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Testi
“FOTOGRAMMI
DEL TEMPO A
STONEHENGE”
Pubblichiamo il primo atto di un lavoro drammaturgico originale che mescola con
fluido stile espressivo prosa e poesia, rielaborando in una chiave di ricerca filosoficoesistenziale le mitiche figure del ciclo epico-romanzesco dei cavalieri della Tavola
Rotonda. Personaggi di epoche lontane si sovrappongono e s’incrociano
diacronicamente tra le rovine del millenario sito megalitico. Qui Re Artù, Perceval e
Viviana si ritrovano in attesa del mago Merlino, portatore di una autentica e profetica
saggezza.
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di Stefania Porrino
PRESENTAZIONE
Il tempo presente e il tempo passato
Son forse presenti entrambi nel tempo futuro
(“Quattro Quartetti” – T.S. Eliot)
Un originale componimento teatrale composto in una dimensione poetica, un onirico canto notturno
che evoca un appuntamento metafisico-esistenziale dove lo spirito antico dei mitici personaggi
della Tavola Rotonda si insedia nei corpi di personaggi moderni. Così, al di là dello spazio e del
tempo, in un simbolico scambio di ruoli, si fondono e si compenetrano le istanze, le contraddizioni,
le incertezze e le inquietudini che assillano l’uomo, qualunque sia la sua epoca d’appartenenza.
Da sempre, sia nel campo drammaturgico che nella narrativa, Stefania Porrino si interroga sui temi
fondamentali dell’esistenza, sul destino dell’uomo, inventando storie e creando personaggi
costantemente mossi dall’irrinunciabile necessità di conoscere e di esperire.
Tra le pietre millenarie di Stonehenge, il Re Artù, Viviana e Perceval sono in attesa del mago
Merlino, portatore di una autentica e profetica saggezza. Tutti anelano una sua profezia, ma l’antica
forza spirituale ha abbandonato il leggendario re che necessita solo di utili pronostici per le sue
battaglie e per i suoi successi personali, così come Viviana brama di entrare in possesso di poteri
magici al solo scopo di controllare e assoggettare gli eventi e i destini degli uomini.
Solo il giovane Perceval, con innocente e inconsapevole chiarezza interiore, chiede a Merlino
l’ineffabile dono di correre fiducioso incontro alla vita.
Ieri come oggi.
Il Professore, Leonora e Marco sono anche loro in attesa, quasi beckettiana, di motivazioni e
conforto alle loro esistenze.
Illuminati dall’argentea luce della luna, nel magico silenzio del sito megalitico di Stonehenge,
traslando ambiguamente dalla veglia al sonno, i tre personaggi moderni, si lasciano andare a
involontari flussi di coscienza. Anelano ad un’unione armonica col Tutto pur restando prigionieri
nella loro egoistica solitudine. Solo allo spuntare dell’alba, avranno chiara la visione della loro
pochezza e delle loro ristrette aspettative.
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Ed ecco ancora una volta, l’azione scenica ci riconduce di nuovo indietro nel tempo, in quel luogo
che fu costruito dagli antichi Druidi e che oggi potremmo definire un calendario astronomico: il
tanto atteso Merlino apparirà, e con la sua “magia” trasformerà sulle labbra dei convenuti la
concreta domanda “che fare?” in quella più autentica e attesa “come essere?” .
Un testo, questo della Porrino, che sorprende per la sua originalità ed estraneità al panorama della
produzione drammaturgica attuale, quasi sempre interessata alla condizione dell’uomo
contemporaneo unicamente nella sua dimensione politica e sociale. (Camilla Migliori)
***
NOTA DELL’AUTRICE
Il passato e il presente si incontrano per parlarci dell’uomo, della sua ansia di conoscere e della sua
presuntuosa voglia di possedere una volta per sempre una sapienza, di codificarla e fermarla in una
forma definitiva.
È questa la certezza di Artù, che si crede unico scopo della magia di Merlino.
È questo il dramma di Viviana, che vuole chiudere Merlino in una prigione d’aria per farne una
cosa sua.
È questo che forse solo Perceval saprà evitare ponendosi – senza progetti suoi, senza deliri di
potenza, ma con umiltà – in ascolto degli insegnamenti che la vita gli vorrà dare.
L’uomo può illudersi di essere padrone della conoscenza e di poterla usare per i propri fini di
dominio sugli altri e sulla natura. In questo sta il suo errore, ma positivo resta comunque il
desiderio di conoscere e d’altro canto anche la più alta sapienza non può che manifestarsi in modo
limitato quando si esprime nella limitatezza dell’uomo.
E dal passato al presente, tra le stesse pietre di quell’osservatorio astronomico e tempio sacro che è
il cerchio megalitico di Stonehenge, ecco le stesse ansie e le stesse presunzioni in Marco, Leonora e
il Professore: uomini della nostra umanità di oggi alla ricerca, spesso inconsapevole, di un
significato esistenziale ormai sfuggente e inafferrabile che pure a volte richiama a sé da un passato
anteriore o da un futuro prossimo.
Gli antichi e i moderni rappresentano così due volti della stessa storia: l’eterno ripetersi
dell’avventura umana con l’inestinguibile lotta tra ragione e sentimento, scienza e intuizione,
libertà e destino, cavalleria terrena e cavalleria celeste, apparenza e realtà, infine tra il divenire e
l’essere.
***
PREMESSA
La scena rappresenta il santuario megalitico di Stonehenge (in Inghilterra), edificato, secondo la leggenda,
dal mago Merlino che dall'Irlanda trasportò, con le sue magiche arti, al di là del mare, le enormi pietre che
da più di quattro millenni compongono il suggestivo cerchio sacro.
Nello stesso luogo, in tempi diversi, convergono personaggi antichi e moderni.
Gli antichi: Re Artù, Perceval, Viviana, il Mendicante, la Fanciulla e il Mago.
I moderni: il Professore, Marco, Leonora e la Guida.
Re Artù dovrà essere presentato, secondo l’iconografia tradizionale, nel pieno della maturità, intorno cioè ai
quarantacinque anni, con un aspetto serio e pensoso.
Perceval, sempre secondo l’iconografia tradizionale, sarà invece un adolescente tra i sedici e i diciotto anni,
ancora ignaro del destino che lo attende ma allegro e vitale, sempre pieno di curiosità e stupore per ogni
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forma di vita che lo circonda.
Viviana avrà il fascino ambiguo di una donna giovane (intorno ai trent’anni) ma già esperta sia nelle arti
magiche che in quelle d'amore.
Il Mendicante sarà un uomo un po’ anziano, dallo sguardo indagatore di profondo conoscitore degli uomini.
La Fanciulla: una ragazza graziosa e vivace, quasi un folletto.
Il Mago: un bel giovane dagli abiti eleganti e un po’ austeri.
Le voci dei Diavoli Incubi potranno essere registrate e provenire ora da un punto ora da un altro del
palcoscenico, per dare l’idea di presenze invisibili che si muovono nella scena.
I personaggi del Professore, Marco, Leonora e la Guida possono essere interpretati dagli stessi attori che
hanno impersonato rispettivamente Re Artù, Perceval, Viviana e il Mendicante, in quanto i primi
rappresentano la proiezione (in parte rivista e distorta) degli altri, ai giorni nostri.
Il tema che unisce i personaggi mitici a quelli contemporanei è la ricerca del Graal intesa, in modo
simbolico, come ricerca di una piena auto realizzazione nella scoperta del significato del proprio essere.
***
I ATTO
Ad apertura di sipario le luci, molto contrastate, mettono in evidenza la grandiosità delle pietre del
tempio che, in semicerchio, delimitano la scena sul fondo e sui lati.
Fuori dal semicerchio sta la pietra sacra, all’interno, invece, i due personaggi: Artù e Perceval.
Il primo dorme, seduto a terra con le spalle a una delle pietre del tempio; il secondo è nella stessa
posizione dell’altro ma al centro della scena. Anch’egli dorme. È il tramonto. Si sentono nell’aria
le voci dei diavoli incubi:
INCUBI
Giorno e notte, sole e luna,
ciò che è trascorso, ciò che verrà.
Nulla ci è sconosciuto
della lunga catena dei giorni.
Tutto è chiaro, tutto visibile:
il prima e il dopo, quel che fu o che sarà.
Giorno e notte, sole e luna,
ciò che è trascorso, ciò che verrà.
Ogni parola detta noi la conosciamo.
Ogni gesto compiuto è qui, ora, davanti a noi:
le ansie e le gioie che verranno,
le feste e le lacrime che i vostri volti bagneranno.
Giorno e notte, sole e luna,
ciò che è trascorso, ciò che verrà.
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Dormi, Artù, aspettando il tuo Merlino?
Non temi che egli passi, lasciandoti al tuo sonno?
E tu, Perceval, non senti l'aria frizzante della sera?
L'ultimo raggio del sole si posa ora su di te.
Afferralo, presto, non lasciarlo fuggire!
PERCEVAL (svegliandosi) Dormivo? Addio, sole! Come ogni giorno hai compiuto il tuo
viaggio. Per te ora è giunto il riposo ma per noi cominciano le lente ore della
notte.
Una lunga notte di attesa ci aspetta e all'alba, forse, ci troverai ancora qui.
Ma se egli non giungesse? O se non fosse questo il luogo prescelto?(ad Artù) Mio bel
signore, siete ben certo che Merlino sarà proprio qui al levar del sole?
(si accorge che Artù dorme) Il sonno ha vinto anche lui!
(gli si avvicina) Che nobile viso! Non ha voluto rivelarmi né il nome né il rango ma sono
certo che egli deve essere uno dei più valorosi cavalieri del regno di Artù!
(resta ad osservarlo)
INCUBI
O giovane Perceval, il candido, l’ingenuo, il semplice,
se tu potessi ascoltare le nostre voci,
già da ora sapresti che egli è il tuo re:
lui, quel re Artù che ti farà cavaliere.
(sottovoce)
Giorno e notte, sole e luna,
ciò che è trascorso, ciò che verrà.
(a voce normale)
Ma non a tutti è dato ascoltare le nostre voci;
perciò aspetta paziente il ritmo del tuo tempo
e i doni che ti offrirà.
(sottovoce, sfumando)
Giorno e notte, sole e luna,
ciò che è trascorso, ciò che verrà.
PERCEVAL (guardandosi intorno e dirigendosi verso il proscenio, con entusiasmo) Ma come è
ampia la pianura! Un mare di fresca erba... E che profumo, che aria
frizzante!
INCUBI
Guarda l'ultimo raggio di sole: afferralo, presto!
PERCEVAL Mi sembra che il sole mi chiami... Vorrei afferrare questo suo ultimo raggio e correre
lungo il filo di luce per tutta la pianura e giocare con lui!
Mentre pronuncia le ultime parole, Perceval finge di afferrare con le braccia i
raggi del sole; ma improvvisamente interrompe il suo gioco e va a rifugiarsi dietro
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una delle grandi pietre.
Entra Viviana, dalla parte opposta dove si è assopito Artù.
Il sole intanto tramonta.
INCUBI
Giorno e notte, sole e luna,
ciò che è trascorso, ciò che verrà.
Ecco la dama bianca, la signora del lago.
Anche lei ha lasciato la sua dimora
per giungere all'appuntamento.
Appuntamento antico: già stabilito, già conosciuto.
L’ora si avvicina eppure tutto è già compiuto.
Gli uomini scelgono il loro destino
eppure un destino conduce ogni uomo.
VIVIANA (guardandosi intorno con ansia)
Non c’è! Ha mancato il nostro sacro
appuntamento!
INCUBI
Non temere, Viviana, abbandona l’impazienza!
VIVIANA È strano... Mai ha fatto una promessa che non abbia mantenuto.
INCUBI
Ancora non hai imparato a leggere nel ritmo dei giorni e della vita?
VIVIANA E se mi avesse ingannata?
INCUBI
Ancora temi? Ancora dubiti?
Ancora pensi e senti come chi non sa!
VIVIANA Non mi muoverò di qui fino all’alba. Non posso credere che non mi raggiunga. Egli
deve sentire che io lo chiamo e non potrà resistermi più a lungo.
Perceval, senza farsi notare da Viviana, si avvicina ad Artù e lo sveglia.
PERCEVAL Destatevi, mio bel signore; avete perduto l’incanto dell'ultimo raggio attraverso la
pianura! E ora... (con timidezza) là, c’è una donna...
ARTÙ(alzandosi e mettendo da parte Perceval) Da dove giungete, signora, se è lecito sapere?
Quale ragione vi ha portato qui a Stonehenge, nel sacro cerchio eretto da Merlino?
Non è certo tra massi di pietra serpentina che si conviene a una donna leggiadra ed elegante
passeggiare dopo il tramonto senza compagnia!
VIVIANA Ogni luogo può essere il mio se io là mi sento di essere.
Non c’è cosa che non possa appartenermi, quand’io lo desideri, perché il Maestro mi diede i
suoi poteri.
Quando egli sarà qui e per sempre vorrà darsi a me, io diverrò la sua signora assoluta.
ARTÙ
Spero che non vogliate parlare di Merlino, il gran Maestro!
VIVIANA Proprio di lui, invece: del mio amante!
ARTÙLe vostre parole sono assai temerarie, signora. Vi proibisco in mia presenza di offendere il
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sapiente mago!
VIVIANA Né a voi, né a nessun altro credo di dover rispondere delle mie parole, signore.
Posso anzi sapere il motivo della vostra presenza qui, dove Merlino questa
notte si incontrerà con me? Sarà un colloquio, il nostro, che non vuole
testimoni...
ARTÙMi dispiace deludervi: ma è con me che Merlino parlerà! Da lui stesso sono stato chiamato
due lune fa’. Il suo messaggero mi assicurò che avrei parlato col Maestro
l’ultima notte di primavera, qui, tra le sacre pietre di Stonehenge...
Per nulla al mondo rinuncerei all’incontro promessomi.
VIVIANA L’ultima notte di primavera... (ridendo) E allora sia pure come volete! A me disse:
“Quando il primo raggio del solstizio d’estate cadrà sulla pietra sacra, quella
che è là, fuori dal cerchio magico, io sarò tuo, mia bella e dolce amica; io e i
miei poteri saremo i tuoi fedeli servitori.”
ARTÙI sacri poteri del Maestro non possono essere stati creati per i giochi e i trastulli di una
giovane e incauta signora.
Per ben più alti e meritevoli scopi le arti di Merlino si sono rivelate agli uomini!
VIVIANA E chi siete mai voi che potete giudicare a chi e per quale scopo la Natura che ci
governa rivela di tanto in tanto le sue leggi e le sue magie?
ARTÙIl mio nome mi fu dato dal Maestro stesso e al momento opportuno, se egli vorrà, lo
conoscerete.
Per il momento credo non resti che attendere la notte e l’arrivo del Maestro.
VIVIANA Certamente! Attenderò l’alba e l’arrivo di Merlino!
Artù e Viviana si vanno a sedere ciascuno rispettivamente verso la parte sinistra e la parte destra
del cerchio sacro. Perceval, che finora è restato da una parte a guardare, viene al centro della
scena e canta sottovoce, come fosse una filastrocca:
PERCEVAL Giorno e notte, sole e luna,
ciò che è trascorso, ciò che verrà...
(parlando e rivolgendosi ad Artù e a Viviana) Il buon mago non può tardare ancora molto!
La forza del vostro amore lo chiamerà qui, al più presto!
INCUBI
Giorno e notte, sole e luna...
Ancora intrecciano l'uomo e la donna
L’antico gioco dei contrari,
amorose contese, rivalità di predominio...
Ma saggio è Merlino perché è uomo,
saggio è Merlino perché è donna,
saggio è Merlino perché giovane e vecchio.
Ma chi non sa, ancora non vive.
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Mentre Perceval ripete la sua canzone entra in scena il mendicante.
MENDICANTE
Vi saluto, bei signori! C’è qualcuno fra voi che ha una fetta di pane o un
bicchiere di vino per aiutarmi a proseguire il cammino?
ARTÙVieni, vecchio, riposati accanto a me. Divideremo il mio pane.
MENDICANTE
Grazie, mio buon signore. Vi auguro che la notte vi porti ciò che state
aspettando, perché così meritate che sia!
ARTÙCome sai che sono qui ad aspettare?
MENDICANTE
Mio signore! Qui, tra le sacre pietre di Merlino, l’ultima notte di primavera...
ARTÙSai molte cose, vecchio... Qual’è il tuo nome? Chi ti ha insegnato?
MENDICANTE
Molti sono i miei nomi e puoi chiamarmi come più ti piace, mio buon
signore. Chi mi ha insegnato? Il dolore! Sa essere un gran maestro per chi lo
sa ascoltare!
ARTÙE cosa ti ha insegnato il dolore?
MENDICANTE
A ciascuno insegna quello che ancora non sa... Anche a te... (con intenzione)
mio re, insegnerà!
ARTÙ(interrompendolo) Taci! Non chiamarmi così. (indicando gli altri) Non devono capire...
Ma forse io ti ho già conosciuto? Non mi è del tutto estraneo il tuo volto...
MENDICANTE
(evasivo) Mi avevi offerto un po’ di pane...
ARTÙ(incuriosito e con sollecitudine) Ecco, subito... (tira fuori del pane da una bisaccia)
Prendi...
MENDICANTE
(prendendo il pane dalle mani di Artù) Posso fare qualcosa per te, signore,
per dimostrarti la mia gratitudine?
ARTÙHo una lunga notte da passare qui, in attesa.
Vuoi tenermi compagnia?
MENDICANTE
Mi aspetta ancora molto cammino...
ARTÙTe ne prego!
MENDICANTE
Sia come tu vuoi. Ora dividiamo il pane. (lo spezza, ne dà metà ad Artù. Poi
mangiano in silenzio)
INCUBI
Ciò che è diviso, sarà riunito.
Per forza d’amore le mille fiammelle
si uniranno all’unica fiamma.
Per forza d’amore ciò che mancava
sarà ritrovato.
VIVIANA Egli non giunge ancora ed io comincio già a vacillare.
INCUBI
Per forza d'amore ciò che mancava sarà ritrovato.
VIVIANA E se proprio sul compiersi ultimo della sua promessa qualcosa o qualcuno lo avesse
allontanato da me?
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INCUBI
VIVIANA
INCUBI
VIVIANA
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VIVIANA
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VIVIANA
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VIVIANA
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VIVIANA
INCUBI
Per forza d’amore il dono sarà donato.
Ma chi più di me può aver acquistato potere sulla sua volontà che tutta mi
appartiene?
Per forza d’amore il potente si dà al più debole.
Voglio per me ogni suo segreto, ogni sua arte, tutta la sua saggezza, la verità.
Per forza d’amore la sapienza si dà a chi ha fame di sapere.
Voglio conoscere...
Come la madre offre il suo seno,...
Voglio sapere...
Come la pioggia bagna e nutre il campo,...
Voglio per me la sua magia, i suoi poteri in me.
Come il sole su tutti splende radioso così, Viviana, avrai il tuo Merlino.
All’alba sarai qui, Merlino, per me.
Giorno e notte, sole e luna,
ciò che è trascorso, ciò che verrà.
Entra in scena una fanciulla. Da lontano chiama Perceval, senza farsi notare
troppo dagli altri.
FANCIULLAPerceval, ehi, Perceval!
PERCEVAL Chi mi chiama?
FANCIULLAVieni qui, Perceval!
PERCEVAL Ma chi sei? (le si avvicina)
FANCIULLASsssh... Piano! Fai piano!
PERCEVAL (a voce più bassa) Ma chi sei? E come sai il mio nome?
FANCIULLA(ridendo) Sono Merlino, Perceval, non mi riconosci?
PERCEVAL (stupito) Merlino?! Tu, Merlino? Ma se sei una donna!
FANCIULLAE già! Sono una donna, vero? Eppure sono proprio io, Merlino!
PERCEVAL (ancora diffidente) Ho paura che ti voglia prendere gioco di me!
FANCIULLAMa no, sciocchino! (carezzevole) Avresti preferito che fossi un vecchio alto, alto,
con i capelli tutti bianchi e la barba lunga, lunga?!
PERCEVAL Ma no, che c’entra... È che ho sempre sentito dire che Merlino è...
FANCIULLA(interrompendolo) Un vecchio alto, alto con i capelli tutti bianchi e la barba lunga,
lunga!
PERCEVAL Beh, sì... Devo confessare che mi aspettavo qualcosa del genere!
FANCIULLAMale, ragazzo mio, non bisogna mai aspettarsi niente!
PERCEVAL E poi, scusa, che Merlino fosse una donna, questo poi non lo avrei mai creduto!
FANCIULLAE infatti Merlino non è una donna!
PERCEVAL Eppure tu hai detto che...
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FANCIULLAIo sono Merlino! Ma lui non è una donna. Cioè non è solo donna! Capisci?
PERCEVAL Sì, forse, credo che...
FANCIULLANo, non hai capito! Mi guardi in un modo! Vediamo un po’... non hai mai sentito
parlare di travestimenti?
PERCEVAL Ah! Ci sono: tu sei uno dei travestimenti di Merlino! Non è così?
FANCIULLAPiù o meno. Vedi quel vecchio laggiù? (indica il mendicante)
PERCEVAL Il mendicante?
FANCIULLALui è... come me!
PERCEVAL Ah, lui è come te...
FANCIULLASì, anche lui è Merlino, come me! Ma ora ti dico una cosa che non sa ancora
nessuno! Proprio nessuno, sai?… (sussurrato, come fosse un segreto)
Merlino, non c’è!
PERCEVAL Ma come, non c’è?! E allora tu? E lui?
FANCIULLAMerlino è tanti e nessuno in particolare. Merlino è anche un po’ in te e in quei due
laggiù e anche in quelle pietre, in ogni filo d’erba di questa pianura. Merlino
è anche questa lunga notte e il raggio di sole che all’alba cadrà sulla pietra
sacra. Ogni forma che appare ai tuoi occhi è Merlino!
Ed egli è tutto questo eppure non soltanto questo.
Merlino è l’Immutabile che vive oltre le forme che mutano.
PERCEVAL Mi piace quello che dici. Non lo capisco tanto bene però mi piace!
La fanciulla si avvia fuori scena.
PERCEVAL Ma dove vai? Non te ne vorrai andare proprio adesso? (la fanciulla si riavvicina)
Parlami ancora!
FANCIULLA(un po’ capricciosa) Adesso non ne ho più voglia e poi... (maliziosamente) fra poco
arriverà Merlino!
PERCEVAL Ma come? Un altro?!...
FANCIULLAE non fare tante domande! Siedi vicino a me ad aspettare.
E intanto godiamo insieme di questa magica notte!
INCUBI
Giorno e notte, sole e luna,
ciò che è trascorso, ciò che verrà.
ARTÙ
Non mi hai chiesto ancora
cosa o chi stiamo aspettando.
FANCIULLA
Guarda, Perceval, la luna
comincia a salire.
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MENDICANTE
Non è poi così importante
quello che ti aspetti.
PERCEVAL
La notte non sarà troppo
cupa!
VIVIANA
Vieni incantatore, allegro
cantore di magia!
MENDICANTE
Lo sappiano o no, le acque del fiume
giungono sempre alla loro foce e
all’uomo non serve prevedere,
conoscere in anticipo!
Conoscitore di vita e di
VIVIANA
Vieni incantatore!
sapienza.
Viviana aspetta, Viviana
chiama. Viviana si offre
ai tuoi segreti.
ARTÙ
Ma non è forse la veggenza, l’arte
suprema di Merlino, il mago?
MENDICANTE
Certo, egli sa, egli vede!
Eppure non di un passo potrà
allontanare il suo destino, non di
un filo potrà cambiare la sua sorte.
Proprio come te, che non sai, che
non vedi!
FANCIULLA
Ascolta: senti l’erba?
PERCEVAL
È così profumata!
FANCIULLA
Ma no! Non senti? Sta vibrando!
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Passi invisibili la sfiorano e la
accarezzano!
ARTÙ
E tu, vecchio, sai? Tu vedi? Sapresti
dirmi dove porta la mia strada?
INCUBI
Non toccherai
impunemente il fuoco!
Non poserai il piede sulle
alte vette senza dolore.
Non vincerai la legge
senza fatica.
ARTÙ
Tu sai e taci? Non vuoi parlare, vecchio?
Io ho diviso con te il mio pane.
Ora voglio dividere con te la tua scienza!
VIVIANA (sottovoce)
Vieni, incantatore,
allegro cantore di magia...
INCUBI
E mille e mille anni fa,
Narciso un giorno
interrogò il lago...
e incerto, a scrutare il suo
per sapere...
E fra mille e mille anni
che verranno, un uomo
sarà ancora là, trepidante
specchio per chiedere,
E torna ogni notte
L’antica domanda: domani?
Cosa sarà, domani!
E torna ogni giorno l’antico
enigma: ed io? Chi sono, io!
FANCIULLA (con ansia)
Non vedi? Non senti?
PERCEVAL (dispiaciuto)
Io non vedo che il raggio
della luna che fende la
pianura e non sento altre
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voci che il canto dei grilli
e il silenzio della notte.
FANCIULLA (ridendo)
Imparerai!
Imparerai anche tu!
VIVIANA
Vieni, incantatore,
allegro cantore di magia!
INCUBI
Domani, cosa sarà domani!
ARTÙ
Parla, dunque! Non negarmi il tuo consiglio.
MENDICANTE
Parlerò, mio re, se così vuoi che io faccia
Ma prima è necessario che tu risponda a me
come se a te stesso parlassi.
ARTÙ
Sono pronto. Chiedi!
MENDICANTE
Perché venisti in questo luogo?
ARTÙ
Vi fui chiamato.
MENDICANTE
Perché accettasti di venire?
ARTÙ
Non c’è ordine o consiglio che il mago
abbia dato al quale io mi sia sottratto.
MENDICANTE
Lo ami molto, dunque!
ARTÙ
Lo amo e lo rispetto come mio alto maestro.
MENDICANTE
E cosa ti aspetti dall’incontro di questa notte?
ARTÙ (felice)
Giungerà, allora! Tu sai che giungerà!
MENDICANTE
Che cosa ti aspetti?
ARTÙ
Il suo cauto e saggio consiglio!
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Rion, l’ultimo re ribelle, attenta ancora
all’unità della nostra Bretagna! Il sogno
di unione e pacificazione che Merlino
pose nelle mie mani, il giorno in cui
il mio inesperto braccio di giovinetto
liberò dalla pietra Excalibur, la sacra spada,
non può certo ora essere distrutto
da un altezzoso sassone che per la sua
insaziabile avidità vuol fare della nostra
Bretagna terra da saccheggio!
Di certo in questa notte Merlino vorrà
guidarmi e consigliarmi sul luogo
e il tempo propizio per la battaglia.
(Il mendicante si raccoglie nei suoi pensieri)
bimbo che prende ciò che
VIVIANA
Ho da offrirti le mie mani:
mani impazienti come un
vuole.
Ho da offrirti il mio corpo:
corpo intatto, sacra
dimora per le tue alte arti.
bruciando si dissetano al
Ho da offrirti le mie labbra:
labbra d’amante che
tuo calice di sapienza.
Vieni, incantatore,
allegro cantore di magia.
MENDICANTE
Rion sarà battuto. Ma a condurre a buon esito
tale impresa basta il valore del tuo braccio e
la potenza di Excalibur.
Non cercare altri oracoli: va’, sii deciso e cauto,
agisci secondo il tuo costume e non temere.
ARTÙ
Non è per questo dunque che io sono qui?
INCUBI
(sottovoce, più volte)
Domani, cosa sarà domani!
ARTÙ
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Mi saranno forse svelati altri compiti?
Altre imprese? Forse ancora guerre...
o complotti da sventare... tradimenti…
Quant’altro del mio vigore dovrò ancora
donare a te, Bretagna?
MENDICANTE
No, principe della cavalleria terrena,
il cammino che finora hai dovuto
percorrere è vicino al suo termine.
Non sarà più la lancia che stringerai al tuo fianco,
non sarà più lo scudo che il tuo braccio sosterrà.
Non più le notti camminerai inquieto negli accampamenti,
aspettando l’ora stabilita per la battaglia.
L’unione da te così a lungo cercata, sarà conquistata
e lunghi anni di pace e prosperità ti attendono.
ARTÙ
Le tue parole mi aprono il cuore a lieti e felici pensieri!
MENDICANTE
Ma là dove ti parrà di non trovare che gioia e letizia,
là dove ti sembrerà giusto assaporare finalmente il riposo,
là dove la linea della tua vita sembrerà toccare il punto più alto,
là, mio re, dovrai combattere la più dura delle battaglie.
ARTÙ
E chi sarà il nemico?
MENDICANTE
Né un re o un esercito, né lance o spade...
ARTÙ
Qualcosa di diverso...
MENDICANTE
Qualcosa di più sottile contro cui nulla possono
le arti della cavalleria terrena.
ARTÙ
E come potrò riconoscere un simile nemico?
MENDICANTE
Quando ormai certo della tua potenza,
non saprai più distinguere
il fedele omaggio di chi ti ama
dal servile inchino di chi
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nell’ombra trama la tua morte;
quando, sicuro dell’amore della tua donna
e tutto rivolto verso i tuoi alti compiti,
trascurerai di offrirle
baci d’amante e le dolci carezze;
quando nella certezza del tuo saggio governo
dimenticherai la misericordia e la pietà;
quando la tua giustizia si farà rigore;
allora sappi che sotto molti nomi giungerà il nemico.
ARTÙ
Rivelami questi nomi, o vecchio,
affinché io li possa riconoscere
e allontanare da me!
MENDICANTE
Solo in te potrai conoscerli, se saprai destarti,
abbandonando antiche leggi e regole,
per essere nuovo re in nuovo regno.
VIVIANA
Non per molto ancora
potrai negarti, o Merlino.
Io già ti sento...
Un breve spazio ci separa!
ARTÙ
Le tue parole sono limpide e chiare
Eppure è come se volessero celarsi a me
Ed io le sento fuggire via…
MENDICANTE
L’alba è ancora lontana, mio re,
e nelle ore della notte il meditare
giova molto a chi cerca...
VIVIANA
Vieni, incantatore,
allegro cantore di magia.
FANCIULLAVieni, giovane Perceval, la notte è appena alla metà del suo cammino e tu non hai
ancora dato un po’ di riposo ai tuoi occhi ridenti!
PERCEVAL E come potrei prendere sonno in una notte come questa! Il buon mago potrebbe
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giungere da un momento all’altro e cosa direbbe vedendomi addormentato?
FANCIULLANon giungerà prima dell’alba.
PERCEVAL Ma non sono stanco! E poi c’è la luna! Non vedi come illumina tutto, qui intorno?
Non ti piacerebbe correre con me in questo argento? Guarda come ogni filo
d’erba riflette ondeggiando i raggi lunari!
Io amo la luna, sai? Amo anche il sole, naturalmente. Amo il giorno e la notte: di giorno
parlo con il sole e lo ringrazio per il suo calore, per tutti i colori che ci dona,
e intanto il cuore ansiosamente aspetta le magiche ombre della notte.
La notte poi... la notte, qualcosa prende vita in me, qualcosa che non conosco... ed io... non
so come dirti, ma io non sono più come di giorno!
Sì, vedi, il giorno è tutto chiaro: io sono Perceval, vivo laggiù oltre la foresta, nella casa di
mia madre, ho il mio puledro per correre nei campi, ho gli amici e i miei
levrieri per andare a caccia, nel mio orto c’è tutto quello che ci serve per
mangiare e Blasine, la nutrice, mi fa sempre trovare a tavola la zuppa di
cipolle che è la mia preferita!
Poi la sera, con mia madre, davanti al fuoco, parliamo di mio padre, che era un cavaliere...
Ma quando loro vanno a dormire io resto lì, tutto solo... e allora vado nella
radura e guardo lontano.
E allora sento qualcosa che nasce dentro di me, come una tenerezza, uno struggimento, una
voglia di non essere lì ma in qualche altro posto ed è come se sapessi che
qualcuno mi sta aspettando, mi sta chiamando.
Ed io vorrei andare, vorrei correre là... ma non so dove andare e chi è che mi aspetta!...
FANCIULLAE anche questa sera eri nella radura e guardavi lontano?
PERCEVAL Certo, anche questa sera!
FANCIULLAE hai sentito quella tenerezza, quello struggimento, quella voglia di andar via?
PERCEVAL Sì, ma c’era anche qualcosa di diverso: come un’allegria, sì, ero allegro! Pensavo: un
giorno o l’altro riuscirò a sapere chi è che mi aspetta e dove mi aspetta!
Poi ho visto un ombra... un cavaliere! Si era fermato dove comincia la foresta. Rimasi a
guardarlo, a lungo.
Volevo essere lui! Non più io ma qualcosa di diverso, di più valoroso, di più grande di
Perceval!
Gli andai vicino, lo salutai e lui mi chiese se ero del luogo e se sapevo indicargli la strada
per attraversare la foresta. Io corsi a prendere il mio puledro e mi offrii di
accompagnarlo.
FANCIULLAE così giungesti a Stonehenge, proprio la notte in cui Merlino compirà la sua opera!
PERCEVAL (guardando le sacre pietre) Deve essere davvero abile, il buon mago, per costruire
un tempio così bello e così grande!
FANCIULLAEgli è il più valente degli artefici!
PERCEVAL Potrò parlargli, quando verrà?
17
FANCIULLASarà lui che ti parlerà, Perceval. E forse questa volta potrai sapere dove sei aspettato!
PERCEVAL Ma lui come fa a saperlo? E come fa a sapere che io sono qui?!
FANCIULLAMolte cose lui sa, molte più di quanto tu possa immaginare.
Ma non avere fretta. Adesso vieni qui, abbandonati al sonno. Dormi il tempo che ti viene
concesso. Più tardi comincerà il tuo giorno!
PERCEVAL Ma come posso dormire se in me sento tanta ansia di vita, tanta voglia di vedere, di
sentire, di capire! Ogni ora, ogni attimo può regalarmi una splendida
avventura. E tu mi parli di sonno, di riposo?
FANCIULLAAvrai le tue avventure, Perceval, e fin d’ora ti dico che a te toccherà la più alta delle
avventure per la quale sarai invidiato e ammirato dai più famosi e valenti
cavalieri.
E il tuo nome suonerà all’orecchio degli uomini come il nome del fortunato, del prescelto,
del predestinato!
Non è lontano per te il tempo delle veglie notturne quando consumerai le ore nella
infaticabile ricerca di ciò che mille e più cavalieri invano inseguiranno per
ogni terra anche al di là del mare!
Non avere fretta: prendi ciò che, ancora fanciullo, ti spetta. Posa il tuo intrepido capo sul
mio grembo e lasciati cullare in un dolce sonno senza sogni.
PERCEVAL Dormirò, tenera amica; poiché tu me lo chiedi, lascerò riposare i miei occhi. Anche
se a malincuore mi separo dal magico incanto di questa notte!
FANCIULLAVieni, così, qui accanto… (Perceval si stende al suo fianco)
MENDICANTE
Artù! Destati, mio re! (Artù si sveglia) Il sonno ha dunque così facile vittoria
sul vittorioso re della Bretagna?
Tanto facile è dunque assopire la sua volontà che vigile dovrebbe vegliare le
sorti e la sicurezza di un regno tanto vasto?!
ARTÙTu riveli a me stesso amaramente la mia debolezza: la mente era assorta e tutti i miei
pensieri si svolgevano dolcemente l’uno inseguendo l’altro. L’intero mio
essere era immerso nel meditare le tue sagge parole… tutto fluiva tanto
facilmente che senza accorgermene il pensiero si è fatto sogno e la mia
meditazione è scivolata senza mia volontà in un leggero sonno.
MENDICANTE
Nell’arte della guerra nessuno può dirsi più esperto di te, ma le prodezze della
cavalleria celeste devono ancora nascere nel tuo animo.
ARTÙMi proverò anche in queste, o vecchio! E il sonno non avrà più così facile vittoria su di me!
FANCIULLANon dormi ancora, Perceval?
PERCEVAL Inseguo i miei pensieri.
FANCIULLAE dove ti conducono?
PERCEVAL Al sogno di una notte fa, quando più forte che mai avevo inteso quell’ignoto
18
richiamo...
FANCIULLAE come era il sogno?
PERCEVAL Era molto strano, sai? Vedevo un luogo sconosciuto... una grande sala piena di arredi
e risplendente di ricchezze. Tanta gente intorno: uomini paludati di sontuose
vesti e damigelle graziose e gentili.
Una gran dama sedeva a fianco del suo signore su un seggio dorato e tutti le mostravano la
più profonda ammirazione e reverenza. Il suo signore aveva un aspetto così
nobile che doveva essere davvero un gran personaggio di quel luogo.
Improvvisamente si fa un vuoto al centro della sala e lì vedo un grande tavolo a forma di
cerchio, che prima non v’era o non l’avevo veduto. E tutti quei nobili
signori prendono posto intorno a quella mensa che subito è imbandita di
ogni pietanza e ben di Dio.
E allora accade la cosa più curiosa e inspiegabile di tutto il sogno: anch’io sono lì nella sala!
E il signore, che prima sedeva sul seggio dorato, viene verso di me e con
grazia e cortesia senza pari mi invita ad unirmi a loro.
“Ma qual'è dunque il mio posto?” gli dico stupito.
“Il vostro nome è inciso su uno di questi seggi. Cercatelo perché quello è il vostro posto.”
E proprio in quel momento mi svegliai senza riuscire a capire il significato di quel sogno.
Tu, dolce amica, sapresti forse spiegarmelo?
FANCIULLAForse sì e forse no! Ma tu impara a non avere fretta! Adesso dormi, che è l’ora e sii
fiducioso.
L’alba che verrà rischiarerà anche i tuoi dubbi.
Entra il mago. Si avvicina a Viviana.
INCUBI
E torna ogni notte l’antica domanda: domani? Cosa sarà, domani! E torna ogni
giorno l’antico enigma: ed io? Chi sono io?
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
(trionfante) Sei giunto, finalmente!
(dolorosamente consapevole) Sai che il tuo richiamo non sarà mai deluso.
Il mio amore e la mia dedizione sono i miei messaggeri.
E le chiavi del mio volere e del mio desiderio sono prigioniere tra le tue bianche
mani.
Le mani che ti accarezzano...
Il mio pensiero non mi appartiene più quando la tua bocca chiama il nome mio.
La bocca che ti bacia, Merlino...
Quali seduzioni possiede la tua immagine per incatenare a sé tutta la mia scienza?
Non un’immagine: un corpo, Merlino, un corpo di donna che si offre al tuo amore.
E posso, non volendo, amarti? Io, Merlino, il grande incantatore?!
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
19
VIVIANA
Non tormentarti! Scivola dolcemente lungo il filo di un destino che al mio si
intreccia!
MAGO
Eppure io vedo! Io conosco già tutto.
VIVIANA Ma io ti farò conoscere ciò che ancora non sai di te!
Svelerò a te stesso la tua ansia di desiderio, di piacere, di allegrezza e... di dolore!
Oggi ti mostrerò il tuo volto di amante trepido e appassionato.
Domani ti mostrerò egoista nel tuo cieco desiderio.
Ora tenero e premuroso e poi geloso e diffidente.
Per un attimo sarai pieno di te e del tuo orgoglio di uomo amato e poi di nuovo incerto e
umile, supplice di un mio sorriso.
MAGO
E a che giova questo crudele gioco?
VIVIANA Non puoi capirmi ancora, bello e dolce amico!
(in un crescendo di esaltazione)
Tu che trascorri i tuoi giorni nella foresta del Roveto; tu che alla fredda notte popolata di
maligni spiriti e insidiose fiere hai chiesto di insegnarti a vincere la paura; tu
che il tuo ingegno e i tuoi poteri hai dedicato all’antico sogno di creare un
solo regno e una sola terra dove l’armonia e la pace realizzassero l’unione
degli intenti e dei desideri; tu che qui, con antiche pietre, hai costruito il tuo
sacro cerchio dove il cammino degli astri e dei pianeti è segnato sulla pietra
serpentina; tu non conosci ancora il trepidare ansioso dell’amante che dalla
sua altera donna aspetta la parola che lo renderà il più felice degli uomini o
il più misero e sconsolato; tu non conosci l’amaro dubbio e le incertezze che
straziano il cuore di chi ama, quando vede gli occhi della sua signora ridere
celiando al braccio di un giovane sconosciuto; tu, profondo conoscitore
delle cause e degli effetti, tuttavia ignori l’origine della febbre ardente che
invade il corpo dell’amata quando il suo amante da lei prende piacere.
Ed io ti darò tutto questo. E la tua saggia arte, le tue divinazioni e tutta la tua magica
scienza, tu le donerai a me con gioia e senza pentimento in cambio di questo
unico e immenso dono che solo io ti posso offrire, perché per nessun’altra
mai si accese così il tuo desiderio.
MAGO
Tu dici il vero, mia dolce e impetuosa amica! Mai sentii dentro di me ardere forza
più potente di questa che a te mi conduce e che mi rende obbediente ai tuoi
voleri.
E se è a questo che gli uomini danno il nome di amore, ben comprendo ora come i giorni e le
notti degli uomini trascorrano faticosamente in una incessante altalena tra
timore e speranza, tra gioia e dolore.
Eppure son giunto da te per imparare anch’io questo amore dolce e amaro e per entrare
anch’io in questa arcana ruota di estasi e tormenti.
VIVIANA E farai la mia volontà?
20
MAGO
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
E se,
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
Potrai chiedermi qualunque cosa!
Io conosco le virtù delle pietre e con esse so come guarire il mio corpo da ogni male
che lo affligga. Tu cosa puoi offrirmi di più?
Posso avvolgere le tue dolci membra con un prezioso velo che preserverà da ogni
male e da ogni ferita il tuo corpo flessuoso.
Io conosco le virtù delle erbe. E con gli unguenti che da esse traggo la mia pelle non
conoscerà vecchiezza e i miei occhi non perderanno la loro luce! Tu cosa sai
offrirmi di più?
Io bagnerò il tuo corpo con la sacra acqua che rinnova. Ti cingerò della potenza dei
venti e del fluido degli astri.
Io conosco la virtù delle parole. Con esse il mio pensiero si fa volere e il mio volere
ha dominio e potestà sulle cose che mi circondano. Tu cosa vuoi darmi di
più?
Io ti insegnerò le parole che ti faranno signora e padrona di tutti quelli che le
ascolteranno.
(allusiva) Di uno solo voglio essere padrona! Il comando su tutti gli uomini che
popolano l’intero mondo non vale l’obbedienza di colui che sa, di colui che
conosce ciò che a tutti gli altri è ignoto. È lui che desidero! È il suo sapere
che voglio a me sottomesso.
Lo avrai, Viviana, perché lui stesso è qui per donarti ciò che tu chiedi.
(con impazienza) E quando? Ora? Subito!
Quando il tempo avrà compiuto il suo giusto ciclo.
(indispettita) E senza un dono ti sei presentato alla tua amante? Non uno dei tuoi
magici giochi mi mostrerai ora, qui, per rallegrarmi?
Quando il sole del giorno che aspettiamo si specchierà nella pianura di Stonehenge,
tu ritornerai nella tua valle, là, presso il grigio lago che tanto ami.
E allora vedrai il dono che oggi ti offro: un gran castello sorgerà al posto di
quel lago, contornato da belle e ricche dimore. A fianco scorrerà un pescoso
fiume e tutto sarà creato in modo tale che solo tu e le tue genti possiate
vederlo, poiché la tua dimora sarà invisibile per ogni altro e l’apparenza di
un lago coprirà tutte le cose.
per invidia o tradimento, qualcuno della tua casa rivelasse il segreto, per lui subito il
castello scomparirebbe ed egli, credendo di entrarvi, annegherebbe!
Per l’amor di Dio, bell’amico, mai si sentì parlare di dimora più bella e più segreta!
E per essa sarai chiamata nel ricordo la “Signora del Lago”!
Il tuo dono va certo considerato come il più desiderabile e il più degno della tua
scienza. Eppure un’altra cosa vorrei chiederti, se il tuo amore me lo
consente: come potrei, se necessità mi costringesse, rinchiudere un uomo
senza torre, senza mura e senza ferri, di modo che egli non possa mai
21
fuggire senza il mio consenso?
Il mago sospira senza rispondere. Si allontana da lei che gli si riavvicina.
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
Cos’hai, dolce amico?
Ah, Viviana! So bene quel che pensi. Eppure ti amo così fortemente che dovrò fare
la tua volontà!
(insinuante) Come! Non devi forse essere mio, quando io sono tua e ho lasciato per
te padre e madre? Senza di te non ho più gioia né bene; in te è tutta la mia
speranza; la felicità non l’attendo che da te. Poiché così ti amo e tu mi ami,
non è giusto che tu faccia la mia volontà ed io la tua?
All’alba ti insegnerò quel che desideri! Ora abbiamo tutta una notte da passare
insieme. Voglio carezzare le tue spalle, dritte e levigate, i tuoi fianchi stretti,
le tue dolci anche... (la abbraccia ma Viviana gli sfugge).
... e baciare il mio volto fresco e colorato a misura di rosa e di vermiglio e la mia
carne bianca di neve novella e i miei seni duri come mele acerbe...
MAGO
(con passione) Vieni dolce amica, laggiù oltre la pianura ci attende la foresta. Sarà
per noi dolce riparo ai baci e alle carezze...
VIVIANA (fermandolo) A un patto, mio bel signore!
MAGO
Non c’è cosa che io ora possa negarti! Chiedi Viviana: sarai obbedita.
VIVIANA Ti chiederò... di insegnarmi un gioco!
MAGO
Molti giochi inventerò per te, se vorrai seguirmi, laggiù, nella foresta!...
VIVIANA No. Un gioco solo mi insegnerai. Ma qui, subito!
MAGO
(con amarezza) È così dunque che dici di amarmi!
VIVIANA Insegnami a fare addormentare un uomo per tutto il tempo che mi piaccia senza che
possa risvegliarsi!
MAGO
(tristemente) Perché mi chiedi questo?
VIVIANA Poi ti seguirò nella foresta...
MAGO
Come sa essere suadente la tua menzogna! Tu pronunci parole ostili ma il mio
orecchio impazzito ode dolci melodie d’amore!
VIVIANA Dimmi, mio signore, quante sono le magiche parole?
MAGO
Tre sono le parole con cui mi vincerai.
VIVIANA E quale il gesto?
MAGO
Le tue mani passerai sui miei occhi che tanto ti desiderano!
VIVIANA E la prima parola sarà?... (chiude gli occhi di lui con le sue mani).
MAGO
“Pesante”. Come pesante è il mio amore per te!
VIVIANA (ripete, trionfante) “Pesante”!
E la seconda?
MAGO
“scenda”!
22
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
MAGO
VIVIANA
(rapidamente, sussurrando) “scenda”!
Come scende la tristezza sul mio cuore.
E la terza? Qual’è la terza chiave?
Ingrata amica, perché vuoi farmi questo?
Riponi ancora in me la tua fiducia. Al tuo dono risponderò donando a te tutta me
stessa!
La terza è “il sonno”.
(trionfante) E dunque: “Pesante scenda il sonno”!
Viviana ripete più volte la formula finché il mago si addormenta ai suoi piedi.
Allora, felice di aver raggiunto il suo scopo, si stende anche lei al fianco del mago.
INCUBI
Pesante scenda il sonno
e in sé racchiuda e conservi
ogni alito di vita.
Pesante scenda il sonno
e in lievi sogni trasformi
ogni ansia, ogni ardore, ogni impazienza.
E chi un lungo e duro viaggio dovrà iniziare
riposi, ora che è tempo, le sue membra.
E chi il mondo delle forme e dei colori
vorrà contemplare, felice di ogni apparenza luminosa,
riposi, ora che è tempo, gli occhi suoi.
E chi udire potrà ciò che non è detto,
ciò che il suono di ogni parola cela,
riposi, ora che è tempo, l’orecchio e l’intelletto.
Ché non c’è seme fruttifero che nella scura terra
non abbia a lungo atteso la germinazione.
Ché non c’è saggia parola che non esca
dal gravoso silenzio del pensiero.
E non c’è luce che non infranga
il buio che l’accoglieva.
E così va il ritmo del tempo:
giorno e notte, sole e luna.
Ciò che è trascorso, ciò che verrà.
Quel che sembra perduto e finito
dorme e riposa.
Molte volte la sacra spada
23
si alzò, fuori dalle acque del lago,
brandita da mano di donna
e molte volte dalla stessa mano
fu ripresa e nascosta agli occhi di ognuno.
E così molte cose rinasceranno...
Negli anni...
Molte cose rinasceranno...
Nei secoli...
Molte cose rinasceranno...
Nei millenni...
Molte cose rinasceranno...
Durante le parole degli incubi la luce lentamente si abbassa mentre tutti i
personaggi, come presi dalla magia, si abbandonano al sonno.
( …………………. )
* Lunedì 10 agosto u.s., nei giardini di Castel Sant’Angelo a Roma, ha avuto luogo la presentazione di
questo testo teatrale. Dopo una introduzione dell’Autrice, Stefania Porrino, gli attori Emanuela Amato,
Maurizio Palladino e Luca Di Cecilia hanno letto alcune scene del testo mentre il soprano Carla Carretti,
accompagnata alla tastiera da Marco Attura, ha interpretato una canzone medioevale (Reis glorios di Guiraut
de Bornehl) e una lirica trobadorica di Ennio Porrino (Du bist Min).
** “Fotogrammi del tempo a Stonehenge” ha vinto il Premio Nazionale di Poesia “Anna Borra” 2004.
Motivazione della Giuria composta da Silvana Folliero (Presidente), Domenico Cara, Velio Carratoni e
Maria Grazia Lenisa: il testo della Porrino, nella sua profonda e vasta articolazione, attraversa il Tempo e lo
Spazio nella pienezza e alla presenza delle magiche pietre di Stonehenge. La leggendaria storia di Re Artù,
di Perceval e di Merlino valica le frontiere umane e terrestri facendoci rivivere oggi, anche con personaggi
contemporanei, il perenne mistero dell’attesa e dell’eterno ritorno. Un’opera di grande rilevanza scenica e
poetica, e là dove l’elemento teatrale si fa fluidità di pensiero, si apre l’infinita via della Luce.”
*** Fotogrammi del tempo a Stonehenge è stato pubblicato dalla Fermenti Editrice (Roma, 2005), per la
curatela di Silvana Folliero.”