L`evasione è una piaga anche in Brianza Ma c`è chi la

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L`evasione è una piaga anche in Brianza Ma c`è chi la
WAVE TANGRAM
Mensile di attualità, cultura e politica di Monza e Brianza.
Anno X - Ottobre 2012 - Euro 5
MONZACLUB
anno X - n. 76 - ottobre 2012
PAVIMENTI IN ACCIAIO PER L’ARCHITETTURA
n° 76
La rivista della nuova Provincia.
novitA´
villa reale
Se “reale” non è
soltanto la reggia
social
mal d’africa
La storia di Eleonora Bernardini
living
biennale
La Brianza in mostra a Venezia
L’evasione è una piaga anche in Brianza
Ma c’è chi la combatte ogni giorno
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MONZACLUB
MARIO SALERNO
LEGALITà
È sinonimo di civiltà
EDITORIALE
Simona Calvi
Ed ecco a voi,
la Super Provincia
È notizia di queste ore (mentre sto scrivendo)
che il Governo ha messo mano al capitolo
Province. Lo si sapeva, era una decisione attesa
e per molti versi, nei suoi contenuti, ampiamente
scontata. Personalmente ho nutrito il mio
scetticismo su un’eventuale salvezza tout court
per mesi. Le previsioni, infatti, volgevano al
brutto. Ed infatti la bozza prevede che Monza
e Brianza si fondano con Como e Varese. Una
super Provincia che assomiglia ad una Regione.
Senza però le stesse compentenze nè gli stessi
trasferimenti. E volendo, se l’obiettivo era quello
di ridurre in modo consistente il numero di Enti
territoriali (e di spese annesse) si può dire che la
soluzione scelta ha rispecchiato perfettamente
i criteri adottati. Certo, poi, altra cosa è dire
che sia territorialmente applicabile e vincente.
Inutile ricordare le differenze “di campanile”
che separano la Brianza da Como e quelle, a sua
volta, che allontanano quest’ultima da Varese.
Ma, come ho scritto, sono spesso campanili.
Sinceramente devo dire che il dibattito che
ha preceduto l’uscita di questa bozza non ha
contribuito a cancellare l’impressione che tutte
queste differenze non siano in realtà che un
modo per difendere con le unghie e con i denti
privilegi acquisiti nel corso del tempo. Tra
parentesi, è del tutto evidente che, ad esempio,
la presenza sul territorio di una Prefettura o
di un Comando provinciale dell’Arma o della
Guardia di finanza o ancora di una Questura
sia comprensibilmente ritenuto un “plus” da
cui non separarsi. Ma detto questo, mi pare
che il resto non sia che politica. Dunque tutto
comprensibile, ma se si vuole anche un pochino
deprimente. Piuttosto credo che per trarne
1
MonzaClub
i migliori vantaggi sia necessario guardare a
questa soluzione come ad una occasione nuova
per fare qualcosa di buono. Non che manchino
gli ambiti d’intervento (vogliamo parlare
dello stato delle infrastrutture?) e nemmeno
le possibilità di attuare progetti su vasta
scala considerato inoltre che le tre Province
presentano condizioni economiche più o meno
simili, con un benessere, pur nella crisi, che
dovrebbe far tirare un sospiro di sollievo. A
mancare - e molti sono i politici ad essersene
resi conto per tempo - saranno le poltrone.
Una revisione che ridurrà in modo consistente
le rappresentanze. Ma sono certa che anche
questa potrebbe essere una buona occasione
per rivedere i criteri di scelta di coloro che ci
rappresenteranno. Insomma, pochi ma buoni.
Naturalmente tutto quello che ci stiamo dicendo
potrebbe anche non trasformarsi mai in realtà.
La Corte di Cassazione, infatti, dovrà a breve
pronunciarsi sui ricorsi avanzati da alcune
Regioni contro il decreto Salva Italia. Se la
Consulta propenderà per l’incostituzionalità del
decreto, che prevede appunto il riordino delle
Province, allora la bozza del Governo diventerà
carta straccia. Tutto resterà come prima e della
faccenda dovrà occuparsene, se lo farà, il nuovo
governo politico. Anche su questo esprimo
qualche riserva nel senso che non credo che i
giudici si esprimeranno in termini diversi, ma
non si sa mai. Quindi, accanto alla legittima
protesta, sarebbe utile considerare anche l’ipotesi
che la fusione diventi realtà. E trarne i maggiori
benefici. Che non solo soltanto il capoluogo.
L’eleganza è di casa
ovunque tu sia
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OTTOBre
in questo
numero
66
12
48
6
I numeri del mese
8
Una nuova America salverà l'Europa?
9
Le suffragette al tempo del Martini
10
La comunicazione di pubblica utilità
11
Il rasoio di Occam e il problem solving
12
Italia-Cina, così lontano così vicino
14
Elezioni Usa: il senso degli indecisi per il voto
18
Se di Reale non c'è solo la villa...
22
Vision Plus, dieci anni di emozioni
24
Buono e anche bello
26
Cartoline da Gp
28
Mario Salerno: I furbetti non sono più di moda
34
Eleonora Bernardini: Il mio mal d'Africa
38
La Brianza? Si mette in mostra
44
La bouillabaisse - Food Fighter
48
Chiodo scaccia chiodo?
52
La guerra dei tablet
54
L'oggetto del desiderio: maxi grandangolo per Iphone
56
Audi A3: finalmente in concessionaria
60
Giovani motociclisti
62
MMT: metti un week-end di corsa in Autodromo
64
Guido Cappellini, la classe non è acqua...
66
La terra rossa dà buoni frutti
68
Il Challenge Regionale Golf Lombardia
72
La storia in una mappa
74
Monza vista dai campanili
76
La consulenza, base per futuri investimenti
77
Tempo determinato: cosa è cambiato
78
Regime condiviso: la madre sceglie? Il padre non paga
79
Danni da incendio: attenzione a quelli immateriali
14
64
34
MONZACLUB
Periodico registrato presso
il Tribunale di Milano al n.242 Registro stampa periodica
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DIRETTORE RESPONSABILE
Simona Calvi
caporedattore
Raffaele Pozzi
3
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GRAFICA
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STAMPA
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Contributors
settembre 2012
MARCO COLOMBO
Ingegnere, MBA Bocconi e TGMP alla
Harvard Business School.
Fondatore e CEO di Partecipazioni
Industriali, holding operativa attiva
in diversi settori: media e pre-stampa (CLX
Europe), impiantistica industriale e TLC
(Gruppo BMS Impianti), prodotti in
vetroresina per nautica e edilizia (Resin
Glass Lissone) e mobilità sostenibile (share
- lock sistemi per biciclette).
Già Presidente dei Giovani Imprenditori di
Monza e attualmente membro della Giunta
Nazionale di Confindustria, è Area Leader
della Bocconi Alumn Association
per Monza e Brianza.
MARTINA SASSOLI
Una laurea alla Bocconi, è giornalista
professionista e appassionata di politica.
Già consigliere comunale, è stata dal 2007
al 2012 assessore alle Politiche giovanili e
alle Pari opportunità del Comune di Monza.
Dal 2005 è alla guida del movimento
Giovane Italia Monza e Brianza e ricopre
il ruolo di vicepresidente nazionale
della leva giovanile azzurra. L’impegno
istituzionale l’ha portata a diventare anche
presidente di Anci Giovani Lombardia.
Attualmente divisa tra Milano e New York
sta seguendo la campagna elettorale
per le presidenziali Usa dal comitato
del candidato repubblicato Romney.
GIANCARLO CAZZANIGA
Esperto in comunicazione e appassionato
di sport, da trent’anni dei suoi 58 è alla
guida di Publitrust, agenzia specializzata
nel settore advertising e comunicazione,
pluripremiata nel corso degli anni per
serietà e creatività. Accanto all’attività
imprenditoriale, è stato anche insegnante
di Comunicazione e marketing per corsi
specialistici finanziati da Enti pubblici.
Nel 2008 ha ricevuto da Confindustria la
medaglia d’oro al merito industriale. Nel
corso della sua carriera ha anche ricoperto
ruoli istituzionali nell’associazione degli
imprenditori monzesi e brianzoli dove si
occupa soprattutto di Terziario avanzato.
CLAUDIO MARTELLI
Nato a Londra nel 1961, dopo una lunga
carriera in multinazionali dell’energia e
collaborazioni con Enti pubblici territoriali,
ha dato vita al gruppo CM Associati, team
di professionisti che da oltre vent’anni
lavora a stretto contatto con le aziende per
fornire consulenze ed elaborare
strategie vincenti nell’affrontare
l’attività professionale. È inoltre
consulente strategico per lo sviluppo
e il consolidamento sul mercato di aziende,
Enti e studi professionali. Dopo Milano e
Lugano, CM Associati ha aperto una nuova
sede a Gallarate.
MASSIMO PRINA
Promotore finanziario a partire dal mese
di novembre del 1995, iscritto all’Albo
nazionale dei Promotori finanziari,
attualmente svolge la sua attività per una
banca leader nel Private Banker.
Con una lunga e importante esperienza
anche in campo assicurativo e del credito.
La sede principale è quella monzese di
piazza Garibaldi 8 (info: 348/4129661 039/2358011), ma l’attività si svolge su tutta
la provincia di Monza e Brianza.
La conoscenza del mercato azionario, la
passione per l’economia e la capacità di
relazionarsi con il pubblico sono i suoi tratti
distintivi.
4
MonzaClub
nazionali ed internazionali nel settore del
motociclismo. Ha pubblicato il suo primo
libro a 24 anni e da lì ne sono seguiti più di
15 tradotti in 4 lingue. Nel 1997 ha vinto
l’Euro Press Awards. È stato l’ufficio stampa
di Honda HRC e di Yamaha Motor Europe.
Oggi gestisce un’agenzia pubblicitaria, dove
fotografia e giornalismo sono protagonisti.
RICCARDO TAGLIABUE
Appassionato di fotografia e di motori fin
da giovanissimo, un monzese doc che ha
unito queste due passioni e ne ha fatto
una professione. La sua prima foto è stata
pubblicata sulla Gazzetta dello Sport
quando aveva solo 17 anni e per 12 ha
girato il mondo collaborando con testate
GRETA LEONI
Titolare dello Studio Leoni di Milano,
è consulente del lavoro nel capoluogo
lombardo. Attualmente si divide tra Milano
e gli Stati Uniti dove sta maturando
un’importante esperienza lavorativa presso
la sede delle Nazioni Unite.
Studio Leoni
Via Statuto, 4
20121 Milano
Tel. 02 36573500 - Fax 02 62910074
[email protected]
www.studioleoni.it
RAMONA BRIVIO
Classe 1982, nasce, vive e soprattutto lavora
in Brianza. Laureata in Comunicazione
d’impresa, ha conseguito
anche un master in Media Relations alla
Business School del Sole 24 Ore.
È Socia del Rotary Club Colli Briantei.
È la fondatrice di Tramite R.P.
Comunicazione, agenzia di comunicazione
iscritta a Cdo Monza Brianza e Vera
Brianza. È giornalista e socio professionista
della Federazione Italiana Relazioni
Pubbliche.
GUIDO ONGARO
Proprietario del ristorante Osteria la Lira,
sta attualmente portando avanti l’attività
cinquantennale della madre trasformando
col passare del tempo una tradizionale
osteria di quartiere in un locale al passo con
i tempi. Appassionato di arte, ha trasferito
questa sua passione anche all’interno del
suo ristorante, trasformandolo in una vera
e propria chicca, ispirata all’arte e al design.
Senza dimenticare però le radici della
cucina tradizionale cui dedica una parte
della ricca offerta del ristorante.
ANNALISA MANZIONE
Beyourself 4u é una realtà che nasce in
Brianza, dall’idea di una giovane donna
che ha deciso di fare del proprio dono una
professione. Di mettere a disposizione una
dote innata, accompagnata da anni di
studio e di esperienza presso grandi nomi
della moda, per aiutare uomini e donne di
qualsiasi età a riconoscere, valorizzare e
sfruttare al massimo il proprio potenziale. L’obiettivo è quello di aumentare a livello
esponenziale le possibilità di riuscita di
ogni cliente in tutti gli ambiti della vita
di relazione. Essere soddisfatti del proprio
aspetto, piacersi, è il primo e fondamentale
passo per piacere agli altri e avere successo. LUCA TOMMASI
È nato a Monza nel 1972.
È stato banditore e direttore della
sede milanese di Finarte Casa d’aste.
Attualmente, dirige uno spazio espositivo a
due passi dal Duomo di Monza
e conduce trasmissioni televisive
dedicate al mercato dell’arte.
Collabora da diversi anni con istituzioni
italiane per l’organizzazione di mostre
d’arte e attualmente riveste il ruolo di
direttore artistico della Galleria civica E.
Mariani di Seregno. Ha all’attivo numerose
pubblicazioni d’arte edite da primarie case
editrici nazionali.
5
MonzaClub
I numeri del mese
I milioni di euro d’indotto generati dalla
settimana della Moda milanese. Superiore
di circa un milione, secondo le elaborazioni
su dati Registro imprese e stime dell’ufficio
studi di Camera di commercio di Monza
e Brianza, distribuiti soprattutto tra
alloggio (17 milioni di euro) e shopping
e ristorazione (più di 8 milioni di euro).
Dell’indotto complessivo quasi 20 milioni
ricadono sul territorio milanese, oltre 4
milioni nel comasco, 2,8 a Varese e più di 1
milione di euro in Brianza.
I visitatori che da venerdì 21 a domenica 30
settembre hanno sancito il successo della decima
edizione di Ville Aperte. Oltre 80 i siti aperti nei
39 Comuni del territorio di Monza e Brianza, del
lecchese e del milanese. Dai dati raccolti, suddivisi
per comuni, emergono le top five di gradimento:
l’area del vimercatese si conferma, anche
quest’anno, la prima in classifica con un totale di
2.898 presenze tra Palazzo Trotti, Villa Sottocasa,
Villa Gallarati Scotti che, da sola, è stata visitata
da 823 persone. Tutto esaurito anche per la visita
al Complesso Borromeo d’Adda ad Arcore, a
Palazzo Arese Borromeo a Cesano Maderno, a
Villa Zari a Bovisio Masciago e per la visita al
cantiere di Villa Reale di Monza.
6.
21.4
106.000
Le comunicazioni complessive effettuate nel primo semestre 2012 da aziende con sede
operativa nella provincia di Monza e Brianza: il 43% relative ad avviamenti
e il 40% a cessazioni, la quota rimanente pari al 17% riguarda proroghe e
trasformazioni di contratti di lavoro. Il report sui flussi del mercato del
lavoro in Brianza, elaborato dal centro di Ricerca Interuniversitario per
i Servizi di Pubblica Utilità dell’università di Milano Bicocca, registra
dunque nel periodo esaminato un saldo attivo tra avviamenti e cessazioni
pari a oltre 3.200 unità.
6
MonzaClub
.568
i passaggi totali di biciclette riscontrati a Monza il 20 settembre,
dalle ore 7.30 alle 13.30, attraverso il censimento promosso da
Fiab Monza in Bici in collaborazione con l’istituto Ipsia. Un
risultato incoraggiante perché nel 2011 erano stati rilevati 4.334
passaggi (+51,5% complessivo nelle quattro postazioni di largo
Mazzini, Ponte dei Leoni, via Passerini e piazza Grandi): a Monza
ci sono sempre più bici in circolazione.
4412004
Bisogna tornare a quell’anno per ritrovare
gli stessi livelli di prezzo delle case a
Monza. È uno dei dati più significativi che
emergono dalla “Rilevazione dei prezzi
degli immobili sulla piazza di Monza
e Brianza” relativa al primo semestre
2012. Compra e accede al mercato
solo chi ha liquidità: il numero delle
compravendite immobiliari chiude il
2011 in calo rispetto al 2010 in media
tra il capoluogo e la Brianza del -0,4%. I
prezzi, complessivamente, si contraggono
mediamente sia in città che in provincia:
scendono, infatti, del -1,7% in sei mesi
i prezzi delle abitazioni a Monza con un
costo medio di 2.167 Euro/mq mentre
il resto della Brianza registra una
contrazione semestrale di -1,9% con un
costo medio di 1.418 Euro/mq.
Milioni di euro. Tanto vale il rapporto
commerciale tra la Brianza e la Cina nei soli
primi sei mesi del 2012 (oltre il 90% nel settore
manifatturiero). Un dato che rende ancora più
significativa la visita in Camera di Commercio
di Monza e Brianza della delegazione asiatica del
China Council for the promotion of International
trade. Presenti all’incontro le principali istituzioni
e associazioni di categoria del territorio brianzolo
per un appuntamento che ha fatto seguito alla
visita di una delegazione canadese della città di
Vaughan a nord di Toronto.
7
MonzaClub
im...presa diretta
Marco Colombo - membro della Giunta Nazionale di Confindustria
il dibattito politico italiano verte sugli scandali. Quello americano
sui bisogni concreti della gente. Ed è questo il punto...
Una nuova America
salverà l’Europa?
Il dibattito politico nel nostro Paese
è ormai arroccato su posizioni sterili
e prive di reali contenuti: sugli
scandali della Regione Lazio, su
quanto succede in Lombardia e sulle
condanne di sedicenti faccendieri
e dei loro presunti rapporti con i
vertici regionali, sulle vicende legate
al presidente della Camera, su chi
infanga di più e prima i colleghi
di partito, insomma su di tutto e
di più. Ma non sui problemi della
gente. Non sui milioni di persone
che stanno aspettando una risposta
fattiva che impatti su lavoro, reddito,
capacità di spesa, propensione agli
investimenti, insomma sulla vita
reale. Sembra invece che il dibattito
statunitense, che sta raggiungendo
il suo culmine in vista delle elezioni
presidenziali del prossimo novembre,
sia incentrato proprio sui problemi
della gente e su due ricette fortemente
differenti che Obama e Romney
rappresentano. Una legata a uno stato
più interventista, più presente nella
quotidianità dei cittadini americani:
dalle pensioni alla sanità, alle scelte di
delocalizzazione aziendale (Obama).
L’altra più liberista (o liberale) che
vuole lo Stato presente solo sul
perimetro della vita americana ma
ben lontano dal determinare le scelte
per i propri cittadini. Uno Stato con
un perimetro di azione fortemente
ristretto e che lascia al singolo
individuo la possibilità di scegliere in
tutti i campi della propria esistenza
(Romney).
Due visioni distinte del governo
di un Paese, ma entrambe molto
concrete nei fatti e nelle proposte:
dalla riduzione degli sgravi fiscali
a chi delocalizza spostando unità
produttive in Paesi a basso costo e
quindi compromettendo il lavoro
degli americani (Obama), alla
riduzione delle aliquote fiscali (vera
non solo annunciata) per aumentare
i consumi e fare ripartire l’economia
(Romney), al supporto alle piccole
banche e imprese con incentivi e
sgravi fiscali (Romney), a un aumento
dell’imposizione fiscale sulle aziende
energetiche che ‘raddoppiano i
profitti quando si fa il pieno di benzina
(Obama). Insomma temi che toccano
il portafoglio degli americani e li
costringono a scegliere tra percorsi
molto diversi per raggiungere quel
benessere che ormai si sta riducendo.
Cosa cambia per noi? Può la politica
8
MonzaClub
americana e l’esito delle elezioni
Usa modificare la nostra situazione
economica? Sì. Semplicemente.
In
una
economia
globale
interconnessa come la nostra una
modifica della politica economica del
più grande Paese al mondo (come Pil)
impatta necessariamente una serie
di attori e in modo particolare chi
ha interscambi commerciali molto
attivi con quella nazione. Pensiamo
inoltre che, se l’economia americana
ripartisse e il cambio euro dollaro
tornasse prossimo all’unità (1,1/1 o
1/1) i prodotti in euro tornerebbero
molto convenienti per gli Usa e questo
supporterebbe le nostre esportazioni
incrementando il nostro Pil (che è
composto da consumi, esportazioni
nette, spesa pubblica, investimenti
e tasse, componente negativa dello
stesso, ndr). Sarà quindi importante
l’esito delle elezioni americane perché
andrà a individuare in modo netto
un percorso: o un proseguimento
della politica economica adottata in
questi quattro anni da Obama o una
rivoluzione della stessa.
Buone elezioni a tutti... sperando che
almeno queste continuino a dibattere
sui problemi reali della gente.
AL femminile
Martina Sassoli - Presidente Anci Giovani Lombardia | www.martinasassoli.it
le donne usa partecipano ai dibattiti e alla vita politica del paese
con lo stesso spirito dell prime storiche «contestatrici»
Le suffragette
ai tempi del Martini
Qualche giorno fa, mentre ero negli
Stati Uniti per seguire la campagna
elettorale presidenziale, sono stata
ospite dei giovani repubblicani per
assistere al secondo dibattito tra
Barack Obama e Mitt Romney.
Appuntamento alle
20.30, mi
presento con un anticipo un po’
ecessivo, quasi degno di un’ansia
cronicizzata.
Alle 20 ero già seduta in prima
fila, davanti al maxi schermo del
Metropolitan Club, centro nevralgico
delle attività dei repubblicani di New
York. Praticamente un covo segreto
perché nella grande mela quasi tutti
si dichiarano democratici. Quelli che
evitano di rispondere, in genere sono
repubblicani, ma difficilmente lo
ammettono pubblicamente.
Già all’ingresso, però, ho notato
qualcosa di strano. Non il fatto
che per accedere non avessero
controllato nessuna lista, non per
il fatto che ad attenderti, una volta
superato il varco del pagamento della
fee (15 dollari) c’era un open bar
degno delle migliori discoteche di
Manhattan, ma per un altro dato: in
sala, già sedute e attaccate ai propri
drink c’erano solo donne. Tantissime
donne, già schierate ancor prima del
mio arrivo. Ho iniziato a chiedermi
cosa ci facessero così tante signore,
apparentemente sconosciute l’una
all’altra, in un tempio sacro della
politica, nella sede dei repubblicani,
di quel partito - così dicono i media
- che non riesce a sfondare presso
l’elettorato femminile.
Uno potrebbe pensare che fossero le
mogli di qualcuno, arrivate in tempo
per accaparrarsi i posti migliori.
Oppure che siano le segretarie del
partito. O le zie di Romney.
Una volta appurato che tutte le ipotesi
di cui sopra erano senza fondamento,
vuoi perché nessun marito le ha
raggiunte, perché le segretarie - con
piglio da esattore delle tasse - erano
impegnate a raccogliere i versamenti
e, verosimilmente, Romney non può
avere tante zie nella sola New York,
ho capito che erano lì solo come
semplici ascoltatrici.
Donne evidentemente interessate,
attiviste,
impegnate,
realmente
partecipi della sfida elettorale, con
una gran voglia di sentirsi in prima
linea, anche solo guardando un
dibattito in tv. Lo ammetto, faccio
mea culpa. Ho involontariamente
9
MonzaClub
ceduto alla banalità del luogo comune
che vede la politica come qualcosa di
prevalentemente maschile. Mi sono
lasciata influenzare da un’opinione
diffusa e quanto mai sbagliata. A mia
discolpa, però, bisogna riconoscere
che dalle nostre parti non è così
comune vedere tante donne tutte
insieme per un incontro politico,
tanto più se questo è visibile
tranquillamente dal divano di casa
nostra. Generalmente, noi donne, “ci
scomodiamo” in massa solo quando
si parla del nostro orticello, di quote
rosa, di parità, dei nostri diritti. Il
dibattito, quella sera, invece non
aveva proprio niente di rosa, se non
la moderatrice.
Poi mi sono ricordata e ho capito.
Questo è il Paese in cui le donne
hanno partecipato a tutti i grandi
movimenti progressisti, a tutte le
battaglie, non solo quelle di genere.
Questo non è solo il Paese delle
suffragette o delle femministe.
Questo è il Paese in cui le donne
hanno sempre scelto di decidere.
E decidere per sé e per il proprio
Paese.
E, anche con un Martini in mano,
sono ancora oggi in prima fila.
CONSULENTE COMUNICAZIONE
di Giancarlo Cazzaniga - direttore creativo publitrust
Lo stemma araldico di monza offre un ottimo esempio di come sia
necessario uno studio accurato per ottenere i massimi risultati
LA COMUNICAZIONE
DI PUBBLICA UTILITà
Indagare il passato, il contesto storico,
le esperienze, per comunicare in modo
attuale. Se immaginiamo una pianta
ad alto fusto tolta dalla terra, possiamo
capire come nelle radici risiede la
storia e nella parte visibile, in modo
più semplice, la comunicazione nel
suo specifico contesto storico. Un
ottimo esempio, per capire i processi
che regolano l’attività di progettazione,
è il percorso dello stemma araldico
del Comune di Monza. Il restyling
dello stemma cittadino, infatti, è
un’operazione importante e delicata.
I tre stemmi della storia di Monza
I Comuni assunsero insegne araldiche
appena conseguirono una personalità
giuridica e un assetto politicoamministrativo, fenomeni avvenuti
nel Medioevo. Le città si dividevano in
rioni (o forti) che a loro volta scelsero
particolari bandiere o gonfaloni.
Di norma, lo stemma era concesso
dall’Imperatore o dal Vescovo. Lo
stemma più antico di Monza risale a
questo periodo. Era rappresentato da
una luna rossa in campo bianco. Nel
1816 il Comune è elevato a rango di città,
titolo che sarà ampliato nel 1857 con la
“promozione” a rango di Città Regia.
Ferdinando I, Imperatore d’Austria dal
1835 al 1848, firma la concessione dello
stemma alla Città di Monza in data 11
settembre 1835. Nel 1933 il comune
di Monza presenta la domanda per
ottenere il riconoscimento di stemma e
gonfalone, allegando bozzetti realizzati
dal pittore Ermenegildo Ripa. Sia
nella versione del 1835 che in quella
del 1933, lo stemma della città è
caratterizzato dalla Corona Ferrea,
dalla Croce reliquiario di Berengario,
e dall’esametro in latino “Est Sedes
Italiae Regni Modoetia Magni”. La
scelta di mantenere fissi questi simboli
la dice lunga sulla volontà dei monzesi
di riconoscersi nei valori della storia
della loro città.
Primo obiettivo: rimanere fedeli
ai simboli presenti nei due stemmi
storici di Monza
Abbiamo visto come dal 1835 ai giorni
nostri, le due versioni dello stemma del
Comune hanno mantenuto gli stessi
simboli: le differenze sostanziali sono
riscontrabili nel modo di visualizzare la
Corona Ferrea e la Croce di Berengario.
Questo diversità di raffigurare i simboli
è il frutto di una diversità culturale:
ogni epoca esprime un suo stile di
rappresentazione.
Secondo obiettivo: aggiornare con
uno stile “attuale”
Ci sono altri due aspetti che trasformano
10
MonzaClub
la comunicazione visiva con il mutare
dei tempi: la tecnologia e i materiali di
realizzazione e di riproduzione.
Nel 1933 non esisteva la professione
del visual-design e nemmeno la
stampa digitale. Lo stemma era
utilizzato per poche occasioni e
riprodotto su materiale cartaceo, quasi
esclusivamente in bianco e nero. Oggi
continua ad essere riprodotto su carta,
ma anche su plastica, stoffa, metallo,
sui pixel dei monitor e su molti altri
supporti.
Terzo obiettivo: rivisitare lo stemma
per migliorare i suoi impieghi e la sua
fruizione
Una volta ridisegnato lo stemma, verrà
progettato una format grafico che
permetta di costruire un’immagine
coordinata. La funzione di questo format
è quello di migliorare la comunicazione
del Comune con i suoi cittadini e con
tutti i suoi interlocutori.
Quarto obiettivo: dare al Comune di
Monza un’immagine di valore
In estrema sintesi possiamo dire
che una buona e corretta immagine
pubblica nasce dallo studio delle radici;
poi mette i rami che si dipanano nei
vari aspetti di applicazione ed infine
germoglia e si allarga alle foglie,
aspetto finale della comunicazione.
sos aziende
di claudio martelli - Cm associati
«Frustra fit per plura quod fieri potest per pauciora»
Tutto ciò che si può fare con poco, invano viene fatto con molto
il rasoio di occam
e il problem solving
Questa
straordinaria
intuizione
di Guglielmo da Occam, con la
formulazione del suo famoso “rasoio”
diventa anche per noi consulenti,
un eccellente strumento di lavoro.
Il rasoio, infatti, suggerisce l’idea
che anche nel divenire quotidiano
dell’attività di consulenza sia opportuno
eliminare con tagli secchi e mediante
approssimazioni successive, le ipotesi
risolutorie più complicate. Il Rasoio di
Occam sta diventando uno dei metodi
di approccio fondamentali, insieme a
Pareto, per coloro che sono chiamati
a fare problem solving su problemi
concreti d’azienda. Secondo questa
metodologia il consulente è in grado di
uscire da quel loop inevitabile che tende
a misurare in primis le responsabilità
o addirittura le colpe che stanno
impattando sull’andamento aziendale,
semplificando anche le sue regole
di ingaggio al problema, ritrovando
obiettività ed efficienza. Il meccanismo,
in sé, è abbastanza semplice.
Chiedendosi “come funziona” una
certa situazione, piuttosto che “come è
successo” o peggio “chi è stato” si evita
la esasperante ricerca delle cause e dei
colpevoli. Questo significa orientarsi
sulla presenta e la dimensione del
problema e la sua “resistenza” all’interno
dell’organizzazione. E, per inciso, a
ripetere le stesse modalità di reazione
al problema. Come notò Karl Popper,
importante filosofo della scienza, e
quando si inciampa su un problema,
per economia mentale si tende a far
ricorso all’esperienza riproponendo
strategie, interventi e soluzioni che in
passato hanno funzionato per problemi
analoghi. Una strategia che è inutile
sottolineare dà quasi sempre risultati
fallimentari. E trasforma anche le
tentate soluzioni nel problema. Quando
un’organizzazione si trova in queste
condizioni, è catturata da un circolo
vizioso. Il consulente si preoccupa
di interrompere il più rapidamente
possibile il meccanismo perverso per
poi passare alla costruzione di un
nuovo equilibrio di governance che
di seguito illustriamo in modo molto
semplificato.
La definizione dell’oggetto problema
Di cosa si tratta veramente, al di là di
opinioni, polemiche, ripicche interne.
Chi ne è rimasto coinvolto e a quale
punto della catena del valore, come si
manifesta e quali sono le sue interazioni
col sistema.
Focalizzare il risultato
Individuare, analizzare e definire in
sequenza gli interventi concreti che
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potrebbero, almeno in sede progettuale,
portare alla soluzione. Descrivendo il
problema possiamo anche descrivere i
cambiamenti riscontrabili.
Come sarebbe: abbiamo sempre fatto
così!
Individuare e valutare quali soluzioni
“collaudate” sono state poste in atto
per la soluzione del problema, e quali i
motivi per cui hanno fallito.
La polverizzazione
Si tratta di operare una sequenza
di micro obiettivi, che partendo dal
risultato finale ipotizzato, operano una
regressione delle attività, fino a quella
iniziale.
Scostamenti e aggiustamenti
Spesso i problemi di governance
all’interno di un’organizzazione sono
articolati, diversificati per competenze
e caratteristiche, spalmati sulla catena
del valore, al punto che la soluzione
deve divenire parte attiva di una
catena di ipotesi risolutorie elaborate
in sequenza. Sviluppata la prima
soluzione, si innesta quella successiva,
e via di seguito in modo da mantenere
la semplicità della polverizzazione,
non perdere mai di vista l’obiettivo
della soluzione completa e mantenere
facilmente sotto controllo scostamenti
o modifiche dello scenario.
In breve
ITALIA E CINA
COSì LONTANO, COSì VICINO
I
talia – Cina, una Biennale dal fascino unico. Dal 20 ottobre
fino al 16 dicembre Villa Reale è teatro di un’iniziativa che
avvicina sempre di più la Brianza all’Expò. Un incontro e
confronto sull’arte, che sarà però anche occasione – come
dimostrano i tavoli organizzati da Confindustria e Camera
di Commercio – per rinsaldare i legami commerciali che già
uniscono il colosso dagli occhi a mandorla e il nostro Paese.
Come sottolineato durante la conferenza stampa l’export con
la Cina ha toccato nel primo semestre 2012 la cifra di 400
milioni di euro. Non a caso saranno presenti anche consulenti
cinesi a disposizione dell’impresa italiana. Scambi, dunque,
ma soprattutto storia, avanguardia, tradizioni millenarie,
ma anche natura con riflessioni sull’emergenza ecologica di
questi anni.
Una carrellata di opere che vedranno impegnati oltre cento
artisti, per metà italiani e per metà cinesi, e che coinvolgerà
anche alcuni dei poli culturali della Brianza, come il Museo
d’Arte Contemporanea di Lissone. Interessante il primo
evento interattivo con la performance live di Lin Jinjing di
domenica 21 ottobre. Nel lungo elenco degli ospiti italiani si
contano Giorgio Griffa, Robert Pan, Fabrizio Plessi, Giuseppe
Maraniello, Cracking Art Group e Marco Cingolani.
A promuovere la Biennale è Aikal, una associazione
internazionale no profit. L’ingresso costa nove euro, con
prezzi ridotti per gruppi e scolaresche e la Biennale seguirà
i seguenti orari: lunedì dalle 14 alle 19; martedì, giovedì e
domenica dalle 10 alle 19; mercoledì dalle 14 alle 22 e infine
venerdì e sabato dalle 10 alle 24.
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VERSO LE PRESIDENZIALI | parte seconda
Il senso degli
indecisi per il voto
di Martina Sassoli
Sono tanti e stavolta potrebbero rivelarsi più che determinanti
nella scelta del nuovo presidente
D
ue miliardi di dollari. Questa la cifra spannometrica
che Barack Obama e Mitt Romney avrebbero speso per
accaparrarsi il voto degli indecisi. Costosi questi indecisi,
verrebbe da dire. Al di là delle battute, resta però il dato oggettivo:
a un mese dal voto un terzo della popolazione americana si
dichiarava ancora indipendente.
Ma cosa significa indipendente? Passi il fatto che non tutti hanno
un credo ideologico cui ispirarsi. Passi che non tutti hanno una
coscienza politica che li porta a seguire con costanza l’evolversi
delle vicende partitiche. O che non tutti si entusiasmino per la
competizione presidenziale. Ma in un Paese in cui la campagna
elettorale dura almeno un anno (se si considerano le primarie
anche di più), risulta davvero incredibile che milioni di persone
non abbiano idea di chi votare. Le statistiche, infatti, ci dicono che
solo il 3-5% dell’intero elettorato è davvero definibile “indeciso”.
Gli altri? Sono gli sfiduciati, i delusi dal proprio partito, quelli che
se decidono di non votare il proprio candidato di riferimento,
preferiscono astenersi. Il vero indeciso è, invece, quello che non sa
ancora se voterà Obama o Romney. E questo, se possibile stupisce
ancor di più proprio per la differenza abissale che contrappone
i due competitor. Visioni agli antipodi, proposte politiche
incompatibili, il modello del welfare state e dell’indebitamento
contro il modello che fa dell’iniziativa privata il baluardo della
democrazia.
Stato sociale versus libero mercato. Due mondi tanto lontani
da renderli di fatto inconciliabili. Se pensiamo al meccanismo
elettorale italiano, con la galassia di partiti e partitini che costellano
il panorama politico, può succedere che ci sia uno slittamento di
voti da un partito all’altro all’interno della stessa coalizione. Ma
ancor di più, nel nostro paese, forze politiche opposte sembrano
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avere programmi elettorali talmente simili da confondere l’elettore
che, a quel punto, non sa più nemmeno chi o cosa scegliere. Negli
Stati Uniti, al contrario, le proposte programmatiche dei due
principali competitors sono talmente dettagliate e specifiche da
renderle alternative e non confondibili.
Mentre in Italia vige la regola del compromesso, qui c’è l’aut aut.
Devi scegliere. O stai da una parte o dall’altra. E chi non sa da che
parte stare rappresenta il vero bottino di entrambi i candidati.
In una sorta di caccia al tesoro elettorale, Obama e Romney
si sono sfidati a suon di milioni di dollari per convincere quei
segmenti di popolazione ancora fortemente indecisi. Secondo il
meccanismo maggioritario americano, infatti, il peso specifico
degli indecisi varia a seconda dello Stato in cui risiedono. In
Texas o in California, il voto degli indecisi è assolutamente
ininfluente perché questi Stati hanno un orientamento politico
talmente ben definito (repubblicano nel primo, democratico
nel secondo) da rendere di fatto inutile qualsiasi investimento
ulteriore da parte dell’uno o dell’altro candidato. Altrove, invece,
il voto degli indecisi è determinante per la vittoria. È il caso del
Colorado, della Florida e del Nevada. In questi Stati, veri e propri
battlegrounds, il risultato finale è appeso a un filo e la vittoria a
una manciata di voti.
È in questi Stati, gli swinging States, che si sono concentrati gli
sforzi - e i fondi economici- dei due candidati, pronti a integrare le
proprie strategie con elementi di valore per le macro categorie di
indecisi, in primis le donne e i latino-americani.
L’altra metà del cielo
In America, più della metà dell’elettorato è composto da donne.
Madri, figlie, lavoratrici, casalinghe, tutte vivono sulla propria
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pelle il dramma della crisi economica. Forse più degli uomini,
perché da che mondo è mondo, le donne tendono a vivere
in prima persona le avversità che accadono loro intorno, a
personalizzarle e a sentirle proprie. Le tasse per l’educazione dei
figli, il licenziamento del marito o le spese mediche per la cura
degli anziani, tutto diventa materia per valutare la scelta politica.
Una sorta di punto di osservazione a 360° che rende, di fatto,
l’elettorato femminile mediamente molto attento ai programmi e
alle dichiarazioni dei politici.
Ecco come si spiega, allora, il perché la maggioranza degli indecisi
siano donne. E mentre fino a qualche settimana fa, Romney
godeva di ben poche simpatie tra le esponenti dal gentil sesso a
causa della battaglia anti - aborto abbracciata dal suo vice Paul
Ryan, negli ultimi giorni di campagna è Obama a dover trovare le
parole giuste per riscaldare i cuori delle americane. Un compito,
questo, affidato all’unica persona in grado di giocare la propria
popolarità per orientare l’opinione pubblica femminile: Michelle
Obama. È lei la vera carta vincente dei democrats, capace di
ispirare fiducia ed empatia, per questo chiamata a coprire le
lacune del marito e a invogliare le donne a schierarsi al suo fianco,
attraverso una strategia più emozionale che razionale. Sul fronte
opposto, invece, accantonata l’esperienza al femminile del 2008
con Sarah Palin, i repubblicani non si affidano ad alcun volto
femminile - eccezion fatta per la soldatessa Ann Romney - ma
puntano tutto su un altro fattore: la credibilità economica. Se
lo Stato centrale funziona, se il Paese non si indebita, è possibile
abbassare le tasse. E meno tasse, significa che le famiglie stanno
meglio. Un messaggio chiaro, semplice, che va dritto al cuore
del problema: le tasche degli americani. I repubblicani, quindi,
adottano la strategia del benessere delle famiglie per fare colpo
sull’elettorato femminile. Strategie diversissime tra loro, ma
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accomunate dallo stesso obiettivo. Un obiettivo arduo, quello
di convincere le indecise, ma sul quale i due candidati sanno di
giocarsi la poltronissima della Casa Bianca.
L’hispaniola way
No. Non è la vivace e folcloristica stradina di Miami Beach,
ma una via che conduce dritto dritto alle elezioni presidenziali.
Nonostante non sia segnalata nelle cartine geografiche, Mitt
Romney e Barack Obama la conoscono benissimo.
L’hispaniola way è la strada che porta al voto della componente
latina, croce e delizia della campagna elettorale americana.
Più croce che delizia, ovviamente, per chi come Romney non
★
★
★
★
★
gode di una naturale simpatia da parte delle popolazioni di origine
sudamericana. Quest’anno, però, oltre al dato quantitativo che
rende il voto delle “minoranze” un piatto succulento, c’è anche
un altro motivo sul quale si fonda il tentativo dei repubblicani di
avvicinarsi a tali realtà: il fatto che la popolazione latina sia stata
tra le più deluse dall’amministrazione Obama.
Profondamente colpita dalla crisi, la componente ispanica
oggi accusa Obama di aver adottato misure insufficienti per
contrastare la disoccupazione. Se da una parte la crisi reale ha
attraversato tutto il Paese, è proprio tra i latini che si registra il
più alto e significativo tasso di disoccupazione che ha raggiunto
il 10,2% proprio durante gli ultimi anni di mandato democratico.
Un altro dato significativo è il tasso di abbandono scolastico,
arrivato al 28%, sul quale gli ispanici sostengono si sia fatto
poco o nulla. Proprio il malcontento dilagante potrebbe essere
l’asso nella manica di Romney che beneficerebbe dell’eventuale
astensionismo. Tradizionalmente, infatti, l’elettorato di origine
ispanica è orientato verso il partito democratico: nel 2008, ad
esempio, Obama risultò vincente proprio grazie al supporto di
questa importante componente che oggi rappresenta oltre il 16%
dell’intera popolazione statunitense.
Oltre alla situazione economica del Paese, altri fattori incidono
profondamente sul voto latino del 2012. Prime tra tutti le questioni
legate ai diritti civili e alla tutela della famiglia. Temi come
l’aborto o il riconoscimento delle coppie gay diventano elementi
di profondo distacco tra le comunità con un forte radicamento
religioso e il Presidente Obama, e quindi ostacoli per la rielezione.
Se da queste battaglie Romney emerge come il difensore del
conservatorismo e dell’integrità della famiglia, dall’altra Obama
può contare sull’appoggio di quanti, in questi anni, hanno
beneficiato di alcune leggi speciali, come l’opportunità garantita
a oltre un milione di immigrati clandestini di restare legalmente
sul suolo americano.
La battaglia, a pochi giorni dal voto, è ancora tutta aperta.
Sarà ancora una volta compito dei latino-americani decidere a
chi spetti il compito di governare il Paese.
Una scelta combattuta che non determinerà soltanto la vittoria
di un partito piuttosto che un altro, ma con la quale si sceglierà la
strategia con cui gli Stati Uniti dovranno uscire dalla crisi.
Una decisione che peserà sulle future generazioni di questo Paese
e che condizionerà l’economia mondiale.
Una spada di Damocle che oggi pende sulla testa di quel 3% di
americani indecisi.
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Attualità
Se di reale
non c’è solo
la Villa...
A sei mesi dall’avvio del cantiere di restauro, l’ex reggia sabauda apre
le sue porte. E mostra al pubblico lo stato dei lavori. Un intervento
che concretamente sta ridando vita al complesso del Piermarini
di Simona Calvi
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Attualità
R
eale. Come la Villa, ma non solo. Reale come concreto.
A distanza di sei mesi dall’avvio dei lavori, Villa Reale
riapre le sue porte. Ma questa volta non più per mostrare
al mondo lo stato dolente della sua conservazione, bensì un
cantiere in piena evoluzione.
Da quando, infatti, il bando per il recupero del complesso
piermarinianio è stato affidato, la Nuova Villa Reale Spa,
associazione temporanea d’impresa composta da Italiana
Costruzioni, Malegori Erminio Srl di Monza e Na.Gest. Global
Service Srl, si è messa al lavoro. Impossibile non accorgersi
della “trincea” che circonda da qualche tempo la reggia, ma
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quella è soltanto la parte più evidente. Perché è all’interno
che si celano le vere trasformazioni. Come il rinvenimento,
ad esempio, delle decorazioni originali del Piermarini in una
volta dell’appartamento del principe di Napoli. Una scoperta,
come ha spiegato il direttore tecnico - artistico del restauro,
Giulia Pitauro. Che potrebbe non essere la sola. Gli interventi
di recupero, infatti, potrebbero portare alla luce nuovi e
inattesi tesori. Nel progetto saranno investiti 21 milioni di
euro, necessari a salvare il patrimonio artistico e artigianale
dall’incuria e la mancanza di interventi di questi ultimi decenni
che, come spiegano anche i tecnici e gli esperti del settore, uniti
all’utilizzo di materiali diversi nel corso del tempo, avrebbe
potuto causare una vera e propria implosione. Come del resto è
avvenuto in alcuni punti della Villa, come lo stesso Belvedere
(che proprio per la struttura e gli interventi che sarebbero stati
necessari non sarà trasformato in ristorante a cinque stelle), con
l’ammaloramento totale delle strutture lignee. Nel complesso,
hanno sottolineato i restauratori, lo stato di conservazione
presenta parecchi punti critici. Al momento si sta procedendo
alle campionature, alla pulitura e ad alcune finiture. Inoltre
dietro ad alcune stuccature è stato possibile addirittura seguire
le diverse fasi piermariniane.
Una storia, insomma, affascinante ed avvincente che ora guarda
al futuro. L’obiettivo confermato è di concludere i lavori entro
l’aprile 2014, proprio in tempo per Expò e quindi di trasformare
Villa Reale in una delle sedi dell’esposizione universale. Il
restauro riguarderà, come previsto dal bando, il corpo centrale
e due porzioni situate nelle ali nord e sud. In totale si tratta di
circa 40 stanze, oltre a piano terra, salone d’onore e il ballatoio
soprastante. In attesa di vedere i risultati definitivi, il pubblico
ha potuto visitare la Villa eccezionalmente in occasione del
decennale di Ville Aperte, lo scorso settembre. Che come
sempre ha registrato un vero boom di presenze.
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Il compleanno
Compleanno lo scorso 10 ottobre per la
società che ha firmato alcuni dei più begli
eventi di questi anni
visionplus
dieci anni di emozioni
J
osé Carreras. Ennio Morricone. Laura Pausini. Solo tre
esempi di una realtà che in dieci anni è diventata un vero e
proprio must. Lo scorso 10 ottobre compleanno da Tea Rose
per Vision Plus, la celebre società monzese diretta da Samantha
Ceccardi. Un appuntamento che più che un taglio della torta è
stato, come da previsioni, un vero spettacolo. Perché quando la
luce del giorno ha lasciato spazio alle stelle, piazza Duomo si è
trasformata in un grande palcoscenico.
La basilica è divenuta infatti lo sfondo sul quale proiettare, come
in un racconto multimediale, alcuni degli appuntamenti e dei
momenti più importanti dei dieci anni di vita. Vision Plus, oltre
ad avere portato a Monza alcune delle stelle del firmamento
internazionale, infatti, è specializzata anche incentive, congressi
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e convention, vantando anche l’accredito come Provider di
crediti presso il ministero della Salute per il programma di
educazione continua in medicina. Così in suggestivi giochi di luce
e istantanee di successi, la serata ha visto poi la partecipazione
di alcuni campioni olimpionici come Antonio Rossi, canoista
e portabandiera dell’Italia nel 2008, Carlo Molfetta, medaglia
d’oro del Taekwondo, Diego Occhiuzzi, argento nella sciabola
e bronzo a squadre, Valentino Gallo, medaglia d’argento con la
nazionale di pallanuoto e Florinda Trombetta, quinta classificata
nel torneo di canottaggio alle Paraolimpiadi. Molti gli ospiti che
hanno partecipato alla festa così come i monzesi che hanno
osservato, naso all’insù, gli spettacolari giochi di luce proiettati
per l’occasione.
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Nuova stagione
Inaugurazione della stagione autunnale
per il ristorante Osteria La Lira che ha
innovato il proprio look coniugando amore
per la cucina e passione per lo stile
Buono
e anche
bello!
P
assione e stile. Gusto e qualità. Ora anche “green”. Il ristorante
Osteria La Lira ha inaugurato lo scorso 4 ottobre la stagione
autunnale presentando anche il suo nuovo look. Un restyling
che coniuga il design con l’attenzione per tutto ciò che aiuta a vivere
meglio. Come “non solo Ortoalto”, frutto della creatività di Guido
Ongaro e dell’architetto Chiara Tanzi. Un’amicizia la loro nata
in occasione del Festival degli orti, evento svoltosi a Villa Reale,
divenuta poi una vera e propria collaborazione. Grazie a Chiara e
Gigi Tanzi, infatti, è nato anche il suggestivo mobile polifunzionale
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che si trova all’interno del ristorante, un vero e proprio orto dotato
di un particolare sistema di luci che permette alle piante di crescere
attraverso il naturale processo di fotosintesi. Naturalmente accanto
alla ricerca di materiali, è proseguita quella tradizionale nel mondo
del gusto. Così, in una cucina divenuta per incanto completamente
a vista, è possibile seguire le preparazioni del nuovo chef, Salvino
La Rocca, mix di cucina tradizionale mediterranea e spirito di
sperimentazione altoatesina. Atmosfere soffuse, design e gusto.
Una miscela davvero infallibile.
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L'evento
CARTOLINE DA GP
Appassionati da tutto il mondo, volti noti, musica, eventi:
anche l’edizione 2012 del Gran Premio di Monza ha riservato
grandi emozioni. Non solo in pista...
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I PROTAGONISTI / MARIO SALERNO
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A soli 42 anni è al comando del Gruppo
della Guardia di Finanza di Monza.
Con una convinzione: che oggi battere
l’evasione è possibile. Con gli strumenti
e la cultura
I FURBETTI?
NON SONO
PIù DI MODA
di Simona Calvi
L
a prima cosa che si nota, così di primo acchito, è senz’altro l’età.
Perché Mario Salerno, tenente colonnello dallo scorso luglio al
comando del Gruppo della Guardia di Finanza di Monza ha solo 42
anni. In un certo senso, incarna bene quel concetto che fortunatamente
sta prendendo piede persino in un Paese “vecchio” come l’Italia. Ossia
che non è necessario attendere l’età della pensione per ricoprire ruoli
di primo piano. Bastano le competenze. E scorrendo il suo curriculum
si scopre, infatti, che oltre a due lauree, una in Giurisprudenza e l’altra
in Scienze della sicurezza economico-finanziaria, il neo comandante
di Monza, originario di Lecco, ha conseguito anche un master in
Bocconi in Diritto tributario dell’impresa, frequentando inoltre il
Corso superiore di Polizia tributaria a Lido di Ostia, fiore all’occhiello
nella preparazione delle Fiamme gialle. Finanza, tributi e dunque
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I PROTAGONISTI / MARIO SALERNO
L’evasione fiscale è da
sempre la nostra principale missione
perchè tocca l'interesse
comune del Paese, erodendo
la legalità e generando gravi
distorsioni del mercato
I NUMERI
(Dati consuntivo al 30 settembre 2012, comparto lotta all’evasione fiscale)
6.113 Numero di controlli effettuati
212.295.822 euro. Base imponibile sottratta alla tassazione
44 di cui 37 sconosciuti al Fisco. Evasori totali e paratotali scoperti
83 Lavoratori irregolari scoperti
127 Lavoratori in nero scoperti
44 Soggetti denunciati per reati fiscali
60 con versamenti pari a 4.096.196 euro. Adesione ai processi verbali 1.564.044 euro. Sequestri di bani in funzione della confisca obbligatoria
dei valori corrispondenti alle imposte evase 2.458.273 euro. Sequestri di immobili, titoli, quote societarie a denaro
contante (nell’ambito di indagini di polizia giudiziaria)
anche i reati collegati di evasione, elusione, traffico di capitali e
fondi “fantasma” sono il suo pane quotidiano. Una realtà cui la
Brianza, come è noto oramai da tempo e per cifre sconvolgenti,
non va esente. Il consuntivo al 30 settembre 2012 nel solo
comparto della lotta all’evasione fiscale sul territorio parla di
212.295.882 euro di base imponibile sottratta alla tassazione.
Sono redditi non dichiarati e costi indeducibili. Dati ufficiali. Se
qualche decennio fa, Lucio Battisti poteva cantare, senza essere
frainteso “innocenti evasioni”, oggi, con i tempi che corrono, è
meglio trovare dei sinonimi. Però qualcosa sta cambiando ed è
proprio il comandante della Gdf monzese a parlarcene. Con i
suoi uomini, infatti, che sono poi il cuore del Gruppo di Monza,
sta conducendo un lavoro quotidiano che accanto alla legge, a
sofisticati sistemi d’indagine, e all’intuito del buon detective,
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non dimentica una cosa importante. Che senza una profonda
cultura della legalità non si va da nessuna parte.
Colonnello, lei è arrivato due mesi fa. Che idea si è fatto della Brianza
sotto il profilo economico e tributario?
Anzitutto vorrei ringraziare per l’opportunità che mi è offerta di
spiegare la delicata missione di polizia economica e finanziaria
affidata alla Guardia di Finanza. Noi operiamo in realtà su più
fronti nella tutela del bilancio dello Stato. Da una parte su quello
delle entrate tributarie, con la lotta all’evasione fiscale e dall’altra
sulle uscite, con il controllo della spesa pubblica, compiti ancora
più rilevanti nell’attuale congiuntura economica. La Brianza,
seppure sia qui solo da due mesi, è riconosciuta unanimemente
come terra ricca e dinamica. Del resto a parlare sono i numeri:
le partite Iva ad oggi sono oltre 99mila di cui il 51% è riferito
a ditte individuali. Sintomo di uno spirito imprenditoriale
profondamente radicato. Ma accanto all’economia sana,
all’impresa sana, ovviamente esiste anche un’economia parallela,
talvolta in mano alla criminalità organizzata dedita al riciclo di
denaro.
Un’economia che, come è emerso anche dalle inchieste, ha saputo
nascondersi bene per parecchio tempo…
È vero, anzi la maggior parte delle volte le società che fanno capo
alla criminalità sono quelle che hanno documenti perfettamente
in regola proprio per non attirare su di sé l’attenzione. Per questo
sono necessari un lavoro di intelligence, che non manca mai,
ma anche tecniche di investigazione sofisticate. La Guardia di
Finanza dispone di banche dati di primissimo livello, che ci
invidiano anche all’estero, attraverso le quali è possibile muoversi
in tutto il mondo con un incrocio di dati davvero eccezionale.
Anche nella cosiddetta economia sana, comunque, si verificano
episodi gravi come l’evasione e lo spostamento di capitali all’estero…
Certo, l’evasione fiscale è da sempre la nostra principale missione
perché tocca l’interesse comune del Paese, erodendo la legalità
e generando gravi distorsioni del mercato oltre ad essere fonte
di iniquità sociale. Spesso è anche strettamente connessa alla
criminalità organizzata. In un certo senso funziona come una filiera:
si evade, si nascondono i soldi, si corrompe per nasconderli e poi,
una volta ripuliti, si mettono in tasca. E così ricomincia il giro...
Il dato brianzolo parla di oltre duecento milioni di base imponibile non
dichiarata. Il ché significa non soltanto che il territorio è ricco, ma
anche che evade molto. Come agite su questo fronte?
Diciamo che il contrasto agli illeciti tributari deve tendere
alla qualità degli interventi ed avere un approccio trasversale.
Significa che i nostri controlli devono mirare soprattutto ad un
effettivo recupero di quelle risorse tolte all’Erario. Questo avviene
attraverso azioni di attenta analisi, oltre che ad un costante
coordinamento con l’Agenzia delle Entrate cui spetta la fase
dell’accertamento dei tributi evasi segnalati dai nostri reparti.
Tanto per fare un esempio, ad oggi, di quei fondi fantasma sono
stati concretamente recuperati oltre 8 milioni di euro, attraverso
sequestri di immobili, di beni, ma la gran parte con le adesioni
ai processi verbali di constatazione. Inoltre tendiamo sempre ad
allargare l’ambito delle indagini perché un illecito finanziario
può essere collegato ad altri illeciti della stessa natura.
A che livelli opera l’evasione?
Questo fenomeno si muove su due livelli, da una parte la cosiddetta
evasione diffusa o di massa, quella per intenderci, immediatamente
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I PROTAGONISTI / MARIO SALERNO
Vorrei
che sempre di più
la legalità
in campo economico
tributario non venga
vissuta come
un'imposizione,
un limite, ma
piuttosto come
un'opportunità
percepibile dal cittadino con la mancata emissione di fatture,
scontrini o ricevute. Poi, vi sono forme più sofisticate, più gravi
e pericolose, come l’evasione fiscale internazionale, l’economia
sommersa o le frodi Iva. Sotto questo profilo l’attività messa in
campo dalla Guardia di Finanza si articola da una parte sulla
deterrenza, ossia la prevenzione attraverso quotidiani controlli su
aziende e professionisti, dall’altra sul contrasto mediante annuali
controlli mirati a scovare i fenomeni evasivi e le frodi più gravi
e complesse passando al setaccio la posizione fiscale complessiva
del soggetto interessato.
E poi c’è anche l’attività di controllo sui conti pubblici…
Noi tuteliamo le uscite di bilancio mirando al contenimento e
alla razionalizzazione della spesa pubblica andando a verificare
se vi sono sprechi di denaro pubblico, cattiva gestione e indebiti
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arricchimenti. Gli esempi sono molti e molto vari come ad
esempio quello dei cosiddetti “finti poveri”, i falsi invalidi o coloro
che percepiscono ancora le pensioni di famigliari deceduti.
Ci può fare qualche esempio concreto avvenuto in Brianza?
Ci sono capitati molti casi, ne cito un paio. Un artigiano di
Solaro che lavorava in un capannone intestato ad una terza
persona senza dichiarare i ricavi al Fisco dal 2006 o ancora un
centro estetico di Cesano cui è stata contestata un’evasione di
350mila euro. Non sono mancati poi gli affitti in nero. A Carate
un singolo proprietario di 50 tra appartamenti e box è risultato
affittarne in nero ben 15 guadagnando indebitamente 200mila
euro. Ma il vero record è stato quello di un negoziante di origine
cinese con ben 768 scontrini non emessi. Il trucco era di battere
scontrini non fiscali che non sarebbero mai risultati da una
LA NOVITà
verifica sulla cassa. La cosa importante da
sottolineare, raccontando questi casi, però è
che quelli scoperti sono soldi che sarebbero
dovuti entrare in quota parte nelle casse
pubbliche. E dunque il loro mancato
versamento ha danneggiato tutti.
Dal primo agosto il Gruppo della
Guardia di Finanza di Monza ha
competenza esclusivamente sui 55
Comuni della Provincia di Monza e
Brianza. I reparti che operano sul
territorio sono il Nucleo operativo di
Monza e le due tenenze di Seregno
e Seveso. In totale sono 200 i
finanzieri che operano sul territorio.
Se il Governo confermerà lo status
provinciale alla Brianza, il Gruppo
si trasformerà a tutti gli effetti in
Comando provinciale. Ma i cittadini, in generale, come stanno
reagendo? Intendo dire, ha la percezione che
si stia diffondendo una maggiore cultura della
legalità, anche di quella tributaria?
Personalmente credo di sì, anche perché
proprio il profondo cambiamento culturale
è una delle molle principali per dare
vita ad una società più equa. Per questo per noi è cruciale la
collaborazione di tutti, a cominciare dagli imprenditori che
si trovano in difficoltà. Mi rendo conto che talvolta la paura
è paralizzante, ma quando ci si rende conto che si sta finendo
magari nelle mani di criminali, è bene denunciare.
Esistono delle forme di tutela che possiamo mettere in campo.
Più in generale abbiamo notato che anche molti cittadini si
rivolgono a noi per segnalare episodi illegali. Più che altro si
tratta di affitti in nero, contratti di lavoro irregolari, ma anche
semplici scontrini. Credo che la gente perbene sia stanca di fare
sacrifici per chi non paga le tasse.
Su questo vorrei precisare però che noi
non accettiamo mai denunce anonime. La
delazione non è prevista…
Come dicevamo più sopra, lei è arrivato da due
mesi. Può dirci quali saranno le sue priorità?
Il mio intendimento è di confermare
l’impegno dei finanzieri sul territorio e
proseguire con determinazione la lotta
all’evasione e alla criminalità organizzata
nell’interesse delle casse erariali, ma anche
di quelle dei cittadini e delle aziende. Inoltre
vorrei che sempre di più la legalità in campo
economico tributario non venga vissuta come
un’imposizione, un limite, ma piuttosto come un’opportunità per
una sempre maggiore equità fiscale.
Colonnello, vale ancora la pena dare corda ai furbi?
No e glielo spiego con un esempio. Quando chiediamo il costo di
un qualsiasi bene o prestazione, il prezzo che ci viene presentato
è già comprensivo di Iva. Se ci chiedono 100 euro per aggiustare
una tubatura, quel prezzo è già con Iva. Se accettiamo uno
sconto in cambio della mancata fattura, in realtà non ci stiamo
guadagnando nulla, ma permettiamo semplicemente a chi non
rilascia la fattura di guadagnarci due volte…
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MonzaClub
La storia
Appena laureata in Ostetricia ha dato vita
a Milele, un progetto che porta assistenza
alle donne e alle future madri del continente
più povero della terra. Una passione che ha
origini lontane e che iniziò con un viaggio
nell’area subsahariana
Eleonora Bernardini
Il mio
mal d’Africa
di Greta La Rocca
F
orse il suo era un destino già scritto. Forse quell’amore che
accompagna le sue frasi quando parla dei bambini e della
maternità è innato. Eleonora Bernardini è una giovane
ostetrica condotta di Desio, una libera professionista che assiste
da vicino le donne, i bambini e le famiglie. Una professione che
ha scelto e per la quale ha lottato arrivando persino a rinunciare
a proposte lavorative in strutture sanitarie. E alla domanda sul
perché di una tale scelta risponde: “Ho capito che avevo bisogno
d’altro, che il mio modo d’approcciarmi a questa professione
sarebbe dovuto essere diverso”.
Una passione già forte fin dagli anni del liceo: “Sono una persona
molto decisa e già allora ero fortemente interessata dall’ambito
sanitario. Amavo molto i bambini, ma ancora non sapevo che
esisteva la figura dell’ostetrica – racconta Eleonora – l’ho saputo
solo più tardi, complice un’amica di famiglia molto vicina al
mondo del volontariato internazionale. È stata lei a consigliarmi
di partire per l’Africa dove c’è un grande bisogno di queste
figure. E proprio in quei giorni in famiglia un parente aspettava
il primo figlio: un’esperienza bellissima che ho avuto occasione
di vivere pienamente. Lì ho capito quale sarebbe dovuta essere
la mia strada: ho scelto di iscrivermi alla Facoltà di Ostetricia
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MonzaClub
all’Università degli Studi Milano-Bicocca”.
Intanto, già durante gli ultimi anni del liceo, l’attrazione per
l’Africa diventava sempre più forte e le parole di quella signora
risuonavano nella testa: “Ho sempre avuto un amore quasi
inspiegabile per questa terra – spiega – i miei genitori visitarono
l’Africa subsahariana durante il loro viaggio di nozze e, fin da
piccola, ero molto attratta dalle foto e dai loro ricordi. Decisi di
partire”.
Eleonora trascorse due estati in un orfanotrofio africano dove
portava assistenza ai bambini più piccoli: “Ho dei ricordi molto
belli e profondi di quell’esperienza. Devo molto alla direttrice
della struttura dove lavoravo: quando arrivai, lei era incinta e mi
scelse come sua ostetrica personale, la sua gravidanza era molto
difficile, eppure nonostante la mia paura, le devo molto. Grazie
a lei, ho avuto la forza e la determinazione di seguire la strada
che sognavo”.
Dopo questi viaggi, è arrivata la laurea e il desiderio di dar vita a
un progetto di assistenza anche in Italia: “Grazie al mio percorso
universitario, ai tirocini e, forse, a un’innata capacità d’ascolto
lavorando con le mamme ho capito che ognuna di loro aveva
richieste e domande che la società non è in grado di soddisfare.
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MonzaClub
La storia
Molte donne hanno bisogno, oltre che di un appoggio pratico,
anche di un sopporto emozionale. Analizzando queste mancanze
e capendo che se avessi lavorato solo all’interno di una struttura
sanitaria non mi sarei sentita realizzata, ho dato vita a Milele”.
“Milele” è un progetto, al quale collabora anche la compagna
di studio Alessandra Beretta, nato sul territorio per portare
assistenza e supporto concreto alle donne: “Ci battiamo per far
fronte alla frequente mancanza di aiuto e sostegno, in particolar
modo dopo la nascita, che sappiamo essere fonte di grande
disagio e difficoltà per le famiglie - spiegano - Ci occupiamo
di assistenza ostetrica a 360°, dall’adolescenza alla menopausa,
ed in particolare dell’evento nascita. Sosteniamo le madri, le
coppie e i bambini con professionalità in gravidanza, travaglio e
parto, e dopo la nascita fornendo a domicilio assistenza, visite e
consulenze, ed organizzando corsi privati e di gruppo e incontri
gratuiti su diverse tematiche”.
A fare da cornice a questo impegno, che vuole riecheggiare il
ruolo della classica figura dell’ostetrica, l’amore per i bambini
e per la maternità. Un amore che risuona anche nella
denominazione stessa del progetto: “Ha origini africane e vuol
dire ‘per sempre’”.
“Tornerò in Africa - dice entusiasta Eleonora - il Mal d’Africa
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MonzaClub
esiste: la terra ha dei colori diversi, dei profumi particolari e
inesprimibili, dei ritmi differenti e ti permette di riconnetterti
a una dimensione che noi abbiamo perso, di entrare in stretto
contatto con la natura”.
E svela il grande sogno: “Io ed Alessandra siamo attualmente
in contatto con un’associazione di volontariato che da tempo
è impegnata su questo fronte. Desideriamo poter realizzare
qualcosa di ancora più concreto, non solo piccoli viaggi d’aiuto,
ma qualcosa di più grande e impegnativo che possa proseguire
nel tempo e possa portare davvero sostegno alle persone in
difficoltà”.
E in Brianza, cosa succede? “La Brianza è un’oasi felice, le
strutture ospedaliere sono molte e anche i consultori che
forniscono aiuto a domicilio gratuito. Anche se purtroppo, a
causa delle poche risorse del sistema sanitario nazionale, tutto
ciò non è sufficiente – continua Eleonora – qualcosa, però, sul
territorio inizia a muoversi e la situazione sta via via cambiando.
Le mamme necessitano di molto aiuto, soprattutto hanno
bisogno di non sentirsi mai sole. E importante che durante la
gravidanza conoscano delle persone che possano assisterle così
da diventare punti di riferimento e di sostegno anchein futuro.
Questa è la missione di Milele e del nostro lavoro”.
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Living
La Brianza?
si mette in mostra
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di Greta La Rocca
I curatori
del Padiglione Italia
hanno scelto anche aziende
del nostro territorio per rappresentare
il meglio del Made in Italy e testimoniare
l’incontro tra eccellenza e qualità
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Living
L'
headquarter di Boffi realizzato a Lentate sul Seveso,
lo stabilimento industriale di Glas Italia progettato a
Macherio, la Living Divani costruita ad Anzano del Parco
e la Matteograssi a Giussano. Progetti architettonici di pregio che
portano la firma del designer brianzolo Piero Lissoni. A questi, si
aggiunge il Centro Ricerca e Sviluppo della B&B Italia progettato
da Antonio Citterio, Patricia Viel and Partners a Novedrate che
hanno realizzato anche lo stabilimento industriale Enzo degli
Angiuoni a Garbagnate Monastero, nella Brianza lecchese.
Sono il meglio dell’architettura Made in Brianza: progetti che
uniscono estetica, eccellenza architettonica, innovazione e qualità
del lavoro. Sono stati scelti, insieme ad altri, per rappresentare
l’Architettura della Fabbrica dall’architetto Luca Zevi che ha
curato il Padiglione Italia alla tredicesima Mostra Internazionale
di Architettura alla Biennale di Venezia.
“Common Ground” è il tema dell’edizione 2012 che qui si
riflette nel rapporto fra architettura e territorio: ““Non è un anno
come gli altri. Il Padiglione Italia deve porsi al centro di questa
differenza e diventare un’occasione per riflettere sul rapporto tra
crisi economica, architettura e territorio, deve essere uno spazio
in cui immaginare un progetto di crescita del nostro Paese e il
“territorio comune” deve tradursi in un progetto concreto e
visionario in cui cultura ed economia scrivano un nuovo patto”
spiega l’architetto Zevi, scelto dalla Direzione Generale per il
Paesaggio, le Belle Arti, l'Architettura e l'Arte Contemporanee
del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Il Padiglione Italia si snoda come il racconto di un incontro
possibile, della riscrittura del “patto”, inteso come luogo condiviso
e spazio possibile, in cui le ragioni dell’architettura, del territorio,
dell’ambiente dialoghino con quelle dello sviluppo economico.
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Living
Un “common ground” tra imprenditoria e architettura come
necessità imprescindibile per la ripresa.
Il racconto descrive le “quattro stagioni” dell’architettura del
Made in Italy lungo un percorso accidentato e fecondo, mirato
alla ricerca di un rapporto virtuoso tra crescita e innovazione.
La prima è dedicata ad Adriano Olivetti quale paradigma di un
modello in cui politica industriale, politiche sociali e promozione
culturale si integrano fino a dialogare con il territorio; la seconda
racconta l’“assalto del territorio”, il proliferarsi di attività di
grande vitalità sotto il profilo produttivo. Se la quarta è dedicata
al reMade in Italy e alla sfida della Green Economy, la terza
stagione presenta l’architettura del Made in Italy: “Negli ultimi
quindici anni alcune imprese italiane hanno scelto di costruire
i propri stabilimenti e i propri centri direzionali secondo un
progetto architettonico d’eccellenza - spiega Zevi - sono nate
così strutture attente alla poetica dei luoghi e degli oggetti, alla
vita delle persone, alla sensibilità ambientale, espressione di
un crescente impegno da parte degli imprenditori nel veicolare
attraverso l’architettura i valori e l’immagine dell’azienda”.
L’industria manifatturiera si è organizzata in una pluralità di
distretti industriali, in cui prevalgono filiere di piccole e medie
imprese. È in questo contesto che si sviluppa l’economia del Made
in Italy, “le architetture con la loro qualità testimoniano che nella
diffusione produttiva è in corso un processo di riconcentrazione,
mentre le aziende leader rinnovano architettonicamente sia gli
uffici che gli stabilimenti realizzando veri e propri headquarter
con caratteristiche e servizi aperti alla città e al territorio”. E in
Brianza nascono le eccellenze architettoniche e produttive che
da sempre caratterizzano la qualità del design Made in Italy.
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MonzaClub
la
bouillabaisse
food fighter
Due chef e un ingrediente. E la sfida è servita...
Una nuova rubrica che ogni mese vi presenterà un luogo speciale di Monza
e Brianza e che metterà alla prova il talento delle eccellenze dietro i fornelli.
Perchè la cucina non è soltanto una questione di sopravvivenza...
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La Bouillabaisse (cosa bolle in pentola...)
chef
a confronto
L
Tocchi di Cucurbita
maxima mantovana alla
milanese con luganega
e porro stufato
ricetta per 4 persone
Ingredienti
Vincenzo Butticè,
executive chef e anima de Il Moro, ha iniziato
a muovere i primi passi sotto la guida del maestro
Salvatore Schifano, da cui ha ereditato la passione per la
tradizione e l'innovazione gastronomica.
La zucca, ingrediente povero e diffuso
in molte culture. Elemento presente nei
racconti popolari e nelle favole, è sempre
contesa tra mitologie positive come il
Dio del tuono che regalò un dente a due
bambini, Nuwa e Fuxi, dal quale nacque
una zucca che permise loro di salvarsi
dal diluvio universale e proliferare la
specie umana. La zucca è elemento polivalente dalle spiccate proprietà
nutrizionali, storicamente gli utilizzi sono molto vari dall’antipasto al
dessert. In quasi tutte le regioni d’Italia rientra nelle tradizioni popolari,
ed il Lombardia specialmente tra Pavia, Lodi e Mantova è un elemento
caratterizzante le coltivazioni orticole.
L’anima del piatto:
A tavola la zucca assume valori simbolici positivi dati dal colore vivo, dalla
pienezza e dalla rotondità.
A questi aspetti dedico la ricetta che impiega ingredienti a km 0.
La ricetta ideata vuole significare la semplicità , la salubrità , la spontaneità
e l’equilibrio della cucina che può prescindere, nelle sue alchimie, dalla
rarità degli ingredienti.
RISTORANTE IL MORO
Via Parravicini G. Francesco, 44 - 20900 Monza (MB)
Tel/Fax: +39 039/327899
[email protected] - www.ilmororistorante.it
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300 g =
240 g =
1 =
100 g =
40 g =
150 g =
6 cucchiai =
1 dl =
3 pizzichi =
Zucca Mantovana
Luganega Uovo 55/60
Pane grattugiato
Farina grano tenero 00
Porro
Olio extra vergine
d’oliva Di Sebino
Brodo vegetale
Sale marino iodato fine
Procedimento
= Pulire la zucca e tagliare a cubi
3 cm per lato
(farina, uovo e pane)
a listarelle sottili
= Impanare all’inglese
= Mondare il porro e tagliarlo
= Fare rosolare il porro
con un cucchiaio d’olio extra vergine
d’oliva e bagnare col brodo vegetale
e farlo stufare
= Cuocere senza grassi la luganega
tagliata a pezzi 5 cm di lunghezza
= Cuocere la zucca impanata
in olio extra vergine d’oliva
e adagiarla su carta assorbente
per qualche secondo
= Assemblamento del piatto
= Disporre il porro stufato al centro
del piatto e disporvi la luganega
= 4 pezzi a persona
Ravioli ripieni
di zucca mantovana,
amaretti, mostarda
Ingredienti per la pasta
1 = Uovo intero
2 = tuorli d'uovo 100 g = Farina 00
Ingredienti per il ripieno
4 =
1 =
1 =
q.b. =
Amaretti
cucchiaino di mostarda Mantovana Cucchiaino di amaretto di Saronno
Parmigiano sale e pepe
Procedimento
= Unire gli ingredienti per la pasta nella
planetaria fino ad ottenere un composto omogeneo.
= Lasciare riposare l'impasto qualche
ora.
= A parte preparare il ripieno di zucca:
= Prendere la zucca già precedentemente sbucciata,avvolgerla nella carta
stagnola e la infornarla a 100gradi a
vapore per 20 minuti.
= Una volta cotta metterla in una casseruola e frustarla fino ad ottenere una
purea.
= Aggiungere tutti gli ingredienti
riportati nella ricetta.
= Stendere 2 strati di sfoglia
sottile,spennellare con un uovo intero
una delle 2 sfoglie per poi legare il
raviolo.
= Con l'aiuto di un cucchiaino
mettere il ripieno sulla sfoglia
spennellata,sovrapporre la sfoglia
restante e tagiare il raviolo con l'aiuto
di un coppapasta.
= Dividere las burrata in 2 e frullare una
metà con la sua acqua.
= Cucinare i ravioli in acqua bollente e
salata per 7 minuti
L
Salvino La Rocca
chef dell'Osteria La Lira ha 32 anni
ed è originario di Sciacca in Sicilia.
Ha lavorato in numerosi ristoranti stellati
tra cui La Stua di Michil.
Tradizione e creatività sono i suoi marchi.
Le temperature calano e cambiano
le pietanze che ci accompagnano
nei mesi più freddi.
La zucca, ortaggio impiegato
in cucina da numerose culture
ci introduce dolcemente verso
piatti più ricchi e strutturati che
ci aiuteranno a sostenere il rigido
inverno.
Abbiamo scelto di rivisitare una ricetta classica per due motivi.
Il primo, a me legato, in quanto i ravioli di zucca rappresentano i ricordi:
spesso da bambino con la famiglia e la zia si andava nel mantovano
proprio per mangiarli; ricordo le donne che tiravano la pasta e la vecchia
osteria in riva al fiume...
Il secondo motivo per il quale proponiamo questa ricetta è il fatto che
volevamo alleggerirla dal famoso "burro versato" per renderla adatta alle
esigenze odierne e creare un ponte simbolico attraverso un ingrediente
Mediterraneo tipico del sud quale la Burrata,unendo in questo le culture
gastronomiche del nostro paese
Penso che questo sia lo spirito che rappresenti il mio ristorante: contrasti,
innovazione e tradizione.
Guido Ongaro
OSTERIA LA LIRA
Montaggio del piatto
= Montaggio del piatto:
= Prendere un piatto quadrato possi-
bilmente nero,creare delle goccie
allungate con la salsa di burrata.
= Mantecare i ravioli con burro fuso..
= Disporli sul piatto,spolverare con
parmigiano e gurnire con fiori eduli.
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OSTERIA LA LIRA
Via Amati, 52 - 20900 Monza
Tel: 039/2026548 - Info: www.osterialalira.it
Lifestyle
Trasgressivo, vera icona
e inesorabilmente rock.
Un must have che dagli
anni Sessanta ad oggi
non ha mai smesso di
esercitare il suo fascino
CHIODO
SCACCIA CHIODO?
di Annalisa Manzione
“È
notte alta e sono sveglio, sei sempre tu il mio CHIODO
fisso” cantava nel non troppo lontano 1981 Eduardo De
Crescenzo. Tutti ricorderanno quella splendida canzone,
struggente e ricca di pathos per un amore finito. Quello che
invece non finisce mai è l’amore per un altro tipo di CHIODO,
di pelle, aggressivo e tanto tanto rock che attraversa le stagioni,
reinventandosi ogni anno per permettere a fanciulle e fanciulli,
giovani e meno giovani, di indossarlo da generazioni. Per la
precisione era il 1928 quando IRVING SCHOTT dava alla luce
il primo “Perfecto”, il classico giubbino pensato appositamente
per i motociclisti, duro, grezzo e nemmeno particolarmente bello.
Comodo se mai, con le chiusure a zip, per evitare che il vento e
la velocità facessero sbattere tasche e colletto. E caldo, in pelle di
bue o cavallo. Con chiusura a cerniere oblique.
Cosa fa, quindi, del chiodo uno dei must have per eccellenza? Cosa
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MonzaClub
riesce a trascinarlo intatto nel tempo dagli anni '20 ai giorni nostri?
Senza ombra di dubbio la versatilità: ogni stilista lo ha sempre
reinterpretato a suo modo, rendendolo, a seconda delle mode del
momento, più aggressivo o più romantico, si presta oggi ad ogni
tipo di outfit. Abbiamo ammirato la splendida Sara Jessica Parker
indossarlo in maniera sublime: nero e molto molto corto, abbinato
ad un elegantissimo abito lungo a pieghe rosa confetto e quel tocco
glam che contraddistingue da sempre l’attrice: guantino in pelle
color panna. Ma ci piace moltissimo anche in versione rock, con
skinny jeans e boots borchiati, che stanno spopolando proprio in
questa stagione. Ma pensandoci attentamente, questo non basta:
ciò che ha reso così popolare il chiodo è senza dubbio l’essere stato
associato da sempre a personaggi molto cool del cinema e della
musica, che ne hanno fatto uno status symbol. Perché, diciamolo,
il chiodo è trasgressivo, è da disadattati, da ribelli. È un capo da
Michael Jackson
Uno tra i più grandi artisti di tutti i tempi.
“Thriller” l’album più venduto della storia della
musica. Ben 110 milioni di copie in tutto il
mondo. E album dei record, grazie anche al
video clip, un vero e proprio cortometraggio in
cui l’artista, grazie a tecniche d’avanguardia
per l’epoca, era il 1982, si trasforma in lupo
mannaro. Nel 1984 Thriller riceve 12 nomination ai Grammy Awards e ne vince 8 (cifra record per un solo album). Anche il famosissimo
chiodo di pelle rossa indossato da Michael nel
video è un chiodo da record: due anni dopo la
sua morte è stato venduto all’asta a Beverly
Hills, in California, per una cifra da capogiro,
ben 1,8 milioni di dollari. Il ricavato è andato in
beneficenza a favore di animali e bambini in difficoltà, così come
avrebbe voluto il Re
del Pop.
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Lifestyle
IL SELVAGGIO
Film del 1954, vede il protagonista
Marlon Brando, capo di una banda di
teppisti in motocicletta, spargere il terrore
nella cittadina californiana di Wrighsville.
Questo film fu l'antesignano della moda dei
biker movie che fiorì negli anni '60.
Non ebbe un grande successo quando
uscì, ma fece epoca. Proibito nella puritana
Inghilterra fino al 1968. Brando in giubbotto
di pelle nera divenne un'icona internazionale.
Una delle immagini più celebri del film, fu reinterpretata da Andy Warhol nel 1966. L'opera
del padre della Pop Art sarà messa all'asta nella sede newyorkese di Christie's per 15 milioni
di euro (20 milioni di dollari). Intitolata "Marlon",
è una serigrafia su tela di 104.2 x 117,1 cm, realizzata da Warhol 12 anni dopo l'uscita nelle sale
del film. Fino a oggi era di proprietà del collezionista e miliardario Donald L. Bryant Junior che ha
deciso di venderla. L'asta è in programma per
questo novembre.
Marlon Brando ne “Il selvaggio”, film del 1954. È il pezzo forte del
guardaroba di Andy Warhol, che addirittura li collezionava. Ed è
stato indossato da artisti del calibro di Michael Jackson, Freddy
Mercury e Madonna. Per non dimenticare gruppi punk-rock
degli anni ‘70 e ‘80, come i Sex Pistols o i Ramones che hanno
riempito il chiodo di borchie, catene di metallo e altri accessori,
facendo nascere anche il nome della giacca in questione, chiodata,
appunto. Dagli anni ‘90 in avanti lo abbiamo ammirato in versione
molto sagomata e aderente, magari tempestato di swarovsky per
essere appetibile anche alle donne che non vogliono rinunciare
alla propria femminilità. Ovviamente anche in questo autunno
molto GLAM ROCK, il chiodo si inserisce alla perfezione.
Come pre-visto da noi di BeYourself4U e previsto da tutti gli stilisti,
il mitico giubbino di pelle è uno dei MUST HAVE, accanto a
stivali da motociclista, gonnelline svolazzanti di tulle o di pizzo,
pantaloni attillatissimi o dal cavallo basso e stretti sul fondo. Il
nostro preferito resta sempre il chiodo di BAILMAN, che ne ha
fatto un capo cult di ogni collezione autunnale o primaverile, in
cui le borchie sono l’elemento distintivo della maison, che utilizza
da sempre pelle colorata, nera o ghiaccio per un chiodo pieno di
buchi, borchie, spille e graffi: perfetto per il sabato sera ma anche
per un look cittadino casual punk.
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MonzaClub
Nel 2011 il chiodo si “immola”
per una nobile causa
Da Sisley il giubbotto da biker è diventato una tela per
i creativi pop contemporanei allo scopo di finanziare
il museo Andy Wahrol mettendo all’asta 18 capispalla
personalizzati da altrettanti artisti del calibro di Rita Ackermann, Dan Colen e Nate Lowman. L’officina giovane del
gruppo Benetton ha affidato questo arduo compito a designer
del panorama pop contemporaneo, brillantemente assolto: grazie
alla loro creatività hanno fatto della giacca delle giacche una vera
e propria tela sulla quale si sono sbizzarriti a colpi di spray, vernici,
borchie e accessori vari. Questo esperimento ha dato vita a capi unici
che sono stati esposti lo scorso anno per una settimana nello store Sisley, ovviamente della capitale italiana della moda, in Piazza San Babila.
LEGGENDE
METROPOLITANE
si vocifera tra gli addetti ai
lavori della moda che il nome
del chiodo potrebbe derivare
da veri e propri chiodi che i
“metallari” portavano nelle
taschine con chiusura a zip
all’altezza della spalla. Non
certo i classici “figli di papà”,
ma i ben noti “ribelli”, ragazzi
contro, che volevano opporsi
ai conformismi della società.
Ma a cosa saranno mai
serviti i chiodi che si portavano in giro? Forse
è meglio lasciare
inevasa la
domanda!
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Toys for Boys
La guerra
Un'intuizione geniale ha trasformato un prodotto utile in indispensabile.
E grazie a Steve Jobs è partita una corsa destinata a non arrestarsi
O
rmai è proprio una mania. Tutti, ma proprio tutti i
principali player mondiali hanno dovuto rincorrere
Apple e il suo concept più innovativo. Il tablet.
Diventato un vero e proprio accessorio multitasking, in grado
di soddisfare più esigenze, dal businessman allo studente,
dalla casalinga ai bambini, tutti hanno scoperto l’utilità di
averne uno. Utilità, sia ben chiaro, che pur non facendo
rima con indispensabilità, è una delle principali leve di
vendita. La flessibilità e la portabilità sono gli elementi che
contraddistinguono questo oggetto divenuto un vero e proprio
cult negli ultimi dodici mesi, cioè da quando il mercato si è fatto
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più dinamico e interessante, in termini di modelli e prezzo.
Dal giorno in cui Steve Jobs rivelò l’esistenza dell’iPad , il mondo
della tecnologia ha subito l’ennesimo scossone. Un po’ come era
successo anni prima con l’iPhone, tutti i competitor della mela
si sono dovuti adeguare e hanno iniziato la rincorsa.
Se precedentemente i pc tablet erano considerati un mero
prodotto business, Apple è riuscita convertirne l’uso in
domestico promuovendo un modello essenziale e duttile. Infatti,
nonostante generalmente si pensi il contrario, Steve Jobs non ha
ideato il tablet, ma si è limitato a reinventarlo sviluppandone il
software sulla base degli smartphone. La vera novità, rispetto ai
modelli che si erano succeduti nel decennio precedente, era data
dalla possibilità di svolgere tutte le funzionalità con il semplice
tocco delle dita senza l’ausilio di strumenti esterni.
Era il 27 gennaio 2010. Da quel giorno l’iPad è diventato un vero
dei tablet
e proprio protagonista delle nostre giornate, riuscendo a vincere
la resistenza anche di quanti, inizialmente, l’avevano bollato
come un inutile e costosissimo gadget di lusso.
Forse per rispondere a queste critiche, i principali competitor
hanno fatto a gara per lanciare i propri modelli di tablet.
Tra i primi a rispondere all’appello c’è la coreana Samsung che,
nel settembre dello stesso anno, lancia il primo Galaxy Tab con
sistema operativo Android, la statunitense Motorola e l’Asus,
quest’ultima capace di dinamizzare un mercato sostanzialmente
livellato con prezzi molto al di sotto dei competitor.
A distanza di quasi tre anni dal lancio del primo iPad, oggi
il settore dei tablet è in continua crescita con dati di vendita
impressionanti che però sembrano sempre meno premiare il
marchio di Steve Jobs. Nell’ultimo anno, infatti, una significativa
quota di mercato ha privilegiato prodotti come il Kidle Fire di
Amazon, riuscendo a sottrarre a Apple almeno il 31% delle
nuove vendite grazie a prezzi fortemente concorrenziali.
È senz’altro la politica di pricing, in piena crisi economica, a
dettare legge e a decretare il vincitore di una gara che sembra
ancora aperta, soprattutto oggi con l’imminente arrivo di
Surface, il primo tablet di nuova generazione firmato Microsoft.
Sarà proprio l’headquarter di Bill Gates a dover sfidare il nuovo
nato in casa Cupertino, l’iPad mini di prossima uscita.
Non ce ne vogliano gli amanti delle altre case produttrici, ma
con l’arrivo di Microsoft sul mercato, tornerà in scena l’antica
rivalità tra i due pionieri della tecnologia, tra Bill Gates e il
compianto Steve Jobs. Due uomini che hanno condizionato il
mondo, non solo dell’hi-tech. E che ci hanno sempre abituato,
come in uno scontro tra titani, a combattere con le armi
dell’innovazione e del progresso.
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Oggetto del desiderio
Profumo... di successo
Ha esordito a settembre sul palcoscenico del Macef.
Ed è già un must have. Con un occhio al design e uno al prezzo.
P
rofumo…di successo. Un irrinunciabile per la stagione entrante il
profumatore per borsetta Milledy,
ideato da Millefiori, società al 100 per
cento italiana, specializzata in profumatori per ambiente di fascia alta. Un accessorio da sfoggiare ogni qualvolta ci si trovi
ad aprire la borsetta. Per lo shopping, la
spesa, una fragranza appositamente
selezionata in grado di far passare
qualsiasi dubbio quando ci si
trovi ad estrarre il portafoglio.
Anche perché la novità studiata
da Michele Venisti, star emergente del design, con un occhio
guarda alla bellezza, ma con
l’altro anche al prezzo.
La confezione con tanto di foulard a
trama floreale non supera i 20 euro.
Una novità a portata di tutte le tasche,
dunque, che si preannuncia un vero must
have. Il sistema è semplice: all’interno di
una cover dai colori ricercati, è posizionata la card profumata. Diciotto le fragranze
e otto i foulard abbinabili. Elegante la
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MonzaClub
selezione che va dal nero di Oxygen al
marrone chiaro di Sandalo e Bergamotto, viola per Melody Flowers, rosa per
Jounquille e rosso scuro per Icing Sugar.
Del resto Venisti ha firmato e presentato
anche un altro oggetto di tutto rispetto,
Vetroquadro, un sapiente accostamento
tra vetro, legno e tecnopolimeri che danno vita ad un profumatore estremamente raffinato in variante con
lampada catalitica. Ugualmente
destinato al successo il profumatore per auto gioiello, sempre
per Millefiori, capace di dare
un vero tocco chic a qualsiasi
quattro ruote. Anche a quella
che ne ha meno bisogno…
Hi tech | App
maxi
Un
grandangolo
in un piccolo Iphone
Si chiama DMD Panorama e permette di scattare foto impossibili da ottenere con il normale
obiettivo in dotazione con l'Iphone. Divertente, suggestiva e, perché no...completamente gratuita
C
ome trasformare il proprio Iphone
in un super grandangolo? Semplice.
Con un app davvero ben fatta. Si
chiama DMD Panorama, è gratuita e
permette di realizzare scatti che sarebbe
impossibile avere con il normale obiettivo in dotazione con il telefono. La si
può scaricare sia nella versione Iphone
che in quella Ipad e il funzionamento si è
rivelato piuttosto semplice. Questa app,
infatti, non fa altro che eseguire una serie
di scatti e fonderli alla massima velocità.
Un panorama diventa così possibile da
creare con appena tre scatti. Fondamentale tenere il proprio telefono in posizione
perfettamente verticale (ma è soltanto
questione di pratica, due o tre volte e
si è già degli esperti) e ruotare in senso
orizzontale il telefono. Mano a mano che
il cursore, cui è stata data l’immagine di
Ying e Yang separati, si congiunge per
formare un unico simbolo, la macchi-
na scatta la foto. Così per almeno tre o
quattro volte a seconda dell’ampiezza del
panorama. Divertente, sorprendente e
perfetta per utilizzi web.
Il primo che ci viene in mente? Il diario
di facebook. Insomma, una app dalle ottime recensioni. Tanto che c’è chi spera in
un futuro anche in altissima risoluzione...
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MonzaClub
Motori | Auto
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IF NA
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MonzaClub
A
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A
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S
E
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N
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C
È una delle grandi
attese del mercato 2012, la
nuovissima Audi A3 presentata al Salone
di Ginevra è arrivata nei concessionari in queste
settimane ed è già un grande successo. Sempre attenta
al mercato, la casa tedesca anche questa volta non ha
di Riccardo Tagliabue - foto: studiofocus.com
disatteso le aspettative
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MonzaClub
Motori | Auto
T
utte le case automobilistiche periodicamente
devono rinnovare le proprie auto e questo non è
sempre facile in un mercato così ricco di offerte.
Trovare sempre il giusto compromesso tra l’innovazione
tecnologica e quella estetica, cercando di interpretare
quali saranno le richieste degli utenti, tenendo presente
la grande crisi che affligge il settore è la sfida da affrontare
da parte dei produttori.
Il modello A3 è una delle auto del gruppo più vendute, il
primo modello è stato presentato nel 1996 e da allora è
sempre stato un successo per la casa dei 4 cerchi.
La nuova versione era molto attesa dal mercato e,
soprattutto, dai concessionari, che sperano con questa
novità di “risvegliare” un po’ le vendite di un settore che
più di tutti sta sentendo la crisi economica.
Le differenze estetiche a prima vista con il modello
precedente non sono tantissime, anzi a ben guardare sono
proprio poche, ma questo è un po’ lo stile tedesco, di
non stravolgere troppo (se non in alcuni casi) rispetto al
passato. Questo sicuramente porta a fidelizzare la clientela
(che riconoscono velocemente lo stile della casa madre)
e soprattutto non svalutano in modo drastico i modelli
precedenti, quindi un occhio anche al mercato dell’usato
e alla tenuta dei prezzi negli anni.
Le novità maggiori sono negli allestimenti interni
che conferiscono all’abitacolo una sensazione di spazi
maggiori rispetto al passato, con tutta la strumentazione
a “portata di mano”, facilmente utilizzabile senza distrarsi
dalla guida.
Tutte le riviste di settore motoristico riportano che
questa nuova A3 è la prima del gruppo tedesco su cui
viene applicato il nuovo “pianale MQB”, che sarà parte
dei prossimi modelli del gruppo Audi-Volkswagen.
Un concetto di rinnovamento che parte proprio dalla
produzione di uno dei modelli più popolari dell’Audi,
che condividerà questo pianale proprio con la Golf,
sicuramente una delle auto più riuscite al gruppo
Volkswagen.
Un pianale che non ha stravolto le “misure” di questa A3,
ma che ha migliorato ancora di più la guida: facile e di
grande “comfort”.
I motori utilizzano tutti la tecnologia TFSI che unisce
i vantaggi del FSI (efficienza e dinamismo) con un
turbocompressore e questo garantisce un’erogazione della
potenza decisamente migliore.
Gli allestimenti sono: 1.4 da 90Kw, 1.8 da 132 Kw e il
diesel 2.0 TDI da 110 Kw.
Il primo chiaramente è un motore destinato a chi utilizza
l’auto soprattutto nei cicli urbani, che non cerca grandi
prestazioni nei lunghi trasferimenti e che è attento ai
consumi: un motore così leggero (grazie al monoblocco in
alluminio) permette di risparmiare peso e quindi anche i
consumi.
Particolari del cruscotto...
Il simbolo Audi
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MonzaClub
La versione 1800 è decisamente più “sportiva” e con il
cambio “S tronic” accelera da 0 a 100 in 7,2 secondi.
Sempre attenti alle emissioni in Audi hanno inserito il
sistema “Valvelift” che oltre a far risparmiare carburante,
riduce le emissioni di Co2.
Il TDI ha un sistema con 4 iniettori denominato
“common rail”, che permette un ottimo equilibrio tra
prestazioni, comfort e acustica ed eroga 110 Kw. Fino
a qualche anno fa i motori diesel erano considerati
decisamente meno prestazionali rispetto ai benzina, ma
dal 2006 Audi ha proprio dimostrato nelle competizioni
che i motori diesel possono competere al pari con i
benzina: vincendo nella 24 ore di Le Mans e bissando il
successo nel 2011.
Un’auto quindi adatta a tutti e che ha fatto della sua
versatilità la sua dote migliore: signorile, perfetta per
fare le commissioni, per andare in vacanza con gli amici,
per cercare emozioni sportive, per avere comfort e bassi
consumi.
Questi i punti di forza che in questi anni hanno portato
il marchio Audi a scalare le classiche di vendita di
tutti i mercati, riuscendo ad entrare nel cuore degli
automobilisti investendo in tecnologia e riuscendo a fare
automobili dalle linee innovative e belle.
Il costo della versione TDI della prova è a partire da Euro
23.160,00. Poi vanno aggiunti tutti gli optional...
Il motore del modello TDI
della nostra prova - 7539
Il bagagliaio capiente dell’Audi A3
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MonzaClub
Motori | Moto
Fino a qualche anno fa sarebbe stato
impensabile che un mezzo di questo tipo
fosse dedicato ai quattordicenni. ma la
Valenti Racing di Lissone ha realizzato
un fuoristrada e un motard
di altissimo livello per i giovani
teenager. Prestazioni da moto d
a competizione in un cinquantino
da sogno che è realtà
GIOVANI
MOTOCICLISTI
di Riccardo Tagliabue - foto: studiofocus.com
V
con le classiche ruote più adatte per una guida stradale.
L’enduro racing ha già vinto a livello nazionale diversi
campionati e ottenuto riconoscimenti importanti dai vari
giornali di settore che l’hanno testata.
Due le colorazioni che caratterizzano questo cinquantino:
giallo per la versione da enduro e giallo e bianco per
alenti Racing nasce dalla mente e dalle mani di
Enzo Valenti, imprenditore brianzolo che ha fatto
della passione per le moto da cross una professione
riconosciuta a livello internazionale.
In una piccola officina di Lissone ha iniziato a mettere a
posto le moto degli amici, poi è diventato concessionario
Suzuki e ha anche costruito dei veri e propri prototipi che
hanno portato il nome Valenti sui circuiti di motocross,
vincendo diversi titoli e dando lustro all’imprenditorialità
del nostro territorio. Negli anni la struttura è cresciuta e
Valenti è diventato l’importatore per tutta Italia dei modelli
motocross del prestigioso marchio giapponese Suzuki;
inoltre realizza per il nostro mercato e gran parte d’Europa
i modelli da Enduro e Motard e importa i quad per il nostro
mercato.
La passione di Enzo Valenti non è mai diminuita e dalle sue
esperienze ha maturato la creazione e realizzazione di una
moto per i più giovani e ha così creato la “Valenti RME 50”.
Un modello nato per le competizioni di enduro, che si
è anche trasformato in un modello di serie adatto per i
trasferimenti quotidiani dei più giovani, da casa a scuola e
per uscire con gli amici. Così oltre al modello RME con le
ruote tassellate ha realizzato anche una moto da Motard,
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MonzaClub
Un particolare della catena
La strumentazione
Anche la marmitta è dedicata a motori di alte prestazioni
e così tutta la componentistica: dalla corona alla catena,
dal carburatore alla strumentazione (essenziale ma con
tutto quello che serve per chi deve andare su strada), senza
chiaramente tralasciare il motore.
Il modello racing è ovviamente rivolto ad una utenza che
ama le competizioni, una moto dedicata a giovanissimi che
vogliono apprendere le tecniche del fuoristrada potendo
contare su di un mezzo altamente performante.
I due modelli, sia da enduro che da motard, meno prestanti
sono invece dedicati a tutti coloro che vogliono una valida
alternativa allo scooter e che amano salire su una “vera”
moto anche a 14 anni.
Gli standard di allestimento sono di altissimo livello e
questo, oltre a rendere le moto esclusive, garantiscono una
grande sicurezza di guida: con una ciclistica degna di una
moto da competizione, dai freni alle sospensioni, dal telaio a
tutti i dettagli.
Il fascino del fuoristrada e delle derapate in stile
motard attraggono tantissimo i teenager e per questo
la Valenti Racing ha deciso di produrre questi modelli,
che in brevissimo tempo hanno conquistato il cuore dei
giovanissimi e forse anche dei loro genitori.
la versione da motard. La moto da enduro racing ha
accorgimenti degni di una moto da competizione
di cilindrata ben superiore, a partire dalle forcelle
anteriori completamente regolabili ad un forcellone
e monoammortizzatore direttamente derivato dalle
competizioni più estreme.
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MonzaClub
Sport
a cura di
Metti un week-end
in Autodromo
Sport, divertimento e charity: Monza Marathon Team in prima linea
nella due giorni caratterizzata dalla nona edizione della Mezza
e dall’evento AIDS Running in Music
agenda
ottobre 2012
14 ottobre
Mezza delle Groane,
Senago (21 km)
Trofeo Pell e Oss (Cross)
Milano Fit Marathon (21 km)
Maratona d’Italia, Carpi (42 km)
di corsa
21 ottobre
Maratonina di Cremona (21 km)
Amsterdam Marathon (42-21km)
26 ottobre
100 km del Sahara No-Stop
28 ottobre
1° Trofeo Massi Pelli, Monza (10 km)
Maratona di Venezia (42 km)
Lucca Marathon (42 km)
4 novembre
New York City Marathon (42 km)
Sport
Migliaia di tifosi hanno sostenuto il campione
di motonautica nella tappa di Cernobbio
del Campionato del mondo di Clas-1.
Un fine settimana caratterizzato da tanta sfortuna,
ma la sfida al primato è rilanciata
Guido Cappellini
La classe
non è.... acqua
di Raffaele Pozzi
V
oleva regalare l’ennesima grande gioia ai propri tifosi.
Voleva gettare alle spalle una stagione caratterizzata da
parecchia sfortuna ottenendo un risultato di prestigio nelle
sue acque. Quel ramo del lago di Como, ma sponda lariana, dove
anche quest’anno Guido Cappellini è stato grande protagonista
nell’organizzazione della due giorni (22-23 settembre) di
Campionato mondiale Class-1 di motonautica regalando a
Cernobbio un palcoscenico internazionale. L’evento è riuscito
con decine di migliaia di spettatori assiepate sulle sponde, ma
sotto il profilo del risultato sportivo non tutto è filato liscio per
il 53enne campione comasco che nel suo curriculum vanta ben
dieci titoli mondiali in Formula Uno. La vigilia è stata frenetica
nel tentativo di risolvere quei problemi di affidabilità del suo
Poliform 74 riscontrati fino a quel momento. E così “abbiamo fatto
verifiche accurate scendendo in acqua tutti i giorni per migliorare
le nostre prestazioni, consapevoli di poter finalmente lavorare
al cantiere Tullio Abbate di Mezzegra, con lo Special Team
Guido Abbate, che è ormai la nostra collaudata base logistica
e tecnica per i test - spiega Cappellini - Sapevamo che replicare
il successo del 2011 sarebbe stata impresa ardua, ma eravamo
fiduciosi anche se consapevoli del fatto che tutti i concorrenti
continuano a sviluppare le loro barche”. Poi è arrivato il giorno
delle prove ufficiali con il problema alla pompa di benzina che
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MonzaClub
ha negato al catamarano Poliform 74 la possibilità di giocarsi
la pole position. Poco male. Gli inglesi lo chiameranno anche
“Local hero”, ma Cappellini ha soprattutto una gran testa dura
e determinazione da vendere tanto da presentarsi al via di gara-1
con il fidato Giampaolo Montavoci alle manette.
Già la sesta posizione nello schieramento di partenza costringeva
a una gara tutta in rimonta, ma come se non bastasse è arrivata
l’ennesima tegola di un week end stregato: a causa del livello delle
acque particolarmente basso e di un errore di posizionamento
delle barche al pontile di partenza, l’incolpevole Poliform 74 ha
urtato il fondale del lago con l’elica. Da qui il rientro immediato
di Cappellini al paddock per la sostituzione in tempi record
del componente meccanico per una gara che ai più sembrava
compromessa. “Non si è trattato di sfortuna, la nostra barca è
stata schierata in un punto della wet pit al limite del pescaggio
e questo non doveva essere ammesso - non usa giri di parole il
campione - Dopo la sostituzione, le eliche in gara non ci hanno
dato la massima velocità sui rettilinei permettendoci di risalire
solo una posizione”. In sintesi un quinto posto che legittimava a
puntare più in alto il giorno seguente in gara-2. Ed invece, come
spesso accade, piove sul bagnato. Nella competizione domenicale
Poliform 74 è protagonista di una buona partenza risalendo in
pochi istanti dalla quinta posizione e lanciando l’assalto alla
NUMERI DA RECORD
10 I titoli mondiali vinti in Formula 1
171
Il numero di Gp disputati in F1
70
Le pole position conquistate
62
I Gp al termine dei quali ha tagliato
per primo il traguardo
terza piazza già all’altezza della prima boa. Il ritmo sostenuto è
quello dei primi fino all’ennesimo inconveniente: l’asse soggetto
ad enormi sollecitazioni in gara si rompe portando con sé sul
fondo del Lario quell’elica sostituita il giorno precedente.
Inevitabile il ritiro.
“Le prestazioni ci sono e la nostra grinta ci porta sempre a lottare
con i primi, ma la sequenza negativa di problemi di diversa
natura continua a toglierci risultati - conclude Cappellini - Ora
abbiamo modo di fare gli ultimi test in acqua e provare ancora
una volta le eliche, poi la doppia trasferta mediorientale ci
fermerà dal momento della spedizione della barca a novembre
fino ai giorni della gara”. I prossimi appuntamenti con la Class-1
saranno appunto le quattro gare di Dubai e Abu Dhabi dal 13
al 21 dicembre. La sfida è rinnovata. Perché la passione di quel
bambino che a soli tre anni saliva sul primo kart e a cinque
dedicava tutte le sue attenzioni al primo catamarano a motore,
oggi nonostante i trionfi e gli allori conquistati è ancora forte. E
la classe non è acqua…
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MonzaClub
Sport
la terra rossa
...dà buoni frutti
Oltre 15 delegazioni hanno dato vita alla seconda
edizione dei Giochi regionali dedicati a ragazzi
con disabilità intellettiva. Tre giorni di sport e
riflessione che ha coinvolto Monza e la Brianza
di Omar Giudici
L
a terra rossa ha dato i suoi frutti. Ancora una volta. Il
Circolo tennis Monza ha dato vita alla seconda edizione dei
Giochi regionali Special Olympics Italia della Lombardia.
Tutto ha avuto inizio con la cerimonia di apertura che con il suo
entusiasmo e con i suoi colori ha illuminato le vie del centro di
Monza fino all’accensione della fiamma olimpica. Segno tangibile
che la città stava vivendo un appuntamento importante. Tre giorni
di sport con 43 atleti in gara in rappresentanza di 15 delegazioni
provenienti da Lazio, Veneto, Piemonte, Lombardia e persino
dall’Ungheria. Al loro fianco il campione olimpico Igor Cassina
e soprattutto i numerosi volontari che hanno reso possibile
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MonzaClub
l’evento. Tre giorni per riflettere sulle tematiche della disabilità
intellettiva come sa fare solo Special Olympics che si è affidata
all’ormai rodata organizzazione di Carlo Lazzarin e del Circolo
tennis Monza che da tempo ha aperto la propria attività a ragazzi
disabili e sta diventando un punto di riferimento e un modello
per altre realtà che vogliono crescere in tal senso. Qui è nata la
Scuola tennis Insieme per un sorriso diretta da Alberto Ciriani
che in poco tempo ha coinvolto non solo Monza, ma anche i paesi
limitrofi vedendo crescere esponenzialmente i propri numeri.
L’organizzazione della seconda edizione dei Giochi regionali di
tennis è un’ulteriore tappa di un percorso che andrà lontano. Una
maratona di tennis conclusa con le premiazioni e con una festa
improvvisata sui campi in terra rossa. “È forse l’immagine più
bella dei tre giorni e che mi resterà sempre nel cuore – racconta
Alberto Ciriani – Tutta la macchina organizzativa, con il grande
apporto degli Alpini, della Protezione civile e del Gruppo volontari
del ’49, ha funzionato come un orologio svizzero e ha regalato a
questi ragazzi un’esperienza indimenticabile. La conferma arriva
dagli atleti stessi che hanno manifestato la volontà di tornare in
Brianza il più presto possibile”. E torneranno. Perché l’energia che
trasmette un evento Special Olympics genera altri frutti.
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MonzaClub
Sport | Golf
BRIANZA
REGIONALE
Il challenge “Regionale Golf Lombardia”
ha disputato la finalissima sul campo del
Brianza Country Club di Usmate: dopo 28
gare di qualificazione in tutti i circoli della
V
enerdì 31 agosto e sabato 1 settembre la perturbazione
che ha colpito il nord d’Italia non è riuscita a fermare la
finalissima del Regionale Golf Lombadia: il challenge di
golf che è stato organizzato dalla T.W.O di Monza, che negli
ultimi due anni ha organizzato il Trofeo Golf Monza e Brianza.
L’idea è venuta a Riccardo Tagliabue, che dopo anni di esperienza
in altri sport, ha deciso di portare un format nuovo nel gioco del
68
MonzaClub
golf, creando un circuito per amatori come non si è mai visto:
una tappa di qualificazione in ogni circolo della Lombardia che
avesse almeno 18 buche e nella nostra regione sono 28, con oltre
198 premi di categoria consegnati e 280 premi speciali vinti in
campo dai partecipanti.
I vincitori di ogni tappa e di ogni categoria ottenevano l’accesso
alla finalissima; il circuito è partito il 17 marzo a Villa d’Este e
Lombardia e oltre 3.500 giocatori. Una
finale importante che ha visto il monzese
Franco Guerrieri del club Villa Paradiso
di Carnate aggiudicarsi il prestigioso trofeo.
si è concluso al Golf Varese il 4 agosto. Da qui ne sono usciti gli
84 finalisti che si sono incontrati il 31 agosto al Golf Brianza
Country Club di Usmate.
Un torneo importantissimo che ha visto numerosi sponsor
supportare l’iniziativa a partire da Red Bull, che ha istituito il
“Red Bull Final 5”: una gara nella gara, visto che i vincitori sono
stati coloro che hanno fatto il miglior risultato sulle ultime 5
buche di ogni tappa e si sono trovati ad Usmate per aggiudicarsi
la vittoria assoluta e due biglietti per il Gran Premio di Formula
1 della settimana successiva a Monza.
Oltre alla famosa bibita energetica, tra gli sponsor del territorio
emergono: UBI Banca Popolare di Bergamo, Solar Green
Pannelli Solari, Audi e Volkswagen attraverso la concessionaria
Pirola, Centro Odontoiatrico Giannini, Fedeli Cashmere,
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MonzaClub
Sport | Golf
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MonzaClub
C-Hotel, Golf e Non Solo, MePa Assicurazioni e molti altri.
Dopo due mesi di caldo afoso e la quasi completa assenza di
pioggia, le previsioni per il weekend della finale non erano certo
delle migliori, con temporali e piogge intense.
Dopo le abbondanti piogge del giovedì notte, venerdì mattina i
primi a scendere in campo verso le 9 hanno potuto assistere al
graduale miglioramento del tempo e dopo qualche ora dal via
il sole è uscito accompagnando tutti i finalisti fino al termine
della competizione e solo a quel punto la pioggia ha ripreso a
scendere copiosa.
Dalla classifica assoluta ne sono usciti gli 8 finalisti che il giorno
dopo avrebbero disputato il match play a partire dalle 8, la
vincitrice del Red Bull Final 5 Anna Maria Grossi e i vincitori
provinciali. Vincitrice della Provincia di Monza e Brianza è stata
Silvia di Staso del Golf Milano. La mattina del sabato il campo
era al limite della praticabilità per la tanta pioggia scesa durante
la notte, ma dopo la partenza della prima coppia il tempo ha
iniziato a volgere al bello e ancora una volte il sole è riuscito a
“bucare” le nuvole e ha regalato una bellissima giornata a tutti
i giocatori in campo: oltre ai finalisti anche altri 130 giocatori
hanno fatto da perfetta cornice con una gara di contorno.
All’ultima fase del match play sono arrivati il monzese Franco
Guerrieri e il comasco Salvatore Figini, che accompagnati dalle
bellissime caddies della Puma, hanno dato vita ad una bellissima
e agguerrita finale. Al termine ne è uscito vincitore Guerrieri,
che alla sera durante la cerimonia di premiazione di fronte ad
oltre 100 persone ha ricevuto il Trofeo che dovrà rimettere in
palio l’anno prossimo.
Durante la serata sono stati consegnati i numerosissimi premi in
palio e tutti i presenti sono stati rallegrati dalla musica e dagli
aperitivi offerti dalla Red Bull… Ma la presenza della bellissima
presentatrice Francesca Belussi e della numerose modelle vestite
Aftershock non è certo passata inosservata.
L’appuntamento per tutti è solo rimando al 2013!
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MonzaClub
Cultura
La
storia
in una
mappa
Raccontare l’ impresa lombarda
attraverso le carte geografiche.
Un viaggio suggestivo grazie
al lavoro del cartografo
Giovanni Brenna
C
ome è mutata la Lombardia, quali ne sono stati i cambiamenti
socio – economici, quelli industriali e di sviluppo.
Tutto attraverso una mappa geografica. L’origine mostra
organizzata all’interno dell’Arengario offre agli appassionati di
storia un’occasione davvero unica. Quella di visionare l’opera
di Giovanni Brenna, Primo Tenente, ingegnere e cartografo
dell’Ottocento. In tutto 45 carte che raccontano come il territorio
lombardo è mutato nel corso del diciannovesimo secolo attraverso
nuove realizzazioni, sviluppo residenziale e demografico. Insomma,
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MonzaClub
una storia da leggere sulle cartine. Pensare che proprio alcune di
queste preziose mappe furono finanziate in anticipo proprio da
imprenditori e privati desiderosi di essere tra i fautori delle prime
cartine geografiche immortalanti il territorio di una Milano
oramai moderna e sulla via del suo pieno sviluppo. Le opere
saranno in mostra fino al 25 novembre, da martedì a venerdì
(dalle 15 alle 19), sabato, domenica festivi dalle 10 alle 12 e dalle
15 alle 19. Per informazioni è possibile contattare l’ufficio Mostre
del Comune al numero: 039/366381.
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MonzaClub
Cultura
Riproduzione di una cartolina, pubblicata con altre visioni della
nostra città, da un pittore monzese, grande disegnatore,
Fausto Cattaneo (1908-1969).
monza vista
dai campanili
di Pier Franco Bertazzini
M
Chiesa e monastero furono atterrati e le monache costrette a
trasferirsi. Ma se vogliamo credere a Bonincontro Morigia, il
popolo di Monza desiderava che “in vicinanza della distrutta,
un’altra chiesa si erigesse sempre a onore della Vergine”.
Così, mentre Galeazzo II Visconti decideva ampi lavori di
riparazioni al castello “un certo fedele Religioso e divoto Frate
dell’ordine del Frati della Penitenza de Maritati della nostra
Terra di Monza, per nome Frate Giovanni …..cominciò in detta
vicinanza la fabbrica della Chiesa”, trasformando in Oratorio
un edificio preesistente con l’aiuto economico dello stesso
Galeazzo II e dei lanaiuoli monzesi.
E il Morigia ci fa sapere che, miracolosamente, la Beata
Vergine Maria mandò un milanese di venti anni soltanto,
di nome Ambrosolo, assistendolo e ammaestrandolo perché
dirigesse i lavori. Ecco perché la parete nord della chiesa
prospetta su via Ambrogiolo, una straducola chiamata
appunto via o vicolo. Si parla quindi di Santa Maria in
Strada.
L’anno della consacrazione della chiesa potrebbe essere il
1357. Accanto alla chiesa venne costruito un convento oggi
trasformato in scuola.
Nel 1393 i religiosi chiesero l’unione con i Frati Agostiniani
Eremitani di San Marco in Milano.
Molto probabilmente nel 1393 non c’era la facciata né il
campanile. Il campanile, così come lo si vede ora, è frutto
dei restauri operati da Carlo Maciachini, architetto, nel
1870. Il mitico Ambrosolo, del tutto sconosciuto se non
fosse stato citato in modo incontestabile da Bonincontro
Morigia, potrebbe essere uno dei tanti allievi di Giovanni di
onza vanta un grande patrimonio artistico, religioso e
culturale e ha contato nei tempi, dentro le mura come
nei sobborghi e circondario, più famiglie di ordini
regolari e tante chiese.
Si pensi all’antichità veneranda della basilica monzese, da
sempre cuore e centro della città. Sui muri del Duomo e
nell’inestimabile patrimonio di reliquie, oreficerie, sculture
e dipinti del Museo e Tesoro c’è la storia del monumento e
della città, da Teodelinda ai nostri giorni.
A Monza dopo la basilica dedicata al Precursore, esisteva
una chiesa di Sant'Agata, un San Salvatore, un San
Michele, un San Martino, e altre chiese ancora.
Il Marimonti nelle sue “Memorie storiche della città di Monza”
riferisce che nel 1095 “una certa femmina di nome Otta fece
offerta di un suo terreno ad Urbano II, sommo Pontefice, che
si trovava a Milano, a condizione che vi potesse erigere con le
proprie sostanze una chiesa e un monastero per sè medesima e
per le sue compagne”.
Sorse così la prima chiesa in Monza dedicata a Maria detta
poi Sant Maria d’Ingino (dal nome del circondario) “e sopra
la porta d’essa chiesa vi era dipinta una divota e miracolosa
Imagine della stessa Gloriosa Vergine Maria con il Suo Figlio
nelle Bracchia”.
All’inizio del 1325 Galeazzo I Visconti fa costruire in
vicinanza un grande castello fortificato con la famosa
prigione nota come Torre dei forni. Un grande quadrilatero
con mura merlate e con un parco che dava sul Lambro. E
con le acque deviate dal fiume si riempiva una fossa larga
ben 13 metri a difesa del castello.
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MonzaClub
1. Riproduce la facciata com’era prima dei restauri del 1870.
Balduccio, scultore e architetto pisano, chiamato a Milano
nel 1334 da Azzone Visconti e documentato a Milano sino
al 1349. Tra l’altro val la pena ricordare che nell’orbita di
Balduccio si formò anche Matteo da Campione, lungamente
attivo nel cantiere del nostro Duomo, di cui realizzo la
grandiosa facciata a cinque campi.
Anche la fiorita facciata di Santa Maria in Strada, certo un
bel frontespizio di chiesa, ridente nei suoi cotti di vivo rosso
e col suo rosone dalla molte, belle e svariate modanature
concentriche, nella parte inferiore più volte rimaneggiata, si
presenta nella parte superiore nella sua forma originale.
Si tratta di un prospetto a capanna, nella parte terminale
a vento, come nel Duomo. Caratteristico l’andamento
geometrizzante degli ornati; bifore e rosoni chiusi da cornice
quadrata, edicolette concluse da cuspide triangolari un
tempo impreziosite da pitture con figure di Santi, oggi quasi
del tutto scomparse. La Madonna col Bambino nella nicchia
dell’ultimo ordine è stata datata agli inizi del ‘400.
Le foto 1) e 2) sono tratte, con il consenso degli autori,
da una pubblicazione “Complesso di S. Maria in Strada a Monza”,
edita nel 1967, oggi introvabile, lavoro degli architetti monzesi Giulio
Carnelli e Giovanni Rivolta.
2. La chiesa allo stato attuale, come la vedono oggi i passanti per via Italia.
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MonzaClub
Alta finanza
LA CONSULENZA
una BASE PER
sicuri INVESTIMENTI
SE FARE FOSSE
FACILE QUANTO
SAPERE CIO’ CHE VA
FAT TO, LE CAPPELLE
SAREBBERO CHIESE
E LE CATAPECCHIE
DEI POVERI PALAZZI
PRINCIPESCHI.
William Shakespeare
Massimo Prina
Consulente Finanziario
I risparmiatori italiani prendono
decisioni in materia finanziaria in
relazione alle indicazioni di banche,
promotori finanziari e assicuratori, altri
fanno da soli scelte d’investimento sulla
base di esperienze personali. Altri ancora,
prendono informazioni leggendo riviste
specializzate e navigando via internet,
mentre altri si fidano del passaparola
di parenti ed amici. La direttiva Mifid
(Markets in Financial Instruments
Directive) risponde all’esigenza del
risparmiatore di avere una maggiore
tutela nei confronti delle banche. Gli
obiettivi di fondo della direttiva sono:
tutela differenziata a seconda del proprio
profilo di rischio finanziario; integrità dei
mercati; rafforzamento dei meccanismi
concorrenziali,
con
l’abolizione
dell’obbligo di concentrazione degli
scambi sui mercati regolamentati;
efficienza dei mercati, finalizzata anche
a ridurre il costo dei servizi offerti;
miglioramento dei sistemi di governance
delle imprese di investimento ed una
migliore gestione dei conflitti di interesse.
La consulenza finanziaria ha per oggetto
la pianificazione, il monitoraggio, gli
obiettivi e risorse finanziarie di ogni
possibile risparmiatore che, non essendo
in possesso di adeguate competenze,
si rivolge ad un professionista
del settore: il consulente
finanziario.
L’attività
di
consulenza entra nel merito
delle
singole
questioni
valutando le possibili scelte di
investimento e finanziamento e
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il relativo effetto sull’equilibrio generale
del risparmiatore. La competenza di
un consulente finanziario non consiste
nella capacità di prevedere l’andamento
dei mercati e tantomeno di dare
performance corrette per il rischio
migliori di quelle del mercato. Chi fa
o genera aspettative di questo tipo,
non è un consulente finanziario. La
relazione tra professionalità e risultati,
nel panorama dei mercati non esiste.
L’andamento dei mercati finanziari
dipende da un numero di molteplici
variabili molte delle quali non prevedibili.
I prezzi dei titoli scontano tutte le
informazioni disponibili, per cui anche
per gli operatori delle maggiori case
d’investimento è impossibile disporre
di tutte le informazioni e conoscenze
per anticipare i mercati. Il compito di
un bravo consulente è invece quello di
evitare ai clienti di commettere errori
clamorosi derivanti dalle distorsioni
conoscitive sugli investimenti. Creare
un rapporto di reciproca collaborazione
e fiducia con il proprio consulente è
alla base per mantenere e arricchire
il proprio patrimonio, per accrescere
la conoscenza dei propri obiettivi e
monitorarli nel tempo, in relazione a
variabili diverse che possono portare a
cambiamenti anche totali degli obiettivi
concordati. È per questo che bisogna
avere un contatto costante e aperto, per
meglio affrontare i cambiamenti della
propria vita, che inevitabilmente possono
modificare le scelte precedentemente
pianificate d’investimento.
CONSULENTE DEL LAVORO
la riforma
entrata in vigore
sotto il governo
monti apporta
significative
modifiche
alla disciplina
vigente in materia
di lavoro.
ed è bene
conoscerne
possibilità
e condizioni
Dott.ssa Greta Leoni
Consulente del lavoro
di Milano
Il contratto a tempo determinato è
regolato principalmente dal D.Lgs.
368/2001, il quale definisce il campo di
applicazione e le modalità di gestione
di questa tipologia contrattuale.
Il 18 luglio scorso, con l’entrata in vigore
della cosiddetta “Riforma Fornero”,
sono state tuttavia apportate alcune
importanti modifiche alla disciplina
previgente. Tra queste l’apposizione del
termine.
Considerando che il contratto a tempo
indeterminato costituisce la forma tipica
del rapporto di lavoro, l’apposizione
di un termine, con riferimento ai
contratti a tempo determinato, deve
essere giustificata da motivazioni
specifiche che devono essere dettagliate
all’interno del contratto di assunzione.
In particolare, il legislatore ha
stabilito che le causali possono essere
esclusivamente di tipo organizzativo,
produttivo, tecnico ovvero sostitutivo.
Tuttavia, la Riforma Fornero ha
apportato un rilevante cambiamento:
a partire dal 18 luglio scorso, infatti,
è possibile stipulare il primo contratto
a tempo determinato senza specificare
la causale (contratto acausale). A tal
proposito si sottolinea che:
- il lavoratore con il quale si intende
stipulare il contratto a termine
cosiddetto acasuale deve essere
alla sua prima occupazione in
assoluto all’interno dell’azienda
interessata (a tal riguardo,
rilevano anche i periodi
nei quali il lavoratore,
seppur non lavorando alle
dipendenze dell’azienda, è
stato inserito all’interno della stessa
tramite somministrazione);
- la durata massima del contratto
acausale deve essere di 12 mesi e non
può essere prorogato, anche nel caso
in cui la durata iniziale sia inferiore
all’anno.
L’introduzione della possibilità di non
inserire la motivazione, tuttavia, non
preclude all’azienda la facoltà (sempre
con riferimento a soggetti sconosciuti
alle aziende), in presenza di reali
motivazioni, di giustificare il termine
del contratto con ragioni organizzative,
produttive e via dicendo.
In questo caso, non sarà necessario
rispettare il limite massimo di 12
mesi ed il contratto sarà prorogabile.
Tuttavia, in assenza di giurisprudenza
in materia, questa seconda soluzione
potrebbe essere rischiosa, in quanto
in caso di contenzioso - ed in assenza
di reali motivazioni di fatto - potrebbe
aver luogo la conversione a tempo
determinato. Saranno difatti i giudici
a stabilire se, trattandosi di primo
contratto motivato di durata non
superiore ai 12 mesi, le cui motivazioni
risultano essere infondate, lo stesso
potrà essere ricondotto nell’area del
contratto acausale, avendo potuto
l’azienda avvalersi di tale facoltà. In
ultimo, si precisa che è stato previsto che
i CCNL possono stabilire, nell’ambito
di particolari attività, ulteriori casi in
cui è possibile stipulare contratti senza
motivazione del termine.
TEMPO DETERMINATO:
COS’E’ CAMBIATO
con la RIFORMA FORNEro
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consulente legale
regime condiviso:
la madre sceglie?
il padre non paga...
una sentenza
della cassazione
ha dato ragione
ad un uomo
la cui ex moglie
aveva scelto
da sola l’istituto
a cui mandare
la figlia
Avv. Paolo Broggi
Avvocato civilista
del Foro di Milano
La prima sezione della Cassazione Civile
(sentenza del 20.06.2012 nr. 10174) ha
enunciato in questa recentissima decisione
che se, nel regime di affido condiviso,
la madre sceglie da sola la scuola della
figlia, le spese scolastiche non saranno
tutte poste a carico del padre. Premesso
che, nel caso di specie, il Tribunale aveva
disposto l’affidamento congiunto della
figlia ad entrambi i genitori, ponendo a
carico del padre un assegno mensile a
titolo di contributo per il mantenimento,
l’educazione e l’istruzione della minore,
nonché l’obbligo di provvedere a tutte le
spese di abbigliamento, medico-dentistiche
e scolastiche. La madre, senza interpellare
il padre, aveva tuttavia iscritto la figlia
presso un istituto scolastico privato e
successivamente aveva chiesto il rimborso
di tutte le spese sostenute al padre.
L’ex marito, pertanto, lamentava di non
esser stato consultato prima e contestava
l’addebito delle somme richieste per
l’iscrizione della figlia presso l’istituto
scolastico. Nell’esaminare tale eccezione,
la Corte d’Appello non aveva tenuto conto
che l’affidamento congiunto comporta
l’assunzione da parte di entrambi i
genitori degli stessi poteri e responsabilità,
richiedendo una costante e preventiva
consultazione, onde garantire la piena
partecipazione alla vita del minore
da parte di entrambe i genitori.
Secondo la nuova formulazione
dell’art. 155 cod.civ.,
viene ribadito il principio
di pari responsabilità di
entrambi i genitori nella cura,
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nell’educazione e nell’istruzione dei figli.
Tale principio, trova piena applicazione
nel caso di affidamento congiunto; se così
non fosse, l’apporto di uno dei genitori si
ridurrebbe ad una mera somministrazione
di denaro (come purtroppo accade spesso),
senza contributi decisionali, in palese
contrasto con il fine di responsabilizzazione
di entrambi i genitori, principio previsto ed
attuato dal legislatore con la riforma.
L’affidamento congiunto comporta
l’assunzione di uguali poteri e responsabilità
da parte dei genitori, richiedendo a
ciascuno un personale impegno nella
realizzazione di un progetto educativo
comune, la cui elaborazione non può
risolversi nella passiva acquiescenza di un
genitore alle scelte compiute dall’altro,
ma esige una costante e preventiva
consultazione reciproca, volta ad una
sollecita percezione delle necessità del
minore e all’identificazione dei mezzi più
convenienti per farvi fronte. È solo in
questo modo, d’altronde, che può essere
assicurata quell’effettiva compartecipazione
n cui si sostanzia la bigenitorialità, quale
principio affermato a livello internazionale
dalla Convenzione sui diritti del fanciullo,
siglata a New York il 20 novembre 1989 e
ratificata con legge 27 maggio 1991, n. 176,
che ha trovato attuazione in materia di
separazione e divorzio attraverso la legge 8
febbraio 2006, n. 54, la quale ha modificato
l’art. 155 del cod.civ., introducendo l’istituto
dell’affidamento condiviso. Perché questo
sia un vero contributo decisionale alla
crescita, allo sviluppo e all’educazione dei
educazione dei figli.
CONSULENTE assicurativo
Spesso si dà
per scontato
che una polizza
contro gli incendi
copra ogni
eventualità.
Ma non è così
e per i danni
immateriali è bene
attrezzarsi
con prodotti
specifici
Vittorio massardi
amministratore delegato
di Gpg Gruppo
Puricelli & Ghezzi
Generalmente quando si sottoscrive
una polizza contro gli incendi, si dà
per scontato che andrà a coprire tutti i
danni causati dall’evento in questione.
In realtà non è così ed è bene saperlo
onde evitare di incorrere in spiacevoli
sorprese. I contratti di assicurazione,
infatti, provvedono a disciplinare con
precisione e a circoscrivere gli ambiti di
copertura limitando in taluni casi alcuni
tipi di anno. Per questo è importante
conoscere nel dettaglio come si
suddividono e agire di conseguenza
al momento della sottoscrizione di
una polizza. Uno degli aspetti meno
conosciuti riguarda i cosiddetti danni
indiretti. È fondamentale fare subito
una distinzione tra danni diretti e
danni indiretti. Con la prima accezione
si indicano tutti i danni da distruzione
totale o anche parziale della cosa
assicurata causati dall’azione di uno
degli eventi garantiti dalla polizza. Per
fare un esempio lampante, la distruzione
di una fabbrica causata dal fuoco. Altro
discorso riguarda invece i danni indiretti.
In questo caso, a differenza dei danni
diretti, non ci si limita a considerare il
danno subito dalla struttura in sé, bensì
quanto ciò peserà sul conto economico
aziendale. Anche in questo caso valgano
degli esempi più che delle parole. Il
sinistro può provocare l’interruzione
dell’attività
d’impresa
con
l’impossibilità di onorare gli
impegni presi come la consegna
dei prodotti. Di conseguenza
saranno registrati minori
ricavi e minori profitti, con
invece la costanza immutata dei
costi di produzione. Nella quasi totalità
dei casi il danno indiretto è di gran lunga
superiore a quello diretto o materiale.
Tra i danni indiretti si considerino
anche quelli immateriali. Se per ipotesi
nell’incendio del nostro esempio va
perduto un database di contatti con la
clientela, ecco che anche in questo caso
il valore della perdita supera quello della
struttura (il computer) che conteneva
il database stesso. È dunque essenziale
che un’azienda possa usufruire di una
copertura che la metta al riparo da
quanto sopra descritto. E si può dire che
la copertura da danni indiretti è quanto
di più avanzato esista in questo momento
in campo assicurativo. È bene tenere
presente che i rischi da danni indiretti,
non rientrano automaticamente nelle
polizze, ma è possibile assicurarsi
attraverso clausole o polizze specifiche.
Come ad esempio quelle per maggiori
costi. Nell’elenco vi è persino la clausola
per spese di demolizione e sgombero.
In generale, è consigliabile ricorrere
all’utilizzo di coperture specifiche distinte
dalla polizia generale, come le “loss of
profit” o a “margine di contribuzione”
o ancora “Gross Earning” secondo
la formula americana. Ovviamente a
seconda della tipologia di polizza e di
danno assicurato, la documentazione
comprovante il danno stesso varia. Di
conseguenza stipulare una polizza contro
gli incendi pura e semplice, può non
essere sufficiente. viceversa calcolare
l’incidenza dei rischi e le possibili
conseguenze per arrivare ad individuare
il prodotto che meglio risponde alle
nostre necessità.
DANNI DA INCENDIO:
ATTENZIONE
A QUELLI IMMATERIALI
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Se “reale” non è
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La storia di Eleonora Bernardini
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La Brianza in mostra a Venezia
L’evasione è una piaga anche in Brianza
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