economia di comunione e comportamenti sociali
Transcript
economia di comunione e comportamenti sociali
Nuova Umanità XIX (1997/2) 110, 301-313 ECONOMIA DI COMUNIONE E COMPORTAMENTI SOCIALI L'economia sempre più diventa una tematica centrale nella crescita delle società e dei popoli, ma, contemporaneamente, sempre di più diventa anche un problema. . «li processo di globalizzazione delle economie sta svolgendo una unificazione a livello mondiale con una rapidità senza prece denti; e, tuttavia, i benefici di questo fenomeno sono ancora di stribuiti fra pochi e non sono condivisi dalla stragrande maggio ranza delle popolazioni che vivono nel nostro pianeta» 1. È un'af fermazione di un'autorevole rivista che si occupa di politica inter nazionale. Abbiamo assistito in questi ultimi anni ad una vera inflazio ne di vertici internazionali, tutti collegati al problema dello svi luppo: "Ambiente e sviluppo" (1992 - Rio de Janeiro); "Popola zione e sviluppo" (1994 - Il Cairo); "Donna e sviluppo" (1995 Pechino); e, infine, "Sviluppo sociale" (1995 - Copenaghen). Questo sguardo planetario sullo sviluppo e, dunque, sull' economia, interessa ovviamente non solo i Paesi del Sud del mondo. Anche l'Europa ne è coinvolta, sia quella a capitalismo avanzato dell'Ovest, sia quella in fase di transizione dell'Est. Le analisi e le dichiarazioni di questi summit hanno messo in rilievo tre cose sostanziali: a} che lo sviluppo non riguarda solo l'economia, ma che l'economia è in funzione dello sviluppo; 1 G. Bonalumi, Il nuovo disordine internazionale, in «Politica internazio nale» 4 (I994), p. 11. 302 Economia di comunione e comportamenti sociali b) che la sfida dei nostri tempi consiste nella creazione di un modello di sviluppo incentrato sull'essere umano; c) che è necessario costruire una cultura di cooperazione e di partenariato. Tutte cose che si sapevano già. Prendiamo atto che sono sta te dette ufficialmente. Ma quello che non è stato detto è come tut to ciò vada realizzato. Un sociologo ha il dovere di guardare i sommovimenti della storia, di analizzarli, di capirli e di cogliervi i "segni" nascosti. Deve avere una capacità di "scrutare" non indifferente. A me sembra che l'economia, per prima, ha unificato il mondo, l'ha reso interdipendente usando però, troppo spesso, l'arma dell'imposizione, spingendo a una vera e propria lotta per la sopravvivenza per mezzo della concorrenza sfrenata e persino del conflitto. Mi sembra di vedere nei discorsi dei "grandi", che decidono il destino delle loro società e dei popoli, troppi steccati, troppi muri, troppe chiusure. Anche quando si parla di "mercati liberi", "solidarietà", "libera circolazione delle merci e delle tecnologie", "rispetto dell'ambiente", temo che sia come un vestito, meglio un "trucco" che nasconde egoismi nazionali, espansione dei propri prodotti, indifferenza verso i meno dotati ç verso i più poveri. In questa economia di libero mercato c'è qualcosa di insuffi ciente, di inefficace, di degradante, di inumano. Credo che - nell'epoca moderna - il mercato abbia assunto un ruolo, una consistenza che vannno molto al di là di ciò che deve essere e che è sempre stato nella cultura dei popoli: il luogo della compravendita dei prodotti, ma anche dell'incontro delle persone e dei popoli, uno spazio di relazioni umane. Invece è diventato qual cosa di pressoché automatico, quasi un potere a sé stante, se non addirittura un idolo a cui si sacrificano individui e nazioni. Sono convinta che gli economisti siano consapevoli che così non si può andare avanti; se si procede per questa strada si va verso il disastro totale, perché non è pensa bile che i popoli sop portino ancora a lungo l'impossibilità di accedere al banchetto della vita. Forse la corda è vicino al punto di rottura. Economia di comunione e comportamenti sociali 303 Eppure io non sono pessimista, anzi, sono ottimista, perché credo di più nell'essere umano, nella sua dignità, nella sua inesau ribile capacità di costruire la storia, che non nelle strutture, per quanto esse siano oppressive o semplicemente ingiuste. Il sistema economico, così come lo conosciamo, va verso un'esplosione. Ma, se siamo intelligenti, possiamo far "implode re" tutta questa "costruzione", versandovi un liquido nuovo, per rinnovarla radicalmente dal di dentro. Questo liquido nuovo potrebbe essere un progetto nato in Brasile nel 1991 e che va sotto il nome di "Economia di Comunio ne" 2. Già questi due termini, messi insieme, sono provocatori. Me ne rendo perfettamente conto e me l'ha fatto notare un finanziere della City londinese che è venuto in Italia, proprio perché voleva capire come si possono mettere insieme questi due termini. È possibile coniugare economia e comunione se i soggetti produttivi (imprenditori-lavoratori) mettono a base del loro agire economico \ma cultura diversa da quella dell'avere, dell'accumu lare, dello sprecare e si muovono secondo i canoni della cultura del dare, del condividere, dell'uso moderato dei beni, del cambia mento di stili di vita consolidati. Un'utopia? Niente affatto. Veniamo ai fatti. L'economia di comunione consiste nell'indirizzare l'azien da, l'impresa, a costituirsi come una comunità di persone, alta mente responsabilizzate e motivate, indirizzate a produrre beni e servizi e ad usare i propri profitti in vista di una società solida le con gli esclusi, gli emarginati, in una parola con i bisognosi. E siccome si capisce che ci vogliono persone profondamente con vinte, una parte di questi utili sono usati per la formazione di "uomini nuovi", oltre che naturalmente per l'incremento del l'impresa stessa. Questo significa che, sebbene le imprese e le aziende che aderiscono a questo progetto si trovino ad attuarlo all'interno del sistema economico vigente, in verità esse vanno in direzione con 2 Per una introduzione al tema dell"'Economia di comunione" si veda «Nuova Umanità» XIV (1992) 2-3, (numero monografico). 304 Economia di comunione e comportamenti sociali traria rispetto a quelli che sono considerati i capisaldi dell' agire economico. In una prima fase, le aziende, che sono sorte sotto la spinta del progetto, hanno dovuto avviarsi: ricerca di mercato, migliora mento della professionalità, ricerca della forma giuridica più adatta, formazione del capitale sociale, ecc. Altre aziende già esistenti, invece, hanno voluto "trasfor marsi". Questo significava, tra l'altro, maggiori oneri economici richiesti dalla nuova scelta. Concretamente, si va contro corrente, evitando ogni evasione fiscale e contributiva, ogni pagamento di tangenti, ogni produzione di bassa qualità, ogni conflitto spietato con la concorrenza. Vediamo più nei dettagli i comportamenti aziendali in alcuni punti più significativi. - Comunità di persone: fondamentale uguaglianza di tutti i soggetti al di là dei ruoli e delle funzioni svolte. - Cultura del lavoro e dignità dei lavoratori. Dall'esperienza della Femaq (industria metalmeccanica Brasile). «Quando Henrique e Rodolfo Leibholz - proprietari dell'azienda - prospettano alle persone che lavorano nella fabbri ca un'esperienza di partecipazione, c'è sorpresa, diffidenza, diso rientamento, addirittura rifiuto. Quando mai i lavoratori, i mano vali, hanno pensato di poter, di dover formulare un giudizio, apri re la bocca, di entrare in dialogo con i "padroni" (parola peraltro mai adoperata in questa azienda)? Con pazienza e fiducia, si inizia alla Femaq un'opera di edu cazione e di formazione per "tirar fuori" l'uomo da ciascuno. Anzi, invitano il sindacato del settore metalmeccanico a venire in fabbri ca per istruire i dipendenti. Anche i sindacalisti nicchiano, sulle prime, presi in contropiede da una mossa unica nella loro turbolen ta storia. Ma alla fine si allarga un altro cerchio: proprietari e sinda cato comunicano serenamente, convergono, collaborano» J. J I testi tra virgolette che riportano l'esperienza nelle aziende sono frutto di interviste. Economia di comunione e comportamenti sociali 305 - Riposo e salute. Dall'esperienza della Ancilla S.p.a. (consulenza finanziaria Filippine): «Cerchiamo anche di essere attenti che non si lavori troppo, quindi abbiamo limitato il numero dei giorni in trasferta: se necessario lavoriamo la domenica, ma mai due domeniche con secutive. Nel condominio del nostro ufficio c'è anche una pale stra e una piscina, quindi non c'è nessuna scusa per non fare sport, almeno tre ore la settimana; abbiamo scoperto che siamo molto più produttivi dopo un'attività sportiva». - Rapporti con la concorrenza. Dall'esperienza della Prodiet Farmaceutica (industria farma ceutica - Brasile): «È cambiato anche 1'approccio con i concor renti, visti non più come dei potenziali nemici, da cui difendersi per salvaguardare ad ogni costo la propria fetta di mercato, ma come operatori dello stesso settore, con i quali si possono stabili re rapporti di collaborazione nell'interesse comune. Uno di questi 'concorrenti', costatando la visibile crescita sul mercato della Prodiet, aveva deciso di contrattaccare diffon dendo tra i clienti un'immagine negativa dell'azienda. Nel decidere alcune misure per ristabilire la verità - pur con massima delicatezza, per non scatenare una guerra - ci siamo ac corti con sorpresa che tali accuse avevano provocato l'effetto esattamente contrario, data la solida reputazione di onestà ed effi cienza goduta dall'azienda presso clienti e fornitori. Tuttavia si è entrati in contatto con il proprietario della ditta concorrente per cercare un riavvicinamento, offrendo anche col laborazione per l'applicazione di una modifica di legge che regola il pagamento di una delle più importanti imposte governative. È stato sufficiente questo gesto per cambiare completamen te l'atteggiamento del 'concorrente' e dare inizio cosÌ ad un rap porto di amicizia e di collaborazione». - Rapporti con la clientela. Dall'esperienza di Ancilla s.p.a.: «Abbiamo quaranta clienti, metà dei quali società multinazionali e 1'altra metà società locali. Abbiamo stabilito delle tariffe in proporzione alle possibilità: per 306 Economia di comunione e comportamenti sociali esempio, ad una multinazionale chiediamo una tariffa più alta che ad una banca rurale, ad una scuola invece diamo consulenze gra tuite». Quando questi amici filippini hanno iniziato a lavorare con le banche rurali del loro Paese, hanno trovato una realtà di istituti immobiliari statici, con situazioni problematiche. Ne parla il di rettore di una di esse, al centosessantesimo posto nella classifica delle banche della regione. Egli avrebbe voluto rivitalizzarla affin ché fosse veramente un servizio concreto per la comunità: «Ab biamo accettato volentieri - erano il nostro cliente ideale - e ab biamo fatto un piano strategico per armonizzare i margini di pro fitto ed espandere l'attività». Risultato: adesso sono al sesto posto in classifica e, in soli tre anni, hanno aumentato di sei volte il giro d'affari; mentre i dipendenti sono passati da venti a ottanta, or mai in cinque diversi settori di attività. «Aiutare questa piccola banca, anche se il profitto è stato modesto, è stato per noi una vera gioia. Attraverso di essa, sentia mo di aver dato un contributo al nostro Paese: i servizi offerti da questi giovani bancari rispecchiano infatti gli ideali per i quali vo gliamo vivere». - Profitto dell'impresa e bene comune / rapporti con la legi slazione. Dall'esperienza della Femaq. L'azienda è arrivata alla distri buzione degli utili fra gli operai, che viene effettuata semestral mente. Per tutti i Paesi è questo un fenomeno innovativo, per il Brasile è straordinario: ci sono addirittura impedimenti di carat tere legale. L'amicizia con un deputato federale, di cui hanno gua dagnato la stima, porterà forse ad un progetto di legge che faciliti ed armonizzi tale pratica. Ma subito si addensano le difficoltà: di ordine contabile, giuridico, fiscale. Si tratta infatti di una novità assoluta nell'ammi nistrazione aziendale: il quadro legislativo è pronto a suonare tut ti i campanelli d'allarme. La logica dei Leibholz è quella di sem pre: «È inutile aspettare che ci siano tutte le disposizioni giuridi che al riguardo. Tanto vale buttarsi con coraggio e aprire una strada, rischiando. Gli stessi organi giuridici, trovandosi davanti a Economia di comunione e comportamenti 50ciali 307 dei modelli vitali da studiare e valutare, potranno 'inventare' nuo ve norme fiscali». - Rapporti con l'ambiente. Dall' esperienza della Cooperativa Loppiano la (cooperativa agricola - Italia). Nella cooperativa c'è una grande e costante at tenzione all'impatto ambientale delle varie attività produttive. Ad esempio, si evita l'uso di concimi chimici dannosi alla salute e an che ai terreni. - Rapporti con la società dove si opera. Dall'esperienza della Femaq: Forse un'altra novità è che la Femaq si apre, come impresa, alla società. Non si occupa più solo dei suoi ,dipendenti o della sua amministrazione interna, della produttività, del perfezionamento tecnologico, anche se questi aspetti hon sono assolutamente trascurati, ma vuoI essere sogget to: ben inserita nella società civile, partecipe attenta - e ci pare che già lo sia - di molteplici interessi per la regione di Piracicaba. Quando il Comune indìce un dibattito su un determinato ar gomento, convoca diverse entità civili e... chiama anche la Femaq. Un centro studi cittadino, sorto contro la disoccupazione, or ganizza un ciclo di conferenze dal titolo "Sviluppo subito" ed inter pella i Leibholz. Chiede la loro opinione, suggerimenti e proposte. Al "Forum per lo sviluppo di Piracicaba" il Comune solleci ta il loro intervento. Li sceglie anche per rappresentare tutte le in dustrie della città, anche se la Femaq, con i suoi 6 milioni di dol lari di fatturato annuo, è ben piccola rispetto a una Caterpillar, una General Motors, una Dedini. - Apertura alla mondialità. Si va sempre più concretizzando la collaborazione - anche tramite partecipazione di capitali, concessione di crediti, trasferi mento di tecnologie - fra aziende situate in nazioni o continenti diversi. Tutto ciò funziona? Credo che i dati dicano di sì. 308 Economia di comunione e comportamenti sociali Al novembre del 1995 le aziende che aderivano all'economia di comunione erano 551 cosÌ distribuite: 182 nelle Americhe di cui 144 in America Latina, 22 in Asia, 2 in Africa e 5 in Australia. In Europa erano 333, di cui 298 nell'Ovest e 35 nell'Est. Tutte queste aziende nell'anno 1995 hanno versato gli utili per un ammontare di 2.100.000 dollari per i bisognosi e di 640.000 dollari per strutture di formazione di uomini "nuovi". Tutte queste aziende rientrano nelle diverse forme giuridi che previste dalle legislazioni dei differenti Paesi: società di per sone, società per azioni, società a responsabilità limitata, coopera tive, ecc. Sotto il profilo dei settori di attività: produzione di beni e servizi, uffici di consulenza contabile, informatica e manageriale; studi di progettazione; studi medici; studi legali; attività commer ciali e agricole. L'esperienza di questi anni - esperienza che viene tra l'altro comunicata attraverso un bollettino - ha evidenziato un concetto di "utile" - da condividere - più ampio di quello che è normal mente preso in considerazione. Non si tratta solo di mettere in comune denari liquidi per gli scopi già indicati, ma di creare posti di lavoro, di investire i guadagni dell'impresa in progetti di avvia mento, di donare attrezzature o servizi, di mettere in comune esperienze acquisite e capacità manageriali e, addirittura, brevetti. Credo che a questo punto debbo "scoprire di più le carte". Perché funziona? Questo progetto è nato all'interno del Movimento dei Foco lari, iniziato da Chiara Lubich nella città di Trento, in Italia, men tre infuriava la Seconda Guerra mondiale. La spiritualità, il carisma che informa il Movimento dei Fo colari, si basa sull'amore vicendevole e sull'unità. L'amore di Dio e l'amore del prossimo vengono "riscoperti" nel comandamento nuovo di Gesù. Chi scopre Dio come Padre scopre tutti gli esseri umani come fratelli. Amarsi l'un l'altro porta all'unità, quell'unità richiesta da Gesù al Padre: «Perché tutti siano una cosa sola. Co me tu, Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato» (Cv 17,21). Economia di comunione e comportamenti sociali 309 La spiritualità del Movimento punta molto in alto: «È la vita della Santissima Trinità che noi dobbiamo procurare di imitare, amandoci tra di noi con la grazia di Dio, come le persone della Santissima Trinità si amano tra di loro» 4. Ma questa stessa spiritualità richiede pure che la contempla zione diventi azione, che si incarni nella vita concreta singolar mente e comunitariamente. Così, come espressione di una spiri tualità intensa, in ogni parte della terra dove il Movimento è pre sente nascono, dalle esigenze dell'amore, opere. li Movimento è arrivato in Brasile nel 1958 e da allora si è sparso in ogni parte del Paese, attraendo persone di tutte le cate gorie sociali. Laggiù dunque i suoi membri, nella varietà della vo cazioni che si snodano al suo interno, si sono trovati nel vivo di una nazione molto complessa e, forse per questo, affascinante. Il Brasile è quasi un bozzetto delle contraddizioni che investono l'era contemporanea. Lì si può vedere e costatare in modo vivissi mo lo spartiacque tra Nord e Sud del mondo, tra sviluppo e sot tosviluppo, tra spreco e indigenza, tra abbondanza e miseria. In tutti questi anni il Movimento vi ha operato col suo cari sma. Anche in quella nazione sono dunque nate tante concretiz zazioni comuni a tutto il Movimento come: Centri Mariapoli, Cit tadelle, Focolari; ma anche attività sociali di ogni tipo per portare sollievo là dove la sofferenza grida l'abbandono degli uomini e l'indifferenza della società civile: nei mocambos e nelle favelas, nelle periferie delle grandi città, nelle campagne, ovunque. Dagli inizi degli anni Settanta, la Cittadella Araceli - centro di formazione dei membri del Movimento in Brasile - fa un po' da punto di riferimento a tutta questa vasta attività. È là che nel maggìo del 1991 si reca Chiara Lubich. Non era certamente la prima volta che Chiara visitava il Brasile. C'era stata nel 1961, nel 1964 e nel 1965. In quei lontani soggiorni era stata colpita dalla realtà che vi aveva trovato. 4 C. Lubich, Sintesi della spiritualità, in Mariapoli '68, Roma 1968, p. 76, cito in]. Povilus, Gesù in mezzo nel pensiero di Chiara Lubich, Roma 1981, p. 74. Economia di comunione e comportamenti sociali 310 Lo scenario socio-economico non era molto cambiato ri spetto agli anni '60. Caso mai si era aggravato, e il Movimento ne aveva preso ancor più coscienza per la penetrazione avuta, per la vita e i frutti raccolti anche in ambienti umili e poveri. Questa realtà fa da sfondo a quanto è maturato in quei giorni. È Chiara stessa, nel discorso fatto alla Cittadella Araceli il 19 maggio del 1991, ad individuare e illustrare i prodromi del progetto che sta per annunciare: a) la realtà delle Cittadelle b) la lettura della Centesimus annus; c) la comunione dei beni. Afferma Chiara: «Sono stati appunto il ricordo di quella pri ma intuizione sulle nostre cittadelle e la meditazione della Cente simus annus che ci han mossi a prendere in considerazione un elemento essenziale della spiritualità del nostro Movimento, il suo aspetto economico-sociale. Esso sottolinea la comunione dei beni; e non solo la sottolinea, ma la attua da 47 anni in diverse forme. (... ) Tutti, in modo più o meno radicale e sempre liberamente, vi vono la comunione dei beni. È un elemento che noi sottolineiamo in modo particolare e, vorrei dire, un elemento nuovo. Ogni cari sma che emerge nella Chiesa, infatti, porta una novità che è impli cita nel magistero e nella Sacra Scrittura, ma che lo Spirito Santo rende esplicita attraverso quel particolare carisma. Noi abbiamo esplicitato la necessità che il cristiano attui, liberamente, la comu nione dei beni» 5. «Poi, man mano che 1'abbiamo vissuta, è stata arricchita di tutti quegli altri apporti che ci ha fornito la dottrina sociale cri stiana soprattutto attraverso le encicliche sociali. Tutto questo però è stato fatto dalle persone più vicine nel nostro Movimento, appartenenti alle sue varie diramazioni. Ebbene, in questi giorni è nata nella Cittadella Araceli un'idea: l'idea che forse Dio chiami il nostro Movimento nel Bra sile, dove ha un seguito di circa 150.000 persone, ad attuare la co 5 G. Boselli., (a cura), Una cittadella pilota, intervista a Chiara Lubich, in «Città nuova» n (1991), pp. 30-31. Economia di comunione e comportamenti sociali 311 munione dei beni arricchita di tutti i princìpi della dottrina socia le della Chiesa, globalmente, tutto il Movimento insieme» 6. Credo sia necessario spendere due parole per mettere in ri 1ievo il valore eccezionale di questa prassi della comunione dei beni, presente sin dai primi passi del Movimento a Trento. Mette re in comune i beni - come i primi cristiani - riprendeva vigore radicale fra delle ragazze e la comunità laica, costituita per lo più da persone povere, che si andava formando attorno a loro. Collo care i beni materiali nel circuito della vita spirituale, nella ricerca della santità, vissuta però nella quotidianità della vita dei cristiani mi sembra la "mossa" vincente per i tempi di oggi. Quella comu nione dei cuori e dei beni, gioiello delle prime comunità cristiane - eco degli insegnamenti di Gesù -lungo la vita della Chiesa ave va perso di forza, ma era stata custodita nei monasteri e nei con venti e in qualche comunità di laici. Ora, in quel piccolo focolare, riesplodeva come inizio di un suo ricupero per la "massa", per il popolo cristiano, con tutti i frutti e le conseguenze che maturaro no più tardi. Mi sembra di interesse sottolineare che Chiara e le sue prime compagne avessero sin d'allora la coscienza di questò: «Noi avevamo la mira di attuare una certa comunione dei beni scrive Chiara -: questa era del massimo raggio che si poteva pen sare, perché non è che noi volessimo amare i poveri per i poveri, o amare Gesù soltanto nei poveri, noi volevamo risolvere il pro blema sociale» 7. Fatte queste premesse, Chiara entra nel vivo della sua pro posta, che già abbiamo illustrato. Mi sembra evidente che alla base dell' economia di comunio ne ci sia una svolta antropologica: persone dotate di una menta lità nuova, impegnate nella costruzione di un mondo più unito, più solidale e che praticano la "cultura del dono di sé", "del da re", in antitesi con la cultura dell'avere. La "cultura del dare" 6 Ibid, pp. 32-33. 7 CiI. in Linee guida per l'aspetto: "Comunione di beni e lavoro", Roma 1983, p. 18. 312 Economia di comunione e comportamenti sociali qualifica l'uomo come un essere aperto alla comunione, al rap porto con l'Assoluto - Dio, con gli altri, con il creato. Individua lità e socialità si incontrano nel dono di sé, del proprio essere e nella circolazione dei beni materiali necessari allo sviluppo e alla crescita di tutti. Non ogni tipo di "dare" dunque porta alla cultura del dare. C'è un "dare" che è contaminato dalla voglia di potere sull'altro, che cerca il dominio e addirittura l'oppressione dei sin goli e dei popoli. È un "dare" solo in apparenza. C'è un "dare" che cerca soddisfazione e compiacimento nell'atto stesso di dare. In fondo è espressione egoistica di sé e, in genere, viene percepito da chi riceve come un'umiliazione, un' of fesa. C'è anche un "dare" utilitaristico, interessato, presente in certe tendenze attuali del neo-liberalismo, che, in fondo, cerca il proprio tornaconto, il proprio profitto. Anche questo" dare" non crea certo una mentalità nuova. C'è infine il "dare" che noi cristiani chiamiamo evangelico. Questo "dare" si apre all'altro - singolo o popolo - e lo cerca nel rispetto della sua dignità, che include usi, costumi, cultura, tradi zioni, ecc. È l'espressione, dunque, del nostro essere più profondo. Perciò donarsi e dare costituiscono un unico movimento della cultura del dare. Porre l'uomo al centro dell'economia richiede un tipo di uo mo che sia capace di creare strutture economiche a servizio dell'uomo, per l'uomo, per soddisfare i suoi bisogni, per la sua crescita. In fondo, l'economia di comunione di fatto può realizzare i tre obiettivi dichiarati dal Vertice di Copenaghen: attacco alla po vertà, costruire solidarietà, creare opportunità di occupazione. Un'ultima annotazione diun certo rilievo. L'economia di comunione nasce "mondiale". Mette in colla borazione aziende di nazioni diverse, addirittura di continenti di versi. Nonostante sia ancora un piccolo seme - seme però vivo e vitale - comincia a interessare non solo tanti che hanno trovato in essa una possibilità concreta di vivere la propria socialità, ma an Economia di comunione e comportamenti sociali 313 che gli esperti e tanti giovani che hanno cominciato a indirizzare i loro studi verso l'approfondimento del progetto. Ci sono già, in ogni parte del mondo, tesi di laurea e di dot torato che approfondiscono aspetti diversi dell'economia di co munione. E molte altre sono in cantiere. VERAARAU]O