moldavian girls
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Uno spazio per esprimer… esprimer Mi Giornale scolastico A.S. 2008/2009 ISTITUTO PROFESSIONALE di STATO per L’INDUSTRIA e L’ARTIGIANATO “Pitagora” di Policoro NON SEMPRE IL BULLISMO “ è di classe”. Sconcertanti fatti di cronaca riportano, periodicamente, episodi di violenza tra coetanei a scuola o per strada accompagnati dal fenomeno della pubblicizzazione attraverso video pubblicati su internet o semplicemente diffusi dai mezzi di comunicazione. La Regione Basilicata ha istituito un osservatorio permanente sul fenomeno e sta portando avanti una serie di attività finalizzate alla prevenzione e alla lotta al bullismo. La nostra scuola aderisce, con un gruppo di supporto, a tutte le attività promosse dall’Ufficio Scolastico regionale per la Basilicata. Nell’ambito dell’Istituto, fra le tante iniziative, i nostri alunni hanno aderito al Concorso “Manifesto sulla Prevenzione e la lotta al Bullismo”. I lavori proposti sono stati scelti dalla commissione e saranno premiati. 1 Chi siamo - Hi Guys; - Salut!; - Una terra tra due mari : La Nostra pag. 3 pag. 4 pag. 4 Arte e cultura - Una Regione, ma non una lingua - Albino Pierro – La forza della poesia dialettale - Isabella Morra – condizione femminile del sud…e non solo. - Pitagora – non solo numeri; - Una fiaba Lucana - pag. 5 pag. 5 pag. 7 pag. 8 pag. 9 Attività Scolastiche - Light up the world Il bullismo perché ? Una nuova esperienza Progetto e-twinning: l’Europa a scuola The martisor (l’amuleto rumeno) pag. 10 pag. 11 pag. 11 pag. 12 pag. 13 Intercultura! - Alcuni dei nostri amici stranieri. pag. 14 Feelings - San Valentino 8 Marzo festa della donna Quando parlare d’amore… pag. 16 pag. 16 pag. 17 Attualità - - Obama e il sogno americano Morire d’asfalto pag. 17 pag. 18 pag. 18 Eluana: una morte annunciata Curiosità Lucane - - I cucibocca Il cupa-cupa Creatività e passione in cucina pag. 19 pag. 20 pag. 21 Games - Music Crossword pag.22 2 CHI SIAMO SIAMO Hi guys! My name is Valerio, I’m 19 and I’m a student of IPSIA PITAGORA, my wonderful school. Don’t worry I feel OK and I really like my school. It is located in Europe!! Oh, sorry, in 24 Via Puglia, Policoro, a little town in southern Italy. I’m going to show you my school, that I really like; believe me it’s very interesting. We are about 600 students all together boys and girls. The girls are pretty enough to make quite enjoyable and funny our 6 long long hours that we spend in it. In fact we stay at school six hours a day for 5 days weekly. On Saturdays we have a further professional study. Not all my collegues are from Policoro; some of them are from villages and little towns not far from here. They come every morning by coaches and buses. Why did we choose to attend this school? It’s easy, at the end of the 5 year course we get a diploma that allows us to go to University (not here in Policoro) or to find a job, here or elsewhere in Italy or abroad, (we also learn English and French) after only 3 years we get our first level qualification diploma. We can choose one of the 5 courses qualification diplomas (3 years) - Electric operator; Electronic operator; Fashion operator; Biology operator; Thermal-mechanical operator. At the end of the 5 year course we get a diploma as: - Electric industries technician; - Electronic industries technician; Electronic industries technician; Fashion and clothing industries technician; - Chemical industries technician; - Energy system technician. Our classrooms are large and comfortable, the gym is great, moreover to develop our skills, we have well equipped laboratories and workshops when we spend lot of lesson hours weekly. So, in them we can organize and carry on activities under the supervision of our teachers. Well, what do you think about my school? Oh! You know, it’s always a school!! but not so worring to attend!!! Believe me!!!! Valerio Affuso 3 SALUT A’ TOUT LE MONDE ! Questi due articoli in lingua inglese e francese sono stati redatti per il progetto etwinning “Young e.journalists grow” e sono stati pubblicati sul twinblog, lo spazio del sito etwinning dedicato allo scambio di informazioni e di esperienze fra le scuole partner: Italia, Polonia e Romania. Una terra tra due mari: la nostra Nous sommes à Policoro, une petite ville au bord de la mer Ionienne, en Basilicate. Policoro n’est pas loin de Metaponto, la ville fondée par les grecs au VII siècle où encore aujourd’hui on peut admirer des temples qui sont les témoignages de cette culture. Notre école se trouve rue de Puglia au numéro 24 et elle est dédiée au philosophe – législateur- mathématicien « Pythagore », qui a vécu à Metaponto jusqu’à sa mort où il a crée une de ses écoles philosophiques. Dès nos jours Pythagore est rappelé surtout pour son «théorème de géométrie» qui donne la relation fondamentale entre les cotés d’un triangle. C’est une école professionnelle qui prépare les garçons et les filles à travailler dans le domaine industriel et artisanal. Chaque jour elle est peuplée d’adolescents provenant de Policoro et des villages qui sont dans ses environs. Pour apprendre « le métier » il y a beaucoup de laboratoires où chacun peut organiser, projeter et réaliser pratiquement des travaux qui sont le résultat des connaissances et des compétences développées en classe. Les différents cours qu’on y trouve favorisent la formation culturelle des jeunes en leur donnant la possibilité de recevoir, à la fin du cours de cinq ans, un «baccalauréat technique» valable sur tout le territoire italien. Donc, les figures professionnelles qui prépare notre école sont: l’expert et le technicien mécanicien, électricien, électronicien, chimiste et de la mode. Bagnata da due mari, il Tirreno e lo Ionio, montuosa all’interno, con vette di oltre duemila metri, collinare nell’area est e pianeggiante sulla costa ionica, la Basilicata appare come una regione tutta da scoprire. I paesaggi boschivi ricordano che almeno sino alla metà dell’Ottocento, la Basilicata era una delle regioni d’Italia più ricche di foreste finché una sciagurata legge post-unitaria, favorì i più estesi disboscamenti. Ciò che rimane sono ancora foreste bellissime (Boschi di Trecchina, le foreste del Vulture, il parco di Gallipoli- Cognato e quelle più estese del Pollino) capaci di riportare il visitatore nella solitudine e nel silenzio, a quando l’Appennino meridionale era davvero il regno dei boschi, delle favole e del lupo “cattivo”. Oggi invece, il lupo è una presenza segreta se non rara dei boschi, dov’è ancora possibile avvistare rapaci diurni, gheppi e sparvieri e ascoltare il tambureggiare del picchio. La Basilicata è terra di contrasti e di forti armonie; è gelosa custode della propria identità , di un passato ricco di testimonianze visibili nei suoi parchi archeologici, nei suoi maestosi castelli, nelle abitazioni scavate nel tufo dai nostri predecessori ben 9000 anni fa . E’ una terra che vanta località marine incontaminate con spiagge di sabbia dorata e finissima; le stesse sulle quali approdarono i Greci nel VII secolo a. C. ma è proiettata in un contesto economico senza precedenti per le immense riserve di petrolio e di gas che nasconde nelle sue viscere. E’ una regione in cui la gastronomia, nei numerosi ristoranti a conduzione familiare, è punta di diamante della cucina e dell’ospitalità lucana e, per contrasto, è la terra in cui , luoghi stupendi ed inaccessibili hanno dato spazio a sport estremi come il “volo dell’angelo” sulle Dolomiti lucane e il “rafting” nelle gole del Raganello nel parco Nazionale del Pollino. S. ORSATO - M. CIVALE 1 A O.M. Prof.ssa Antonietta Masini 4 ARTE E CULTURA UNA REGIONE, MA NON UNA LINGUA Tanti i dialetti dell’ area lucana che rischiano di andare perduti La nostra è una grande regione, ma in un certo senso “ muta “. Non esiste un vero dialetto lucano, nel senso che non abbiamo una parlata unitaria per tutto il territorio e quelle esistenti rischiano di andare perdute. Insomma servirebbe una specie di Disco Rosetta “Disco di Rosetta”, supporto molto resistente, creato per conservare una biblioteca di 2500 idiomi per almeno 10000 anni. Il suo nome deriva dalla antica Stele di Rosetta, pietra in basalto nera fittamente coperta di iscrizioni, scoperta nel 1799 da uno sconosciuto soldato francese presso Rosetta ( Forte Rashid). Essa riporta un’ iscrizione con tre differenti grafie: geroglifico, demotico e greco e che fu importante per decifrare le antiche lingue egiziane. Il dialetto lucano, spiega lo studioso Francesco Saverio Lioi, ha un solo rappresentante: Albino Pierro, il poeta nella sua lingua materna, il tursitano, ha creato un’ opera poetica tale da meritare la candidatura per il Nobel e che ha fatto conoscere nel mondo, uno dei tanti dialetti della nostra regione. Ma il tursitano di Pierro è una parlata che appartiene a una zona ben delimitata, che si differenzia da altre zone vicine e lontane; perciò il dialetto lucano non è diventato una vera e propria varietà linguistica italiana come il napoletano o il romano. Alcuni affermano che le varietà del dialetto lucano sono fondamentalmente quattro: 1) I dialetti con influenza “albanese” ( per i centri con questa origine, ossia San Paolo Albanese, San Costantino, Ginestra, Barile e Maschito); 2) I dialetti con influenza “apula” 3) ( Matera, Venosa e Melfi); 4) I dialetti con influenza appenninica che mantengono le caratteristiche più specifiche del dialetto regionale; 5) Il dialetto con influenza calabro-sicula perché influenzata da questi due dialetti. Il dialetto più esteso e con più elementi comuni è quello della zona appenninica che ha influenzato anche l’area del nostro Metapontino, grazie ai flussi migratori. Aspettando, in attesa che arrivi un “ Dischetto di Rosetta” per i dialetti lucani, la nostra regione resta senza una sua “ lingua”. Conte Carmela II A.O.M ALBINO PIERRO: La forza della poesia dialettale A pochi chilometri dal mare si trova Tursi. La cittadina ha una conformazione molto particolare ed è sovrastata dal borgo antico, la Rabatana, risalente al V sec. d. C. Ogni angolo di questo paese, come le vie e i burroni sono divenuti famosi perché cantati nei versi del noto poeta dialettale lucano Albino Pierro. Il poeta vi nacque infatti, nel 1916. La madre morì giovanissima lasciandolo all’età di pochi mesi e il ricordo di lei come quello della fanciullezza vissuta nella terra Natia, accompagneranno il poeta per tutta la sua vita e saranno fonte ispiratrice della sua poesia 5 Mbàreche, nun c’è nente Dope d’ à morte; e nui ca, toste, ghiangème. Iè c’agghie caminète tante Nd’i strète fridde d’u munne, cchè ll’ agghie chiamète a fè n’abisse di vote a mamma mèja? Da u iurne ca citte e bbone le vòsete à Madonna nparavise, nun s’è fatte cchiù sente; eppure chiangènne mi lassàvite di picca mise. E ancora Forse, non c’è niente dopo la morte; e noi che, duri, piangiamo. Io ho camminato tanto nelle strade fredde del mondo, che l’ho chiamata a fare tante volte Mamma mia? Dal giorno che zitta e buona la volle la Madonna in paradiso, non si è fatta più sentire; eppure, piangendo mi lasciò di pochi mesi. Eppure… Mo mò ci turnère, e com’u vente, nda chille quatte sciolle d’ à chèsa mmèje Eppure… all’istante ci tornerei e come il vento, tra quelle quattro rovine della mia casa A notte prime di parte Mi ni nghianève à lu balcone ad avite E allè sintije i grilli ca cantaìne Ammuccète nd’u nivre di muntagne. La notte prima di partire me ne salii al balcone sopra e lì sentivo i grilli che cantavano Nascosti nel nero delle montagne. Pierro trascorre la giovinezza in varie città italiane e si laureò a Roma nel 1944 dopo una carriera scolastica piuttosto disordinata . Alla professione di docente di storia e filosofia nei licei della capitale, alternò sempre il "mestiere di poeta" e nel 1959, dopo una serie di raccolte in lingua cominciò a scrivere in tursitano, l'arcaico idioma della sua infanzia, che non aveva ancora conosciuto alcun tipo di trascrizione letteraria. Pierro, senza alcuna tradizione alle spalle, ne esaltò magistralmente le risorse foniche e simboliche, tanto da attirare l'attenzione e guadagnarsi la stima di studiosi del calibro di Contini, Folena, Marti, Migliorini, Petrocchi, per citarne alcuni. Proprio per la sua opera dialettale, più volte fu candidato al Premio Nobel per la letteratura (le maggiori chances le ebbe nel 1990). Nel 1992 ricevette la laurea “honoris causa” dall'Università degli Studi di Basilicata, che in tal modo intese rendere omaggio "all'interprete di una condizione esistenziale che fa corpo tutt'uno con l'anima antica della civiltà lucana”. È morto a Roma il 23 marzo 1995, lasciando tutti i suoi averi al Comune di Tursi. Grazie a tale lascito è stato istituito un premio per il miglior poeta italiano che si esprima in dialetto. A’ terra d’u ricorde La terra del ricordo S’i campane di Paske Se le campane di Pasqua Su’ paròue di Criste sono parole di Cristo Ca he fatte nghiùre ‘a morte, che ha fatto chiudere la morte, mò sta parlèta frisca di paìse ora questa parlata fresca di paese jèttete u bbànne e dìcete: getta il bando e dice: “Vinèse a què, “Venite qui, v’àgghie grapute i porte.” Vi ho aperto le porte Prillo Maria Teresa 2^ A O.Moda 6 Isabella Morra « Torbido Siri, del mio mal superbo or ch'io sento da presso il fine amaro, fà tu noto il mio duolo al padre caro, se mai qui'l torna il suo destino acerbo.” (Isabella Morra) Isabella Morra, è la giovane poetessa lucana vissuta a Valsinni nella prima metà del XVI secolo. A soli 26 anni fu uccisa dai suoi stessi fratelli per via di una presunta relazione clandestina con il barone spagnolo Diego Sandoval de Castro. La sua tragica storia è stata ricordata anche dal cinema con il film Sexum Superando - Isabella Morra, di Marta Bifano nel 2005. Terza degli otto figli del barone di Favale , fu avviata dal padre, insieme al fratello Scipione , agli studi e alla conoscenza della cultura classica e alla composizione dei versi. Il padre , coinvolto nelle controversie del tempo tra francesi e spagnoli, fu costretto a riparare in Francia e portò con se il figlio Scipione. Gli altri figli, Marcantonio, Isabella, Decio, Cesare, Fabio, Porzia e Camillo rimasero con la madre, nel castello di Favale. Infatti, dopo varie trattative legali, il feudo tornò ai Morra e fu affidato al primogenito Marcantonio. Isabella visse una realtà familiare inquieta in cui non era affatto compresa dai fratelli; i rapporti con loro erano aspri e continuarono ad incrinarsi fino alla tragedia quando sospettarono che la giovane donna coltivasse una relazione segreta con Diego Sandoval de Castro, poeta a sua volta e barone di Bollita. Scoperta la relazione, i fratelli di Isabella uccisero la poetessa e poco più tardi, in un agguato in bosco di Noepoli anche Diego Sandoval, per poi fuggire in Francia. Alla morte del nobile spagnolo, il vicerè di Toledo incaricò un funzionario del regno di Napoli, l’avvocato Antonio Barattucci, di ricercare il movente e gli autori del feroce assassinio. Le indagini del Barattucci non assicurarono gli assassini alla giustizia ma resero ad Isabella un favore più grande. La poetessa durante la sua esistenza aveva, ogni giorno, sperato che il padre tornasse per portarla via da Favale, magari alla corte francese, con il lusso, le feste , i balli e tutto quanto la giovane donna potesse desiderare. Il padre però non era mai tornato; il funzionario del regno, invece trovò i suoi versi e per esaminarli, li portò fuori dalle mura del castello e, senza saperlo, li rese immortali. Il filosofo italiano Benedetto Croce, agli inizi del Novecento venne in Basilicata e si recò a Valsinni, non per trovare il “movente “ di quei delitti ma per ammirare e “respirare” i luoghi che avevano visto nascere la poesia di Isabella Morra. Il suo fascino è irresistibile come donna prima che come poetessa in quanto è stata barbaramente uccisa dai suoi fratelli e due suoi zii a causa della sua presunta storia d’amore. Certamente se non fossero state trovate le sue opere, Isabella Morra sarebbe stata solamente una delle tante donne che, attraverso i secoli, sono state vittime della crudeltà sociale e della condizione femminile. Isabella Morra è sopravvissuta attraverso la sua poesia. Ciò che mi ha colpito nella figura di Isabella Morra è soprattutto il lato umano, profondamente femminile che la rende sempre attuale e profondamente umana . Anche se la condizione femminile sembra essere attualmente cambiata, esistono ancora nella nostra società situazioni di emarginazione sociale per quel che riguarda la vita delle donne. Conte Carmela II A.O.M. 7 PITAGORA: non solo numeri La nostra scuola è intitolata a Pitagora. Ma chi era Pitagora? Nato a Samo nel 570 a. C., Pitagora lascia molto presto la sua città, sentendo il desiderio di conoscere terre lontane come la Persia, la Gallia, Creta e l’Egitto. Tornato in patria, trova il paese sottomesso al tiranno Policrate e così, a quarant’anni, decide di abbandonare definitivamente l’isola per trasferirsi nella Magna Grecia e precisamente a Crotone in Calabria. Qui fonda una scuola che ebbe un peso notevole nella vita politica della città, essendo legata al partito aristocratico. La scuola ,alla quale erano ammesse anche le donne, era organizzata sulla base di regole ben precise che, tra l’altro, esigevano dagli scolari un lungo periodo di tirocinio prima di poter venire a conoscenza dei segreti più profondi della setta. Pitagora aveva una predilezione per le scienze matematiche, che conosceva meglio di ogni altro suo contemporaneo. Fu il primo a considerare la matematica come scienza e iniziò i suoi studi avendo come base le conoscenze geometriche degli Egizi e aritmetiche dei Fenici. Stabilì la dimostrazione matematica su cui adesso si basano anche tutte le altre discipline scientifiche. I numeri sono alla base della sua filosofia : l’archè, il numero, è l’elemento primordiale dell’universo; il numero Uno è un punto (una specie di atomo), il Due una retta, il Tre un piano e il Quattro un solido ma questa teoria apparentemente ben definita, fu contraddetta proprio dal teorema di Pitagora: per i Pitagorici, numero significava solo numero intero, mentre il teorema evidenzia l’esistenza (i numeri irrazionali) che non sono esprimibili mediante un numero intero. I Pitagorici studiavano i numeri primi, le progressioni e quei rapporti e proporzioni che essi consideravano belli. Secondo Pitagora, la perfezione numerica dipendeva dai divisori di un numero e lo studio dei suddetti portò alla scoperta di questi teoremi: a) La somma di due numeri pari è pari (2+2=4) b) Il prodotto di due numeri dispari è dispari (3x 3= 9 ) c) Se un numero dispari divide un numero pari, divide anche la sua metà, sempre che essa non sia un numero primo (20:5=4; 10:5=2). Secondo Pitagora, fra i numeri esisteva un’aristocrazia: c’erano quelli nobili e quelli plebei. A parte il 10, la tetraktis, che per i pitagorici rappresenta un’entità divina, l’1, il 2, il 3 e il 4 erano i più illustri fra tutti i numeri: la loro somma è uguale a 10 e tutti insieme formavano il divino triangolo. "Tutte le cose che ci è dato conoscere posseggono un numero" e ogni numero ha un suo significato particolare: l’1 rappresenta l’intelligenza, il 2 l’opinione (sempre duplice), il 4 la giustizia, il 5 il matrimonio, il 7 il tempo critico (forse perché sono sette i giorni della settimana) e così via. Il filosofo greco è conosciuto in tutti gli ordini scolastici , per il famoso teorema da lui elaborato: in un triangolo rettangolo il quadrato costruito sull’ipotenusa è uguale alla somma dei quadrati costruiti sui cateti. Questo teorema era già noto ai cinesi e ai babilonesi mille anni prima, ma Pitagora fu il primo a dimostrare che era valido per ogni triangolo rettangolo. Di Lorenzo Michele V A T.I.EN. 8 Una fiaba lucana I tredici briganti C’era una volta due fratelli:uno faceva il ciabattino ed era ricco, l’altro faceva il contadino e non aveva nulla. Un giorno il contadino, mentre era in campagna vide tredici uomini sotto un albero di quercia con certi coltellacci da far paura. Pensò che fossero briganti e si nascose tutto intimorito. Vide che si avvicinavano alla quercia e che il capo diceva:”Apriti,quercia!” e il tronco della quercia si apriva, permettendo ai briganti di entrare nella cavità buia. Il contadino restò nascosto ad aspettare e, dopo un po’ di tempo, i briganti uscirono. Il capo disse: “Chiuditi ,quercia!” e la quercia si richiuse. Quando i briganti se ne furono andati, il contadino volle provare anche lui. Si avvicinò all’albero, disse alla quercia di aprirsi e passò.C’era una scala che andava sottoterra, scese e si trovò in una caverna enorme piena di tesori: c’erano montagne di monete d’oro e altre di brillanti. In tutto erano tredici: Il contadino era quasi pazzo dalla felicità e riempì tutte le tasche di monete d’oro. Arrivò a casa carico come un mulo e raccontò alla moglie cos’era successo. Per misurare i soldi aveva bisogno di uno stoppello, ma lui non l’aveva, così andò a chiederlo in prestito al fratello, che faceva il ciabattino. Il ciabattino pensò “Cosa avrà mai da misurare mio fratello che non ha mai avuto nulla? Voglio vedere un po’!” Mise quindi un po’ di colla sul fondo dello stoppello prima di consegnarglielo. Quando gli venne restituito lo stoppello, vide subito che c’era rimasta attaccata una moneta d’oro. Allora andò dal fratello e gli disse: -Dimmi chi ti ha dato quei soldi! Così il fratello gli raccontò tutto e allora lui gli disse: -Beh, fratello, mi ci devi portare:io ho figli e ho più bisogno di soldi di te! I due fratelli presero due somari,quattro sacchi, andarono all’albero e, una volta giunti là, dissero: -Apriti , quercia! Riempirono i sacchi e via. A casa divisero l’oro e i brillanti. Ormai ne avevano abbastanza da vivere di rendita. Il contadino perciò disse a suo fratello: -Adesso che ci siamo messi a posto, non facciamoci più vedere laggiù, se no ci lasciamo la pelle! -Il ciabattino rispose: -Certo!- Ma lo fece solo per ingannare suo fratello e andare una volta da solo a fare man bassa, perché era uno che non ne aveva mai abbastanza. Andò, aspettò che i briganti se ne andassero, ma non li contò mentre se ne andavano. Mal gliene venne perché i briganti, accortisi di essere stati derubati, ne avevano lasciato uno di guardia: questo dunque saltò fuori, sorprese il ciabattino, lo squartò come un maiale e l’ appese a due rami di un albero . La moglie, non vedendolo più tornare, andò dal contadino: - cognato mio, disgrazia! Tuo fratello è andato un’altra volta alla quercia e da allora non è più tornato! Il contadino aspettò la notte e andò alla quercia; trovò il corpo squartato del fratello, lo caricò sull’asino e lo portò a casa, tra i pianti della moglie e dei figli. Per non seppellirlo squartato chiamarono un altro ciabattino e lo fecero cucire. La vedova con tutti i soldi che erano rimasti, comprò una taverna e si mise a fare la taverniera. Intanto i briganti s’erano messi a girare il paese, per vedere a chi erano rimasti i soldi. Uno andò dal ciabattini che aveva cucito il morto e gli disse: - Compare, sei capace di dare due punti a questa scarpa?-Eh- fece lui,- ho cucito un ciabattino, volete che non cucia una scarpa?9 -E chi era questo ciabattino? – -Un mio collega che hanno squartato. Era il marito della taverniera.Così, per caso, i briganti vennero a sapere che era la taverniera a profittare delle ricchezze rubate loro. Presero una botte grande e la misero su un carro; poi ci si nascosero dentro in undici, mentre gli altri due tiravano il ca+rro. Andarono dunque alla taverna e dissero dunque alla proprietaria: - Buona donna ce la fate posare qui questa botte e ci date da mangiare? La taverniera rispose di si e si mise subito a cucinare i maccheroni. Intanto la figlioletta, giocando lì vicino, sentì un rumore nella botte. Si mise ad ascoltare e sentì dire: - Ora gliela diamo la buona notte a questa qui! Corse a dirlo a sua madre, che immediatamente prese una caldaia d’acqua bollente e la rovesciò nella botte. I briganti morirono spellati. Poi andò a servire i maccheroni agli altri due, ma mise del vino nel sonnifero. Quando i briganti si addormentarono tagliò loro la testa. - Adesso và a chiamare il giudice! – disse alla figlia. Quando il giudice arrivò, riconobbe nei tredici briganti quelli che da tempo razziavano e uccidevano nella regione e diede alla taverniera un premio per aver estirpato quella malerba. La fiaba riportata è tratta da “Fiabe Italiane” ; una raccolta di fiabe di tutte le regioni italiane trascritte in lingua dai vari dialetti da Italo Calvino e pubblicata nel 1956. ATTIVITA’ SCOLASTICHE LIGHT UP THE WORLD Nell’ambito del programma di elettrotecnica le classi VA e VB settore elettrico con i rispettivi docenti: Gentile e Fortunato, hanno affrontato il tema riguardante il risparmio energetico. Tra gli argomenti trattati uno dei più interessanti è l’utilizzo dei dispositivi a LED (Light Emitting Diode). Cosa è un LED? E’ un dispositivo che trasforma l’energia elettrica in luce visibile. Già sperimentato negli anni 60, solo ultimamente viene utilizzato nei sistemi di illuminazione interna ed esterna. In Italia viene utilizzato il “vecchio” sistema di illuminazione, cioè le lampade ad incandescenza che sono sicuramente un ottimo sistema ma che assorbono un maggiore energia elettrica. Il LED, grazie a dei parametri costruttivi ed suo principio di funzionamento, permette di risparmiare ben il 70% dell’energia; questo perché: viene alimentato a bassa tensione. Il principio di funzionamento permette di ridurre l’assorbimento di energia e quindi diminuiscono le cadute di tensioni, la sezione del cavo, le perdite per effetto Joule (calore). Inoltre , la durata di funzionamento è di 100.000 ore cioè 11anni, se l’accensione è continua. Ma esistono altri vantaggi come limitata manutenzione grazie all’assenza di reattori, accessori ecc. L’accensione è immediata e, inoltre, a differenza delle lampade tradizionali, non si fulminano anche se nel tempo riducono l’intensità della luce emessa. Essendo possibile regolare automaticamente il flusso luminoso, e la sua direzione, ne consegue una diminuzione dell’inquinamento luminoso. Da ciò è scaturita la visita all’unico paese italiano, dove la pubblica illuminazione è caratterizzata dall’uso dei Led. Tale località si chiama Torraca, è un piccolo paesino di 1000 abitanti situato in provincia di Salerno. Dopo vari giorni di organizzazione, siamo partiti 10 accompagnati dai nostri docenti per questo paesino. E’ stato veramente interessante: osservare come questi dispositivi rendano il paese più affascinante, basti pensare che grazie alla possibilità di cambiare il flusso luminoso tutti i monumenti come: statue, castelli, piazze diventavano più belli. Appena scesi dal autobus sembrava che fosse giorno, perché quella luce emessa da tutti i punti rendeva la nostra visita più emozionante. Tutta l’illuminazione esterna è stata sostituita con questi nuovi dispositivi,invece, per l’illuminazione di ogni appartamento viene ancora utilizzata la lampadina ad incandescenza. Tutti i cittadini sono contenti di questo tipo di illuminazione tanto che vorrebbero utilizzarlo nelle proprie case. Abbiamo potuto constatare l’effettivo funzionamento di dispositivi e non siamo stati gli unici visitatori, in quanto esperti nazionali e internazionali si interessano a questo esperimento, che risulta effettivamente valido per raggiungere l’obbiettivo di utilizzare meno energia elettrica. Infine, abbiamo approfittato di essere tutti insieme per trascorrere il resto della serata in un ristorante dove abbiamo gustato alcune specialità del luogo… Ciancio Stefano VA TIEN IL BULLISMO… BULLISMO… PERCHE’? Secondo me il bullismo c’è in tutte le scuole del mondo e non solo in Italia. Alcuni ragazzi per mettersi in mostra fanno i bulli nei confronti dei ragazzi più deboli. Io sono un ragazzo straniero e per mia fortuna non ho mai avuto questi problemi. I miei amici mi hanno accolto molto bene, non mi hanno mai fatto mancare l’affetto, non mi hanno mai fatto sentire uno straniero e per questo io li ringrazio molto. I bulli sono quei ragazzi che non si sentono accolti in un ambiente e per questo aggrediscono. Questo problema deve essere risolto per il bene di tutti i ragazzi che domani faranno parte della società. In futuro, infatti, nel mondo del lavoro o anche nella famiglia non ci potrà essere posto per le prepotenze di alcuni su gli altri. Danjel Copa 3^AOEL Ciao a tutti, sono Serena, ho 15 anni e frequento il primo anno nell’Istituto Professionale IPSIA “Pitagora” di Policoro. In questa scuola mi sono trovata subito bene grazie ad un’inaspettata accoglienza che mi ha fatta sentire a mio agio e incontrando nuovi compagni e compagne che mi hanno voluto bene fin dal primo momento. Fortunatamente quest’anno i professori ci hanno dato la possibilità di partecipare a dei rientri pomeridiani attivando dei corsi di teatro e di giornalino scolastico. Alle scuole medie non ci hanno mai dato un’opportunità simile, quindi ho voluto partecipare subito per provare una nuova esperienza basata sul divertimento ma soprattutto sull’impegno. Il teatro è un’attività che mi ha colpita molto. Non avevo idea di quanto fosse impegnativo studiare un copione, ma soprattutto l’espressione e la gestualità! Per fortuna della equipe che si occupa del teatro fa parte anche la referente del giornalino scolastico; ciò mi ha aiutato in entrambe le mie esperienze incoraggiandomi a provare questo nuovo modo di apprendere. Penso che l’atmosfera sia perfetta. Tutta la “compagnia” ha uno spirito sereno e vitale e ciò ci permette di lavorare divertendoci. Per recitare bene bisogna immedesimarsi nel personaggio e cercare di viverlo nel momento in cui lo si recita. Io mi immedesimo, a tal punto che mi capita spesso, durante la mattinata, per esempio a ricreazione, incontrando i miei compagni e inizio a recitare il copione come se fossi sul palcoscenico. Incredibile! Serena Orsato 1°O. Moda 11 PROGETTO E-TWINNING: L’EUROPA A SCUOLA! E’ davvero più vicina l’Europa con l’e-twinning! Il nostro istituto per la prima volta si cimenta con l’esperienza del gemellaggio elettronico, l’etwinning, appunto. Questa esperienza di forte valenza formativa, umana e culturale proietta i nostri alunni in una dimensione veramente europea. L’Europa entra nelle classi e nel vissuto dei ragazzi e li incuriosisce, li stimola, li educa alla cooperazione, alla creatività, ai valori di cittadinanza. Partire da sé stessi e dal proprio vissuto per uscire dai confini regionali e nazionali e raggiungere in un click il “mondo esterno” dove ognuno è davvero cittadino del mondo, è un’esperienza emozionante e piena di significato per le giovani generazioni. Qui, all’IPSIA “Pitagora”, ci stiamo provando. Attualmente sono attivi due progetti etwinning: uno con Svezia e Polonia come partners , l’altro con Polonia e Romania. “Our town, our people” (la nostra città, la nostra gente) è un progetto curriculare che mira a promuovere e far conoscere le risorse storico-artistiche, naturali ed umane del luogo dove viviamo attraverso lo scambio di email, foto, brevi filmati e semplici articoli in cui i ragazzi raccontano il proprio modo di vivere, eventi speciali, tradizioni, cibo, abitudini tipici della nostra zona. Gli alunni entrano in amicizia con i coetanei delle scuole partner lavorando in gruppo, cooperando, accrescendo le competenze linguistiche e tecnologiche, aprendosi all’accoglienza di altri modus vivendi, commentandone differenze e aspetti comuni. Il progetto “Young e-journalists grow” (Giovani giornalisti crescono) è, invece, collegato al giornalino d’ istituto. I ragazzi ed i docenti delle scuole partner creano un magazine online, uno spazio in cui raccontarsi e scambiarsi notizie su vari argomenti: la città in cui si vive, la propria scuola, eventi speciali, musica, vita giovanile sono solo alcuni dei temi possibili. Gli articoli vengono redatti e pubblicati in inglese e francese. Il percorso è arduo ed esige tempo, dal momento che è necessario un contatto quasi quotidiano con i docenti delle varie scuole per progettare, imparare a condividere e comunicare correttamente, ma ne vale la pena. Fiduciosa che l’esperienza etwinning risponda ai bisogni umani, culturali e formativi di un numero sempre maggiore di alunni e di docenti, auguro buon lavoro a tutti coloro che si impegneranno per la buona riuscita dei progetti. Visitate il sito www.etwinning.net! Prof.ssa Raffaella Delli Veneri Questo è uno dei primi articoli ricevuti dalla scuola partner rumena. Riguarda una tipica tradizione nazionale che si celebra il primo Marzo e segna il passaggio dalla stagione invernale a quella primaverile. Romanians have a beautiful ancient tradition on the first day of March. I Rumeni hanno una bella tradizione antica che si celebra il primo giorno di Marzo. Postato da: Vasile DIMA 12 Romanians have a beautiful ancient tradition on the first day of March : Martisor (The Amulet). Its name is a diminutive from the name of Martie the Romanian word for March. If you love history, it is possible to notice a similarity between Martie and the ancient Roman God "Mars" or "Marte" in Latin language. You are right because in ancient Rome this God was a symbol of revival, green fields, flocks and love. They used to celebrate their God on the first day of spring exactly as Tracians, later Dacians and nowadays Romanians. So Dacians borrowed the Latin word for naming their first month of spring. The archeological finds show that over 8,000 years ago on the present territory of Romania this custom was alive. People were celebrated the coming of spring with long time forgotten rituals. They used small pebbles painted in white and red arranged alternatively on a string.. It might be curious why they had chosen these two colors : red and white. In those times, many magical rituals involved human or animal sacrifices for determining their pagan Gods to listen to their prayers. So blood was associated with life, fertility and worship. On the other hand, the snow, the ice and the clouds were white. In a single expression the meaning of two colors might be : "let's forget about winter and pray our Gods to bring us fertility". More than two thousands years ago, the Dacians had that tradition on March 1st. The Dacians God who was celebrated at the beginning of March was named "Marsyas Silen". He was the inventor of flute (shepherd's whistle) and he had the most greatest influence upon the entire nature. The Amulet's meaning was greatly enlarged. It was considered to be a protective charm for children and animals in the next coming year. Those tiny pebbles were changed into a couple of yarns, one colored in red and one colored in white. Red meant the Sun, the power of fire, passion and woman, and white meant the benefits of water, clouds, winter but also man's intelligence. The combination of those colors can be interpreted as the union of man and woman, these two opposite forces who will determine a new life cycle. At the beginning of 19th century the beautiful Amulet was found in all Romanian regions. Especially children and women wore around their necks or on their left hands two woolen yarns (one red, one white) knitted together and a small silver or golden coin hung on them. The belief was that those who wore that Amulet were protected and would have good luck in the next year. 13 It was written in books that young Moldavian girls wore Martisor from March 1st till March 12th. After two weeks, they used to tie their hair with that special red-white yarn waiting to see the first spring birds coming to their village. Only after that event, the young girls took out the Amulet and hang it to the first tree they saw in blossom. You must know that in the Romanian folk tradition each season has a different color : spring is red, summer is green, autumn is black and winter is symbolized by white. All these colors can be found also having the same meaning on many patterns on Romanian pottery, carpets and folk costumes. Nowadays "Martisor" is present in all Romanian regions but you can find a similar tradition in Macedonia and Albania too. In Romania this Amulet is a symbol of coming spring and joy. Exchanging them is a gesture of love, friendship, respect and appreciation. You can buy silky red-white threads (tied into a bow) and small plastic objects : flowers, horse shoes, leaves, bumblebees, animals, birds, tiny suns or stars, red hearts, and many others. Specific to Romania is a small black chimney sweeper - an old symbol for good luck! Especially women and children wear in the left side on their chests these amulets during nine days, starting from March 1st, of course. Men usually buy spring flowers called "snow drops" (ghiocei) and offer them together with a postcard in which they hang the Amulet. It is the modern way of making this wonderful surprise to your dear ones! The pleasant emotion remains the same as you were a little child and received your first Martisor from your parents. The passing years don't make it less surprising. It is like wearing the Sun above your heart, warming the entire atmosphere around, and make the smiles appear any time. . . INTERCULTURA I NOSTRI AMICI STRANIERI Casablanca è una città bellissima ed è quella dove sono nato. E’ molto grande ed io vi ho trascorso 12 anni; sono stati gli anni più belli della mia vita. Avevo tantissimi amici che mi volevano bene . Ogni giorno io mi alzavo verso le sette del mattino per andare a scuola e mentre camminavo c’era tanta gente che andava a lavoro e altri accompagnavano i figli a scuola. Il periodo più bello dell’anno in Marocco è il RAMADAN. Si tratta di un periodo in cui non si deve mangiare e bere niente dall’alba al tramonto. Dopo aver mangiato e riposato, i maschi, si avviano verso la moschea per pregare mentre le donne restano a casa. Se uno non sta bene, è ammalato e non può andare allora rimane a casa; anche i bambini con età inferiore a 15 anni non sono tenuti alla preghiera. Trascorsi i 30 giorni i genitori comprano dei vestiti ai loro figli, il giorno dopo tutta la famiglia festeggia insieme. Due mesi e venti giorni dopo il RAMADAN c’è un’altra festa che si chiama ID KABIR (significa Festa Grande). Per questa festa si compera una pecora per ogni famiglia. Mio padre in questo giorno 14 si alzava alle sette di mattina, andava alla moschea verso le dieci tornava a casa e uccidevano la pecora. Dopo, tutta la mia famiglia e i miei parenti arrivavano a casa dei nonni e li si preparava la cena. Stavamo tutti insieme fino a mezzanotte, poi ognuno andava a casa sua. Quand’ero a Casablanca passavo il pomeriggio seduto davanti la mia casa e verso le quattro osservavo la gente che tornava dal lavoro, altri che andavano a fare la spesa ed altri ancora che correvano verso casa per preparare da mangiare. Samir Kaissouni Mi chiamo Omar Erdogmus, sono nato a Seyhan provincia di Adana (Turchia) il 5 Ottobre 1991. Sono di religione musulmana. Nel 2003 con la mia famiglia mi sono trasferito in Italia per motivi di lavoro. Sono residente a Rotondella dove vivo con la mia famiglia e frequento la classe terza Operatore elettrico dell’IPSIA Pitagora di Policoro. In Italia mi trovo bene anche se mi mancano tanto i miei amici i miei parenti rimasti in Turchia. Nella regione dalla quale provengo fa molto freddo ma non nevica mai. Il mio paese si chiama Adana e dista 100km dal Mar Mediterraneo. Anche la mia città ha subito negli ultimi tempi profonde trasformazioni tanto da diventare la quarta città, per grandezza, di tutta la Turchia. Nella mia città è famoso il Kebap (o kebab) introdotto anche in Italia. Inoltre è molto diffusa la carne di pollo e di tacchino; la carne di maiale invece non si può mangiare perché il divieto è imposto, come regola, dalla religione musulmana. Omar Erdogmus 3^B OEL Io mi chiamo Daniel e vengo dall’Albania . Sono quasi otto anni che sono in Italia e mi trovo molto bene. Il mio paese è Durazzo, si trova al centro del territorio Albanese, è molto bello, ci stanno molti musei da visitare e c’è una bellissima spiaggia, ci sono dei posti belli dove poter passare le vacanze . Io vado nel mio paese ogni estate per le vacanze ,e mi sembra che ogni volta è cambiato qualcosa. A me piace un po’ di più l’Italia perché tutti i miei parenti e i miei amici vivono qua. Però ogni volta che vado in Albania mi sembra sempre che sia la prima volta e provo sempre una emozione diversa. Copa Daniel 3° B OEL Io sono Laurenc Likmeta vengo dall’Albania e più precisamente da Krufa. La città si trova al centro del paese ed è caratterizzata dalla statua di Gjerj Kastrioti Skenderleg. Sono venuto in Italia da quasi un anno ma mi piacerebbe vivere di più in Albania, anche se li ci sono molti problemi, perché è il paese dove sono nato ed ho tanti amici. Le città più importanti sono Tirana che è la capitale, Durazzo dove si trova il porto più grande del paese, Scutari dove c’è il lago. Il presidente dell’Albania è Soli Berisha. L’Albania confina a nord con il Montenegro a Sud con la Grecia, a est con la Macedonia e a ovest con il Mar Adriatico che la separa dall’Italia. L’Albania ha circa 6 milioni di abitanti su una superficie di 28000km. Laurenc Likmeta 1°A OEL 15 Mi chiamo Mariela Pastore, ho 17 anni, sono una ragazza solare e vivace, ma sotto il mio sorriso si nasconde un passato molto difficile. Sono nata in Guatemala (Messico), dove i miei genitori all’età di 4-5 anni, mi hanno affidata a un collegio, perché non avevano la possibilità di prendersi cura di me. All’età di 9 anni, mi sono trasferita qui in Italia perché sono stata adottata da una famiglia italiana. Dei miei genitori naturali ho pochi ricordi, nella mia mente c’è solo un’immagine: quella di mia madre, una donna di altezza media, con lunghi capelli castani raccolti in una coda, abbracciata ad un bambino, il mio caro fratello gemello che non vedo da 13 anni. Qui in Italia mi sono trovata subito bene, perché la mia famiglia mi ha accolta e amata come se fossi una vera figlia. Qualche difficoltà l’ho incontrata, invece, a scuola dove mi sono sentita poco accolta dalle mie compagne, sia durante le elementari che le medie, nonostante i miei tentativi di socializzare con loro mi sono sentita sempre emarginata ed esclusa solo perché mi vedevano diversa da loro. Fortunatamente, tutto è cambiato da quando ho iniziato a frequentare l’IPSIA “Pitagora” di Policoro (MT), I° anno operatore della moda, dove sono stata accolta e amata da tutte le compagne di classe. Qualche volta capita che litigo con alcune compagne, ma in fin dei conti sono per me le sorelle maggiori che non ho mai avuto. Grazie all’amore della mia famiglia e delle mie compagne, posso dire di essere FELICE. Mariela Pastore 1^ AO.moda FEELINGS San Valentino : festa religiosa o “consumistica ? Molte feste di origine religiosa sono state rivestite ,nella tradizione popolare, da riti, musiche , addobbi da così tanto tempo che è difficile trovare l’origine soprattutto perché , quando il cristianesimo si diffuse trasformò molte feste pagane in feste religiose. Si pensi alla festa di san Valentino. Il giovane vescovo cristiano, opponendosi all’editto dell’imperatore che proibiva il matrimonio, in quanto non consentiva ai sudditi di essere dei buoni soldati, iniziò a sposare segretamente le coppie che lo desideravano guadagnandosi così l’appellativo di “patrono degli innamorati”. Gli innamorati celebravano la loro festa alcune settimane prima dell’inizio della primavera. Durante l’antica festa romana dei Lupercali, infatti, i giovani scrivevano i propri nomi su biglietti che poi venivano estratti a sorte e accoppiati. Si venivano così a creare delle coppie che si fidanzavano per tutta la durata dei festeggiamenti. La Chiesa si impossessò di questa festa, dedicandola a san Valentino e aggiungendo ai biglietti con i nomi quello con i buoni propositi, i fioretti: ogni nome estratto veniva accoppiato a un buon proposito, anziché a un bel ragazzo o a una bella ragazza.Questo cambiamento non piacque molto ai giovani innamorati: lasciarono così cadere nel dimenticatoio la festa di San Valentino, che è stata ripresa solo da pochi anni 8 MARZO...FESTA DELLA DONNA Le origini della festa dell'8 marzo risalgono al 1908 quando,pochi giorni prima di questa data,a New York,le operaie dell'industria tessile “Cotton” scioperarono contro le cattive condizioni in cui erano costrette a lavorare.Lo sciopero si protrasse per alcuni giorni,finchè l'8 marzo il proprietario,bloccò tutte le porte della fabbrica per impedire alle operaie di uscire.Allo stabilimento venne appiccato il fuoco e le 129 donne prigioniere all'interno,morirono bruciate. Successivamente , questa data venne proposta come GIORNATA DI LOTTA INTERNAZIONALE A FAVORE DELLE DONNE,da Rosa Luxemburg,proprio in 16 ricordo della tragedia. Questa giornata ricorda tutte le lotte che hanno dovuto fare le donne per ottenere i diritti di cui godono attualmente. La tragedia di tutte quelle operaie bloccate all'interno della fabbrica,non fu inutile,perchè fece fare un passo in avanti sulla lunga strada percorsa dalle donne per affermare i propri diritti. Ancora oggi però le donne,soprattutto nei Paesi orientali,subiscono innumerevoli violenze;sono usate come oggetti,come proprietà proprio dagli uomini della loro famiglia. Nei paesi occidentali,l’8 marzo è considerato un giorno di festa e momento di riflessione. Amendolare Mariantonietta 1^A MODA “ QUANDO PARLARE D’AMORE D’ AMORE…… AMORE ……” …… ” “Odio e amo. Non chiedermi il perché, non saprei dirtelo. Ma sento che accade e mi tormento”. -CatulloL’amore è il sentimento più provato da ragazzi e ragazze… Per gli adolescenti, questo è uno dei pensieri maggiori che persiste nella loro mente Alla nostra età, si sente l’esigenza, di avere qualcuno con cui condividere i propri sentimenti ed esprimere ciò che si prova. In effetti bastano piccoli gesti per far nascere un grande amore;ogni qual volta il mio ragazzo si avvicina, mi sfiora la mano e mi dice parole dolci. In amore è importante avere una persona che ti sostenga, ti dia fiducia e ti faccia sognare… Quando si incontra il primo amore è difficile dimenticarlo, rimarrà un ricordo dentro di noi, perché è il primo amore a farci provare dei sentimenti e delle emozioni. A volte ci sono anche sofferenze che portano alla separazione, ma spesso i problemi d’amore sono ostacoli che possono essere affrontati e superati… Quando a volte si litiga, scrivere una lettera dolce è un modo per dimostrare i propri sentimenti e per chiarire le controversie!!!! Alcune volte per amore capita di perdere amicizie o affetti importanti,perché ci si trova di fronte a scelte che spesso sono difficili da affrontare e accettare. Innamorarsi è spesso vissuto come un miracolo del destino. Se guardi in cielo e ti senti una stella, se senti dei brividi sotto la pelle, non coprirti, non cercare calore, non è freddo,è solo AMORE!!! Conte Carmela 2A O. Moda Bevilacqua Monica 1A O. Moda Galasso Maria 2 A O. Moda CRONACA Obama: “il sogno americano” Mancavano poche ore al giuramento e le famiglie Obama e Biden, erano nella chiesetta di S.t John a due passi dalla Casa Bianca, per la funzione mattutina. Dopo aver invocato l’aiuto di Dio, Jakes ha spiegato che le sfide che attendono il nuovo presidente sono talmente dure da indurlo a citare non le Sacre Scritture, ma la celebre frase di Guerre Stellari:”Questo è il momento delle decisioni difficili, non della correttezza e della buona educazione. Tu vedrai la luce ma dovrai sentire il calore delle fiamme”. Obama non ha fatto una piega: lo sa già, di batterlo McCain, la sua retorica della speranza nelle ultime settimane si è trasformata in appello al coraggio degli americani, alla loro capacità di stringere i denti, di riscattarsi nei momenti più difficili. Il 20 gennaio 2009 nel giorno trionfale “dell’incoronazione”, il primo presidente nero d’America ha completato il percorso 17 oratorio col quale ha portato il Paese dai gioiosi giorni della speranza alla nuova era delle responsabilità. La speranza non è stata sepolta: il cambiamento nel quale si può credere è sempre in cima all’agenda presidenziale .Ma il suo cielo è “metallico”, zeppo di nuvole, non più l’orizzonte sereno disegnato con i colori a pastello del logo elettorale di Obama. Una folla immensa ha partecipato al giuramento di Barack Obama.Il nuovo presidente ha promesso “un’ era di responsabilità” di fronte ai problemi del momento:crisi economica e terrorismo in primo luogo. Sull’Islam mano tesa, ma lotta al terrore. Stigliano Rocco V A TIEN Morire d’asfalto Sentimenti e disperazione raccolti in un forum Il 2008 è andato via , portando con sè , un giovane ragazzo: IVAN MICCICHE' di 18 anni e il 2009 è arrivato con un'altra tragedia: GIOVANNI TARSIA e GAETANO FALCIGLIA, due ragazzi entrambi di Policoro, si sono spenti dopo un grave incidente stradale. Giovanni Tarsia, (30 anni) era un ragazzo semplice come tutti gli altri, simpatico, e con una voglia di vivere che gli altri ragazzi della sua età, forse ancora non hanno. Giovanni e Gaetano, sono morti alle prime ore dell'8 gennaio. Viaggiavano su una "Ford Focus", di proprietà di Falciglia. L'auto sulla quale viaggiavano finita in una scarpata, nella SS 106, nelle vicinanze di Matera, è stata trovata da un operaio dell'Anas la mattina dell'8, quando ormai i due ragazzi erano già deceduti da molte ore. Durante i funerali dei due ragazzi, parenti, amici o semplici conoscenti di Policoro e Tursi, hanno pianto per Giovanni e Gaetano.”.. IN QUESTO GIORNO ABBIAMO RIVISSUTO AFFETTI E PERSONE CARE CHE OGGI NON SONO PIU' TRA DI NOI . UNA VISITA , UN FIORE , UNA PREGHIERA PER RICORDARE...SULLA FRAGILITA' DELLA VITA , PIU' DI MILLE PAROLE INUTILI.”…( LEONARDO SINISGALLI) La famiglia Tarsia, è stata già colpita da un altro dramma: 7 anni fa, la famiglia perdeva anche Giambattista, fratello maggiore di Giovanni. La morte sulle strade è sempre più frequente e sono soprattutto i giovani a perdere la vita e questo ci deve far riflettere perché le cause sono tante: l'alcool, l'eccesso di velocità, la stanchezza, una distrazione, un malore improvviso, un colpo di sonno. Ora i ragazzi della stessa cittadina di Policoro, hanno creato un forum per esprimere il proprio dolore, la vicinanza alle famiglie , per esprimere l’amicizia a questi ragazzi che ormai non ci sono più ma anche per fermarsi un attimo, pensare a come alcune di queste cause si possono evitare. Amendolare Mariantonietta 1^A MODA Eluana: Una morte annunciata Eluana Englaro, dopo diciassette anni di coma vegetativo causato dal gravissimo incidente avuto quel maledetto 17 gennaio del 1992, muore nella clinica di Udine, quattro giorni dopo la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione artificiale. Giuseppe Englaro, il padre della povera ragazza, lunedì intorno alle 8:20 della sera,ha ricevuto la notizia della morte e ha dato l’annuncio dicendo che da quel momento, non avrebbe più parlato. Finalmente la sua povera figliola può riposare in pace. Eluana era una splendida ragazza, piena di vita con tanti sogni, progetti per il futuro e tante passioni, come andare sugli sci. 18 Elu, come la chiamava la sua cara amica del cuore, Laura Portaluppi, con la quale studiava lingue presso l’Università Cattolica di Milano,e che con lei trascorse l’ultimo giorno della sua vita da ragazza cosciente, era allegra e dinamica. La morte di Eluana ha scosso le coscienze di tutti gli italiani e del mondo intero perché in tutti questi anni il padre ha condotto una battaglia legale per interrompere le cure alla figlia . Eluana in vita, aveva sostenuto che trovandosi in simili condizioni avrebbe preferito morire.. Tutti si sono interrogati sulla vicenda, anche gli organi parlamentari si sono mobilitati, alcuni a favore della sentenza che aveva deciso per la sospensione delle cure, altri contrari e favorevoli a mantenere in vita la ragazza. Vero è che nessuno debba giudicare l’operato degli altri e dei genitori della povera Eluana, però è anche vero che, indipendentemente dal dolore che si può provare nel vedere la propria figlia in uno stato vegetativo, non si può pensare di staccare la spina. È impensabile sospendere l’alimentazione e l’idratazione ad una ragazza che sicuramente, anche se non avesse recuperato tutte le funzioni vitali forse sarebbe riuscita ad andare avanti grazie alla sua grinta e alla sua voglia di vivere. Spesso si sente parlare di persone che dopo tanti anni escono dal coma e piano piano ritornano ad una vita quasi normale e quindi perché non sperare anche per Eluana. Maurizio Lofrano e Antonio Di Sanzo VA TIEN CURIOSITA’ LUCANE I Cucibocca La Basilicata conserva gelosamente molti riti religiosi e pagani come la festa, unica in tutta l’Italia meridionale dedicata ai bambini nella sera che precede l'Epifania la festa dei cucibocca di Montescaglioso. I cucibocca sono misteriose figure vestite di scuro, mantello e vecchi cappotti, in testa un cappellaccio o un disco di canapa da frantoio, il viso incorniciato da folte barbe bianche, con al piede una catena spezzata che striscia sul selciato con un sordo rumore. Bussano alle porte e chiedono offerte in natura con in mano un canestro, una lucerna ed un lungo ago con cui minacciano di cucire la bocca ai bambini. I piccoli, attratti ma spaventati si rifugiano tra le braccia dei genitori e rientrano in casa per andare presto a letto, permettendo così alla Befana, di riempire le calze con giocattoli, dolciumi e regali. 19 Il " Cucibocca ", appare oggi anche come un'allegra risposta locale al Babbo Natale globale. Diversamente da Babbo Natale, però il " Cucibocca " non porta doni, ma li richiede; non ha una barba profumata, pettinata ed ovattata ma una barbaccia di canapa puzzolente; non ha abiti scintillanti ma un pastrano nero ed al posto dell'elegante cappuccio rosso, un orrendo disco di canapa da frantoio; infine lo scampanellio della slitta lascia il posto allo stridere sordo delle catene ai piedi. Durante la manifestazione che inizia nella sera inoltrata, i Cucibocca, attesi da nugoli di bambini, compaiono per le strade del centro storico di Montescaglioso, animato dai ritmi musicali della tradizione contadina. Si ripete cosi il rito dei nove bocconi del Cucibocca, mentre zampogne e ceramelle, creano l’atmosfera giusta. Nessuno deve conoscere chi si nasconde dietro la maschera dei Cucibocca, le cui sembianze, potrebbero anche celare qualche papà dei tanti bambini che aspettano incerti tra divertimento e paura, il comparire delle misteriose figure. Lucarelli M.Lucia Gli strumenti musicali come il tamburello, la zampogna,l’organetto e il cupa cupa sono oggetto di forte attenzione da parte di giovani esecutori che rimettono in circolazione strumenti e musiche dei “nonni” e trascurati dai “padri”, mentre si registra anche la ripresa di una tradizione artigianale che si riteneva prossima a scomparire. I momenti più significativi sono le grandi aggregazioni collettive, come le feste religiose, in cui persone di diversa provenienza sono accomunate dalla condivisione dell’esperienza musicale. Tipico di molte zone della Lucania è il cupa-cupa. E’ uno strumento costituito con materiale semplice: un recipiente cilindrico, generalmente in terracotta, del diametro di 20/30 cm e alto 30/40 cm;una membrana organica (che avvolge il grasso del maiale) o in sostituzione una stoffa tipo nylon;una canna lunga 50/60 cm e del diametro di 1cm. Per suonare questo strumento si bagna la pelle o la stoffa con acqua (si usa solitamente riempire un po' il recipiente d'acqua, così da lubrificare lo strumento semplicemente rovesciandolo per qualche secondo). La mano del suonatore,a sua volta bagnata, si fa scivolare chiusa a pugno sulla canna più o meno velocemente. Questo rudimentale strumento della civiltà contadina meridionale, veniva usato come accompagnamento ad altri strumenti (fisarmonica, chitarra, armonica....)nelle feste contadine o in occasione del carnevale; oggi è ancora usato da alcuni gruppi folk o di musica popolare. A livello del sound, il CUPA-CUPA conferisce un tono tribale alle percussioni e sostiene le esecuzioni a livello ritmico. Stigliano Rocco Prillo Mariateresa 20 La Lucanica La Lucania vanta fin dal tempo dei Romani l’arte degli insaccati, la produzione cioè di salsicce e salami. Con il termine lucanica si indica infatti ancora oggi una salsiccia di carne di maiale, insaporita con aromi e spezie. Molte regioni si contendono le origini di questo straordinario prodotto di salumeria; i milanesi tramandano una leggenda che attribuisce alla regina longobarda Teodolinda l’invenzione della procedura della “luganega” ma già gli scrittori dell’antica Roma eliminano ogni dubbio sulle origini della salsiccia scrivendo che la “lucanica”, introdotta a Roma dalle schiave lucane,era una carne tritata, insaccata in un budello, e così chiamata perché i soldati romani ne avevano appreso la preparazione proprio dai Lucani. Quando Apicio fornì la ricetta, “lucanica” diventò sinonimo di salsiccia. La Rafanata Durante il carnevale sulle tavole dei lucani, prende posto la rafanata. Si tratta di una frittata,uova e formaggio pecorino, dal sapore particolare perché insaporita con la radice grattugiata del rafano. Il rafano appartiene alla famiglia delle crocifere. E’ un’erba perenne le cui radici costituiscono la parte più interessante della pianta. Sono di aspetto bianco-giallastro, corpose ed allungate, hanno un sapore molto pungente e simile a quello della senape. La terra d’origine di questa pianta pare sia la penisola balcanica. La pianta si adatta a qualsiasi tipo di terreno e predilige una posizione soleggiata. La Minestra Maritata E’ un piatto della tradizione contadina molto gustoso e calorico che si prepara durante i mesi invernali. Gli ingredienti di questa ottima minestra sono senz’altro, poveri e facilmente reperibili nelle case dei nostri contadini perché assolutamente di stagione. Si tratta di un ricco brodo fatto con carne di maiale, salsiccia piccante, carne di gallina, prosciutto crudo, qualche cotenna, sedano, carote e cipolle in cui cuocere poi delle verdure di stagione come verze boragine e cicorie. Originariamente pensato come piatto della domenica, si consuma tuttora con gusto e nel pieno rispetto delle tradizioni lucane. Galasso Maria II A O Moda Amendolare Mariantonietta I A O Moda 21 MUSIC CROSSWORD 1 3 2 4 3 6 7 Verticali: 8 1- Movimento e subcultura giovanile.(4 lettere) 2- Consiste nel parlare seguendo un certo ritmo.(3 lettere) 3- Ritmo fortemente aggressivo e da un suono potente.(5 lettere) 4- In teatro.(7 lettere) 5- Nato nelle discoteche.(5 lettere) 6- Musica dance.(10 lettere) 7- Appartenente alla musica dance.(9 lettere) 4 5 5 7 6 Orizzontali: 1- abbreviazione di musica popolare.(3 lettere) 2- Molto diffuso nell’immediato dopoguerra.(4 lettere) 3- Sottogenere del punk rock.(3 lettere) 4- La musica dell’anima.(4 lettere) 5- Si balla anche per strada.(6 lettere) 6- Musica tipica popolare.(6 lettere) 7- Spesso pronunciato con accento spagnolo.(5 lettere) 8- Diretta.(4 lettere) Michele Di Lorenzo 5^ A TIEN Mariateresa Prillo 2^ AOM Dirigente Scolastico: Francesco Di Tursi Docente Responsabile: Antonietta Masini Redazione: Maria Gatto Antonietta Manfredi Concetta Dattoli Antonietta Gallo M. Teresa Iannibelli Impaginazione: Valerio Affuso 22