HERMES 2011-12.03

Transcript

HERMES 2011-12.03
P
HERM
HERMES
M
di bocca in bocca
N.1 Ottobre-Novembre 2011 - Anno XXVI
TBC al Brocchi
Steve Jobs
La nostra nuova biblioteca
Francesca Michielin
H
HIPSE DIXIT
POSTA DEL CUORE PREMIO ARBOR POETICA
SPORT
INDICE
Editoriale
3
TBC AL BROCCHI: È ALLARME?
Intervista
4
Sonia Rossi premio “Arbor Poetica” 2011
di B.Dissegna e C.Bonaldo
Scalco Matteo (3BL)
Economia
Vicedirettore:
6
Lo stato abbandona la scuola
Maria Diandra Cristache (3BCA)
di P.Vivian
Impaginazione:
Attualità
Alice Toniolo (3BL)
7
Wikipedia, l’enciclopedia libera,
tranne in Italia
Redazione:
di Matteo Scalco
di G.Pagan
La redazione
di Herpes
Direttore:
Stefania Neglia (3ACA)
Francesca MichIelin (3ACA)
Attualità
8
“Stay hungry, stay foolish” -Steve Jobs
di S.Neglia
Asia Gasparotto (3AL)
Sport
Diletta Guidolin (3CL)
9
Ucciso dalla passione della propria vita
Paolo Dellai (2DS)
di P.Dellai e N.Pozzato
Filippo Campagnolo (5BS)
Il racconto
Sonia Bellin (5BS)
10
NIENTE di
Cinema
11
La vita è meravigliosa
Rubrica
11
“La Freddura” di
Libri
12
Il dialetto veneto di
Musica
13
Una del Brocchi a X Factor
Rubrica
13
Hipse dixit
Corrispondenza
14
ABC la posta del cuore N.1
Attualità
15
Biblioteca per tutti al Brocchi
Giulia Me (2CC)
16
17 novembre: noi ci siamo!
Disegnatori:
Giulia Pagan (3BL)
Beatrice Dissegna (3AL)
Paola Vivian (4ASO)
V.Garbui
Andrea Naclerio (3BCA)
di A.Naclerio
Giovanni Baggio (3BCA)
Camilla Bonaldo (3AL)
Sara Brunello (3BL)
G.Baggio
Valeria Garbui (4AL)
Tommaso Zonta (2CL)
D.Guidolin
Serena Vittoria (4DL)
Nicola Pozzato (1AC)
di S.Neglia
Silvia Melchiori (1BC)
Alexandra Husdup (1BC)
2
Valentina Moro
(1BC)
Marco Baron (1BL)
Anna Fiore (1CS)
del Team ABC
Cecilia Scomazzon (3ACA)
Luca Moro (1BL)
di S.Bellin e F.Campagnolo
di G.Pagan
Alice Segafreddo (2CC)
Marta Conca (3BL)
EDITORIALE
TBC AL BROCCHI:
E’ ALLARME?
Una studentessa del nostro liceo è stata ricoverata il 14 novembre all’ospedale San
Bassiano con una diagnosi di tubercolosi
polmonare. La TBC è una malattia infettiva provocata dall’azione di un bacillo, che
attacca comunemente i polmoni, al giorno
d’oggi ampiamente curabile entro qualche
settimana. E’ scattata, quindi, la massima
allerta all’interno dell’azienda sanitaria del
bassanese, poichè la scoperta di un caso di
tubercolosi all’interno di un istituto con più
di 2000 studenti può rappresentare un serio
problema. La giovane, ha risposto bene alle
prime cure e contemporaneamente la scuola
e l’ULLS si sono impegnati per un’attenta e
corretta campagna di controllo ed informazione. Una volta diagnosticata la malattia, il
preside Gianni Zen ed i medici primari del
San Bassiano hanno tenuto una conferenza
stampa per evitare inutili allarmismi e fornire corrette considerazioni sul caso, mentre
sono state organizzate assemblee d’informazione per i genitori delle classi ubicate nella
sede di Viale XI Febbraio.
L’azienda sanitaria si è attivata, come
da protocollo, di effettuare dei test per verificare un eventuale contagio sui parenti, professori e compagni di classe della ragazza, i
cui risultati sono attesi entro la fine del mese.
La TBC polmonare viene trasmessa per via
di Matteo Scalco
(3BL)
aerea, ma la possibilità di contagio può avvenire solo a seguito di un contatto diretto,
ravvicinato e prolungato con la persona affetta. Anche in questi casi la probabilità di
essere contagiati è molto bassa. Il test
è necessario perché in caso di possibile contagio l’infezione tubercolare è latente, cioè
potrebbe manifestarsi anche dopo due anni.
Se l’esito del test risulta positivo, è prevista
una profilassi di sei mesi con uno specifico
antibiotico e vitamina. In caso di malattia,
invece, la terapia è più articolata e permette
una guarigione in alcune settimane. Se dai
risultati si riscontreranno altri casi di contagio, i controlli saranno allargati sugli altri
studenti e sul personale scolastico.
E’ stato inoltre posizionato nella camera
d’ospedale della ragazza un computer con
webcam e tramite collegamento via internet
con un’analoga struttura situata nella sua
classe, sarà possibile per lei seguire le lezioni e interagire con compagni e professori. La
situazione è stata affrontata con la massima
trasparenza dalla scuola, alla quale va il merito di aver impedito il crearsi di preoccupazioni e disagi tra noi studenti, nonostante la
cronaca locale abbia rivolto notevole attenzione mediatica per la notizia: nessun allarmismo, quindi, per questo caso di tubercolosi nel nostro liceo.
Collabora anche tu con il
giornalino scolastico
scrivendo a:
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N.1 Ottobre-Novembre 2011
3
INTERVISTA
Sonia Rossi
premio “Arbor Poetica” 2011
Una professoressa del Brocchi vince
il concorso nazionale di poesia
G
entile professoressa Rossi,
siamo due studentesse, incaricate dal Giornalino Scolastico
Herpes di intervistarla in merito
al concorso nazionale di poesia
“Arbor Poetica” a cui lei ha partecipato, e di cui ha vinto il primo
premio. La preghiamo di rispondere ad alcune domande, allo scopo di informare tutti gli studenti
del Liceo Brocchi.
-Sappiamo che questo è il primo
concorso a premi a cui lei partecipa. Cosa l’ha spinta ad iscriversi?
Da circa due anni invio i
miei testi a concorsi che prevedono solo la pubblicazione in antologie ma non una
graduatoria con relativi premi. Ogni testo inviato era
puntualmente
selezionato
per la pubblicazione: questo
mi ha dato coraggio. Inoltre,
non mi interessavano i concorsi a premi fino a quando
non ho visto quale possibilità si apriva partecipando
ad “Arbor Poetica”, ossia la
pubblicazione gratuita di
una raccolta. Oggi pubblicare poesia gratuitamente è
quasi impossibile: è un genere senza mercato e forse
proprio per questo mi piace. Mi sono sempre rifiutata
però di ricorrere alle pubblicazioni a pagamento: una
questione di principio. Cul-
4
lavo questo sogno da alcuni
anni, da quando ho adottatto la mia prima bimba; l’arrivo della seconda figlia, lo
scorso aprile, ha permesso
al disegno di completarsi.
Ogni cosa ha un senso: vedere per caso questo bando
subito dopo l’arrivo della seconda figlia ha il suo significato. A dire il vero, però, ho
letto il bando la sera prima
di partire per una vacanza:
ho in fretta e furia mandato il testo via mail e me ne
sono dimenticata. In piena
estate mi è stato comunicato
che ero tra i finalisti: avrei
dovuto inviare una mail di
accettazione per continuare
nella selezione ma mi sono
dimenticata di inviarla entro
i termini stabiliti. Ho fatto di
tutto per non vincere.
-Il tema di questo concorso era
“l’albero”, ai partecipanti è stato
chiesto di realizzare componimenti in stile poetico ispirandosi
ad alcune immagini del fotografo Stefano De Francisci. La sua
ispirazione è sorta spontanea o
ha avuto delle difficoltà nel trovarla?
Quando ho sfogliato l’album
delle foto pubblicate in internet mi sono subito soffermata su una di esse: era l’immagine giusta per un testo
che avevo nel cassetto e sta-
di Beatrice Dissegna
e Camilla Bonaldo
(3AL)
va cercando un compagno di
viaggio. Le immagini nascono nella testa poi si traducono in emozioni visive per un
fotografo e musicali per chi
scrive.
-Sappiamo che il suo componimento, “Orfeo”, è stato classificato al primo posto tra 290 inviati da 175 autori. Si sarebbe mai
aspettata di vincere questo concorso? Qual è stata la sua prima
reazione alla notizia?
Sicuramente il desiderio di
avere un riconoscimento c’è
quando partecipi ad un concorso, ma ci vuole molta autostima per aspettarsi addirittura di primeggiare. Non
era certo al centro dei miei
pensieri, tant’è che in tutte
le tappe della selezione sono
stata decisamente distratta.
Il tempo è il giudice migliore e se qualche seme c’è darà
buon frutto. Tuttavia, non ho
particolari ambizioni. Non
toglierei mai al lavoro o alla
famiglia del tempo prezioso
per dedicarmi ad una passione, nulla di più. Anche
aprendo la posta e leggendo
il risultato, quel primo urlo
di gioia (questa è stata la prima reazione) accompagnato
da lacrime che le mie figlie
non capivano ha lasciato presto il posto ai doveri di mamma, agli impegni domestici
di ogni giorno. Anzi, devo
dire che mi sono sentita anche impaurita dall’impegno
successivo.
-Quanto pesa, secondo lei, il talento di una persona nella buona
riuscita dell’opera, rispetto ad
altre qualità come ad esempio la
costanza, la dedizione o l’impegno?
Ognuno ha un disegno da
portare a termine, ognuno ha
uno scopo ed è stato dotato di
strumenti: una volta che una
persona li ha scoperti deve
imparare ad usarli per fare
del proprio meglio e concludere il proprio lavoro con
amore e sacrificio. Io sono innanzitutto mamma: questo è
il mio disegno e anche questo
premio, con un titolo adatto
alla mia esperienza di vita, è
una tessera del mosaico.
-Il primo premio consisteva nella
pubblicazione gratuita nell’anno
2012 di una raccolta di 40 dei
suoi testi valutata dall’editore
LietoColle. Può darci un’anteprima di ciò che ha intenzione di
pubblicare?
Ho sottoposto in questi giorni la raccolta all’editore e
sono felice di aver trovato persone qualificate che
l’hanno letta con tanta attenzione. E’ un testo che parte
da un’esperienza personale
e alternativa di maternità,
con il risvolto doloroso delle
maternità violate in un paese
come l’India, per allargarsi
poi ad abbracciare Occidente
e Oriente in una sezione finale dedicata alla figura mariana, non in senso strettamente cristiano, ma in un’ottica
multiculturale e interreligiosa. Vorrei fosse un ponte per
le mie figlie, un modo per rafforzare le loro fragili radici,
ma anche un inno alla vita.
La fede, intesa come fiducia e
disponibilità all’accoglienza,
è ciò che manca di più oggi.
I campi semantici usati sono
quelli del solco (il nome della
mia prima bimba ha questo
significato) e del respiro. Il
ritmo è quasi mantrico, litanico. Il titolo è “Chalo” che
in hindi significa “Andiamo!”
ed è la prima parola che la
mia primogenita mi ha detto.
-Cosa, secondo lei, ha portato
l’attenzione al suo testo anziché
agli altri?
So che ogni componente della giuria deve assegnare un
punteggio separato al contenuto e alla forma. Io cerco
di evitare il verso libero: mi
piace invece il verso sciolto e
il ritmo è fondamentale. Non
disdegno le forme tradizionali anche se oggi è sempre
più difficile farle apprezzare.
Credo che il testo “Orfeo” sia
piaciuto per la trasfigurazione cui l’albero (era la foto di
un’ombra sul terreno) è stato
sottoposto.
Alcune domande ci sorgono spontanee, perdoni la nostra curiosità,
essendo queste più personali:
-Da quanto coltiva la sua passione per la poesia?
Ero un’adolescente quando
cominciai a tenere il mio primo quaderno. Se rileggo ora
quei testi li trovo insignificanti. Forse a 70 anni il testo
con cui ho vinto questo concorso mi sembrerà ben poca
cosa. Io me lo auguro.
-Possiede altri scritti? Se sì, ispirati a cosa?
Ho parecchio materiale in
magazzino: molto spazio è
dato alle figure femminili,
all’eros inteso come contat-
to con il divino e come principio creatore, ai miti e alla
multiculturalità.
-Qual è la prima persona a cui fa
leggere le sue bozze?
Non faccio leggere a nessuno le mie bozze, ma le rileggo spesso io poichè la vita ci
modifica ogni giorno e ogni
giorno leggiamo con occhi
diversi. Diciamo che io sento
dentro alcuni incipit, poi ad
alta voce, in auto o mentre mi
dedico alle faccende domestiche, la musica si compone e solo dopo aver ascoltato
più volte la voce mi decido
a scrivere, magari sul retro
della lista della spesa. Mi
sembra quasi di far morire il
testo quando lo metto sulla
pagina: assume una forma fisica e così il suo tempo inizia
a scorrere. Se potessi tenere
tutti i testi a mente non userei neppure la scrittura.
-Si ispira a qualche scrittore/poeta in particolare?
Amo Saba, la “buona carta” e
le parole che sanno di pane.
La ringraziamo per la sua disponibilità. Ci complimentiamo per
la sua vittoria, augurandole di
continuare ad emergere anche nei
prossimi anni. Arrivederci!
N.1 Ottobre-Novembre 2011
5
ECONOMIA
LO STATO ABBANDONA
LA SCUOLA
di Paola Vivian (4ASO)
S
enza dubbio, la crisi c’è. Lo
sentiamo ripetere fino allo sfinimento fra i tavoli dei ristoranti,
per le strade, alla fermata dell’autobus. Persino le vecchiette al
mercato borbottano qualcosa sul
recente declassamento dell’Italia,
sul rischio di bancarotta e sull’incerta situazione politica.
E mentre sempre più famiglie
stentano a raggiungere il fatidico
27 del mese, lo Stato taglia. Taglia
dappertutto (non sugli stipendi
da capogiro dei politici, inutile
dirlo), ma in particolar modo sul
nostro futuro. Soltanto dieci anni
fa, nel 2011, le spese di funzionamento delle scuole erano coperte al 51% dallo Stato e il restante
49% dalle famiglie. Oggi, come
tutti abbiamo potuto notare dalla
quota d’iscrizione al Liceo Brocchi, di queste spese si sono fatte
carico esclusivamente le famiglie.
Del resto è impensabile fare altrimenti per garantire il minimo
indispensabile: fogli, fotocopie,
gessetti. Non solo, ma rispetto
6
agli anni ‘90 il nostro Liceo ha assistito ad un vertiginoso calo delle
attività extrascolastiche gratuite;
il giornale d’istituto è una delle
poche iniziative che sopravvivono.
I tagli apocalittici all’istruzione
pubblica ammontano ad oltre 123
milioni di euro per l’istruzione
prescolastica, circa 780 milioni
per quella primaria, più di 208
per la secondaria di primo grado,
841,6 per quella di secondo grado; in tutto, quasi due miliardi di
risorse in meno.
Insomma, la scuola è in difficoltà:
insegnanti precari, cattedre scoperte, scatti di anzianità bloccati
per gli anni 2010, 2011, 2012.
Ma a rimetterci sono soprattutto i
veri protagonisti della scuola, ovvero proprio gli studenti.
Non serve andare molto lontano per vedere come la Riforma
Gelmini danneggi seriamente il
futuro dei ragazzi. All’Istituto di
Istruzione Superiore “G.A. Remondini”, corso sociale, sono stati eliminati i cicli biennali dati per
certi al momento dell’iscrizione.
Tali corsi avrebbero consentito ai
ragazzi di conseguire, negli ultimi
due anni di scuola superiore, i diplomi regionali di Oss o di esperto
ludico-espressivo e di trovare con
facilità un’occupazione in strutture assistenziali di vario genere.
Queste specializzazioni davano
accesso ad una qualifica regionale aggiuntiva al diploma statale e
valida pertanto per l’immediato
inserimento nel mondo del lavoro. Nonostante al momento
dell’iscrizione fosse stata loro assicurata l’attivazione del corso, gli
studenti di quarta quest’ anno si
trovano quindi privati di un’importante opportunità.
L’abrogazione della terza area
prevista dal Ministero e la non
collaborazione della Regione alla
risoluzione del problema sono ingiuste e rendono il diploma quinquennale praticamente inutile per
la ricerca di un impiego. Senza
dubbio il clima è incerto, il futuro tutto da decidere, le prospettive di lavoro ridotte praticamente
a zero. Ma è altrettanto vero che
dobbiamo affidarci alle nostre
capacità anziché agli scioperi, al
nostro ingegno invece che alle
proteste che non vengono ascoltate. Abbiamo l’obbligo di avere
tenacia, di adattarci al mondo che
cambia sempre più velocemente,
di credere in un futuro migliore,
di scegliere davvero senza sottostare agli sbagli di chi ci precede.
Lo Stato abbandona la scuola, ma
non dobbiamo dimenticare che
la scuola siamo noi, con le nostre
idee, la voglia di migliorare e di
lottare per un futuro che ci appartiene a pieno titolo.
E forse, dopotutto, possiamo farcela.
ATTUALITÀ
di Giulia Pagan (3BL)
S
e vi chiedessi la prima parola
che vi viene in mente quando
si parla di ricerca scolastica, molto probabilmente otterrei come
risposta “wikipedia” per il 99,9%.
Ormai infatti questa enciclopedia
on-line è entrata nell’ideale comune come risorsa per rispondere a qualsiasi dubbio, come fonte
sicura da cui fare un “accurato”
copia-e-incolla per le relazioni
scolastiche.
Ma qualcosa sta succedendo al nostro amato sito, infatti il 4, 5 e 6
ottobre 2011 i gestori di Wikipedia
di lingua italiana hanno ritenuto
necessario oscurare le voci dell’enciclopedia per sottolineare che un
disegno di legge (ci riferiamo al
comma 29 del DDL intercettazioni
) in fase di approvazione alla Camera potrebbe minare alla base la
neutralità di Wikipedia.
Parliamo della legge “ammazza-
blog”, che prevede l’obbligo per
tutti i siti web di pubblicare, entro
48 ore dalla richiesta dell’ interessato e senza alcun commento, una
rettifica su qualsiasi contenuto
che egli giudichi lesivo della propria immagine.
Purtroppo, la valutazione della “lesività” di tali contenuti non
viene rimessa ad un Giudice terzo ed imparziale, ma unicamente
all’opinione del soggetto che si ritiene danneggiato.
Ad esempio, se viene scritto qualcosa sul preside e il preside non è
d’accordo su quanto scritto, egli,
senza l’intervento di giudici o legali, può richiedere la rettifica che
deve essere obbligatoriamente
pubblicata.
Già in passato Wikipedia si rendeva disponibile a discutere e nel
caso a correggere,grazie a fonti
terze, il contenuto che avrebbe
potuto danneggiare il personaggio citato e nei rarissimi casi in
cui non è stato possibile trovare
una soluzione, l’intera pagina fu
rimossa.
Ogni cittadino italiano è infatti
tutelato dall’articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di
diffamazione, garanzia per la privacy di ciascuna persona.
Forse la vera soluzione, come in
qualsiasi contesto (soprattutto in
Italia), sarebbe la certezza della
pena contro questo tipo di reato,
in modo da poter conservare la
libertà di espressione senza per
questo danneggiare il personaggio in causa.
Ma la certezza della pena in Italia è un argomento ancora “sconosciuto” quindi è bene sperare
nella coscienza di ciascuno e… si
salvi chi può! (anche se “chi può”
si è già salvato da tempo…)
N.1 Ottobre-Novembre 2011
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ATTUALITÀ
“STAY HUNGRY,
STAY FOOLISH”
Steve Jobs
1955-2011
di Stefania Neglia (3ACA)
“A
pple ha perso un genio creativo e visionario e il mondo ha perso un formidabile essere
umano”. E’ il sito della Apple ad
annunciare la morte del suo più
stimato fondatore, scatenando il
lutto mondiale immediato. Il web
si è riempito di memories e frasi
come“Ci sono tre mele che hanno
cambiato il mondo: la mela di Eva,
la mela di Newton e la mela di Steve
Jobs. Oggi abbiamo perso un punto
di riferimento”, “Ha creato il nostro futuro”, “Al di là del genio mi
mancherà l’oracolo”. Artisti, capi di
stato, ognuno ha voluto dire la sua.
Steve Jobs è stato un uomo che
non solo ha reinventato il mondo
dell’innovazione e della tecnologia
ma ha imparato molto dalla vita ed
è riuscito a trasmetterlo, anche attraverso le sue creazioni. Un uomo
che è diventato idolo leggendario di
una intera generazione, che ha osato cercare di andare oltre, e ci è brillantemente riuscito. Mac(intosh),
iPod, iPhone, iPad, iTunes, Apple,
NeXt, Pixar, Steve Jobs. Le sue
invenzioni. Inutile spiegarle, basta
il nome per capire. E, inutile negarlo, presentava le sue invenzioni
quasi come un padre quando parla del successo del figlio. Una polo
nera, un paio di jeans, le immancabili sneakers e la sua ultima creazione in mano. E’ questa l’immagine fisica che ci ha lasciato. Quella
8
del genio si trova in qualsiasi tecnologia che abbia una mela stampata
dietro. L’idea della sua persona invece è quella più discussa. Di lui è
stato scritto, detto, citato, discusso,
investigato in tutti i modi e le forme, e tornare a farlo è come parlare
per frasi fatte. Proprio per questo
la miglior voce che possa esprimere che ciò che più ha lasciato non
sia stato un cellulare, un computer o un mp3 è proprio Steve Jobs
(scontato, eh?). Avete indovinato?
E’ il discorso che ha pronunciato
nel giorno del diploma all’Università di Stantford nel 2005. Eh sì.
Perchè non c’è modo migliore per
cercare di capirlo che tornare in-
“
Arrendersi, mai!
”
dietro di quei 6 anni,alla luce delle
quali parole io sono rimasta senza
le mie. “Sono stato fortunato - ho
scoperto quello che amavo fare
molto presto. Woz ed io fondammo la Apple nel garage dei miei
genitori quando avevo vent’anni.
Lavorammo duro, e in 10 anni la
Apple crebbe dai due che eravamo
in un garage ad una società da 2
miliardi di dollari con più di 4000
impiegati. Avevamo appena creato il nostro miglior prodotto - il
Macintosh - un anno prima, e io
avevo appena compiuto 30 anni. E
fui licenziato. Come si fa ad essere
licenziati dalla compagnia che hai
fondato? Beh, non appena la Apple
si espanse assumemmo qualcuno
che pensavo fosse molto capace
nel gestire l’aziende con me, e per il
primo anno le cose andarono bene.
Ma la nostra visione del futuro cominciò a divergere e alla fine decidemmo di rompere. Quando ci fu
la rottura i nostri dirigenti decisero di stare dalla sua parte. Così, a
trent’anni, ero fuori. E molto pubblicamente. Il centro della mia vita
da adulto era completamente andato, sparito, è stato devastante.
Non ho saputo che pesci pigliare
per un po’ di mesi. Sentivo di aver
deluso la precedente generazione
di imprenditori per aver mollato
la presa. Incontrai David Packard
e Bob Noyce per cercare di scusarmi per aver rovinato tutto così
malamente. Fu un fallimento pubblico, pensai addirittura di andarmene. Ma qualcosa, lentamente, si
faceva luce in me. Amavo ancora
quello che avevo realizzato. L’inaspettato e repentino cambiamento
alla Apple non avevano cambiato
quello che provavo, neanche un
poco. Ero stato rifiutato, ma ero
ancora innamorato. Quindi decisi
di ricominciare. All’epoca non me
ne accorsi, ma il mio licenziamento
dalla Apple fu la cosa migliore che
poteva capitarmi. Il peso del successo fu rimpiazzato dall’illumi-
SPORT
nazione di essere un principiante
ancora una volta, con molta meno
sicurezza su tutto. Questo mi liberò
e mi consentì di entrare in uno dei
periodi più creativi della mia vita.
Durante i cinque anni successivi,
fondai una società di nome NeXT,
un’altra di nome Pixar, a mi innamorai di una meravigliosa donna
che sarebbe poi diventata mia moglie. Pixar finì per creare il primo
film animato al computer della
storia, Toy Story, ed è ora lo studio
di animazione più famoso al mondo. Apple, con una mossa notevole,
acquisì NeXT, io tornai ad Apple,
e la tecnologia che sviluppo con
NeXT è oggi nel cuore dell’attuale
rinascimento di Apple. Laurene ed
io abbiamo una stupenda famiglia. Sono sicurissimo che niente di
tutto ciò sarebbe accaduto se non
fossi stato licenziato da Apple. E’
stato un boccone amarissimo da
buttar giù, ma era la medicina di
cui avevo bisogno. A volte la vita ti
colpisce in testa come un mattone.
Non perdete la fede. Sono convinto
del fatto che l’unica cosa che mi ha
consentito di proseguire sia stato
l’amore che provavo per quello che
facevo. Dovete trovare ciò che
amate. E’ questo è tanto vero per
il vostro lavoro quanto per chi vi
ama. Il lavoro riempirà gran parte della vostra vita e l’unico modo
per essere veramente soddisfatti e
quello di fare quello che pensate sia
il lavoro migliore. E l’unico modo
per fare il lavoro migliore e quello
di amare quello che fate. Se non lo
avete ancora trovato, continuate
a cercare. Non vi fermate. Come
tutti gli affari di cuore, lo saprete
quando lo troverete. E, come nelle
migliori relazioni, diventerà sempre migliore al passare degli anni.
Quindi, continuate a cercarlo fino a quando non l’avrete
trovato. Non fermatevi.” STAY
HUNGRY, STAY FOOLISH. E come
ha detto Jovanotti al riguardo: “Non
basta avere un sogno, bisogna avere
la fame e la pazzia di realizzarlo, per
non rimanere nella terra di mezzo
dell’autoindulgenza.”
UCCISO DALLA
PASSIONE DELLA
PROPRIA VITA!
L’ultimo saluto a Marco...
I
l nostro Marco Simoncelli ci
ha lasciato. Del suo sorriso, dei
suoi riccioli, della sua simpatia ci
resta solamente il ricordo.
Marco viene travolto da Edwards
e dal “fratello maggiore” Valentino Rossi durante il GP di Malesia. I due piloti, purtroppo, non
riescono ad evitarlo: finiscono su
di lui con le ruote. La scena della
caduta è agghiacciante: Simoncelli, al secondo giro perde aderenza,
forse anche a causa delle gomme
un po’ fredde ad inizio gara. In
un primo momento resta attaccato alla moto, poi, dopo essere
caduto, il casco accidentalmente
si sgancia dal collo del Sic a causa del forte impatto con gli altri
due piloti. Marco non si rialza più
dall’asfalto… subito il terrore si
fa reale, la situazione appare gravissima. Anche se i soccorsi sono
immediati, Simoncelli arriva in
arresto cardiaco al centro medico
del circuito. Sul suo collo ci sono
evidenti segni del passaggio delle
ruote. Arriva la tremenda verità
che nessuno avrebbe voluto conoscere: Marco è morto, ucciso dalla
passione della sua vita! È scivolato e non si può dare la colpa a
nessuna norma di sicurezza, non
c’era niente che si potesse evitare,
è stato davvero sfortunato. Purtroppo in questo sport pericoloso
i genitori dei piloti devono tenere in considerazione la morte dei
propri figli.
Paolo Dellai (2BS)
e Nicola Pozzato (1AC)
N.1 Ottobre-Novembre 2011
9
IL RACCONTO
NIENTE
di Valeria Garbui (4AL)
Io. Non. Penso. A. Niente.
Io non penso a niente. Non penso mai! Perché pensare? Perché mai dovrei?
E’ una cosa stupida, non porta a niente. Io non penso, lascio il mio cervello vuoto buio spento.
Vi terrorizza davvero il mio non-pensare? E’ davvero così obbrobrioso, incivile, selvaggio?
Ma chi se ne fotte? E santo cielo, che sarà mai?
Voi pensate e ragionate. Io non penso e non ragiono. Perché in questo modo io vivo.
Sono un buffone sono un giullare sono un saggio un filosofo un politico.
Sono uno sciocco sono un intellettuale.
Sono un maestro sono un allievo.
Io non penso e lascio la mia anima intatta.
La. Mia. Anima. E’. Pura.
La mia anima è pura, intatta. Non condizionata da pensieri
superbi e vili, l’anima candida vola
più in alto del sole e ancora più su.
Non conosco Peccato, non conosco Virtù; non conosco Dannazione e nemmeno Redenzione. Non li conosco: presentatemeli. Ma che importa? Tanto non ricorderò i loro nomi…
Io non penso e la mia anima è completamente intatta.
Io non sono come voi, miseri poveri abbandonati, orgogliosi
alteri severi, felici tristi depressi. Siete soddisfatti del vostro
pensiero e della vostra anima sporca.
Io non sono come voi, abbietti schiavi della Mente. Schiavi!
Sì, siete tutti schiavi! Schiavi maledetti del tiranno Pensiero!
Io, io sono libero… Libero più dell’aria.
Sono libero dalle responsabilità
dalla libertà di pensiero
dalla tristezza
dalla libertà di stampa
dalla rabbia
dalla libertà d’opinione
dalla felicità
dall’essere un uomo
dall’eccellenza dall’essere vivo
dall’amore dall’essere morto
Sono libero da tutto.
Sono libero di essere niente.
Niente.
E io non penso a niente.
“
Non pensare a niente
è avere l’anima propria
e intera.
”
Fernando Pessoa
10
di Marta Conca (3BL)
CINEMA
LA VITA È
MERAVIGLIOSA
D
a tanto tempo mia mamma
insisteva affinché io vedessi
questo film ma tra compiti, distrazioni, sport e altri impegni io continuavo a rimandare. Poi, quando
ho trovato due ore di tempo libero
finalmente mi sono deciso a guardare quello che sarebbe diventato uno dei miei film preferiti. Il film, uscito nel 1946 in bianco e
nero («oddio! è in bianco e nero!
ma li trasmettono ancora?» direte
voi; ma l’apparenza inganna...), è
diretto dall’italo americano Frank
Capra e vinse un Golden Globe
ed ebbe 5 nomination all’Oscar.
La storia, tratta da una novella di
Philip Van Doren Stern, racconta di un George, giovane onesto,
gentile e molto disponibile con
tutti sogna un giorno di viaggiare per il mondo. Egli dirige una
cooperativa di risparmio, la Bailey Costruzioni e Mutui, che offre
la possibilità anche alle persone
povere di avere una casa che pagheranno a rate molto modeste.
Ma la rivalità con Henry Potter,
di Andrea Naclerio (3BCA)
imprenditore ricchissimo e avaro
che ha in mano l’intera città, porterà una lunga serie di problemi
che indurranno George a tentare
il suicidio affinché la famiglia possa riscuotere l’assicurazione sulla
vita. Ma qui interverrà un angelo
che mostrandogli come sarebbe
stata la sua cittadina senza che lui
fosse nato gli farà capire quanto è
importante la vita. Infatti, « nessun uomo è fallito se ha degli amici» ed un vero amore.
Oltre al bellissimo insegnamento
che ci dà, nella pellicola non mancano la commovente storia di vero
amore tra il George e la moglie la
comicità e le battute.
“La Freddura” di Giovanni Baggio (3BCA)
- Cara, tu mi stai accanto nei momenti difficili. Ma ora ho capito
che i momenti difficili sono proprio quando ci sei tu.
- Qual è la benzina che puzza di più? La Shell
- “Mamma posso mettere la minigonna?” “No!” “Ma mamma, ho
18 anni!” “Smettila Giacomo!!”
- Una donna molto molto grassa entra in un bar e chiede: “Menta
forte” e il barista: “Lei è una bella donna!”
- Ma un vigile al mare, fa multe salate?
- Qual è la cantante più esplosiva? Mina.
- Muore un cinese. E’ giallo.
- “Guarda che bel paesaggio!” “Eh, non lo vedo, ci sono quelle
montagne davanti...”
- Il mio commercialista è triste, è partita Iva..
- Ma una rosa senza spine, va a batterie??
- “Sai come è morto capitan Uncino?” “No, come?” “Facendosi il
bidè”
- Qual è l’aeroporto più pessimista? Malpensa..
- Van Persie è un giocatore che non mi piace molto, con lui tutti i
palloni van persi....
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11
LIBRI
IL DIALETTO VENETO:
un’eredità a cui la riconoscenza
di Diletta Guidolin (3CL)
è dovuta
Recensione di:
“SILLABARIO VENETO”
Autore: PAOLO MALAGUTI
Casa editrice: Santi Quaranta
Anno pubblicazione: 2011
Prezzo: € 13,00
N
on credo che avrei mai preso fra le mani questo libro se
non fossi stata tenuta, in un certo
senso, a recensirlo, vista l’appartenenza dell’autore al nostro liceo. Noi ragazzi (ma forse ormai
la società in generale) guardiamo
oramai con superiorità al dialetto e con aria snobistica scegliamo
pure i libri, selezionandoli in libreria con severità, a cominciare
dal titolo che, con superficialità,
prendiamo come parametro per
giudicare, a naso, l’intera opera.
“ Sillabario veneto”
No, non fa per me. Perché intraprendere una lettura di questo genere sapendo già in partenza che
non rispecchia i miei gusti? Eppure l’ho letto e adesso non posso far
altro che porgere le mie scuse per
i pregiudizi che ho nutrito (e che
altri nutriranno) verso un libro
che non è semplicemente un’analisi, uno studio etimologico di alcune colorite parole venete, ma
un vero e proprio viaggio nella
dolcezza dei ricordi legati alle
espressioni della nostra terra,
per lo più di origine contadina,
che inconsapevolmente si trasforma nell’abbandono nostalgico al flusso della memoria
sopraggiunto nell’udire, magari dopo tanti anni, una pa-
12
rola adesso distante dalla nostra
quotidianità, ma un tempo viva
nel linguaggio dei nostri avi.
Neanche una trentina sono i termini, nomi ed esclamazioni, che il
professor Malaguti prende in considerazione e a cui rende omaggio
nei capitoli che compongono “Sillabario veneto”. Bagigi, boresso,
freschìn,, filò, gnoco, schei, stravacarse, iaonseo, mas-cio, pissegamorti, mona: con queste parole e, con molte altre altrettanto
buffe, vivaci e spesso onomatopeiche, si ha a che fare quando
si cominciano a scorrere le pagine del libro, oggi, e quando ci si
doveva confrontare col mondo
compreso entro i confini veneti , o
forse addirittura entro quelli delle
nostre zone, in passato. L’autore,
che dichiara lui stesso di non essere un vero e proprio conoscitore del dialetto, non esclude dalla
comprensione del testo neppure
i più ignoranti in materia (come
la sottoscritta), quelli che faticano
persino a comprendere i termini
elencati nell’indice.
Si inizia con la spiegazione del significato della parola, ipotizzando
o riconoscendone l’origine e la derivazione dalla lingua di un popolo straniero, riallacciandosi il più
delle volte al latino, al greco o al
longobardo, per poi accantonare
questa manipolazione artificiale
del vocabolo e gettarsi in un turbinio di ricordi ineluttabilmente
riemersi da un cassetto recondito, sepolti da un cumulo di reminiscenze più moderne (e più italiane). Veniamo inesorabilmente
coinvolti in un brioso e gaio gioco
animato dalla genuinità del verbo
che via via si scioglie in una narrazione naturale e spontanea.
Così i bagigi richiamano alla
mente la frescura delle serate
autunnali ed il calore dei tiepidi
colori della stagione, la piacevole
condivisione di un pasto frugale
con gli amici e i parenti, attorno
ad una tavola altrettanto spoglia e
modesta; il filò, seppur mai vissuto in prima persona, viene dipinto
languidamente come un ritrovo
abituale fra madri nella stalla, che
ritmano la filatura con racconti,
nenie e chiacchiere; la preparazione dello gnoco da parte della
nonna o della mamma diventa un
rituale trasmesso nei secoli che
preannuncia un pasto mitico e
pantagruelico; l’odore di freschìn
si accompagna, non tanto al disgusto, quanto alla resa soave dei
sensi ad un profumo che pervade
le acquitrinose città dalla bellezza un po’ incolta e trascurata . . . .
E’ il malinconico e poetico congedo da un mondo morente e da
una lingua che non ci appartiene più ma a cui noi apparterremo per sempre.
MUSICA
UNA DEL BROCCHI...
...AD X FACTOR
F
rancesca Michielin, 3^ACA.
Una tra le tante. Una tra le
tante che ogni mattina si reca
in viale XI Febbraio, affronta la
massa indistinta di gente all’ingresso per entrare a scuola, fissa
l’orologio alla fine di ogni lezione,
passa davanti alle affolatissime
macchinette o a Tony il paninaro
a ricreazione, lancia fogli stroppicciati in assemblea d’istituto e
all’uscita, avvolta dalle nuvole di
scarico delle moto, scappa via veloce, prima che l’affettuoso nonno
vigile abbia qualcosa da ridire.
16 anni, una cultura musicale vastissima (ha scritto molti articoli
nella relativa rubrica per Herpes),
canta nel Bassano Bluespiritual
Band, suona il basso, il pianoforte, l’ukulele, ha un gruppo e da
questa estate si è buttata in una
sfida con se stessa. Una sfida che
si chiama Xfactor. In onda su Sky
Uno al alle 9.10 di ogni giovedì
sera (e in differita su Cielo ogni
domenica alle 19) il programma
che ha come giudici Morgan, Ari-
HIPSE DIXIT
-BRANCHI: Scusa fa freddo, aspetta che li porto sotto il segno di
radice!
-BORDIGNON: il numero atomico è il numero dei protoni, STOP!
Non dirmi altro, cosa me ne frega se mio nonno ha le ruote?!
-STUD: Grazie Prof!
-BORDIGNON: Prego, e del vostro grazie me ne frego!
RODEGHIERO: Qual’è l’avverbio di good?
-STUD: Goodly!
-RODEGHIERO: Non iniziamo con “lo sapevo, lo sapevo ma non
mi veniva il termine!”
-STUD: Ma scusi prof, non è più conveniente un motorino che la
bici elettrica?
-MINATI: NON andrò mai in giro con il casco in testa: ho anch’io
una mia dignità!!
Entra il tecnico in ritardo…
-PROF: Mi sembra come Romeo, che riceve il messaggio del prete in ritardo e arriva dopo 2 giorni!!
-BORDIGNON: Tu lo sai come si castrano le vacche?
-STUD: No!
Studente che ride dietro il prof…
-BORDIGNON: Zitto tu, lo so che ti ecciti quando parlo di vacche!!!
Invia le tue “Hipse Dixit” a: [email protected]
sa, Elio e la discussa Simona Ventura cerca una voce che sappia
trasmettere un brivido o una lacrima, una voce che faccia sognare, una voce che dimostri di avere
un certo fattore nel sangue, appunto quel X-factor. A luglio, 50
000 persone si sono presentate
ai provini e c’era anche lei, Francesca Michielin, una tra le tante.
Una tra le tante (tantissime) persone che è spiccata forse per la
voce dal retrogusto blues, o per
lo stile “retrò riattualizzato” o per
la tenacia con cui, per ricordarsi
la canzone, si è scritta le strofe su
mani e piedi -a cosa serve la scuola!-. Sono rimasti in 12, da quei 50
000, e c’è anche lei. Una tra le tante, una dei nostri, una di Bassano,
una del Brocchi. Ora, non vi sto
proprio dicendo che dovete votarla, ma concedetevi quei 4 minuti
e mezzo su http://xfactor.sky.
it/showvideo/100245/applausiper-francesca/20-10-2011/
e
ascoltatevi il suo primo provino,
con Whole Lotta Love dei Led
Zeppelin. Poi decidete voi. Io vi
dico solo due cose: primo, su facebook trovate il suo fan club creato
da noi, secondo il (tele)voto conta,
è il quinto giudice, anzi, SIAMO il
quinto giudice e quest’anno è gratis: Forse deciderete di essere uno
tra i tanti che la sosterranno. Per
far sentire che la forza del Brocchi
c’è, ed è con lei.
Stefania Neglia
(3ACA)
N.1 Ottobre-Novembre 2011
13
CORRISPONDENZA
n. 1
ABC
la posta del cuore
“L
e scuole americane hanno il
giornalino? Ce l’abbiamo anche noi. Le scuole americane hanno la posta del cuore stile “scrivi a
Tiffany”? Adesso c’è anche questo!
Storie andate male? Storie mai cominciate o semplicemente inventate? Critiche per una persona che
non avete mai sopportato?
Scriveteci tutto quello che non avete mai potuto scrivere in questo
giornalino!
[email protected]
(tutto
minuscolo) o pagina facebook
“ABC la posta del cuore”, per
chi non avesse paura di spubblicare la sua identità:)
Avete l’80 % di possibilità di trovarvi nel posto giusto per risolvere
i vostri problemi o per farvi una
bella risata con una risposta cinica
e amaramente ironica. Insomma..
La posta del cuore è tutta vostra, aspettiamo le vostre storie, baci e abbracci:)”
DA: ELENA
Oddio, eccoci qua a fare il giornalino americano con le love story e
i consigli! Mah, non so quando dovremmo fidarci di voi!
Vabbè, veniamo al dunque. Ho
conosciuto un ragazzo, e nel giro
di poco tempo abbiamo iniziato
a usicre, come qualcosa di più di
amici. Dopo 5 mesi, un bel giorno
mi sveglio e mi dice che ha baciato
un’altra e che è meglio se ci prendiamo una “pausa”.
Io, testarda e masochista ci sono
andata a parlare, forse perchè
non accettavo il fatto che finisse così, o forse perchè non volevo
proprio che finisse. Fatto sta che
arrivo, parliamo e me ne vado più
incazzata di prima.
Passano i giorni e arriva qualche
suo messaggio ogni tanto, fino a
che non viene fuori il punto “di-
14
ventiamo amici”. Diventiamo perchè non lo siamo mai stati.
Non lo nego, a me non dispiacerebbe, solo che mi sembra una cosa
impossibile, visto che ormai non ci
scriviamo e non ci vediamo più (il
che forse è meglio).
Quindi, adesso... cosa devo fare?
Sforzarmi per provare ad essere
amici o smetterla di combattere per
placare il mio desiderio di saltargli
addosso e spaccargli la faccia?
LA RISPOSTA SERIA:
Cara Elena,
Quando una storia finisce per vari
motivi, è quasi impossibile “rimanere amici”. E qui non mi dilungo
nemmeno perchè la cosa è più o
meno testata.
In più, se come hai scritto tu c’è subito stata l’intenzione di frequentarsi come coppia e non come amici, credo sia piuttosto insensato
voler tenatare di esserlo adesso.
Se alla base del rapporto c’era una
bella amicizia, allora poi è anche
possibile tornare amici, ma se non
c’era, la cosa è difficile, non voglio
illuderti. Consideriamo anche che
lui ti ha tradita e la cosa ti brucerà per parecchio tempo, impedendoti sicuramente di aver voglia di
corrergli incontro ed abbracciarlo
come faresti con un vero amico!
Pertanto il mio consiglio, per adesso, è di tenerti stretti gli amici sinceri che di certo hai già e di lasciar
perdere questo ragazzo ESTREMAMENTE ORIGINALE che vuole
“restare amici”. E già che ci sei, dato
che parli di “pause”, prenditene una
tu dai ragazzi, che male non fa!
LA RISPOSTA CINICA:
Cara Elena,
Tesoro, capisco il tuo problema.
Hai a che fare con un tizio immaturo che non sa cosa vuole dalla vita
ed un bel giorno si sveglia e mentre
è in bagno pensa -ehi, perchè non
posso chiederle di diventare mia
amica?E tu che risponderai? Ovvio. Brillante, no? No cara, perchè l’unica
cosa da fare è TIRARGLI UNA SONORA PAPINA!
Non sei la sua ruota di scorta,al
massimo fatti promuovere a scopamica. Credimi, 8 donne su 10 sono
soddisfatte di questo metodo.
Con amore,
il team ABC
“I battiti del mio cuore sono contati,
Jacob, il tempo è finito.”
“Una ragione in più per continuare
a combattere!”
“Hai finito?”
di Marta Conca (3BL)
ATTUALITÀ
BIBLIOTECA
per tutti al Brocchi
di Sonia Bellin (5BS)
e Filippo Campagnolo (5BS)
L
o scorso 13 Ottobre presso la
sede di Villa Fanzago in via
11 Febbraio si è svolta l’inaugurazione ufficiale della nuova biblioteca del Liceo Brocchi che è
ora aperta a tutti gli studenti e a
i cittadini della città. Si tratta di
un importante traguardo per la
nostra scuola. Da molti anni infatti si stava cercando una sede
più appropriata per ospitare i
preziosi volumi fino ad ora custoditi nella ormai dimenticata
“biblioteca-stanzina” della sede
in via Beata Giovanna.
Si tratta del compimento di un
progetto che va avanti da molti
anni ma che solo con la presente
direzione ha trovato attuazione.
Alla cerimonia di inaugurazione
erano presenti tutte le autorità che hanno contribuito a tale
importante conquista. In seguito alla benedizione del luogo da
parte del sacerdote, il taglio del
nastro del sindaco ha dato inizio
all’evento. Alcuni studenti del nostro Liceo delle classi 5bca, 3bca
e 2ac hanno organizzato una
breve recita teatrale di apertura con la lettura
di brani particolarmente significativi tratti
da libri come
Fahrenheit 451,
il trattato sulla non violenza
di Ghandi, una
stanza tutta per
sé di Virginia
Wolf e il Canto 26 della Divina Commedia di
Dante. Questa suggestiva esibizione ha fin da subito esaltato
l’importanza della cultura, della
lettura, dell’istruzione e del sapere umano come unica arma
per combattere l’oblio dell’ ignoranza.
Lo hanno ribadito anche i successivi discorsi delle autorità invitate, che hanno preso la parola
dopo il discorso d’introduzio-
ne del nostro preside Giovanni
Zen. Tre i numerosi interveniti
ricordiamo Tranquillo Bertamini, uno dei capisaldi e fautore
delle specializzazioni al Brocchi, Maddalena Lazzarotto, la
nostra ex preside che è apparsa
particolarmente commossa, la
professoressa Marchese e, tra
le autorità, il sindaco Cimatti,
l’assessore all’istruzione Morena Martini e i vari finanziatori
e rappresentanti delle banche
del circondario. L’incontro si è
concluso con un assortito buffet
offerto dalla scuola nel cortile
esterno alla villa. Infine, invitiamo , chiunque non l’avesse
già fatto a visitare questo nuovo locale, fatto , prima che per
i cittadini per noi studenti. Ricordiamo inoltre che la nuova
biblioteca sarà inoltre possibile
consultare i libri, richiederne il
prestito e anche ordinarne l’arrivo da altre biblioteche.
A questo punto non resta che augurare a tutti una buona lettura.
N.1 Ottobre-Novembre 2011
15
17 novembre:
noi ci siamo!
Il 17 novembre, giornata dello studente, molti ragazzi non hanno semplicemente voluto
ricordare, ma si sono ritrovati per fare qualcosa di più grande.
Lascio a voi la mia riflessione che ho condiviso con i ragazzi presenti alla manifestazione in
quella giornata…
Vorrei dedicare questo pezzo a chi non è presente qui oggi, a chi crede che la realtà sia
immutabile, a chi crede che questa sia una manifestazione comunista, a tutti coloro che si
lamentano e non fanno nulla ma soprattutto a chi non ha passione.
Oggi, 17 novembre 2011, stiamo scrivendo una pagina di storia.
La stiamo scrivendo come l’hanno scritta il 17 novembre 1939 i 9 studenti dell’Università di
Praga e i loro insegnanti che furono uccisi dagli occupanti nazisti e
la stiamo scrivendo come gli studenti uccisi il 17 novembre 1973 al politecnico di Atene da
un carro armato.
La stiamo scrivendo qui,ora, insieme, con lo sguardo fisso verso l’orizzonte e la passione di
chi vuole lottare per qualcosa in cui crede.
Siamo qui per parlare del nostro futuro.
Quel futuro che sta già cominciando senza di noi.
Sapete, ho avuto molte discussioni con i miei compagni riguardo a questa manifestazione.
Sono stati in molti a dirmi “perché vai? Tanto non cambia nulla”
e forse è vero; forse nella realtà non cambierà una virgola, quando ce ne andremo, la crisi
non finirà, i tagli continueranno e ci saranno nuove riforme…
Ma è il fatto di essere qui a dire che noi non ci stiamo a tutto questo che ci rende diversi.
Siamo qui, e siamo COSCIENTI di quello che diciamo e ascoltiamo.
Non pretendiamo di cambiare il mondo, pretendiamo di esserne parte.
Sono le grandi idee, quelle folli, irrealizzabili, le utopie, che hanno spesso rappresentato il
motore della storia.
Senza utopie, non ci sarebbe stato il Risorgimento e l’Unità d’Italia, né la Resistenza, la
Liberazione e la nascita della Repubblica. Senza l’utopia e il coraggio di agire, la specie
umana sarebbe condannata a fine certa.
Quindi ben venga l’utopia come “innesco” del cambiamento positivo!
Che ci chiamino pure sognatori, ma noi siamo qui per riprenderci il nostro futuro.
Ma cosa possiamo fare, in concreto?
Innanzitutto partecipare, prendere parte alla vita scolastica esprimendo le proprie opinioni in maniera costruttiva senza paura di essere criticati e votando i propri rappresentanti,
coscienti che saranno loro a dar voce alle nostre idee.
Non pensiamo che competa sempre ad altri decidere ed agire per noi.
Dobbiamo cominciare a dire no.
No ai tagli alla scuola.
No all’attuale situazione dei mezzi di trasporto.
No alla riduzione dell’orario scolastico con conseguente impoverimento dei contenuti.
Ragazzi, siamo qui.
È ora di metterci in gioco.
Vorrei terminare con qualche riga tratta dal libro di Erri de Luca “il giorno prima della
felicità”
“[…] tornai verso casa continuando a pensare alla lezioni.
C’era una generosità civile nella scuola pubblica, gratuita che permetteva a uno come
me di imparare. C’ero cresciuto dentro e non mi accorgevo dello sforzo di una società per
mettere in pratica il compito. L’istruzione dava importanza a noi poveri. I ricchi si sarebbero istruiti comunque. La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non
aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori.”
Giulia Pagan (3BL)