HERMES 2011-12.03
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HERMES 2011-12.03
P HERM HERMES M di bocca in bocca N.1 Ottobre-Novembre 2011 - Anno XXVI TBC al Brocchi Steve Jobs La nostra nuova biblioteca Francesca Michielin H HIPSE DIXIT POSTA DEL CUORE PREMIO ARBOR POETICA SPORT INDICE Editoriale 3 TBC AL BROCCHI: È ALLARME? Intervista 4 Sonia Rossi premio “Arbor Poetica” 2011 di B.Dissegna e C.Bonaldo Scalco Matteo (3BL) Economia Vicedirettore: 6 Lo stato abbandona la scuola Maria Diandra Cristache (3BCA) di P.Vivian Impaginazione: Attualità Alice Toniolo (3BL) 7 Wikipedia, l’enciclopedia libera, tranne in Italia Redazione: di Matteo Scalco di G.Pagan La redazione di Herpes Direttore: Stefania Neglia (3ACA) Francesca MichIelin (3ACA) Attualità 8 “Stay hungry, stay foolish” -Steve Jobs di S.Neglia Asia Gasparotto (3AL) Sport Diletta Guidolin (3CL) 9 Ucciso dalla passione della propria vita Paolo Dellai (2DS) di P.Dellai e N.Pozzato Filippo Campagnolo (5BS) Il racconto Sonia Bellin (5BS) 10 NIENTE di Cinema 11 La vita è meravigliosa Rubrica 11 “La Freddura” di Libri 12 Il dialetto veneto di Musica 13 Una del Brocchi a X Factor Rubrica 13 Hipse dixit Corrispondenza 14 ABC la posta del cuore N.1 Attualità 15 Biblioteca per tutti al Brocchi Giulia Me (2CC) 16 17 novembre: noi ci siamo! Disegnatori: Giulia Pagan (3BL) Beatrice Dissegna (3AL) Paola Vivian (4ASO) V.Garbui Andrea Naclerio (3BCA) di A.Naclerio Giovanni Baggio (3BCA) Camilla Bonaldo (3AL) Sara Brunello (3BL) G.Baggio Valeria Garbui (4AL) Tommaso Zonta (2CL) D.Guidolin Serena Vittoria (4DL) Nicola Pozzato (1AC) di S.Neglia Silvia Melchiori (1BC) Alexandra Husdup (1BC) 2 Valentina Moro (1BC) Marco Baron (1BL) Anna Fiore (1CS) del Team ABC Cecilia Scomazzon (3ACA) Luca Moro (1BL) di S.Bellin e F.Campagnolo di G.Pagan Alice Segafreddo (2CC) Marta Conca (3BL) EDITORIALE TBC AL BROCCHI: E’ ALLARME? Una studentessa del nostro liceo è stata ricoverata il 14 novembre all’ospedale San Bassiano con una diagnosi di tubercolosi polmonare. La TBC è una malattia infettiva provocata dall’azione di un bacillo, che attacca comunemente i polmoni, al giorno d’oggi ampiamente curabile entro qualche settimana. E’ scattata, quindi, la massima allerta all’interno dell’azienda sanitaria del bassanese, poichè la scoperta di un caso di tubercolosi all’interno di un istituto con più di 2000 studenti può rappresentare un serio problema. La giovane, ha risposto bene alle prime cure e contemporaneamente la scuola e l’ULLS si sono impegnati per un’attenta e corretta campagna di controllo ed informazione. Una volta diagnosticata la malattia, il preside Gianni Zen ed i medici primari del San Bassiano hanno tenuto una conferenza stampa per evitare inutili allarmismi e fornire corrette considerazioni sul caso, mentre sono state organizzate assemblee d’informazione per i genitori delle classi ubicate nella sede di Viale XI Febbraio. L’azienda sanitaria si è attivata, come da protocollo, di effettuare dei test per verificare un eventuale contagio sui parenti, professori e compagni di classe della ragazza, i cui risultati sono attesi entro la fine del mese. La TBC polmonare viene trasmessa per via di Matteo Scalco (3BL) aerea, ma la possibilità di contagio può avvenire solo a seguito di un contatto diretto, ravvicinato e prolungato con la persona affetta. Anche in questi casi la probabilità di essere contagiati è molto bassa. Il test è necessario perché in caso di possibile contagio l’infezione tubercolare è latente, cioè potrebbe manifestarsi anche dopo due anni. Se l’esito del test risulta positivo, è prevista una profilassi di sei mesi con uno specifico antibiotico e vitamina. In caso di malattia, invece, la terapia è più articolata e permette una guarigione in alcune settimane. Se dai risultati si riscontreranno altri casi di contagio, i controlli saranno allargati sugli altri studenti e sul personale scolastico. E’ stato inoltre posizionato nella camera d’ospedale della ragazza un computer con webcam e tramite collegamento via internet con un’analoga struttura situata nella sua classe, sarà possibile per lei seguire le lezioni e interagire con compagni e professori. La situazione è stata affrontata con la massima trasparenza dalla scuola, alla quale va il merito di aver impedito il crearsi di preoccupazioni e disagi tra noi studenti, nonostante la cronaca locale abbia rivolto notevole attenzione mediatica per la notizia: nessun allarmismo, quindi, per questo caso di tubercolosi nel nostro liceo. Collabora anche tu con il giornalino scolastico scrivendo a: [email protected] N.1 Ottobre-Novembre 2011 3 INTERVISTA Sonia Rossi premio “Arbor Poetica” 2011 Una professoressa del Brocchi vince il concorso nazionale di poesia G entile professoressa Rossi, siamo due studentesse, incaricate dal Giornalino Scolastico Herpes di intervistarla in merito al concorso nazionale di poesia “Arbor Poetica” a cui lei ha partecipato, e di cui ha vinto il primo premio. La preghiamo di rispondere ad alcune domande, allo scopo di informare tutti gli studenti del Liceo Brocchi. -Sappiamo che questo è il primo concorso a premi a cui lei partecipa. Cosa l’ha spinta ad iscriversi? Da circa due anni invio i miei testi a concorsi che prevedono solo la pubblicazione in antologie ma non una graduatoria con relativi premi. Ogni testo inviato era puntualmente selezionato per la pubblicazione: questo mi ha dato coraggio. Inoltre, non mi interessavano i concorsi a premi fino a quando non ho visto quale possibilità si apriva partecipando ad “Arbor Poetica”, ossia la pubblicazione gratuita di una raccolta. Oggi pubblicare poesia gratuitamente è quasi impossibile: è un genere senza mercato e forse proprio per questo mi piace. Mi sono sempre rifiutata però di ricorrere alle pubblicazioni a pagamento: una questione di principio. Cul- 4 lavo questo sogno da alcuni anni, da quando ho adottatto la mia prima bimba; l’arrivo della seconda figlia, lo scorso aprile, ha permesso al disegno di completarsi. Ogni cosa ha un senso: vedere per caso questo bando subito dopo l’arrivo della seconda figlia ha il suo significato. A dire il vero, però, ho letto il bando la sera prima di partire per una vacanza: ho in fretta e furia mandato il testo via mail e me ne sono dimenticata. In piena estate mi è stato comunicato che ero tra i finalisti: avrei dovuto inviare una mail di accettazione per continuare nella selezione ma mi sono dimenticata di inviarla entro i termini stabiliti. Ho fatto di tutto per non vincere. -Il tema di questo concorso era “l’albero”, ai partecipanti è stato chiesto di realizzare componimenti in stile poetico ispirandosi ad alcune immagini del fotografo Stefano De Francisci. La sua ispirazione è sorta spontanea o ha avuto delle difficoltà nel trovarla? Quando ho sfogliato l’album delle foto pubblicate in internet mi sono subito soffermata su una di esse: era l’immagine giusta per un testo che avevo nel cassetto e sta- di Beatrice Dissegna e Camilla Bonaldo (3AL) va cercando un compagno di viaggio. Le immagini nascono nella testa poi si traducono in emozioni visive per un fotografo e musicali per chi scrive. -Sappiamo che il suo componimento, “Orfeo”, è stato classificato al primo posto tra 290 inviati da 175 autori. Si sarebbe mai aspettata di vincere questo concorso? Qual è stata la sua prima reazione alla notizia? Sicuramente il desiderio di avere un riconoscimento c’è quando partecipi ad un concorso, ma ci vuole molta autostima per aspettarsi addirittura di primeggiare. Non era certo al centro dei miei pensieri, tant’è che in tutte le tappe della selezione sono stata decisamente distratta. Il tempo è il giudice migliore e se qualche seme c’è darà buon frutto. Tuttavia, non ho particolari ambizioni. Non toglierei mai al lavoro o alla famiglia del tempo prezioso per dedicarmi ad una passione, nulla di più. Anche aprendo la posta e leggendo il risultato, quel primo urlo di gioia (questa è stata la prima reazione) accompagnato da lacrime che le mie figlie non capivano ha lasciato presto il posto ai doveri di mamma, agli impegni domestici di ogni giorno. Anzi, devo dire che mi sono sentita anche impaurita dall’impegno successivo. -Quanto pesa, secondo lei, il talento di una persona nella buona riuscita dell’opera, rispetto ad altre qualità come ad esempio la costanza, la dedizione o l’impegno? Ognuno ha un disegno da portare a termine, ognuno ha uno scopo ed è stato dotato di strumenti: una volta che una persona li ha scoperti deve imparare ad usarli per fare del proprio meglio e concludere il proprio lavoro con amore e sacrificio. Io sono innanzitutto mamma: questo è il mio disegno e anche questo premio, con un titolo adatto alla mia esperienza di vita, è una tessera del mosaico. -Il primo premio consisteva nella pubblicazione gratuita nell’anno 2012 di una raccolta di 40 dei suoi testi valutata dall’editore LietoColle. Può darci un’anteprima di ciò che ha intenzione di pubblicare? Ho sottoposto in questi giorni la raccolta all’editore e sono felice di aver trovato persone qualificate che l’hanno letta con tanta attenzione. E’ un testo che parte da un’esperienza personale e alternativa di maternità, con il risvolto doloroso delle maternità violate in un paese come l’India, per allargarsi poi ad abbracciare Occidente e Oriente in una sezione finale dedicata alla figura mariana, non in senso strettamente cristiano, ma in un’ottica multiculturale e interreligiosa. Vorrei fosse un ponte per le mie figlie, un modo per rafforzare le loro fragili radici, ma anche un inno alla vita. La fede, intesa come fiducia e disponibilità all’accoglienza, è ciò che manca di più oggi. I campi semantici usati sono quelli del solco (il nome della mia prima bimba ha questo significato) e del respiro. Il ritmo è quasi mantrico, litanico. Il titolo è “Chalo” che in hindi significa “Andiamo!” ed è la prima parola che la mia primogenita mi ha detto. -Cosa, secondo lei, ha portato l’attenzione al suo testo anziché agli altri? So che ogni componente della giuria deve assegnare un punteggio separato al contenuto e alla forma. Io cerco di evitare il verso libero: mi piace invece il verso sciolto e il ritmo è fondamentale. Non disdegno le forme tradizionali anche se oggi è sempre più difficile farle apprezzare. Credo che il testo “Orfeo” sia piaciuto per la trasfigurazione cui l’albero (era la foto di un’ombra sul terreno) è stato sottoposto. Alcune domande ci sorgono spontanee, perdoni la nostra curiosità, essendo queste più personali: -Da quanto coltiva la sua passione per la poesia? Ero un’adolescente quando cominciai a tenere il mio primo quaderno. Se rileggo ora quei testi li trovo insignificanti. Forse a 70 anni il testo con cui ho vinto questo concorso mi sembrerà ben poca cosa. Io me lo auguro. -Possiede altri scritti? Se sì, ispirati a cosa? Ho parecchio materiale in magazzino: molto spazio è dato alle figure femminili, all’eros inteso come contat- to con il divino e come principio creatore, ai miti e alla multiculturalità. -Qual è la prima persona a cui fa leggere le sue bozze? Non faccio leggere a nessuno le mie bozze, ma le rileggo spesso io poichè la vita ci modifica ogni giorno e ogni giorno leggiamo con occhi diversi. Diciamo che io sento dentro alcuni incipit, poi ad alta voce, in auto o mentre mi dedico alle faccende domestiche, la musica si compone e solo dopo aver ascoltato più volte la voce mi decido a scrivere, magari sul retro della lista della spesa. Mi sembra quasi di far morire il testo quando lo metto sulla pagina: assume una forma fisica e così il suo tempo inizia a scorrere. Se potessi tenere tutti i testi a mente non userei neppure la scrittura. -Si ispira a qualche scrittore/poeta in particolare? Amo Saba, la “buona carta” e le parole che sanno di pane. La ringraziamo per la sua disponibilità. Ci complimentiamo per la sua vittoria, augurandole di continuare ad emergere anche nei prossimi anni. Arrivederci! N.1 Ottobre-Novembre 2011 5 ECONOMIA LO STATO ABBANDONA LA SCUOLA di Paola Vivian (4ASO) S enza dubbio, la crisi c’è. Lo sentiamo ripetere fino allo sfinimento fra i tavoli dei ristoranti, per le strade, alla fermata dell’autobus. Persino le vecchiette al mercato borbottano qualcosa sul recente declassamento dell’Italia, sul rischio di bancarotta e sull’incerta situazione politica. E mentre sempre più famiglie stentano a raggiungere il fatidico 27 del mese, lo Stato taglia. Taglia dappertutto (non sugli stipendi da capogiro dei politici, inutile dirlo), ma in particolar modo sul nostro futuro. Soltanto dieci anni fa, nel 2011, le spese di funzionamento delle scuole erano coperte al 51% dallo Stato e il restante 49% dalle famiglie. Oggi, come tutti abbiamo potuto notare dalla quota d’iscrizione al Liceo Brocchi, di queste spese si sono fatte carico esclusivamente le famiglie. Del resto è impensabile fare altrimenti per garantire il minimo indispensabile: fogli, fotocopie, gessetti. Non solo, ma rispetto 6 agli anni ‘90 il nostro Liceo ha assistito ad un vertiginoso calo delle attività extrascolastiche gratuite; il giornale d’istituto è una delle poche iniziative che sopravvivono. I tagli apocalittici all’istruzione pubblica ammontano ad oltre 123 milioni di euro per l’istruzione prescolastica, circa 780 milioni per quella primaria, più di 208 per la secondaria di primo grado, 841,6 per quella di secondo grado; in tutto, quasi due miliardi di risorse in meno. Insomma, la scuola è in difficoltà: insegnanti precari, cattedre scoperte, scatti di anzianità bloccati per gli anni 2010, 2011, 2012. Ma a rimetterci sono soprattutto i veri protagonisti della scuola, ovvero proprio gli studenti. Non serve andare molto lontano per vedere come la Riforma Gelmini danneggi seriamente il futuro dei ragazzi. All’Istituto di Istruzione Superiore “G.A. Remondini”, corso sociale, sono stati eliminati i cicli biennali dati per certi al momento dell’iscrizione. Tali corsi avrebbero consentito ai ragazzi di conseguire, negli ultimi due anni di scuola superiore, i diplomi regionali di Oss o di esperto ludico-espressivo e di trovare con facilità un’occupazione in strutture assistenziali di vario genere. Queste specializzazioni davano accesso ad una qualifica regionale aggiuntiva al diploma statale e valida pertanto per l’immediato inserimento nel mondo del lavoro. Nonostante al momento dell’iscrizione fosse stata loro assicurata l’attivazione del corso, gli studenti di quarta quest’ anno si trovano quindi privati di un’importante opportunità. L’abrogazione della terza area prevista dal Ministero e la non collaborazione della Regione alla risoluzione del problema sono ingiuste e rendono il diploma quinquennale praticamente inutile per la ricerca di un impiego. Senza dubbio il clima è incerto, il futuro tutto da decidere, le prospettive di lavoro ridotte praticamente a zero. Ma è altrettanto vero che dobbiamo affidarci alle nostre capacità anziché agli scioperi, al nostro ingegno invece che alle proteste che non vengono ascoltate. Abbiamo l’obbligo di avere tenacia, di adattarci al mondo che cambia sempre più velocemente, di credere in un futuro migliore, di scegliere davvero senza sottostare agli sbagli di chi ci precede. Lo Stato abbandona la scuola, ma non dobbiamo dimenticare che la scuola siamo noi, con le nostre idee, la voglia di migliorare e di lottare per un futuro che ci appartiene a pieno titolo. E forse, dopotutto, possiamo farcela. ATTUALITÀ di Giulia Pagan (3BL) S e vi chiedessi la prima parola che vi viene in mente quando si parla di ricerca scolastica, molto probabilmente otterrei come risposta “wikipedia” per il 99,9%. Ormai infatti questa enciclopedia on-line è entrata nell’ideale comune come risorsa per rispondere a qualsiasi dubbio, come fonte sicura da cui fare un “accurato” copia-e-incolla per le relazioni scolastiche. Ma qualcosa sta succedendo al nostro amato sito, infatti il 4, 5 e 6 ottobre 2011 i gestori di Wikipedia di lingua italiana hanno ritenuto necessario oscurare le voci dell’enciclopedia per sottolineare che un disegno di legge (ci riferiamo al comma 29 del DDL intercettazioni ) in fase di approvazione alla Camera potrebbe minare alla base la neutralità di Wikipedia. Parliamo della legge “ammazza- blog”, che prevede l’obbligo per tutti i siti web di pubblicare, entro 48 ore dalla richiesta dell’ interessato e senza alcun commento, una rettifica su qualsiasi contenuto che egli giudichi lesivo della propria immagine. Purtroppo, la valutazione della “lesività” di tali contenuti non viene rimessa ad un Giudice terzo ed imparziale, ma unicamente all’opinione del soggetto che si ritiene danneggiato. Ad esempio, se viene scritto qualcosa sul preside e il preside non è d’accordo su quanto scritto, egli, senza l’intervento di giudici o legali, può richiedere la rettifica che deve essere obbligatoriamente pubblicata. Già in passato Wikipedia si rendeva disponibile a discutere e nel caso a correggere,grazie a fonti terze, il contenuto che avrebbe potuto danneggiare il personaggio citato e nei rarissimi casi in cui non è stato possibile trovare una soluzione, l’intera pagina fu rimossa. Ogni cittadino italiano è infatti tutelato dall’articolo 595 del codice penale, che punisce il reato di diffamazione, garanzia per la privacy di ciascuna persona. Forse la vera soluzione, come in qualsiasi contesto (soprattutto in Italia), sarebbe la certezza della pena contro questo tipo di reato, in modo da poter conservare la libertà di espressione senza per questo danneggiare il personaggio in causa. Ma la certezza della pena in Italia è un argomento ancora “sconosciuto” quindi è bene sperare nella coscienza di ciascuno e… si salvi chi può! (anche se “chi può” si è già salvato da tempo…) N.1 Ottobre-Novembre 2011 7 ATTUALITÀ “STAY HUNGRY, STAY FOOLISH” Steve Jobs 1955-2011 di Stefania Neglia (3ACA) “A pple ha perso un genio creativo e visionario e il mondo ha perso un formidabile essere umano”. E’ il sito della Apple ad annunciare la morte del suo più stimato fondatore, scatenando il lutto mondiale immediato. Il web si è riempito di memories e frasi come“Ci sono tre mele che hanno cambiato il mondo: la mela di Eva, la mela di Newton e la mela di Steve Jobs. Oggi abbiamo perso un punto di riferimento”, “Ha creato il nostro futuro”, “Al di là del genio mi mancherà l’oracolo”. Artisti, capi di stato, ognuno ha voluto dire la sua. Steve Jobs è stato un uomo che non solo ha reinventato il mondo dell’innovazione e della tecnologia ma ha imparato molto dalla vita ed è riuscito a trasmetterlo, anche attraverso le sue creazioni. Un uomo che è diventato idolo leggendario di una intera generazione, che ha osato cercare di andare oltre, e ci è brillantemente riuscito. Mac(intosh), iPod, iPhone, iPad, iTunes, Apple, NeXt, Pixar, Steve Jobs. Le sue invenzioni. Inutile spiegarle, basta il nome per capire. E, inutile negarlo, presentava le sue invenzioni quasi come un padre quando parla del successo del figlio. Una polo nera, un paio di jeans, le immancabili sneakers e la sua ultima creazione in mano. E’ questa l’immagine fisica che ci ha lasciato. Quella 8 del genio si trova in qualsiasi tecnologia che abbia una mela stampata dietro. L’idea della sua persona invece è quella più discussa. Di lui è stato scritto, detto, citato, discusso, investigato in tutti i modi e le forme, e tornare a farlo è come parlare per frasi fatte. Proprio per questo la miglior voce che possa esprimere che ciò che più ha lasciato non sia stato un cellulare, un computer o un mp3 è proprio Steve Jobs (scontato, eh?). Avete indovinato? E’ il discorso che ha pronunciato nel giorno del diploma all’Università di Stantford nel 2005. Eh sì. Perchè non c’è modo migliore per cercare di capirlo che tornare in- “ Arrendersi, mai! ” dietro di quei 6 anni,alla luce delle quali parole io sono rimasta senza le mie. “Sono stato fortunato - ho scoperto quello che amavo fare molto presto. Woz ed io fondammo la Apple nel garage dei miei genitori quando avevo vent’anni. Lavorammo duro, e in 10 anni la Apple crebbe dai due che eravamo in un garage ad una società da 2 miliardi di dollari con più di 4000 impiegati. Avevamo appena creato il nostro miglior prodotto - il Macintosh - un anno prima, e io avevo appena compiuto 30 anni. E fui licenziato. Come si fa ad essere licenziati dalla compagnia che hai fondato? Beh, non appena la Apple si espanse assumemmo qualcuno che pensavo fosse molto capace nel gestire l’aziende con me, e per il primo anno le cose andarono bene. Ma la nostra visione del futuro cominciò a divergere e alla fine decidemmo di rompere. Quando ci fu la rottura i nostri dirigenti decisero di stare dalla sua parte. Così, a trent’anni, ero fuori. E molto pubblicamente. Il centro della mia vita da adulto era completamente andato, sparito, è stato devastante. Non ho saputo che pesci pigliare per un po’ di mesi. Sentivo di aver deluso la precedente generazione di imprenditori per aver mollato la presa. Incontrai David Packard e Bob Noyce per cercare di scusarmi per aver rovinato tutto così malamente. Fu un fallimento pubblico, pensai addirittura di andarmene. Ma qualcosa, lentamente, si faceva luce in me. Amavo ancora quello che avevo realizzato. L’inaspettato e repentino cambiamento alla Apple non avevano cambiato quello che provavo, neanche un poco. Ero stato rifiutato, ma ero ancora innamorato. Quindi decisi di ricominciare. All’epoca non me ne accorsi, ma il mio licenziamento dalla Apple fu la cosa migliore che poteva capitarmi. Il peso del successo fu rimpiazzato dall’illumi- SPORT nazione di essere un principiante ancora una volta, con molta meno sicurezza su tutto. Questo mi liberò e mi consentì di entrare in uno dei periodi più creativi della mia vita. Durante i cinque anni successivi, fondai una società di nome NeXT, un’altra di nome Pixar, a mi innamorai di una meravigliosa donna che sarebbe poi diventata mia moglie. Pixar finì per creare il primo film animato al computer della storia, Toy Story, ed è ora lo studio di animazione più famoso al mondo. Apple, con una mossa notevole, acquisì NeXT, io tornai ad Apple, e la tecnologia che sviluppo con NeXT è oggi nel cuore dell’attuale rinascimento di Apple. Laurene ed io abbiamo una stupenda famiglia. Sono sicurissimo che niente di tutto ciò sarebbe accaduto se non fossi stato licenziato da Apple. E’ stato un boccone amarissimo da buttar giù, ma era la medicina di cui avevo bisogno. A volte la vita ti colpisce in testa come un mattone. Non perdete la fede. Sono convinto del fatto che l’unica cosa che mi ha consentito di proseguire sia stato l’amore che provavo per quello che facevo. Dovete trovare ciò che amate. E’ questo è tanto vero per il vostro lavoro quanto per chi vi ama. Il lavoro riempirà gran parte della vostra vita e l’unico modo per essere veramente soddisfatti e quello di fare quello che pensate sia il lavoro migliore. E l’unico modo per fare il lavoro migliore e quello di amare quello che fate. Se non lo avete ancora trovato, continuate a cercare. Non vi fermate. Come tutti gli affari di cuore, lo saprete quando lo troverete. E, come nelle migliori relazioni, diventerà sempre migliore al passare degli anni. Quindi, continuate a cercarlo fino a quando non l’avrete trovato. Non fermatevi.” STAY HUNGRY, STAY FOOLISH. E come ha detto Jovanotti al riguardo: “Non basta avere un sogno, bisogna avere la fame e la pazzia di realizzarlo, per non rimanere nella terra di mezzo dell’autoindulgenza.” UCCISO DALLA PASSIONE DELLA PROPRIA VITA! L’ultimo saluto a Marco... I l nostro Marco Simoncelli ci ha lasciato. Del suo sorriso, dei suoi riccioli, della sua simpatia ci resta solamente il ricordo. Marco viene travolto da Edwards e dal “fratello maggiore” Valentino Rossi durante il GP di Malesia. I due piloti, purtroppo, non riescono ad evitarlo: finiscono su di lui con le ruote. La scena della caduta è agghiacciante: Simoncelli, al secondo giro perde aderenza, forse anche a causa delle gomme un po’ fredde ad inizio gara. In un primo momento resta attaccato alla moto, poi, dopo essere caduto, il casco accidentalmente si sgancia dal collo del Sic a causa del forte impatto con gli altri due piloti. Marco non si rialza più dall’asfalto… subito il terrore si fa reale, la situazione appare gravissima. Anche se i soccorsi sono immediati, Simoncelli arriva in arresto cardiaco al centro medico del circuito. Sul suo collo ci sono evidenti segni del passaggio delle ruote. Arriva la tremenda verità che nessuno avrebbe voluto conoscere: Marco è morto, ucciso dalla passione della sua vita! È scivolato e non si può dare la colpa a nessuna norma di sicurezza, non c’era niente che si potesse evitare, è stato davvero sfortunato. Purtroppo in questo sport pericoloso i genitori dei piloti devono tenere in considerazione la morte dei propri figli. Paolo Dellai (2BS) e Nicola Pozzato (1AC) N.1 Ottobre-Novembre 2011 9 IL RACCONTO NIENTE di Valeria Garbui (4AL) Io. Non. Penso. A. Niente. Io non penso a niente. Non penso mai! Perché pensare? Perché mai dovrei? E’ una cosa stupida, non porta a niente. Io non penso, lascio il mio cervello vuoto buio spento. Vi terrorizza davvero il mio non-pensare? E’ davvero così obbrobrioso, incivile, selvaggio? Ma chi se ne fotte? E santo cielo, che sarà mai? Voi pensate e ragionate. Io non penso e non ragiono. Perché in questo modo io vivo. Sono un buffone sono un giullare sono un saggio un filosofo un politico. Sono uno sciocco sono un intellettuale. Sono un maestro sono un allievo. Io non penso e lascio la mia anima intatta. La. Mia. Anima. E’. Pura. La mia anima è pura, intatta. Non condizionata da pensieri superbi e vili, l’anima candida vola più in alto del sole e ancora più su. Non conosco Peccato, non conosco Virtù; non conosco Dannazione e nemmeno Redenzione. Non li conosco: presentatemeli. Ma che importa? Tanto non ricorderò i loro nomi… Io non penso e la mia anima è completamente intatta. Io non sono come voi, miseri poveri abbandonati, orgogliosi alteri severi, felici tristi depressi. Siete soddisfatti del vostro pensiero e della vostra anima sporca. Io non sono come voi, abbietti schiavi della Mente. Schiavi! Sì, siete tutti schiavi! Schiavi maledetti del tiranno Pensiero! Io, io sono libero… Libero più dell’aria. Sono libero dalle responsabilità dalla libertà di pensiero dalla tristezza dalla libertà di stampa dalla rabbia dalla libertà d’opinione dalla felicità dall’essere un uomo dall’eccellenza dall’essere vivo dall’amore dall’essere morto Sono libero da tutto. Sono libero di essere niente. Niente. E io non penso a niente. “ Non pensare a niente è avere l’anima propria e intera. ” Fernando Pessoa 10 di Marta Conca (3BL) CINEMA LA VITA È MERAVIGLIOSA D a tanto tempo mia mamma insisteva affinché io vedessi questo film ma tra compiti, distrazioni, sport e altri impegni io continuavo a rimandare. Poi, quando ho trovato due ore di tempo libero finalmente mi sono deciso a guardare quello che sarebbe diventato uno dei miei film preferiti. Il film, uscito nel 1946 in bianco e nero («oddio! è in bianco e nero! ma li trasmettono ancora?» direte voi; ma l’apparenza inganna...), è diretto dall’italo americano Frank Capra e vinse un Golden Globe ed ebbe 5 nomination all’Oscar. La storia, tratta da una novella di Philip Van Doren Stern, racconta di un George, giovane onesto, gentile e molto disponibile con tutti sogna un giorno di viaggiare per il mondo. Egli dirige una cooperativa di risparmio, la Bailey Costruzioni e Mutui, che offre la possibilità anche alle persone povere di avere una casa che pagheranno a rate molto modeste. Ma la rivalità con Henry Potter, di Andrea Naclerio (3BCA) imprenditore ricchissimo e avaro che ha in mano l’intera città, porterà una lunga serie di problemi che indurranno George a tentare il suicidio affinché la famiglia possa riscuotere l’assicurazione sulla vita. Ma qui interverrà un angelo che mostrandogli come sarebbe stata la sua cittadina senza che lui fosse nato gli farà capire quanto è importante la vita. Infatti, « nessun uomo è fallito se ha degli amici» ed un vero amore. Oltre al bellissimo insegnamento che ci dà, nella pellicola non mancano la commovente storia di vero amore tra il George e la moglie la comicità e le battute. “La Freddura” di Giovanni Baggio (3BCA) - Cara, tu mi stai accanto nei momenti difficili. Ma ora ho capito che i momenti difficili sono proprio quando ci sei tu. - Qual è la benzina che puzza di più? La Shell - “Mamma posso mettere la minigonna?” “No!” “Ma mamma, ho 18 anni!” “Smettila Giacomo!!” - Una donna molto molto grassa entra in un bar e chiede: “Menta forte” e il barista: “Lei è una bella donna!” - Ma un vigile al mare, fa multe salate? - Qual è la cantante più esplosiva? Mina. - Muore un cinese. E’ giallo. - “Guarda che bel paesaggio!” “Eh, non lo vedo, ci sono quelle montagne davanti...” - Il mio commercialista è triste, è partita Iva.. - Ma una rosa senza spine, va a batterie?? - “Sai come è morto capitan Uncino?” “No, come?” “Facendosi il bidè” - Qual è l’aeroporto più pessimista? Malpensa.. - Van Persie è un giocatore che non mi piace molto, con lui tutti i palloni van persi.... Seguici e scrivici anche sulla pagina Facebook! N.1 Ottobre-Novembre 2011 11 LIBRI IL DIALETTO VENETO: un’eredità a cui la riconoscenza di Diletta Guidolin (3CL) è dovuta Recensione di: “SILLABARIO VENETO” Autore: PAOLO MALAGUTI Casa editrice: Santi Quaranta Anno pubblicazione: 2011 Prezzo: € 13,00 N on credo che avrei mai preso fra le mani questo libro se non fossi stata tenuta, in un certo senso, a recensirlo, vista l’appartenenza dell’autore al nostro liceo. Noi ragazzi (ma forse ormai la società in generale) guardiamo oramai con superiorità al dialetto e con aria snobistica scegliamo pure i libri, selezionandoli in libreria con severità, a cominciare dal titolo che, con superficialità, prendiamo come parametro per giudicare, a naso, l’intera opera. “ Sillabario veneto” No, non fa per me. Perché intraprendere una lettura di questo genere sapendo già in partenza che non rispecchia i miei gusti? Eppure l’ho letto e adesso non posso far altro che porgere le mie scuse per i pregiudizi che ho nutrito (e che altri nutriranno) verso un libro che non è semplicemente un’analisi, uno studio etimologico di alcune colorite parole venete, ma un vero e proprio viaggio nella dolcezza dei ricordi legati alle espressioni della nostra terra, per lo più di origine contadina, che inconsapevolmente si trasforma nell’abbandono nostalgico al flusso della memoria sopraggiunto nell’udire, magari dopo tanti anni, una pa- 12 rola adesso distante dalla nostra quotidianità, ma un tempo viva nel linguaggio dei nostri avi. Neanche una trentina sono i termini, nomi ed esclamazioni, che il professor Malaguti prende in considerazione e a cui rende omaggio nei capitoli che compongono “Sillabario veneto”. Bagigi, boresso, freschìn,, filò, gnoco, schei, stravacarse, iaonseo, mas-cio, pissegamorti, mona: con queste parole e, con molte altre altrettanto buffe, vivaci e spesso onomatopeiche, si ha a che fare quando si cominciano a scorrere le pagine del libro, oggi, e quando ci si doveva confrontare col mondo compreso entro i confini veneti , o forse addirittura entro quelli delle nostre zone, in passato. L’autore, che dichiara lui stesso di non essere un vero e proprio conoscitore del dialetto, non esclude dalla comprensione del testo neppure i più ignoranti in materia (come la sottoscritta), quelli che faticano persino a comprendere i termini elencati nell’indice. Si inizia con la spiegazione del significato della parola, ipotizzando o riconoscendone l’origine e la derivazione dalla lingua di un popolo straniero, riallacciandosi il più delle volte al latino, al greco o al longobardo, per poi accantonare questa manipolazione artificiale del vocabolo e gettarsi in un turbinio di ricordi ineluttabilmente riemersi da un cassetto recondito, sepolti da un cumulo di reminiscenze più moderne (e più italiane). Veniamo inesorabilmente coinvolti in un brioso e gaio gioco animato dalla genuinità del verbo che via via si scioglie in una narrazione naturale e spontanea. Così i bagigi richiamano alla mente la frescura delle serate autunnali ed il calore dei tiepidi colori della stagione, la piacevole condivisione di un pasto frugale con gli amici e i parenti, attorno ad una tavola altrettanto spoglia e modesta; il filò, seppur mai vissuto in prima persona, viene dipinto languidamente come un ritrovo abituale fra madri nella stalla, che ritmano la filatura con racconti, nenie e chiacchiere; la preparazione dello gnoco da parte della nonna o della mamma diventa un rituale trasmesso nei secoli che preannuncia un pasto mitico e pantagruelico; l’odore di freschìn si accompagna, non tanto al disgusto, quanto alla resa soave dei sensi ad un profumo che pervade le acquitrinose città dalla bellezza un po’ incolta e trascurata . . . . E’ il malinconico e poetico congedo da un mondo morente e da una lingua che non ci appartiene più ma a cui noi apparterremo per sempre. MUSICA UNA DEL BROCCHI... ...AD X FACTOR F rancesca Michielin, 3^ACA. Una tra le tante. Una tra le tante che ogni mattina si reca in viale XI Febbraio, affronta la massa indistinta di gente all’ingresso per entrare a scuola, fissa l’orologio alla fine di ogni lezione, passa davanti alle affolatissime macchinette o a Tony il paninaro a ricreazione, lancia fogli stroppicciati in assemblea d’istituto e all’uscita, avvolta dalle nuvole di scarico delle moto, scappa via veloce, prima che l’affettuoso nonno vigile abbia qualcosa da ridire. 16 anni, una cultura musicale vastissima (ha scritto molti articoli nella relativa rubrica per Herpes), canta nel Bassano Bluespiritual Band, suona il basso, il pianoforte, l’ukulele, ha un gruppo e da questa estate si è buttata in una sfida con se stessa. Una sfida che si chiama Xfactor. In onda su Sky Uno al alle 9.10 di ogni giovedì sera (e in differita su Cielo ogni domenica alle 19) il programma che ha come giudici Morgan, Ari- HIPSE DIXIT -BRANCHI: Scusa fa freddo, aspetta che li porto sotto il segno di radice! -BORDIGNON: il numero atomico è il numero dei protoni, STOP! Non dirmi altro, cosa me ne frega se mio nonno ha le ruote?! -STUD: Grazie Prof! -BORDIGNON: Prego, e del vostro grazie me ne frego! RODEGHIERO: Qual’è l’avverbio di good? -STUD: Goodly! -RODEGHIERO: Non iniziamo con “lo sapevo, lo sapevo ma non mi veniva il termine!” -STUD: Ma scusi prof, non è più conveniente un motorino che la bici elettrica? -MINATI: NON andrò mai in giro con il casco in testa: ho anch’io una mia dignità!! Entra il tecnico in ritardo… -PROF: Mi sembra come Romeo, che riceve il messaggio del prete in ritardo e arriva dopo 2 giorni!! -BORDIGNON: Tu lo sai come si castrano le vacche? -STUD: No! Studente che ride dietro il prof… -BORDIGNON: Zitto tu, lo so che ti ecciti quando parlo di vacche!!! Invia le tue “Hipse Dixit” a: [email protected] sa, Elio e la discussa Simona Ventura cerca una voce che sappia trasmettere un brivido o una lacrima, una voce che faccia sognare, una voce che dimostri di avere un certo fattore nel sangue, appunto quel X-factor. A luglio, 50 000 persone si sono presentate ai provini e c’era anche lei, Francesca Michielin, una tra le tante. Una tra le tante (tantissime) persone che è spiccata forse per la voce dal retrogusto blues, o per lo stile “retrò riattualizzato” o per la tenacia con cui, per ricordarsi la canzone, si è scritta le strofe su mani e piedi -a cosa serve la scuola!-. Sono rimasti in 12, da quei 50 000, e c’è anche lei. Una tra le tante, una dei nostri, una di Bassano, una del Brocchi. Ora, non vi sto proprio dicendo che dovete votarla, ma concedetevi quei 4 minuti e mezzo su http://xfactor.sky. it/showvideo/100245/applausiper-francesca/20-10-2011/ e ascoltatevi il suo primo provino, con Whole Lotta Love dei Led Zeppelin. Poi decidete voi. Io vi dico solo due cose: primo, su facebook trovate il suo fan club creato da noi, secondo il (tele)voto conta, è il quinto giudice, anzi, SIAMO il quinto giudice e quest’anno è gratis: Forse deciderete di essere uno tra i tanti che la sosterranno. Per far sentire che la forza del Brocchi c’è, ed è con lei. Stefania Neglia (3ACA) N.1 Ottobre-Novembre 2011 13 CORRISPONDENZA n. 1 ABC la posta del cuore “L e scuole americane hanno il giornalino? Ce l’abbiamo anche noi. Le scuole americane hanno la posta del cuore stile “scrivi a Tiffany”? Adesso c’è anche questo! Storie andate male? Storie mai cominciate o semplicemente inventate? Critiche per una persona che non avete mai sopportato? Scriveteci tutto quello che non avete mai potuto scrivere in questo giornalino! [email protected] (tutto minuscolo) o pagina facebook “ABC la posta del cuore”, per chi non avesse paura di spubblicare la sua identità:) Avete l’80 % di possibilità di trovarvi nel posto giusto per risolvere i vostri problemi o per farvi una bella risata con una risposta cinica e amaramente ironica. Insomma.. La posta del cuore è tutta vostra, aspettiamo le vostre storie, baci e abbracci:)” DA: ELENA Oddio, eccoci qua a fare il giornalino americano con le love story e i consigli! Mah, non so quando dovremmo fidarci di voi! Vabbè, veniamo al dunque. Ho conosciuto un ragazzo, e nel giro di poco tempo abbiamo iniziato a usicre, come qualcosa di più di amici. Dopo 5 mesi, un bel giorno mi sveglio e mi dice che ha baciato un’altra e che è meglio se ci prendiamo una “pausa”. Io, testarda e masochista ci sono andata a parlare, forse perchè non accettavo il fatto che finisse così, o forse perchè non volevo proprio che finisse. Fatto sta che arrivo, parliamo e me ne vado più incazzata di prima. Passano i giorni e arriva qualche suo messaggio ogni tanto, fino a che non viene fuori il punto “di- 14 ventiamo amici”. Diventiamo perchè non lo siamo mai stati. Non lo nego, a me non dispiacerebbe, solo che mi sembra una cosa impossibile, visto che ormai non ci scriviamo e non ci vediamo più (il che forse è meglio). Quindi, adesso... cosa devo fare? Sforzarmi per provare ad essere amici o smetterla di combattere per placare il mio desiderio di saltargli addosso e spaccargli la faccia? LA RISPOSTA SERIA: Cara Elena, Quando una storia finisce per vari motivi, è quasi impossibile “rimanere amici”. E qui non mi dilungo nemmeno perchè la cosa è più o meno testata. In più, se come hai scritto tu c’è subito stata l’intenzione di frequentarsi come coppia e non come amici, credo sia piuttosto insensato voler tenatare di esserlo adesso. Se alla base del rapporto c’era una bella amicizia, allora poi è anche possibile tornare amici, ma se non c’era, la cosa è difficile, non voglio illuderti. Consideriamo anche che lui ti ha tradita e la cosa ti brucerà per parecchio tempo, impedendoti sicuramente di aver voglia di corrergli incontro ed abbracciarlo come faresti con un vero amico! Pertanto il mio consiglio, per adesso, è di tenerti stretti gli amici sinceri che di certo hai già e di lasciar perdere questo ragazzo ESTREMAMENTE ORIGINALE che vuole “restare amici”. E già che ci sei, dato che parli di “pause”, prenditene una tu dai ragazzi, che male non fa! LA RISPOSTA CINICA: Cara Elena, Tesoro, capisco il tuo problema. Hai a che fare con un tizio immaturo che non sa cosa vuole dalla vita ed un bel giorno si sveglia e mentre è in bagno pensa -ehi, perchè non posso chiederle di diventare mia amica?E tu che risponderai? Ovvio. Brillante, no? No cara, perchè l’unica cosa da fare è TIRARGLI UNA SONORA PAPINA! Non sei la sua ruota di scorta,al massimo fatti promuovere a scopamica. Credimi, 8 donne su 10 sono soddisfatte di questo metodo. Con amore, il team ABC “I battiti del mio cuore sono contati, Jacob, il tempo è finito.” “Una ragione in più per continuare a combattere!” “Hai finito?” di Marta Conca (3BL) ATTUALITÀ BIBLIOTECA per tutti al Brocchi di Sonia Bellin (5BS) e Filippo Campagnolo (5BS) L o scorso 13 Ottobre presso la sede di Villa Fanzago in via 11 Febbraio si è svolta l’inaugurazione ufficiale della nuova biblioteca del Liceo Brocchi che è ora aperta a tutti gli studenti e a i cittadini della città. Si tratta di un importante traguardo per la nostra scuola. Da molti anni infatti si stava cercando una sede più appropriata per ospitare i preziosi volumi fino ad ora custoditi nella ormai dimenticata “biblioteca-stanzina” della sede in via Beata Giovanna. Si tratta del compimento di un progetto che va avanti da molti anni ma che solo con la presente direzione ha trovato attuazione. Alla cerimonia di inaugurazione erano presenti tutte le autorità che hanno contribuito a tale importante conquista. In seguito alla benedizione del luogo da parte del sacerdote, il taglio del nastro del sindaco ha dato inizio all’evento. Alcuni studenti del nostro Liceo delle classi 5bca, 3bca e 2ac hanno organizzato una breve recita teatrale di apertura con la lettura di brani particolarmente significativi tratti da libri come Fahrenheit 451, il trattato sulla non violenza di Ghandi, una stanza tutta per sé di Virginia Wolf e il Canto 26 della Divina Commedia di Dante. Questa suggestiva esibizione ha fin da subito esaltato l’importanza della cultura, della lettura, dell’istruzione e del sapere umano come unica arma per combattere l’oblio dell’ ignoranza. Lo hanno ribadito anche i successivi discorsi delle autorità invitate, che hanno preso la parola dopo il discorso d’introduzio- ne del nostro preside Giovanni Zen. Tre i numerosi interveniti ricordiamo Tranquillo Bertamini, uno dei capisaldi e fautore delle specializzazioni al Brocchi, Maddalena Lazzarotto, la nostra ex preside che è apparsa particolarmente commossa, la professoressa Marchese e, tra le autorità, il sindaco Cimatti, l’assessore all’istruzione Morena Martini e i vari finanziatori e rappresentanti delle banche del circondario. L’incontro si è concluso con un assortito buffet offerto dalla scuola nel cortile esterno alla villa. Infine, invitiamo , chiunque non l’avesse già fatto a visitare questo nuovo locale, fatto , prima che per i cittadini per noi studenti. Ricordiamo inoltre che la nuova biblioteca sarà inoltre possibile consultare i libri, richiederne il prestito e anche ordinarne l’arrivo da altre biblioteche. A questo punto non resta che augurare a tutti una buona lettura. N.1 Ottobre-Novembre 2011 15 17 novembre: noi ci siamo! Il 17 novembre, giornata dello studente, molti ragazzi non hanno semplicemente voluto ricordare, ma si sono ritrovati per fare qualcosa di più grande. Lascio a voi la mia riflessione che ho condiviso con i ragazzi presenti alla manifestazione in quella giornata… Vorrei dedicare questo pezzo a chi non è presente qui oggi, a chi crede che la realtà sia immutabile, a chi crede che questa sia una manifestazione comunista, a tutti coloro che si lamentano e non fanno nulla ma soprattutto a chi non ha passione. Oggi, 17 novembre 2011, stiamo scrivendo una pagina di storia. La stiamo scrivendo come l’hanno scritta il 17 novembre 1939 i 9 studenti dell’Università di Praga e i loro insegnanti che furono uccisi dagli occupanti nazisti e la stiamo scrivendo come gli studenti uccisi il 17 novembre 1973 al politecnico di Atene da un carro armato. La stiamo scrivendo qui,ora, insieme, con lo sguardo fisso verso l’orizzonte e la passione di chi vuole lottare per qualcosa in cui crede. Siamo qui per parlare del nostro futuro. Quel futuro che sta già cominciando senza di noi. Sapete, ho avuto molte discussioni con i miei compagni riguardo a questa manifestazione. Sono stati in molti a dirmi “perché vai? Tanto non cambia nulla” e forse è vero; forse nella realtà non cambierà una virgola, quando ce ne andremo, la crisi non finirà, i tagli continueranno e ci saranno nuove riforme… Ma è il fatto di essere qui a dire che noi non ci stiamo a tutto questo che ci rende diversi. Siamo qui, e siamo COSCIENTI di quello che diciamo e ascoltiamo. Non pretendiamo di cambiare il mondo, pretendiamo di esserne parte. Sono le grandi idee, quelle folli, irrealizzabili, le utopie, che hanno spesso rappresentato il motore della storia. Senza utopie, non ci sarebbe stato il Risorgimento e l’Unità d’Italia, né la Resistenza, la Liberazione e la nascita della Repubblica. Senza l’utopia e il coraggio di agire, la specie umana sarebbe condannata a fine certa. Quindi ben venga l’utopia come “innesco” del cambiamento positivo! Che ci chiamino pure sognatori, ma noi siamo qui per riprenderci il nostro futuro. Ma cosa possiamo fare, in concreto? Innanzitutto partecipare, prendere parte alla vita scolastica esprimendo le proprie opinioni in maniera costruttiva senza paura di essere criticati e votando i propri rappresentanti, coscienti che saranno loro a dar voce alle nostre idee. Non pensiamo che competa sempre ad altri decidere ed agire per noi. Dobbiamo cominciare a dire no. No ai tagli alla scuola. No all’attuale situazione dei mezzi di trasporto. No alla riduzione dell’orario scolastico con conseguente impoverimento dei contenuti. Ragazzi, siamo qui. È ora di metterci in gioco. Vorrei terminare con qualche riga tratta dal libro di Erri de Luca “il giorno prima della felicità” “[…] tornai verso casa continuando a pensare alla lezioni. C’era una generosità civile nella scuola pubblica, gratuita che permetteva a uno come me di imparare. C’ero cresciuto dentro e non mi accorgevo dello sforzo di una società per mettere in pratica il compito. L’istruzione dava importanza a noi poveri. I ricchi si sarebbero istruiti comunque. La scuola dava peso a chi non ne aveva, faceva uguaglianza. Non aboliva la miseria, però tra le sue mura permetteva il pari. Il dispari cominciava fuori.” Giulia Pagan (3BL)