mostrato nella Figura 2 nelle stesse circostanze.
Nella traccia 2 AntiShock è spento. Ancora una volta la
87
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
figura 3
traccia 3 mostra il segnale di parlato elaborato
dallo stesso apparecchio acustico ma con
AntiShock acceso. Le tre caratteristiche salienti
della Figura 3 sono:
1. le Tracce 2 e 3 hanno una morfologia di onda
che è leggermente diversa rispetto alla traccia 1.
Questo perché l’apparecchio acustico ha prodotto accentuazioni ad alta frequenza ed ha alterato
la fase dell’onda relativamente al segnale non elaborato della traccia 1. Tuttavia, l’impatto
sull’AntiShock può essere visto meglio comparando le tracce 2 e 3 piuttosto che le tracce 1 e 3.
2. le Tracce 2 e 3 sono virtualmente identiche.
Così l’attivazione di AntiShock non ha avuto
nessun effetto sulla forma dell’onda del parlato.
L’ascolto dei testi conferma che non c’è nessuna
differenza udibile.
3. Sebbene i fonemi /t,k,d/ siano transienti, essi
non sono stati influenzati da AntiShock. Si noti
che l’ampiezza di questi fonemi è considerevolmente inferiore a quella delle vocali. Antishock
rivela i transienti che emergono sopra il livello
medio del parlato e quindi non scambia il parlato con transienti indesiderati.
La Figura 3 illustra che il parlato chiaro non è
influenzato dall’attivazione dell’algoritmo
dell’AntiShock. Questo pone una domanda: “Il
parlato è influenzato da AntiShock se i transienti si verificano nello stesso tempo?” La risposta a
questa domanda è mostrata nelle figure 4 e 5.
La Traccia 1 (in alto) della Figura 4 è la stessa
forma d’onda mostrata nella traccia 2 (linea
intermedia) della Figura 3: onda di parlato chiaro assistito quando AntiShock è disattivato.
Le Tracce 2 (linea intermedia) e 3 ( in
basso)della Figura 4 sono registrazioni dello
stesso segnale di parlato in presenza del transiente del coltello della Figura 2. La Traccia 2
mostra ils egnale amplificato del parlato più il
transiente del coltello con AntiShock spento.
Nella Traccia 3 l’AntiShock è acceso. In questa
figura, le ampiezze delle tracce 2 e 3 non sono
state normalizzate per mostrare il parlato. In
questo modo è possibile vedere l’ampiezza tota-
figura 4
figura 5
88
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
Si noti come AntiShock controlli la porzione predominante del transiente abbastanza da ridurlo ma non rimuoverlo. L’algoritmo viene rilasciato prima della porzione predominante del transiente per mantenere la normale percezione del suono del coltello relativamente al parlato che segue.
Il rilascio completo si verifica sotto 80 ms dopoche è superata la porzione predominante del transiente.
I PORTATORI DI APPARECCHI ACUSTICI
PREFERISCONO ANTISHOCK™
Le figure precedenti dimostrano che AntiShock fa quanto
si desidera per il parlato, i transienti e il parlato più i transienti. Comunque, non mostra se i portatori di apparecchi acustici preferiscono questa nuova caratteristica. Per
rispondere a questa domanda, bisogna fare un paragone
cieco. A trenta partecipanti con diversi gradi di perdita
dell’udito è stato applicato l’apparecchio acustico Element
con diversi stili di guscio. Hanno ascoltato il parlato registrato e i transienti registrati separatamente poi insieme.
Hanno sentito ogni registrazione con antiShock acceso e
spento in modo casuale. Poi hanno dato l’informazione
all’esaminatore su quale preferissero. Potevano dare una
delle tre risposte che si riferivano ad AntiShock acceso,
AntiShock spento e nessuna differenza. I risultati vengono mostrati nella Figura 7.
I risultati della comparazione concordano con le misure
acustiche mostrate nelle figure precedenti. Mentre l’ascolto del solo parlato non riscuoteva nessuna preferenza per
le del transiente del coltello relativa al livello medio del
segnale di parlato quando questo è passato attraverso l’apparecchio acustico. Ignorando per un momento il parlato,
si osservi l’ampiezza e la durata della porzione predominante del transiente iniziale nella traccia 2 che aumenta al
suo picco di ampiezza al di sotto di 1 ms. La durata della
porzione più intensa della pulsazione (colorata) è di circa
15 ms. Dopo i primi 15 ms l’ampiezza del transiente è
diminuita in modo abbastanza significativo, ma è ancora
abbastanza larga in rapporto al parlato che segue. Nella
traccia 3 l’ampiezza del transiente è ancora più larga del
parlato successivo,ma è stata solo ridotta per ristabilire
una corretta relazione proporzionata tra i due. In altre
parole, il transiente è ancora udibile ed è percepito ancora come un coltello su un tagliere. Comunque non sarà
avvertito ancora per molto come sproporzionalmente
forte da una persona che porta l’apparecchio acustico
rispetto ad una persona con udito normale.
La Figura 5 mostra le stesse tre tracce della Figura 4.
Questa volta le Tracce 2 e 3 sono state normalizzate rispetto alla Traccia 1 in modo che le onde del parlato possano
essere viste in modo più chiaro. Ancora una volta, tranne
dove vi è la presenza di un transiente, le tracce 1, 2 e 3
sono virtualmente identiche. La traccia 1 non mostra nessun transiente che possa permettere il confronto dell’ampiezza del parlato amplificato con il transiente che si verifica nello stesso momento nelle tracce 2 e 3. In questa
figura è più facile vedere i livelli relativi ai transienti controllati e non controllati che non nelle tracce 2 e 3 confrontate con il livello del segnale medio della traccia 1.
figura 6
89
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
figura 7
con parlato e rumore. In questo caso, il parlato è presentato a 65 dB SPL e un rumore di balbettio di parlato è presentato a 55 dB SPL. Ancora una volta i risultati sono inequivocabili. La preferenza per AntiSchock acceso è quasi
unanime in ogni condizione. In altre parole, quando
AntiShock è attivato, c’è una netta riduzione nel disturbo
percepito causato dall’apparecchio acustico. Questa percezione persiste anche in presenza dei rumori più fastidiosi ai
quali la maggior parte delle persone non sarà mai esposta.
La preferenza per AntiShock in presenza di transienti, è
consistente e sostanziale e dimostra una riduzione quantificabile del disturbo. Questo risultato è contrario al recente
esperimento sulla riduzione del rumore che ha mostrato
livelli di disturbo percepito aumentati in amplificazione.
L’enorme preferenza per AntiShock è dovuta alla sua capacità di eliminare il disturbo a causa di input transienti.
Con AntiShock l’impegno Crai spa è rivolto al miglioramento della vita delle persone con problemi di udito, perchè permette di risolvere concretamente le problematiche
che stanno più a cuore ai pazienti. AntiShock è l’innovazione massima, di qualità superiore presente in tutta la gamma
Element composta da tre prodotti, e16, e8, e4, con tre
quote di prezzo. Element è adatto a tutti: una scelta tra tre
modelli multifunzione con prestazioni automatiche di
diverso livello che copre le categorie essenziali e avanzate.
AutoPro2 rileva intuitivamente e seleziona, monitorando in
modo intelligente le destinazioni di ascolto differenti, all’interno di un programma automatico uniforme. La vasta
gamma di modelli include due apparecchi per adattamento
aperto con tubetto sottile, compreso il BTE 10A Moda, in
ognuna delle famiglie e16, e8, e4.
23 dei 30 partecipanti. Non riuscivano a dire se AntiShock
era acceso o spento. Cinque persone preferivano acceso e
solo 2 spento. Comunque, nelle altre quattro condizioni
dove i transienti erano presentati da soli o con il parlato,
c’era una sistematica preferenza con AntiShock acceso. Tra
20 e 22 persone preferivano AntiShock acceso quando sentivano sbattere la portiera di una macchina o il rumore di
un coltello mentre affettava qualcosa. Solo due persone lo
preferivano spento, quattro persone nel caso di parlato e
rumore della portiera della macchina. Una piccola minoranza non mostrava nessuna preferenza. Questo esempio
mostra che AntiShock soddisfa i tre criteri di un limitatore
di transienti adattativo e dà un rendimento migliore in presenza di transienti. Uno studio multiplo è stato condotto
per testare ulteriormente l’efficacia e ottenere maggiori
informazioni su Antishock. Nelle cliniche oggetto del test
sono stati testati un totale di 23 partecipanti su entrambi i
siti e qui di seguito sono riportati una sintesi di alcuni dei
risultati preliminari. Ogni partecipante ha fornito un confronto a coppia e valutazioni sulla differenza di importanza
con AntiShock acceso e AntiShock spento. Le caratteristiche del suono sotto analisi includevano la qualità del suono,
disturbi e chiarezza del parlato. La Figura 9 mostra la preferenza per AntiSchock quando i transienti sono presentati
figura 8
figura 9
90
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
LA TECNOLOGIA BLUETOOTH
E L’APPARECCHIO ACUSTICO:
INTEGRAZIONE PER COMUNICARE CON IL TELEFONO, A MANI LIBERE.
vità lavorativa o semplicemente il nostro tempo libero li passiamo alla guida di
un’automobile, in ufficio o
per esempio al supermercato, l’utilizzo di un auricolare Bluetooth per comunicare con un telefono cellulare e
ancor più per una persona ipoacusica, diventa quasi una
necessità. ReSound Azure
in automobile ci permette
di comunicare senza fili
facendoci evitare problemi
di movimento all’interno
dell’abitacolo e riducendo
quindi i rischi per la nostra sicurezza. Anche in ufficio,
prendere un appunto mentre si parla al telefono può comportare qualche difficoltà. In ogni situazione e in qualsiasi
momento l’auricolare
ReSound Azure ci
permette di comunicare in piena libertà
di movimento.
Al lavoro, ci si può
quindi concentrare
sull’attività che si sta
svolgendo, a casa invece, si può godere di una conversazione in pieno relax. Una tecnologia “amica” può aiutare
a vivere diversamente e spesso migliora
la nostra vita quotidiana. E’ evidente
che la complicatezza
nell’utilizzo di un
dispositivo, data per
esempio da eccessive
Il telefono è uno degli
strumenti di comunicazione moderna più utilizzato. La sua invenzione risale al 1860 ed ha subìto negli
anni numerosi miglioramenti. La scoperta della cornetta,
sembra che sia avvenuta quando un centralinista svedese
ebbe l’idea di legare il microfono e il ricevitore ad un
bastoncino, in modo da poter avere una mano libera…
Oggi il progresso e la tecnologia ci hanno fatto giungere
ad avere linee telefoniche via cavo, telefoni fissi, telefoni
senza filo (cordless) e sistemi di telefonia mobile. Una
recente tecnologia, basata sulla comunicazione senza fili
(wireless) è la tecnologia Bluetooth che permette a dispositivi di piccole dimensioni, di comunicare attraverso
onde radio (ad esempio telefoni, stampanti, computer,
cellulari, etc..).
La tecnologia Bluetooth utilizza una frequenza radio sicura e a corto raggio che cerca i dispositivi coperti dal segnale, in un raggio d’azione pari a 10 metri in ambienti chiusi e li mette in comunicazione tra di loro.
Il panorama degli apparecchi acustici offre oggi una
straordinaria novità: l’Auricolare Bluetooth ReSound
Azure.
ReSound Azure è l’apparecchio acustico con l’auricolare
dedicato, provvisto di tecnologia Bluetooth, che può essere utilizzato per comunicare sia con telefoni cellulari
Bluetooth sia con telefoni fissi.
Per una persona ipoacusica, questa rivoluzione dona funzionalità, comfort e benessere, al suo stile di vita.
…i vantaggi? semplicità d’uso e comunicazione telefonica
a mani libere!
Il vantaggio indiscusso della tecnologia Bluetooth è infatti quello di comunicare senza fili. Se inoltre la nostra atti-
91
SPAZIO AZIENDA
L’AUDIOPROTESISTA
funzioni, a volte
superflue, crea dubbio
e demotivazione nell’utilizzo (menù, sottomenù, eccessive funzionalità). Una recente
ricerca negli Stati Uniti, rivela che l’uso di oggetti multitask riduce del 40% l’attenzione e la concentrazione dell’utilizzatore, rispetto all’impiego di prodotti monofunzionali. Ecco perché molte Aziende Multinazionali tra le
quali GN ReSound,
hanno cambiato la loro
visione e filosofia,
incentrandole nel concetto di semplicità!
Ricco di funzioni ma
semplice, l’auricolare
ReSound Azure permette di connettersi con un max di 8 dispositivi
Bluetooth contemporaneamente. Tra le varie funzioni e a
seconda del modello del telefono cellulare in uso, è possibile utilizzare la chiamata in attesa, la chiamata trattenuta
ed inoltre effettuare chiamate vocali, semplificandone
ulteriormente l’utilizzo. Per il collegamento auricolaretelefono cellulare sono
necessari pochi e semplici
passaggi. Premendo il tasto
funzione nel dispositivo
auricolare si attiva la funzione Bluetooth che viene riconosciuta dal telefono cellulare anch’esso con la modalità
Bluetooth attivata. Inserendo l’apparecchio acustico nel
vano connessione sull’auricolare, si avrà un unico dispositivo integrato pronto per fare e ricevere chiamate.
L’uso con il telefono fisso avviene tramite un’interfaccia Bluetooth acquistabile separatamente (HUB Jabra
Bluetooth A7010). Anche in questo caso
il collegamento dell’Hub con l’auricolare
avviene in modo molto semplice. Basta collegare l’Hub al telefono fisso e attivare i
dispositivi Bluetooth dell’Hub e dell’auricolare che si cercano e comunicano
tra di loro. Successivamente si inserisce l’apparecchio acustico nel vano connessione sull’auricolare, lo si indossa e
premendo il tasto funzione si ottiene la linea telefonica. A
questo punto in piena libertà, si potrà comporre il numero di telefono e comunicare
a mani libere!
Per chi utilizza un apparecchio acustico, feedback,
interferenze elettriche o
situazioni di disagio, possono causare non pochi problemi nell’uso del telefono
cellulare o del telefono fisso. L’ottima trasmissione, la
mancanza di fruscii o interferenze di ReSound Azure,
rende la qualità del suono chiara e costante. Inoltre, la sua
tecnologia Bluetooth senza fili è stata adattata specialmente per la tecnologia degli apparecchi acustici. L’auricolare
può essere sempre indossato o connesso all’apparecchio
acustico al momento della chiamata. La connessione
Bluetooth infatti, avverrà in pochi secondi. Veramente
comodo e leggero, dopo averlo inserito nell’orecchio vi
dimenticherete di averlo indossato.
ReSound Azure è un
dispositivo alla moda,
di grande appeal, pratico, semplice e leggero,
un accessorio di ultima
generazione per gli
apparecchi acustici di
alta fascia. In soli circa
11 gr. di peso e con una durata di oltre 4 ore in chiamata
e 120 ore in stand-by, offre un design accattivante ed elegante allo stesso tempo, adatto a qualsiasi persona di qualsiasi fascia d’età. La comunicazione telefonica per un
paziente ipoacusico specie in età avanzata, può essere una
grande fonte di compagnia. Per una persona più giovane,
poter comunicare con il telefono cellulare in qualsiasi
situazione, può aiutare a non avvertire alcun tipo di disagio. Comunicare attraverso la tecnologia diventa oggi
sinonimo di benessere e felicità anche quando si credeva
di doverne fare parzialmente a meno.ReSound Azure,
protagonista di un nuovo stile di vita.
92
L’AUDIOPROTESISTA
www.audioprotesista.it
IL PORTALE DEL MODERNO
PROFESSIONISTA
SANITARIO
È finalmente attivo il nostro nuovo sito
www.audioprotesista.it, uno strumento
completo e innovativo, in grado di garantire ai
nostri lettori informazioni più tempestive e la
possibilità di sfogliare tutte le nostre iniziative
editoriali, oltre che offrire ai nostri inserzionisti
una comunicazione più completa e integrata.
Il portale conterrà al suo interno tutte le sezioni utili alla nostra professione, con approfondimenti sulla vita associativa, sulla formazione
e sull’università, spunti di riflessione sulla sordità e sui problemi di udito, sull’aggiornamento normativo e, naturalmente, sugli sviluppi
tecnologici e le notizie sui prodotti e sulle
aziende di produzione.
Inoltre, strumento prezioso della segreteria,
servirà a darci le notizie “last minute” dall’associazione.
Fondamentale sarà anche il ruolo di “archivio”
del sapere audioprotesico: verranno, infatti, pubblicati on-line il fondamentale “Protocollo
applicativo dell’audioprotesista”, il libro di Maurizio Clerici “L’Audioprotesista” (l’unico manuale italiano sulla nostra professione) e il nuovo libro “Comunicazione e qualità della vita”. Inoltre
verranno proposti tutti gli arretrati della rivista e i quaderni allegati.
Infine verrà creato anche un archivio di tesi di laurea in Audioprotesi, banca dati essenziale per
trarre spunti e argomenti di discussione.
Naturalmente, come ogni strumento informatico, il portale servirà a scambiare opinioni e informazioni a 360 gradi e tenere uniti, in un unico contenitore, tutti gli interessi di un comparto così
importante.
Siamo certi di aver creato uno strumento indispensabile per il moderno audioprotesista.
Non potevamo farne a meno!
L’AUDIOPR
R I V I S T A
T E C N I C O - S C I E N T I F I C A
D E L L ’ U D I T O
CHE COS’È “L’AUDIOPROTESISTA”
È una rivista che parla di professione, di aggiornamento tecnologico, di ricerca scientifica e problemi di
udito e sue soluzioni e da oltre trent’anni è l’organo ufficiale degli Audioprotesisti Italiani dell’Associazione
Nazionale Audioprotesisti Professionali, membro dell’Associazione Europea degli Audioprotesisti.
Vuole dare risalto alle figure professionali coinvolte nella protesizzazione, agli apparecchi acustici e lo
stato dell’arte della tecnologia, alle normative di riferimento e l’integrazione europea, agli eventi e manifestazioni del settore, all’aggiornamento professionale e scientifico, alle informative dell’associazione ANAANAP con l’obiettivo di “reintegrare al meglio le facoltà uditive di chi si rivolge all’Audioprotesista”, ponendo “il bene del soggetto ipoacusico come unico traguardo dell’Audioprotesista” (dall’ editoriale del numero 1, anno 1979).
Una linea editoriale aperta
È una rivista fatta da noi audioprotesisti per gli audioprotesisti e tutti gli operatori del “sistema sordità”:
se hai voglia di scrivere e “dirci la tua”, invia il tuo articolo alla nostra redazione. Senza censure né favoritismi, il tuo lavoro verrà pubblicato sulla rivista oppure sul nostro sito www.audioprotesista.it.
Sei il benvenuto!
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2534
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242
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231
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34
DIRETTORI UNIVERSITA’ ITALIANE
22
DIRETTORI UNIVERSITA’ IN AUDIOPROTESI
21
AEA – (Associazioni Europee, Membri dell’Associazione Europea)
58
MEDICI SPECIALISTI ORL E AUDIOLOGI, LOGOPEDISTI E AUDIOMETRISTI
6801
altri indirizzi
1736
TOTALI
11.679
ROTESISTA
ORGANO UFFICIALE DEGLI AUDIOPROTESISTI
ITALIANI E DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE
AUDIOPROTESISTI PROFESSIONALI, MEMBRO
DELL’ASSOCIAZIONE EUROPEA DEGLI
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Via . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
CAP . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Professione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Tel. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . e-mail
..................................................
L’AUDIOPROTESISTA
È ancora disponibile
“L’Audioprotesista” il libro di
M. Clerici edito da ANAP
L’unico manuale teorico-pratico
scritto da un audioprotesista
Il parere di Paola Binetti presidente
della Società Italiana di Pedagogia
medica, direttore del Dipartimento
per la ricerca educativa Università
Campus Bio Medico, Roma:
Il testo di M. Clerici ha il merito di fondare su una solida tradizione professionale lo sforzo di una rivisitazione
scientifica dei concetti chiave in modo
da sintetizzare in una visione compatta e sicura quanto risulti indispensabile per la formazione dei giovani che
accedono a questa tipologia di studi e a
quanti, non più studenti, vogliono verificare le proprie conoscenze......è
indubbiamente vantaggioso disporre di
un testo che non teme di muoversi tra
discipline di antica e consolidata tradizione come la fisica, l’anatomia e la
fisiologia, leggendole nella specificità
propria dell’approccio dell’audioprote-
sista, per approdare attraverso
la valutazione psicologica del paziente
alla pratica professionale quotidiana...Un altro aspetto positivo del libro è
dato alla formazione professionalizzante, a cui viene dedicato uno dei capitoli
di maggiore spessore e che è definita
attraverso obiettivi contenuti nelle
tabelle ministeriali, ma che assume una
particolare vivacità operativa proprio
perchè è descritta attraverso outcomes,
indicatori comportamentali ben identificati comunicati e condivisi... il modello formativo di Clerici basato sugli outcomes, come descrittori comportamentali, rappresenta una strada efficace per
innescare quei fenomeni innovativi di
cui si sente l’esigenza nell’ambito della
Best Evidence Medical Education...il
realismo pedagogico che caratterizza il
testo proietta il lettore nel più ampio
scenario del suo sviluppo professiona-
le... la proposta
metodologica sottesa
nella struttura unitaria del testo richiede
a tutti, docenti e non,
una solida visione
d’insieme dell’intero
processo educativo,
ma anche una precisa consapevolezza di
dove, come e quando
si colloca il proprio
intervento valutativo...
L’enorme successo riscosso al Congresso di Rimini, in cui gran parte
delle copie a disposizione è stata
distribuita, conferma l’importanza e
l’unicità di questa pubblicazione.
Come già annunciato sono state
stampate tante copie quanti gli
audioprotesisti in Italia e cioè una
per ogni professionista.
La redazione, pertanto, consiglia
vivamente di prenotare la propria
tra le ultime copie a disposizione
e, eventualmente, le ristampe utilizzando il coupon di pagina precedente. Una volta inoltrata la prenotazione verrete contattati dalla
nostra segreteria per i dettagli sul
pagamento dei 25 euro e le specifiche di fatturazione.
LA PUBBLICITÀ SU “L’AUDIOPROTESISTA”
Di seguito il nuovo listino pubblicità relativo all’anno 2007, con prezzi e tariffe praticamente bloccati
da 5 anni. Ve lo riportiamo qui sotto.
LISTINO 2007
Generale
Preferenziale
(minimo 3 uscite)
ANIFA Contract
Pagina Intera
1380
1060
900
Mezza pagina
750
575
475
Un quarto di pagina
400
300
265
Quarta di copertina
2350
1750
1550
Terza di copertina
1850
1475
1230
Seconda di copertina
2050
1570
1350
1050 a pagina
750 a pagina
450 a pagina
950 a pagina
850 a pagina
700 a pagina
Spazio AZIENDA
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