CPE BACH EXPERIENCE_ dic09_Comunicato

Transcript

CPE BACH EXPERIENCE_ dic09_Comunicato
Orchestra Filarmonica di Torino
Stagione 2009/2010
martedì 15 dicembre 2009
Conservatorio G. Verdi
Torino
ore 21
CPE BACH EXPERIENCE
Gli Archi dell’Orchestra Filarmonica di Torino
Sergio Azzolini direttore e fagotto
Carl Philipp Emanuel Bach
Sinfonia in si bemolle maggiore Wq 182/2
Concerto in la minore per fagotto e archi Wq 166
Sinfonia in la maggiore Wq 182/4
Concerto in si bemolle maggiore per fagotto e archi Wq 171
Prova generale aperta al pubblico: domenica 13 dicembre 2009 ore 21 - Torino,
Conservatorio “G. Verdi” (Intero: 8 euro – Ridotto: 6 euro)
____________________________________________________________________
L’Orchestra Filarmonica di Torino propone con questo concerto un’esperienza che va oltre il
semplice ascolto: un’immersione totale nella musica di Carl Philipp Emanuel Bach, il più famoso
dei figli del grande Johann Sebastian.
Lo scambio di energia tra musicisti e pubblico è assicurato!
Nel periodo transizione tra il Barocco e il Classico Carl Philipp Emanuel Bach scriveva infatti in
modo nuovo, moderno e persino azzardato, dando vita a un appassionate mix di passato e
futuro. La sua musica parla dell’uomo con i suoi sentimenti: ecco perché è così coinvolgente.
Per questa avventura l’Oft ha scelto un compagno d’eccezione: Sergio Azzolini – uno dei
fagottisti più famosi d’Europa – nel duplice ruolo di direttore e solista. Sue sono anche le
trascrizioni dei due Concerti per fagotto e orchestra che verranno eseguiti insieme a due
Sinfonie di raro ascolto.
Concerto: biglietti a 21 euro (ridotto 16 euro - 6 euro per i nati dal 1979).
Prova generale aperta al pubblico: 8 euro (ridotto: 6 euro).
Per informazioni e acquisto biglietti: biglietteria Oft, via XX settembre, 58 – tel. 011.53.33.87
– [email protected] di apertura: lun – merc – ven: 9.30-13.30 mart – giov:14-18.
Laura Brucalassi
Ufficio stampa
Continua…
Da conoscere
Sergio Azzolini è considerato uno dei più importanti fagottisti europei. Ha suonato per diversi anni
nell'orchestra della Comunità Europea e ha vinto numerosi concorsi, tra i quali il "Carl Maria von Weber" e
l’ARD di Monaco, concorso al quale è stato premiato anche con il Quintetto Ma'alot, formazione
cameristica nella quale si è esibito per dieci anni.
Parallelamente ha collaborato anche con l'ensemble di fiati Sabine Meyer e il Trio Maurice Bourgue e
attualmente, accanto all'attività solistica, lavora intensamente con l'ensemble "Il Proteo" del quale è
fondatore.
Il suo interesse per la musica antica eseguita con strumenti d'epoca lo porta a collaborare in veste di
solista con i Sonatori de la Gioiosa Marca e in veste di continuista con l'Ensemble Baroque de Limoges
diretto da Christophe Coin.
Dal 2002 è direttore artistico della Kammerphilharmonie Potsdam (Germania).
Dopo una lunga attività pedagogica presso la Hochschule für Musik di Stoccarda, dal 1998 è docente di
fagotto e musica da camera alla Hochschule für Musik di Basilea.
Carl Philipp Emanuel: la vita e lo stile
Secondo figlio maschio di Johann Sebastian e di Maria Barbara, tenuto a battesimo nientemeno che da
Georg Philipp Telemann, Carl Philipp Emanuel frequentò anche la facoltà di diritto dell’Università di Lipsia,
ma ben presto decise di dedicarsi interamente alla musica, che aveve “respirato” in casa fin dai primi
anni: divenne così cembalista a Berlino alla corte di Federico il Grande e poi si trasferì ad Amburgo, dove
successe a Telemann nella carica di Cantor al Johanneum e, in pratica, nella direzione musicale della
città.
Sia a Berlino sia ad Amburgo partecipò attivamente alla vita culturale, facendo della sua casa un punto
d'incontro di intellettuali, musicisti, letterati, storici. Prese parte alle dispute culturali, fu amico di Lessing
e di Diderot. In particolare l'ambiente aperto e vivace di Amburgo gli riuscì particolarmente congeniale:
divenne una musicista alla moda e poté godere di agiate condizioni economiche. Il suo prestigio si
consolido sempre più e la sua fama perdurò anche dopo la morte, tanto che, fino alla riscoperta del padre
attuata nei primi decenni dell'Ottocento, egli fu il Bach più conosciuto e ammirato.
La musica di Carl Philipp Emanuel è un appassionate mix di passato e futuro.
Del passato – cioè della tradizione barocca incarnata in particolare dalla produzione di Bach padre – nelle
composizioni di Carl Philipp ritroviamo l'alternarsi di "tutti" e "soli" e le molte riprese dei ritornelli, ma al
contempo scopriamo coraggiose novità: modulazioni ardite, dialogo paritario tra primi e secondi violini,
elaborazione e variazione dei temi coinvolti in un processo di "sviluppo" che precede in modo diretto
quello che sarà il cuore della forma-sonata classica.
Abbraccia tutto infine una grande volontà comunicativa, tesa a esprimere umori differenti, anche
apertamente contrastanti. Dal punto di vista della scrittura musicale ciò di traduce in bruschi
cambiamenti di atmosfera sonora, nell’uso in chiave espressiva degli abbellimenti, in sospensioni create
ad arte, in modulazioni improvvise: tutti elementi che fanno Carl Philipp Emanuel Bach l'interprete più
esemplare del cosiddetto stile empfindsamer ("sentimentale").
Le sei Sinfonie per archi e basso continuo Wq 182 di Carl Philipp Emanuel Bach (di cui stasera ascoltiamo
la n. 2 e la n. 4) sono composizioni avvolte nel mistero fin dalla loro origine.
Vennero infatti composte nel 1773 su commissione del barone Gottfried van Swieten, un aristocratico
olandese al servizio dell’impero austriaco che viene ricordato oggi soprattutto per i suoi rapporti di
amicizia diversi grandi compositori – tra i quali Joseph Haydn, Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van
Beethoven. Grande ammiratore di Händel e Johann Sebastian Bach, il barone conservava nella sua
biblioteca partiture dei due maestri e pare che proprio lì Mozart abbia scoperto le opere di Bach.
Le Sinfonie Wq 182 vennero probabilmente concepite per essere eseguite esclusivamente nelle soirées in
casa del barone a Vienna; ecco perché non vennero mai ascoltate in pubblico. Resta traccia di
un’esecuzione nelle parole del compositore Johann Friedrich Reichardt, che le ascoltò ad Amburgo, presso
la casa del matematico Johann Georg Büsch: «Ho avuto modo di ascoltare con grande piacere
composizioni originali, ricche di idee audaci e di grandi novità quanto alla forma».
Le partiture inoltre non vennero stampate, il che pose ulteriori limiti alla loro diffusione. Perciò le versioni
autografe e alcune copie dell’epoca rimasero sepolte in librerie di Bruxelles, Parigi e Berlino per più di 150
anni e non fu possibile eseguirle fino alla prima pubblicazione a stampa, che avvenne negli anni Trenta.
Per la prima edizione completa però si doveva attendere fino alla seconda metà degli anni Settanta.