LEGGI LE STORIE che hanno partecipato

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LEGGI LE STORIE che hanno partecipato
INDICE
ANTON DA NOLI ___________________________ 2
FRANCESCA NEL MEDIOEVO ___________________ 4
IL CASTELLO _____________________________ 10
IL GIRO _________________________________ 12
IL NOME DI NOLI ___________________________ 14
IL PESCATORE SORDO
______________________ 17
IL PRINCIPE DI PIETRA _______________________ 19
LA DAMA DELL’ ISOLA _______________________ 22
LA FATA ALFABETINA E IL SUO TESORO ___________ 25
LA PROTEZIONE DEL FINALE
__________________ 28
LA STORIA DEL PESCE LONE
__________________ 29
LA TORRE DELLE STREGHE
___________________ 30
L'ISOLA INCANTATA ________________________ 32
MISTERO A NOLI ___________________________ 35
RACCONTAMI UNA STORIA ____________________ 37
RINCHIUSE PER STREGONERIA _________________ 39
STORIA DEL BORGO ________________________ 42
UN’ AVVENTURA A NOLI ______________________ 45
Nota: Tutti i racconti sono di proprietà dei rispettivi Autori, che partecipando al concorso hanno accettato
l’utilizzo dei propri elaborati da parte degli organizzatori per la realizzazione di mostre, presentazioni e
pubblicazioni a stampa o online; ne è vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo da parte di altri soggetti.
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ANTON DA NOLI
Scritta da Aurora Saccato, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
A Genova viveva, circa 600 anni fa, un ragazzo che si chiamava Antonio. Era
nato, in un paesino poco lontano, Noli, ed era per questo conosciuto come Antonio
da Noli. Era pescatore, ma per la sua bravura era diventato un pescatore di quei
navigatori che scoprono terre nuove e i genovesi in questo lavoro erano
bravissimi!.
La leggenda narra che Antonio da Noli si era innamorato di una bellissima
ragazza con i capelli biondi e gli occhi azzurri, la più bella ragazza della città e
anche lei si era a sua volta innamorata, ma essendo di nobili origini, non poteva
sposarlo a causa del parere contrario dei suoi genitori. Come era d'uso a quei
tempi, i nobili dovevano sposarsi solo con famiglie dello stesso rango favorendo
l'aspetto economico o privilegiato e tralasciando gli eventuali sentimenti. A causa
di questa situazione il navigatore Antonio, approfittando di una piccola
compagnia mercantile, salpò pochi giorni dopo l'incontro con la bella ragazza per
dimenticarla per sempre.
Successivamente mise insieme dapprima un piccolo equipaggio, cresciuto poi
durante i suoi viaggi, e partì solcando quasi tutti i mari conosciuti, andando così
lontano che diventò famoso come capace di scovare i paesi, le isole e le spiagge
ancora sconosciute. Ma durante tutto questo tempo la sua mente era sempre
fissa su un solo ed unico pensiero, quella famosa ragazza che aveva lasciato a
Genova,e di cui sentiva terribilmente la mancanza e si rattristò, realizzando che
nonostante tutto il tempo passato lontano da lei, sentiva ancora di amarla
profondamente.
Un giorno durante uno dei suoi innumerevoli sbarchi su un'isola molto lontana
per fare provviste, i suoi marinai avvistarono una nave poco distante e capirono
subito che era in pericolo e che stava per affondare. Subito Antonio prese in
mano il timone della sua nave ed insieme ai suoi marinai andò a soccorrerla
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mettendo in salvo l'equipaggio e tutti i suoi passeggeri. Ed ecco che come per
magia o per qualche scherzo del destino, tra i passeggeri della nave c'era la sua
innamorata, che non resistendo più alla lontananza di Antonio, era scappata di
casa per andarlo a cercare e dirgli che lo amava tantissimo e che lo voleva
sposare. Antonio quasi non credendo ai suoi occhi e alle sue orecchie salpò
immediatamente per Genova e la riportò subito a casa.
I genitori alla vista della propria figlia sana e salva, di cui non avevano notizie da
tanto tempo, furono così contenti che non pensarono più alla nobiltà, al rango o
ai soldi di Antonio, ma solo a quanto era stato bravo e coraggioso questo
generoso navigatore.
I due giovani presero così coraggio e dissero ai genitori della ragazza che si
sarebbero voluti sposare, ed al contrario di quanto si aspettassero, i genitori
furono ben lieti e felici di organizzare le nozze tra i due giovani addirittura quello
stesso giorno, organizzando una grandiosa cena con tutti gli abitanti del
quartiere.
Da quel giorno Antonio e la sua amata vissero una vita piena di gioia e serenità.
Le isole che aveva scoperto Antonio erano l'arcipelago di Capo Verde.
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FRANCESCA NEL MEDIOEVO
Scritta dalla Classe 1°B Scuole Medie di Noli
***
Io vivo a Noli, da sempre. Sono nata qui, come i miei genitori, i miei nonni, i
nonni dei nonni e così via...da tanto tempo. Insomma la mia famiglia è nolese
…
A me il mio paese piace molto. E' solo un piccolo borgo ma per me è
bellissimo. Si affaccia sul “Golfo dell'Isola” che è il golfo che va da Bergeggi,
dove c'è la famosa Isola di Bergeggi fino a Capo Noli. In mezzo, proprio
come una perla in una conchiglia, c'è Noli.
Oggi Noli è solo un paesino affacciato sul mare. Ma la mamma mi racconta
sempre che anni fa c'erano 75 torri, ogni singola torre era una casa per i
più ricchi. Ora le torri rimaste sono 8, tra cui la Torre di Avvistamento e
quella dei Quattro Canti, la mia preferita. Sulle alture c'è un maestoso
castello con le mura che scendono per le colline che anni fa circondavano
tutta Noli, le mura servivano a proteggere il centro storico dagli attacchi dei
Saraceni.
Camminando per le sue strette vie mi sono spesso domandata come
dovesse essere vivere in quei tempi antichi...certo per noi che siamo sempre
stati semplici pescatori doveva essere una vita dura, anche se la mamma mi
dice sempre che i veri nolesi hanno acqua di mare nelle vene e non sangue!
Il paese ha tante chiese, le più importanti sono: l'Oratorio di Sant' Anna, la
cattedrale San Pietro, San Michele un tempo utilizzata come eremo, San
Paragorio e dal Vescovado, San Francesco. Noli fu la quinta repubblica
marinara. Noli ha un Ponte “Vecchio”, sulle colline ci sono molti ruscelli che
si incontrano scendendo per la Fiumara. Addentrandosi nel Borgo Antico
dalle Porte di Piazza, ci si riuniva per conversare e combinare affari, ci si
tenevano aste pubbliche e vi eseguivano le torture, se ci penso mi vengono i
brividi... brrr...
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Per il paese ci sono molte vie strette e lunghe dove io e le miei amiche ci
divertiamo a scorrazzare.
A Noli nel periodo del Medioevo ci fu uno sviluppo commerciale molto
fiorente: furono costruite molte navi e si presume che Cristoforo aveva
acquistato qui le tre caravelle, si commerciava il sale e l'olio e si pensa che
abbia avuto una flotta abbastanza potente.
Il comune a Noli è situato nel centro ed è formato da una loggia e dai portici.
Anche i portici sono il luogo ideale dove giocare e combinare qualche
scherzetto...infatti, come dicono i grandi, guai dei ragazzini non ne mancano
mai!!
Oggi per me è il primo giorno di scuola media e mi sento molto emozionata.
La mamma mi ha svegliata presto, e io mi sono avviata accompagnata da lei
e da mio fratello maggiore, Luca. Avvicinandoci alla scuola vedo che sulla
facciata c'è scritto il nome ANTON DA NOLI e chiedo alla mamma chi fosse.
“E' un importante navigatore che è partito dalla nostra città per andare ad
esplorare luoghi lontani...mi sembra che abbia scoperto Capo
Verde...comunque, vedrai, che le professoresse te ne parleranno..., ora devi
andare...e fai la brava!!” Dopo le solite raccomandazioni, le mamme ci
lasciano e ...via, comincia l'avventura!
Eccoci tutti insieme. Le prof ci chiamano e, una classe alla volta, saliamo.
Francesca è molto emozionata e spaventata: come sarà la scuola media?
Per fortuna le prime ore sono con la prof. di Arte... così si possono ambientare un
po'! Durante la prima ora la professoressa spiega con calma tutto il materiale da
portare: fogli, colori, ecc. Nella seconda ora, la professoressa propone di fare un
disegno e a manda Francesca a prendere colori e fogli.
Francesca scende le scale e arriva la primo piano della scuola. Qui c'è un lungo
corridoio, un po' buoi, con tante porte.
Lei non s quale sia la porta dell'aula di arte...ne prova una ma è chiusa, ne prova
un'altra: è l'aula di informatica. Alla fine, trova l'aula di arte e entra! L'aula è
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molto molto ampia, in penombra, un po' polverosa. Lungo le pareti ci sono scaffali
e scaffali con molto materiale di tutti i tipi. Francesca prende i cartoncini e poi
vede qualcosa che la incuriosisce. Nascosta dietro uno scaffale c'è una piccola
porta, strana, tutta colorata. Un cartello appeso ammonisce:”VIETATO
ENTRARE” Lei sa che non dovrebbe aprirla ma... la curiosità è troppo forte! Apre
la porta e...
“Ma che posto è questo?...dovrei essere sul retro della scuola eppure...non lo
riconosco!”
Francesca è stupita! Ha aperto la porta e...Noli non è più la Noli che lei conosce e
in cui ha sempre vissuto! L'ambiente è proprio strano! Non ci sono più le case in
cemento di tre o quattro piani, ma solo case di uno o due piani, di mattoni a vista
e con tetto di legno. Le strade non sono asfaltate e sono percorse da carri...
“Ma dove sono? Forse stanno girando un film e non me l'hanno detto...!!!”
Decisamente non capisce... piano piano Francesca comincia a camminare per le
stradine. Guardandosi intorno vede che ci sono molte torri, anche alte e capisce
che l'ambiente non le è del tutto estraneo, è un luogo che ha qualcosa di
famigliare, ma antico e lontano...
Carri, gente in abiti strani, a cavallo o a piedi. Lei va lungo la fiumara e osserva
le donne in lunghi abiti di velluto, con i capelli coperti. Lentamente si avvicina alla
marina e guarda il mare...per fortuna, per lei, il mare è qualcosa di amico, è
sempre lo stesso e, in qualche misura, la rassicura...ma...BAM!!! va a scontrarsi
con un giovane uomo. Lo scontro la fa cadere sulla sabbia.
“Hei, ma guarda un po' dove vai, ragazzo!!” l'uomo la riprende in modo un po'
brusco ma l'aiuta comunque ad alzarsi.
“Mi scusi, signore, ma non l'ho vista!” Francesca non ha il coraggio di dire al
giovane che lei non è un maschio! Timidamente continua: “Scusi, signore, ma mi
potrebbe dire...ehm...ecco...sì, insomma... ma dove siamo???”
Francesca si rende conto che la domanda è assurda, ma deve capire dove sia
capitata e forse, da lì, potrà anche capire che COSA le sia capitato....
“COME, dove siamo? Ma tu non sai dove sei? Mi prendi in giro?” il giovane ride
ma si capisce che è un po' perplesso.
“E' che sono arrivata qui su un carro, da molto lontano...e ora ho perso
l'orientamento...non so più dove sono!!”
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“Bhè, in questo caso ti sarò d'aiuto, mio giovane e sperduto amico. Devi sapere
che tu sei arrivato nell'antica e nobile Civitas Nauli, al secolo Noli, di cui io sono
orgoglioso cittadino!”
Francesca impallidisce...”Noli...? ma...ma...ma...?...?”
“Bene, amico mio, ora balbetti? Sì, siamo a Noli e tu da dove vieni?”
Francesca non può certo dire che anche lei viene da Noli, ma da...un'altra Noli!!
“Io vengo da lontano, molto lontano!”
“Ah! Ho capito...vieni forse da oltremare?”
“Sì, sì, ecco, è proprio così, da terre lontane oltremare... e mi saprebbe dire con
precisione, qui a Noli, che anno è ?”
Ora Francesca vede che il suo interlocutore si fa serio, dubbioso..., forse teme
che Francesca lo prenda in giro...allora lei insiste “Vede, io vengo da lontano
nella mia terra gli anni si contano diversamente!” ha trovato la strada giusta,
perché il suo amico si è rasserenato.
“Ma certo, come non pensarci, che sciocco... qui da noi, questo è l'anno domini
1456! Ma non mi sono presentato: io sono Antonio, di nobile e antica famiglia
nolese. Vengo detto Anton da Noli, e tu chi sei? E se vieni da lontano, come mai
parli così bene la nostra lingua? E certo, il tuo abbigliamento è ben strano...” e
indica i jeans e le scarpe da tennis di Francesca.
“meno male che nei temi ho molta fantasia, perché qui qui, se non mi invento
qualcosa...” pensa Francesca, e comincia a raccontare di sé, tralasciando,
ovviamente, di chiarire alcune cosette...
“Ecco, io vengo da una piccola cittadina, molto molto simile a questa (e- pensanon sai quanto simile...) ma lontana. La mia famiglia è originaria proprio di
queste parti, ed è per questo che io so parlare molto bene la sua lingua... ecco, io
mi chiamo Francesco!”
“Parlami del tuo paese, vedo che avete ben strane usanze, strani oggetti e strani
calzari...” dice Antonio indicando i jeans e le scarpe da ginnastica di Francesca.
Intanto lei ha capito o pensa di aver capito... Anche se è assurdo, lei è a Noli, ma
non la Noli che lei conosce, ma quella antica del 1400... non sa come né perché
sia accaduto ma quella porta che ha aperto, anche se non doveva...l'ha portata
inaspettatamente indietro nel tempo!! Ora che fare? Come tornare a casa? e la
mamma sarà preoccupata? Gli occhi di Francesca si riempiono di lacrime...
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Antonio la vede e “Cosa succede, perché ora piangi?” le chiede “E' che sono qui
da solo, non conosco nessuno. Sono venuto qui con vari passaggi, volevo solo
vedere come era il paese originario della mia famiglia. Ho viaggiato tantissimo,
anche se mi è sembrato un viaggio di un momento... ma ora, però non so come
tornare a casa....Insomma, senza volerlo, mi sono messo nei guai!” e ora
singhiozza.
Antonio, che è un uomo pratico e generoso, cerca di consolare Francesca.
“Calmati, su, certo, capisco, ma so per esperienza che si riesce sempre a trovare
la strada del ritorno. Come sei arrivato, saprai anche tornare. Io capisco bene il
tuo desiderio di viaggiare, anch'io amo tantissimo il mare, gli orizzonti nuovi,
sono curioso...e so, che la strada di casa è sempre aperta!” Intanto i due
camminano sulla spiaggia. Antonio continua a parlare. “Guarda, voglio farti
vedere una cosa a cui tengo molto” camminando lungo la spiaggia, Francesca
nota che è molto più ampia di quanto lo sia nei tempi moderni e ci sono molte
barche e pescatori. Chissà se c'è anche suo avo, tra quei vecchi pescatori che
stanno riparando le reti? Nelle rada, ancorata al largo, c'è una bellissima nave
che risplende nella luce del mattino.
“Vedi, io so che il nostro mondo è grande e meraviglioso. Io ho già viaggiato per
conto del re del Portogallo...” “e non ti manca la tua famiglia...il tuo paese,
quando sei lontano?” “sì, certo, ma quando sono lontano penso a Noli come ad
una pietra preziosa posta al centro di una bellissima corona. So che al mio
ritorno sarà sempre lì ad aspettarmi, come la mia famiglia e gli amici più cari.
Guarda!” e le indica il mare aperto. Al largo è ancorata una bellissima caravella,
che Francesca riconosce per le immagini viste sui libri di scuola. E' grande, tutta
fatta di legno, con vele di cotone bianco.
“Dove pensi di andare?” gli chiede, ancora con le lacrime agli occhi.
“Il re del Portogallo mi ha affidato questa meraviglia e io voglio cercare di
solcare il grande mare che chiamano oceano... se che molti mi considerano un
po' pazzo , ma io ho già fatto viaggi lunghissimi, ho già visto cose meravigliose e
ora voglio andare oltre le Colonne d'Ercole. So che dicono che è pericoloso ma io
non ho paura...voglio vedere, voglio conoscere anche ciò che c'è oltre...oltre... sì,
insomma voglio conoscere anche quello che c'è oltre il nostro orizzonte...”
Antonio è entusiasta quando racconta, si capisce che ci tiene molto. Francesca
vorrebbe dirgli che il mondo è veramente molto grande e che lui riuscirà a
scoprire le isole di Capo Verde...ma sa che non può!
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“Sono sicuro che tu ce la farai, che vedrai cose bellissime e lontane, che il tuo
nome resterà impresso nella mente dei nolesi.... direi per sempre!” gli dice
Francesca. Ora Antonio la guarda con curiosità e poi le dice: “Certo, per essere
un ragazzino sei molto saggio...sarà perché vieni da lontano!! ma ora ti devo
lasciare solo per un po', perché devo andare a ordinare cibo e vettovaglie da
caricare prima della partenza. Poi ti ospiterò a casa mia, non temere!”
Francesca saluta Antonio con affetto, ormai si sente legata a lui... sa che il suo
nome sarà famoso per le scoperte geografiche che lui farà saranno importanti.
La sua scoperta delle Isole di Capo Verde sarà determinate per tutti.
Francesca si siede sulla spiaggia, all'ombra, per aspettare il ritorno di Antonio.
Affonda le mani nella sabbia, come ha sempre fatto, cercando sassolini e
conchiglie. Trova un sasso rotondo e liscio. Lo stringe in mano. Ascolta il rumore
che le è famigliare delle onde del mare...che va e viene...dopo poco una voce
conosciuta chiama il suo nome...
”Francesca, Francesca...ma Francesca, che fai? O Francesca, dormi? Ma
Francesca, guarda che se non ti alzi farai tardi. Non vorrai fare tardi
proprio il primo giorno di scuola??” La voce della mamma la richiama...non è
possibile, si è riaddormentata...era tutto solo un sogno?? o era vero?
“Eccomi mamma, sono pronta ...” Francesca salta giù dal letto. Non sa se è
stato un sogno o se l'avventura è stata vera, pensa ancora al suo amico
Antonio e...stringe forte nella mano il bel sasso rotondo che ha raccolto sulla
spiaggia di Noli, nel 1456.
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IL CASTELLO
Scritta da Valerio Basso, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
Si racconta che una volta in un grande castello nel paese chiamato Noli
succedessero delle cose molto strane: le persone che vi entravano non ne
uscivano più.
Chiunque andasse al castello cercava di fare del proprio meglio per aiutare
le persone che vi erano intrappolate, ma ogni tentativo era inutile .
Allora il Sindaco con un gruppo di abitanti decise di andare dagli eredi dei
proprietari del castello, i Marchesi del Carretto, per chiedere loro le chiavi
del castello.
I Marchesi vollero sapere che cosa stesse succedendo e insieme ai Nolesi
decisero di trovarsi il giorno dopo davanti al castello per vedere e cercare di
capire.
Così la mattina dopo erano tutti lì pronti a intervenire.
Entrarono con un po' di paura ma con gran sorpresa non trovarono niente
di particolare. Tutto era in ordine, c'era solo un’armatura che si trovava
fuori posto. Il marchese decise di metterla al suo posto ma con gran
sorpresa si aprì un passaggio segreto e tutti vollero vedere dove portasse.
Si infilarono in una galleria, dopo aver tanto camminato videro una luce e
cercarono di raggiungerla.
Il tunnel finiva in una spiaggia dall'altra parte del paese che nessuno aveva
mai visto perchè era nascosta dagli scogli. Trovarono sulla spiaggia le
persone che erano scomparse dal castello il giorno prima.
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Chiesero loro come mai non si erano più fatti vedere nel paese e la risposta
fu unica:
- Non volevamo che questa bellissima spiaggia venisse contaminata e
rovinata dall'uomo.
Insieme sindaco, marchese, nolesi ecc... decisero di non divulgare la notizia
del passaggio segreto che dal castello portava al mare.
Ora tutti erano contenti di aver protetto un angolo di paradiso dalla
distruzione umana.
Purtroppo un avido abitante del paese, che aveva partecipato al
ritrovamento, in silenzio decise di usare questa scoperta per fare un sacco
di soldi. Organizzava gite in questa spiaggia non curandosi del disastro che
lasciavano i turisti quando andavano via.
In poco tempo diventò una spiaggia piena di sporcizia e rifiuti. Ma un gruppo
di bambini del paese che si divertivano a fare le spie avevano scoperto che
stava succedendo qualcosa di strano al castello. Decisero di investigare
meglio, scoprirono così il disastro ambientale. Avvisarono il sindaco e la
popolazione che decisero di andare sul posto. Con dispiacere videro la
spiaggia sporca e mal tenuta.
Catturarono l'avido cittadino e lo obbligarono a fare pulizia riportando tutto
come era prima.
Il sindaco e la popolazione decisero di dare da quel momento in poi il
controllo di quell'angolo incontaminato ai bambini che avrebbero fatto del
loro meglio per tenere tutto in ordine e pulito.
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IL GIRO
Scritta da Cristiano Sannai, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
Era la sera di Capodanno e con me c’era la nonna Rina che, come al solito,
mi raccontava una storia inventata da lei al momento, per farmi divertire o
spaventare (dipendeva dai casi e dai suoi pensieri) e che parlava di draghi e
serpenti che mi piacevano tanto.
Verso la fine della storia, come sempre, mi sono addormentato e ho
cominciato a sognare: mi trovavo come tutte le mattine della settimana, nel
giardino delle scuole elementari di Noli: c’erano i soliti alberi fioriti, le solite
aiuole, i soliti fiori, le solite insegnanti, i bidelli e i giochi per i bambini che
vedo tutti i giorni quando entro in classe…. ma quel giorno non avevo molta
voglia di andare a scuola e, mentre ero lì che cercavo di perdere tempo, mi
sono anche ricordato che c’era un’altra uscita, dalla parte opposta del
giardino; lì cominciava una stradina piena di alberi e sempre all’ombra, un
po’ paurosa, un po’ nascosta e molto lunga.
La conoscevo bene, perché spesso andavo da quelle parti e sapevo che
faceva il giro della scuola; allora, visto che mi sentivo sicuro, ho deciso di
partire e farmi un giretto pensando di entrare a scuola un po’ in ritardo e
dall’altra parte. In fondo, non c’era niente di male a fare così! (in realtà
sapevo che se mia mamma mi avesse scoperto mi avrebbe messo in castigo
.. ma pazienza, meglio non pensarci…). Era una bella giornata di sole, tutto
sembrava tranquillo e la passeggiata mi pareva divertente, visto che non
andavo a scuola…
Ad un certo punto, cammina cammina, pensavo di aver finito il giro e di
trovarmi di nuovo davanti alla scuola, ma poi non ho più visto i bambini
dentro la palestra, nemmeno i vasi di fave coltivati due mesi fa da noi, e
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nemmeno i giochi dei bambini…. non sapevo più dov’ero, mi sentivo solo e
preoccupato, avevo anche un po’ di paura, quindi ho deciso di entrare al
sicuro nella scuola pensando di trovare in tutte le classi, i miei amici di
sempre e le maestre solite.
Però, che strano, vedevo tutto in bianco e nero, anche la maestra Sara era
bianca, nera, grigia e mi sembra ringiovanita di quindici anni. Le ho chiesto
qualcosa ma non mi ha risposto e nemmeno mi ha riconosciuto e ho
l’impressione di essere invisibile a tutti. Allora sono andato nell’aula della
quarta per incontrare la maestra Sabrina e sperare di trovarla normale, ma
ci sono dei signori vestiti di nero. Non mi sembrano amici, anzi mi sembra di
capire che hanno cattive intenzioni, infatti mi sollevano e mi buttano giù dal
quarto piano…
Sto cadendo nel vuoto e mi vengono in mente tutte le cose belle fatte con i
miei amici e genitori e le cose a cui tengo di più: le gite con la scuola, la
vacanza a Gardaland, la spiaggia, i giochi con i compagni di calcio, i goal
che ho fatto… sembra che mi si fermi il cuore…
Poi apro gli occhi e….mi sveglio e penso: “Che sollievo: era solo un sogno!!”
Faccio la prima cosa che mi viene in mente: mi fiondo nella camera dei miei
genitori e li abbraccio forte forte!!!
Il giorno dopo ho pensato: non farò mai più quel giro prima di andare a
scuola.
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IL NOME DI NOLI
Scritta da Francesca Maglio, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
Si narra un tempo vivesse nel paesino piccolo e allegro di Noli, a quell’epoca
chiamato Chiarre, un re che regnava e ne guardava lo splendore dalla
finestra del castello, tutte le sere dopo il suo discorso.
Il re era molto saggio e prendeva decisioni giuste, ma un giorno morì (si
dice venne assassinato dal figliastro maggiore, che poi si suicidò) e la sua
eredità passò a Edoardo suo unico bimbo, che aveva solo cinque anni.
Da subito il piccolo Edoardo non vedeva l’ora di diventare il sovrano più
conosciuto di tutto il mondo e il più potente.
Il tempo passò in fretta, Edoardo crebbe, e all’età di diciotto anni diventò re.
All’inizio Edoardo regnò come aveva imparato dal padre, prendendo
decisioni sagge e non chiedendo molte tasse, ma poi si lasciò prendere la
mano, facendo le cose più inutili, incoscienti e crudeli nei confronti dei suoi
sudditi come chiedere più tasse in frumento, olio e cereali , ritirando ogni
settimana un gioiello d’oro da ogni famiglia… e riducendo Chiarre, paesello
ricco di felicità e festoso in un povero , impaurito, miserabile paesello secco
e sterile.
Gli abitanti di Chiarre ora erano poveri e privi di beni, ma soprattutto erano
infelici perché non potevano vivere una vita allegra; chi si ribellava finiva in
prigione o gli veniva tagliata la testa.
A Chiarre però c’era ancora chi si divertiva; Ilon, un bambino di dodici anni
che giocava con i suoi amici in giro per il paesetto correndo, saltando sui
tetti e inventavano escursioni che duravano anche sei ore e potevano
arrivare a volte fino al grande promontorio sul mare.
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La sera Ilon, tornando a casa, vedeva sua madre piangere, e questo
accadeva da quando suo padre era morto perché si era ribellato, cioè circa
4 anni prima .
Un giorno il re Edo-arduo, così chiamato dai suoi sudditi per il semplice
motivo del carattere, convocò tutti perché aveva perso un suo gioiello.
Il re prese una decisione che sconvolse tutte le mamme: avrebbe formato un
esercito di bambini, addestrati per ben due anni da specialisti, che poi
avrebbero dovuto viaggiare prima nei dintorni e poi sempre più in là per
ritrovare quell’inutile ma prezioso pezzo d’oro.
Ribellarsi da parte delle mamme sarebbe stata una cosa inutile e
incosciente. Il giorno dopo, alla mattina presto, la mamma di Ilon gli diede
uno zaino pieno di cose, che aveva preparato la sera prima per il viaggio
con l’esercito del re inizialmente, ma poi le venne un’idea, e lo consegnò a
Ilon dicendogli che se lui fosse andato sull’isola poco lontana avrebbe potuto
vivere una vita felice senza il bisogno di soffrire la fame e farsi male. Ilon
dopo tutto quel discorso accettò anche se con un po’ di fatica perché doveva
lasciare i suoi amici, ma si mise in viaggio immediatamente con il suo
zainetto in spalla.
Quasi arrivato a destinazione si fermò a guardare per un’ ultima volta
Chiarre prima di arrivare al nascondiglio, e vide le guardie di Edoardo
prendere tutti i bambini, tra cui i suoi migliori amici, e catturarli. A quel
punto non resistette a stare lontano e tornò a casa il più velocemente
possibile, facendosi catturare anch’egli.
Il giorno dopo assegnarono i posti nel campo di addestramento e Ilon finì
proprio con i suoi migliori amici, insieme si dovettero mettere delle maglie
orribili, o almeno per lui, perché erano troppo lussuose per far sentire la loro
vita di povertà e schiavitù.
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I giorni passarono in fretta e Ilon crebbe e durante le esercitazioni s’era
sempre ribellato per le cose troppo stancanti per lui e gli altri bambini,
facendo molte amicizie, compreso il maggiordomo di Edoardo. Così scoprì
che aveva lui il gioiello perché lo aveva portato a lucidare, e al ragazzo
venne un’ idea che mise in atto con tutti i suoi amici. Pochi giorni dopo il
maggiordomo distrasse il re e le guardie mentre Ilon e altri mettevano il
gioiello nella stanza del re così lui pensava di esserselo rubato da solo.
Il piano riuscì alla perfezione e il re arrabbiato con se stesso si chiuse in
una stanza con il suo oro e Ilon lo chiuse a chiave dentro dicendogli di vivere
unicamente con le sue ricchezze.
Per il coraggio dimostrato Ilon fu nominato re e Noli prende proprio il nome
da lui, perché provate a leggere Ilon al contrario vedrete che vi uscirà Noli, e
vi siete mai chiesti da dove deriva Voze? si dice che la moglie di Ilon si
chiamasse Ezovella, provate a mettere anche lei al contrario e togliendo
qualche lettera vi uscirà Voze. Così dal quel giorno il paesino oltre a
cambiare nome tornò alla sua prosperità .
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IL PESCATORE SORDO
Scritta da Elisa Ours, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
Ieri mia nonna, che un tempo viveva a Noli, mi ha raccontato una storia di
quando era piccola e conosceva un anziano pescatore sordo.
Il pescatore incominciava a pescare che era ancora notte fonda, verso le quattro,
come tutti gli altri giorni, essendo sordo era molto isolato dalle altre persone e
così stava sempre vicino alla sua barca a cucire le reti o a pescare. Mia nonna e
tutte le sue amiche andavano da lui per imparare a cucire le reti oppure per
parlargli così non lo facevano sentire troppo solo.
Un giorno d'estate la spiaggia era piena di turisti come tutti i giorni e il pescatore
come sempre era sulla riva che cuciva le reti. Ad un tratto guardando il mare
vide un signore al largo che stava annegando e senza pensarci due volte si buttò
in mare e anche se a fatica arrivò da lui e lo portò a riva.
Un turista chiamò subito l'ambulanza e portarono il signore all'ospedale così
grazie ai medici si salvò. Dopo pochi giorni lo fecero uscire così il signore tornò a
Noli e andò in spiaggia per cercare il pescatore, lo trovò al solito posto, vicino
alla sua barca che cuciva le sue reti. Il signore piangendo dalla gioia ringraziò il
pescatore e gli disse che voleva ricompensarlo per avergli salvato la vita.
Dopo qualche giorno il signore decise di accompagnare il pescatore da un
otorino per fargli fare un apparecchio acustico, quando egli lo provò rimase
sbalordito e meravigliato di poter sentire di nuovo i suoni e le parole che per tanti
anni non sentiva più, ringraziò il signore e da quel momento diventarono grandi
amici. Il pescatore così cambiò subito umore: da triste e solitario diventò allegro
e chiacchierone, salutava tutte le persone che incontrava ed era sempre felice.
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Tutti gli anni d'estate il signore che aveva rischiato di annegare tornava a Noli
per ritrovare il suo grande amico, insieme facevano lunghe passeggiate dalla
chiesa di San Paragorio al castello, si fermavano a chiacchierare sotto la loggia
o prendevano il caffè al bar davanti al palazzo del Comune.
Questo turista aveva un sogno: di imparare a pescare e il suo amico decise di
insegnargli tutto quello che sapeva per diventare un bravo pescatore, imparò a
cucire le reti, a remare sul piccolo gozzo e a gettare le reti per quelli più piccoli
come le Acciughe e i Cicciarelli: piccoli pesci affusolati e senza scaglie che sono
tipici dei fondali marini di Noli.
Al mattino i due amici tornavano a riva felici con i loro pesci per venderli ai
passanti.
Il turista che era di Milano volle fermarsi a Noli per vedere delle feste tipo la
Festa Patronale di S. Eugenio con la processione di barche all'Isola di Bergeggi e
la festa della Regata dei Rioni dove le antiche borgate cittadine fanno gare
sportive e di abilità o come la festa di S. Anna o la Grande festa del pesce di Noli
dove si cucinano quintali di Cicciarelli.
Dopo tanto tempo che il turista di Milano frequentava Noli incominciò a parlare il
dialetto Ligure e si divertiva insieme al suo amico a parlare in questo nuovo
modo.
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IL PRINCIPE DI PIETRA
Scritta da Marieblue Antonini, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
C'era una volta un principe che era innamorato di una bellissima fanciulla:
Isabella.
Il principe Augusto che regnava su tutto il regno di Noli, e Ascanio, il suo
fedelissimo consigliere di corte, stavano organizzando un grande ballo.
Ogni invitato doveva portare con sè una dama con cui ballare e il principe
avrebbe invitato la dama che presto sarebbe diventata la sua sposa.
Augusto voleva chiedere alla fanciulla di cui era innamorato di andare con lui al
ballo ma lei, viveva dall'altra parte del versante della montagna in cui si trovava
il vasto castello del principe.
Augusto, anche se sapeva che gli sarebbe risultato molto faticoso, attraversò
tutta la montagna a piedi senza neanche un cavallo perché diceva che nessuna
fatica era così grande come l'amore che provava.
Dopo un giorno di camminata giunse nel luogo in cui viveva la fanciulla e le
disse:
-Bellissima fanciulla, ho camminato un giorno intero per giungere da te e ora
che sono qui ti chiedo di venire con me al ballo per poterti presentare ai miei
sudditi come mia futura sposa-.
Isabella arrossì e rispose: -Io sono una semplice fanciulla che vive in un piccolo
frantoio ne sono onorata ma non sono alla sua altezza-.
-L'amore non ha limiti, ma solo sentimento e passione ed e' per questo che ti
chiedo di venire con me al ballo. Non ti preoccupare sarai la più bella ed elegante
invitata del regno-.
-Va bene verrò con te al ballo ma prima mi dovrai insegnare a ballare perché
non ho mai ballato.... al massimo ho ballato con una scopa mentre facevo le
pulizie!-.
-Non preoccuparti ti insegnerò tutto io, ora dobbiamo andare perché fra soli tre
giorni ci sarà il ballo e ti devo ancora insegnare tutto-.
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L'indomani arrivarono al regno e a Isabella venne cucito a mano un bellissimo
vestito di seta lilla con il corpetto tempestato di zaffiri blu da abbinare con delle
scarpette dello stesso colore e con un fiocco con al centro una gemma.
Augusto chiese a Isabella di raggiungerlo nel salone per le lezioni di ballo.
Isabella si tolse il vestito per il ballo e ne mise uno più semplice per le lezioni.
Appena la fanciulla raggiunse il principe lui la accolse con un regalo e le disse:
-Questo diadema apparteneva a mia madre e siccome stai per diventare la mia
bellissima principessa te lo voglio regalare-Grazie, lo indosserò la sera del ballo e lo conserverò per sempre come un
tesoro-Sarai bellissima con questo diadema, ma ora iniziamo le lezioniEra arrivato il grande giorno e Isabella aveva imparato a ballare ed era elegante
e bellissima avvolta nel suo vestito lilla e gli zaffiri e le gemme la facevano
risplendere di luce.
Al tramonto iniziò il ballo e tutti erano impazienti di scoprire a chi il principe
avesse chiesto la mano.
Isabella era emozionatissima e aveva paura di sbagliare i passi.
Augusto le disse: -Non ti preoccupare, tu segui i miei passi e stai tranquilla non
sbaglierai-Mi fido di te Augusto- rispose Isabella
Dopo pochi minuti Augusto ed Isabella aprirono le danze e tutti iniziarono a
ballare con le loro dame. Alle fine delle danze gli invitati brindarono e quasi
all'alba il ballo finì.
Dopo un breve fidanzamento Isabella e Augusto si sposarono.
Furono settimane felici ma....un giorno, mentre Isabella stava cantando in
giardino ed Augusto era impegnato in una battuta di caccia, la principessa venne
rapita da una strega invidiosa del loro bellissimo amore. La strega la portò nella
torre dell'orologio di Noli e la rinchiuse in una stanza senza finestre che si
trovava in cima.
Augusto saputo della disgrazia decise di andare a salvare la sua amata poiché
niente poteva fermarlo. Si fece preparare l'armatura e affilare la spada dal suo
fedele Ascanio e partirono insieme in cerca della sua adorata.
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Solo dopo due giorni il principe riuscì a trovare Isabella. Augusto provò a salire
sulla torre e a liberarla ma la strega lo colpì alle spalle con un incantesimo che
trasformò il principe in un leone di pietra affacciato sul mare. La stessa sorte
riservò al suo fedele consigliere che nel tentativo di difendere il suo re venne
trasformato in promontorio a forma di testa di drago.
La strega dopo aver fatto l'incantesimo disse:
-Solo quando l'orologio della torre di Noli rintoccherà tredici volte la mezzanotte
la stessa sera il leone e il drago si risveglieranno e la principessa verrà salvata.
Purtroppo ancora oggi il principe di pietra veglia sul capo di Noli e con fierezza
guarda il mare protetto dal suo fedele Ascanio che rivolto verso le torri di Noli
veglia il suo golfo pronto a risvegliarsi al tredicesimo rintocco per rivedere gli
sposi insieme e felici.
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LA DAMA DELL’ ISOLA
Scritta da Margherita Pizzorni, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
Nei tempi antichi del medioevo c’era davanti a Noli un'isola che si chiamava
l’Isola della Dama: era diversa aveva un salice piangente ed era coperta da
bellissimi gigli bianchi e le coste erano basse e con sabbia bianca e
mediterranea.
Sull’isola c’era un antico castello con quattro torri e quattro mura grigie e
tra loro c’erano dei bellissimi fiori, tra queste torri c’era una torre più alta e
lì c’era la camera di una dama, la chiamavano la Dama dell'isola perchè
questo castello apparteneva solo a lei come anche l’isola e viveva lì tutta da
sola.
Ma la Dama sapeva che sulla sua isola c’era una maledizione, sapeva che
non poteva partecipare al nostro mondo, ma doveva stare dentro al casello,
se voleva andare fuori dal castello non poteva, e se voleva vedere fuori dalla
finestra doveva vedere tutto con uno specchio, non sapeva cosa le sarebbe
successo se avesse fatto una di queste cose, ma sapeva che le conseguenze
sarebbero state orribili. Passava le giornate in quella torre filando su una
tela le cose che vedeva riflesse sullo specchio cantando la sua canzone
malinconica di solitudine, non aveva niente altro di cui preoccuparsi a parte
questa maledizione, e anche se era sola non le dispiaceva.
Ogni giorno guardava le stesse cose: le persone che andavano su e giù, i
pescatori che pescavano, cavalieri che andavano verso il castello e qualche
volte anche un esercito, che tornava dalla guerra, le piacevano tanto gli
stretti piccoli vicoli della cittadina, il bellissimo castello e le case costruite
vicino alla costa sui quali balconi erano appese lenzuola bianche che la
brezza marina faceva svolazzare. La notte invece vedeva sulla spiaggia
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davanti all’isola due innamorati seduti su uno scoglio, o qualche volta vedeva
le luci delle candele della processione di un funerale di un valoroso
guerriero o di un nobile.
Questa damigella nel paese era considerata un mito, una leggenda e tanti
cittadini ne parlavano ai loro figli, soprattutto i pescatori che andavano con
le barche a pescare vicino all’isola ma standone sempre alla larga. Ma la
storia che raccontavano della Dama non potevano mai finirla perchè non
sapevano chi o che cosa avesse fatto questo incantesimo sull’isola.
Un giorno d’estate la Dama vide nello specchio un cavaliere con il suo
cavallo che passò sulla spiaggia, poi si fermò, scese dal cavallo e si fece
una camminata vicino al mare cantando una canzone felice. Il suo elmo, che
era illuminato dal sole, sembrava nello specchio un fulmine sotto il quale
c’erano dei capelli neri come il carbone.
La Dama appena vide il cavaliere se ne innamorò e corse subito alla finestra
a vederlo meglio dimenticandosi della maledizione, proprio in quel momento
lo specchio si ruppe in mille pezzi e iniziò fuori a soffiare un fortissimo vento
allontanando l’isola dal cavaliere di cui si era innamorata e anche
allontanandola da Noli.
La Dama spaventata uscì dal castello andò dove c’era il salice piangente,
vide una barca ci scrisse il suo nome, poi ci si sdraiò dentro e mentre il
vento la portava vicino alla spiaggia, sentiva che il suo sangue si gelava e
lei diventava sempre più fredda e la sua vista diventava sempre più scura, e
mentre lei era nella barca il castello lentamente venne coperto da rovi neri,
il bellissimo salice piangente svanì e tutti i bei fiori che coprivano l’isola si
trasformarono in gabbiani bianchi che poi l’isola fu la loro casa, le bellissime
spiagge con la sabbia bianca si trasformarono in scogli.
L' isola si fermò davanti a Bergeggi ma quando la barca arrivò alla spiaggia
la Dama giaceva dentro morta. Una donna che aveva la casa lì vicino vide
la barca e la ragazza, fecero portare a corte la ragazza mentre tutti, ignari
della disgrazia, facevano festa perchè avevano vinto una battaglia. Ma
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quando tutti la videro smisero qualunque cosa stessero facendo: la musica
si fermò, e la faccia divertita e contenta di ogni persona diventò una faccia
malinconica e triste, lessero il suo nome ma non capirono chi fosse, e il
cavaliere di cui era innamorata la ragazza se ne innamorò allora disse: “Dio
per favore fai la grazia a questa ragazza e portala in cielo.”
L’ isola che era stata portata dal vento a Bergeggi la chiamarono “l’isola di
Bergeggi” dimenticando il nome vero dell’isola, e mandarono un santo per
togliere la maledizione, e in suo onore gli costruirono una chiesetta.
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LA FATA ALFABETINA E IL SUO TESORO
Scritta dalla Classe 1°A Scuola Primaria di Noli
***
La Fata Alfabetina vive in una grotta marina sommersa, situata in un bellissimo
golfo vicino alle spiagge frequentate d’estate da noi bambini.
Per raggiungere la grotta di Fata Alfabetina è assolutamente necessario un
sommergibile.
Fata Alfabetina ha tantissimi amici che spesso la vanno a trovare: scendono
dalla collina verso il mare, arrivano sul molo vicino alla spiaggia dorata e tutti
insieme si imbarcano per raggiungerla giù nella grotta. L’amica Ada, per
esempio, abita in una casetta in collina tutta ricoperta d’edera nei pressi di un
sentiero che scende ripido verso il mare: qui si sentono forti i profumi del timo,
della lavanda,della ginestra che nelle giornate ventose, si mescolano con l’odore
della salsedine proveniente dal mare.
Nel cielo terso vola, con le ali distese, il gabbiano Ulisse che sovente porta notizie
degli amici a Fata Alfabetina. Ulisse vola veloce dal mare alla collina
raccogliendo pensieri e saluti per tutti.
In una casa in fondo al paese ed in prossimità della collina ricca di uliveti e
sentieri odorosi vivono due fratellini Emi e Mimmo con i loro genitori e il piccolo
Miao, il gattino di casa, loro grande amico.
Fata Alfabetina, ascoltando il gabbiano Ulisse, sa che questi bambini sono alla
ricerca di un grande tesoro… che permetta loro di giocare insieme e di fare
grandi scoperte.
Così, una notte, mentre dormono, fanno lo stesso sogno: vedono una luce intensa
brillare sulla cima di una montagna misteriosa. Una vocina dice loro di andare là
dove c’è un tesoro di immenso valore.
La mattina seguente preparano gli zaini, salutano mamma e papà e partono in
compagnia di Miao. Inizia così la loro avventura sui sentieri che portano alla
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cima dellamontagna misteriosa, dove sorge, maestoso, un castello attorniato da
mura solide e antiche.
Durante il loro cammino incontrano numerosi animali che diventano loro amici e
li accompagnano per i sentieri. In varie occasioni li aiutano a risolvere problemi
ed a superare numerose difficoltà. Eccone alcuni: Rana Rina,Toro Teo, Serpente
Simo, Pellicano Pippo…
In loro compagnia i bambini e Miao raggiungono uno stagno,arrivano ad un
bosco e lo attraversano fino a giungere nei pressi di una radura.
…Giunge la sera…
Mimmo ed Emi sono stanchi dopo le avventure del giorno. Mangiano, si
preparano i sacchi a pelo e si coricano. Guardano il cielo e vedono Luna Lisa
lassù… Rassicurati si addormentano lieti…
Il mattino seguente riprendono il cammino. Da lontano vedono il nonno Nino che
subito va loro incontro, li abbraccia e li accompagna nella sua casa con il
camino. Con entusiasmo i bambini raccontano la loro fantastica avventura.
Prima di ripartire Nonno Nino gli regala noci, nocciole, nespole e infine anche un
sacchetto di ceci… Quanti buoni frutti nonno raccoglie nei boschi circostanti!
Dopo aver fatto un po’ di strada si fermano per la cena, in compagnia di Cesare
Cana Curioso. Giunge nuovamente la sera. Anche questa volta Luna Lisa veglia
su di loro.
Il mattino seguente appena alzati vedono volare una meravigliosa Farfalla Fifì e
la seguono salendo ancora su per i sentieri.
L’incontro con la stramba signora H Muta fa perdere l’orientamento ai bambini
che riprendono il loro viaggio percorrendo un sentiero scosceso che li riporta
vicino al mare.
Qui, inaspettatamente vedono un delfino che si avvicina alla spiaggia: è Dodo il
Delfino Dispettoso che fa le capriole e schizza l’acqua a tutti.
I bambini e Miao si bagnano da capo a piedi. Sono irritati per lo scherzo di
cattivo gusto. Ulisse ha visto tutto e vola sul mare sovrastante la grotta
marina… Fata Alfabetina chiama in loro aiuto il suo amico Valentino, vortice
ventoso, che avvolge dolcemente i bambini e Miao.
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Dopo questa avventura si fermano al chiosco di Gigi il Gelataio per fare
merenda.
Qui incontrano il Gatto Goloso di Gelato Giallo al pollo.
Mentre gustano i loro gelati vedono la montagna misteriosa in fondo alle spiagge
e alle scogliere. Sono stanchi e la meta sembra loro molto lontana per arrivarci a
piedi!!!
Anche questa volta Fata Alfabetina interviene: fa incontrare i bambini con un
pescatore di nome Mambrino, momentaneamente sbarcato, che era lì su uno
scoglio a pescare tutto solo… Mambrino li fa salire sulla sua barca per
accompagnarli. Il mare e’ agitato e soffia un forte vento contrario. Che fatica!!
Per fortuna, dal mare blu piu’profondo, arriva la Balenottera Bebi che li spinge
fino alla spiaggia dei pescatori.
Riprendono così a scalare la montagna misteriosa senza perdere di vista le alte
mura del castello… La salita è ardua e difficile ma la voglia di arrivare non fa
sentire la fatica.
Finalmente giungono sulla cima…
Entrano in un anfratto buio dove scorgono una luce fioca che appare e scompare
al soffio piu’o meno intenso della brezza marina.
ZIC e ZAC, le bacchette di Mago Zozù, sono per terra sul sentiero… Il mago li
sta aspettando perché solo con i bambini può recitare la formula magica che
farà apparire il tesoro… Appena li vede, raccoglie veloce da terra Zice Zac e
tutti insieme pronunciano le magiche parole: -Zicchete, zacchete, zic, zac, il
tesoro eccolo qua!Emi e Mimmo hanno trovato un tesoro così bello che hanno deciso di spedirlo
nella nostra scuola, proprio a noi che li abbiamo seguiti nella loro avventura.
EVVIVA!
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LA PROTEZIONE DEL FINALE
Scritta da Arianna Venturino, Classe 4° Scuola Primaria “Celesia” Finalborgo
***
Il territorio finalese è protetto da alcuni “personaggi” della cui esistenza non
ci accorgiamo, perché sono presenti sotto forma di elementi naturali.
Essi stanno intorno alle mura del borgo e creano un magnifico paesaggio.
Sono: la Capra Zoppa, il fiume Aquila e le montagne di Orco.
Una notte, mentre tutti dormivano, stavano arrivando dei briganti che
avevano intenzione di derubare la città! Ad un tratto si sentì un forte rumore
e si alzò una tempesta di sabbia. Da tutto quel trambusto uscirono un
enorme orco, con le sue altrettanto enormi compagne: una capra e
un’aquila. I briganti stavano per svenire! Il capo gridò: “All’attacco!” I banditi
si scagliarono pieni d’ira contro i protettori. Fecero però molta fatica, perché
i passi dell’orco, nelle sue condizioni di gigante spaventoso, provocavano
terremoti che facevano cadere i malfattori. La capra, mentre incornava e
scalciava, era stata azzoppata. L’aquila, nello scagliare fulmini, tuoni e
lampi, si ferì un’ala e la perdita di sangue formò il fiume Aquila.
Attualmente i nomi delle montagne e del fiume sono proprio Orco, Capra
Zoppa e Aquila. Anche se un po’ anziani e mal ridotti, questi protettori sono
ancora oggi in grado di svolgere il loro compito e se qualcuno attaccasse la
cittadinanza, l’orco, l’aquila e la capra ci soccorrerebbero.
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LA STORIA DEL PESCE LONE
Scritta da Ginevra Panerai, Classe 4° Scuola Primaria di Borgio Verezzi
***
C'era una volta nelle acque di Varigotti un pesce palla di nome Lone.
Un giorno, mentre Lone stava nuotando,dal molo cadde un'esca. Lone
guardò in alto e vide un pescatore. Così, non ci cascò e non prese il
vermetto che copriva l'amo. Lone quel pomeriggio chiamò tutti i suoi amici e
familiari per dirgli di non mangiare quel vermetto, perché era una trappola.
Alla sera Lone andò al largo per vedere da vicino una nave da crociera. Gli
piaceva tanto andarla a vedere perché i passeggeri gli tiravano dei pezzetti
di pane e dei pezzetti di brioche. Lone è un pesce d'avvero goloso.
Un giorno, quando si avvicinò alla nave,a una bambina di nome Vittoria le
cadde il braccialetto che aveva al polso. Il bracciale andò a finire proprio
sulla pinna di Lone come una corona. Quando tornò a casa, Lone era molto
stanco e si mise subito a dormire, anche se erano le 19.00.
Però, è un pesce sonnambulo. Durante la notte si alzò e senza farlo apposta
si dimenticò dell'esca e la mangiò.
Lone sentendosi trascinare via aprì gli occhi. Quando il pescatore lo stava
per prendere in mano, si gonfiò così tanto che, il pescatore si punse e Lone
cadde in mare svegliando tutti i suoi familiari che lo festeggiarono, perché
era riuscito a salvarsi.
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LA TORRE DELLE STREGHE
Scritta da Luigi Montarolo, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
Si narra che un tempo, sulle alture delle colline di Noli, alcune streghe
andassero a fare dei riti e a preparare pozioni. Ma le guardie le scoprivano
sempre e le streghe erano costrette a scappare. Un giorno, stufe delle sentinelle
che le disturbavano nei loro riti, costruirono una torre dove potersi barricare per
sfuggire ai controlli.
Una sera le sentinelle andarono a perlustrare la zona dove le streghe si
radunavano di solito, una guardia non vide la torre che avevano costruito, e ci
picchiò la testa facendosi un bernoccolo in fronte. Le guardie non capirono da
dove sbucasse quella torre, allora tornarono in paese ad avvisare il marchese
del Carretto.
Il marchese sorpreso, disse che non aveva costruito nessuna torre sul
promontorio in quella zona. Così mandò più sentinelle in ricognizione, ma le
guardie continuavano a non capire chi avesse costruito la torre e decisero di
tornare il giorno dopo con alcuni rinforzi.
Tornarono quindi dalla torre con un pesantissimo ariete e dissero che se non
fosse uscito nessuno avrebbero buttato giù la porta, ci fu un attimo di silenzio e
le guardie stufe che nessuno rispondesse abbatterono la porta. Entrate le
guardie videro che la torre era alta e con alcune finestrelle, e con una scala che
portava ai piani superiori. Al piano terra le guardie trovarono numerose ampolle
su un tavolo in legno, tre scope, alcuni tipi di erbe aromatiche... Poi salirono al
piano di sopra, ma non fecero in tempo a guardare cosa ci fosse che le streghe
tornarono nella torre e trasformarono le guardie in rospi e ranocchi.
Le streghe andarono dal marchese per lamentarsi delle sentinelle, ma le guardie
del marchese le arrestarono, e le rinchiusero nella torre del castello.
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Passarono alcuni anni e un giorno scoppiò una guerra contro i pirati, ci fu molto
spargimento di sangue, e il marchese che stava perdendo la guerra decise di
fare un accordo con le streghe, che se lo avessero aiutato a vincere la guerra
contro i pirati le avrebbe lasciate stare tranquille. Le streghe stufe di stare in
prigione accettarono il patto e nella notte assalirono i pirati con i loro mezzi
magici e li trasformarono in pesci.
Tutto il paese festeggiò la sconfitta dei pirati, e per ringraziare le streghe il
villaggio fece un grande banchetto in loro onore, a cui vennero invitati anche le
rappresentanze dei vicini alleati con Noli. Per l'occasione vennero uccisi cinghiali
e daini delle colline circostanti, vennero messe al lavoro le migliori cuoche del
paese, e alla fine del banchetto ci furono musiche e balli. I festeggiamenti
durarono tutta la notte, e Il giorno dopo ci fu la cerimonia di commemorazione in
onore delle streghe.
La dove c'è adesso il semaforo sul promontorio di Noli a quei tempi fu rinforzata
la torre di guardia costruita originariamente dalle streghe per avvistare
eventuali attacchi dal mare.
Per fortuna Noli non fu più attaccata dai pirati anche perché grazie alla
protezione delle streghe i pirati avevano paura di essere trasformati in pesci.
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L'ISOLA INCANTATA
Scritta dalla Classe 1°B Scuola Primaria di Noli
***
C'era una volta un golfo su cui si affacciava un piccolo paese pulito e profumato,
abitato da poche persone molto laboriose.
Viveva lì Ugo, Uomo Speciale, stava nel castello insieme al suo cane Mio, un
mastino muscoloso mezzo bianco e mezzo nero. Nel golfo, proprio davanti al
piccolo paese, c'era un'isola incantevole, in cui crescevano fiori stupendi e
l'acqua del mare era limpida e trasparente. Proprio nell'isola, appena sfiorata dal
mare, c’era una grotta, dove viveva Fata Asia, una fata che aveva poteri
straordinari... La caverna era illuminata da un grande lampadario a gocce e ogni
goccia raffigurava il viso di una fata importante. Sulla cima dell'isolotto vivevano
anche gli Elfi Elena ed Enrico che avevano una casa dentro ad un albero.
Ma....
In una grotta in alto sulla collina, proprio sopra al paesello abitava un orco
piuttosto irascibile; si chiamava Ollo ed era molto brutto.
Nel paese tutti vivevano felici e contenti nelle loro case, curando il bosco, il mare
e la spiaggia per dare salute alla natura e agli animali. Lavoravano, cantavano e
ballavano con tanta allegrìa.
Purtroppo i loro canti e la loro gioia disturbavano Orco Ollo che era solo, senza
amici e invidiava tutta quella felicità, così incominciò a buttare per dispetto delle
frane sulle persone.
Ma Ugo Uomo Speciale trovò subito una soluzione… Fece costruire una grande
tettoia fatta di ferro per difendere il paese e le persone dalle grandi frane.
Così Orco Ollo si infuriò e in una notte tempestosa senza luna e senza stelle, rapì
tutti i bimbi del piccolo paese e li portò in una buca sotto un vecchio albero.
I bambini piansero tanto e le loro lacrime formarono uno strano arco nel ciclo
che raggiunse l'isola incantata. Qui, subito, il grande lampadario di Fata Asia
cominciò a tintinnare, indicando alla fata il cammino da seguire.
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Nuotando come un delfino e volando come un gabbiano, Asia raggiunse il bosco e
incontrò Ugo, Mio e tutti i papà che stavano cercando i piccolini.
Però, c'era una novità: Orco Ollo non era più cattivo perché i bambini lo avevano
intenerito e aveva preparato per tutti un buon budino al cioccolato canticchiando
belle canzoncine, così ora i bambini ridevano e scherzavano con lui.
Guidati dal fiuto di Mio, Asia e Ugo con tutti i papà, in breve tempo trovarono i
bambini con Ollo.
Tornò una grande gioia nel piccolo paese e tutti furono nuovamente felici. Asia
capì che Ollo era tanto solo e convinse tutti a perdonarlo come avevano già fatto i
bambini, perciò fece un incantesimo e lo trasformò in un leone di pietra.
Di giorno il leone vigilava sul paese e di notte cantava dolci canzoncine per fare
addormentare bene i bambini.
C'era pace e serenità, i ciliegi erano sempre in fiore, gli ammali erano canterini e
le persone si volevano bene. Asia e Ugo si erano innamorati ma si erano poi
lasciati perché erano diversi: lui era un uomo e Asia era una fata.
Ma...
Un brutto, orribile giorno, sul mare apparve un drago disgustoso con i denti rossi
e due creste nere. Sputava fuoco e produsse dolore, disperazione e
devastazione.
Il leone di pietra subito ruggì e il lampadario di fata Asia tintinnò... La Fata chiese
l'aiuto degli Elfi e li trasformò in due serpenti buoni, capaci di nuotare nel mare.
Essi nuotarono tanto, fino dal drago. Uno lo attoreigliò con tutta la sua forza,
l'altro lo morsicò e gli iniettò un potente veleno, così il drago tra altissime grida
annegò e scomparve nel fondo del mare.
Asia e Ugo erano sempre più innamorati, la buona fata capì che era più bello
avere un fidanzato che possedere tanti poteri, così una grande luce portò tutte le
sue magie nel lampadario dell'isola, che rimase là, nascosto nella grotta, per
risolvere delle gravi emergenze.
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In una bella giornata piena di sole il golfo si riempì di zattere festose: tutti gli
abitanti del piccolo paese andavano sull'isola per il matrimonio di Asia e Ugo. Gli
Elfi Elena ed Enrico prepararono un delizioso pranzo di nozze; tutti mangiarono,
giocarono e scherzarono. La sposa era bellissima e lo sposo era emozionato...
Asia e Ugo andarono a vivere nel castello, sopra il paesello pulito e profumato.
Dopo un anno nacquero i gemelli Corrado e Camilla. Anche Mio conobbe una
simpatica cagnetta e si innamorò, lui e la sua compagna ebbero tre cuccioli:
Cecilia, Ciro e Fulmine.
Vissero per tanti anni felici e contenti...Diventarono tutti vecchi continuando a
volersi bene...
Anche il leone con il passare del tempo, perse le sue forze ma rimase sempre al
suo posto di guardia.
E' passato tanto tempo da allora, ma ci sono ancora tracce di questa bella storia:
il castello di Ugo, l'isola incantevole e incantata, il mare azzurro e cristallino, le
casette delle persone tanto laboriose...
E soprattutto lui, il leone di pietra che ancora vigila sul golfo......
Qualcuno racconta che nelle serate di luna piena, sul mare si senta una dolce
melodia, dicono che sia il leone dì pietra che ancora canta la ninna nanna ai
bimbi buoni del piccolo paese.
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MISTERO A NOLI
Scritta da Lisa Maglio, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
-Dai passa,dai !!La tranquilla piazzetta di Noli ogni pomeriggio è piena di ragazzi che si
rincorrono, vanno in bicicletta e giocano a pallone. Uno di loro si chiama Corrado
che tutti i giorni va in piazza e non gli importa dei compiti, infatti quando torna da
scuola ha sempre una nota sul diario; ma non gli importa nemmeno di quella,
solo del calcio.
Quel giorno sta giocando con i suoi amici, quando all'improvviso con una
pallonata spacca il vetro della finestra lì vicino.
Che disastro!!- Commentano gli amici –
E' già la seconda volta che le spacchi la finestra! Ma che mira hai?! Adesso
quella ti ammazza!! Ti conviene scappare e non farti vedere!!Corrado corre via ed entra nell'unica porta aperta, cioè nell'Oratorio di
Sant'Anna, che si trova proprio lì vicino. Per fortuna non c'è nessuno, però è
meglio nascondersi per un po' e aspettare che si calmino le acque. Meglio andare
nella cripta.
Accidenti che sfortuna!! Qua dentro è buio e non vedo niente!!Si arrampica su un muro per vedere meglio e si accorge che una pietra è
smossa.
Dietro alla pietra c'è un cofanetto tutto di legno e di pietra con qualcosa dentro
ma sentendo un rumore improvviso Corrado lo mette in tasca e scappa a casa...
Cosa ci sarà qui dentro? Forse un tesoro?Ma quando apre il cofanetto rimane deluso: c'è solo un pezzo di carta molto
vecchia e strappata. Lo prende per poi buttarlo nella spazzatura quando una sua
amica bussa alla porta.
-Sono io, sono Arianna, apri !!- Dice – Guarda che c'è una vecchietta che ti sta
cercando dappertutto!! Cos'hai combinato stavolta?!Corrado le racconta tutto e le fa vedere il cofanetto e il pezzo di carta che aveva
preso.
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Ma è una mappa!- Nota Arianna – C'è segnato San Paragorio. Già che ti devi
nascondere di nuovo andiamo lì a vedere.Ok – Risponde l'amico
Cercando di non dare troppo nell'occhio attraversano i vicoli ed entrano nella
chiesa di San Paragorio passando da una finestra perchè oggi la chiesa è chiusa
al pubblico.
Entrano nella cripta e cercano dappertutto. Dopo un po' di tempo Corrado
calpesta una piastrella e capisce che sotto c'è il secondo pezzo.
Guarda!! Se li unisci si completano!! Manca solo un pezzo per finire la mappa!!Dice Arianna
La mappa indica la Cattedrale di San Pietro e i due ragazzi corrono a cercare la
terza parte.
Nella chiesa il pezzo è proprio sull'altare laterale e, dopo averlo preso, uniscono
tutti i tre pezzi.
E' davvero una mappa e un triangolo unisce le tre chiese.Ma non è il simbolo inciso sulla torre del castello?Sì, andiamo a vedere.- Risponde Corrado
Sulla torre scavano e un cofanetto piccolo viene alla luce: è proprio uguale a
quello che ha trovato Corrado.
Di certo è un tesoro. E dopo molta fatica lo aprono.
Ma dentro, invece del tesoro c'è una cosa sorprendente che lascia di stucco i
ragazzi. Che cos'è?
Lì c'è un pezzo di metallo di tecnologia superiore alla nostra. E' forse la prova che
gli alieni hanno abitato Noli tanti anni fa?
Però a loro non interessa e lo buttano dalla torre,delusi.
Il giorno dopo Corrado è di nuovo in piazzetta a giocare a calcio.
Passa,passa!!*CRASH *
-Ooops!-
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RACCONTAMI UNA STORIA
Scritta da Ginevra Gandoglia, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
C'era una volta una bimba, che disse alla sua nonna: “Raccontami una storia”.
E la nonna incominciò:
“Si narra che il crocefisso di legno che si trova oggi nella chiesa di San
Paragorio a Noli, sia stato trasportato da una lussuosissima nave per essere
messo in un grandissimo salone dove si trovava il re con la sue sette mogli, ma
al re non piaceva il crocefisso e vicino al suo trono voleva un grandissimo quadro
che rappresentasse lui con le sue mogli. E infatti fu così.
Ma del crocefisso nessuno seppe cosa farne, allora lo diedero a un marinaio che
lo riportò proprio sulla nave che lo aveva trasportato da così lontano e sulla quale
il re sarebbe salito con le sue mogli il giorno dopo. Ma la nave poche notti dopo
affondò, nessuno sapeva nuotare tranne il re. Mentre cercava di sopravvivere si
ricordò del marinaio e del crocefisso e cercò di raggiungerli. Il re dentro di sè
pensava che se fosse riuscito a trovare il crocefisso, essendo di legno avrebbe
galleggiato e forse lui sarebbe sopravvissuto, così incominciò a nuotare, nuotare
e nuotare fino all'esaurimento delle sue forze. Anche il marinaio ormai era allo
stremo.
Il pomeriggio seguente alcuni abitanti di Noli, una piccola cittadina costiera,
videro il crocefisso incagliato sulla spiaggia con dipinto un uomo e pensarono che
fosse l'immagine di Dio impressa sulla croce miracolosamente. E così decisero
di metterla nella chiesa di san Paragorio dove ancora oggi si trova.”
“Nonna! nonna! voglio un' altra storia”
E la nonna rassegnata chiese:”di cosa vuoi che parli?”
“voglio che parli di un leone” rispose la bambina
E la nonna incominciò.
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“Si dice che il leone di pietra di capo Noli prima vivesse nella savana con la sua
compagna di razza inestimabile, ma un brutto giorno, mentre pioveva a dirotto, il
leone venne catturato per diventare il regalo di compleanno della figlia viziata di
un nobiluomo di una lontana cittadina chiamata Noli. Il leone mangiava solo
carne fresca, allora dovettero caricare insieme al leone altri animali come
gazzelle, zebre e perfino un elefante per saziare un solo animale. Ma con tutti
quegli animali il nobiluomo andò in rovina e rimase senza un soldo. Arrivati nella
loro casa l'uomo e la figlia non sapevano cosa dare da mangiare alla belva e
allora l'uomo andò nel bosco a catturare alcuni animali, ma catturò solamente
tre cani e cinque gatti. Il leone non li mangiò a causa della nostalgia per la sua
compagna e per la sua immensa terra dove aveva vissuto fin dalla nascita.
Intanto fu creata un'immensa gabbia con gli ultimi soldi rimasti, e il nobiluomo si
mise d’accordo con alcune streghe che avrebbero fornito la carne fresca per il
leone se l’animale in cambio avesse fatto la guardia alla loro grotta affacciata
tra gli scogli sul mare.
Ma il leone ruppe la gabbia con le poche forze che gli rimanevano, si recò nella
scogliera e incominciò a ruggire verso l'Africa così forte che anche la sua
compagna lo sentì e anche lei incominciò a ruggire fortissimo. Le due bestie
continuarono per giorni e giorni. Le streghe infastidite, fecero un incantesimo al
leone trasformandolo in pietra, e per vendetta anche la bambina figlia del
nobiluomo fu trasformata in pietra, ma questa è un'altra storia.
Oggi sulla scogliera di Caponoli si può ancora vedere il leone e sentirne il
ruggito lontano, o forse è il rumore delle onde?
La nonna vide che la bimba si era addormentata profondamente e spense la
luce.
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RINCHIUSE PER STREGONERIA
Scritta da Greta Franco, Classe 5° Scuola Primaria “Arene Candide”
Finalmarina
***
Finalborgo, 1487
La mia storia comincia qui, a Finalborgo. Ero a scuola, la maestra cominciò a
spiegarci perché alcune donne sono considerate “streghe”.
– Hanno segni sulle parti del corpo, degli specie di nei, ma un po’ diversi. Sono
segni del diavolo! Il diavolo si firma così, lasciando macchie, ma noi
fortunatamente abbiamo scoperto questo marchio ed ora sappiamo come
difenderci. –
– Mia mamma ha un marchio così, proprio sulla coscia destra! – dissi io, ma mi
resi conto in fretta che non avrei dovuto aprire bocca.
Passarono le ore, e alle 14:00 tornai a casa. Aprii la porta, e vidi mio padre in
un angolo, disperato. – Papà, cos’hai? – chiesi incuriosita.
– Tua madre, l’hanno presa quei maledetti! Mentre la portavano via, le diedero
calci e pugni, pensano che sia una strega, quei pazzi!!! –
A quel punto, capii che era stata la mia maestra a spifferare in giro i cavoli miei.
Chiamai in fretta i miei a mici, e diedi appuntamento all’inizio di via San Rocco.
Vi presento i miei amici: Agata, ha un anno in meno di me, infatti lei ne ha 10, è
dolce e chiacchierona. Erasmo, ha la mia stessa età, è divertente e spensierato.
– Ginevra, perché ci hai chiamato? – mi dissero in coro.
– Hanno rapito mia mamma stamattina, pensano che sia una strega, ma voi mi
aiuterete a far capire che le streghe non esistono, ma che sono un’invenzione.
Solo così potremo salvare mia madre. –
Loro, gentilissimi, accettarono subito e così partimmo per la ricerca delle prove.
Prendemmo solo una sacca a testa, con dentro qualche briciola di pane, qualche
trottolina e qualche bambola.
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Per prima tappa andammo in piazza, là c’era un libro con l’elenco delle streghe
catturate, i motivi, e le loro storie. Appena aprimmo il libro vedemmo la figura del
diavolo, cominciammo a scrutare attentamente la storia delle donne e i motivi
della loro cattura. Ma i motivi erano disarmonici. Una volta c’era scritto che
quella donna è stata catturata per i capelli rossi, e che tutte le donne coi capelli
rossi sarebbero state catturate, ma girandomi vidi molte donne con capelli rossi
che passeggiavano tranquille, un’altra donna è stata catturata per denti storti,
un’altra ancora per essere cieca, e un’altra ancora per essere stata vista mentre
faceva pozioni magiche, insomma, quasi tutte per motivi diversi.
Allora mi sorge un dubbio, qualcuno potrebbe essersi inventato questa bufala per
un motivo ben preciso, ma quale?? Spiegai il mio presentimento ai miei amici, e
anche a loro venne da pensare. Dopo aver raccolto questi indizi andammo a
casa, dopotutto erano le 18:00, ma prima che loro se ne andassero gli feci
giurare di non dire assolutamente nulla a nessuno, soprattutto ai loro genitori.
Quella sera dissi a mio papà (sotto forma di scusa) che con Agata e Erasmo ci
eravamo trovati per studiare assieme, dopodichè mangiai la polenta e infine
andai a letto.
Quella sera non dormii particolarmente bene, continuavo a girarmi e rigirarmi
nel letto, pensavo a dove avrei nascosto io un segreto. E dopo ore di pensamento,
arrivai a una conclusione: ci deve essere qualcosa nascosto sotto terra!
La mattina seguente andai a scuola, e dopo di nuovo l’appuntamento coi miei
amici, ma questa volta in via Giuseppe Cavasola. Ancora una volta spiegai la mia
idea di un segreto sotterrato, e dopo pensammo ad un posto sotto terra dove
nascondere un segreto colossale.
Mentre discutevamo io mi girai e vidi di fronte a ma le rovine del castel Gavone.
Infatti, nel 1447 ci fu una guerra con Genova che finì nel 1448 con la
distruzione del castello.
Subito dopo la mia illuminazione partimmo per il castello, o per lo meno quello
che rimaneva del castello. Arrivati sulla cima della collina cominciammo ad
alzare i pezzi rotti del castello, e dopo due orette, BINGO!!!!! Erasmo trovò, sotto
un frammento rettangolare, delle scale che portavano a una specie di
sotterraneo.
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Senza indugiare un solo secondo andammo lì dentro, ma con il cuore in tumulto.
Attraversate le scale scovammo una stanzetta illuminata da fiaccole
incandescenti.
La camera ospitava solo una cosa: un baule al centro. Con cautela e
delicatamente alzammo il coperchio, ed all’interno trovammo una lettera con le
seguenti parole:
Io, sottoscritto Brando,
annuncio che la cosidetta Armanda è stata accusata di stregoneria solo
perché ha i capelli rossi, ma l’aspetto fisico non ha importanza, conta la
bravura che si ha nell’anima, e c’è fin troppa gente che crede che
l’aspetto estetico sia più importante del resto,
pertanto annuncio che la persona che ha dato inizio a questa storia delle
streghe, Ernesto, è cattivo dentro l’anima, dato che l’ho visto uccidere coi
miei occhi Armanda, torturandola e picchiandola,
io avviso la persona che sta leggendo questa lettera di avvisare tutte le
persone di Finalborgo che le streghe non esistono, ma che Ernesto ha
dato inizio a questa storia per una patologia neurologica che non fa
ragionare le persone, ma che fa odiare la vita e tutti gli abitanti della
Terra.
Io e i miei amici mostrammo la lettera al popolo che levò ogni pregiudizio sulle
streghe e fece rinchiudere Ernesto nelle segrete. Poi, con l’aiuto degli abitanti
liberammo mia mamma e le altre donne rinchiuse accusate di stregoneria. Io e
mia mamma, finalmente, ora viviamo felici.
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STORIA DEL BORGO
Scritta da Vittoria Panerai, Classe 2° Scuole Medie di Borgio Verezzi
***
Oggi vi voglio raccontare una storia, una di quelle storie che non si raccontano
mai, che parlano di amore e di amicizie una storia popolana. Nascosta in chi sa
quale piaga del passato.
In un lontano Aprile nel tempo del Medioevo, se un viaggiatore fosse passato da
Finalborgo avrebbe potuto notare un gran fermento tra tutti gli abitanti.
C'era chi allestiva le piazze con grandi bandiere,chi ripuliva le strade,chi cercava
di mettere in ordine la bottega ma riusciva a farla venire più disordinata di
prima.Ma,un motivo per tutta questa agitazione c'era,lo stesso giorno sarebbe
dovuta arrivare in Borgo una principessa spagnola dell'età di tredici anni e di
nome Margherita, che si sarebbe dovuta sposare con Edoardo del Carretto
signore di Finalborgo.
Improvisamente si sentirono uno squillare di trombe e un rullo di tamburi, una
carozza a tutta velocità passò per le vie di Finalborgo.
Voleva dire solo una cosa: la principessa era arrivata.
Infatti, se quelcuno si sarebbe trovato in quel momento al Castel Govone, avrebbe
visto scendere da una carozza una ragazza bellissima,bionda, con gli occhi blu,
alta e dalla pelle bianchissima. Tutto il contrario del suo futuro sposo Edoardo
del Caretto, brutto e vecchio.
Infatti, Margherita aveva ben altro in testa e non ci pensava neanche a sposarsi.
Chi lo capì subito fu Sara la damigella che le era stata assegnata al suo arrivo.
Il giorno dopo Margherita volle andare a visitare il Borgo con Sara.
Sara ottenne subito la fiducia della principessa.
Le fece visitare le più belle botteghe ma, Margherita volle visitare anche le più
brutte, dove, fece anche degli aquisti. Cosa strana per una persona di così alto
rango.
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Ma la stranezza più grande fu quando passando da una piazza gremita di
bambini, Margherita volle che Sara le insegnasse i giochi popolari glieli insegnò e
ci giocò con Margherita, si divertì e fece delle nuove amicizie in particolare con
Caterina e Nicolò, due ragazzi molto simpatici.
Caterina figlia di un mercante e Nicolò figlio di bottegai. A malincuore
Margherita li salutò con la promessa di tornare il giorno dopo.
Il mattino dopo Sara scese in Borgo per andare a far compere.
Quando tornò raccontò a Margherita di aver incontrato Caterina e Nicolò che le
avevano detto che si sarebbero incontrati alla fina di strada Beretta perché
avevano scoperto una cosa senzazionale.
Così Sara e Margherita appena finito il pranzo si ritrovarono sul luogo
dell'appuntamento dove trovarono Cate e Nico con un foglio arrotolato sotto il
braccio.
Lo aprirono e videro che si trattava di una mappa ma il disegno era confuso e
bisognava leggere le frasi scritte accanto.
Il problema era che Nicolò e Caterina erano analfabeti e Sara aveva qualche
difficoltà a leggere.Così lesse Margherita per tutti.La mappa gli avrebbe portati
ad un gioiello costosissimo per l'esattezza una tiara con un diamante incastonato
a forma di cuore che trovava nelle cucine del castello.
Tutti esulterono perchè a Margherita era proibito l'accesso nelle cucine, Sara
poteva continuamente entrarci.
Si diedero appuntamento per la mattina dopo a metà strada Beretta per decidere
cosa fare.
Sulla via del ritorno Margherita confidò a Sara che ormai era diventata la sua
migliore amica che si era innamorata di Nicolò cosa che però non sarebbe potuta
accadere visto che lei era una principessa e lui un popolano e in più lei era
promessa sposa.
Ovviamente non passò inosservato il fatto che Margherita passava le sue
giornate a giocare per il Borgo con i popolani. Cosa gravissima per una persona
di sangue reale, la voce giunse anche ad Edoardo che si arrabiò moltissimo e
mandò via Sara dal castello avendola creduta molto pericolosa per Margherita.
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Margherita pianse gran parte della notte, finchè, non sentì il suo nome quasi
sussurato. Si sporse alla finestra e vide i suoi tre amici le dicevano di tiragli giù
un lenzuolo.
Margherita felicissima lo fece subito e vide i suoi amici che lo aprivano e che lo
invitavano a scendere. Margherita era inizialmente molto preoccupata perchè la
sua camera era nel punto più alto della Torre dei Diamanti ma, poichè si fidava
dei suoi amici si buttò e atterò come una piuma sul lenzuolo.
Chiese ai suoi amici come avevano fatto ad entrare e loro le indicarono le
guardie addormentate.
Dissero a Margherita che avevano intenzione di andar quella notte nelle cucine
per prendere il tesoro.
Sara li guidò all'interno del castello “addormentato” fino alle cucine dove si
fermarono ad un forno molto vecchio che non veniva più utilizzato. Lo aprirono,
tastarono tutti i mattoni finchè uno fece scattare un meccanismo particolare, il
mattone ruotò e fece vedere che dentro una nicchia c'era uno scrigno.
Lo aprirono all'interno c'era proprio un gioiello.
Margherita, la tenne in camera fino al giorno dopo; andò nel Borgo la rivendette
a dei mercanti, il ricavato lo divise in tre parti e le diede ai suoi amici. Così essi
potettero vivere in modo molto agiato e Nicolò riuscì a comprare un titolo
nobiliare come quello di Edoardo del Caretto.
Nicolò potè quindi sposare Margherita. Insieme si fecero costruire il Castel
Franco a Finale, e vissero per sempre felici e contenti.
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UN’ AVVENTURA A NOLI
Scritta da Sveva Musumeci, Classe 5° Scuola Primaria “di Noli
***
Ho tre grandi amiche con cui amo vivere mille avventure: Beatrice, Aurora e
Marie.
Un giorno eravamo andate insieme a fare una passeggiata sulla strada
principale che da Noli porta verso Voze, ma i nostri cani erano scappati ed erano
entrati nel castello ormai abbandonato, così li abbiamo rincorsi. Subito abbiamo
sentito delle voci, e siccome siamo molto curiose, siamo passate da una
finestrella per andare a vedere.
Una volta dentro ci siamo accorte che tutto era diverso, il castello stesso non era
più distrutto, ma aveva le porte, le bandiere e nel cortile tantissime persone
stavano arrivando spaventate, vestite come una volta, con buffe scarpe e cappelli.
A quel punto abbiamo capito: eravamo tornate indietro nel tempo quando dal
mare giungevano i pirati!!!
Così siamo salite in cima alla torre più alta per vedere cosa stesse succedendo,
per prendere delle armi per difenderci e andare a combattere. I pirati avevano
già preso oggetti e persone e si stavano ormai dirigendo verso il largo. Così
siamo corse sulla spiaggia e abbiamo preso una barca, ma i pirati erano molto
più veloci di noi, anche perché erano partiti prima. Noi cercavamo di remare il
più velocemente possibile, ma dopo qualche ora ha iniziato a scurirsi il cielo e a
piovere, stava arrivando una tempesta: il mare si faceva infatti sempre più
grosso e noi imbarcavamo talmente tanta acqua che la barca iniziava a
affondare.
Eravamo in serio pericolo: guardandoci intorno abbiamo visto che ci trovavamo
vicino a Bergeggi così, con la barca ormai distrutta, siamo approdate sull'isola.
A quel tempo c'era una vecchio monastero abbandonato, di cui oggi non restano
che poche rovine, così siamo entrate e abbiamo dormito su dei semplici letti di
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legno e al mattino abbiamo nuotato fino alla spiaggia di Bergeggi e siamo tornate
a piedi fino a Noli.
Il giorno dopo abbiamo preso una barca molto più resistente e più grande, trovato
delle provviste di acqua e cibo e siamo ripartite per un viaggio che sapevamo
sarebbe durato molti giorni durante i quali abbiamo dovuto resistere a non
mangiare tutto il cibo e non farci prendere dal panico perché nel tentativo di
raggiungere i pirati ci eravamo perse in mare.
Non sapevamo dove andare, dei pirati non c'erano tracce e per di più stava
cominciando nuovamente a piovere e alcune di noi volevano tornare indietro, ma
non sapevano proprio come fare. Inoltre tutto il paesino di Noli contava su di noi e
quindi non potevamo deluderli, loro ci definivano come delle “eroine”.
Per fortuna la mattina del giorno seguente in lontananza abbiamo visto la nave
dei pirati che si era fermata così noi ne avevamo approfittato per salire a bordo
facendoci passare per dei pirati della loro truppa che erano rimasti a terra.
Quando iniziava a diventare buio tutti i pirati, comprese noi, sono andati a
dormire e durante la notte ci siamo intrufolate nella stanza del “tesoro”: abbiamo
ripreso gran parte degli oggetti che avevano rubato, però anche avendo un
grande sacco non eravamo riuscite a prenderli tutti, Aurora e Marie erano
tornate a proteggere gli oggetti rubati mentre io e Beatrice eravamo andate nella
stanza dei prigionieri per liberare i nostri amici e le persone che erano state
rapite.
Prima che diventasse giorno abbiamo corso fino alle scialuppe di salvataggio e
siamo scappati tutti.
Tornate al castello ci siamo accorte che tutto era tornato alla normalità.
I nostri cagnolini stavano abbaiando e ci stavano aspettando per un'altra
avventura....
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