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1 Testi “FOTOGRAMMI DEL TEMPO A STONEHENGE” Pubblichiamo il primo atto di un lavoro drammaturgico originale che mescola con fluido stile espressivo prosa e poesia, rielaborando in una chiave di ricerca filosoficoesistenziale le mitiche figure del ciclo epico-romanzesco dei cavalieri della Tavola Rotonda. Personaggi di epoche lontane si sovrappongono e s’incrociano diacronicamente tra le rovine del millenario sito megalitico. Qui Re Artù, Perceval e Viviana si ritrovano in attesa del mago Merlino, portatore di una autentica e profetica saggezza. ________________________________________________________________________________ di Stefania Porrino PRESENTAZIONE Il tempo presente e il tempo passato Son forse presenti entrambi nel tempo futuro (“Quattro Quartetti” – T.S. Eliot) Un originale componimento teatrale composto in una dimensione poetica, un onirico canto notturno che evoca un appuntamento metafisico-esistenziale dove lo spirito antico dei mitici personaggi della Tavola Rotonda si insedia nei corpi di personaggi moderni. Così, al di là dello spazio e del tempo, in un simbolico scambio di ruoli, si fondono e si compenetrano le istanze, le contraddizioni, le incertezze e le inquietudini che assillano l’uomo, qualunque sia la sua epoca d’appartenenza. Da sempre, sia nel campo drammaturgico che nella narrativa, Stefania Porrino si interroga sui temi fondamentali dell’esistenza, sul destino dell’uomo, inventando storie e creando personaggi costantemente mossi dall’irrinunciabile necessità di conoscere e di esperire. Tra le pietre millenarie di Stonehenge, il Re Artù, Viviana e Perceval sono in attesa del mago Merlino, portatore di una autentica e profetica saggezza. Tutti anelano una sua profezia, ma l’antica forza spirituale ha abbandonato il leggendario re che necessita solo di utili pronostici per le sue battaglie e per i suoi successi personali, così come Viviana brama di entrare in possesso di poteri magici al solo scopo di controllare e assoggettare gli eventi e i destini degli uomini. Solo il giovane Perceval, con innocente e inconsapevole chiarezza interiore, chiede a Merlino l’ineffabile dono di correre fiducioso incontro alla vita. Ieri come oggi. Il Professore, Leonora e Marco sono anche loro in attesa, quasi beckettiana, di motivazioni e conforto alle loro esistenze. Illuminati dall’argentea luce della luna, nel magico silenzio del sito megalitico di Stonehenge, traslando ambiguamente dalla veglia al sonno, i tre personaggi moderni, si lasciano andare a involontari flussi di coscienza. Anelano ad un’unione armonica col Tutto pur restando prigionieri nella loro egoistica solitudine. Solo allo spuntare dell’alba, avranno chiara la visione della loro pochezza e delle loro ristrette aspettative. 2 Ed ecco ancora una volta, l’azione scenica ci riconduce di nuovo indietro nel tempo, in quel luogo che fu costruito dagli antichi Druidi e che oggi potremmo definire un calendario astronomico: il tanto atteso Merlino apparirà, e con la sua “magia” trasformerà sulle labbra dei convenuti la concreta domanda “che fare?” in quella più autentica e attesa “come essere?” . Un testo, questo della Porrino, che sorprende per la sua originalità ed estraneità al panorama della produzione drammaturgica attuale, quasi sempre interessata alla condizione dell’uomo contemporaneo unicamente nella sua dimensione politica e sociale. (Camilla Migliori) *** NOTA DELL’AUTRICE Il passato e il presente si incontrano per parlarci dell’uomo, della sua ansia di conoscere e della sua presuntuosa voglia di possedere una volta per sempre una sapienza, di codificarla e fermarla in una forma definitiva. È questa la certezza di Artù, che si crede unico scopo della magia di Merlino. È questo il dramma di Viviana, che vuole chiudere Merlino in una prigione d’aria per farne una cosa sua. È questo che forse solo Perceval saprà evitare ponendosi – senza progetti suoi, senza deliri di potenza, ma con umiltà – in ascolto degli insegnamenti che la vita gli vorrà dare. L’uomo può illudersi di essere padrone della conoscenza e di poterla usare per i propri fini di dominio sugli altri e sulla natura. In questo sta il suo errore, ma positivo resta comunque il desiderio di conoscere e d’altro canto anche la più alta sapienza non può che manifestarsi in modo limitato quando si esprime nella limitatezza dell’uomo. E dal passato al presente, tra le stesse pietre di quell’osservatorio astronomico e tempio sacro che è il cerchio megalitico di Stonehenge, ecco le stesse ansie e le stesse presunzioni in Marco, Leonora e il Professore: uomini della nostra umanità di oggi alla ricerca, spesso inconsapevole, di un significato esistenziale ormai sfuggente e inafferrabile che pure a volte richiama a sé da un passato anteriore o da un futuro prossimo. Gli antichi e i moderni rappresentano così due volti della stessa storia: l’eterno ripetersi dell’avventura umana con l’inestinguibile lotta tra ragione e sentimento, scienza e intuizione, libertà e destino, cavalleria terrena e cavalleria celeste, apparenza e realtà, infine tra il divenire e l’essere. *** PREMESSA La scena rappresenta il santuario megalitico di Stonehenge (in Inghilterra), edificato, secondo la leggenda, dal mago Merlino che dall'Irlanda trasportò, con le sue magiche arti, al di là del mare, le enormi pietre che da più di quattro millenni compongono il suggestivo cerchio sacro. Nello stesso luogo, in tempi diversi, convergono personaggi antichi e moderni. Gli antichi: Re Artù, Perceval, Viviana, il Mendicante, la Fanciulla e il Mago. I moderni: il Professore, Marco, Leonora e la Guida. Re Artù dovrà essere presentato, secondo l’iconografia tradizionale, nel pieno della maturità, intorno cioè ai quarantacinque anni, con un aspetto serio e pensoso. Perceval, sempre secondo l’iconografia tradizionale, sarà invece un adolescente tra i sedici e i diciotto anni, ancora ignaro del destino che lo attende ma allegro e vitale, sempre pieno di curiosità e stupore per ogni 3 forma di vita che lo circonda. Viviana avrà il fascino ambiguo di una donna giovane (intorno ai trent’anni) ma già esperta sia nelle arti magiche che in quelle d'amore. Il Mendicante sarà un uomo un po’ anziano, dallo sguardo indagatore di profondo conoscitore degli uomini. La Fanciulla: una ragazza graziosa e vivace, quasi un folletto. Il Mago: un bel giovane dagli abiti eleganti e un po’ austeri. Le voci dei Diavoli Incubi potranno essere registrate e provenire ora da un punto ora da un altro del palcoscenico, per dare l’idea di presenze invisibili che si muovono nella scena. I personaggi del Professore, Marco, Leonora e la Guida possono essere interpretati dagli stessi attori che hanno impersonato rispettivamente Re Artù, Perceval, Viviana e il Mendicante, in quanto i primi rappresentano la proiezione (in parte rivista e distorta) degli altri, ai giorni nostri. Il tema che unisce i personaggi mitici a quelli contemporanei è la ricerca del Graal intesa, in modo simbolico, come ricerca di una piena auto realizzazione nella scoperta del significato del proprio essere. *** I ATTO Ad apertura di sipario le luci, molto contrastate, mettono in evidenza la grandiosità delle pietre del tempio che, in semicerchio, delimitano la scena sul fondo e sui lati. Fuori dal semicerchio sta la pietra sacra, all’interno, invece, i due personaggi: Artù e Perceval. Il primo dorme, seduto a terra con le spalle a una delle pietre del tempio; il secondo è nella stessa posizione dell’altro ma al centro della scena. Anch’egli dorme. È il tramonto. Si sentono nell’aria le voci dei diavoli incubi: INCUBI Giorno e notte, sole e luna, ciò che è trascorso, ciò che verrà. Nulla ci è sconosciuto della lunga catena dei giorni. Tutto è chiaro, tutto visibile: il prima e il dopo, quel che fu o che sarà. Giorno e notte, sole e luna, ciò che è trascorso, ciò che verrà. Ogni parola detta noi la conosciamo. Ogni gesto compiuto è qui, ora, davanti a noi: le ansie e le gioie che verranno, le feste e le lacrime che i vostri volti bagneranno. Giorno e notte, sole e luna, ciò che è trascorso, ciò che verrà. 4 Dormi, Artù, aspettando il tuo Merlino? Non temi che egli passi, lasciandoti al tuo sonno? E tu, Perceval, non senti l'aria frizzante della sera? L'ultimo raggio del sole si posa ora su di te. Afferralo, presto, non lasciarlo fuggire! PERCEVAL (svegliandosi) Dormivo? Addio, sole! Come ogni giorno hai compiuto il tuo viaggio. Per te ora è giunto il riposo ma per noi cominciano le lente ore della notte. Una lunga notte di attesa ci aspetta e all'alba, forse, ci troverai ancora qui. Ma se egli non giungesse? O se non fosse questo il luogo prescelto?(ad Artù) Mio bel signore, siete ben certo che Merlino sarà proprio qui al levar del sole? (si accorge che Artù dorme) Il sonno ha vinto anche lui! (gli si avvicina) Che nobile viso! Non ha voluto rivelarmi né il nome né il rango ma sono certo che egli deve essere uno dei più valorosi cavalieri del regno di Artù! (resta ad osservarlo) INCUBI O giovane Perceval, il candido, l’ingenuo, il semplice, se tu potessi ascoltare le nostre voci, già da ora sapresti che egli è il tuo re: lui, quel re Artù che ti farà cavaliere. (sottovoce) Giorno e notte, sole e luna, ciò che è trascorso, ciò che verrà. (a voce normale) Ma non a tutti è dato ascoltare le nostre voci; perciò aspetta paziente il ritmo del tuo tempo e i doni che ti offrirà. (sottovoce, sfumando) Giorno e notte, sole e luna, ciò che è trascorso, ciò che verrà. PERCEVAL (guardandosi intorno e dirigendosi verso il proscenio, con entusiasmo) Ma come è ampia la pianura! Un mare di fresca erba... E che profumo, che aria frizzante! INCUBI Guarda l'ultimo raggio di sole: afferralo, presto! PERCEVAL Mi sembra che il sole mi chiami... Vorrei afferrare questo suo ultimo raggio e correre lungo il filo di luce per tutta la pianura e giocare con lui! Mentre pronuncia le ultime parole, Perceval finge di afferrare con le braccia i raggi del sole; ma improvvisamente interrompe il suo gioco e va a rifugiarsi dietro 5 una delle grandi pietre. Entra Viviana, dalla parte opposta dove si è assopito Artù. Il sole intanto tramonta. INCUBI Giorno e notte, sole e luna, ciò che è trascorso, ciò che verrà. Ecco la dama bianca, la signora del lago. Anche lei ha lasciato la sua dimora per giungere all'appuntamento. Appuntamento antico: già stabilito, già conosciuto. L’ora si avvicina eppure tutto è già compiuto. Gli uomini scelgono il loro destino eppure un destino conduce ogni uomo. VIVIANA (guardandosi intorno con ansia) Non c’è! Ha mancato il nostro sacro appuntamento! INCUBI Non temere, Viviana, abbandona l’impazienza! VIVIANA È strano... Mai ha fatto una promessa che non abbia mantenuto. INCUBI Ancora non hai imparato a leggere nel ritmo dei giorni e della vita? VIVIANA E se mi avesse ingannata? INCUBI Ancora temi? Ancora dubiti? Ancora pensi e senti come chi non sa! VIVIANA Non mi muoverò di qui fino all’alba. Non posso credere che non mi raggiunga. Egli deve sentire che io lo chiamo e non potrà resistermi più a lungo. Perceval, senza farsi notare da Viviana, si avvicina ad Artù e lo sveglia. PERCEVAL Destatevi, mio bel signore; avete perduto l’incanto dell'ultimo raggio attraverso la pianura! E ora... (con timidezza) là, c’è una donna... ARTÙ(alzandosi e mettendo da parte Perceval) Da dove giungete, signora, se è lecito sapere? Quale ragione vi ha portato qui a Stonehenge, nel sacro cerchio eretto da Merlino? Non è certo tra massi di pietra serpentina che si conviene a una donna leggiadra ed elegante passeggiare dopo il tramonto senza compagnia! VIVIANA Ogni luogo può essere il mio se io là mi sento di essere. Non c’è cosa che non possa appartenermi, quand’io lo desideri, perché il Maestro mi diede i suoi poteri. Quando egli sarà qui e per sempre vorrà darsi a me, io diverrò la sua signora assoluta. ARTÙ Spero che non vogliate parlare di Merlino, il gran Maestro! VIVIANA Proprio di lui, invece: del mio amante! ARTÙLe vostre parole sono assai temerarie, signora. Vi proibisco in mia presenza di offendere il 6 sapiente mago! VIVIANA Né a voi, né a nessun altro credo di dover rispondere delle mie parole, signore. Posso anzi sapere il motivo della vostra presenza qui, dove Merlino questa notte si incontrerà con me? Sarà un colloquio, il nostro, che non vuole testimoni... ARTÙMi dispiace deludervi: ma è con me che Merlino parlerà! Da lui stesso sono stato chiamato due lune fa’. Il suo messaggero mi assicurò che avrei parlato col Maestro l’ultima notte di primavera, qui, tra le sacre pietre di Stonehenge... Per nulla al mondo rinuncerei all’incontro promessomi. VIVIANA L’ultima notte di primavera... (ridendo) E allora sia pure come volete! A me disse: “Quando il primo raggio del solstizio d’estate cadrà sulla pietra sacra, quella che è là, fuori dal cerchio magico, io sarò tuo, mia bella e dolce amica; io e i miei poteri saremo i tuoi fedeli servitori.” ARTÙI sacri poteri del Maestro non possono essere stati creati per i giochi e i trastulli di una giovane e incauta signora. Per ben più alti e meritevoli scopi le arti di Merlino si sono rivelate agli uomini! VIVIANA E chi siete mai voi che potete giudicare a chi e per quale scopo la Natura che ci governa rivela di tanto in tanto le sue leggi e le sue magie? ARTÙIl mio nome mi fu dato dal Maestro stesso e al momento opportuno, se egli vorrà, lo conoscerete. Per il momento credo non resti che attendere la notte e l’arrivo del Maestro. VIVIANA Certamente! Attenderò l’alba e l’arrivo di Merlino! Artù e Viviana si vanno a sedere ciascuno rispettivamente verso la parte sinistra e la parte destra del cerchio sacro. Perceval, che finora è restato da una parte a guardare, viene al centro della scena e canta sottovoce, come fosse una filastrocca: PERCEVAL Giorno e notte, sole e luna, ciò che è trascorso, ciò che verrà... (parlando e rivolgendosi ad Artù e a Viviana) Il buon mago non può tardare ancora molto! La forza del vostro amore lo chiamerà qui, al più presto! INCUBI Giorno e notte, sole e luna... Ancora intrecciano l'uomo e la donna L’antico gioco dei contrari, amorose contese, rivalità di predominio... Ma saggio è Merlino perché è uomo, saggio è Merlino perché è donna, saggio è Merlino perché giovane e vecchio. Ma chi non sa, ancora non vive. 7 Mentre Perceval ripete la sua canzone entra in scena il mendicante. MENDICANTE Vi saluto, bei signori! C’è qualcuno fra voi che ha una fetta di pane o un bicchiere di vino per aiutarmi a proseguire il cammino? ARTÙVieni, vecchio, riposati accanto a me. Divideremo il mio pane. MENDICANTE Grazie, mio buon signore. Vi auguro che la notte vi porti ciò che state aspettando, perché così meritate che sia! ARTÙCome sai che sono qui ad aspettare? MENDICANTE Mio signore! Qui, tra le sacre pietre di Merlino, l’ultima notte di primavera... ARTÙSai molte cose, vecchio... Qual’è il tuo nome? Chi ti ha insegnato? MENDICANTE Molti sono i miei nomi e puoi chiamarmi come più ti piace, mio buon signore. Chi mi ha insegnato? Il dolore! Sa essere un gran maestro per chi lo sa ascoltare! ARTÙE cosa ti ha insegnato il dolore? MENDICANTE A ciascuno insegna quello che ancora non sa... Anche a te... (con intenzione) mio re, insegnerà! ARTÙ(interrompendolo) Taci! Non chiamarmi così. (indicando gli altri) Non devono capire... Ma forse io ti ho già conosciuto? Non mi è del tutto estraneo il tuo volto... MENDICANTE (evasivo) Mi avevi offerto un po’ di pane... ARTÙ(incuriosito e con sollecitudine) Ecco, subito... (tira fuori del pane da una bisaccia) Prendi... MENDICANTE (prendendo il pane dalle mani di Artù) Posso fare qualcosa per te, signore, per dimostrarti la mia gratitudine? ARTÙHo una lunga notte da passare qui, in attesa. Vuoi tenermi compagnia? MENDICANTE Mi aspetta ancora molto cammino... ARTÙTe ne prego! MENDICANTE Sia come tu vuoi. Ora dividiamo il pane. (lo spezza, ne dà metà ad Artù. Poi mangiano in silenzio) INCUBI Ciò che è diviso, sarà riunito. Per forza d’amore le mille fiammelle si uniranno all’unica fiamma. Per forza d’amore ciò che mancava sarà ritrovato. VIVIANA Egli non giunge ancora ed io comincio già a vacillare. INCUBI Per forza d'amore ciò che mancava sarà ritrovato. VIVIANA E se proprio sul compiersi ultimo della sua promessa qualcosa o qualcuno lo avesse allontanato da me? 8 INCUBI VIVIANA INCUBI VIVIANA INCUBI VIVIANA INCUBI VIVIANA INCUBI VIVIANA INCUBI VIVIANA INCUBI Per forza d’amore il dono sarà donato. Ma chi più di me può aver acquistato potere sulla sua volontà che tutta mi appartiene? Per forza d’amore il potente si dà al più debole. Voglio per me ogni suo segreto, ogni sua arte, tutta la sua saggezza, la verità. Per forza d’amore la sapienza si dà a chi ha fame di sapere. Voglio conoscere... Come la madre offre il suo seno,... Voglio sapere... Come la pioggia bagna e nutre il campo,... Voglio per me la sua magia, i suoi poteri in me. Come il sole su tutti splende radioso così, Viviana, avrai il tuo Merlino. All’alba sarai qui, Merlino, per me. Giorno e notte, sole e luna, ciò che è trascorso, ciò che verrà. Entra in scena una fanciulla. Da lontano chiama Perceval, senza farsi notare troppo dagli altri. FANCIULLAPerceval, ehi, Perceval! PERCEVAL Chi mi chiama? FANCIULLAVieni qui, Perceval! PERCEVAL Ma chi sei? (le si avvicina) FANCIULLASsssh... Piano! Fai piano! PERCEVAL (a voce più bassa) Ma chi sei? E come sai il mio nome? FANCIULLA(ridendo) Sono Merlino, Perceval, non mi riconosci? PERCEVAL (stupito) Merlino?! Tu, Merlino? Ma se sei una donna! FANCIULLAE già! Sono una donna, vero? Eppure sono proprio io, Merlino! PERCEVAL (ancora diffidente) Ho paura che ti voglia prendere gioco di me! FANCIULLAMa no, sciocchino! (carezzevole) Avresti preferito che fossi un vecchio alto, alto, con i capelli tutti bianchi e la barba lunga, lunga?! PERCEVAL Ma no, che c’entra... È che ho sempre sentito dire che Merlino è... FANCIULLA(interrompendolo) Un vecchio alto, alto con i capelli tutti bianchi e la barba lunga, lunga! PERCEVAL Beh, sì... Devo confessare che mi aspettavo qualcosa del genere! FANCIULLAMale, ragazzo mio, non bisogna mai aspettarsi niente! PERCEVAL E poi, scusa, che Merlino fosse una donna, questo poi non lo avrei mai creduto! FANCIULLAE infatti Merlino non è una donna! PERCEVAL Eppure tu hai detto che... 9 FANCIULLAIo sono Merlino! Ma lui non è una donna. Cioè non è solo donna! Capisci? PERCEVAL Sì, forse, credo che... FANCIULLANo, non hai capito! Mi guardi in un modo! Vediamo un po’... non hai mai sentito parlare di travestimenti? PERCEVAL Ah! Ci sono: tu sei uno dei travestimenti di Merlino! Non è così? FANCIULLAPiù o meno. Vedi quel vecchio laggiù? (indica il mendicante) PERCEVAL Il mendicante? FANCIULLALui è... come me! PERCEVAL Ah, lui è come te... FANCIULLASì, anche lui è Merlino, come me! Ma ora ti dico una cosa che non sa ancora nessuno! Proprio nessuno, sai?… (sussurrato, come fosse un segreto) Merlino, non c’è! PERCEVAL Ma come, non c’è?! E allora tu? E lui? FANCIULLAMerlino è tanti e nessuno in particolare. Merlino è anche un po’ in te e in quei due laggiù e anche in quelle pietre, in ogni filo d’erba di questa pianura. Merlino è anche questa lunga notte e il raggio di sole che all’alba cadrà sulla pietra sacra. Ogni forma che appare ai tuoi occhi è Merlino! Ed egli è tutto questo eppure non soltanto questo. Merlino è l’Immutabile che vive oltre le forme che mutano. PERCEVAL Mi piace quello che dici. Non lo capisco tanto bene però mi piace! La fanciulla si avvia fuori scena. PERCEVAL Ma dove vai? Non te ne vorrai andare proprio adesso? (la fanciulla si riavvicina) Parlami ancora! FANCIULLA(un po’ capricciosa) Adesso non ne ho più voglia e poi... (maliziosamente) fra poco arriverà Merlino! PERCEVAL Ma come? Un altro?!... FANCIULLAE non fare tante domande! Siedi vicino a me ad aspettare. E intanto godiamo insieme di questa magica notte! INCUBI Giorno e notte, sole e luna, ciò che è trascorso, ciò che verrà. ARTÙ Non mi hai chiesto ancora cosa o chi stiamo aspettando. FANCIULLA Guarda, Perceval, la luna comincia a salire. 10 MENDICANTE Non è poi così importante quello che ti aspetti. PERCEVAL La notte non sarà troppo cupa! VIVIANA Vieni incantatore, allegro cantore di magia! MENDICANTE Lo sappiano o no, le acque del fiume giungono sempre alla loro foce e all’uomo non serve prevedere, conoscere in anticipo! Conoscitore di vita e di VIVIANA Vieni incantatore! sapienza. Viviana aspetta, Viviana chiama. Viviana si offre ai tuoi segreti. ARTÙ Ma non è forse la veggenza, l’arte suprema di Merlino, il mago? MENDICANTE Certo, egli sa, egli vede! Eppure non di un passo potrà allontanare il suo destino, non di un filo potrà cambiare la sua sorte. Proprio come te, che non sai, che non vedi! FANCIULLA Ascolta: senti l’erba? PERCEVAL È così profumata! FANCIULLA Ma no! Non senti? Sta vibrando! 11 Passi invisibili la sfiorano e la accarezzano! ARTÙ E tu, vecchio, sai? Tu vedi? Sapresti dirmi dove porta la mia strada? INCUBI Non toccherai impunemente il fuoco! Non poserai il piede sulle alte vette senza dolore. Non vincerai la legge senza fatica. ARTÙ Tu sai e taci? Non vuoi parlare, vecchio? Io ho diviso con te il mio pane. Ora voglio dividere con te la tua scienza! VIVIANA (sottovoce) Vieni, incantatore, allegro cantore di magia... INCUBI E mille e mille anni fa, Narciso un giorno interrogò il lago... e incerto, a scrutare il suo per sapere... E fra mille e mille anni che verranno, un uomo sarà ancora là, trepidante specchio per chiedere, E torna ogni notte L’antica domanda: domani? Cosa sarà, domani! E torna ogni giorno l’antico enigma: ed io? Chi sono, io! FANCIULLA (con ansia) Non vedi? Non senti? PERCEVAL (dispiaciuto) Io non vedo che il raggio della luna che fende la pianura e non sento altre 12 voci che il canto dei grilli e il silenzio della notte. FANCIULLA (ridendo) Imparerai! Imparerai anche tu! VIVIANA Vieni, incantatore, allegro cantore di magia! INCUBI Domani, cosa sarà domani! ARTÙ Parla, dunque! Non negarmi il tuo consiglio. MENDICANTE Parlerò, mio re, se così vuoi che io faccia Ma prima è necessario che tu risponda a me come se a te stesso parlassi. ARTÙ Sono pronto. Chiedi! MENDICANTE Perché venisti in questo luogo? ARTÙ Vi fui chiamato. MENDICANTE Perché accettasti di venire? ARTÙ Non c’è ordine o consiglio che il mago abbia dato al quale io mi sia sottratto. MENDICANTE Lo ami molto, dunque! ARTÙ Lo amo e lo rispetto come mio alto maestro. MENDICANTE E cosa ti aspetti dall’incontro di questa notte? ARTÙ (felice) Giungerà, allora! Tu sai che giungerà! MENDICANTE Che cosa ti aspetti? ARTÙ Il suo cauto e saggio consiglio! 13 Rion, l’ultimo re ribelle, attenta ancora all’unità della nostra Bretagna! Il sogno di unione e pacificazione che Merlino pose nelle mie mani, il giorno in cui il mio inesperto braccio di giovinetto liberò dalla pietra Excalibur, la sacra spada, non può certo ora essere distrutto da un altezzoso sassone che per la sua insaziabile avidità vuol fare della nostra Bretagna terra da saccheggio! Di certo in questa notte Merlino vorrà guidarmi e consigliarmi sul luogo e il tempo propizio per la battaglia. (Il mendicante si raccoglie nei suoi pensieri) bimbo che prende ciò che VIVIANA Ho da offrirti le mie mani: mani impazienti come un vuole. Ho da offrirti il mio corpo: corpo intatto, sacra dimora per le tue alte arti. bruciando si dissetano al Ho da offrirti le mie labbra: labbra d’amante che tuo calice di sapienza. Vieni, incantatore, allegro cantore di magia. MENDICANTE Rion sarà battuto. Ma a condurre a buon esito tale impresa basta il valore del tuo braccio e la potenza di Excalibur. Non cercare altri oracoli: va’, sii deciso e cauto, agisci secondo il tuo costume e non temere. ARTÙ Non è per questo dunque che io sono qui? INCUBI (sottovoce, più volte) Domani, cosa sarà domani! ARTÙ 14 Mi saranno forse svelati altri compiti? Altre imprese? Forse ancora guerre... o complotti da sventare... tradimenti… Quant’altro del mio vigore dovrò ancora donare a te, Bretagna? MENDICANTE No, principe della cavalleria terrena, il cammino che finora hai dovuto percorrere è vicino al suo termine. Non sarà più la lancia che stringerai al tuo fianco, non sarà più lo scudo che il tuo braccio sosterrà. Non più le notti camminerai inquieto negli accampamenti, aspettando l’ora stabilita per la battaglia. L’unione da te così a lungo cercata, sarà conquistata e lunghi anni di pace e prosperità ti attendono. ARTÙ Le tue parole mi aprono il cuore a lieti e felici pensieri! MENDICANTE Ma là dove ti parrà di non trovare che gioia e letizia, là dove ti sembrerà giusto assaporare finalmente il riposo, là dove la linea della tua vita sembrerà toccare il punto più alto, là, mio re, dovrai combattere la più dura delle battaglie. ARTÙ E chi sarà il nemico? MENDICANTE Né un re o un esercito, né lance o spade... ARTÙ Qualcosa di diverso... MENDICANTE Qualcosa di più sottile contro cui nulla possono le arti della cavalleria terrena. ARTÙ E come potrò riconoscere un simile nemico? MENDICANTE Quando ormai certo della tua potenza, non saprai più distinguere il fedele omaggio di chi ti ama dal servile inchino di chi 15 nell’ombra trama la tua morte; quando, sicuro dell’amore della tua donna e tutto rivolto verso i tuoi alti compiti, trascurerai di offrirle baci d’amante e le dolci carezze; quando nella certezza del tuo saggio governo dimenticherai la misericordia e la pietà; quando la tua giustizia si farà rigore; allora sappi che sotto molti nomi giungerà il nemico. ARTÙ Rivelami questi nomi, o vecchio, affinché io li possa riconoscere e allontanare da me! MENDICANTE Solo in te potrai conoscerli, se saprai destarti, abbandonando antiche leggi e regole, per essere nuovo re in nuovo regno. VIVIANA Non per molto ancora potrai negarti, o Merlino. Io già ti sento... Un breve spazio ci separa! ARTÙ Le tue parole sono limpide e chiare Eppure è come se volessero celarsi a me Ed io le sento fuggire via… MENDICANTE L’alba è ancora lontana, mio re, e nelle ore della notte il meditare giova molto a chi cerca... VIVIANA Vieni, incantatore, allegro cantore di magia. FANCIULLAVieni, giovane Perceval, la notte è appena alla metà del suo cammino e tu non hai ancora dato un po’ di riposo ai tuoi occhi ridenti! PERCEVAL E come potrei prendere sonno in una notte come questa! Il buon mago potrebbe 16 giungere da un momento all’altro e cosa direbbe vedendomi addormentato? FANCIULLANon giungerà prima dell’alba. PERCEVAL Ma non sono stanco! E poi c’è la luna! Non vedi come illumina tutto, qui intorno? Non ti piacerebbe correre con me in questo argento? Guarda come ogni filo d’erba riflette ondeggiando i raggi lunari! Io amo la luna, sai? Amo anche il sole, naturalmente. Amo il giorno e la notte: di giorno parlo con il sole e lo ringrazio per il suo calore, per tutti i colori che ci dona, e intanto il cuore ansiosamente aspetta le magiche ombre della notte. La notte poi... la notte, qualcosa prende vita in me, qualcosa che non conosco... ed io... non so come dirti, ma io non sono più come di giorno! Sì, vedi, il giorno è tutto chiaro: io sono Perceval, vivo laggiù oltre la foresta, nella casa di mia madre, ho il mio puledro per correre nei campi, ho gli amici e i miei levrieri per andare a caccia, nel mio orto c’è tutto quello che ci serve per mangiare e Blasine, la nutrice, mi fa sempre trovare a tavola la zuppa di cipolle che è la mia preferita! Poi la sera, con mia madre, davanti al fuoco, parliamo di mio padre, che era un cavaliere... Ma quando loro vanno a dormire io resto lì, tutto solo... e allora vado nella radura e guardo lontano. E allora sento qualcosa che nasce dentro di me, come una tenerezza, uno struggimento, una voglia di non essere lì ma in qualche altro posto ed è come se sapessi che qualcuno mi sta aspettando, mi sta chiamando. Ed io vorrei andare, vorrei correre là... ma non so dove andare e chi è che mi aspetta!... FANCIULLAE anche questa sera eri nella radura e guardavi lontano? PERCEVAL Certo, anche questa sera! FANCIULLAE hai sentito quella tenerezza, quello struggimento, quella voglia di andar via? PERCEVAL Sì, ma c’era anche qualcosa di diverso: come un’allegria, sì, ero allegro! Pensavo: un giorno o l’altro riuscirò a sapere chi è che mi aspetta e dove mi aspetta! Poi ho visto un ombra... un cavaliere! Si era fermato dove comincia la foresta. Rimasi a guardarlo, a lungo. Volevo essere lui! Non più io ma qualcosa di diverso, di più valoroso, di più grande di Perceval! Gli andai vicino, lo salutai e lui mi chiese se ero del luogo e se sapevo indicargli la strada per attraversare la foresta. Io corsi a prendere il mio puledro e mi offrii di accompagnarlo. FANCIULLAE così giungesti a Stonehenge, proprio la notte in cui Merlino compirà la sua opera! PERCEVAL (guardando le sacre pietre) Deve essere davvero abile, il buon mago, per costruire un tempio così bello e così grande! FANCIULLAEgli è il più valente degli artefici! PERCEVAL Potrò parlargli, quando verrà? 17 FANCIULLASarà lui che ti parlerà, Perceval. E forse questa volta potrai sapere dove sei aspettato! PERCEVAL Ma lui come fa a saperlo? E come fa a sapere che io sono qui?! FANCIULLAMolte cose lui sa, molte più di quanto tu possa immaginare. Ma non avere fretta. Adesso vieni qui, abbandonati al sonno. Dormi il tempo che ti viene concesso. Più tardi comincerà il tuo giorno! PERCEVAL Ma come posso dormire se in me sento tanta ansia di vita, tanta voglia di vedere, di sentire, di capire! Ogni ora, ogni attimo può regalarmi una splendida avventura. E tu mi parli di sonno, di riposo? FANCIULLAAvrai le tue avventure, Perceval, e fin d’ora ti dico che a te toccherà la più alta delle avventure per la quale sarai invidiato e ammirato dai più famosi e valenti cavalieri. E il tuo nome suonerà all’orecchio degli uomini come il nome del fortunato, del prescelto, del predestinato! Non è lontano per te il tempo delle veglie notturne quando consumerai le ore nella infaticabile ricerca di ciò che mille e più cavalieri invano inseguiranno per ogni terra anche al di là del mare! Non avere fretta: prendi ciò che, ancora fanciullo, ti spetta. Posa il tuo intrepido capo sul mio grembo e lasciati cullare in un dolce sonno senza sogni. PERCEVAL Dormirò, tenera amica; poiché tu me lo chiedi, lascerò riposare i miei occhi. Anche se a malincuore mi separo dal magico incanto di questa notte! FANCIULLAVieni, così, qui accanto… (Perceval si stende al suo fianco) MENDICANTE Artù! Destati, mio re! (Artù si sveglia) Il sonno ha dunque così facile vittoria sul vittorioso re della Bretagna? Tanto facile è dunque assopire la sua volontà che vigile dovrebbe vegliare le sorti e la sicurezza di un regno tanto vasto?! ARTÙTu riveli a me stesso amaramente la mia debolezza: la mente era assorta e tutti i miei pensieri si svolgevano dolcemente l’uno inseguendo l’altro. L’intero mio essere era immerso nel meditare le tue sagge parole… tutto fluiva tanto facilmente che senza accorgermene il pensiero si è fatto sogno e la mia meditazione è scivolata senza mia volontà in un leggero sonno. MENDICANTE Nell’arte della guerra nessuno può dirsi più esperto di te, ma le prodezze della cavalleria celeste devono ancora nascere nel tuo animo. ARTÙMi proverò anche in queste, o vecchio! E il sonno non avrà più così facile vittoria su di me! FANCIULLANon dormi ancora, Perceval? PERCEVAL Inseguo i miei pensieri. FANCIULLAE dove ti conducono? PERCEVAL Al sogno di una notte fa, quando più forte che mai avevo inteso quell’ignoto 18 richiamo... FANCIULLAE come era il sogno? PERCEVAL Era molto strano, sai? Vedevo un luogo sconosciuto... una grande sala piena di arredi e risplendente di ricchezze. Tanta gente intorno: uomini paludati di sontuose vesti e damigelle graziose e gentili. Una gran dama sedeva a fianco del suo signore su un seggio dorato e tutti le mostravano la più profonda ammirazione e reverenza. Il suo signore aveva un aspetto così nobile che doveva essere davvero un gran personaggio di quel luogo. Improvvisamente si fa un vuoto al centro della sala e lì vedo un grande tavolo a forma di cerchio, che prima non v’era o non l’avevo veduto. E tutti quei nobili signori prendono posto intorno a quella mensa che subito è imbandita di ogni pietanza e ben di Dio. E allora accade la cosa più curiosa e inspiegabile di tutto il sogno: anch’io sono lì nella sala! E il signore, che prima sedeva sul seggio dorato, viene verso di me e con grazia e cortesia senza pari mi invita ad unirmi a loro. “Ma qual'è dunque il mio posto?” gli dico stupito. “Il vostro nome è inciso su uno di questi seggi. Cercatelo perché quello è il vostro posto.” E proprio in quel momento mi svegliai senza riuscire a capire il significato di quel sogno. Tu, dolce amica, sapresti forse spiegarmelo? FANCIULLAForse sì e forse no! Ma tu impara a non avere fretta! Adesso dormi, che è l’ora e sii fiducioso. L’alba che verrà rischiarerà anche i tuoi dubbi. Entra il mago. Si avvicina a Viviana. INCUBI E torna ogni notte l’antica domanda: domani? Cosa sarà, domani! E torna ogni giorno l’antico enigma: ed io? Chi sono io? VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO (trionfante) Sei giunto, finalmente! (dolorosamente consapevole) Sai che il tuo richiamo non sarà mai deluso. Il mio amore e la mia dedizione sono i miei messaggeri. E le chiavi del mio volere e del mio desiderio sono prigioniere tra le tue bianche mani. Le mani che ti accarezzano... Il mio pensiero non mi appartiene più quando la tua bocca chiama il nome mio. La bocca che ti bacia, Merlino... Quali seduzioni possiede la tua immagine per incatenare a sé tutta la mia scienza? Non un’immagine: un corpo, Merlino, un corpo di donna che si offre al tuo amore. E posso, non volendo, amarti? Io, Merlino, il grande incantatore?! VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO 19 VIVIANA Non tormentarti! Scivola dolcemente lungo il filo di un destino che al mio si intreccia! MAGO Eppure io vedo! Io conosco già tutto. VIVIANA Ma io ti farò conoscere ciò che ancora non sai di te! Svelerò a te stesso la tua ansia di desiderio, di piacere, di allegrezza e... di dolore! Oggi ti mostrerò il tuo volto di amante trepido e appassionato. Domani ti mostrerò egoista nel tuo cieco desiderio. Ora tenero e premuroso e poi geloso e diffidente. Per un attimo sarai pieno di te e del tuo orgoglio di uomo amato e poi di nuovo incerto e umile, supplice di un mio sorriso. MAGO E a che giova questo crudele gioco? VIVIANA Non puoi capirmi ancora, bello e dolce amico! (in un crescendo di esaltazione) Tu che trascorri i tuoi giorni nella foresta del Roveto; tu che alla fredda notte popolata di maligni spiriti e insidiose fiere hai chiesto di insegnarti a vincere la paura; tu che il tuo ingegno e i tuoi poteri hai dedicato all’antico sogno di creare un solo regno e una sola terra dove l’armonia e la pace realizzassero l’unione degli intenti e dei desideri; tu che qui, con antiche pietre, hai costruito il tuo sacro cerchio dove il cammino degli astri e dei pianeti è segnato sulla pietra serpentina; tu non conosci ancora il trepidare ansioso dell’amante che dalla sua altera donna aspetta la parola che lo renderà il più felice degli uomini o il più misero e sconsolato; tu non conosci l’amaro dubbio e le incertezze che straziano il cuore di chi ama, quando vede gli occhi della sua signora ridere celiando al braccio di un giovane sconosciuto; tu, profondo conoscitore delle cause e degli effetti, tuttavia ignori l’origine della febbre ardente che invade il corpo dell’amata quando il suo amante da lei prende piacere. Ed io ti darò tutto questo. E la tua saggia arte, le tue divinazioni e tutta la tua magica scienza, tu le donerai a me con gioia e senza pentimento in cambio di questo unico e immenso dono che solo io ti posso offrire, perché per nessun’altra mai si accese così il tuo desiderio. MAGO Tu dici il vero, mia dolce e impetuosa amica! Mai sentii dentro di me ardere forza più potente di questa che a te mi conduce e che mi rende obbediente ai tuoi voleri. E se è a questo che gli uomini danno il nome di amore, ben comprendo ora come i giorni e le notti degli uomini trascorrano faticosamente in una incessante altalena tra timore e speranza, tra gioia e dolore. Eppure son giunto da te per imparare anch’io questo amore dolce e amaro e per entrare anch’io in questa arcana ruota di estasi e tormenti. VIVIANA E farai la mia volontà? 20 MAGO VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO E se, VIVIANA MAGO VIVIANA Potrai chiedermi qualunque cosa! Io conosco le virtù delle pietre e con esse so come guarire il mio corpo da ogni male che lo affligga. Tu cosa puoi offrirmi di più? Posso avvolgere le tue dolci membra con un prezioso velo che preserverà da ogni male e da ogni ferita il tuo corpo flessuoso. Io conosco le virtù delle erbe. E con gli unguenti che da esse traggo la mia pelle non conoscerà vecchiezza e i miei occhi non perderanno la loro luce! Tu cosa sai offrirmi di più? Io bagnerò il tuo corpo con la sacra acqua che rinnova. Ti cingerò della potenza dei venti e del fluido degli astri. Io conosco la virtù delle parole. Con esse il mio pensiero si fa volere e il mio volere ha dominio e potestà sulle cose che mi circondano. Tu cosa vuoi darmi di più? Io ti insegnerò le parole che ti faranno signora e padrona di tutti quelli che le ascolteranno. (allusiva) Di uno solo voglio essere padrona! Il comando su tutti gli uomini che popolano l’intero mondo non vale l’obbedienza di colui che sa, di colui che conosce ciò che a tutti gli altri è ignoto. È lui che desidero! È il suo sapere che voglio a me sottomesso. Lo avrai, Viviana, perché lui stesso è qui per donarti ciò che tu chiedi. (con impazienza) E quando? Ora? Subito! Quando il tempo avrà compiuto il suo giusto ciclo. (indispettita) E senza un dono ti sei presentato alla tua amante? Non uno dei tuoi magici giochi mi mostrerai ora, qui, per rallegrarmi? Quando il sole del giorno che aspettiamo si specchierà nella pianura di Stonehenge, tu ritornerai nella tua valle, là, presso il grigio lago che tanto ami. E allora vedrai il dono che oggi ti offro: un gran castello sorgerà al posto di quel lago, contornato da belle e ricche dimore. A fianco scorrerà un pescoso fiume e tutto sarà creato in modo tale che solo tu e le tue genti possiate vederlo, poiché la tua dimora sarà invisibile per ogni altro e l’apparenza di un lago coprirà tutte le cose. per invidia o tradimento, qualcuno della tua casa rivelasse il segreto, per lui subito il castello scomparirebbe ed egli, credendo di entrarvi, annegherebbe! Per l’amor di Dio, bell’amico, mai si sentì parlare di dimora più bella e più segreta! E per essa sarai chiamata nel ricordo la “Signora del Lago”! Il tuo dono va certo considerato come il più desiderabile e il più degno della tua scienza. Eppure un’altra cosa vorrei chiederti, se il tuo amore me lo consente: come potrei, se necessità mi costringesse, rinchiudere un uomo senza torre, senza mura e senza ferri, di modo che egli non possa mai 21 fuggire senza il mio consenso? Il mago sospira senza rispondere. Si allontana da lei che gli si riavvicina. VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO VIVIANA Cos’hai, dolce amico? Ah, Viviana! So bene quel che pensi. Eppure ti amo così fortemente che dovrò fare la tua volontà! (insinuante) Come! Non devi forse essere mio, quando io sono tua e ho lasciato per te padre e madre? Senza di te non ho più gioia né bene; in te è tutta la mia speranza; la felicità non l’attendo che da te. Poiché così ti amo e tu mi ami, non è giusto che tu faccia la mia volontà ed io la tua? All’alba ti insegnerò quel che desideri! Ora abbiamo tutta una notte da passare insieme. Voglio carezzare le tue spalle, dritte e levigate, i tuoi fianchi stretti, le tue dolci anche... (la abbraccia ma Viviana gli sfugge). ... e baciare il mio volto fresco e colorato a misura di rosa e di vermiglio e la mia carne bianca di neve novella e i miei seni duri come mele acerbe... MAGO (con passione) Vieni dolce amica, laggiù oltre la pianura ci attende la foresta. Sarà per noi dolce riparo ai baci e alle carezze... VIVIANA (fermandolo) A un patto, mio bel signore! MAGO Non c’è cosa che io ora possa negarti! Chiedi Viviana: sarai obbedita. VIVIANA Ti chiederò... di insegnarmi un gioco! MAGO Molti giochi inventerò per te, se vorrai seguirmi, laggiù, nella foresta!... VIVIANA No. Un gioco solo mi insegnerai. Ma qui, subito! MAGO (con amarezza) È così dunque che dici di amarmi! VIVIANA Insegnami a fare addormentare un uomo per tutto il tempo che mi piaccia senza che possa risvegliarsi! MAGO (tristemente) Perché mi chiedi questo? VIVIANA Poi ti seguirò nella foresta... MAGO Come sa essere suadente la tua menzogna! Tu pronunci parole ostili ma il mio orecchio impazzito ode dolci melodie d’amore! VIVIANA Dimmi, mio signore, quante sono le magiche parole? MAGO Tre sono le parole con cui mi vincerai. VIVIANA E quale il gesto? MAGO Le tue mani passerai sui miei occhi che tanto ti desiderano! VIVIANA E la prima parola sarà?... (chiude gli occhi di lui con le sue mani). MAGO “Pesante”. Come pesante è il mio amore per te! VIVIANA (ripete, trionfante) “Pesante”! E la seconda? MAGO “scenda”! 22 VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO VIVIANA MAGO VIVIANA (rapidamente, sussurrando) “scenda”! Come scende la tristezza sul mio cuore. E la terza? Qual’è la terza chiave? Ingrata amica, perché vuoi farmi questo? Riponi ancora in me la tua fiducia. Al tuo dono risponderò donando a te tutta me stessa! La terza è “il sonno”. (trionfante) E dunque: “Pesante scenda il sonno”! Viviana ripete più volte la formula finché il mago si addormenta ai suoi piedi. Allora, felice di aver raggiunto il suo scopo, si stende anche lei al fianco del mago. INCUBI Pesante scenda il sonno e in sé racchiuda e conservi ogni alito di vita. Pesante scenda il sonno e in lievi sogni trasformi ogni ansia, ogni ardore, ogni impazienza. E chi un lungo e duro viaggio dovrà iniziare riposi, ora che è tempo, le sue membra. E chi il mondo delle forme e dei colori vorrà contemplare, felice di ogni apparenza luminosa, riposi, ora che è tempo, gli occhi suoi. E chi udire potrà ciò che non è detto, ciò che il suono di ogni parola cela, riposi, ora che è tempo, l’orecchio e l’intelletto. Ché non c’è seme fruttifero che nella scura terra non abbia a lungo atteso la germinazione. Ché non c’è saggia parola che non esca dal gravoso silenzio del pensiero. E non c’è luce che non infranga il buio che l’accoglieva. E così va il ritmo del tempo: giorno e notte, sole e luna. Ciò che è trascorso, ciò che verrà. Quel che sembra perduto e finito dorme e riposa. Molte volte la sacra spada 23 si alzò, fuori dalle acque del lago, brandita da mano di donna e molte volte dalla stessa mano fu ripresa e nascosta agli occhi di ognuno. E così molte cose rinasceranno... Negli anni... Molte cose rinasceranno... Nei secoli... Molte cose rinasceranno... Nei millenni... Molte cose rinasceranno... Durante le parole degli incubi la luce lentamente si abbassa mentre tutti i personaggi, come presi dalla magia, si abbandonano al sonno. ( …………………. ) * Lunedì 10 agosto u.s., nei giardini di Castel Sant’Angelo a Roma, ha avuto luogo la presentazione di questo testo teatrale. Dopo una introduzione dell’Autrice, Stefania Porrino, gli attori Emanuela Amato, Maurizio Palladino e Luca Di Cecilia hanno letto alcune scene del testo mentre il soprano Carla Carretti, accompagnata alla tastiera da Marco Attura, ha interpretato una canzone medioevale (Reis glorios di Guiraut de Bornehl) e una lirica trobadorica di Ennio Porrino (Du bist Min). ** “Fotogrammi del tempo a Stonehenge” ha vinto il Premio Nazionale di Poesia “Anna Borra” 2004. Motivazione della Giuria composta da Silvana Folliero (Presidente), Domenico Cara, Velio Carratoni e Maria Grazia Lenisa: il testo della Porrino, nella sua profonda e vasta articolazione, attraversa il Tempo e lo Spazio nella pienezza e alla presenza delle magiche pietre di Stonehenge. La leggendaria storia di Re Artù, di Perceval e di Merlino valica le frontiere umane e terrestri facendoci rivivere oggi, anche con personaggi contemporanei, il perenne mistero dell’attesa e dell’eterno ritorno. Un’opera di grande rilevanza scenica e poetica, e là dove l’elemento teatrale si fa fluidità di pensiero, si apre l’infinita via della Luce.” *** Fotogrammi del tempo a Stonehenge è stato pubblicato dalla Fermenti Editrice (Roma, 2005), per la curatela di Silvana Folliero.”