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MENSILE N.11 NOVEMBRE 2016 € 3,50
TORINO
PUNK
Da Anarchy
in the Uk
a Sully di
Eastwood
ANTIPASTI
DI NATALE
Lillo & Greg
vs De Sica
e Brignano
EDDIE REDMAYNE ALLA SCOPERTA DI
ANIMALI FANTASTICI E DOVE TROVARLI
Poste Italiane SpA - Sped. in Abb. Post. - D.I. 353/2003
(conv. in L. 27.02.2004, n° 46), art. 1, comma 1, DCB Milano
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D I R E T TO
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AARON TAYLOR-JOHNSON
QUANDO AMI QUALCUNO NON PUOI L ASC IAR LO ANDAR E
FOCUS FEATURES PRESENTA IN ASSOCIAZIONE CON FADE TO BLACK PRODUCTIONS UNA PRODUZIONE FADE TO BLACK UN FILM DI TOM FORD AMY ADAMS JAKE GYLLENHAAL “ANIMALI NOTTURNI” (NOCTURNAL ANIMALS)
MICHAEL SHANNON AARON TAYLOR-JOHNSON ISLA FISHER ARMIE HAMMER LAURA LINNEY ANDREA RISEBOROUGH MICHAEL SHEEN CASTING DI FRANCINE MAISLER, CSA
COSTUMI DI ARIANNE PHILLIPS MUSICA DI ABEL KORZENIOWSKI MONTAGGIO DI JOAN SOBEL, ACE SCENOGRAFIA DI SHANE VALENTINO DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA SEAMUS MCGARVEY, ASC, BSC
PRODOTTO DA TOM FORD, p.g.a. ROBERT SALERNO, p.g.a. SCRITTO DA TOM FORD DIRETTO DA TOM FORD
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/FocusFeaturesIT
#AnimaliNotturni
DA G IOVE DÌ 17 NOVE M B R E AL CI N E MA
Punti di vista
Nuova serie - Anno 86 n. 11 novembre 2016
In copertina Animali fantastici e dove trovarli
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Nel segno del dialogo
EnteSpettacolo
DIRETTORE RESPONSABILE
Davide Milani
Ci sono momenti, come quelli della condivisione e del dialogo,
capaci di lasciare tracce che neanche la polvere del tempo riuscirà
a nascondere. È quello che sentiamo di poter dire della XX
edizione del Tertio Millennio Fest che ci lasciamo alle spalle,
Festival del dialogo interreligioso organizzato dalla Fondazione
Ente dello Spettacolo, ancora una volta protagonista nel proporre
e promuovere una manifestazione in grado di ospitare grandi film e
grandi personaggi. Dai fratelli Dardenne (con La ragazza senza
nome) ad Andrei Konchalovsky (con Paradise), passando per altre
anteprime importanti come quelle degli iraniani Coldness e Malaria,
o Agnus Dei di Anne Fontaine e Ero Malerba di Toni Trupia: è da
momenti come questi, dunque, che riconosciamo il doppio ruolo
dell’arte e della cultura. Che da una parte mettono in
comunicazione gli uomini, dall’altra li elevano, aprendo loro gli
occhi su destini non sempre fortunati.
CAPOREDATTORE
Marina Sanna
REDAZIONE
Gianluca Arnone, Federico Pontiggia, Valerio
Sammarco
CONTATTI
[email protected]
ART DIRECTOR
Alessandro Palmieri
HANNO COLLABORATO
Angela Bosetto, Orio Caldiron, Gianluigi
Ceccarelli, Andrea Chimento, Alessandra De
Tommasi, Karen Di Paola, Adriano Ercolani,
Bruno Fornara, Giuseppe Gariazzo,
Gianfrancesco Iacono, Marco Letizia, Rosa
Maiuccaro, Massimo Monteleone, Franco Montini,
Gian Luca Pisacane, Manuela Pinetti,
Emanuele Rauco, Guido Rovatti, Marco Spagnoli,
Chiara Supplizi
REGISTRAZIONE AL TRIBUNALE DI ROMA
N. 380 del 25 luglio 1986
Iscrizione al R.O.C. n. 15183 del 21/05/2007
STAMPA
Varigrafica - Via Cassia km 36,300
Zona Ind. Settevene - 01036 Nepi (VT)
Finita di stampare nel mese di ottobre 2016
MARKETING E ADVERTISING
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e-mail: [email protected]
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ABBONAMENTO PER L’ITALIA (10 numeri) 30,00 euro
ABBONAMENTO PER L’ESTERO (10 numeri) 110 euro
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Spettacolo
PER ABBONARSI
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PROPRIETA’ ED EDITORE
PRESIDENTE
Davide Milani
DIRETTORE
Antonio Urrata
UFFICIO STAMPA
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COMUNICAZIONE E SVILUPPO
Franco Conta - [email protected]
COORDINAMENTO SEGRETERIA
Marisa Meoni - [email protected]
Roberto Santarelli - [email protected]
Paradise di
Andrei
Konchalovsky
Anche per questo abbiamo voluto rendere
centrale la figura della donna in questa
edizione del Festival, spesso e volentieri
vittima di retaggi patriarcali che travalicano
storie e confini. E proprio due splendide
figure femminili sono al centro de La pazza
gioia di Paolo Virzì, film vincitore del
Premio Navicella Cinema Italiano agli RdC
Awards, i tradizionali riconoscimenti che la
nostra Rivista assegna ogni anno ai
protagonisti del mondo del cinema, della
televisione e della cultura.
A Lampedusa – Dall’orizzonte in poi di
Marco Pontecorvo va il Premio per la migliore fiction, ad Alberto
Crespi il Premio Diego Fabbri per il miglior libro dell’anno (Storia
d’Italia in 15 film), a Gabriele Mainetti e Michele Braga il
riconoscimento per la miglior colonna sonora (Lo chiamavano Jeeg
Robot), al già citato Konchalovsky, poi, il Premio per il miglior film
straniero dell’anno (Paradise). Ai due giovani protagonisti di Piuma
– Luigi Fedele e Blu Yoshimi –, infine, il Premio Rivelazione.
Un riconoscimento sul presente che vuole essere augurio per il
futuro. Quello che la Rivista come sempre cerca di anticipare,
indagare, anche in questo numero che avete tra le mani: dalla storia
di copertina dedicata ad Animali fantastici e dove trovarli, al
servizio sull’imminente Allied di Robert Zemeckis, dallo speciale sul
prossimo Festival di Torino alle visite sul set dei due prossimi rivali
italiani al box office natalizio.
DIREZIONE E AMMINISTRAZIONE
Via Aurelia, 468 - 00165 Roma
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Iniziativa realizzata con il contributo della
Direzione Generale Cinema - Ministero dei
Beni e delle Attività Culturali e del Turismo
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novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
5
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SOMMARIO
Novembre 2016
8 In vetrina
Viaggio nelle location italiane:
Toscana
12 Brividi di genere
Addio Herschell Gordon Lewis
14 Capolavori di carta
Le grandi sceneggiature:
Jonathan e Christopher Nolan,
che prestigio!
16 Brivido di coppia
Brad Pitt e Marion Cotillard nella
spy story anni ’40 di Zemeckis
20 COVER STORY
Universo J.K. Rowling
16
Redmayne e il cast di Animali
fantastici e dove trovarli ci
svelano i segreti del film
ALLIED
25 Il sound di Torino
Il 34° TFF celebra i Sex Pistols e
ospita Sully di Eastwood
33 Feste a palazzo
Natale a Londra e Poveri ma
ricchi, rivali per il box office,
uniti dalla location
33
38 Vanishing girl
POVERI
MA RICCHI
Intervista a Haley Bennett, nelle
sale con La ragazza del treno
42 Mark Wahlberg
Star operaia, produttore
coraggioso. E il sodalizio con
Peter Berg
47 Tripletta romana
Conversazioni capitali: Oliver
Stone, Meryl Streep e Kenneth
Lonergan
20
25
TOM HANKS
È SULLY
EDDIE
REDMAYNE
54 Ritratti
Dieci anni senza Philippe Noiret
57 I film del mese
Recensioni, anteprime, colpi di
fulmine
38
HALEY
BENNETT
47
OLIVER STONE
FA FESTA
FOTO: KAREN DI PAOLA
72 Dvd, Blu-ray & Serie Tv
La pazza gioia, Star Trek
Beyond, Zombi restaurato
78 Borsa del cinema
80 Libri
82 Colonne sonore
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
7
a cura di Gianluca Arnone
Ultimissime dal pianeta cinema: news e tendenze
Inferno al Giardino di Boboli
Era dai tempi di Ritratto di signora
(1996) che Firenze non ospitava un’importante produzione internazionale, anche se nel caso di Inferno, il rapporto
con la città travalica i normali vincoli di
ospitalità. La patria di Dante non è solo
un personaggio tra i personaggi ma l’occulto gps delle rotte emozionali e narrative del film. In questa scena, Tom Hanks
e Felicity Jones, braccati da tutto e da
tutti, trovano una via di fuga che li porta
nel Giardino di Boboli. Progettato in origine per la famiglia Medici è uno dei primi esempi di Giardino all’Italiana, in seguito fonte di ispirazione per moltissimi
altri giardini delle corti europee.
TOSCANA
CON VISTA
DA FIRENZE A LIVORNO, LA
REGIONE CHE HA DATO I NATALI A
DANTE E MACHIAVELLI,
MONICELLI E BENIGNI, È UNO DEI
SET PIÙ SFRUTTATI
8
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
6
9
5
I film, i luoghi, i miraggi
7
1
2
3
4
10
Amici miei
Le zingarate imperversano
su tutta la Toscana: da
Villa Mondeggi (Bagno a
Ripoli) alle piazze
fiorentine, fino ai centri
di Grassina e Gavinana.
Io ballo da sola
Bernardo Bertolucci fa
ballare Liv Tyler tra Siena,
Gaiole in Chianti e
Geggiano (Villa di
Ranuccio Bianchi
Bandinelli).
8
La mappa delle location
1
2
Firenze
Camera con vista
Hannibal
Complesso di colpa
Un tè per Mussolini
Après Mai
Ricomincio da tre
Pisa
I primi della lista
Io e N
Il piccolo diavolo
Good Morning Babilonia
Fino a qui tutto bene
Padre padrone
4
Arezzo
Sotto il sole della Toscana
Copia conforme
La vita è bella
5
Lucca
Miracolo a Sant’Anna
Ritratto di signora
Il marchese del Grillo
Comizi d’amore
8
Grosseto
Quantum of Solace
Non ci resta che
piangere
Bonus Malus
9
Pistoia
Oci ciorne
Zitti e mosca
La notte di san Lorenzo
Romeo e Giulietta
Otto e mezzo
10
Siena
Io ballo da sola
Nostalghia
Il gladiatore
Camera con vista
La celebre Piazza della
Signoria fa da sfondo a
questo dramma puritano
di inizio secolo diretto da
James Ivory. Che si
spinge fino a Fiesole.
La notte di San Lorenzo
Affresco della campagna
toscana dei fratelli
Taviani. Tra le molte
location utilizzate c’è
anche la Chiesa della
Collegiata di Empoli.
Il paziente inglese
Minghella porta il paziente
a Bagno Principe di
Piemonte, Forte dei Marmi,
Massarosa, Ripafratta e
Pienza.
Ritratto di signora
Jane Campion pennella il
suo Ritratto di signora tra
Firenze (Duomo), Lucca
(Palazzo Pfanner) e Marlia
(Villa reale).
I primi della lista
Il primo Roan Johnson è
ambientato nella sua
amatissima Pisa, tra Piazza
dei Cavalieri e i Lungarni
vari.
Il gladiatore
A San Quirico d'Orcia
sono state molti molti dei
flashback familiari del
Generale Massimo nel
kolossal di Ridley Scott.
Miracolo a Sant’Anna
Spike Lee gira tra
Stazzema, Coreglia,
Colognora, Pescaglia, Colli
di Capricchia e Careggine.
Il ciclone
Pieraccioni gira il suo più
grande successo tra
Firenze, Laterina (Strada
provinciale), Poppi e Stia.
Ovosodo
Virzì fa rima con Livorno,
ma non solo: Capalbio,
Quercianella e Pisa (Piazza
delle Vettovaglie).
La vita è bella
Arezzo, Cortona, Castiglion
Fiorentino, Montevarchi: un
quadrilatero degno della
Vita. Bello, anzi bellissimo.
3
Livorno
Ovosodo
Tutti a casa
6
7
Massa Carrara
Il mio west
Una vita difficile
Al lupo al lupo
Prato
Le affinità elettive
Berlinguer ti voglio bene
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
9
inVetrinaNews
Che succede in città? Eventi speciali, digitali,
on stage e live: tutto quello che non puoi e non devi perdere
Il cartellone
Botticelli. Inferno
Oasis all’improvviso
La storia della band di Manchester dal 7 novembre al cinema
Arriva il docu film che
racconta la storia del
disegno che Botticelli
dedicò all’Inferno di
Dante e che sarà nelle
sale solo dal 7 al 9
novembre.
Nell’agosto del 1996, gli Oasis,
band proveniente dalle case
popolari di Manchester, furono
protagonisti di qualcosa mai
visto prima. I loro concerti a
Knebworth con un pubblico di
250.000 persone - e altri 2
milioni e mezzo di persone alla
ricerca di biglietti - furono gli
eventi più seguiti di quel
periodo. Per tutti coloro che
sono cresciuti negli anni
Novanta, non avevano
praticamente concorrenti.
Questo film (7, 8, 9 novembre
in sala con Lucky Red) parla di
loro, di quella band che ha
cambiato il suono di una
generazione.
Disney Junior
Balli divertenti, giochi
interattivi e i nuovi
episodi de La casa di
Topolino, Sofia la
principessa e
Dottoressa Peluche.
Solo il 12 e 13
novembre.
I racconti di Hoffman
Il giovane tenore
Vittorio Grigolo e il
baritono Thomas
Hampson ridanno vita
ai Racconti di Hoffman.
Dalla Royal Opera
House alla sala, il 15
novembre.
Ibracadabra
Zlatan Ibrahimovic come non l’avete mai visto
Romeo and Juliet
La storia d’amore più
famosa di tutti i tempi
diretta da Kenneth
Branagh. Con Derek
Jacobi e Lily James.
Dal National Theatre di
Londra il 29 e 30
novembre.
Don’t Crack Under Pressure 2
I migliori riders di
tutto il mondo vi
aspettano in questa
produzione
cinematografica
all’estremo. 30
novembre e 1
dicembre in sala.
10
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
Ibrahimovic raccontato attraverso rare
immagini di archivio nelle quali il
giovane Zlatan parla della sua vita e
delle sue sfide. Il doc di Fredrik e
Magnus Gertten lo segue da vicino, dal
suo debutto nel Malmö FF nel 1999
passando per gli anni conflittuali
nell’Ajax, fino alla sua esplosione nella
Juventus del 2005. Ibrahimovic.
Diventare leggenda (14-15 novembre)
cattura il viaggio complesso di questo
giovane, talentuoso e problematico
fuoriclasse nel suo divenire una
superstar del calcio internazionale.
brividi di genere
I FESTIVAL
a cura di Massimo Monteleone
Agenda del mese:
gli appuntamenti da
non perdere
SCIENCE +
1 TRIESTE
FICTION FESTIVAL
Località Trieste, Italia
Periodo 1-6 novembre
Web sciencefictionfestival.org
Mail
[email protected]
Resp. Daniele Terzoli
FESTIVAL
2 MEDFILM
Località Roma, Italia
Periodo 4-12 novembre
Web medfilmfestival.org
Mail [email protected]
Resp. Ginella Vocca
3
LINEA D’OMBRA FESTIVAL CULTURE
GIOVANI
Località Salerno, Italia
Periodo 5-12 novembre
Web festivalculturegiovani.it
Mail
[email protected]
Resp. P. D’Antonio, L. Marmo
THE GODFATHER
OF GORE
Addio a Herschell Gordon Lewis, quando il macabro
esplodeva a tutto schermo di Giuseppe Gariazzo
HERSCHELL GORDON LEWIS,
“the Godfather of Gore”, è
scomparso il 26 settembre,
all’età di 90 anni. Era nato, come George Romero, a Pittsburgh, il 15 giugno 1926. Se si
eccettuano tre titoli (tra cui l’inedito BloodMania, antologia
composta di quattro storie, al
quale Lewis stava lavorando
per far di nuovo “scorrere il
sangue)”, come egli stesso annuncia in un trailer, la filmografia del cineasta, sceneggiatore,
produttore, direttore della fotografia, compositore si concentra in un periodo breve ma
intenso, tra il 1960 e il 1972. E la
sua parte horror è ancora più
concentrata, iniziando nel 1963
con Blood Feast, che diventerà
uno dei suoi cult.
Nasceva il gore secondo
Lewis: corpi (femminili) fatti a
pezzi; scene horror caratterizzate da un gusto per il macabro da far esplodere a tutto
schermo in una durata concentrata piuttosto che diluita,
dove volti, bocche, arti venivano ridotti in poltiglia da mani
che li divoravano; gradi variabili di umorismo riservati a poliziotti incapaci di cogliere le
prove più evidenti. L’anno seguente, Lewis realizza il delirante Two Thousand Maniacs!,
ovvero la sua versione horror
di Brigadoon. Ogni cento anni
una cittadina del Sud, che fu
sterminata durante la Guerra
Civile, riappare magicamente; i
suoi abitanti cercano vendetta
e catturano ignari viaggiatori
del Nord per massacrarli. Tra i
numerosi altri film, spicca quello che chiude la stagione d’oro
del cinema di Lewis, The Gore
Gore Girls (1972), esemplare
catalogo di uno stile sempre riconoscibile.
La genesi
BLOOD FEAST / 1963
TWO THOUSAND MANIACS! / 1964
Banchetto di
sangue per
venerare la dea
Ishtar.
12
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
L’horror di Lewis
tra Guerra Civile e
Minnelli: geniale e
sfrenato.
THE GORE GORE GIRLS / 1972
Umorismo e
violenza per “il
padrino del
gore”.
4
MENTE LOCALE –
VISIONI SUL TERRITORIO
Località Vignola (Modena),
Italia
Periodo 15-20 novembre
Web festivalmentelocale.it
Mail
[email protected]
Resp. Giorgia Boldrini
USA 2016
5 N.I.C.E.
Località San Francisco-
New York-Washington D.C.Filadelfia, Stati Uniti
Periodo 16 novembre - 4
dicembre
Web nicefestival.org
Mail [email protected]
Resp. Viviana del Bianco
– MOSTRA
6 INVIDEO
INTERNAZIONALE DI
VIDEO E CINEMA OLTRE
Località Milano, Italia
Periodo 17-20 novembre
Web mostrainvideo.com
Mail [email protected]
Resp. R. Fattorossi, S. Lischi
FILM FESTIVAL
7 TORINO
Località Torino, Italia
Periodo 18-26 novembre
Web torinofilmfest.org
Mail [email protected]
Resp. Emanuela Martini
KOLNO’A
8 PITIGLIANI
FESTIVAL
Località Roma, Italia
Periodo 19-24 novembre
Web pitiglianikolnoafestival.it
Mail [email protected]
Resp. D. Muggia, A. Piattelli
9
EFEBO D’ORO
Località Palermo, Italia
Periodo 22 novembre – 3
dicembre
Web efebodoro.it
Mail [email protected]
Resp. Giovanni Massa
DEI POPOLI
10 FESTIVAL
Località Firenze, Italia
Periodo 25 novembre - 2
dicembre
Web festivaldeipopoli.org
Mail
[email protected]
Resp. Alberto Lastrucci
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P R E M I O
O S C A R
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HUAYI BROTHERS PICTURES PRESENTA IN ASSOCIAZIONE CON IM GLOBAL/ROUTE ONE
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UNA PRODUZIONE BLUE GRASS FILMS/RAHWAY ROAD/LARGER THAN LIFE
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ADAM FOGELSON OREN AVIV PRODOTTODA SCOTT STUBER JON KILIK GARY ROSS SOGGETTODI LEONARD HARTMAN E GARY ROSS SCENEGGIATURADI GARY ROSS DIRETTODA GARY ROSS
COLONNA SONORA
DISPONIBILE SU
UN’ESCLUSIVA PER L’ITALIA DI RAI CINEMA
D A L 1° D I C E M B R E A L C I N E M A
capolavori Carta
Dietro ogni grande film c’è una magnifica sceneggiatura
Senso di smarrimento e affascinante scoperta,
corto circuito tra narrato e narrante: le magie di
Jonathan e Cristopher Nolan
di Guido Rovatti
14
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
Mentre la tendenza del cinema e
più in generale dei dispositivi
visuali è quella di una sempre
maggiore ed esclusiva
profondità percettivo/sensoriale
(3D, effetti visivi, realtà
aumentata) i fratelli Jonathan e
Christopher Nolan - invece di
giocare sugli stimoli visivi
attraverso trucchi ottici impiantano una profondità
metaforica e metalettica
innestando una diegesi
composta e annidata in substrati
narrativi.
Citando il personaggio di Dom
Cobb interpretato da Leonardo
di Caprio in Inception:
“Downwards is the only way
forwards”.
Se è vero che ciò che non può
essere dimostrato all’interno di
un sistema deduttivo può essere
dimostrabile con l’uso di un
metalinguaggio, ciò che non può
essere dimostrato in quel
metalinguaggio può
probabilmente esserlo tramite un
meta-metalinguaggio, e questo
processo è riproducibile
all’infinito, ricorsivamente.
I limiti delle opportunità narrative
sono in tal modo spinti oltre lo
stremo delle capacità cognitive
dello spettatore, sfidandolo e
appagandolo al contempo,
coerentemente all’assunto
tradizionale che prevede un
bilanciamento tra innovazione e
aderenza alle norme dando
luogo ad un modo di narrare che
potrebbe essere definito
iperclassico.
Non tanto in Insomnia (2002) o
nella trilogia de Il Cavaliere
oscuro (2008), quanto invece in
Memento (2000), Inception
(2010) e The Prestige (2006),
soggettività e montaggio
incrociato sono ciò che più
caratterizza le storie narrate dai
Nolan.
Vedremo se sarà così anche nel
loro ultimo film atteso per fine
2017 - Dunkirk - ricostruzione
storica dell’Operazione Dinamo,
avviata nel giugno del 1940 per
evacuare le truppe anglo-francesi
The Prestige di
Christopher
Nolan. A sinistra il
regista con il
fratello
sceneggiatore
Jonathan
I limiti sono
portati allo
stremo delle
capacità
cognitive dello
spettatore,
sfidandolo e
appagandolo
al contempo
intrappolate dai nazisti.
Tornando alle due tecniche
sopracitate: la prima
(soggettività) conferisce
profondità verticale, la seconda
(montaggio incrociato) espande
orizzontalmente la narrazione; la
combinazione delle due dà così
luogo ad un piano cartesiano nel
quale le coordinate tracciate dai
Nolan sembrano tendere
asintoticamente all’infinito.
Immerso in questo spazio
sconfinato, lo spettatore prova
allo stesso tempo un senso di
smarrimento e di affascinante
scoperta - costretto a
sospendere la propria incredulità
per non rimanere arenato sin dal
principio - è spesso volutamente
posto davanti alle godeliane
verità secondo le quali la
“scienza esatta” non è del tutto
In aggiunta, spettacolo e realtà si
scambiano tra loro quando non
si confondono del tutto evidenziando un importante e
ricorrente tema
metacinematografico affrontato
dai Nolan - in The Prestige (la
stesura della sceneggiatura
impegnò i fratelli Nolan per oltre
5 anni).
Nel film sono infatti molteplici le
analogie tra illusione e
narrazione filmica: ogni numero
di magia è composto da tre
parti o atti (la promessa, la
svolta, il prestigio), proprio
come la struttura narrativa
classica di un film (introduzione,
scontro e lotta, risoluzione della
crisi).
Al termine della storia (poco
prima di morire), Angier (uno
dei due illusionisti) pone il sigillo
esatta: è possibile costruire una
proposizione sintatticamente
corretta che non può essere né
dimostrata né confutata
all’interno dello stesso sistema;
nessun sistema può essere
utilizzato per dimostrare la sua
stessa coerenza.
Il lettore hilbertiano può solo
inginocchiarsi o volgere lo
sguardo altrove: in questo
“mondo” si cammina sulle scale
di Penrose al suono di fughe
bachiane.
all’opera e si ha di nuovo un
evidente corto circuito tra
illusione e film, tra narrato e
narrante:
“Tu non hai mai capito perché lo
facevamo. Il pubblico conosce la
verità. Il mondo è semplice,
miserabile, solido, del tutto
reale. Ma se riuscivi a ingannarli
anche per un secondo, allora
potevi sorprenderli. E allora...
allora riuscivi a vedere qualcosa
di molto speciale”. Quod erat
demonstrandum.
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
15
anteprima
Brad Pitt in
Marocco durante
la Seconda Guerra
Mondiale.
A destra Marion
Cotillard
Thriller bellico ad
alta tensione: ecco
l’atteso Allied
di Robert Zemeckis,
con Brad Pitt e
Marion Cotillard
UN AMORE
di Emanuele Rauco
DI SPIE
anteprima
D
Ben calati nei panni dei divi d'altri
tempi, i due incarnano la ritrovata
allure dell’age d'or di Hollywood
a sempre è il passato a ossessionare le opere di Robert Zemeckis, fin dai tempi
di Ritorno al futuro: come
per molti figli della Nuova
Hollywood, poter replicare il cinema
del passato, le sue atmosfere, i suoi
modi di creare spettacolo con le tecnologie sempre più sofisticate del presente e del futuro è una sfida di grande fascino. Una sfida a cui ritorna
spesso nel corso di 40 anni di carriera:
e così dopo gli anni ’70 tra Parigi e
New York di The Walk, Zemeckis prende la sua personale DeLorean e torna
indietro fino al 1942 per realizzare Al-
spie che, nel Marocco durante la Seconda Guerra Mondiale, si incontrano
per organizzare un attentato ai danni
dell’esercito nazista. In Marocco s’innamorano e si sposano: ma una volta
tornati a Londra, l’esercito di Sua Maestà sospetta che lei - di origini francesi
- sia una spia nazista. Così, il marito
dovrà indagare su di lei. Spionaggio e
lied, thriller bellico e dramma sentimentale che dal 24 novembre farà
parlare di sé come opera cinematografica, e non solo per la presunta relazione tra i protagonisti Brad Pitt e Marion
Cotillard che avrebbe fatto finire il matrimonio di lui con Angelina Jolie.
I due attori infatti sono una coppia di
azione, tensione bellica e sentimentale, sospetti e tragedie della Storia: Allied è un progetto ambizioso - come
spesso nel cinema di Zemeckis - che
sembra voler mescolare le dinamiche
di coppia di film come Le verità nascoste alle atmosfera di Casablanca o dei
classici bellici degli anni ’40, tra segreti
Brad Pitt e Marion Cotillard in alcune scene del film. Al centro, il regista Robert Zemeckis
18
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
e bugie (nel trailer, le lettere ‘lie’ del titolo sono bene in evidenza), pericolo e
mistero.
Ben calati nei panni dei divi d’altri
tempi, serviti da un reparto scenografico e costumi di primissimo ordine,
Pitt e Cotillard incarnano la ritrovata
allure dell’epoca d’oro di Hollywood:
da una parte l’uomo tutto di un pezzo
bellezza wasp e mento volitivo, elegante ma capace di improvvisa brutalità, dall’altra la donna angelica che le
sue origini straniere (come Greta Garbo, Ingrid Bergman, Marlene Dietrich)
rendono fatale. In mezzo, la guerra e la
lotta tra Bene e Male in cui non è così
facile prendere posizione.
Zemeckis però oltre alla ricostruzione
degli ambienti e al look degli attori (oltre ai protagonisti da segnalare Lizzy
Caplan e Jared Harris) punta a ricreare
un’atmosfera puramente “classica”, affrontando il sempiterno paradosso di
un uso massiccio di effetti digitali e
computer grafica per non sfigurare
con il fascino del cinema anni ’40; un
fascino non solo grafico ma anche stilistico, in cui la narrazione fatta di
grandi sequenze e scene madri, lunghi
dialoghi e azione torna in primo piano
rispetto ai racconti spezzettati o minimali del cinema contemporaneo.
Una sfida quindi, l’ennesima, e a guardare il trailer e le prime immagini del
film non delle più facili da vincere. Ma
un regista che ha segnato almeno 20
anni di immaginario USA ha tutte le
carte in regola (e la nostra fiducia) per
uscirne vincitore.
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IL MAGO
SCAMANDER
Quali segreti contiene la valigetta di Eddie Redmayne,
protagonista di Animali fantastici e dove trovarli?
Lo abbiamo chiesto al cast della nuova saga tratta
dall’universo della Rowling, dal 17 novembre in sala
di Alessandra De Tommasi
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rivista del cinematografo
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COVER STORY
A sinistra, Eddie
Redmayne è
l'imbranato mago
Newt di Animali
fantastici
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rivista del cinematografo
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21
COVER STORY
D
opo la borsa di Mary
Poppins, sarà di sicuro la
valigetta di Newt Scamander ad attirare l’attenzione del pubblico
dei più piccoli (ma non
solo) al cinema. L’oggetto del desiderio
in questione è lo strumento di studio del
magizoologo protagonista di Animali
fantastici e dove trovarli, che dal 17 novembre riporta in sala l’universo magico
di J.K. Rowling, in una nuova trilogia
prequel ambientata 70 anni prima delle
vicende di Harry Potter. Il film prende il
nome dal volume scolastico di uno dei
corsi della scuola di magia e stregoneria
di Hogwarts (edito da Salani per l’Italia)
scritto appunto dall’esperto interpretato
da Eddie Redmayne. “Non ho sentito alcuna pressione per il ruolo – ci ha spiegato a Londra l’attore Premio Oscar –
ma se dovessero continuare a chiedermelo credo davvero che inizierò a provarla”. La storia parte con il viaggio di
questo personaggio a dir poco originale,
un mago che studia e colleziona gli animali fantastici del titolo, dallo Snaso al
Camuflone, dopo averli riposti con attenzione nel suddetto “bagaglio a mano”. Quando arriva in America per un’udienza al Congresso Magico degli Stati
Uniti però, alcune creature scappano,
scatenando il panico attorno a sé e soprattutto mettendo in pericolo l’anonimato di cui maghi e streghe hanno
estremamente bisogno per la propria
sopravvivenza.
lette e quello dopo ti ritrovi su questo
set grandioso, al centro dell’avventura
più spettacolare che potessi mai immaginare nella mia carriera. Se non è magia
questa!”. C’è poi chi, com’era capitato a
Evanna Lynch nel franchise originale, ha
letto i libri ed era già appassionata di
quest’universo prima di essere scelta come una delle streghe protagoniste (nel
suo caso si trattava di Luna). Anche nella saga di Animali fantastici e dove trovarli è successo qualcosa di simile: Ezra
Miller si è ritrovato da fan a mago nel giro di poco tempo, grazie al ruolo di Credence.
UN CAST ALL STAR
Come ha dichiarato una volta Martin
Freeman (lo Hobbit cinematografico), se
libro di Jon Voight e Ron Perlman, tutti
al servizio di quest’avventura fantastica
che parte dal Vecchio Continente e porta il protagonista dall’altra parte del
mondo.
GIRL POWER IN AZIONE
Accanto al caparbio ma imbranato
Newt stavolta si trovano ben due figure
femminili alquanto volitive, le sorelle
Goldstein, impiegate nell’ufficio permessi per il possesso di una bacchetta, una
specie di ‘porto d’armi’ del mondo magico per tracciare ogni attività in corso.
Orfane di entrambi i genitori, come da
tradizione nei racconti della Rowling, Tina (Katherine Waterstone) e Queenie
(Alison Sudol) si ritrovano da subito ad
aiutare il protagonista nelle sue imprese
DA FAN A MAGO
Per la prima volta nella storia di Harry
Potter, un ‘babbano’ (non-mago) ha un
ruolo di spicco nelle vicende: Jacob, un
povero fornaio di New York, diventa una
sorta di braccio destro di Newt durante
il suo viaggio nella Grande Mela. “Credo
fermamente che i desideri si avverino –
ha subito aggiunto il suo interprete Dan
Flogler, quasi saltando sulla sedia – e per
me questo film ne è la dimostrazione.
Un giorno non sai come pagare le bol-
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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un attore britannico non ha avuto alcuna parte nella storia del maghetto si
sente come “un orfanello di Dickens che
guarda i dolci dalla vetrina”. Anche se
non ha mai letto neppure un romanzo
della saga, Colin Farrell però è stato ben
lieto di farne parte: “Interpreto Percivarl
Graves, uno dei dirigenti del MACUSA, il
Ministero della magia americano, per capirci una specie di capo dell’FBI moderno”. Accanto a lui sul set colleghi del ca-
incredibili. “Le donne del mondo di
Harry Potter – ci dice nella capitale britannica la Sudol – hanno sempre un posto di spicco perché sanno essere compassionevoli e forti al tempo stesso. Anche Queenie è così, una ragazza in gamba ma anche squisitamente imperfetta”.
RITORNO A CASA
“Con questo film siamo tornati a casa”:
nessuna espressione rende meglio l’idea
COVER STORY
dell’atmosfera di familiarità che il pubblico deve aspettarsi dal film. A pronunciarla è David Yates, ormai regista ‘veterano’ della saga: dopo aver diretto
quattro film di Harry Potter si ritrova per
la prima volta a settare il mood di un
nuovo universo magico. “Quello che
amo di Newt – aggiunge – è quell’essere
un po’ a disagio nelle relazioni sociali
perché anch’io ero un ragazzino timido
che faticava a trovare un posto nel mondo e a integrarmi. Lui trova la zona di
comfort tra gli animali fantastici, mentre
si prende cura di loro e li protegge con
una nobiltà d’animo innata”. Aspettatevi
meraviglie, ancora una volta: paesaggi
mozzafiato (anche se stavolta urbani),
incantesimi e pozioni, ma soprattutto,
come da tradizione, personaggi che non
hanno bisogno di una bacchetta per essere eccezionali.
In alto Rures agnascor
lascivius catelli. Quadrupei
umbraculi, iam fragilis
apparatus bellis insectat
verecundus saburre
TRUCCHI A TEMA
A Los Angeles "un parco" in onore di Harry Potter
Il mondo di J.K. Rowling
continua ben oltre il
grande schermo. In libreria
spopola il nuovo libro
della saga, Harry Potter e
la maledizione dell’erede
(Salani), testo dello
spettacolo teatrale in
scena al Palace Theatre
del West End di Londra
fino a dicembre 2017, ambientato
19 anni dopo la battaglia del
maghetto contro Voldemort.
Intanto, dopo Orlando e Osaka, da
qualche mese ha aperto i battenti il
parco a tema ‘The Wizarding World
of Harry Potter’ di Hollywood,
all’interno degli Universal Studios
di Los Angeles, che è stata anche
cornice di Cinemaster, un evento
organizzato da 18 anni dal canale
Studio Universal. Ogni edizione il
progetto premia un regista italiano
con un master di due settimane in
California e nel 2016 il vincitore è
stato Matteo Gentiloni. Le
attrazioni a tema “magico” del
parco offrono una vera e propria
immersione nella scuola di magia e
stregoneria di Hogwarts e nel
villaggio di Hogsmeade: si può
cavalcare un ippogrifo, uno degli
animali fantastici a cui è dedicata la
nuova trilogia di film, volare a
cavallo di una scopa in un torneo di
Quidditch e aggirarsi fra i pericolosi
rami del platano picchiatore oltre
che bere la bevanda preferita da
Harry e soci, la Burrobirra.
Il parco a tema.
Sopra Redmayne con
Catherine Waterstone.
Pagina a sinistra,
Alison Sudol e altri
animali
Accanto al
caparbio Newt
stavolta si trovano
ben due figure
femminili, le sorelle
Goldstein
BEPPE CASCHETTO E RAI CINEMA
PRESENTANO
VALERIO MASTANDREA
BÉRÉNICE BEJO
XQ¿OPGL MARCO BELLOCCHIO
FOTO: SIMONE MARTINETTO
liberamente ispirato al romanzo di MASSIMO GRAMELLINI
“FAI BEI SOGNI” pubblicato da LONGANESI & C.
BEPPE CASCHETTO E RAI CINEMA PRESENTANO FAI BEI SOGNI UN FILM DI MARCO BELLOCCHIO LIBERAMENTE ISPIRATO A FAI BEI SOGNI DI MASSIMO GRAMELLINI PUBBLICATO IN ITALIA DA LONGANESI & C. UNA COPRODUZIONE
ITALIA FRANCIA IN ASSOCIAZIONE CON IMPRESA PIZZAROTTI & C. S.P. A. AI SENSI DELLE NORME SUL TAX CREDIT IN ASSOCIAZIONE CON BANCA SELLA PATRIMONI AI SENSI DELLE NORME SUL TAX CREDIT FILM RICONOSCIUTO DI
INTERESSE CULTURALE CON CONTRIBUTO ECONOMICO DEL MINISTERO DEI BENI E DELLE ATTIVITÀ CULTURALI E DEL TURISMO DIREZIONE GENERALE PER IL CINEMA FILM REALIZZATO CON IL SOSTEGNO DELLA REGIONE LAZIO
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VALIA SANTELLA • VALERIO MASTANDREA BÉRÉNICE BEJO GUIDO CAPRINO NICOLÒ CABRAS DARIO DELPERO BARBARA RONCHI MIRIAM LEONE PIER GIORGIO BELLOCCHIO CON LA PARTECIPAZIONE DI EMMANUELLE
DEVOS FAUSTO RUSSO ALESI NEL RUOLO DI SIMONE CON L’AMICHEVOLE PARTECIPAZIONE DI PIERA DEGLI ESPOSTI E ROBERTO HERLITZKA E CON LA PARTECIPAZIONE DI FABRIZIO GIFUNI PRODOTTO DA BEPPE CASCHETTO
SVILUPPO PROGETTO ANASTASIA MICHELAGNOLI PRODUTTORE ESECUTIVO SIMONE GATTONI MONTAGGIO FRANCESCA CALVELLI DIRETTORE DELLA FOTOGRAFIA DANIELE CIPRÌ MUSICHE CARLO CRIVELLI SCENOGRAFIA
MARCO DENTICI COSTUMI DARIA CALVELLI IL FILM È STATO REALIZZATO GRAZIE ANCHE ALL’UTILIZZO DEL CREDITO D’IMPOSTA PREVISTO DALLA LEGGE 24 DICEMBRE 2007, N.244 CON LA CONSULENZA TAX CREDIT DI FIP FILM
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34
Mi manda papà
(e mamma pure):
Lily-Rose Depp,
una figlia d’arte
sul red carpet
lagunare
SOTTO IL
SEGNO DI
BOWIE
Ground Control to Major David…
Dal 18 al 26 novembre, la
34esima edizione del Torino
Film Festival s’ispira a David
Bowie, epitome stessa della
ecletticità culturale
contemporanea. Diretta da
Emanuela Martini per il terzo
anno, la manifestazione sabauda
punta su Sully di Clint
Eastwood, con uno straordinario
Tom Hanks, e nel 40° di
Anarchy in the UK conferma in
retrospettiva un adagio caro a
Sid Vicious e Joe Strummer, lo
stesso Temple e Derek Jarman:
punk is not dead!
TFF34
UNA MOLE DI
PUNK
di Gianluigi Ceccarelli
Nel 40° di
Anarchy in the
UK, Torino rimette
mano alla
ribellione: da The
Blank Generation
a Jubilee,
oltraggio al
conformismo
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fondazione ente dello spettacolo
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LUNGA VITA AL PUNK. L’omaggio del
34mo Torino Film Festival cade in occasione dei quarant’anni dall’uscita di Anarchy in the UK dei Sex Pistols, primo passo della Grande truffa del Rock’n Roll
(documentata nell’omonimo film di Julien
Temple) ordita da Malcolm McLaren e
sua moglie Vivienne Westwood, di ritorno dagli USA dove importarono umori e
mode protopunk, da Richard Hell a Patti
Smith e New York Dolls. Nichilismo, DIY
(Do It Yourself) come motto, la netta rottura con l’universo musicale virtuoso: inevitabile che il movimento permeasse anche il cinema degli ultimi, giovani pionieri. A partire da The Blank Generation di
Amos Poe e Ivan Kral (1976), manifesto
NULLA MEGLIO DEL
DOCUMENTARIO HA
DESCRITTO L'ESSENZA
DI QUESTO GENERE
MUSICALE
dei prodromi punk negli USA, passando
per il folle Jubilee (1978) di un Derek
Jarman che accosta sacro e profano,
Elisabetta I e il riot, primo esempio di
un cinema punk non solo per ciò che
narra, ma per la propria stessa natura
anticonformista. Un momento magico
che fino a metà anni ‘80 ha regalato
perle come il genialmente stupido
Rock’n Roll High School o il delirante
sci-fi di Repo Man (1984) di Alex Cox,
per concludersi con la deprimente crudezza di Sid e Nancy (1986), ancora a
firma di Cox.
A conti fatti, nulla meglio del documen-
Jubilee di Derek Jarman. Sopra, Sid Vicious e Nancy Spungen. In apertura, Pussy
Riot: A Punk Prayer e John Weiffenbach dei Void
tario ha saputo descrivere l’essenza del
punk, spesso in tempo reale. Nel 1981
Penelope Spheeris, al primo capitolo
della trilogia di The Decline of Western
Civilization, filma i primordi punk hardcore di (tra gli altri) Germs e Black Flag.
Julien Temple tornerà a parlare dei Sex
Pistols nel 1999, con The Filth and the
Fury, stavolta dal punto di vista dei
membri del gruppo, e nel 2007 porterà
sullo schermo quello straordinario personaggio che è stato Joe Strummer dei
Clash (The Future is Unwritten).
Il nuovo millennio, col progressivo sdoganamento del documentario da reperto di nicchia a prodotto mainstream,
dona al punk nuova visibilità: gli anni
‘80 di gruppi storici come Minutemen,
D.O.A. e Minor Threat rivivono in American Hardcore (2006) di Paul Rachman,
mentre One Nine Nine Four (2009) di
Jai Al-Attas ripercorre gli anni ‘90 con
l’exploit commerciale (sapientemente
orchestrato da MTV) di Green Day, Offspring, NoFX e Rancid. Le ultime testimonianze mostrano un punk globalizzato, vera e propria koinè dei popoli: Taqwacore di Omar Majeed (2009) segue
la realtà del punk islamico, i cui esponenti trapiantati negli Stati Uniti respingono prevalentemente il fondamentalismo senza rinnegare le proprie radici,
mentre Pussy Riot: A Punk Prayer
(2013) segue il noto caso giudiziario del
collettivo punk Pussy Riot, vittime in
Russia della repressione per le loro proteste contro l’autoritarismo di Putin. Ma
a lasciare più degli altri il segno è Yangon Calling (2013) di Alexander Dluzak
e Carsten Piefke: gli adolescenti del
Myanmar, vessato da una dittatura militare cinquantennale e ancora lontana
dall’essere una vera democrazia, reagiscono con la musica e l’abbigliamento
oltraggioso di Sex Pistols e Clash.
Come dire: “Punk is not dead”. Neanche
quarant’anni (e più) dopo.
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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TFF34
CAPITANO
CORAGGIOSO
di Gian Luca Pisacane
ALCUNI LO HANNO VISTO SBARCARE
a Omaha Beach, nel ’44, perché doveva salvare un certo soldato Ryan. Altri
dicono che il suo vero nome sia Forrest Gump, e che corra più veloce del
vento. E forse non hanno torto. Poco
tempo fa ha inseguito il criminale
Frank W. Abagnale Jr. per mari e per
monti: provateci voi a prenderlo.
Ma qualcuno ci è riuscito e il suo
nome è Clint Eastwood. Il regista di Million Dollar Baby ha catturato l’attenzione dell’uomo dai
mille volti: Tom Hanks. Questa
volta, il divo del recente Il ponte
delle spie si è calato nei panni
del capitano Chesley “Sully” Sullenberger, autore di un clamoroso ammaraggio sul fiume Hudson. Poteva chiamarsi “Miracolo
sull’Hudson”, invece il titolo sarà
semplicemente Sully e presentato
in anteprima al Torino Film Festival, uscirà nelle sale italiane l’1 dicembre. Tom Hanks è rimasto sbalordito dal coraggio di quest’uomo. “Ammiro molto il suo istinto, è
qualcosa che abbiamo in comune.
I miei personaggi li scelgo d’impulso. Quando leggo una sceneggiatura che mi piace, scatta una
sorta di egoismo che mi fa dire: in
questo film devo esserci io e nessun’altro. Credo di essere abbastanza bravo nel mio lavoro, per-
ché lo faccio da molto. E so che
seguire il proprio temperamento porta a compiere gesti inspiegabili, ma
necessari. Io e il capitano Sullenberger
lo abbiamo imparato col tempo”. Le
premesse fanno pensare a un film di
grande impatto, che potrebbe anche
correre per gli Oscar. E con Clint East-
wood dietro la macchina da presa, i
risultati sono quasi assicurati. “Sul set
lui non perde tempo a parlare, e infatti
sta quasi sempre zitto. Non si fanno
prove, non urla i classici action, cut,
rolling, si limita ad agitare la mano.
Per Clint, gli attori sono dei cavalli. Lui
ha girato molti film western e sa che
se urla si imbizzarriscono e scappano. Così si limita a sussurrarti
nell’orecchio, e ti dice ‘Tom, ora
vieni qui, vai là, fai così. A posto,
grazie’. È l’intelligenza e la semplicità fatta uomo”. Non si può
dargli torto, in particolare quando
si pensa a film come Gli spietati o
Invictus. E sulle riprese di Sully:
“Sul set bisognava arrivare sempre di mattina presto. Tutti quelli
c h e l avo ra n o co n C l i n t l o
conoscono da vent’anni e sanno
già cosa fare prima ancora che
si presenti. Raccontavamo una
grande storia, quindi dovevamo
metterci tutto il nostro impegno
e il nostro talento”. Il film è uscito negli States il 9 settembre e
ha incassato più di 113 milioni di
dollari. Tom Hanks ha già vinto
due statuette per Philadelphia e
Forrest Gump e di sicuro anche
quest’anno sarà nella corsa. Con
il sempreverde Clint Eastwood,
Sully è uno dei film più attesi di
questa stagione.
Tom Hanks come il pilota Chesley Sullenberger: “Mi ha
sbalordito il suo istinto, è qualcosa che abbiamo in comune”.
Protagonista di Sully, in anteprima al Festival
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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"SEGUIRE
IL PROPRIO
TEMPERAMENTO
PORTA A
COMPIERE GESTI
INSPIEGABILI MA
NECESSARI"
Tom Hanks
protagonista di Sully
di Clint Eastwood,
in anteprima al Festival
di Torino. Foto Karen
Di Paola
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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IL MIRACOLO
86 ANNI E ANCORA UNA GRANDE STORIA
PER EASTWOOD: L’AMMARAGGIO ESEGUITO DA
SULLENBERGER SUL FIUME HUDSON
hi se non Clint Eastwood poteva raccontare in modo così efficace ed
emozionante la portentosa vicenda
del capitano Chesley Sullenberger,
detto Sully? Il pilota che nel gennaio del 2009
decise il destino di 155 persone, salvandole tutte. L’aereo, in fase di decollo, prese in pieno
uno stormo di uccelli che mandò in tilt entrambi i motori. Tre minuti per decidere: Sully optò
per planare sul fiume Hudson. Il “miracolo” fece scalpore, le immagini dei passeggeri mezzi
congelati sulle ali dell’U.S.
Airways Flight 1549 girarono su tutti le televi-
C
Clint Eastwood fa
ancora centro con il
suo Sully. Accanto
Tom Hanks
30
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
sioni del mondo. La storia, tratta dall’autobiografia dello stesso Sully, incomincia parallelamente con l’indagine delle autorità assicurative, che rischia di distruggergli carriera e reputazione, mentre nell’immaginario collettivo è
già un eroe. Ruolo che Tom Hanks (invecchiato
e quasi identico al vero Sullenberger) recita alla perfezione: un veterano, un uomo con molta
esperienza alle spalle, una persona coscienziosa che ha fatto il suo dovere. Ma si chiedono in
molti: poteva fare ritorno all’aeroporto di La
Guardia, di New York, da cui era partito senza
mettere in pericolo centinaia di vite? Ea-
DI CLINT
di Marina Sanna
L'AEREO, IN FASE
DI DECOLLO, PRESE
IN PIENO UNO
STORMO DI UCCELLI
CHE MANDÒ IN
TILT I MOTORI
stwood, il grande patriota che non ha mai
smesso di credere nel suo Paese riesce a far
dondolare sul baratro capitano e spettatore,
entrambi in balia delle immagini, della tensione, dello spazio di tempo in cui si prende una
decisione. Ossessionato da quei pochi istanti
dilatati e ripetuti nella sua testa e sullo schermo, Sully non ha dubbi. Come la città che nei
24 minuti successivi si muove all’unisono con
tutti i mezzi a disposizione (elicotteri, barche,
sommozzatori) per salvare i sopravvissuti, senza perderne neanche uno.
Non c’è nessuno come Eastwood, altrettanto
versatile, coraggioso e idealista. A 86 anni, è
ancora il cowboy di Sergio Leone, l’attore che
per tutta la vita ha osservato e imparato dagli
altri. Dall’amico e mentore Don Siegel a cui deve Dirty Harry (Ispettore Callaghan, il caso
Scorpio è tuo!), ruolo che ha segnato profonda-
mente la sua carriera. In un’epoca in cui l’uso
della forza era visto (sullo schermo) come giusta soluzione per sconfiggere i nemici, criminali,
serial killer o vietcong del caso, Eastwood diventa simbolo di un paese senza debolezze.
Lo stesso uomo, con la sua casa di produzione
Malpaso, segue un disegno personale, scrivendo la controstoria americana film dopo film
(Brivido nella notte, esordio dietro la macchina
da presa è dello stesso anno di Dirty Harry,
’71). La lista è lunga: 50 anni di cinema, oltre
30 da regista, ogni volta un’opera diversa. Senza continuità, se non quella di sperimentare, al
di là di generi e classificazioni.
Come ci ha detto una volta: “Mi interessano le
persone in grado di cambiare, qualsiasi sia il
cammino che debbano intraprendere”. Sarà un
caso che negli ultimi anni siano eroi, anche per
caso, a incrociare la sua strada?
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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European Film Academy
THE 29TH EUROPEAN FILM AWARDS
10 December 2016 - Wroclaw/Poland
EFA PEOPLE’S CHOICE AWARD
La European Film Academy ti invita a votare il tuo film europeo preferito per il PEOPLE’S CHOICE AWARD
2016 e a vincere un viaggio per due persone agli European Film Awards a Breslavia - Capitale Europea
della Cultura 2016! Film nominati sono:
A MAN CALLED OVE
A WAR
AFERIM!
BODY
di Hannes Holm
di Tobias Lindholm
di Radu Jude
di Malgorzata Szumowska
FUOCOAMMARE
JULIETA
MUSTANG
SPECTRE
di Gianfranco Rosi
di Pedro Almodovar
di Deniz Gamze Ergüven
di Sam Mendes
DIO ESISTE E VIVE A BRUXELLES
THE DANISH GIRL
SOLE ALTO
THE LOBSTER
di Jaco van Dormael
di Tom Hooper
di Dalibor Matanic
di Yorgos Lanthimos
VOTA ONLINE: www.europeanfilmawards.eu
29. edizione degli EUROPEAN FILM AWARDS
10 Dicembre 2016
Breslavia / Polonia
Seguila in diretta online:
www.europeanfilmawards.eu
La European Film Academy riunisce 3.000 professionisti del
cinema europeo con lo scopo comune di promuovere la cultura
cinematografica dell’Europa. Il vincitore del People’s Choice Award
sarà annunciato da European Film Academy ed EFA Productions
nell’ambito della cerimonia di premiazione.
Tutti i voti devono pervenire entro il 1° Novembre 2016. Il concorso è
soggetto a norme e regolamenti disponibili su richiesta al tabulatore
ufficiale Ernst & Young GmbH.
feste sul set
NOBILI
NATALI
Che cosa tiene insieme Dio salvi la
Regina della Filmauro e Poveri ma
ricchi di Fausto Brizzi? Una location
per due: la dimora patrizia di
Palazzo Brancaccio
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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feste sul set
A Londra senza
panettone
Volfango De Biasi
sbarca in Inghilterra
per rapire i cani della
Regina. Sotto
l’albero, Lillo & Greg
malviventi per caso
di Gian Luca Pisacane
34
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
D
i sicuro non sarà un Natale
troppo castigato. La crisi
colpisce le famiglie e le industrie, ma non i personaggi dei film. Al cinema bisogna sempre sognare a occhi aperti.
Per le feste, vedremo una famiglia di
provincia sollazzarsi nella suite di un
hotel a 5 stelle meneghino, e un gruppo sgangherato di malviventi che cercherà di rapire i cuccioli di Sua Maestà
Britannica. I nostri eroi andranno fino a
Londra, a Buckingham Palace, per riuscire nell’impresa, ma non sarà facile.
Follia? No. Stiamo parlando delle due
nuove commedie da mettere sotto l’al-
bero, in uscita il 15 dicembre nelle sale
italiane. Entrambe si sono beate di un
set d’eccezione: Palazzo Brancaccio, il
simbolo dello sfarzo capitolino a Colle
Oppio. Ma andiamo con ordine. La Filmauro si cimenta con Natale a Londra
– Dio salvi la Regina, dove Lillo e Greg
sono alle prese con un colpo milionario. Siamo andati a trovarli sul set e abbiamo visto l’impossibile. La sala da
pranzo dello storico palazzo romano è
presa d’assalto da cani di tutte le razze. Si sta preparando un sontuoso ricevimento e al centro troneggia un
enorme albero di Natale. Il ciambellano annuncia a gran voce i nomi degli
“Abbiamo fatto una sorta di
Ocean’s Eleven mediterraneo”
Nino Frassica,
Lillo e Greg in Natale
a Londra. A destra
e sotto, altre
foto del film
invitati, quando si avvicina una strana
coppia. Sono gli Arteteca, fidanzati di
belle speranze, interpretati da Monica
Lima ed Enzo Iuppariello, che si presentano con una bestiola chiamata
Pippamiddleton, scritto tutto attaccato per scelta. Li accompagna Paolo
Ruffini in abiti ottocenteschi, ma la sua
presenza non basta per farli entrare.
Tutti ridono, anche il regista Volfango
De Biasi, che così ci racconta il suo
film: “Natale a Londra prende spunto
dai grandi classici della commedia. È
una sorta di Ocean’s Eleven mediterraneo. Un gruppo di personaggi molto
sgangherati decide di mettere a segno
un colpo con destrezza: rapire i cani
della regina e chiedere un riscatto da
capogiro. I gioielli della corona sono
passati di moda”. Nel cast figurano Lillo e Greg, Paolo Ruffini, Eleonora Giovanardi, Ninetto Davoli, detto Er Duca,
e Nino Frassica, che riesce sempre a
divertire. “Questa commedia non è un
cinepanettone, perché sul set si mangia di tutto tranne che quello”. E non
possiamo dargli torto: i pasticcini e le
pizzette abbondano, ma del Pandoro
non c’è traccia. Lillo si racconta: “Sono
il figlio illegittimo di Ninetto Davoli, un
noto boss romano, e vorrei seguire le
sue orme. Ma con scarsi risultati: non
sono portato per il malaffare. Poi c’è
mio fratello Greg, il figlio legittimo che
soffre di schizofrenia, alterna momenti
da boyscout a raptus da duro malavitoso”. Poi Paolo Ruffini ironizza: “Vedrete anche la regina Elisabetta: il produttore De Laurentiis l’ha fatta venire
qui a Roma apposta”. La commedia
avrà dei contorni action, come ci spiega il regista. “Mi piace mettere un po’
di azione nelle mie storie. Avevo già
iniziato con Natale col boss e ho deciso di non fermarmi più. Ci sarà anche
una scena in cui Lillo e Greg picchieranno come fabbri. Sarà una sorta di
incubo, con venature alla Bud Spencer
e richiami al cinema coreano”. Provare
per credere.
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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feste sul set
Il regista chiama i
Poveri ma ricchi De
Sica e Brignano per
sfatare la crisi. Cento
milioni di euro
basteranno?
di Gian Luca Pisacane
S
ul set di Poveri ma ricchi ci
sono i presupposti per il Natale più “eccentrico” degli ultimi anni. Fausto Brizzi abbandona le palline e i regali
sotto l’albero e quest’anno niente luoghi esotici o vacanze hawaiane: si resta
in Italia e lo sfarzo va in scena a Palazzo Brancaccio, Roma. La finzione cinematografica trasforma la famosa location del Colle Oppio in un hotel a cinque stelle meneghino. Si rimane abbagliati dai lampadari cristallini che pendono dal soffitto. I decori si fondono
con i merletti, e una sontuosa tavola
apparecchiata troneggia al centro della
sala da pranzo. Sembra di essere sul
set di un film in costume, con una produzione da kolossal. Invece si tratta
della nuova commedia di Natale, nelle
sale italiane dal 15 dicembre. I mattatori
sono la coppia inedita De Sica – Brignano, per la prima volta insieme sul
grande schermo. A loro si aggiungono
Anna Mazzamauro, nei panni della nonna fissata con le fiction, Federica Lucaferri, nel ruolo della figlia malata di selfie, e Lodovica Comello, per la prima
volta al cinema, dopo aver lavorato con
la Disney. Spiccano anche Lucia Ocone
e Giulio Bartolomei. Insieme interpretano la famiglia Tucci e i loro look parlano da soli, in particolare quello di Christian De Sica. Il capofamiglia si presenta con un parruccone biondo, frutto di
una permanente selvaggia, e con un
lungo vestito blu elettrico che lo fa
sembrare una rockstar.
Brizzi, ma chi sono veramente i Tucci?
È una famiglia originaria di un paesino
inesistente del Basso Lazio, che un gior-
Brizzi e lazzi
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
no vince cento milioni di euro. All’inizio
vogliono tenere la vincita nascosta, ma
non ci riescono, non possono comprarsi
nulla: il rischio di farsi scoprire è troppo
alto. Così scappano. Alloggiano prima in
un hotel da sogno, e poi comprano un
favoloso superattico in un grattacielo
della Milano bene. Ma i ricchi di oggi sono cambiati: non ostentano il benessere,
sono vegani, fanno beneficenza e non
friggono.
Perchè anche Al Bano e Gabriel Garko?
La famiglia Tucci prende Al Bano in affitto e lo parcheggia in uno stanzino,
pronto a cantare Felicità in ogni momento. Anna Mazzamauro, che vive per
le serie tv, paga invece Gabriel Garko
per guardare le fiction insieme. Il problema è che lei vuole una relazione sentimentale e l’attore si lamenta perché
non è previsto nei patti. Poi mettono un
bancomat nel corridoio e una cabina
per le fototessere, per soddisfare le pretese della figlia malata di selfie.
Il film è un libero adattamento del
grande successo francese Les Tuche…
… che in Italia non è mai uscito. Oltralpe sono già arrivati al terzo capitolo.
La differenza sta nei comportamenti.
In Francia, quando vinci, vieni invitato
in televisione; in Italia ci si nasconde: la
paura che qualcuno possa chiederti
dei soldi da noi è troppo forte. Per il
resto ci siamo ispirati sia allo spirito
che al look del film francese. In Les Tuche si puntava molto di più sull’accumulo di oggetti, sulla voglia incontrollata di comprare. Noi ci siamo concentrati sulle “eccellenze”: se sei un appassionato di musica, acquisti il cantante; se ti piace la televisione, affitti il
divo di turno.
“Ci siamo ispirati liberamente
sia allo spirito che al look del film
francese Les Tuche”
Fausto Brizzi sul set di
Poveri ma ricchi. In alto
Lucia Ocone in compagnia
della famiglia Tucci. A
sinistra Christian De Sica
ed Enrico Brignano
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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intervista
“La mia Megan rappresenta l’ossessione”,
dice la giovane attrice. Enigma al centro de
La ragazza del treno di Tate Taylor, tratto dal
di Adriano Ercolani
bestseller di Paula Hawkins
Haley Bennett
Talento a... scomparsa
SE QUESTA VENTOTTENNE originaria della Florida vi è piaciuta come “donzella indifesa” ne I magnifici sette, allora la amerete ne La ragazza del
treno. Perché attraverso il personaggio di Megan,
la donna la cui scomparsa rappresenta il centro
della storia - Haley Bennett offre una prova che va
ben oltre la caratterizzazione della semplice “vittima”. Una figura femminile complessa e ipnotica,
che la giovane attrice ha riempito con notevole
presenza scenica. Il film, con protagonista Emily
Blunt, è diretto da Tate Taylor, già regista di The
Help, ed è basato sull’omonimo bestseller di Paula
Hawkins.
Come è arrivata a impersonare una donna complessa come Megan Hipwell?
Ho amato il libro e volevo portare al cinema questa
figura femminile nella
maniera più accurata
possibile. Ma credo che
allo stesso tempo il film
funzioni bene anche
senza aver letto il testo
di partenza, perché parla di personaggi femminili che in fondo vivono
piccoli drammi quotidiani, ciò che succede
alle persone comuni. La
qualità principale del
film è che non funziona
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rivista del cinematografo
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novembre 2016
soltanto come thriller, ma regala al pubblico dei
personaggi profondi, umani.
Che cosa l’ha attratta maggiormente di questa
psicologia così particolare?
Megan è al centro della vicenda, è la vittima ma rappresenta anche l’ossessione. Volevo far emergere i
vari aspetti di una personalità sempre insoddisfatta.
Può comportarsi come un’adolescente o come una
femme fatale. È una donna che vive al limite.
Molte delle scene più forti del film le ha girate
con Edgar Ramirez.
Alcune scene sono state improvvisate, soprattutto
quelle girate con lui, perché la relazione tra Megan
e il suo psichiatra è molto più impulsiva e spontanea di quella che ha con suo marito Scott. È anche
più vera in un certo senso, con il dottor Kamal
lei finalmente riesce a
reagire al dolore e alla
frustrazione che la vita
le ha procurato. Con Edgar abbiamo sviluppato
subito un’intesa fortissima sul set, fatta della fiducia necessaria per lasciarci andare entrambi.
Una delle prime scene
che avevamo insieme
era quando Megan rac-
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rivista del cinematografo
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39
intervista
“Il processo di scoperta di un ruolo
non varia a seconda del budget o
del set, rimane immutato”
conta la sua storia, un monologo ricco di
emozioni. Edgar si limitava semplicemente a
guardarmi, i suoi occhi mi hanno convinto che
potevo veramente raccontargli tutto.
Sopra Emily Blunt,
protagonista de La
ragazza del treno. A
destra, e nelle pagine
precedenti, Haley
Bennett
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rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
Qual è il segreto per passare con disinvoltura da western ad alto budget come I magnifici sette a drammi psicologici come La ragazza del treno?
Io questo a dire il vero lo vedo come un blockbuster al femminile! Scherzi a parte, alla fine
l’approccio al personaggio è sempre lo stesso:
quello che devi fare è essere onesto e cercare
di connetterti con i tuoi colleghi sul set. Per I
magnifici sette c’era una troupe di centinaia di
persone, qualche volta ovviamente è più complicato con una quantità così grande di gente
intorno, ma il processo di scoperta di un ruolo
novembre 2016
non varia a seconda del budget o del set, rimane immutato.
Le piacerebbe interpretare una serie TV in
futuro?
Se c’è una buona storia, perché no? Per fortuna viviamo in un’epoca ormai che va oltre i
formati. Recentemente mi sono innamorata di
Stranger Things, in passato i miei show preferiti sono stati Breaking Bad e Parks and Recreation.
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personaggi
Mark Wahlberg,
attore, produttore,
rapper ed ex
modello
statunitense
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rivista del cinematografo
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MARK
DI FABBRICA
Da The Fighter al biopic su Stuart Long, tra
selvaggi allenamenti e disastri petroliferi: una
star operaia di nome Wahlberg
di Gian Luca Pisacane
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rivista del cinematografo
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personaggi
Mark Wahlberg in Deepwater e in The Fighter. Sotto in Patriots Day in uscita
negli Stati Uniti a dicembre
i alza alle 4 del mattino, allena i
muscoli, porta i figli a scuola e si
presenta sul set: chi è? Per The
Fighter e Pain & Gain ha fatto questo e
altro. La sveglia suonava nel cuore della
notte, con qualche manicaretto che lo
aspettava in frigorifero. Doveva mangiare 12 volte al giorno, senza dimenticare
gli integratori e i mass gainer. Roba da
veri culturisti, ma non stiamo parlando di
una star tutta bicipiti e niente cervello.
Mark Wahlberg ha lavorato con Scorsese
in The Departed e, nei panni del pugile
Micky Ward, ha anche ricevuto una nomination ai Golden Globe, come miglior
attore protagonista. “Mi attrae la gente
comune. Mi piacciono le avventure in cui
le persone normali si trovano a vivere
circostanze straordinarie. Questo è il ge-
S
nere di film che amo e voglio farne parte, sia come produttore che come protagonista”. Non si smentisce. Nel recente
Deepwater, ha interpretato il sopravvissuto Mike Williams, l’uomo della porta
accanto che nella tragedia si è scoperto
eroe. “Scelgo progetti commerciali, anche di grande successo, per potermi poi
permettere sceneggiature più rischiose,
che possano essere fonte d’ispirazione
per gli altri”. Un esempio è il rimbombamico di Ted, l’orsetto di peluche più
sboccato della storia del cinema. In quel
caso l’allenamento ferreo non è servito:
bastavano tante parolacce e il genio di
Seth MacFarlane, e la platea ha apprezzato. A breve, Wahlberg tornerà sul
grande schermo con Patriots Day, in
uscita negli States a fine dicembre. “È un
E ora Patriots Day sugli attentati alla
maratona di Boston, perché “l’amore
vince anche sulle tragedie”
film che parla dell’attacco terroristico
durante la maratona di Boston, la mia
città natale. È una piccola comunità e
tutti conoscono qualcuno che è rimasto
coinvolto. Con questa storia, vogliamo
trasmettere un messaggio positivo: l’amore vince anche sulle tragedie”. Fatalità o meno, c’è da ricordare che l’attore
doveva prendere lo United 93, l’aereo
che l’11 settembre precipitò vicino a
Shanksville, in Pennsylvania. Ma all’ultimo momento decise di andare a far visita a un amico a Toronto. Adesso Mark
Wahlberg sta lavorando a un biopic su
Stuart Long. “Non mi interessa l’aspetto
sportivo del personaggio, Stuart Long
era un giocatore di football, che un giorno ha ricevuto la chiamata. Non volevano ordinarlo prete, perché aveva un male
inguaribile. Alla fine è riuscito a prendere
i voti ed è diventato un punto di riferimento per tanta gente. In quel poco
tempo che gli è rimasto, ha realizzato
grandi imprese e ha ispirato moltissime
persone. Questa storia mi ha toccato da
vicino, e farò tutto ciò che è necessario
perché la sua straordinaria testimonianza di vita esca nelle sale. Non importa
quanto tempo ci vorrà”. Per ora il film è
ancora in fase di lavorazione e non c’è
una data di uscita. Ma sembra aver trovato un supporter d’eccezione.
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cinecapitale
CONVERSAZIONI
ROMANE
L’undicesima Festa fa parlare di sé: Oliver Stone
e il Datagate di Snowden; Meryl Streep e un
“usignolo” chiamato Florence (Foster Jenkins);
Kenneth Lonergan e il favorito agli Oscar Manchester
by the Sea
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rivista del cinematografo
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cinecapitale
ULTIMA
CHIAMATA
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rivista del cinematografo
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STONE
novembre 2016
“Siamo tutti schedati: fate attenzione
a come usate il telefonino”, dice il regista
americano. Che firma il thriller Snowden,
sulla gola profonda dell’NSA
di Federico Pontiggia
Il regista americano
Oliver Stone, alla
Festa di Roma con
Snowden. Foto
Karen Di Paola
G
“
li americani non hanno compreso
il significato e la portata delle
informazioni rivelate da Snowden
nel 2013. Sono preoccupati solo
dal loro iPhone, ma la questione è
molto più importante: non si tratta solo di
Pokemon e acquisti su Google e eBay”. Parola di Oliver Stone, che porta alla Festa di
Roma Snowden, il thriller sull’eroe, patriota,
dissidente, attivista, whistleblower e, per alcuni, traditore Edward J. Snowden, gola
profonda dell’NSA interpretato da Joseph
Gordon-Levitt.
“E’ interessante esplorare cosa ha fatto, la
maggior parte delle persone e della stampa
non lo sa”, precisa Stone, sottolineando come “nel 2013 Snowden non fosse simpatico
agli americani: chiunque rivela segreti governativi e militari
è considerato un
cattivo. Ancora
oggi lo confondono con Assange e
Manning, la gente
non sa esattamente chi sia”.
“Abbiamo avuto
qualche problema
per realizzare il
film, le grandi società americane
non l’hanno finanziato: siamo ricorsi a Francia e Germania”, prosegue Stone, invitandoci a “fare
attenzione all’uso del telefonino e a utilizzare i sistemi di crittografia per comunicare,
perché siamo tutti schedati: la crittografia è
uno dei buoni risultati dell’affare Snowden,
ricordate che molte società Internet erano
complici del governo”.
Se “Obama ha fatto molto poco, non ha
portato avanti la riforma dell’NSA”, anche
sulle elezioni presidenziali Stone non ritira la
mano: “Voi europei siete sconcertati da
Trump, che è disorganico e a mio avviso
non ce la può fare, ma l’alternativa è la Clinton, che rappresenta il sistema Usa e la
mentalità americana del ‘o con noi o contro
di noi’. Con lei al comando la situazione sarà
più dura, ostile e militarista rispetto a Obama”.
Il regista definisce Snowden un “film kafkiano, Edward faceva parte di un sistema così
potente, capace di tale ottundimento, che
fare le cose fuorilegge diveniva naturale e
inconsapevole. La sua epilessia era il sintomo di una morte interiore, una malattia spirituale”.
Ma per quale motivo Snowden ha rivelato le
informazioni sulla NSA? “Era favorevole alla
sorveglianza dei terroristi, quella mirata, sui
sospetti, non la sorveglianza di massa? L’NSA pretendeva di
individuarvi un
segnale spurio, la
telefonata incriminata, ma non funziona così, e lo
sappiamo bene:
tutti i casi di terrorismo sono stati
risolti perché i responsabili erano
già noti, vedi Parigi, Orlando, Boston”.
Sul fronte geopolitico, “gli Usa oggi sono per il cambiamento di regime: Iraq,
Siria, Brasile, Venezuela, Libia, Ucraina. Una
tecnica usata più volte, e Snowden ci esorta
a fare attenzione”, rciorda Stone, e pone
l’accento sulla “cyberguerra, sperimentata
per la prima volta dagli Usa nel 2007 per far
esplodere con dei malware le centrifughe
del programma nucleare iraniano”. “Ma oggi
– conclude il regista americano – queste cyberguerre si fanno anche contro i paesi alleati”.
novembre 2016
rivista del cinematografo
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cinecapitale
MERYL
PER SEMPRE
di Gian Luca Pisacane
ROBERT DE NIRO È TORNATO
dal Vietnam per poterla salutare
ancora una volta, dopo essere
scampato all’ormai mitica roulette
russa de Il cacciatore. Clint Eastwood ha perso la testa e le ha
dichiarato il suo amore impossibile ne I ponti di Madison County.
Ma si può dargli torto? Alcuni risponderebbero con un cenno del
capo, specialmente Dustin Hoffman che ha lottato con lei per la
custodia del figlio in Kramer contro
Kramer. Correva l’anno 1979 quando Meryl Streep vinceva la sua prima
statuetta. E pensare che da giovane si
era messa in testa di fare la cantante: “A
12 anni mi sono esibita in francese nella
mia scuola nel New Jersey, e tutti mi dicevano che avevo un bel talento. Così
ho preso lezioni di canto a New York per
due anni, con mia mamma che ogni sabato mattina guidava quasi due ore per
portarmi a destinazione. Poi ho smesso:
volevo fare la cheerleader”. Per fortuna
ha cambiato idea e si è buttata sulla recitazione, altrimenti Robert Redford ne
La mia Africa non avrebbe saputo di chi
innamorarsi. Ma nella sua carriera non si
parla solo di amore. Tutti sanno che è
una liberal impegnata nel sociale, che
non ha problemi a dire: “Vedremo Hillary
Clinton alla Casa Bianca, così non ci sarà
più bisogno di parlare della campagna
sessista di Trump”. E sulla politica la sa
lunga. Il suo
terzo Oscar
l’ha vinto
nei panni di
Margaret
T h a t c h e r,
per
The
Iron Lady:
“Tutte noi
nella vita ci
siamo sentite dire di essere nel posto
sbagliato. Anche la Thatcher ha dovuto
difendersi quando era in carica e gli altri
politici la schernivano alla Camera dei
Lord”. Di recente ha interpretato Emmeline Pankhurst in Suffragette, e ancora
una volta ha portato in primo piano i diritti delle donne. Come attrice è apparsa
in più di 50 film. “Ho sempre voluto recitare, e non ho mai pensato di diventare
una regista. Amo la soggettività, immer-
germi nei panni di qualcuno, senza
dover avere un punto di vista più ampio, come quello di chi sta dietro la
macchina da presa. Per me è un piacere, non un lavoro, e tutto è iniziato
da mia nonna. La imitavo nel suo modo di camminare, mi disegnavo le rughe sulla faccia, perché volevo essere lei. Quando immagini il dolore di
un altro, impari qualcosa
su te stesso”. Meryl
Streep è l’attrice più blasonata della storia del cinema, con 19 nomination
e 3 Oscar vinti, ma non
vuole sembrare un mostro sacro: “Anch’io qualche volta mi dimentico le
battute e vado a sinistra
invece di andare a destra.
Su alcuni incuto un certo
timore, ma quando mi conoscono, l’atmosfera diventa più distesa”. Dal 22
dicembre sarà nei cinema con Florence
Foster Jenkins, dove interpreta la cantante più stonata della storia. A spalleggiarla ci sarà un insolito Hugh Grant, che
recita la parte del marito devoto. Inoltre
Meryl Streep sta già lavorando a Mary
Poppins Return, il nuovo film di Rob
Marshall in uscita nel 2018. Non c’è riposo per la donna dei record, che ancora
una volta lascia tutti a bocca aperta.
Mamma mia!
“Mi disegnavo le rughe sulla faccia, per essere mia nonna”:
vita, segreti e miracoli di Mrs Streep. Che con Florence guarda
alla ventesima nomination agli Oscar
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L'attrice tre volte
premio Oscar Meryl
Streep a Roma con
Florence di Stephen
Frears. Foto Karen Di
Paola
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cinecapitale
MANCHESTER
SUL TEVERE
Guidare la più
grande potenza al
mondo richiede
astuzia, coraggio e
statura morale non
“La sfida più grande? Dare sincerità al
comuni. Eppure non
dolore”, dice il regista Kenneth Lonergan.
sempre è andata
Che loda il suo protagonista Casey Affleck
così. Ce lo insegna
e guarda alle statuette
la storia, ce lo
di
Rosa Maiuccaro
raccontano
i film
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GLI APPLAUSI SCOSCIANTI al termine della première di Manchester by the
Sea al Toronto Film Festival e poi a
quella del festival di Roma sono più
che gratificanti per Kenneth Lonergan.
Lo sceneggiatore di Gangs of New
York nonché regista di Conta su di me,
è tornato dietro la macchina da presa
dopo un’estenuante battaglia legale
durata oltre sei anni per il riconosci-
de L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford è perfettamente a suo agio nel ruolo (che doveva essere di Matt Damon) di Lee, un
operaio cinico e taciturno costretto a
tornare a casa, in Massachusetts, per
occuparsi del nipote adolescente in
seguito alla morte prematura del fratello. Non l’unico dolore con cui il solitario Lee deve fare i conti…
Lonergan, qual è stata la sfida più
grande che ha affrontato durante la
realizzazione del film?
La sincerità. Più di ogni cosa volevo
essere onesto nella rappresentazione
della condizione di dolore vissuta dai
protagonisti, Lee e suo nipote Patrick
(Lucas Hedges, n.d.r.). È stata la difficoltà più grande ma anche la parte più
soddisfacente.
Il ruolo di Lee doveva essere inizialmente interpretato da Matt Damon.
Non si può certo dire che Casey Affleck lo faccia rimpiangere..
Nessun altro attore avrebbe potuto
sostituire Matt ad eccezione di Casey.
Ci conosciamo da tantissimi anni, abbiamo lavorato a teatro per la prima
volta nel 2002. Lo ammiro profondamente anche se sul set sa essere molto impegnativo. Chiede spiegazione
per ogni singola azione o battuta del
personaggio ma così sprona anche me
ad essere più meticoloso.
Manchester by the Sea è un altro film
sull’amore, la perdita e l’importanza
dei rapporti familiari. Sono temi ricorrenti?
Questo è un film sull’elaborazione del
mento del final cut di Margaret. Supportato da Martin Scorsese - che ha
definito il film “un capolavoro” - Lonergan ha avuto la meglio sul produttore
Gary Gilbert. Una vittoria che è nulla a
confronto delle soddisfazioni che potrebbe regalargli Manchester by the
Sea, complici una sceneggiatura pressoché impeccabile e la superba interpretazione di Casey Affleck. L’attore
Il regista Kenneth Lonergan sul red carpet
capitolino con Manchester by the Sea. Foto
Karen Di Paola
lutto e sul modo in cui le persone cercano di superare il dolore. Il fil rouge
nei miei film non è la morte ma il modo in cui affrontiamo la vita quando
non abbiamo mezzi per farlo con serenità. È toccante, specie per una persona molto sensibile ed emotiva come
me.
Come nei suoi precedenti film anche
in questo il senso dell’umorismo è
una componente imprescindibile..
Senza l’humour il film morirebbe. Mi
piace l’idea che nei miei lavori sia presente anche l’aspetto comico della vita. La vitalità di Patrick trova principalmente espressione nella sua simpatia,
altrimenti sarebbe solo la storia di un
uomo morto dentro.
Come si è sentito a tornare dietro la
macchina da presa dopo i problemi
avuti in fase di post-produzione per
Margaret?
È andata bene perché i problemi, in
quel caso, erano di natura procedurale
e non creativa. Non correvo il pericolo
di ripetere l’esperienza perché avendo
Matt Damon come produttore ho avuto la fortuna di lavorare nelle migliori
condizioni per realizzare esattamente
il film che volevo.
L’ha vissuto come un riscatto?
Sicuramente avrei voluto che Margaret
avesse la possibilità di un’audience
maggiore e sono felice che Manchester by the Sea abbia già ricevuto
grande consenso da parte della critica
e del pubblico. Il risentimento non mi
appartiene ma sono certamente felice
che per questo film sia andato tutto
nel verso giusto.
L’uso della colonna sonora è peculiare. Come mai è proprio l’adagio a fare da sottofondo al climax?
Doveva essere solo una scelta momentanea ma poi mi ha convinto il ritmo
che riusciva a dare alla scena. Non riesco a farmi venire in mente nessun’altra melodia capace di suggerire la misura del dolore come l’adagio. Gli altri
brani mi servivano a cambiare prospettiva della situazione, ad allentare o
sostenere la tensione.
Che effetto le fanno le sirene dell’Academy?
È molto gratificante che i critici ne scrivano ma mi stupisce, dato che è un film
indipendente che ha richiesto il sacrificio di tutti per essere realizzato.
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RITRATTI
di Orio Caldiron
PHILIPPE
NOIRET
Ci lasciava dieci anni
fa. Tipico frontalier,
tra i più grandi
e popolari attori
europei
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Philippe Noiret in
Nuovo Cinema
Paradiso di Giuseppe
Tornatore. In apertura
nel ritratto di Marco
Letizia
S
enza mai diventare un divo, è il tipico frontalier che nel pendolarismo
tra Francia e Italia si è imposto, con
cinquant’anni di carriera e centotrenta film, come uno dei più grandi
e popolari attori europei. Philippe Noiret –
nato a Lille il 1° ottobre 1930 e scomparso a
Parigi il 23 novembre 2006 – approda per
parecchie stagioni al Théâtre National Populair di Jean Vilar, recitando in una ventina di
spettacoli, da Shakespeare a Molière, da echov a Jarry, senza trascurare la brillante attività cabarettistica cui deve la sua prima notorietà televisiva.
Sin da Zazie nel metrò (1960) di Louis Malle,
dove è una danzatrice di night, al cinema si fa
apprezzare per le sue qualità di interprete in
un gran numero di titoli, più “cinema di papà”
che nouvelle vague, ma solo negli anni settanta arriva la consacrazione definitiva con
La grande abbuffata (1973) di Marco Ferreri,
dove impersona uno dei quattro amici che
decidono di suicidarsi in un’allucinata orgia di
cibo e di sesso in una villa fuori Parigi. Il suo
personaggio è forse quello che meglio incarna il rifiuto della maturità, l’abbandono alla
regressione. Un paio d’anni dopo è l’indimenticabile Perozzi di Amici miei (1975) che, con
un gruppo di professionisti cinquantenni, organizza le “zingarate”, le tremende beffe in
cui sfogano lo spiritaccio da maledetti toscani e il gusto sarcastico dell’esorcismo. Il film
di Mario Monicelli – a cui Germi, scritta la sceneggiatura, ha passato il testimone – è l’im-
pietoso testamento della commedia all’italiana di cui l’attore è ormai una delle maschere
più incisive e riconoscibili. Nel frattempo è
avvenuto l’incontro con Bertrand Tavernier di
cui nel corso di quindici anni dal ‘74 all’89 è
l’attore-feticcio. La loro intesa anima un universo borghese otto-novecentesco dall’impeccabile, classica scansione narrativa, dove
si impongono i rapporti tra padre e figlio
(L’orologiaio di Saint-Paul), la dialettica tra
giustizia di classe e squilibrio borderline (Il
giudice e l’assassino), la deriva dell’abiezione
nello scenario coloniale (Colpo di spugna), la
vita militare ricondotta all’identificazione dei
cadaveri (La vita e nient’altro). L’amico francese dalla proverbiale cordialità non interrompe mai il rapporto con il cinema italiano e
lavora con i nostri migliori registi, da Monicelli
(Speriamo che sia femmina) a Scola (La famiglia), da Rosi (Tre fratelli), a Zurlini (Il deserto
dei Tartari), a Montaldo (Gli occhiali d’oro). Il
proiezionista Alfredo di Nuovo cinema Paradiso (1988) di Giuseppe Tornatore che accompagna il piccolo Salvatore nei riti del cinema della memoria è uno dei suoi personaggi più strepitosi, più vivi e umani, entrato
ormai nel mito. Come capita al suo Pablo Neruda di Il postino (1994) di Michael Radford,
che condivide con uno struggente Massimo
Troisi la forza irresistibile della poesia. Sposato fin dagli anni cinquanta con l’attrice Monique Chaumette, negli ultimi tempi viveva soprattutto nella casa di campagna a Carcassonne con i suoi amati cani e cavalli.
IN NUOVO CINEMA PARADISO UNO DEI SUOI PERSONAGGI
PIÙ STREPITOSI E PIÙ UMANI, ENTRATO NEL MITO
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fondazione ente dello spettacolo
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I TOP 5
58
al Cinema
OTTIMO BUONO SUFFICIENTE MEDIOCRE SCARSO
IL CITTADINO ILLUSTRE
63
60 IL CLIENTE
MONTE
64
65 KUBO E LA SPADA MAGICA
67 DOPO L’AMORE
AGNUS DEI
66
68 FAI BEI SOGNI
SNOWDEN
67
SING STREET
58 Il cittadino illustre
60 Il cliente
61 Un appuntamento con
la sposa
61 Yo-Yo Ma e i musicisti
della via della seta
62 Sausage Party
62 A spasso con Bob
63 Monte
64 Agnus Dei
65 Kubo e la spada magica
65 Planetarium
66 Snowden
67 Dopo l’amore
67 Sing Street
68 Fai bei sogni
69 Preview
È solo la fine del mondo
Non c’è più religione
Star Wars: Rogue One
Oceania
Il medico di campagna
Miss Peregrine - La
casa dei ragazzi speciali
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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i film del mese
IL CITTADINO
ILLUSTRE
Sardonica e irresistibile rilettura del "nemo propheta in
patria". Con un ottimo protagonista
Anteprima
Regia Gastón Duprat,
Mariano Cohn
Con Oscar Martínez, Nora Navas
Genere Commedia (118’)
R
‘‘
icevere il Nobel mi
lusinga. Allo stesso
tempo – visto che ho
messo d’accordo tutti,
accademici, specialisti, re… –
questo premio certifica la
morte della mia creatività
artistica”. Daniel Mantovani è
uno scrittore argentino,
fuggito in giovane età dalla
natia Salas (paesino a 700
km da Buenos Aires), ora
letterato di fama mondiale di
stanza a Barcellona. Dopo il
premio Nobel, trascorre i
successivi cinque anni
rifiutando impegni pubblici,
letture, incontri con
università. Ma quando dalla
mai dimenticata Salas – luogo
che ha sempre raccontato nei
suoi romanzi – arriva l’invito
per ricevere il più alto
riconoscimento del suo
paese, la medaglia al
cittadino onorario, Daniel
accetta la proposta e torna
per alcuni giorni nel suo
paese.
È un film sorprendente Il
cittadino illustre di Gastón
Duprat e Mariano Cohn (che
l’Argentina ha scelto come
titolo per la corsa all’Oscar):
per la straordinaria
interpretazione di Oscar
Martínez (Coppa Volpi a
Venezia), per la semplicità
con cui riesce a destreggiarsi
con humour in situazioni
scomode, soprattutto infine
per il modo in cui rinnova la
riflessione su fama e origini,
realtà e finzione, cultura e
provincialismo.
Daniel Mantovani viene
accolto trionfalmente nel
paese che lo vide nascere: un
viaggio nel passato in cui
ritrova vecchi amici, i primi
amori, ma anche un viaggio
nel cuore stesso della sua
letteratura, nella fonte delle
sue creazioni. Affinità
(poche) e differenze (molte)
(ri)emergono tra lo scrittore e
Salas, trasformandolo ben
presto in un elemento
estraneo e provocatore nella
vita del paese. E
quell’affettuosità con cui il
paese lo aveva abbracciato si
trasforma in qualcos’altro, in
rancore e disprezzo.
Giungendo ad un punto
senza ritorno che certifica
con nettezza due modi
antitetici di vedere il mondo.
D’altronde, si sa, nemo
propheta in patria…
In questo susseguirsi di
incontri e situazioni al limite
dell’assurdo (il giro di
benvenuto sul camion dei
pompieri, l’ospitata nel
diroccato studio della tv
locale, l’albergo che “sembra
quello di un film rumeno”),
ma non per questo
inverosimili, emerge la
contraddizione, umana e al
tempo stesso artistica, di un
individuo che – proprio come
i due gemelli (uno con la
barba, l’altro no…)
protagonisti del racconto che
fa all’ingombrante autista
durante la sosta forzata tra
Buenos Aires e Salas – cerca
di mantenere una coerenza di
facciata, ma è costretto a fare
i conti con spicchi di realtà
che, ancora una volta,
finiranno per superare i limiti
della finzione.
Un film fresco, volutamente
“povero” nelle fattezze ma
altrettanto ricco nei contenuti
e nello sviluppo. Capace di
divertire, senza mai scivolare
nel banale, con un ottimo
ribaltamento conclusivo.
Perché la realtà può uccidere,
ma la finzione rende
immortali. Al netto di qualche
cicatrice.
VALERIO SAMMARCO
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
59
i film del mese
IL CLIENTE
Un Asghar Farhadi minore: voltaggio metaforico e drammaturgia precaria
Anteprima
Regia Asghar Farhadi
Con Sahahab Hosseini, Taraneh Alidoosti
Genere Drammatico (125’)
COSTRETTI ad abbandonare il proprio
appartamento, perché dei lavori
contigui hanno irreparabilmente
compromesso la stabilità dell’edificio,
Emad (Sahahab Hosseini), giovane
insegnante, e la moglie Rana (Taraneh
Alidoosti) si trasferiscono in un nuovo
alloggio nel centro di Teheran. Entrambi
sono impegnati a teatro in Morte di un
commesso viaggiatore e progettano di
avere un bambino, ma l’orizzonte
improvvisamente si copre di nubi: Rana
è vittima di violenza mentre sta facendo
la doccia nel nuovo appartamento, ed è
l’inizio di un incubo a occhi aperti…
Dopo Le passè (2013), il suo primo film
girato fuori dall’Iran, Asghar Farhadi
60
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
torna a filmare in patria, ma non cambia
destinazione: ancora in Concorso a
Cannes (2016, dove ha conquistato il
premio per la sceneggiatura e quello per
l’attore con Hosseini), è Forushande
(The Salesman), da lui scritto e diretto.
Il voltaggio metaforico, ovvero
sociologico è alto: la commistione e il
mutuo rispecchiamento tra realtà e
finzione, ovvero la pièce di Arthur Miller,
riverbera sullo schermo tanti dei
problemi dell’odierno Iran, dallo
sfollamento a causa del terremoto
indotto alle giovani generazioni
abbandonate a se stesse, dalla paura
della polizia al senso di minaccia
costante, fino ai rapporti tra i sessi e il
corto circuito colpa-sanzione-perdono.
Insomma, siamo poeticamente e
politicamente dalle parti di Una
separazione, About Elly e gli altri, ottimi,
film di Farhadi, eppure questo The
Salesman – vedi Miller: Death of a
Salesman in originale – è da considerarsi
una prova minore, se non nelle
ambizioni, di certo negli esiti.
Farraginoso lo sviluppo – prima lenta
carburazione della storia, poi un finale
faticoso e iterato, allorché Emad arriva
alla resa dei conti – e la drammaturgia
arte-vita denuncia qualche stracchezza,
non solo nella detection bensì nella
costruzione psicologica dei caratteri,
non sempre – soprattutto, Sahahab
Hosseini – incarnati all’altezza. Sempre
buon cinema, per carità, ma da Farhadi
era lecito aspettarsi di più.
FEDERICO PONTIGGIA
Premiato a Cannes per sceneggiatura e
attore, candidato iraniano all'Oscar
UN APPUNTAMENTO
PER LA SPOSA
Un matrimonio che s’ha da fare: la Burshtein non delude
appuntamento” regala una nuova
vulgata. Michal sta per maritarsi quando
un mese prima del matrimonio viene
mollata dal futuro sposo. Ma la donna,
indomita, decide di andare avanti con i
preparativi confidando nell’aiuto
dall’alto… Ancora una volta la Burshtein
ci regala un personaggio femminile a
tutto tondo, rileggendo la rom-com
sotto la luce della Grazia: lo sposo col
punto di domanda è Dio, cui Michal
affida tutta se stessa,. La qualità di una
scrittura mai banale unita alla semplicità
di una messa in scena tutta primi piani e
piani medi, sintonizzata con la ritmica
sentimentale dei personaggi,
costituiscono il punto di forza di un film
meno trattenuto, dirompente ed
epifanico del precedente. E’ il
cruccio delle seconde nozze.
GIANLUCA ARNONE
IL MILIEU ultraortodosso, il
romanticismo in una realtà di matrimoni
combinati, una regia capace di sondare
il cuore dei personaggi insieme a una
concezione spaziale della scena dove è
tutto un gioco di prossimità e distanza,
sono qualità che avevano fatto de La
sposa promessa (2011) una bella
rivelazione. Le ritroviamo in Un
appuntamento per la sposa, nuovo
lavoro di Rama Burshtein, dove la
pratica delle nozze “al primo
Anteprima
Regia Rama Burshtein
Con Noa Koller, Oz Zehavi
Genere Commedia (110’)
YO-YO MA E I
MUSICISTI DELLA
VIA DELLA SETA
L’esperimento del Silk
Road Ensemble nel doc
del premio Oscar Neville
Anteprima
Regia Morgan Neville
Genere Documentario (96’)
DOPO AVER VINTO L’OSCAR con 20
Feet from Stardom, documentario che
rendeva omaggio ai coristi che si
esibiscono all’ombra delle grandi star,
Morgan Neville prosegue sul sentiero
della musica per raccontare – sempre in
forma documentaria – la nascita e lo
sviluppo del Silk Road Ensemble,
straordinario collettivo di musicisti
internazionali – voluto dal violoncellista
di fama mondiale Yo-Yo Ma – che da
poco prima degli anni 2000 celebra il
potere universale della musica e dello
scambio culturale abbattendo i confini
geografici. Un coraggioso esperimento,
fatto di passione, talento e sacrificio,
che il lavoro di Neville esalta grazie al
racconto delle storie individuali di alcuni
di loro, dalla galiziana Cristina Pato
(suonatrice di gaita) alla cinese Wu Man
(suonatrice di pipa), dal siriano Kinan
Azmeh (clarinetto) all’iraniano Kayhan
Kalhor (kamancheh): interviste e
immagini di repertorio, ricordi
commoventi e difficili situazioni
sociopolitiche si intersecano, il trait
d’union è naturalmente la musica,
linguaggio universale che non
dimentica però le radici e le tradizioni di
ogni luogo da dove trae origine. Un
inno alla pace, dei popoli, tra i popoli.
Da vedere. E da ascoltare.
VALERIO SAMMARCO
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
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i film del mese
SAUSAGE PARTY
Idea divertente, ma il gioco è bello quando dura poco
È STATO uno dei casi del box office a
stelle e strisce 2016, Sausage Party, film
che a fronte di un budget di 19 milioni
di dollari ne ha guadagnati quasi cento
soltanto sul suolo americano. Dietro al
bizzarro soggetto – che vede
protagonista Frank, una salsiccia che
dissacrante e sopra le righe. La
differenza con i film precedenti è che si
tratta di animazione e, forse per questo
motivo, non se la sono sentita di
dedicarsi anche alla regia, lasciando
spazio agli esperti Greg Tiernan e
Conrad Vernon. L’idea è divertente ma,
come si suol dire, il gioco è bello
quando dura poco: funzionano le prime
battute, la presentazione dei
personaggi e la base narrativa, ma
presto gli autori tirano troppo la corda
e finiscono per presentare situazioni
ripetitive e poco originali. Inoltre, il
“politicamente scorretto”, le allusioni
sessuali e il linguaggio scurrile possono
far sorridere se si prende il tutto come
una parodia dei film d’animazione a cui
siamo abituati, ma risultano spesso
forzati e poco necessari (in America è
stato vietano ai minori di 17 anni non
accompagnati).
vive in un supermercato e cerca di
capire il senso della sua esistenza
durante un lungo viaggio – ci sono
Jonah Hill, Evan Goldberg e Seth
Rogen, con questi ultimi due che dopo
Facciamola finita e The Interview
tornano a firmare una commedia
ANDREA CHIMENTO
piccolo felino gli ha dato una ragione
per andare avanti e la loro storia ha
fatto il giro del mondo. Roger
Spottiswoode gira un film leggero, che
riesce a trasmettere il dramma e la
redenzione. Le vicende di un ragazzo
perso nel mondo colpiscono subito al
cuore, e diventano un inno ai buoni
sentimenti. A chi non ha nulla serve un
po’ di affetto per guarire, e il prendersi
cura di qualcuno, anche di un animale,
può essere la medicina giusta. A
spasso con Bob è un film drammatico
dalle note edificanti. Non affonda mai
le mani nel torbido e si mantiene su
una superficie di buone intenzioni. Gli
amanti dei gatti impazziranno, e la
platea dalla lacrima facile dovrà
ricorrere a qualche fazzoletto.
In uscita
Regia Greg Tiernan, Conrad Vernon
Genere Animazione (83’)
A SPASSO
CON BOB
Riff e graffi: com’è tenera
l’amicizia tra un
chitarrista e un gatto
Anteprima
Regia Roger Spottiswoode
Con Luke Treadaway, Ruta Gedmintas
Genere Drammatico (103’)
QUANDO LA MELODIA di una chitarra
incontra un simpatico gatto venuto dal
nulla, anche la vita più disastrata può
trasformarsi in una festa. E James
Bowen lo sa bene. Fino a qualche
anno fa, era un ragazzo di strada,
rifiutato dalla famiglia e senza un tetto
sulla testa. Il suo lavoro era cantare
davanti a Covent Garden, nella
speranza di recuperare qualche
moneta. Di giorno suonava e la sera si
faceva. Ma se la droga l’ha quasi
ucciso, Bob è stato il suo salvatore. Il
62
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
GIAN LUCA PISACANE
MONTE
La presenza di Dio tra le miserie e la sofferenza dell’uomo. Naderi convince
Anteprima
Regia Amir Naderi
Con Andrea Sartoretti, Claudia Potenza
Genere Drammatico (105’)
L’ATMOSFERA è quella del Medioevo
dell’Italia settentrionale ne Il nome
della rosa, sudicio e plumbeo come lo
volle negli anni ottanta Jean-Jacques
Annaud per la sua trasposizione del
best-seller di Umberto Eco; la cifra
stilistica e narrativa, però, è tutta del
maestro iraniano Amir Naderi, qui al
suo primo film di produzione italiana,
presentato Fuori Concorso alla
recente Mostra di Venezia. Monte è la
storia di Agostino (Andrea Sartoretti),
un padre di famiglia poverissimo,
intenzionato a resistere ai piedi di una
montagna che grava, spargendo aliti
di morte come una maledizione
pagana, sulle comunità circostanti.
Rimasto solo con la moglie e con il
figlio adolescente, additato da tutti
per la sua sospetta lontananza dalla
fede cristiana, l’uomo crede di poter
dare un senso alla propria esistenza
imbastendo una lotta titanica contro
la montagna nel folle tentativo di
demolirla a picconate. Tra le pieghe di
questo sforzo immane che rimanda,
inevitabilmente, ad alcune delle tante
“imprese” cinematografiche di Werner
Herzog, Naderi innesta tuttavia una
riflessione viscerale sul tema della
presenza di Dio tra le miserie e la
sofferenza dell’uomo, riflessione che
si dispiega per improvvise, piccole e
silenziose epifanie, a dimostrazione
che l’arte del cinema rivela se stessa
negli scarti dalla norma, che sorge
dalle pause più che dalla confusione
affabulatoria, dalle immagini, appunto,
più che dalle parole. Esempio solido
di un cinema austero e rigoroso,
racconto morale di caduta e rinascita,
Monte si avvale anche di uno
straordinario montaggio sonoro,
curato dallo stesso regista, che
concede libero sfogo alla voce
perturbante della montagna con i suoi
rumori e i suoi suoni indistinti e
misteriosi. Fondamentale infine
l’apporto della fotografia cinerea di
Roberto Cimatti, perfettamente al
servizio di una vicenda fatta di terra,
di roccia, di mani insudiciate e
sanguinanti, di dolore e di ricerca di
riscatto.
GIANFRANCESCO IACONO
Straordinario montaggio sonoro che dà
sfogo alla voce della montagna
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
63
i film del mese
AGNUS DEI
Da un terribile episodio di violenza Anne Fontaine trae una bella parabola sull’incontro
Anteprima
Regia Anne Fontaine
Con Lou de Laâge, Agata Buzek
Genere Drammatico (115’)
AGNUS DEI ci ricorda quanto può
essere terribile l’impatto degli ideali
con gli orrori di cui è capace la nostra
specie. Il modo in cui la fede più
incrollabile nel bene e nella giustizia
reagisce o soccombe alle aggressioni
della storia. Un conflitto drammatico
che il film della Fontaine – sceneggiato
dalla regista insieme a Bonitzer, Karine
e Vial, tratto da un fatto realmente
accaduto – mette in scena nello spazio
allegorico di un convento, il focolare di
Dio, violato da un manipolo di soldati
russi alla fine della seconda guerra
mondiale. Siamo nel 1945 in Polonia.
Mathilde (Lou de Laâge) è una
crocerossina che assiste i francesi feriti
64
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
in battaglia in un ospedale di fortuna
allestito sul campo. Finché un giorno
una suora benedettina non la trascina
in convento, dove sette delle sue
consorelle sono in stato interessante,
tra sofferenze fisiche e morali: pochi
mesi prima un manipolo di soldati
dell’Armata Rossa aveva preso
d’assalto l’abbazia e stuprato le povere
suore. Mentre la luce debole delle
candele lotta per non spegnersi nelle
tenebre, la fede – quella in Dio e quella
in una società più giusta: Mathilde, da
atea e comunista, è parimenti chiamata
in causa – agonizza sotto i colpi inferti
dal male. Eppure dalla sofferenza può
nascere (letteralmente) vita, anche se
per ognuno l’esito è diverso: per una
suor Maria (Agata Buzek) che sembra
accettare la volontà del Signore
trasformandola in grazia, c’è una
madre badessa(Agata Kulesza)
ingabbiata nei propri dogmi, incapace
di venire a patti con la realtà al punto
da lasciarsi morire fisicamente e
spiritualmente. Ma le sfaccettature
sono molte di più per fortuna e
conferiscono al testo la giusta distanza
ed elasticità ideologica. Bello poi il
tema dell’incontro, di una solidarietà
femminile che trascende i rispettivi
perimetri di fede – Mathilde capisce
queste suore più di alcune delle loro
consorelle. Un punto di vista moderno,
che interessa molto il mondo di oggi e
le sue diverse chiese. Prima fra tutte
quella di Papa Francesco.
GIANLUCA ARNONE
Ricco di sensibilità femminile, pieno
di sfaccettature ideologiche
KUBO E LA SPADA MAGICA
La Laika non si ferma. E la stop-motion è dark
da vivere facendo il cantastorie e
animando gli origami grazie al suono
del suo magico strumento. Un giorno,
però, si ritroverà a vivere una pericolosa
avventura come quelle degli eroi dei
suoi racconti. Il riferimento principale,
sia dal versante visivo che da quello
narrativo, è la tradizione giapponese,
con personaggi che si rifanno al folklore
nipponico. Colpisce soprattutto
l’estetica, – strepitosa l’animazione a
passo uno – mentre il copione ha
momenti prevedibili e riesce a stupire
soltanto inizialmente e verso il finale. La
parte centrale va un po’ col pilota
automatico, ma restano affascinanti le
sfumature dark e le ambiguità
psicologiche dei personaggi.
Imperfetto, ma da vedere anche perché
al giovane protagonista si potranno
affezionare grandi e piccini.
ANDREA CHIMENTO
QUANDO SI CITANO le grandi case
d’animazione USA difficilmente ci si
ricorda della Laika, studio nato nel
2005 che ha collaborato a La sposa
cadavere e realizzato film come
Coraline e la porta magica e
Paranorman. Potrebbe rendere la Laika
ancor più famosa il Kubo e la spada
magica, realizzato in stop-motion come
i precedenti titoli della casa.
Protagonista è un ragazzino che si
prende cura della madre e si guadagna
In sala
Regia Travis Knight
Genere Animazione (101’)
PLANETARIUM
Progetto ambizioso e
complesso, ma confuso
In sala
Regia Rebecca Zlotowski
Con Natalie Portman, Lily-Rose Depp
Genere Drammatico (106’)
A PARIGI, alla fine degli anni Trenta,
due giovani spiritiste americane
vengono notate da un produttore
cinematografico francese che,
affascinato dal loro dono, le ingaggia
per girare un film molto ambizioso.
Presentato fuori concorso alla Mostra
di Venezia, Planetarium è un
lungometraggio tremendamente
confuso, che mette davvero troppa
carne al fuoco: le riflessioni sul mondo
del cinema e sulla creazione artistica
si mescolano in maniera del tutto
slegata a un contesto storico segnato
dal nazionalsocialismo e dai venti di
guerra che si preparano a travolgere
l’Europa. La regista francese Rebecca
Zlowotski, arrivata alla sua opera
terza, fatica a tenere le redini di un
progetto tanto ambizioso e
complesso, indubbiamente ricco di
suggestioni ma anche di rovinose
cadute e di scelte narrative
approssimative e superficiali (parte
conclusiva compresa). Efficace solo
nelle prime battute, il film si perde
presto, vittima anche di una regia
scolastica e di un cast poco in forma:
Natalie Portman ci crede poco,
mentre Lily-Rose Depp (figlia di
Johnny Depp e Vanessa Paradis)
dimostra tutti i limiti di un talento
ancora acerbo e totalmente da
formare.
ANDREA CHIMENTO
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
65
i film del mese
SNOWDEN
Il "whistleblower" del Datagate secondo Stone. Cinema informatico, mai così umano
Anteprima
Regia Oliver Stone
Con J. Gordon-Levitt, S. Woodley
Genere Thriller (134’)
“IL TERRORISMO è la scusa. Quello in
atto è un programma per far sì che gli
Stati Uniti abbiano il controllo
economico e sociale dell’intero
pianeta”. Dopo il doc premio Oscar
Citizenfour di Laura Poitras, Oliver
Stone ha deciso di portare sul grande
schermo non “solo” il Datagate, ma
l’intera storia di Edward Snowden,
l’uomo responsabile della “più grande
violazione dei sistemi di sicurezza nella
storia dei servizi segreti americani”.
Snowden riporta il regista di Platoon e
JFK a maneggiare tematiche scottanti
attraverso un cinema che sia alla
portata di grandi audience: il film,
naturalmente “occupato” nella sua
66
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
interezza dalla presenza del suo
protagonista, un ottimo Joseph
Gordon-Levitt, non smette mai di
concedersi allo spettacolo ma, allo
stesso tempo, fa di tutto per rimarcare i
vari passaggi della carriera di Snowden
e la conseguente deriva dei programmi
di sorveglianza di massa perpetrati
dalla NSA (l’Agenzia per la Sicurezza
Nazionale americana). Lasciando che
l’andirivieni temporale tra il racconto
dei fatti e i fatti stessi esploda in
maniera dirompente. Facendo sì che
l’impianto thrilling della vicenda resti
sempre in bilico tra il freddo calcolo
informatico e il controverso aspetto
umano. Eroe dei nostri tempi, e Oliver
Stone non ha difficoltà a dipingerlo
come tale, Snowden ci costringe a
riflettere su quale sia il confine tra il
garantire “sicurezza” e il violare la
libertà dell’individuo. Il “patriota”,
“traditore”, “whistleblower” ci ha messo
in guardia. E Oliver Stone non fa molto
per tranquillizzarci: “Basta che al potere
salga la persona sbagliata, disposta a
premere quell’interruttore. E la dittatura
chiavi in mano è servita”, fa dire al suo
protagonista. E la mente corre a Donald
Trump, salvo poi scoprire, ascoltando lo
stesso Stone, che noi europei siamo
“sconcertati da Trump, ma l’alternativa
è la Clinton, che rappresenta il sistema
Usa e la mentalità USA, quella del ‘o
con noi o contro di noi’. Con lei al
comando la situazione sarà più dura,
ostile e militarista rispetto a Obama”.
VALERIO SAMMARCO
Qual è il confine tra garantire sicurezza
e violare le libertà dell’individuo?
DOPO L’AMORE
Autopsia di una relazione. Al bisturi Lafosse
due gemelline di otto anni, Margaux e
Jade, entrambe giustamente
innamorate – senza alcun tipo di
preferenza – della mamma e del papà.
Ambientato per il 99% dei suoi 97’
dentro l’abitazione di Marie e Boris,
L’economie du couple (titolo che
l’internazionale After Love non
“traduce” come dovrebbe) offre un
ulteriore sguardo al filone sulle crisi di
coppia: lineare nella scrittura e ben
calibrato sulla tensione emotiva, il film si
sofferma anche sugli aspetti più
micragnosi di ogni fine rapporto. E
Lafosse è indulgente e al contempo
durissimo con i suoi protagonisti, senza
parteggiare per nessuno dei due,
proprio come Margaux e Jade.
Infinitamente amate dai due genitori, ma
vittime di una situazione non risolvibile.
VALERIO SAMMARCO
CHE COSA SUCCEDE quando marito e
moglie sono costretti a vivere da
separati in casa, tentando di non
rendere dolorosa più del dovuto
l’infanzia dei propri figli? Bérénice Bejo è
Marie, da 15 anni sposata con Boris
(Cédric Kahn, già regista di La noia e
Roberto Succo): l’amore è finito però,
sotterrato da una quotidianità che, non
è riuscita a limare le frizioni scaturite da
un modo di vedere la vita differente. In
mezzo, come spesso accade, ci sono le
Anteprima
Regia Joachim Lafosse
Con Bérénice Bejo, Cedric Kahn
Genere Drammatico (98’)
SING STREET
Dopo il cult Once, altro
centro per John Carney
In uscita
Regia John Carney
Con Ferdia Walsh-Peelo, Aidan Gillen
Genere Commedia (106’)
DUBLINO, anni Ottanta. Cosmo è un
adolescente che deve fare i conti con
una complessa situazione familiare e
con un difficile ambiente scolastico,
dove è perennemente vittima di
bullismo. Grazie alla musica, la sua
grande passione, ritroverà speranza e
fiducia in se stesso. John Carney,
regista dublinese classe 1972, si era
fatto conoscere dieci anni fa con
Once, film romantico-musicale con
protagonisti due membri dei The
Frames, diventato presto un piccolo
cult. Lo stesso percorso potrebbe
farlo anche Sing Street, pellicola in cui
la musica è nuovamente grande
protagonista. Girato col giusto garbo
e capace di far sorridere, è un film
toccante e coinvolgente, abile nel
trattare con la giusta delicatezza
un’epoca di grandi cambiamenti e il
percorso di formazione compiuto dal
giovane protagonista, deciso a
formare una band per conquistare la
ragazza di cui è innamorato. Non c’è
da aspettarsi chissà cosa da un
copione che sa di già visto, ma la
spontaneità con cui gira Carney basta
e avanza per rendere il suo lavoro
emozionante e godibile, oltre che
dotato di momenti forti. La colonna
sonora, inoltre, è di altissimo livello.
Perfetto per una visione intensa ma
senza troppe pretese.
ANDREA CHIMENTO
novembre 2016
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67
i film del mese
FAI BEI SOGNI
Il pretesto è Gramellini. Ma Bellocchio guarda alla mistificazione di un intero Paese
In uscita
Regia Marco Bellocchio
Con Valerio Mastandrea, Bérénice Bejo
Genere Drammatico (133’)
È UN FILM su un uomo mai riconciliato
con se stesso e con gli altri, Fai bei
sogni? Sì, ed è anche un film su un
orfano che, per troppi anni, non ha mai
saputo (o voluto capire) come e perché
fosse morta l’amata madre, a soli 38
anni. Ma come sempre, nel cinema di
Bellocchio, il pretesto narrativo (il
romanzo autobiografico di Massimo
Gramellini) che tiene a galla, in
superficie, il racconto, serve a
qualcos’altro, a qualcosa di più. Serve
per farci identificare con la figura di un
“addormentato” (si pensi anche a Bella
addormentata, altro lavoro che
partendo da una storia reale, quella di
Eluana Englaro, raccontava molto di più
68
rivista del cinematografo
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novembre 2016
sul nostro paese), un bambino che, nel
sonno, viene salutato dalla mamma con
“fai bei sogni”, poi un uomo che,
crescendo, nella nostalgia e nel ricordo,
rappresenta una popolazione
ipnotizzata e schiava, raggirata e vinta.
La disillusione e la commemorazione,
come quella per il Grande Torino
schiantatosi sulla collina di Superga, la
mistificazione (anche e quella delle
immagini), le bugie (quelle “a fin di
bene”, quelle di Stato, quelle di
religione), il tramonto del (nuovo)
miracolo italiano, con Tangentopoli e la
fine della Prima Repubblica, l’alba di un
altro, incredibile inganno. Un tuffo è un
tuffo, alla fine. Quello che conta è sapere
se il corpo troverà l’asfalto, o l’acqua.
Perché da quest’ultima si può
riemergere, e tornare a respirare. Allora
sì, forse, sarà possibile continuare a
sognare. Liberarsi dell’inganno, prendere
coscienza. Ritrovare quel qualcosa che
si era nascosto troppo bene e, insieme,
nascondercisi per guardare un po’ più in
là. Oltre. Come ancora una volta il
cinema di Bellocchio ci invita a fare,
seppur attraverso momenti che
possono apparire accessori, di troppo,
“già visti”. E sentiti. Perché la menzogna
ha bisogno di ripetersi. Di sedimentarsi.
Di farsi abitudine. E per aprire gli occhi,
per risvegliarci, può bastare una
telefonata nel cuore della notte. O un
film (apparentemente) mortifero ma
così tremendamente stratificato del
grande regista di Bobbio.
VALERIO SAMMARCO
Le bugie e il tramonto del nuovo miracolo
italiano. E l’alba di un altro inganno
i film del mese preview
a cura di Manuela Pinetti
È SOLO LA FINE DEL
MONDO
NON C’È PIÙ RELIGIONE
STAR WARS: ROGUE
ONE
LOUIS (Gaspard Ulliel), giovane
scrittore di successo, torna a casa
dopo dodici anni di assenza per
comunicare alla famiglia una notizia
sconvolgente. A casa ci sono sua
madre (Nathalie Baye), il fratello
maggiore (Vincent Cassel) con
l’affascinante e sconosciuta cognata
(Marion Cotillard), una sorella minore
da scoprire (Léa Seydoux). Grand Prix
Speciale della Giuria all’ultimo Festival
de Cannes.
MULTIETNICA, multiculturale, senza
figli e un po’ disperata. L’Italia odierna
è tutta concentrata nell’isoletta di
Porto Buio, spaccata da controversie
tra diverse comunità religiose e alle
prese con un presepe vivente cui
manca, per motivi anagrafici, proprio
l’interprete del bambinello.
L’arte di arrangiarsi, per fortuna,
indicherà la giusta via ai “re Magi”, tre
amici in lotta uniti da un obiettivo
comune.
LA STORIA mai raccontata della
banda di ribelli che rubò i progetti
segreti della Morte Nera per conto
dell’Alleanza: la già affollata saga si
arricchisce di un nuovo spin-off.
Rogue One è infatti il primo
lungometraggio della serie Star Wars
Anthology, una collezione di film
ambientati nell’universo di Guerre
Stellari. Da un’idea di John Knoll,
supervisore agli effetti speciali, scritto
da Chris Weitz.
Regia Xavier Dolan
Con Marion Cotillard, Léa Seydoux
Regia Luca Miniero
Con Claudio Bisio, Alessandro Gassmann
Regia Gareth Edwards
Con Felicity Jones, Diego Luna
OCEANIA
IL MEDICO DI
CAMPAGNA
MISS PEREGRINE - LA CASA
DEI RAGAZZI SPECIALI
L’INTREPIDA principessa adolescente
polinesiana Vaiana (ma soltanto in
Italia, Francia e Spagna: in originale si
chiama Moana e no, Moana Pozzi non
c’entra) intraprende un’epica
traversata in mare aperto per portare
a termine quel viaggio che i suoi
antenati avevano iniziato migliaia di
anni prima. Farà amicizia con Maui,
leggendario e temibile semidio dai
particolarissimi tatuaggi animati. 56º
Classico Disney.
PER TUTTI gli abitanti della “sua”
campagna, il dottor Jean-Pierre
Werner (François Cluzet) è più che un
punto di riferimento, sempre
disponibile per un malanno o una
semplice rassicurazione. Lui si sente,
ovviamente, insostituibile, ma una
malattia lo costringerà a cercare un
sostituto. La scelta cade sulla giovane
dottoressa Nathalie Delezia (Marianne
Denicourt). Riuscirà a rivelarsi
all’altezza?
UNA STRANA CASA, una sorta di
orfanotrofio per bambini e ragazzi
dotati di poteri… e se le storie che
raccontava suo nonno fossero vere? Il
sedicenne Jacob (Asa Butterfield)
riesce a trovare questo magico luogo,
e incontra così la misteriosa Miss
Peregrine (Eva Green). Adattamento
cinematografico del romanzo
bestseller del 2011 La casa per
bambini speciali di Miss Peregrine
scritto da Ransom Riggs.
Regia Ron Clements, John Musker
Con le voci di A. Cravalho, D. Johnson
Regia Thomas Lilti
Con François Cluzet, Marianne Denicourt
Regia Tim Burton
Con Eva Green, Asa Butterfield
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
69
DA OGGI IL CINEMA È IN REGALO
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TELE
A CURA DI VALERIO SAMMARCO
IN QUESTO
NUMERO
Il Premio Navicella
RdC La pazza
gioia. E un’edizione
imperdibile degli
Zombi di Romero
La seconda stagione
di Gomorra, la
versione restaurata
di Rocco e i suoi
fratelli
Star Trek
Beyond
LA NUOVA MISSIONE
DELL’ENTERPRISE
ANCHE IN 4K ULTRA HD
TELECOMANDO
/// Dvd & Blu-ray ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
LA PAZZA
GIOIA
Arriva in salotto
il bel film di
Paolo Virzì. Con
il backstage
negli extra
72
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
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Laclasse
deiclassici
a cura di Bruno Fornara
Amore sublime
disponibile dal 10 novembre, in Blu-ray e Dvd, La
pazza gioia di Paolo Virzì. Tra i film più apprezzati dell'ultima stagione (Premio Navicella Cinema
Italiano ai recenti RdC Awards della nostra Rivista), segue l'inaspettata avventura di Donatella Morelli (Micaela Ramazzotti) e Beatrice Morandini Valdiriana (Valeria
Bruni Tedeschi): la prima è una giovane donna tatuata,
fragile e silenziosa, che custodisce un doloroso segreto; la seconda una chiacchierona istrionica, sedicente
contessa e a suo dire in intimità coi potenti della Terra.
Entrambe sono ospiti a Villa Biondi,
luogo di comunità terapeutica per donne con disturbi mentali, dove sono sottoposte a misure di sicurezza.
La pazza gioia racconta l'amicizia che
nasce tra queste due figure così apparentemente distanti, amicizia che porterà ad una fuga strampalata e toccante, alla ricerca di un po' di felicità in
quel manicomio a cielo aperto che è il
mondo dei sani. E certifica, qualora ce
ne fosse ancora bisogno, quanto la tradizione della nostra miglior commedia sia stata ereditata da Paolo
Virzì. Con il backstage negli extra.
È
DISTR. 01 DISTRIBUTION
Il titolo originale Stella Dallas
riprende tale e quale quello
del meraviglioso film di
Henry King del 1925.
Melodramma straziante,
woman’s picture, una madre
si sacrifica per la figlia: per
spingerla all’insù lungo la
scala sociale. Questo Amore
sublime di King Vidor è un
gradino sotto al primo Henry
King, ma resta pur sempre un
mélo di tutto rispetto grazie
alla presenza di una Barbara
Stanwyck che costruisce con
preziosa abilità il
personaggio di una ragazza,
figlia di operaio, che sposa
un uomo agiato e borghese.
Rare nel melodramma
americano le donne
proletarie: ci viene in mente
la magnifica Katharine
Hepburn in Primo amore di
George Stevens, film che
finisce bene. Invece qui
Stella, briosa, saporita,
energia da vendere, scoppi di
humour e di volgarità, tocchi
di tragedia, vestiti sgargianti
in b/n, malvista da tutti i
ricconi, consegna la figlia al
padre e alla sua nuova
moglie molto perbene.
Notevoli scene crudeli per il
compleanno e per il Natale,
più un finale strappacuore,
fuori da una finestra, sotto la
pioggia, con un angolo di
fazzoletto stretto in bocca.
Regia King Vidor
Con Barbara Stanwick, Tim Holt
Genere Drammatico (Usa, 1937)
Distr. Golem Video
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
73
/// Dvd & Blu-ray ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
TELECOMANDO
Gomorra
Dopo
l’enorme
successo di
pubblico, la
seconda
stagione di
Gomorra – La serie è
disponibile in Blu-ray e Dvd.
A partire dal 17 novembre
sarà possibile acquistare
anche il cofanetto
contenente la prima
stagione. Numerosi extra
per entrare “Dentro la
scena”: pillole sui
personaggi e pillole sul set
(La sedia dei registi, il look
della serie, ciak, azione!,
illuminare la scena, musica
e suoni della serie).
DISTR. 20TH CENTURY FOX H.E.
Star Trek Beyond
Arriva in 4K
Ultra HD, Bluray, DVD,
Combo Pack
Blu-ray 3D,
Video On
Demand (VOD) e nella
speciale Trilogy Collection
(in DVD e Blu-ray) che
racchiude anche i primi due
capitoli della saga, il film
diretto da Justin Lin che
segue l’equipaggio della
Enterprise intento ad
esplorare gli angoli più
remoti dello spazio
sconosciuto, dove lo
attende un nuovo nemico
misterioso, che metterà a
rischio loro e tutto ciò che
la Federazione rappresenta.
Innumerevoli gli extra, dalle
scene eliminate agli
approfondimenti con
creatori, produttori, visite sul
set e molto altro ancora.
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.
74
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
Zombi
Straordinarie edizioni 4K e Blu-ray per il classico di Romero. In
versione restaurata
Cult del cinema horror, Zombi di
George A. Romero arriva in
homevideo (dal 24 novembre)
nella sua versione restaurata,
presentata recentemente in
Venezia Classici al Lido.
L’edizione Blu-ray avrà 4 dischi,
contenenti la versione europea
restaurata di 118’ montata da
Dario Argento, la versione di 127’
voluta da Romero e proiettata nel
1979 in America, la versione di
133’ presentata al Festival di
Cannes del 1978 e un quarto
disco contenente oltre due ore e
mezza di contenuti extra.
L’edizione rimasterizzata in 4K
comprende 6 dischi, uno dei quali
dedicato con extra di 150’ e
l’innovativa versione FULLFRAME
sempre in Blu-ray, grazie al quale
lo spettatore potrà godere di una
visione “a tutto schermo” del
film, seguendo per la prima volta
la versione intera della ripresa
senza tagli di inquadratura,
cogliendo tutti i movimenti di
macchina del maestro Romero.
Grazie a un’intervista a Tom
Savini, responsabile degli effetti
speciali e del trucco, sarà
possibile scoprire la vera
essenza degli zombi, mentre i
registi Nicolas Winding Refn,
supervisore del restauro in HD, e
Dario Argento racconteranno la
nascita del progetto e l’essenza
del cinema di Romero attraverso
due interviste esclusive. E
proprio a Refn si deve la
creazione dell’artwork per la
copertina, mentre tutte le
limited edition contengono 5
cartoline da collezione,
realizzate dai fan e selezionate
dallo stesso Refn.
DISTR. KOCH MEDIA-MIDNIFGT FACTORY
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Taxi Driver - 40° anniversario
Il capolavoro
di Scorsese,
Palma d’Oro al
Festival di
Cannes 1976,
arriva in Bluray (dal 16 novembre) in una
nuova versione che
festeggia il 40° anniversario
del film. Travis Bickle
(Robert De Niro, in uno dei
suoi ruoli più iconici),
reduce dal Vietnam e
solitario ospite di New York,
soffrendo di insonnia, si fa
assumere come tassista per
i turni di notte. Girovagando,
nota l’appariscente bionda
Betsy (Cybill Shepherd),
impegnata nella campagna
politica del senatore
Palantine, l’avvicina e quasi la
strappa al brillante Tom, ma,
dopo un’offensiva gaffe,
viene abbandonato.
Confidatosi inutilmente con
un collega, soprannominato
“Mago” (Peter Boyle),
acquista diverse pistole e
matura confusamente l’idea
di uccidere Palantine,
impresa che non porta a
termine sia perché
l’inconfessata idea era di
rivedere Betsy, sia perché la
guardia del corpo del
senatore lo nota e lo mette
in fuga. Allora si mette sulle
tracce di Iris, prostituta
13enne (il primo ruolo di
Jodie Foster), conosciuta un
giorno in cui cercava di
sfuggire in taxi dal suo
protettore Sport (Harvey
Keitel).
DISTR. UNIVERSAL PICTURES H.E.
Rocco e i suoi fratelli
È disponibile in
Dvd il
capolavoro di
Visconti nella
versione
restaurata in
4K. Diverse parti del
negativo erano
compromesse e sono state
sostituite con un controtipo
positivo dell’epoca. Nel 1961
due sequenze furono
tagliate per ordine della
procura del tribunale e della
censura. Entrambe sono
state reinserite per intero. È
stata aggiunta anche una
scena ritrovata nella copia di
prima generazione
preservata dall’Archivio
Storico delle Arti
Contemporanee de La
Biennale di Venezia (ASAC).
DISTR. 01 DISTRIBUTION
Le confessioni
Disponibile in Blu-ray e Dvd il film
di Roberto Andò. Con Toni Servillo
nei panni di un monaco italiano,
Roberto Salus, custode di un
inconfessabile segreto durante un
G8 in Germania, sospeso in seguito
ad un fatto tragico e inatteso. Nei contenuti
speciali, oltre al trailer e al backstage curato da
Dario Indelicato, anche il commento al film
del regista con Gianni Canova.
DISTR. 01 DISTRIBUTION
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
75
TELECOMANDO
/// Serie Tv ///----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Divorce
[SKY ATLANTIC - CANALE 110]
Addio Sex and the City. Il 25 novembre torna una sorprendente Sarah Jessica Parker
L’
indimenticata Carrie Bradshaw
di Sex and the City, Sarah
Jessica Parker, torna da
assoluta protagonista sul piccolo
schermo con Divorce, serie comedy
dolceamara in 8 episodi targata
HBO che Sky Atlantic (canale 110)
trasmetterà in esclusiva per l’Italia a
partire da venerdì 25 novembre.
L’attrice veste i panni di Frances,
donna alla soglia dei cinquant’anni
piccolo schermo
76
che conduce una vita
apparentemente tranquilla assieme
al marito e ai due figli a
Westchester County. Ma dopo dieci
anni di matrimonio, Frances si
ritrova a dover reimpostare
completamente la propria vita.
Creata dall’irlandese Sharon
Horgan, la serie – come da titolo –
racconta la storia di un divorzio
molto, molto lungo. O meglio, la
serie prende le mosse dalle
intenzioni della donna, decisa a
divorziare: Frances vorrebbe
ripartire da zero ma fare tabula rasa
del passato non è così semplice.
Nel cast, oltre a Sarah Jessica
Parker, troviamo Thomas Haden
Church nei panni di Robert, il
marito, poi Molly Shannon (è Diane,
cara amica della protagonista) e
Talia Balsam.
a cura di Federico Pontiggia
USA for President
Cary Grant
Steven Seagal
Studio Universal
Studio Universal
AXN
Ogni martedi alle 21:15,
Dave – Presidente per
un giorno, Frost/Nixon,
Swing Vote, The
Manchurian Candidate,
JFK.
Nel 30° anniversario
della morte, ogni lunedì
alle 21.15: Notorious,
Indiscreto, Intrigo
internazionale,
Cammina non correre.
Ogni mercoledì alle 21,
l’icona action: The
Perfect Weapon, End of
a Gun, The Asian
Connection, Black
Thunder e The Foreigner.
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
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WORLDWIDE
Demoni da ridere
Horror comedy nel New Hampshire.
Michelle Dockery ladra sexy e
spregiudicata, Damon e Affleck produttori
fantascientifici
a cura di Angela Bosetto
Good Behavior
(TNT: 15 novembre)
Smessi gli inappuntabili abiti
d’epoca di Lady Mary Crawley
in Downton Abbey, Michelle
Dockery diventa Letty Dobesh,
la sexy e spregiudicata ladra
creata dallo scrittore Blake
Crouch (autore della trilogia di
Wayward Pines). Nonostante
sia appena uscita di prigione e
abbia promesso di tenersi
lontana da guai, la protagonista
dello show targato TNT scopre
che stanno progettando
l’omicidio di una donna e
decide di impedirlo. Come?
Intrecciando una relazione con
il fascinoso killer (Juan Diego
Botto).
Incorporated
(SYFY: 30 novembre)
Stan Against Evil
Lo sceriffo Stan Miller è già scorbutico
di suo e il ritiro forzato non si può certo dire che ne abbia migliorato il carattere, ma a fargli stipulare un’inaspettata alleanza con la giovane sostituta Evie Barret ci pensa un’invasione
demoniaca. In fondo, quando si abita
in una bizzarra cittadina del New
Hampshire (costruita sopra lo stesso
luogo in cui nel Seicento bruciavano
le streghe) il paranormale è assoluta-
(IFC: 2 novembre)
mente “normale”. Visto il successo di
Ash vs Evil Dead, la IFC tenta di replicare la formula in proprio, mettendo a capo di questa horror comedy
(che per ora si mantiene prudentemente entro le otto puntate con
possibilità di rinnovo) John C. McGinley, l’intrattabile dottor Perry Cox
di Scrubs. Gli impazienti potranno
godersi il pilot in anteprima speciale
durante la notte di Halloween.
I fratelli spagnoli David e Àlex
Pastor (autori degli epidemic
movies Carriers, 2009 e The
Last Days, 2013) possono dire
di aver coronato il proprio
sogno: sono riusciti a creare
una loro serie fantascientifica
per Syfy e a farsela produrre
da Matt Damon e Ben Affleck.
La storia, ambientato in un
distopico 2026, ruota su un
giovanotto che si infiltra in
una potentissima
multinazionale (chiamata
Chrysalis) per salvare l’amata.
A dare il volto al protagonista
è Sean Teale, il Nick Levan di
Skins.
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
77
TELECOMANDO
/// Borsa del cinema ///-----------------------------------------------------------------------------------------
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NUOVO DDL,
LUCI E
OMBRE
Le risorse salgono a 400 milioni. Ma
bisognerebbe aumentare la percentuale
per le produzioni sperimentali
di Franco Montini
C’
è una parte del cinema italiano che gode
di ottima salute ed
un’altra parte in grave difficoltà. Fra i film di successo non
mancano prodotti intelligenti,
si pensi a Perfetti sconosciuti
di Genovese o La pazza gioia
di Virzì, tuttavia l’impressione è
che questo tipo di opere, già
sufficientemente garantite in
partenza, non necessitano di
particolare sostegno. C’è invece un cinema più sperimentale,
di ricerca, meno omologato,
che pur capace di produrre
opere di grande spessore, film
che spesso raccolgono consensi e attenzioni all’estero, si
pensi a Fuocoammare di Rosi,
Bella e perduta di Marcello, La
terra dei santi di Muraca, non
riescono ad ottenere sul territorio nazionale l’attenzione e i
consensi di pubblico che meriterebbero. Insomma, c’è una
parte del cinema italiano che
avrebbe estremo bisogno di
sostegno.
Nel mese di ottobre il Senato
ha approvato il ddl sul cinema
e l’audiovisivo, già sostenuto in
primavera dal premier Matteo
Renzi e che ora passerà in discussione alla Camera. Il nuovo
provvedimento ha il merito di
aumentare le risorse a favore
del settore, che salgono a 400
milioni annui, ma l’impressione
è che i denari saranno asse-
78
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
novembre 2016
gnati senza alcuna distinzione,
favorendo anzi le posizioni dominanti. Per ciò che concerne
la produzione, la stragrande
maggioranza delle risorse verrebbero, allocate attraverso
meccanismi automatici che favoriscono le imprese più forti.
La percentuale attualmente
prevista per i contributi selettivi, che dovrebbero andare a
sostegno del cinema più sperimentale, è fissata al 18%. Ma,
come hanno fatto rilevare alcune associazioni di autori, critici,
esercenti d’essai, si tratta di
una percentuale nominale, che
realisticamente scende attorno
all’8% dei 400 milioni del Fondo. All’interno di questa percentuale sono infatti previsti
costi per l’Istituto Luce, la Biennale Cinema, il Centro Sperimentale di Cinematografia, la
Cineteca di Bologna, il Museo
del Cinema di Torino.
Per evitare che il sostegno alla
produzione del cinema più innovativo si trasformi in poco
più di un’elemosina, l’Anac, l’associazione degli autori, chiede
che i costi per le istituzioni sopra indicate siano considerati
allo stesso modo di quanto
previsto per i fondi relativi alla
Buona Scuola e siano coperti
dal 3% sul fondo generale per il
cinema e l’audiovisivo e non sui
contributi selettivi. Si tratta di
una scelta di non poco conto
Surfing
Il marketing
degli influencer
Quando il film si sposa alle
caratteristiche dei guru della rete
I
giovani: il pubblico
del futuro, ma
anche del presente.
Da sempre il
marketing si
domanda come
catturare la loro
attenzione e la loro
fidelizzazione.
La risposta definitiva,
spiega il Los Angeles
Times, arriva da
Internet, perché –
secondo uno studio
degli ultimi tempi –
influencer e
personaggi famosi del
web sono quelli che
riescono a catturare
l’attenzione degli
spettatori giovani più
di ogni altra cosa.
Walt Disney
Company, NBC
----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Fuocoammare
di Gianfranco
Rosi
L’IMPRESSIONE
È CHE I SOLDI
SARANNO
ASSEGNATI SENZA
DISTINZIONE,
FAVORENDO LE
POSIZIONI
DOMINANTI
perché un autentico rinnovamento del cinema italiano può
nascere solo dalle proposte
delle piccole imprese. I casi recenti di film come Lo chiamavano Jeeg Robot, nato fra mille
difficoltà, dopo anni di attesa,
ma capace di trasformarsi anche in un fenomeno di successo commerciale, dimostrano il
versante su cui lo Stato dovrebbe intervenire. Pensare di
affidare il processo di innovazione alla grande industria privata, appare pura utopia. La
storia del cinema italiano dimostra che i produttori di film
commerciali tendono, del tutto
legittimamente sia chiaro, a ripetere sperimentate formule di
successo già praticate in passato. In proposito sarebbe il
caso di ricordare che il settore
cinema non dipende dal ministero del Tesoro e dell’Economia, ma da quello dei Beni e
delle Attività Culturali ed è di
cinema culturale che ci si dovrebbe prioritariamente occupare.
@Marco_Spagnoli
Studios e Sony stanno
quindi dirigendo le
loro campagne
sempre più in
direzione dei ragazzi
e dei loro ‘guru’
provenienti dal Web
con i quali, si dice,
“sentono di avere un
legame più forte e
profondo”.
In questo senso le
“influenze” che
arrivano su Facebook,
Twitter, Snapchat e
Instagram vengono
pagate cifre oscillanti
le migliaia di euro e i
milioni di dollari. Non
sono cifre ufficiali, ma
molto realistiche
secondo gli analisti
che vogliono portare
questa
sperimentazione in
una direzione ancora
più aggressiva e
significativa.
Nel campo
dell’animazione, poi,
si sta addirittura
studiando la
possibilità non
soltanto di
aggiungere gli
influencer al
doppiaggio delle voci
del film, ma di renderli
addirittura dei
personaggi animati.
Se, in questa rubrica,
abbiamo già espresso
dubbi riguardo
l’utilizzo non sempre
lineare di personalità
prese da Internet,
quello che scopriamo
nei piani degli Studios
è la volontà di basare
le proprie campagne
di lancio sul legame
tra influencer e
spettatori, perché più
‘saldo’ e funzionale
del semplice passa
parola a patto, però,
che venga costruito
sul singolo
personaggio in
maniera chiara e
credibile. Anche se il
pubblico capisce che
l’influencer è pagato
per dire certe cose,
l’essenziale, viene
spiegato, è che il film
si sposi alle sue
caratteristiche e
qualità. Non esistono
‘guru’ per tutte le
stagioni, quindi, ma
per alcune dove
possono rendere al
meglio grazie al loro
potere sui Social
Media.
novembre 2016
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
79
TELECOMANDO
/// Libri ///------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
Al Pacino è
Scarface per Brian
De Palma (1983)
Lo sfregio
sugli Ottanta
Sguardo a ritroso sui film a stelle
e strisce del decennio. Mutazioni
e stilemi estetici
America ieri
Pier Maria Bocchi
Invasion USA.
Idee e ideologie
del cinema
americano anni
’80
Amati e odiati, rimpianti o rinnegati, in America gli anni
Ottanta hanno creato un
immaginario cinematografico
dai tratti inconfondibili eppure multiformi, ma quali sono
state le dinamiche ideologiche, economiche, storiche,
culturali e politiche alla base
80
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
di quel decennio hollywoodiano? Il saggio di Pier Maria
Bocchi non si accontenta di
esaminarne gli au to r i d i
punta, le mutazio n i c h e
hanno attraversato i generi,
gli stilemi estetici e tematici, i
meccanismi socio-produttivi
e i film indispensabili per
capire il periodo, ma va più a
fondo, utilizzando la settima
arte come escamotage per
raccontare la storia stessa
degli Stati Uniti durante l’epoca dello sfrenato edonismo
reaganiano, contraddizioni e
provocazioni incluse.
(Bietti, Pagg. 204, € 18,00)
ANGELA BOSETTO
novembre 2016
Allen Memories
Natalio Grueso
Woody Allen.
L’ultimo genio
Sul titolo il diretto interessato
avrebbe qualcosa da ridire (“Io
un genio? Allora cosa sono
Shakespeare, Mozart o
Einstein? No, no, sono solo un
comico di Brooklyn che nella
vita ha avuto molta fortuna”),
ma non importa. Nell’unica
biografia da lui personalmente
autorizzata e scritta dall’amico
Natalio Grueso (romanziere e
attuale direttore del Teatro
Spagnolo), scopriremo come
Allan Stewart Königsberg è
diventato e continua a essere
Woody Allen, uno dei maestri
dell’ironia e della settima arte,
che a ottant’anni suonati continua a dedicarsi a ciò che ama
(il cinema, la scrittura e il jazz)
senza perdere la voglia di mettersi in gioco. Il risultato è il
ritratto intimo di un uomo
tanto intelligente, colto e caustico quanto fragile, autocritico e gentile.
(Salani, Pagg. 272, € 16,00)
ANGELA BOSETTO
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Fine del viaggio
Terzo e conclusivo capitolo del
Lessico: da “Quotidiano” a “Zapping”
Tutto Welles
Giorgio Penzo
Fra Quarto
Potere e Il
Processo
È un'opera puntuale, quella del
compianto filosofo Giorgio
Penzo, che analizza i film di
Welles da Quarto Potere a Il
Processo. Ci sono recensioni,
commenti tratti dai testi dei
maggiori critici e nuovi punti
di vista, forniti da un autore
mai banale e sempre pronto a
stupire. Le notizie di colore si
mischiano a una dotta riflessione sui film in esame, per
illuminare Orson Welles di una
nuova luce. Il grande Maestro
incontra l’uomo, e Giorgio
Penzo si rivela ancora una
volta un colto esperto di cinema. Da non perdere le locandine originali in bianco e nero e
le appendici finali, con un saggio di tredici pagine su Il
Processo.
(Petite Palaisance, Pagg. 122, €
12,00)
GIAN LUCA PISACANE
Pulp Quentin
Alberto Morsiani
I film di Quentin
Tarantino. Il
regista che ha
reinventato il
cinema
Vita, ossessioni, miracoli e altre
storie di Quentin Tarantino,
dall’esordio (incompleto) My
Best Friend’s Birthday all’ultimo arrivato The Hateful Eight,
passando attraverso le regie
(singole e condivise, cinematografiche e televisive), le sceneggiature, le collaborazioni,
le produzioni e le performance
attoriali. Nella nuova edizione
aggiornata del volume,
Alberto Morsiani racconta a
tutto tondo la figura del filmaker di Knoxville (capace
come nessun altro di combinare classicità e cultura pop, raffinatezza e provocazione
estrema, chic e shock),
aggiungendo ulteriori tasselli
al multiforme mosaico di
richiami, citazioni, feticismi e
collegamenti trasversali che
attraversano tutte le pellicole
del re del pulp.
(Gremese, Pagg. 192, € 22,50)
di Chiara Supplizi
ANGELA BOSETTO
Dietro le quinte
Giuseppe
Sansonna
Hollywood sul
Tevere. Storie
scellerate
Che cosa accadeva dietro le
quinte di quei film che avrebbero cambiato per sempre il
nostro cinema? Lo scopriremo
attraverso dieci “storie scellerate”, i cui protagonisti sono
Alighiero Noschese (L’uomo
senza volto), Salvo Randone
(Vado a prendere le sigarette),
Gualtiero Jacopetti (Il masnadiero), Tina Aumont (La diva
mancata), Carmelo Bene
(L’iconoclasta visionario),
Flavio Bucci (Riccardo III a
Fregene), Gian Maria Volonté
(Volonté è bravo come
Noschese), Ugo Tognazzi (Il
comico fisiologico), Franco Citti
(Alla ricerca di Franco Citti per
un film (in preparazione) su
Carmelo Bene), Daniele Ciprì e
Franco Maresco (Ciprì, Maresco
e i mostri estinti). (Minimum
Fax, Pagg. 160, € 16,00)
ANGELA BOSETTO
Una scena di
Sacro GRA, regia
di Gianfranco
Rosi
Roberto De
Gaetano
(a cura di)
Lessico del cinema
italiano. Forme di
rappresentazione e
forme di vita.
Vol. III
Mimesis
Pagg. 516
€ 28,00
Il Lessico del cinema italiano, composto da 3 volumi e 21 voci – da “Amore” a “Zapping” –, frutto del lavoro di
studiosi dai più diversi approcci metodologici e stilistici, cerca di ripercorrere attraverso i film la storia del
XX secolo, fornendo ai lettori uno
sguardo d’insieme, una mappa concettuale di storie e temi che permeano l’intera storia del cinema italiano e
d’Italia.
Con i sette lemmi che compongono il
terzo volume – “Quotidiano” (Carmelo Marabello), “Religione” (Alessio
Scarlato), “Storia” (Christian Uva),
“Tradizione” (Luca Malavasi), “Ultimi”
(Alessia Cervini), “Vacanza” (Ruggero Eugeni) e “Zapping” (Alessandro
Canadè) –, più una postfazione di
Francesco Casetti, l’opera curata da
Roberto De Gaetano termina il suo
viaggio all’interno della società e
dell’identità italiane, che il cinema ha
saputo captare e tradurre nel suo stile così particolare, al tempo stesso
radicato nel presente e nella contemporaneità e alieno da ogni astrattezza. Quello che abbiamo davanti agli
occhi, grazie ai venticinque titoli scelti da ogni autore, è un ritratto frastagliato e disomogeneo, inedito ed eccentrico, pieno di salti cronologici e
tematici, così simile però al nostro
Paese e al suo cinema. Perché ogni
sguardo verso il passato non può che
rivelarsi un modo per comprendere
sempre di più e meglio il nostro presente.
/// Colonne sonore ///--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
TELECOMANDO
JEEG SUONA BENE
Lo chiamavano Jeeg Robot, e lo suonavano
pure: la soundtrack firmata da Michele
Braga e dal regista Gabriele Mainetti ha
vinto il premio Colonna Sonora ai XIII RdC
Awards. Insomma, supereroi non solo si
nasce, ma ci si esibisce: vero, Claudio
Santamaria?
F.P.
'80 VOGLIA DI SOGNARE
OASIS: SUPERSONIC
Noel e Liam Gallagher, chi erano
costoro? Omaggio rockumentario
di Mat Whitecross: dalla nascita del
1991 fino ai successi, la storia degli
Oasis con materiali inediti, preziosi
contributi e un accesso senza
precedenti agli archivi della band di
Manchester. Producono quelli di
Amy e Senna, e il doc non sfigura:
non solo rock e concerti
(Knebworth su tutti), ma rovelli e
rotture di due fratelli coltelli, Nole e
Liam, che han fatto cantare e
sognare più di una generazione.
Con un tot di nostalgia, per quel
che è stato e non sarà più. Forse.
F.P.
BOB DYLAN
Da una parte le hit
imprescindibili per un
film ambientato nel
1985, ed è un trionfo di
Duran Duran (la
splendida Rio), Jam, gli
M con Pop Muzik, Joe
Jackson con
Steppin’Out, i Cure del
periodo (In Between
Days), i Motorhead di
qualche anno prima ma
costante punto di
riferimento per gli
adolescenti dell’epoca
(Stay Clean). Dall’altra
abbiamo pezzi originali,
che il regista John
Carney (Once), ex
82
rivista del cinematografo
fondazione ente dello spettacolo
bassista, ha composto
assieme a Gary Clark. La
produzione di pezzi ad
altezza di teen band è
riuscita, e vincente: le
canzoni sono umorali,
eterogenee, gli
arrangiamenti “d’epoca”
convincenti. Spicca The
Riddle of The Model,
dove chitarra funky,
basso sincopato e
tastiere sono
impregnate di anni 80.
Up e To Find You sono
le ballad del gruppo,
zuccherose fino al
consentito, mentre A
Beautiful Sea
novembre 2016
scimmiotta la chitarra
acustica di Robert
Smith. Interessante
Drive It Like You Stole It,
hit pop da teen band
alle porte del successo,
sulla scia di Hall & Oates
già presenti in scaletta
con Maneater. Molto
intima Up, lento che
muore nel giro di due
minuti, mentre Girls e
Brown Shoes hanno il
sapore di un’innocua
ribellione. Come
eravamo, quando la
musica ci faceva
sognare.
GIANLUIGI CECCARELLI
Ora gli è arrivato il Nobel per la
letteratura per aver “creato una
nuova espressione poetica
nell’ambito della tradizione della
grande canzone americana”, ma il
cinema l’aveva già celebrato: il
menestrello di Duluth è stato
cantato da Scorsese in No
Direction Home (2005), che ne
indaga gli esordi, dall’arrivo a NY
nel 1961 al temporaneo ritiro di
cinque anni più tardi. Poi, I’m Not
There (2007) di Todd Haynes, che
di Dylan ne mette in scena almeno
sei; prima, Pat Garrett e Billy Kid di
Sam Peckinpah, di cui Dylan fu
attore e cantante.
F.P.
THE FINE DINING WATERS