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H A B I TAT P “ er me le scarpe sono un incubo”, confessa Federica Siena affondando i piedi nella sabbia bianca dell’isola maldiviana di Kunfunadhoo: “Ne possiedo tre sole paia, anche perché, stando qui undici mesi l’anno, per tutto questo periodo non mi servono proprio”. ‘Niente scarpe e niente televisione’ è, d’altra parte, una delle regole fondamentali del resort di lusso Soneva Fushi, dove la trentaduenne italiana ha trascorso gli ultimi quattro anni e mezzo lavorando come biologa marina. Non appena dei nuovi ospiti, che arrivano in idrovolante, mettono piede su quella che è una delle più grandi isole dell’atollo di Baa, un inserviente per prima cosa prende in custodia le loro scarpe, restituendole solo alla fine del soggiorno. Un gesto che racchiude in sé tutto lo spirito di questo resort iperecologico: un lusso ‘rilassato’, con un pizzico di atmosfera alla Robinson Crusoe. Questo albergo paradisiaco è stato inaugurato oltre vent’anni fa e nasce da un’idea dell’indo-britannico Sonu Shivdasani, laureato a Oxford in Letteratura inglese, e di sua moglie Eva Malmström, ex modella svedese, che si sono ispirati a una filosofia di ospitalità che combina sostenibilità, cibo biologico e pratiche ascetiche e meditative; oggi il Soneva Fushi è considerato dall’eco-hôtellerie di tutto il mondo un modello da seguire. Una passione profonda L’A C Q U A R I O DI F EDER ICA DA QUASI CINQUE ANNI, la biologa italiana Federica Siena lavora sull’atollo maldiviano di Kunfunadhoo educando turisti e nativi al rispetto della fauna e della flora ittiche, con un ben preciso obiettivo in mente: riuscire a proteggere nel lungo periodo l’immensa varietà di coralli e pesci dell’arcipelago, la cui sopravvivenza è messa a rischio anche dal fenomeno dell’innalzamento delle temperature degli oceani. DI STEPHANIE PIEPER FOTOGR AFIE TIM WENDRICH 76 “Tutti coloro che lavorano al Soneva, che nel suo staff conta anche un responsabile per il riciclo e la sostenibilità, amano ciò che fanno; amano il nostro pianeta, lo rispettano e vogliono prendersene cura”, afferma Federica Siena scuotendo i suoi riccioli biondo scuro, mentre dice ridendo: “Scusate, qui non riesco mai a farli asciugare”. Come spiega, infatti, lei si occupa principalmente “di accompagnare gli ospiti nelle immersioni. Illustro loro le caratteristiche della barriera corallina e mostro le bellezze del mondo sottomarino, ma soprattutto faccio anche in modo che si rendano conto di quanto fragile sia l’ecosistema maldiviano”. Federica è ormai una guida provetta; spesso accompagna i turisti a Hanifaru Bay, un ‘acquario naturale’ dove si concentrano squali balena, squali grigi e mante, che funge anche da ‘nursery’ per queste specie. La biologa si immerge più e più volte e scende fino al fondale per indicare un pesce o un corallo. Quando riemerge, parla al gruppo delle particolarità della flora e della fauna ittiche e spiega le buone regole di comportamento in mare, improntate al rispetto dell’ambiente. Durante quest’intervista, la maggior parte delle sue frasi iniziano con “Il corallo che preferisco …”, “Il mio pesce preferito …”, oppure, “L’hai sentito? Quello era il mio uccello preferito ...”; lei stessa è la prima a ridere del suo entusiasmo appena si accorge che le è scappata un’altra delle sue frasi sui NEL BLU Federica Siena predilige per le sue immersioni l’‘acquario naturale’ di Hanifaru Bay, popolato da colonie di mante. MOSTRO ALLE PERSONE la bellezza del mondo sottomarino, ma anche quanto sia fragile e come agire per preservarlo” ‘preferiti’. Ma più la si ascolta parlare della vita - a molti, come a noi, sconosciuta - dei coralli e degli squali, più ci si rende conto di quanto, per lei, l’argomento della protezione dell’ecosistema marino sia d’importanza vitale. Con alle spalle studi in Architettura ambientale al Politecnico di Milano e alla Technische Universität di Dresda e un Master in Scienze Marine per lo Sviluppo Sostenibile all’Università di Milano-Bicocca, Federica Siena è in grado di parlare del fenomeno distruttivo dello sbiancamento dei coralli con i ricercatori internazionali ai tanti simposi cui partecipa, quanto di spiegare ai bambini ospiti del resort perché non si debbano inseguire le tartarughe marine: “Si impauriscono e potrebbero addirittura avere un infarto”, ammonisce seria. Federica ha scoperto la passione per il mare e le immersioni solo a diciott’anni. “I miei genitori comprarono una casa per le vacanze nel sud dell’Italia; non dimenticherò mai la prima volta che ho visto una lumaca di mare: quei piccoli molluschi hanno rappresentato per me la porta d’entrata verso un mondo nuovo, sconosciuto e meraviglioso. Ma ero anche molto arrabbiata con me stessa, perché mi ero resa conto di essermi persa qualcosa di stupefacente per i primi diciott’anni della mia vita”. Da allora il mare è stato per lei anche il luogo 77 H A B I TAT dove poter trovare una soluzione ai problemi quotidiani: “Ancora oggi, quando mi accorgo che sto pensando troppo a un problema, che questo mi sta arrovellando la mente, vado a fare un’immersione e tutto poi mi sembra più semplice e chiaro”, rivela Federica. Slow Life Nell’atollo di Baa, Federica Siena si dedica a tutta una serie di progetti. Cura anche lo SLOW LIFE Symposium che, dal 2008, viene regolarmente organizzato dal Soneva sull’isola di Kunfunadhoo e che, molto probabilmente, è l’unica conferenza al mondo dove i partecipanti stanno a piedi nudi. L’evento, della durata di tre giorni, ospita ricercatori, studiosi ed esperti di diverse discipline, ma anche albergatori e immobiliaristi, che si incontrano per discutere di sostenibilità come pure di pratiche edilizie e ospitalità di lusso ‘intelligente’. ‘SLOW LIFE’ è, infatti, l’acronimo di ‘Sustainable, Local, Organic, Wellness, Learning, Inspiring, Fun, Experiences’ (Sostenibile, Locale, Biologico, Benessere, Formazione, Ispirazione, Divertimento, Esperienze): “È la nostra filosofia, qui al Soneva - spiega Federica Siena - ed è alla base dei vari progetti che portiamo avanti: dal nostro sistema di trattamento dell’acqua, che trasforma quella di mare in acqua potabile, alle lezioni di nuoto per i ragazzi dell’arcipelago. Sorprendentemente, infatti, quasi nessuno dei locali sa nuotare; se vogliamo che anche loro siano consapevoli, rispettino e si prendano cura della fauna e della flora indigene devono conoscerle bene e a fondo”. L’anno scorso, ci informa, quarantaquattro bambini si sono iscritti alla scuola di nuoto, insieme a diciassette madri; alcuni di questi ragazzi oggi impartiscono a loro volta lezioni ai coetanei. Sono piccoli successi come questo che riempiono d’orgoglio la UN PARADISO IN PERIC OLO Circa il 60% delle colonie di corallo delle Maldive, recentemente analizzate da un team di esperti internazionali, hanno perso ormai il loro colore caratteristico, ‘sbiancandosi’. La principale causa del fenomeno è il riscaldamento degli oceani: per via delle temperature elevate, i coralli espellono le alghe che conferiscono loro il tipico colore ‘rosso’. ECO-MOBILITÀ Sull’atollo di Kunfunadhoo, l’unico mezzo di trasporto ammesso è la bicicletta. SENZA I CORALLI non ci sarebbero le Maldive; sono le fondamenta di questo arcipelago, costituiscono l’habitat primario per milioni di pesci” FOTO MARK LUSCOMBE-WHYTE ILLUSTRAZIONE JULIA PELZER 78 biologa italiana. Il Soneva Fushi porta avanti simili iniziative anche su altre isole maldiviane e i resort dell’arcipelago lo vedono come un esempio da seguire, imitandolo e diffondendo così un consapevole sentimento ecologista in ogni angolo delle Maldive. Federica Siena, inoltre, organizza regolarmente, nella capitale Malé, dei campi scuola per ragazzi, sempre a sfondo ecologista. Per lei, quando si tratta di protezione dell’ambiente, l’educazione dei nativi è tanto importante quanto quella dei turisti. “Tra l’altro, molti dei visitatori che arrivano qui non hanno idea che i coralli siano colonie di animali. Credono che siano piante, o peggio, pietre”. A volte, aggiunge, “per loro è quasi una rivelazione scoprire che i coralli usano i loro tentacoli per nutrirsi di plancton e che devono lottare per il cibo, per mantenere la loro ubicazione e per riprodursi”. Durante i suoi primi mesi a Kunfunadhoo, la biologa ammette anche come abbia notato solo marginalmente i pesci, perché “la varietà e la vivacità dei colori dei coralli mi aveva reso cieca a tutto il resto. Senza i coralli non ci sarebbero le Maldive. I coralli sono le fondamenta di questo arcipelago, costituiscono l’habitat primario per milioni di pesci”. Poi, improvvisamente, si scusa un attimo e si avvia sulla battigia per immergersi, deponendo, in una piccola depressione del fondale, un frammento di corallo che aveva scorto sulla riva. “Lì sarà protetto dalla corrente e potrà continuare a crescere”, ci spiega una volta tornata in superficie. Federica Siena si tiene anche costantemente in contatto con gli altri biologi che operano nelle Maldive. “Se qualcuno di noi nota qualcosa di strano - come coralli che muoiono improvvisamente o variazioni nella popolazione ittica - ne informa subito gli altri”. Due volte l’anno, l’italiana esegue una sorta di screening della barriera corallina intorno all’isola, documentandone eventuali mutamenti o alterazioni. Al momento, tuttavia, non esiste un’autorità ufficiale che abbia il compito di custodire, raccogliere e analizzare tali dati, e questo è uno dei crucci più grandi della biologa, che, infatti, si sta attivando, contattando università e centri di ricerca, perché si crei un archivio che permetta poi di studiare, nel lungo periodo, i fenomeni registrati. Essendo così coinvolta, ci pare impossibile che Federica abbia mai pensato di lasciare le Maldive, eppure, confessa “alla fine dello scorso anno sono stata in vacanza per un mese nel sud dell’Africa. Non l’avevo mai visitata prima e tutto era nuovo, diverso: la vastità degli spazi, la maestosità degli animali, quei particolari, unici, larghi sorrisi della gente d’Africa che ti entrano nel cuore … è stata la prima volta in cui ho seriamente preso in considerazione l’idea di lasciare Kunfunadhoo. Ma, quando sono tornata nell’isola, era la stagione delle mante, che sono in assoluto i miei pesci preferiti. E mi sono ricordata che, qui, ho ancora tante cose da fare …”. 79