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n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it p.1 EDITORIALE Smartphone: solo con nuove batterie sarà vera rivoluzione Gli smartphone sono sull’orlo di una crisi creativa. Una crisi che, ciclicamente riguarda tutte le categorie di prodotto: da qualche stagione tocca ai TV, tanto per fare un esempio, una fase interlocutoria, anche se all’orizzonte fanno capolino ottime soluzioni: la ventata di novità che porterà l’OLED alla TV, nel settore degli smartphone ancora non si intravvede. Il lancio di iPhone 5 ha diviso gli utenti: chi ha fatto già “professione d’acquisto” e chi si dichiara deluso per la mancanza di novità. In realtà l’accettazione da parte del pubblico dell’iPhone 5 non si misura né nei commenti alle notizie né su Facebook ma al registratore di cassa: solo le vendite ci diranno quanto il primo prodotto Apple “post-Jobs” abbia colpito nel segno. Il punto è però un altro: parlando di cose “pratiche” e non di sottigliezze tecniche, cosa si potrebbe aggiungere in termini prestazionali e funzionali ai migliori smartphone di oggi, che si chiamino iPhone o Galaxy SIII? Praticamente nulla: più risoluzione non serve, almeno per gli occhi umani; i display sono già grandi come tutto l’apparecchio; la sensibilità dei touch screen è già perfetta; più potenza di calcolo comporterebbe probabilmente maggiori consumi senza dare sensibili vantaggi; una connessione dati più veloce, cosa sempre auspicabile, è già realizzabile con la compatibilità LTE, anche se mancano le infrastrutture. Quello di cui tutti – ma veramente tutti - sentono la mancanza, invece, è una durata della batteria radicalmente maggiore, che non costringa a ricaricare tutte le notti (quando non tocca ricorrere al caricabatterie anche a metà giornata): i produttori lo sanno ma non riescono ancora a industrializzare su larga scala le tante tecnologie allo studio. Ma nella batteria ad altissima capacità, probabilmente basata su tecnologie ben diverse da quelle attuali, c’è il prossimo salto quantistico degli smartphone: fino a che questo obiettivo non sarà realtà, ci si dovrà accontentare di piccoli miglioramenti che – è evidente - non faranno mai battere il cuore come hanno fatto i primi veri smartphone, piccole meraviglie che oggi tendiamo a dare per scontate, anche se hanno meno di cinque anni di vita. Gianfranco Giardina MOBILE / Ecco il nuovo iPhone: arriverà in Italia a fine mese Apple presenta iPhone 5 Sarà l’ennesimo successo? Tutto come da previsione: schermo da 4’’, design migliorato e tanta potenza di E. Villa L ’icona degli smartphone si rinnova per la sesta volta. Con la presentazione di iPhone 5, Apple ha confermato tutti i rumor che si sono susseguiti nel corso degli ultimi mesi: è un po’ più grande del predecessore (4’’ contro 3,5’’), ma questa volta il display è in formato 16:9 con risoluzione di 1.136x960 pixel, ovvero 326 ppi. È sempre un “retina”, ma il formato 16:9 richiede un adeguamento del software, ovvero che le app siano predisposte per il nuovo formato: in caso contrario, la solu- zione è semplicemente quella delle “bande nere”, indispensabili per non deformare il quadro. iPhone 5 è anche il primo iPhone LTE, è più leggero, più sottile e molto più potente del 4S grazie al chip A6, ha un nuovo connettore più piccolo del solito e una fotocamera migliorata. Sarà l’ennesimo successo planetario? Quali le prime reazioni “a caldo” dei consumatori? Come si porrà nei confronti dei concorrenti, che ad oggi sono quanto mai agguerriti? Scopriamolo insieme, nelle pagine che seguono. MOBILE / I’m Watch è finalmente disponibile: la prova completa Abbiamo provato I’m Watch Scopriamo se è rivoluzionario È ben costruito, ma mostra ancora ampi margini di miglioramento di P. Centofanti L a “I’m Watch-Story” è arrivata al capolinea: dopo gli annunci, le smentite, i preordini inevasi e le attese degli appassionati, lo smartwatch Made in Italy è finalmente disponibile. I’m Watch è un vero e proprio orologio basato su Android, con applicazioni che “dialogano” con lo smartphone via Bluetooth e che sempre tramite il telefono possono ac- cedere a Internet. Non si tratta quindi di uno smartphone da polso e neppure di un’estensione del telefono: è un prodotto a sè, con delle potenzialità. L’attesa è stata lunga e il prodotto ha senz’altro creato aspettativa. L’abbiamo provato in modo approfondito: cos’è in realtà I’m Watch? Cosa può fare e cosa non può fare? E, soprattutto, riesce a soddisfare le aspettative di chi l’ha atteso così tanto tempo? Lo scopriamo in questo numero di Dday Magazine. DDAY.it magazine 54 In questo fascicolo tra le altre cose... MOBILE 02 iPhone 5 è arrivato: più grande, più potente e 4G 04 iPhone 5 contro tutti: confrontiamo i dati 05 I nuovi iPod Touch e iPod Nano 07 Nokia lancia Lumia 920 e 820 con Windows Phone 8 10 Amazon Kindle Fire 13 Windows 8 e Windows RT per tablet: sono pronti? GAME & MOVIE 15 Tutti i segreti di Wii U 16 Arriva PES 2013 PEOPLE & MARKET 19 100 Mbit per il 20% della popolazione? 20 La TV dice no ad LTE Italia a rischio caos DIGITAL IMAGING 24 Da Sony la prima compatta full frame 25 In arrivo la videocamera 35mm consumer 25 Nikon D600 piccola e accessibile PC & MULTIMEDIA 26 HP Spectre One touch sul trackpad 27 iTunes 11 in arrivo a ottobre TEST 29 I’m Watch 31 Asus Nexus 7 33 Parrot Zik n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Presentato a San Francisco iPhone 5. Tutto quello che c’è da sapere sul nuovo smartphone, il sesto della stirpe p.2 iPhone 5 è arrivato: è più grande, più potente e 4G È più sottile e leggero, ha display16:9 da 4 pollici, connettività LTE, utilizza il più potente processore A6 e abbandona il classico connettore da 30 pin di M. Dalli A San Francisco Apple ha finalmente svelato iPhone 5, l’iPhone di sesta generazione. Non ci sono sorprese, ricalca esattamente le indiscrezioni trapelate in rete prima del lancio. Lo schermo è da 4 pollici, mantenendo però la risoluzione Retina di 326 ppi. Nonostante lo schermo più grande, iPhone 5 è più leggero del 20% rispetto all’iPhone 4S (112 grammi) e più sottile (7,6 mm), di fatto lo smartphone più sottile al mondo, secondo Apple. La costruzione è ancora in vetro e alluminio, ma il corpo questa volta è unibody, col retro interamente in alluminio. Schermo 16:9 e torna il letterbox Per sfruttare la nuova risoluzione (1136x960 pixel) le App proprietarie sono state aggiornate per includere più informazioni sullo schermo. Per le vecchie App, invece, si fa un “vecchio” letterboxing, ovvero si centra l’app e si mettono bande nere sopra e sotto. Sembra di tornare alla TV 4:3 con contenuti 16:9, ma in effetti il concetto non è molto diverso. Lo schermo, che ora ha un rapporto d’aspetto di 16:9, integra anche il touch in un unico strato, di modo da renderlo più sottile e più contrastato. Il primo iPhone con LTE Apple aggiorna anche la sezione della connettività, aggiungendo l’LTE, che funzionerà con quasi tutti gli operatori nordamericani, con molti asiatici, ma in Europa solo con EE nel Regno Unito e T-Mobile in Germania. Niente Italia, apparentemente. Non è chiaro se la scelta di escludere gli altri Paesi è puramente commerciale o ci sono motivazioni tecniche, dal momento che l’LTE che partirà in Italia nel 2013 sarà sulle stesse frequenze di UK e Germania; trattandosi di un lancio non ancora confermato però, può darsi che Apple non abbia voluto darne subito la compatibilità. Oltre all’LTE arriva anche il Wi-Fi sui 5 GHz, finora una prerogativa di iPad. Il tutto grazie a un nuovo chip radio capace di gestire le antenne in modo dinamico, per adattarsi alle diverse frequenze utilizzate dai diversi gestori nel mondo. A6 al centro di tutto e la fotocamera migliora Confermato anche il processore, che come visto sarà l’A6. Secondo Apple questo nuovo chip è 2 volte più veloce dell’A5, sia nella parte CPU che in quella strettamente grafica. Nonostante la maggiore potenza, A6 è più piccolo del predecessore e consuma meno, estendendo così la durata della batteria, che si attesta ora in 8 ore per conversazione e navigazione (3G o LTE), 10 ore di riproduzione video, 40 di musica e 225 ore di standby. La fotocamera, che dai rumor era rimasta sempre esclusa, ha visto dei piccoli ritocchi: il sensore rimane da 8 Megapixel, ma nel complesso il modulo è più piccolo del 25%, per trovare posto nel più sottile iPhone 5. Ciononostante, Apple assicura prestazioni migliori sulle basse luci, un migliore allineamento delle lenti e lenti in zaffiro. La nuova fotocamera dovrebbe essere più veloce del 40%, grazie anche al chip A6 che integra alcuni processing del segnale. Arriva anche una modalità panorama, per creare foto panoramiche direttamente dalla fotocamera, senza passare per app esterne (non saranno contenti i produttori di App che fanno esattamente questo, né Sony, probabilmente). Durante la ripresa video, che rimane a 1080p, è ora possibile scattare anche foto. Novità anche per la fotocamera frontale che passa a 720p per le videochiamate fatte su FaceTime. La sezione audio guadagna invece il supporto all’audio ad ampia banda (Wideband audio) per un più ampio spettro supportato durante le conversazioni, e il noise cancelling, grazie a tre microfoni integrati (uno classico per la voce, uno sul dorso e uno accanto all’altoparlante). C’è anche un altoparlante esterno, come sui vecchi modelli, in basso a destra. Il tutto è stato però reso più piccolo. Arriva Lightning! Come previsto, cambia anche il connettore: non più il vecchio 30 pin ma un nuovo connettore da 8 pin che si chiama Lightning (ora Apple ha sia Thunderbolt che Lightning). È più piccolo dell’80% rispetto al vecchio modello, ma non è chiaro se sarà compatibile con USB (2.0 o 3.0), con Thunderbolt o con entrambi. Apple ha previsto un adattatore per consentire di usare i vecchi accessori che richiedono il dock a 30 pin col nuovo Lightning. iPhone 5 utilizza ovviamente iOS 6, con tutte le novità di cui abbiamo già parlato qualche mese fa. Ultima nota, il prezzo. In attesa di conoscere i prezzi ufficiali per l’Italia, in America iPhone 5 costerà esattamente come il vecchio modello, per cui è lecito aspettarsi lo stesso trattamento del 4S. Sparisce l’iPhone 3GS, che resta però aggiornabile ad iOS 6. iPhone 5 sarà disponibile a partire dal 21 settembre negli USA e in altri Paesi (tra cui UK, Francia e Germania). Gli altri (tra cui l’Italia) dovranno aspettare fino al 28 settembre. Già a partire dal 19 settembre, invece, gli attuali possessori di iPhone 3GS, 4 e 4S, iPad 2, iPad 3 e iPod Touch di quarta generazione potranno aggiornare gratuitamente il loro sistema operativo ad iOS 6. iPhone 5 utilizza il nuovo connettore Lightning, molto più piccolo del classico 30 pin presente su tutti i prodotti mobile Apple dal lontano 2003. Per utilizzare gli attuali accessori sarà necessario un adattatore. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Poco innovativo: in questo modo è stato accolto l’iPhone 5 dalla maggior parte del pubblico. Ma è davvero così? p.3 IPhone 5: senza Jobs Apple ha perso la sua magia? Se si analizzano a mente fredda le caratteristiche del nuovo smartphone Apple ci si accorge che è davvero difficile pensare a un prodotto migliore di R. Pezzali L ’iPhone 5 è quello che tutti si aspettavano, le previsioni erano corrette: niente NFC, niente processore quadcore, nuovo connettore e schermo da 4” in formato 16:9. Anche se qualcuno ci sperava ancora, era davvero impossibile non credere alle centinaia di foto e mock-up apparsi sul web che mostravano, pezzo per pezzo, il nuovo smartphone. Apple progetta e ingegnerizza, aziende esterne producono: con una catena produttiva come quella di Apple è impossibile mantenere il segreto, soprattutto considerando che il prodotto è acquistabile 10 giorni dopo l’annuncio e quindi deve per forza essere in produzione da settimane. Schermo grande connettore piccolo Il nuovo iPhone è un prodotto chiave, il primo vero “test” dell’era Cook: secondo l’azienda è un prodotto pensato e creato direttamente da Steve Jobs, l’ultimo grande “capolavoro”, mentre secondo i più scettici Steve Jobs si sarebbe decisamente opposto alle due grandi novità, schermo 16:9 e nuovo connettore. Forse, insistendo, avrebbe accettato il nuovo connettore ma il cambio dello schermo proprio no. Apple ci racconta, come lei sa abilmente fare, che lo schermo più grande è stato realizzato e pensato proprio per le mani dell’uomo e offre più spazio alle applicazioni. Il 16:9 non l’ha certo inventato Apple, anzi, Apple è proprio l’ultima arrivata e si è sempre tenuta lontano da questo formato. Il cambio di schermo costringerà gli sviluppatori a rivedere tutte le loro apps: i più volenterosi lo faranno, gli altri non muoveranno un dito, tanto le applicazioni funzionaneranno ugualmente con le bande nere ai lati. Sembra di essere tornati a parlare di 4:3, 16:9 e pan&scan: abbiamo odiato le bande nere sulla TV per anni e ora tornano, come il peggiore degli incubi, su uno smartphone. Difficile dire se lo schermo 16:9 sia stata davvero una scelta o una necessità: propendiamo più per la seconda. Apple ha perso il suo tocco magico e la sua capacità di innovare? Le prime opinioni non sono certo state positive: a caldo quasi tutti hanno bocciato il nuovo smartphone. Ma forse una volta in vendita, l’iPhone 5 verrà rivalutato e visto sotto una nuova luce. Anche perchè, restando nel campo del “possibile”, è difficile anche pensare ad uno smartphone migliore. Design vincente non si cambia C’è chi critica il design, troppo simile a quello dell’iPhone 4 e dell’iPhone 4S: la linea dell’iMac in alluminio è uguale dal 2007, e la stessa cosa si può dire per quella dei Macbook Pro ed Air. Non esiste una regola secondo cui ad ogni generazione il design deve cambiare, soprattutto se piace. L’iPhone 4S era forse troppo spesso e pesante, delicato con il vetro posteriore, tutte cose che con il nuovo iPhone 5 Apple ha sistemato. Processore solo dual core Niente NFC ma c’è LTE Il nuovo SoC A6 dovrebbe essere un dual core ma potrebbe essere basato su architettura Cortex A15 al posto della tradizionale Cortex A9, e qui si spiegherebbero consumi ridotti e potenza migliorata. Lato connettività c’è tutto quello che ad oggi è possibile inserire, dall’LTE al Bluetooth 4.0 al Wi-Fi 5 GHz, con un sistema di gestione intelligente delle antenne. Non è neppure troppo criticabile l’assenza dell’NFC: ad oggi anche sui terminali che ne sono dotati è una delle funzionalità più inutili, richiede una antenna che occupa gran parte della zona posteriore che non deve schermare il segnale. Alzi la mano chi avrebbe barattato un retro in plastica per avere in più l’NFC. Apple promette anche una fotocamera migliorata, ma anche qui dobbiamo considerare un piccolo miracolo il fatto che Apple sia riuscita a mantenere, se non a migliorare, le performance della fotocamera dell’iPhone 4S con un modulo molto più sottile. Poteva esserci la stabilizzazione ottica, ma come Nokia ci ha mostrato recentemente, questa tecnologia sugli smartphone oggi non è implementabile, se si vogliono mantenere dimensioni super compatte: il modulo fotografico del Lumia 920 è grosso 6 volte quello dell’ iPhone 5. I dettagli fanno la differenza A rendere l’iPhone 5 migliore del modello precedente sono tanti altri dettagli, dai tre microfoni per la cancellazione del rumore di fondo all’audio ad ampia banda: sono piccole cose ma trattandosi di un apparecchio che dovrebbe servire soprattutto per telefonare assumono un certo valore. Certo, non tutto è perfetto: lo schermo 16:9 può non piacere e il connettore “Lightning” non sembra essere una rivoluzione. E’ più piccolo, robusto e si infila da entrambi i lati ma rimane USB 2.0 e soprattutto richiede un adattatore per utilizzare i vecchi accessori, adattatore che costa ben 29 euro e che se utilizzato su certe docking offre un risultato esteticamente pessimo. Apple al momento ha a catalogo il cavo USB – Lightning, l’adattatore da 30 pin a Lightning, un cavo di prolunga adattatore e l’adattatore Lightning HDMI. Samsung ha guadagnato terreno in questi mesi ma l’iPhone 4S, che ora è vecchio, riesce senza problemi a tener testa ai migliori smartphone Android, Galaxy S III incluso. Nel settore degli smartphone e dei tablet, dove la tecnologia sta galoppando a ritmi vertiginosi, è davvero impossibile oggi stupire. Si possono utilizzare form factor nuovi, ma siamo lontani dai tempi delle vere rivoluzioni come lo fu il display Retina tre anni fa. Gli schermi flessibili, i processori a 8 core e i sensori da 40 megapixel esistono ma sono più inutili che innovativi, quello che serve davvero è un giusto mix tra potenza hardware, applicazioni e servizi. E qui è davvero difficile criticare Apple. In una cosa Apple poteva essere davvero magica: il prezzo. Il nuovo iPhone 5 a meno di 500 euro avrebbe messo tutti d’accordo: la vera innovazione è rendere disponibile questa tecnologia ad un pubblico sempre più ampio. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Analizziamo le caratteristiche principali dello smartphone Apple confrontandole con quelle dei concorreti diretti p.4 iPhone 5 contro tutti: confrontiamo i dati tecnici Vita difficile per iPhone 5 che si trova di fronte a molti concorrenti agguerriti. Abbiamo riunito in una tabella le specifiche per un rapido raffronto di E. Villa N on si parla di altro: iPhone 5 è sulla bocca di tutti. È il telefono Apple più evoluto di sempre, con schermo da 4 pollici in formato 16:9 e uno spessore di appena 7.6 mm. Ma, a differenza dei primi iPhone, la sesta versione entra in un mercato estremamente popolato e competitivo, dove tutti (o quasi) i top di gamma delle aziende concorrenti occupano la stessa fascia di mercato del gioiellino Apple. Ce la farà? Verrà accolto trionfalmente come le precedenti versioni? Vediamolo in relazione ai concorrenti più agguerriti, considerando le caratteristiche più interessanti, che riportiamo in tabella per semplificare la consultazione: Tra Galaxy, Optimus e One X è una sfida difficile Samsung Galaxy S III è il nemico n.1 del nuovo terminale Apple. Sottile, con display AMOLED molto ampio (4,8’’) e design curato, se non fosse per una cover un po’ troppo “plasticosa”, ha una dotazione tecnica di alto profilo: tra display HD Super AMOLED, il processore quad core da 1.4 GHz Exynos, NFC e sensori vari, Galaxy S III è senza dubbio uno dei rivali più agguerriti. Il sistema operativo è Android 4.0 (già previsto l’aggiornamento alla 4.1 Jelly Bean) con l’aggiunta di funzionalità ad hoc, tra cui S-Voice (il Siri di Samsung), Popup Play, Allshare Play per la condivisione dei contenuti e via dicendo. Decisamente simile la proposta top di gamma LG, nome in codice Optimus 4X HD: qui lo schermo è un 4,7’’ LCD IPS (diverso quindi dall’AMOLED PenTile di Samsung), spessore minimale, design più “tradizionale” rispetto al competitor n.1 e cuore pulsante NVIDIA Tegra 3 con 1 GB di RAM. Connettività e sensori di ogni tipo e natura: HSDPA a 21 Mbit/s, Bluetooth 4.0, Wi-Fi 802.11n, A-GPS e NFC..., il tutto con 16 GB di memoria, tanti quanti il Galaxy S III disponibile in Italia. Anch’esso basato su Android 4.0, propone la propria interfaccia Optimus UI 3.0, pulita e con svariate app preinstallate. HTC risponde con One X, un terminale molto curato sotto il profilo Apple iPhone 5 Samsung Galaxy S III LG Optimus 4X HD HTC One X Nokia Lumia 920 4.7” 4.7” 4.5” Display Dimensione 4” 4.8” Tecnologia LCD IPS Super AMOLED HD LCD IPS Super LCD 2 LCD IPS Risoluzione 1136 x 640 1280 x 720 1280 x 720 1280 x 720 1280 x 768 PPI 326 306 312 312 332 NVIDIA Tegra 3 NVIDIA Tegra 3 Snapdragon S4 Processore Tipo Apple A6 Exynos Frequenza n.d. 1.4 GHz 1.5 GHz 1.5 GHz 1.5 GHz #Core Dual Core Quad Core Quad Core Quad Core Duad Core Sistema Operativo iOS 6 Android 4.0 Android 4.0 Android 4.0 Windows Phone 8 fotocamera Principale 8 Megapixel 8 Megapixel 8 Megapixel 8 Megapixel 8 Megapixel Frontale 1.2 Megapixel 1.9 Megapixel 1.3 Megapixel 1.3 Megapixel 1.2 Megapixel Connettività Wi-Fi 802.11 a/b/g/n 802.11 a/b/g/n 802.11 a/b/g/n 802.11 a/b/g/n 802.11 a/b/g/n Bluetooth 4.0 4.0 4.0 4.0 3.1 NFC No Si Si Si Si LTE Si No No No No Dimensioni LxAxP (mm) 59 x 124 x 7.6 71 x 137 x 8.6 68 x 132 x 8.9” 70 x 134 x 8.9 71 x 130 x 10.7 Peso 112 133 134 130 185 estetico, sottile, resistente e basato su un display LCD da 4,7’’ con risoluzione HD (1.280 x 720 pixel): nell’ottica di un prodotto senz’altro vincente sotto il profilo estetico, non convince l’ottica un po’ troppo sporgente e più soggetta ad urti. La potenza qui è garantita dal SoC Tegra 3 quad core con 1 GB di RAM: del processore NVIDIA si è detto di tutto e di più e la sua affidabilità nelle applicazioni più onerose (giochi, riproduzione video 1080p…) è nota in tutto il mondo. Le tecnologie di connettività sono all’altezza della situazione (HSPA, NFC, Bluetooth 4.0 e sensori vari), e HTC Sense 4.0 fornisce una veste nuova ad Android 4.0: molto interessante l’utilizzo della tecnologia Beats Audio per la migliore qualità sonora, mentre come fotocamera troviamo un sensore da 8 Megapixel con obiettivo da 28 mm e apertura F2.0. La risposta Windows Phone Non abbiamo ancora avuto modo di provarli, ma i nuovi Lumia (o, meglio, il modello 920) promette di dare del filo da torcere ad iPhone 5. Intanto per il design, che può piacere o non piacere ma è indubbiamente molto curato, ma anche per una dotazione tecnica di qualità: il display è leggermente più piccolo dei competitor, un LCD 4,5’’ da 1.280x768 pixel, ma le tecnologie PureMotion HD+ e ClearBlack promettono risultati eccellenti. Novità interessanti sono anche la tecnologia Super Sensitive Touch, che permette l’impiego del display anche con guanti comuni, la possibilità di ricarica a induzione della batteria e, soprattutto, la fotocamera con ottica stabilizzata e sensore CMOS da 8.7 Megapixel PureView. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Lo smarthone Apple sarà disponibile in tre modelli per supportare le diverse frequenze iPhone 5: LTE in Italia, ma non subito Il modello GSM è compatibile con l’LTE europeo, incluso quello italiano, ma potrà sfruttare solo le frequenze 1800 MHz D iPod Nano più schermo meno personalità di R. Pezzali diversi operatori. Ce ne sarà uno per AT&T compatibile con LTE sulle bande 4 e 17 (700 e 1700/2100 MHz), un altro per le bande 1, 3, 5, 13, 25 per la versione CDMA (Verizon e altri gestori in Asia) e infine una versione GSM per l’Europa e l’Australia che opererà, per quanto concerne l’LTE, sulle bande 1, 3 e 5, ovvero 850, 1800 e 2100 MHz. In Italia verranno utilizzate le bande 20 (800 MHz), appena rilasciate dalla TV, 3 (a 1800 MHz) in seguito al recupero di alcune frequenze dal 3G, e 7 (2600 MHz). L’iPhone GSM per l’Europa quindi sarà compatibile solo con le frequenze a 1800 MHz, quelle che devono essere recuperate dal 3G. Niente frequenze pregiate a 800 MHz, che sono quelle a cui puntano gli operatori per garantire una maggiore copertura, niente 2600 MHz che è quella a cui punta 3 Italia per partire subito. Perché l’iPhone 5 sia quindi compatibile con l’LTE italiano c’è bisogno che gli operatori utilizzino queste frequenze. Sì, l’iPhone 5 funzionerà con le nostre reti 4G, ma probabilmente non dal loro lancio (sicuramente non dal lancio dell’iPhone 5 il 28 settembre). La palla passa ora a Vodafone, TIM e 3 Italia. MOBILE / Come previsto, Apple rinnova anche l’iPod Touch, che diventà più leggero e sottilissimo iPod Touch: 4” 16:9 e processore A5 Il lettore ha un processore A5, schermo da 4” 16:9, fino a 64 GB di memoria e in dotazione le nuove cuffie EarPods di R. Pezzali D ue anni con lo stesso look, e ora si cambia: Apple mette mano anche all’iPod Touch allineandolo al nuovo iPhone 5. Lo schermo è lo stesso: LCD da 4” con schermo in formato 16:9 e tecnologia touch integrata sullo schermo stesso per ridurre le dimensioni. Sono proprio le dimensioni, insieme al peso, gli elementi di punta: 6.1 mm di spessore e solo 88 grammi di peso sono dati impressionanti. Nonostante lo spessore, Apple è riuscita a migliorare l’autonomia, che arriva ora a 40 ore di musica ininterrotta. L’iPod Touch tuttavia non è solo un player: la possibilità di caricare giochi e app l’ha trasformato nella console da gioco portatile più diffusa al mondo. In quest’ottica, Apple ha cambiato il processore aggiungen- MOBILE Anche l’iPod Nano subisce un profondo restyling: tasto home schermo 16:9 da 2.5” e radio integrata, ma perde personalità di M. Dalli urante la presentazione dell’iPhone 5 è stato dato grande rilievo alla connettività LTE, che in Europa arriverà però solo con due operatori: Everything Everywhere (EE) nel Regno Unito e T-Mobile in Germania. Niente Italia, ma non c’è da stupirsi: da noi i servizi di telefonia di quarta generazione devono ancora decollare e si attende la liberazione delle frequenze TV sugli 800 MHz, che non arriveranno però prima dell’anno nuovo. La prima a partire potrebbere essere 3 Italia, che non ha frequenze su quella banda, e sfrutterebbe quindi lo spettro a 2600 MHz, oltre ad alcune frequenze a 1800 MHz recuperate dalle attuali impiegate per il 3G. Ma l’iPhone 5, quando arriverà l’LTE in Italia, sarà compatibile con le nostre reti? Non abbiamo ancora la certezza da parte degli operatori, ma Apple ha rilasciato alcuni interessanti dettagli sul suo sito (immagine in alto). I modelli di iPhone 5 saranno infatti 3, destinati ai p.5 do l’A5 nella sua versione rivista a 32 nm. Non mancano poi la fotocamera da 5 Megapixel con flash LED, la fotocamera frontale iSight a 720p e un particolare supporto per un laccetto da polso detto “Loop”. Il nuovo iPod Touch avrà a bordo iOS 6.0 e integrerà Bluetooth 4.0, 802.11 b/g/n e anche il voice assistant Siri. In dotazione troviamo anche le nuove cuffie: Apple le ha battezzate EarPods e sono il frutto di tre anni di sviluppo. Sono auricolari decisamente particolari, che vanno ascoltati e provati. Apple cambia anche il player più piccolo dotato di schermo che ha in gamma, e paradossalmente i cambiamenti fanno perdere al Nano parte dell’originalità che la forma quadrata gli aveva dato. Il nuovo schermo da 2.5” offre una visione più ampia, certo, ma il nuovo Nano colorato e sottile assomiglia troppo a molti altri player portatili in commercio. Oltre al display più ampio ci sono un tasto home, controlli fisici per la musica, la radio FM integrata e un contapassi; il sistema operativo è una versione altamente personalizzata di iOS con un’interfaccia dedicata. Anche per questo prodotto sono presenti il nuovo connettore Lightining, sistema Nike Plus e Bluetooth 4.0 integrato. iPod Nano sarà disponibile a ottobre in rosa, giallo, azzurro, verde, viola, argento e ardesia a un prezzo di vendita suggerito pari a 179 euro IVA inclusa (142,78 euro IVA e tasse escluse) per il modello da 16 GB, sull’Apple Online Store (www.apple.com), presso gli Apple Store e i rivenditori autorizzati Apple. iPod Shuffle è disponibile sin da ora in rosa, giallo, azzurro, verde, viola, argento e ardesia a un prezzo di vendita suggerito pari a 55 euro IVA inclusa (40,30 euro IVA e tasse escluse) per il modello da 2 GB, sull’Apple Online Store (www.apple.com), presso gli Apple Store e i rivenditori autorizzati Apple. UN PICCOLO GESTO E IL TUO MONDO DIVENTA GRANDE Nuovi TV Smart VIERA. Un piccolo gesto e le tue immagini, i filmati e i contenuti web passano dal tuo smartphone o tablet al grande schermo, con una qualità straordinaria. 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La prima consiste in un miglioramento della risoluzione e del tempo di risposta con un’elevata (ma non specificata) frequenza di aggiornamento. Il nuovo ClearBlack permette, invece, di adattare, non solo la luminosità, ma anche la resa cromatica in funzione della luce ambientale. Inoltre comprende un filtro polarizzatore che migliora il contrasto delle immagini. Il display è di tipo LCD con risoluzione di 1280x768 pixel (WXGA). Display “super sensibile” e ricarica a induzione Altra tecnologia impiegata per il display è il Super Sensitive Touch, che consente di utilizzare lo schermo con qualsiasi tipo di guanti non solo quelli “capacitivi”, mentre una novità assoluta è costituita dalla ricarica a induzione della batteria da 2000 mAh, non solo con il caricatore Nokia DT-900 (che secondo il datasheet ufficiale dev’essere comprato a parte), ma anche con una serie di accessori di terze parti tra cui un cuscino da divano denominato fatboy. Nokia ha poi annunciato durante la conferenza alcune partnership negli Stati Uniti, come con Virgin Atlantic e la catena the Coffee Bean , per la realizzazione di punti di ricarica a induzione pubblici. NOKIA LUMIA 920 Tra le caratteristiche tecniche spicca la fotocamera Il Lumia 920 è basato su processore Dual Core Qualcomm Snapdragon S4 da 1.5 GHz, che, rispetto ai quad core, offre una maggiore autonomia della batteria. Per quanto riguarda la fotocamera, Nokia ha utilizzato il brand PureView, nono- stante non venga utilizzato il super sensore da 41 megapixel dell’808, ma un CMOS da 8.7 Megapixel. Durante la presentazione è stato posto l’accento soprattutto sullo stabilizzatore di immagine ottico che permette di migliorare le prestazioni in condizioni di scarsa luminosità, oltre a servire alla ripresa video. Lo stabilizzatore non è posto sull’ottica, ma è tutto il blocco fotografico ad essere meccanicamente stabilizzato. Come da tradizione Nokia, l’obiettivo è firmato Carl Zeiss con un’ottica di apertura F2.0. La fotocamera potrà sfruttare diverse novità introdotte con Windows Phone 8, in particolare il nuovo sistema di “obiettivi”, in sostanza la possibilità di lanciare applicazioni fotografiche di terze parti direttamente dalla fotocamera. C’è inoltre NFC, mostrato durante la presentazione (con qualche intoppo) per effettuare lo streaming di musica a dei diffusori senza fili JBL. Per quanto riguarda le altre caratteristiche, il Lumia 920 è dotato di 32 GB di memoria integrata (più 7 GB di spazio gratuito su SkyDrive), connettività LTE e HSDPA Dual Carrier, Bluetooth 3.1, Wi-Fi 802.11n e videocamera frontale da 1.2 Megapixel. Nokia Maps, Transport e Drive hanno ora mappe offline (non pre-cached, ma proprio salvate sul telefono), che rendono Nokia Drive un vero navigatore. In più c’è anche la navigazione indoor e Nokia City Lens, applicazione di realtà aumentata che mostra i punti di interesse in real time. Lumia 820 il fratello minore Sotto il Lumia 920 si colloca l’820. Il software rimane lo stesso, ma le caratteristiche tecniche sono lievemente ridimensionate. Il display è da 4.3 pollici, OLED ma con risoluzione di 800x480 pixel. La capacità della batteria scende a 1650 mAh, ma mantiene il caricamento a induzione. Identico il processore, mentre la fotocamera ha un sensore da 8 Megapixel e niente tecnologia Pure View. La memoria integrata è da 8 GB, ma c’è lo slot per le schede microSD. Anche il Lumia 820 sarà disponibile, almeno negli Stati Uniti, con connettività LTE. Al momento non si hanno notizie per quanto riguarda disponibilità e prezzi. NOKIA LUMIA 820 n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Le borse e i consumatori accolgono in modo tiepido i Lumia: belli, ma non rivoluzionari Nokia e Win Phone 8: destini incrociati Restano ancora le incognite prezzo e disponibilità dei nuovi prodotti: i Lumia potrebbero non essere i primi di R. Pezzali N okia presenta i nuovi smartphone e crolla in borsa. Un tonfo del 16%, non certo noccioline. Eppure i due smartphone Lumia presentati dall’ex colosso della telefonia sembrano fatti davvero bene. Il mercato, però, non si è fatto distrarre dalla scocca colorata di giallo, dalle meraviglie del PureView e dalla ricarica a induzione: voleva fatti e certezze, cosa che un sorridente e pacato Stephen Elop non è riuscito a dare. Dove sarebbe Nokia ora se avesse scelto Android come sistema operativo al posto di Windows Phone? La domanda se la sono posti in molti, tuttavia come ha ricordato Steve Ballmer, questo è l’anno di Windows e Windows 8 tornerà ai vertici. Ballmer infatti “favoleggia” 400 milioni di device Windows 8 in un anno, Nokia ovviamente ci spera e ci crede, gli analisti di mercato un po’ meno. I nuovi smartphone, come già i precedenti Lumia, sembrano pensati e studiati alla perfezione: scocca in policarbonato, colori vivaci, schermi belli leggibili anche alla luce del sole e utilizzabili con i guanti nelle giornate d’inverno e con una fotocamera che scatta bene anche quando c’è poca luce e le foto non risultano mosse. Nokia ha realizzato uno smartphone a misura d’uomo, facile da usare e con all’interno tutto quello che serve per accontentare p.8 MOBILE Si chiama 8X il Windows Phone 8 di casa HTC HTC è pronta a svelare il suo nuovo smartphone Windows Phone: ha un display 720p da 4.3”, un processore Qualcomm da 1.2 GHz e audio Beats di R. Pezzali la maggior parte delle persone, dal navigatore alle applicazioni fotografiche. Il marketplace di Windows Phone non è il market di Android e iOS, ma se restiamo nel campo delle applicazioni “normali”, a Windows non manca nulla: dalle applicazioni fotografiche ai social network, c’è davvero tutto. Come mai quindi un’accoglienza così fredda? Nokia ha presentato ottimi prodotti, ma non è stata in grado di dire né a che prezzo (si dice 449 e 549€) né quando saranno disponibili. Una scelta davvero azzardata a pochi giorni dal lancio dell’iPhone 5. Chi ha i tasca i 500€ (almeno) necessari per uno smartphone di fascia alta si butterà sul nuovo iPhone o aspetterà l’arrivo dei Nokia? Calcolando, inoltre, che se l’iPhone non dovesse piacere, c’è sempre quel rifugio sicuro chiamato Galaxy S III, oppure l’HTC One X o l’LG 4X HD. Nokia, inoltre, non sarà nemmeno la prima ad arrivare sul mercato: Samsung ha già presentato il suo Ativ S che per certi aspetti, come la presenza di una microSD e uno schermo più grande, per qualcuno può anche essere più appetibile. Per non parlare poi di HTC, che sta per presentare i nuovi terminali. Ora tocca a Microsoft: deve consegnare al suo miglior partner nel minor tempo possibile un sistema operativo completo e funzionante. Nel corso della presentazione, Joe Belfiore, responsabile di Windows Phone in Microsoft, ha riepilogato brevemente qualche novità presente nel nuovo sistema operativo “8”. Microsoft ha già mostrato qualche mese fa il nuovo OS mobile, ma gli addetti ai lavori ci assicurano che il nuovo Windows Phone 8 ha molte altre features che verranno svelate solo quando ci sarà il lancio ufficiale. Oggi il sistema operativo è quasi tutto, e di fatto Nokia ha presentato uno smartphone senza poter elencare appieno le sue funzionalità. Microsoft in questo periodo è in piena fibrillazione: deve lanciare Windows 8, Windows Phone 8 e Windows RT, deve spronare gli sviluppatori per spingerli a realizzare il maggior numero di applicazioni possibili e deve far convivere i tre sistemi, desktop, smartphone e tablet per realizzare l’ecosistema che da tempo promette. Riuscirà a far tutto in tempo salvando sia se stessa che Nokia? Ormai è impossibile mantenere un segreto: un tweet infatti svela in anticipo il nuovo smartphone Windows 8 di HTC, la cui presentazione ufficiale è prevista a New York il 19 settembre. Il nuovo HTC 8X avrà uno schermo da 4.3” con risoluzione HD, quindi in linea con le specifiche del sistema operativo Microsoft, e potrà contare su un processore Dual Core da 1.2 GHz. HTC punterà molto sulla parte video e foto: la fotocamera posteriore assicura riprese a 1080p e scatti a 8 megapixel con un ottima lente f/2 a 29 mm, mentre quella frontale, meno risoluta, può contare su un buon grandangolo e sulla ripresa full HD per le videochiamate. Buona la dotazione di memoria: 1 GB di RAM, 16 GB di flash e c’è spazio anche per una microSD per l’espansione di memoria. Novità anche sul fronte della connettività e sull’audio: come gli altri Windows Phone 8, NFC è integrato, come anche l’ottimo sistema audio Beats. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / I video e le foto con cui è stato presentato il Lumia 920 non sono state scattate con il telefono Nokia falsifica foto e video. Poi si scusa Ormai alle strette, l’azienda si scusa pubblicamente e propone altre immagini. Ma la figuraccia non si cancella N di giroscopi, nel caso del Lumia è stata stabilizzata tutta l’ottica. Con un’ottica stabilizzata il Lumia 920 può scattare con un tempo più alto, guadagnando così in luminosità e, soprattutto, riducendo il mosso. Un sogno per chi scatta al buio, soprattutto dopo aver visto le foto e i video mostrati da Nokia. Video che però, come si è scoperto poi, sono stati fatti con una videocamera per “simulare” il comportamento. Ecco il link al video originale. Nokia si è scusata e ha poi pubblicato il video reale, che mostra un netto miglioramento ma non ha comunque la qualità del primo, chiaramente girato con un equipaggiamento professionale. Ecco il link al video su YouTube. Ma non solo: c’è il forte sospetto che Nokia abbia “taroccato” anche le foto: la fotografia qui sopra mostra un effetto “stella” attorno alle luci, e chi mastica un po’ di fotografia sa che per ottenere un simile effetto bisogna chiudere al massimo il diaframma e lasciare che siano le lamelle di quest’ultimo a creare i raggi delle stelle. Questa foto è stata scattata con un’ottica che ha almeno 14 lamelle e non può essere l’ottica f/2 del piccolo sensore usato sul Lumia 920. A conferma di questo un’altra foto (qui a lato) mostra il bagliore diffuso di un diaframma molto aperto: questa foto è sicuramente fatta con il Nokia. Xtreamer lancia uno smartphone da 5’’ Xtreamer Mobile 5 è un telefono Android che promette un prezzo rivoluzionario. Ancora incerta la data di uscita I l nome Xtreamer fino ad oggi è stato accostato a lettori multimediali e NAS, ma il produttore coreano vuole di più: vuole “rivoluzionare il prezzo degli smartphone”. Per farlo ha annunciato Xtreamer Mobile 5”, uno smartphone Android da 5’’. Il sistema operativo è Android 4.0.3, ma Xtreamer è stata molto attenta alla comunità di ”smanettoni“, abilitando il root sul telefono e rilasciando aggiornamenti tramite ClockWorkMod. Ciò nonostante le app ”essenziali” sono già preinstallate sul telefono; a giudicare da alcune schermate, tra queste Schermate e primo video di Firefox OS di P. Centofanti MOBILE / Dopo lettori multimediali e NAS, Xtreamer ora ci prova anche con gli smartphone di M. Dalli MOBILE Mozilla ha rilasciato nuove immagini del sistema operativo mobile completamente basato su HTML5 in fase di sviluppo di R. Pezzali okia ha inserito sul suo smartphone Lumia top di gamma il sistema PureView. Nei giorni scorsi, Nokia aveva messo le mani avanti: i megapixel non sono tutto. Segno che, per mantenere un design coerente, non potevano certo usare il sensore del PureView 808 con quell’orribile bozzo sul retro. Ecco quindi che la fotocamera sul Lumia 920 ha solo 8.7 Megapixel, ma grazie a un particolare processore e a un sistema di stabilizzazione ottica, riesce a dare quel qualcosa in più per distinguersi da tutti gli altri smartphone. Un’ottica studiata alla perfezione per superare le mille problematiche di un sistema stabilizzato su un dispositivo così piccolo: solitamente lo stabilizzatore è posizionato solo su una lente e viene comandato da una serie p.9 app figurerebbero anche quelle di Google, ma non è chiaro come “Big G” possa acconsentire. Xtreamer Mobile è anche Dual SIM, ma anche qui non è chiaro se le due SIM possono operare simultaneamente o bisogna effettuare il passaggio dall’una all’altra. Sul retro dello smartphone c’è anche una fotocamera da 5 Megapixel con flash LED, mentre non sembrano essercene sul frontale. La promessa di Xtreamer è interessante, resta da capire se riuscirà a mantenerla. Il passato del produttore coreano non depone molto a suo favore, ma almeno questa volta non è stata rilasciata una data di uscita. Sul display compare però un inquietante “lunedì 20 settembre”; la prossima volta che il 20/9 cadrà di lunedì sarà nel 2021. Speriamo che esca prima... Mozilla ha pubblicato sul canale YouTube ufficiale un video che mostra una demo di Firefox OS funzionare su uno smartphone ZTE. Firefox OS (prima noto come “Boot to Gecko”) è il sistema operativo di Mozilla sviluppato completamente con tecnologie web come HTML5, che vuole porsi come alternativa “open” a piattaforme come Android o iOS: niente app store, tutte le applicazioni sono webapp che “girano” all’interno di Firefox mobile. Come si vede dal video, la piattaforma al momento necessita ancora di molte ottimizzazioni, specie sul fronte della reattività. Mozilla ha rilasciato anche dei rendering di quella che sarà l’interfaccia grafica finale. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it p.10 MOBILE / Amazon porta i tablet in Italia. I Kindle Fire verranno proposti a prezzi ultra-competitivi MOBILE L’obiettivo è spartirsi il mass market con l’iPad. La marcia in più del Fire, rispetto ai tablet Android, sono i contenuti Oltre ai tablet Fire, Amazon ha annunciato due nuovi Kindle con inchiostro elettronico, ma solo la versione base arriverà in Italia, con un ribasso di 20 euro Amazon Kindle Fire HD in Italia a 199€ di R. Pezzali A mazon porta in Italia il Kindle Fire, il “tablet” che lo scorso anno negli States è riuscito (unico) a tener testa all’iPad. Una mossa, quella di Amazon, che punta a prendere in mano il mercato dei tablet Android dividendosi così la ricca torta con l’iPad di Apple: 199 euro per il nuovo modello HD e 159 euro per il modello del 2011 sono prezzi da battaglia. Per il nostro Paese Amazon ha scelto la versione più “tranquilla”: in patria, infatti, è stato presentato anche un tablet 8.9” con display da 1.920 x 1.200, un tablet di fascia alta a un prezzo “premium” destinato a chi ha già assaggiato le potenzialità di Amazon. Jeff Bezos lo ha detto in conferenza stampa: “il Kindle Fire non è hardware, è un insieme di servizi”. Sono proprio i contenuti che hanno fatto la differenza e hanno dato al Fire quella marcia in più che tutti gli altri tablet Android, incluso il Nexus 7, ancora non hanno. Senza contenuti il tablet è hardware per appassionati, con i contenuti diventa un prodotto di massa. Ed è chiaro che Amazon si rivolge alla seconda categoria, poco importa se viene criticato dai più attenti alla tecnologia per qualche mancanza nelle connessioni o per un hardware non all’altezza di altri prodotti. Se il Fire ha venduto 200 volte il miglior tablet Android probabilmente una ragione c’è. Una precisazione: il Fire è un tablet basato su Android, ma ha un Amazon abbassa il prezzo del Kindle di M. Dalli sistema operativo completamente personalizzato con accesso allo store applicazioni di Amazon. Il nuovo Fire HD ha sempre uno schermo da 7” IPS con risoluzione 1.280 x 800 (multitouch a 10 punti), un sistema audio Dolby con due speaker e 16 o 32 GB di memoria sul dispositivo più spazio Amazon Cloud per l’archiviazione. Il processore è un Texas Omap 4460 Dual Core da 1.2 GHz, ma ad Amazon preme di più far sapere che grazie al sistema Wi-Fi dual band con doppia antenna è il tablet più veloce in termini di connettività wireless e soprattutto che pesa solo 395 grammi. Non mancano il Bluetooth, l’uscita HDMI e la videocamera frontale per le chiamate con Skype. Il prezzo, come abbiamo già detto, è 199€ (249€ la versione da 32 GB). Amazon venderà anche il “vecchio” Fire leggermente potenziato: display da 1.024 x 600 sempre da 7”, multitouch a due punti e un processore dual core di vecchia generazione ma sempre valido (il clock passa a 1.2 GHz). Spostandoci ai contenuti, ancora in Italia non avremo film e serie TV, ma Amazon ci sta lavorando: arriveranno milioni di canzoni e per i video al momento è stato firmato un accordo con Mediaset per avere dei contenuti dalle trasmissioni più popolari. Stessa cosa anche per le riviste: Vogue, GQ e altre riviste popolari ci saranno, e progressivamente arriveranno anche le altre. Nessun problema invece per gli eBook: i titoli ci sono tutti. Ricordiamo che il sistema Amazon è cross-platform: si compra un contenuto una volta sola e si può vedere su ogni device con l’applicazione Amazon Windows, iOS, console, ecc. L’offerta in Italia non è ancora forte come quella d’oltreoceano, ma chi ha già assaggiato la facilità d’uso del Kindle sa bene che Amazon, da questo punto di vista, è un porto sicuro. Amazon ha creato due pagine dedicate al Kindle Fire e al Kindle Fire HD con tutti i dettagli, anche tecnici. I tablet sono già disponibili per il pre-order ma gli ordini verranno evasi dal 25 ottobre. Il colosso americano ha annunciato una versione leggermente rinnovata del Kindle e un nuovo Kindle Paperwhite. Quest’ultimo rappresenta forse la novità più ghiotta, con uno schermo a più alta risoluzione (1.024 x 768 pixel, 212 ppi), più bianco e con illuminazione integrata per consentire la lettura anche al buio. Sfortunatamente questo modello non arriverà in Italia, dove dovremo accontentarci solo del modello “base”. Il nuovo Kindle prende le specifiche del modello precedente, con uno schermo da 6 pollici e 800x600 pixel, ma offre un cambio pagina più veloce del 15% e un design nero. La vera novità riguarda il prezzo, che ora è di 79 euro, 20 euro in meno rispetto al modello precedente. Il nuovo Kindle è già disponibile. Amazon Italia, inoltre, ci fa sapere che la scelta di importare solo tre prodotti (Kindle Fire HD da 7 pollici, Kindle Fire e Kindle) è dovuta a una questione logistica. Gli altri due prodotti (Kindle Fire HD 8,9 pollici e Kindle Paperwhite) arriveranno anche nel nostro Paese (prezzi da comunicare) nel corso dei prossimi mesi. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it p.11 MOBILE / Kobo lancia tre e-reader, due con e-ink, e un tablet con schermo LCD e Android MOBILE Kobo Mini da 5’’ e Kobo Glo ConfortLight, con tecnologia di illuminazione proprietaria. In Italia da Mondadori Prezzo contenuto, Android 4 e una discreta dotazione tecnica per SmartPad 860 S2 e 870 S2, le nuove proposte Mediacom dedicate a chi vuole un tablet conveniente Due e-book e un tablet nell’offerta Kobo di R. Pezzali F ino allo scorso anno, a noi italiani dei lettori e-book Kobo non interessava molto. La storia però è cambiata completamente quando un accordo tra Mondadori e Kobo ha permesso a questi ottimi prodotti di sbarcare anche nel nostro Paese, con a bordo tutto quello che serve per avere accesso a una libreria di titoli in italiano vasta quanto quella di Amazon. Kobo ha fatto le cose in grande: tre nuovi lettori, uno dei quali “più tablet che e-book”, per tutte le tasche e per tutte le esigenze. Il primo è il Kobo Mini, un e-book reader pocket da 5” che pesa 134 grammi e offre Wi-Fi, 2 GB di memoria e un processore da 800 Mhz a circa 80$. Disponibile in bianco e nero, il Kobo Mini sarà personalizzabile anche con una serie di cover posteriori inter- di E. Villa KOBO MINI KOBO TAB cambiabili. Sulla scia poi del Nook SimpleTouch con GlowLight arriva il Kobo Glo ConfortLight, un e-book reader da 6” con una tecnologia di illuminazione del display proprietaria per poter leggere anche di notte. Interessantissime le specifiche: il processore è un Freescale da 1 GHz, ha 2 GB di memoria per i libri, uno slot SD e soprattutto un nuovo schermo da 1.024 x 768 pixel di risoluzione e 16 toni di grigio. Disponibile in quattro colori costerà circa 130$. Infine il tablet: schermo da 7” IPS, processore OMAP 4470 e 1 GB di RAM. Costerà 200$ nella versione da 8 GB di memoria e 249$ in quella da 16 GB ma quasi sicuramente non sarà un prodotto che Mondadori porterà nel nostro Paese: troppa concorrenza. MOBILE / Razr M, Razr HD e Razr Maxx HD alla base della nuova offerta Motorola Mobility Tre innesti nella gamma Motorola Razr Con gli ultimi smartphone presentati, Motorola si rinnova e identifica i suoi tre pilastri: LTE, batteria e Android di P. Centofanti M otorola ha presentato tre nuovi smartphone, rilanciando la serie Razr e annunciando i tre pilastri che saranno alla base della strategia di Motorola Mobility dopo l’acquisizione di Google: LTE, durata della batteria e naturalmente Android. Per quanto riguarda quest’ultimo punto, Motorola ha assicurato che da ora in avanti sarà molto più tempestiva nel seguire l’aggiornamento della piattaforma con una più stretta collaborazione (come è naturale che sia) con Google. Venendo agli smartphone i nuovi modelli sono il Razr M, il Razr HD e il Razr Maxx HD. Il più interessante è forse il primo, per via del suo display da 4.3 pollici con cornice sottilissima e schermo praticamente a filo con i bordi. L’estetica rimane vicina a quella del primo Razr ma con un corpo più “pieno”; lo smartphone è costruito intorno a un processore dual core da 1.5 GHz, schermo OLED da 540 x 960 pixel Mediacom punta sulla convenienza (Super AMOLED Advanced), batteria da 2000 mAh e fotocamera da 8 Megapixel. Il telefono arriverà nei negozi con una versione “pura” di Ice Cream Sandwich e sarà aggiornabile a Jelly Bean. In questo senso forse la collaborazione con Google non inizia nei migliori dei modi: non RAZR M sarebbe stato possibile uscire da subito con Android 4.1? Il Razr HD monta invece uno schermo da 4.7 pollici sempre OLED ma con risoluzione 720p. Anche in questo caso lo smartphone uscirà con Ice Cream Sandwich, monta un processore dual core da 1.5 GHz Qualcomm S4, batteria da 2530 mAh, fotocamera da 8 Megapixel, fotocamera frontale da 1.3 Megapixel e la solita dotazione di sensori e opzioni di connettività. Il Razr Maxx HD presenta le stesse caratteristiche tecniche fatta eccezione per la batteria da ben 3300 mAh che dovrebbe garantire 32 ore di autonomia in RAZR MAXX HD uso “misto”. SmartPad 860 S2 Costano entrambi (di listino) 179 euro, ma in realtà le differenze tra SmartPad 860 S2 e SmartPad 870 S2 sono visibili a occhio nudo, anzi riguardano soprattutto il display: nonostante lo schermo sia da 8’’ di diagonale per entrambi, il primo è un LCD TFT da 1.024 x 768 in formato 4:3, mentre il secondo è un 1.280 x 768 in formato 16:9. Entrambi basati su Android 4.0.4 e su un Cortex A9 dual core (con 1 GB di RAM), sono tablet interessanti per chi intende muovere i primi passi in questo mondo e punta, per questo motivo, su un prodotto conveniente e, al tempo stesso, dalle caratteristiche tecniche “complete”: Wi-Fi, Bluetooth, lettore microSD, USB host, porta HDMI e una memoria integrata di 16 GB (860 S2) e 8 GB (870 S2) per lo storage di dati, contenuti e applicazioni (espandibile via microSD). Non manca la doppia fotocamera nel modello 870 S2 (2 Megapixel posteriore e 0,3 Megapixel anteriore), mentre il modello 860 S2 ha solo quella frontale. SmartPad 870 S2 n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE / Microsoft ancora una volta si trova ad inseguire i suoi concorrenti: dopo gli smartphone ora la caccia è al tablet p.13 Windows 8 e Windows RT sono pronti per i tablet? iPad e Android corrono forte e la distanza accumulata è notevole, Microsoft prova a colmare il divario con Windows 8 ma il compito sembra difficile di R. Pezzali T ra circa un mese la scelta di un tablet non riguarderà più solo iPad e le centinaia di tablet Android presenti sul mercato: gli utenti potranno scegliere anche Windows 8. Windows è un brand che funziona, e, anche se Windows Phone non ha avuto il successo che Microsoft si aspettava, un tablet con Windows è la soluzione che molti attendono. Microsoft sbarcherà sui tablet con tre diverse soluzioni: Windows RT, Windows 8 e Windows 8 Pro. Quest’ultima è la soluzione per i tablet business, con funzioni avanzate come l’accesso ad un dominio e altre feature decisamente poco interessanti per l’utenza consumer, che di fatto desidera un tablet e non il doppione di un notebook. I prodotti Windall’ideale di tablet Microsoft che sempre parlato di ecosistema e di app dows 8 Pro inoltre verranno la gente sogna: non ha staccato che funzionano su smartphone, tablet venduti ad un prezzo elevai fili con il passato ma allo stesso e desktop, in realtà solo le API sono to, superiore a quello degli tempo non permette di usare le condivise. I tablet Windows RT non Ultrabook: si parla di almevecchie app, ha un desktop che potranno quindi contare sulle 100.000 no 1.000 euro con un parco è praticamente inutilizzabile con app presenti sullo store di Windows accessori completo, prezzo le dita, che viene usato solo per Phone. che li rende poco appetibili consentire di accedere alla suite come alternativa a un tablet I tablet Windows 8 Pro sono “Ultrabook” in miniaOffice, non ancora ottimizzata Windows 8 Android o all’iPad. L’attenziotura e avranno un prezzo elevato. per l’utilizzo touch. L’unica spe- la versione “universale” ne del mercato consumer si ranza risiede nello store delle Resta quindi Windows 8, la stessa verconcentra quindi sulle due soluzioni Windows 8 e Windows RT: troverà la nuova interfaccia Microsoft applicazioni, ma il gap da colmare con sione usata su Ultrabook, desktop e Acer ha puntato tutto su Windows 8 su entrambi i sistemi e non si accorgerà l’App Store di Apple e con Google Play caricata su tablet con processore a basmentre Samsung e Asus hanno deci- della differenza. Scoprirà tutto quando è enorme. A proposito di applicazio- so consumo della famiglia Atom: una so di appoggiare anche la versione RT, a casa proverà a lanciare un’applicazio- ni, Windows Phone 8 e Windows RT soluzione scelta da Acer e da Samsung quella basata su un processore ARM. ne: il sistema lo informerà “gentilmente” sono due sistemi separati, quindi le con l’Ativ Smart PC. Questi tablet non di cercare l’applicazione sul Windows applicazioni per Windows Phone non saranno costosi come quelli della faStore perchè Windows RT funziona solo sono compatibili con Windows RT, an- miglia “Pro” ma nemmeno così potenti: Qual’è la soluzione migliore ed esclusivamente con le applicazioni che se di sistemi ARM si tratta. Devono l’indice delle prestazioni infatti supera per il consumatore? Non è facile rispondere, prendiamo la sviluppate per architettura ARM. I files essere gli sviluppatori a scrivere una di poco il “3”. Ma questi possono davversione RT: Microsoft sbaglia, secondo “.exe” non partono e tutte le vecchie versione specifica dell’applicazione per vero essere considerati dei tablet? In noi, prima di tutto la scelta del nome. applicazioni non funzionano, anche se la versione RT di Windows, cosa che realtà ci sembrano più netbook con Windows RT sta infatti per Windows vengono mostrate in “esplora risorse”. può richiedere giorni o ore a seconda lo schermo touch e la tastiera che si Runtime, una denominazione questa Una scelta che sarebbe stata condivisi- dell’app stessa. Anche se Microsoft ha sgancia: il processore è quello, le perche può solleticare sviluppatori e inge- bile se Windows RT non avesse avuto gneri del software ma che al consuma- il desktop, ma Microsoft ha scelto non tore non dice niente, anzi, ricorda un solo di mantenerlo, ma di tenere anche po’ quel Windows NT di qualche anno tutte le vecchie applicazioni “legacy”, fa. La comunicazione a livello globale di come il blocco note, Paint, etc. Con un Microsoft infatti verterà sul nuovo siste- po’ di lavoro si riesce anche ad andare ma operativo Windows 8, e la versione nel terminale, si riescono a disinstallare “RT” non sembra appartenere, almeno periferiche e a cambiare driver, funziosulla carta, alla nuova famiglia. Eppure i nalità da desktop non certo adatte ad tablet con Windows RT saranno, alme- un tablet, soprattutto quando la conno nell’interfaccia, identici ai tablet con correnza si chiama iOS o Android. WinI tablet Windows 8, con la tastiera e il processore Atom, assomigliano un Windows 8: chi si recherà in negozio dows RT com’è oggi è troppo lontano po’ troppo ai netbook, una categoria di prodotti ormai in declino. segue a pag. 14 n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it p.14 MOBILE Windows 8 e Windows RT segue da pag. 13 formance anche. Certo, vanno più che bene per vedere un video, navigare su Internet e leggere la mail ma si tratta pur sempre di un PC in un form factor diverso. I tablet che abbiamo provato all’IFA venivano riformattati ogni notte per evitare problemi il giorno dopo: la possibilità di installare ogni tipo di programma, dall’antivirus ai vari messenger rendono di fatto questi tablet veri computer con i rischi che la cosa comporta: rallentamenti, tempi di attesa al boot e crash. A questo si aggiunge una interfaccia che, se escludiamo la “home” con le sue tile, non è davvero utilizzabile solo con le dita. Chi comunque saprà gestirli con cura avrà in mano un ottimo tablet, che resterà veloce e rapido. Basta solo non “sovraccaricarlo”. I tablet Windows 8 comunque hanno un punto di forza non indifferente che iOS e Android non hanno: sono multiutente. Il tablet non è così personale, ma per la famiglia, e Windows 8 risolve tutto. A favore di Windows 8 c’è anche la possibilità, tramite l’applicazione BlueStack, di poter lanciare tutte le applicazioni Android in emulazione. Se la cosa funziona, e già la beta promette bene, Microsoft dovrebbe ringraziare questa piccola Su Windows Store ci saranno applicazioni per sistemi x86, x64 e ARM. Ma solo quelle ARM funzionano anche su Windows RT. Windows 8 è pronto per i tablet? Paradossalmente la versione più adatta è quella business: l’hardware è potente e il pennino permette di usare anche le applicazioni non ottimizzate per il touch. La versione “liscia”, Windows 8, potrebbe essere la scommessa vincente se Intel fornirà in futuro dei processori più potenti di quelli attuali. Sui tablet Acer, sull’Asus Vivo Tab e sull’Ativ Smart PC infatti c’è un Atom Z2760 appartenente alla famiglia CloverTrail, due core a 1.8 Ghz con consumi contenuti. Secondo Intel questo processore non dovrebbe far rimpiangere Ivy Bridge, tuttavia lo stesso Windows Experience Index mostra che il processore è proprio l’anello debole di questi tablet. La versatilità è uno dei punti di forza dei tablet Windows: inserendo una chiavetta con un pesante filmato HD, questo viene riprodotto senza problemi. software house. La versione RT è invece una scommessa e forse andava curata meglio: le potenzialità sono enormi e la nuova interfaccia è perfetta per i tablet. Tuttavia Microsoft avrebbe dovuto eliminare totalmente l’ambiente desktop e tutto quello che è legato al “vecchio”: l’experience con il touch dev’essere veloce, rapida e appagante e solo la nuova interfaccia offre questo. Microsoft non l’ha fatto, e questo almeno per un motivo: la nuova versione di Office non offre ancora l’interfaccia Touch, ed esiste solo una versione ottimizzata con una spaziatura maggiore tra i tasti che è ben lontana dall’essere considerabile una applicazione per tablet. Microsoft però vuole Office sui tablet a tutti i costi perchè è uno dei pun- Paint su Windows RT, in azione il multitouch: il pannello dei controlli ha dimensioni talmente ridotte che anche un bambino con le sue dita faticherebbe a utilizzarlo. ti di forza del nuovo sistema. Ecco perchè Windows RT ha bisogno del desktop. Un paradosso, anche perché non possiamo pensare che un colosso come Microsoft non abbia i mezzi per mettere una squadra a lavorare su una versione “light” di Office per tablet e per riscrivere Notepad, Paint e le altre applicazioni. In ogni caso c’è chi vede lati positivi: in Windows RT, al contrario di quello che accade sugli altri tablet, c’è un file browser completo. Dei tre ambienti operativi di Windows 8, quello tablet sembra essere quello più “arretrato”. Windows 8 per desktop e notebook c’è, funziona e si tratta solo di vedere se gli utenti accoglieranno la novità. Windows Phone 8 è un sistema tutto nuovo, ma sembra migliorato e soprattutto ora si appoggia su solide basi con API comuni. Windows per tablet non ha ancora un’identità propria: RT e Windows 8 rischiano di essere confusi dagli utenti che non capiscono la differenza di base tra i due e, soprattutto, il successo di Windows RT è inevitabilmente legato alle applicazioni, che al momento sono meno di 1000. Anche se manca ancora qualche settimana al lancio, è impensabile che Microsoft e gli sviluppatori possano portare su Windows RT le applicazioni che gli utenti ritengono fondamentali su un tablet, da Flipboard a Facebook alle varie app per la fruizione dei contenuti. Il mondo dei tablet è troppo affollato per correre con due cavalli tanto diversi tra loro, e il rischio è che solo uno tra Windows 8 e Windows RT sopravviva. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it GAME & MOVIE / Prezzi, disponibilità, caratteristiche, line-up di giochi: vi sveliamo tutto della tanto attesa console Wii U p.15 Nintendo Wii U: tutti i dettagli della nuova console Lancio previsto per il 30 novembre, prezzi a partire da 299 euro. I giochi in vendita a 59,90 euro, dalla lista però mancano ancora alcuni titoli importanti di R. Pezzali N intendo ha ufficializzato la Wii U, che ora ha una data di lancio, il 30 novembre, e un prezzo, 299 euro per la versione “basic” bianca e 349 euro per la versione “premium” nera. La Wii U è la prima console di nuova generazione, cerca di proporre una experience di gioco diversa senza badare troppo alla grafica e alle funzionalità. La Wii U infatti non sarà potentissima, ma è sicuramente meglio della Wii e sarà anche superiore a Xbox e PS3, anche se non di molto. La versione Basic (299 euro), disponibile solo in colore bianco, includerà la console e il controller GamePad. Avrà a bordo “solo” 8 GB di memoria flash, espandibili collegando hard disk esterni alle porte USB. Nella scatola, insieme al controller e alla console, ci saranno due alimentatori, una sensor bar e un cavo HDMI. Nel modello “basic” Wii U non avrà in dotazione alcun Wii Remote, utile se si vuole giocare in multiplayer: vanno comunque bene quelli della attuale Wii, i Wii Remote Plus. La versione Premium (349 euro), nera, è una sorta di edizione deluxe. Oltre alla console e al GamePad, avrà in dotazione la base per la console e una dock di ricarica per il gamepad oltre ad un gioco, Nintendo Land. Altre due differenze sono la memoria flash da 32 GB e Deluxe Digital Promotion, una sorta di “carta” fedeltà che permetterà di avere sconti e accumulare punti per acquistare contenuti in digital download. Al lancio ci sarà anche uno ZombiU Premium Pack a 389,99 euro che includerà oltre alla versione Premium il gioco ZombiU e il controller Pad Pro. Vista la differenza di prezzo, solo 50 euro, pensiamo che la versione bianca non sarà la più venduta. Tre volte più potente della Wii Nintendo non ama parlare dell’hardware delle console, ma sono trapelate alcune specifiche tecniche, da confermare. La CPU dovrebbe essere una IBM PowerPC “Espresso” a tre core Broadway, con una potenza quindi almeno 3 volte superiore a quella della attuale Wii. La GPU invece, realizzata da AMD, è una Radeon “GPU7” con supporto a Shader Model 4.0 (DirectX 10.1 e OpenGL 3.3). Più limitata la memoria RAM, “solo” 1 GB dedicato ai giochi mentre un altro GB sarà destinato al sistema operativo. Wii U ha quattro porte USB, due frontali e due posteriori che supporteranno anche l’adattatore LAN USB Wii Lan. Nessun problema invece per il Wi-Fi: il modulo wireless 802.11 b/g/n è integrato. Ci sarà, come già successo nella Wii, anche uno slot per una card SDHC. Per quanto riguarda le uscite audio e video la Wii U avrà uscita audio multicanale tramite HDMI oppure le classiche uscite audio stereo tramite il connettore multi-AV. Le risoluzioni video supportate saranno 1080p, 1080i, 720p, 480p e 480i. La scelta più comoda è chiaramente l’HDMI, in ogni caso tutte le connessioni della Wii dalla videocomposito alla s-video a quella RGB saranno retrocompatibili. Per i dischi, Nintendo ha parlato di un Wii Optical Disc da 25 GB con un transfer rate di 22.5 MB/s e tutto lascia pensare che si tratti comunque di un Blu-ray. Un po’ come Microsoft, che sull’Xbox usa un DVD dual layer con un file system proprietario, anche Nintendo avrà usato una struttura Blu-ray con un suo file system. È impensabile che Nintendo abbia alterato la struttura del Blu-ray, anche perché avrebbe creato problemi alla replicazione dei giochi. In ogni caso, Wii U non sarà compatibile né con i DVD né con i Blu-ray: avrebbe potuto esserlo, certo, ma ci sarebbero state tante licenze da pagare. Wii U è stata studiata anche per ridurre i consumi: si parla di circa 75 Watt in modalità d’uso, ma come ogni console, a carico massimo potrebbe consumare di più. Tanti modi per controllarla La console supporterà diversi tipi di controller: due GamePad, quat- tro Wii Remote o Wii Remote Plus, il Nunchuk e la Wii Balance Board. Per i giocatori più “hardcore” c’è anche il Wii U Pro Controller, un nuovo controller simile a quello dell’Xbox 360 che costerà 49 euro, indispensabile per giochi come Call of Duty, Fifa o Assassin Creed III. Focalizzandoci sul GamePad, questo è una sorta di schermo secondario, un’estensione dello schermo principale che fa anche da controller. Le potenzialità per Wii U GamePad sono infinite, e la percezione è che ancora non abbiamo visto tutto quello che sarà possibile fare. In ogni caso questo tablet/controller peserà circa 500 grammi e avrà una batteria al litio integrata. Lo schermo, touchscreen, è da 6.2” in formato 16:9 e ci sono tutti i controlli presenti anche sugli altri gamepad, due stick analogici e bottoni vari sul fronte e sul retro. All’interno, Nintendo ha inserito un accelerometro, un giroscopio e un sensore geomagnetico, una vi- deocamera frontale, speaker stereo e un microfono. Nintendo ha anche inserito una antenna con chip NFC. Il GamePad potrà essere usato anche con una stilo, proprio come le console portatili Nintendo. Nintendo ha presentato anche una funzionalità denominata TVii, una sorta di SmartTV con servizi di streaming. Questa funzionalità tuttavia non ci sarà in Europa. Tutti i contenuti comprati per la Wii, gli accessori e i giochi funzioneranno anche su Wii U. I prezzi dei giochi sembrano essere stabiliti: 59.90 euro per quasi tutti i titoli, con qualche eccezione. I titoli al lancio saranno comunque numerosi, anche se ne mancano ancora alcuni di un certo spessore, come Zelda. La lineup è comunque varia, qui in tabella proponiamo i principali titoli disponibili nei primi mesi di lancio. Chi invece vuole vedere il video della presentazione può selezionare questo link. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it GAME & MOVIE / Massimo realismo, fluidità di gioco, azioni spettacolari e un controllo completamente manuale p.16 Kei Masuda conferma: PES 2013 esce il 21 settembre Una nuova filosofia e tanti obiettivi per il team PES Production Konami diretto da Kei Masuda. Lo abbiamo incontrato negli uffici milanesi di Halifax di G. Genellini “P ES is back!” proclama fieramente Halifax (distributore italiano di PES 2013), determinato a diffondere la notizia che il nuovo Lead Developer Kei Masuda guiderà alla svolta decisiva la serie Pro Evolution Soccer. Un notevole cambio di mentalità, con l’intento di creare un gioco ragionato e il più possibile realistico. Un esperto team di sviluppo Konami, composto da grandi estimatori del calcio europeo e amanti del gioco di squadra, hanno rinnovato il progetto PES offrendoci, in questo 2013, un gioco di calcio con un impronta realistica mai percepita nelle scorse edizioni, perfettamente raffrontabile con il suo grande avversario di sempre, capostipite di questa caratteristica. Kei Masuda ha affermato, durante l’incontro a Milano, che il suo principale obiettivo è stato quello di ricreare la più realistica simulazione di calcio giocato, apportando notevoli modifiche al gameplay del gioco. Con una semplificazione dei comandi, infatti, si garantisce una maggiore facilità d’uso (Pro Active AI), e rallentando in modo accentuato la velocità di gioco (PES FullControl), il giocatore è più responsabile di quanto accade nelle azioni in campo. La grande rivoluzione di questa edizione, introdotta da Kei Masuda, è la possibilità di affrontare un match totalmente in controllo manuale, dove forza e direzione dei passaggi sono stabiliti dal giocatore; in questo modo il player sarà totalmente libero di creare nuove tattiche e schemi di gioco. Sicuramente la nuova sezione “allenamento” darà al giocatore nuove nozioni su come indirizzare al meglio punizioni o spettacolari tiri all’incrocio dei pali. Il grande team PES Production ha lavorato molto anche sulla nuova componente Player ID, con l’aiu- nate con tutti gli ultimi movimenti di mercato. Kei Masuda, inoltre, ha voluto evidenziare che dal prossimo anno è in progetto la creazione di un nuovo team europeo a Londra che lavorerà a stretto contatto con il team giapponese, per garantire lo sviluppo di un gioco di calcio internazionale, riproponendo le tattiche e i movimenti dei giocatori di ogni nazione, e soprattutto (caratteristica ancora non molto sviluppata in PES), per ottenere delle direzioni arbitrali in linea con il calcio “all’inglese”, per garantire una crescita costante al passo con il calcio moderno. to di un team di supporto europeo specializzato: il gruppo è riuscito a ricreare movenze, esultanze e abi- lità di 50 dei più famosi giocatori al mondo. Il famoso colpo di tacco di Ibrahimovic, il dribbling ubriacante di Messi, il controllo palla di Iniesta e i tuffi tra i pali di Buffon saranno l’antipasto per una partita all’insegna del “calcio spettacolo” e della creatività del player. In arrivo a fine settembre Ma non è finita qui, perché dopo il lancio sul mercato di PES 2013, che avverrà proprio in questi giorni, ci sarà un DLC scaricabile gratuitamente contenente nuove esultanze e animazioni. Inoltre sarà prontamente disponibile una free patch contenente le formazioni aggior- PES 2014 già all’orizzonte Durante l’incontro con il giovane Lead Developer sono trapelate notizie su una prossima generazione di PES con l’inedito motore grafico next-gen, Fox Engine di Konami, che dovrebbe vedere la luce già l’anno prossimo. Ovviamente non sono note caratteristiche tecniche e contenuti del gioco, ma Kei Masuda ha voluto informare che il lavoro di Konami sul nuovo engine continuerà a prescindere dall’uscita, nel breve periodo, dei successori delle attuali PlayStation 3 e Xbox360. Questo suona come una piccola conferma che il Fox Engine sarà compatibile anche con le attuali console ma sarà anche in grado di sfruttare appieno le caratteristiche avanzate di quelle di prossima generazione. Tutto pronto per il calcio d’inizio, preparate patatine, console e divano… PES 2013 sta arrivando! n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it GAME & MOVIE / Tra PlayStation 3 e Bethesda non c’è feeling. Si spera nell’intervento di Sony Sony aiuta Bethesda con la PlayStation 3 Il problema è sorto per la release del DLC di Skyrim Dawnguard, ritenuto “inaccettabile” dalla software house di R. Pezzali S kyrim è il gioco dell’anno, un successo meritato che ha portato l’azienda a creare anche una serie di DLC, il primo dei quali, Dawnguard, ancora non è disponibile per PS3. Bethesda non è immune alle figuracce, anzi: il rilascio di Dawnguard per XBox 360 è stato un vero disastro, con vampiri in mutande e problematiche varie poi risolte. Per la PlayStation 3 il problema però è assai più grave: per qualche motivo l’espansione non riesce a funzionare in modo “accettabile” e la stessa software house si rifiuta di rilasciarlo nelle condizioni in cui si trova ora. Il problema è legato sempre al modo in cui la PlayStation gestisce la memoria, problema questo che già è stato riscontrato da molti giocatori durante Skyrim. In aiuto di Bethesda è arrivato ora un grosso team di sviluppo “offerto” da Sony stessa che spera in qualche modo di risolvere le questione per il bene dei consumatori. Skyrim è un gioco che offre al giocatore possibilità infinite ed è proprio questa possibilità a rendere imprevedibile il comportamento con la console di casa Sony. Quello che è successo in ogni caso deve far riflettere: con la sua imprevedibilità e longevità “infinita”, Skyrim ha messo in crisi una console che, secondo Sony, ha ancora qualche anno di vita. Ad oggi i possessori di PS3 non possono ancora scaricare il DLC e nessuno è in grado di dire se e quando potranno farlo. Chi ha Xbox se la ride, anche perché ormai sta già provando la seconda espansione, Hearthfire. TV & VIDEO / Non è una soundbar ma un supporto per TV che integra un diffusore stereo Bose Solo, la soundbar facile che costa poco Semplice da usare, serve per migliorare (e non poco) l’audio del proprio TV. In più, è quasi economica: 399 euro. di R. Faggiano L ’idea non è proprio rivoluzionaria ma sul mercato non c’era. Ecco allora da Bose arrivare Solo, un diffusore stereo che funge da supporto per TV piatti di taglia media, tra i 32 e i 40 pollici, forma del piedestallo permettendo. Il diffusore misura 52 x 30 x 7 centimetri, è rifinito in colore nero e ha un telecomando in dotazione con le sole funzioni essenziali: regolazione volume, mute e accensione. Il peso massimo sopportato dichiarato è pari a 18 Kg, non moltissimi per alcuni TV con supporto metallico o in vetro; nulla vieta naturalmente di inserire il Solo in altra posizione per non fargli sopportare pesi eccessivi.Il collegamento al televisore avviene con un semplice cavetto stereo analogico oppure tramite il segnale digitale (ottico e coassiale), tutti già compresi nella dotazione. Per ottenere i migliori risultati è consigliata l’uscita digitale, quando disponibile. All’interno del Solo ritroviamo tutta la tecnologia Bose con quattro diffusori larga banda leggermente orientati verso i lati per allargare il fronte compresi nella dotazione. Per ottenere i migliori risultati è consigliata l’uscita digitale, quando disponibile. All’interno del Solo ritroviamo tutta la tecnologia Bose con quattro diffusori larga banda leggermente orientati verso i lati per allargare il fronte sonoro e lo speciale condotto reflex che migliora la resa in gamma bassa. Nonostante il triplo ingresso non è possibile collegare contemporaneamente più sorgenti, bisognerà collegarle al televisore da usare come selettore di sorgente. Costa 399 euro. p.17 GAME & MOVIE Una breccia si apre nelle difese di PS Vita Qualcuno ha violato le difese della console portatile Sony e sta realizzando un launcher per avviare codice nativo “fatto in casa”. Il programmatore è Yifan Lu, che ha annunciato l’Usermode Vita Loader project per richiamare l’attenzione di altri sviluppatori che lo possano aiutare nell’impresa. Yifan ha trovato il modo di scavalcare il controllo del certificato Sony del codice, ma ha bisogno di aiuto per completare il progetto. Ci vorranno ancora mesi di lavoro e Sony potrebbe sempre individuare e chiudere la falla. Resta il fatto che nonostante le contromisure (software chiuso, schede di memoria proprietarie, nuove card), anche PS Vita è stata a suo modo violata, per quanto non ancora nel peggiore dei modi. La pirateria per ora sembra essere una minaccia ancora lontana. Ma per quanto? GAME & MOVIE Microsoft trasforma la stanza in un videogioco Microsoft ha ottenuto il brevetto su un sistema di gioco davvero da fantascienza. Si tratta di una tecnologia che aggiunge a un sistema di motion capture stile Kinect, una sorta di proiettore “surround” capace di estendere l’immagine oltre il monitor principale sulle pareti della stanza a 360°. Il brevetto descrive un sistema di correzione che tiene conto dell’arredamento e dei colori delle pareti e della prospettiva in ogni istante in funzione della posizione del giocatore. Microsoft ha persino pensato a un cono d’ombra nel fascio proiettato all’altezza degli occhi del giocatore per non abbagliare la vista. L’intera stanza diventa parte dell’esperienza di gioco e le immagini proiettate possono essere anche 3D. Naturalmente il brevetto non corrisponde a una tecnologia già pronta per il mercato, ma del resto anche Kinect fino a qualche anno fa poteva essere considerato “fantascienza”. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it PEOPLE & MARKET / Fastweb lancia un piano per estendere la banda larga a 100 Megabit 100 Mbit per il 20% della popolazione La connessione raggiungerà, secondo Fastweb, 5,5 milioni di persone entro il 2014. Al costo di 400 milioni di euro di M. Dalli F astweb spinge il piede sull’acceleratore della banda ultralarga. Le intenzioni dell’operatore sono infatti quelle di portare la connessione a 100 Mbit/s a 5,5 milioni di persone e aziende, pari al 20% della popolazione, il tutto entro il 2014. La cifra stimata è di 400 milioni di euro, stando a quanto riporta Daniele Lepido, e Swisscom (che controlla Fastweb) ha già stanziato una prima tranche da 130 milioni. Le città interessate dalla banda ultra larga sono ben 20: Milano, Roma, Torino, Genova, Venezia, Firenze, Palermo, Trieste, Bari, Bologna, Verona, Ancona, Brescia, Monza, Livorno, Reggio Emilia, Padova, Como, Bergamo e Pisa. C’è però un importante cambio di tecnologia: anziché portare la fibra direttamente nelle case degli italiani, com’è stato fatto finora, il nuovo piano prevede di cablare in fibra solo gli PEOPLE & MARKET Intel mostra il Wi-Fi “digitale” all’IDF Intel ha mostrato un prototipo funzionante di Wi-Fi integrata nella CPU. Questa soluzione porta a due vantaggi non indifferenti: il primo è il risparmio di spazio sulla scheda madre, sempre più sovraffollata di componenti e sempre più piccola per dispositivi sottili e leggeri. Il secondo vantaggio è la digitalizzazione della parte radio, che consente di ridurre nel tempo superficie occupata e consumi seguendo la famosa Legge di Moore. Il prototipo era basato su processore Rosepoint sperimentale, realizzato con processo produttivo a 32 nm e in grado di ospitare, oltre alla parte Wi-Fi, anche due core Atom. Questa soluzione si presta per dispositivi dove l’integrazione è essenziale, come per esempio smartphone e tablet. Questa innovazione ci pare interessante, anche se le implicazioni pratiche non sono proprio dietro l’angolo. armadi telefonici (fino a una distanza di 400 metri dalle abitazioni) e da lì proseguire col rame. Qusta tecnica, nota anche come FTTC (Fiber To The Cabinet) è stata scelta - e in alcuni casi già usata - da Telecom Italia, ma duramente criticata da Metroweb - di cui Fastweb è azionista. Come mai, quindi, questo cambio di opinione? Secondo Fastweb, il motivo è presto detto: col FTTC si possono comunque raggiungere velocità di 100 Megabit/s, ma con un onere decisamente più basso (la fibra ha ancora un costo piuttosto elevato). Lodevole quindi l’iniziativa di estendere la copertura della banda ultra larga a 20 città, anche se la penetrazione nel Centro e Sud Italia rimane minima. Resta inoltre da capire quale sarà l’effettiva velocità per gli utenti con questa nuova tecnologia: chiamarla Fibra 100, però, non sarà più tanto corretto. p.19 TV & VIDEO Nuova Apple TV? Non per ora In estate Bloomberg si era detta certa: Apple sta per lanciare la sua nuova Apple TV. Non uno schermo e neppure una TV, ma un set top box con all’interno la logica delle applicazioni e una svolta netta nel modo di fruire i contenuti. L’idea sarebbe quella di realizzare una vera TV on-demand dove l’utente può guardare quello che vuole senza limitazioni: dai film alle serie TV. La TV di Apple sarebbe quindi il perfetto punto di contatto tra applicazioni, TV Live e PVR. Ma come sempre, quando ci sono di mezzo i contenuti, sono i broadcaster a volere il coltello dalla parte del manico e ad Apple non piace delegare. Un braccio di ferro, quello per la negoziazione sui diritti, che di fatto ha bloccato il lancio del nuovo modello di Apple TV previsto per il prossimo anno. Lo riporta sempre Bloomberg, che parla anche di un accordo quasi raggiunto con Warner. TV & VIDEO PEOPLE & MARKET Telecom e Fastweb, accordo sulla NGN I due operatori nazionali hanno siglato un accordo per la condivisione delle infrastrutture necessarie per la rete a banda ultralarga. Costi più bassi e tempi più brevi? di M. Dalli Riagganciandoci direttamente con la notizia di cui sopra, Telecom Italia e Fastweb hanno siglato un accordo per la condivisione delle infrastrutture di rete necessarie per la realizzazione della NGN, la rete di prossima generazione. Questo accordo “prevede che nelle aree di comune interesse siano individuate e sfruttate tutte le opportunità di ottimizzazione di costi ed investimenti attraverso la condivisione di infrastrutture passive ed il coordinamento delle attività di realizzazione, in modo da accelerare il roll-out della posa della fibra ottica”. La fibra, però, come già anticipato non arriverà direttamente nelle case degli italiani ma sarà portata agli armadi di strada. Da qui si proseguirà con il rame, utilizzando la tecnologia VDSL2 (già sperimentata da Telecom col progetto Phibra e attualmente in uso in Germania, Svizzera da Swisscom, che controlla Fastweb - Francia e Gran Bretagna). Questa tecnologia promette velocità di almeno 30 Mbit/s, con possibilità di arrivare a 100 Mbit/s e, in futuro, anche a 400 Mbit/s, a seconda però della distanza dall’armadio (mediamente di 500 metri). L’accordo tra Telecom e Fastweb consentirà quindi di condividere fibra e rame, ma i due operatori avranno armadi distinti e offerte commerciali completamente indipendenti. Questa notizia porta però a due considerazioni: viene abbandonato il progetto di Fastweb di portare la fibra ottica nelle case, o almeno rimandato per i centri non ancora cablati. Trattandosi di un’intesa tra privati, inoltre, le aree meno “redditizie” verranno sostanzialmente tagliate fuori dal progetto, aumentando ancora di più il digital divide. TivùOn dal 2013 verso la catch-up TV unica Dopo l’anticipazione di un anno fa, TivùOn si appresta a vedere la luce. La piattaforma di catch-up TV che raccoglie i tre principali operatori nazionali italiani (Rai, Mediaset e La7) è infatti in fase di sperimentazione su 200 utenti, con il lancio previsto per la prima metà del 2013. A rivelarlo è stato Angelo Pettazzi, capo della divisione contenuti di Mediaset, che durante l’IBC ha dichiarato che nella piattaforma ci saranno sia contenuti di catch-up TV che video on-demand. La sperimentazione dovrebbe durare fino a fine anno, poi ci sarà il lancio commerciale nei mesi successivi. TivùOn (il cui nome è ancora provvisorio) arriverà sia sui decoder standalone che su alcune TV. Ovviamente restano aperti diversi interrogativi, ma principalmente quali modelli verranno abilitati al servizio, una cosa su cui cercheremo di indagare nei prossimi mesi. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it PEOPLE & MARKET / L’arrivo della telefonia di 4a generazione in Italia si fa sempre più complicato La TV dice no a LTE: Italia a rischio caos Tra le cause, TV che non cedono le frequenze, possibili denunce al TAR e interferenze degli impianti LTE L Possibili interferenze in vista Dall’altro lato della barricata ci sono gli operatori telefonici, Telecom Italia, Vodafone e Wind (3 Italia non ha acquistato frequenze nel lotto da 800 MHz), che scalpitano per partire il prima possibile con l’LTE, ma non possono ovviamente farlo finché le frequenze non saranno libere. Ma qui la storia si complica: liberare le frequenze sarà infatti solo il primo atto di una “tragedia” cui assisteremo nei prossimi mesi. Secondo alcune ricerche, tra cui una del centro RAI, le antenne LTE interferirebbero infatti con i segnali TV, rendendo quindi impossibile la ricezione di alcuni canali che trasmettono su frequenze adiacenti a quelle telefoniche. Il problema è che allo stato attuale le frequenze dal 61 al 69 sono frequenze TV a tutti gli effetti e PEOPLE & MARKET Sky e Fastweb ecco il nuovo Home Pack Continua l’alleanza tra Fastweb e Sky. Dopo le nuove tariffe, si aggiorna anche l’offerta integrata Home Pack di M. Dalli ’idea era semplice: liberare alcune frequenze TV per far posto ai servizi di telefonia mobile di quarta generazione, noti come LTE. Queste frequenze, infatti, sono considerate molto pregiate in quanto capaci di raggiungere anche l’interno degli edifici, cosa che non sempre avviene oggi col 3G. Tra il dire e il fare, però, c’è di mezzo un mare o, meglio, un oceano in tempesta di burocrazia e scogli tecnici. Nelle regioni italiane che hanno effettuato lo switch off prima del 2011, tra cui si contano Lombardia, Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna, i canali da liberare (9 in tutto, dal 61 al 69, con frequenze 794 − 858 MHz) sono attualmente occupati da TV locali che hanno pagato per avere il diritto di trasmissione e ora non vogliono certo “buttare” l’investimento fatto solo qualche anno fa. Il Ministero dello Sviluppo Economico, Infrastrutture e Trasporti ha pubblicato la scorsa settimana il bando per la riassegnazione delle frequenze, i cui criteri sono però stati pesantemente criticati da Aeranti-Corallo, in quanto penalizzanti per il settore. Questa situazione rischia di tradursi in una denuncia al TAR del Lazio, che rimanderebbe quindi lo “sgombero” delle frequenze, previsto entro la fine dell’anno. p.20 di M. Dalli quindi i centralini TV le fanno passare, ma con l’arrivo dell’LTE la potenza delle antenne degli operatori (molto maggiore rispetto a quelle della TV) rischia di saturare i centralini. Ma alla fine, chi paga? Per ovviare al problema basterebbe un filtro da applicare su tutte le antenne per bloccare le frequenze “incriminate”, con costi che possono variare da poche decine a qualche centinaio di euro, a seconda dei casi. E qui sorge il dubbio: chi deve pagare? Secondo il Ministero dovrebbero essere gli operatori a spartirsi i costi delle operazioni, in quanto sono loro che causano le interferenze; gli operatori, ovviamente, non ne vogliono sapere e vorrebbero che fossero gli utenti a pagare o, nel caso, TIM e Vodafone scaricherebbero molto volentieri la patata bollente a Wind, che ha acquistato (a prezzo più basso) le frequenze adiacenti a quelle TV e quindi è più soggetta a interferenze. Per cercare di sbrogliare la matassa, il Ministero ha oggi avviato un tavolo tecnico per verificare le interferenze tra TV e LTE. Secondo quanto dichiarato a Milano Finanza da Alessandro Luciano, presidente della Fondazione Ugo Bordoni che partecipa al tavolo tecnico, sarà necessario “distinguere i problemi di oscuramento dovuti alle antenne LTE, e quindi comune a tutti gli operatori, da quelli invece legati alla vicinanza delle frequenze tlc con quelle delle TV […] L’esatta portata del fenomeno è da non sottovalutare, ma potrà essere valutata esattamente solo sul campo, in quanto legata anche ai differenti tipi di antenne e televisori presenti sul territorio”. Tradotto in altri termini, il rischio caos nei primi mesi di introduzione dell’LTE (quando riuscirà finalmente ad arrivare) sarà molto alto; è lecito aspettarsi quindi qualche disservizio sulle TV che trasmettono sui canali 59 e 60 (tra cui il secondo multiplex di Telecom Italia Media). In questa situzione a rimetterci sono, come sempre, i cittadini: se l’LTE ritarda, ne soffre il digital divide, interno e nei confronti di altri Paesi europei che hanno già reti di quarta generazione o si apprestano a lanciarle in questi giorni (sfruttando anche il “fattore iPhone 5”, che supporterà l’LTE anche per l’Europa); se l’LTE arriva, si dovranno adeguare gli impianti d’antenna sui tetti, a spese che possono essere direttamente a carico degli utenti o indirettamente (tramite gli operatori telefonici, che certo non perderanno tempo per rifarsi dell’esborso sui propri clienti). Insomma, il panorama non è certo dei più felici e nel corso dei prossimi anni la situazione rischia di complicarsi ulteriormente con la cessione di altre frequenze a favore dei servizi a banda larga mobile. Forse conviene iniziare a fare una pianificazione seria, pena l’ennesimo caos e un grave ritardo dell’Italia, tecnologicamente (e non solo) sempre più fanalino di coda dell’Europa. L’offerta Home Pack è ora divisa in tre: Ultra, Full e Web, che includono tutte il pacchetto Sky TV con decoder MySky HD e Digital Key. Su queste opzioni si può poi comporre l’abbonamento Sky come meglio si crede. La differenza tra le opzioni risiede nella parte “Fastweb”: Home Pack Ultra si basa su Surf No Limits e offre Internet fino a 100 Mbit/s (20 Mbit/s in ADSL), chiamate illimitate sui numeri fissi e 1000 minuti al mese verso i cellulari; Home Pack Full si basa invece su Super Surf e offre le stesse condizioni, fatto salvo per 60 minuti/mese verso i cellulari anziché 1000. La versione Web offre solamente la navigazione Internet illimitata, ma fino a 10 Mbit/s su fibra e 20 Mbit/s su ADSL. L’opzione Fibra 100, inoltre, è gratuita per il primo anno, poi avrà un costo di 5 euro al mese. Home Pack Full è in promozione a 39 euro al mese per un anno, poi 54 euro; Home Pack Ultra è in promozione a 54 euro al mese anziché 69 euro, mentre Home Pack Web è in promozione a 38 euro per 6 mesi anziché 44 euro. Questi prezzi si intendono con il solo pacchetto Sky TV. Facendo due conti, tutti i pacchetti Home Pack (ad eccezione della versione Web) offrono un risparmio di 10 euro sull’abbonamento Sky, oltre a Sky Go gratis (ma non Sky HD). A fronte di questi vantaggi, però, la Home Pack Full perde, rispetto alla Super Surf, la SIM dati con 1 GB di traffico al mese gratis per sempre. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it p.21 PEOPLE & MARKET Sky sul digitale terrestre con L’Espresso? L’emittente satellitare è già presente tra i canali nazionali con Cielo, ma le manca una vetrina dei suoi migliori canali. Secondo Milano Finanza, però, la Pay TV satellitare potrebbe presto lanciare una nuova piattaforma assieme al gruppo L’Espresso, che possiede le due frequenze di Rete A, su cui viene trasmesso Cielo. La joint venture sarebbe paritaria, con le due emittenti che ne controllerebbero il 50%. Ciò che resta da capire è quali contenuti verrebbero trasmessi. Il quotidiano ipotizza che potrebbero servire per trasmettere quei Gran Premi in chiaro che sono richiesti dai contratti di Formula 1 e Moto GP. Alcuni canali del satellite potrebbero poi finire in chiaro anche sul digitale terrestre, come ad esempio Sky Uno o Sky TG 24. Per ora sono ipotesi, ma uno sbarco di Sky sul terrestre sembra sempre più vicino. Sarà un bene o un male per il consumatore? E per Mediaset e Rai? PEOPLE & MARKET eDP 1.4 promette minori consumi nei device L’Associazione per gli Standard Video Elettronici (VESA) ha annunciato lo standard embedded Display Port (eDP) 1.4, impiegato all’interno dei dispositivi mobili per collegare la scheda grafica al display. L’eDP 1.4 porta con sé diverse migliorie: per quanto riguarda la riduzione dei consumi, eDP 1.4 introdurrà novità quali l’aggiornamento parziale del frame usando il Panel Self Refresh, ma anche la compressione dei dati e il supporto alla retroilluminazione a zone. Il canale ausiliario della connessione supporterà anche il multitouch, senza bisogno di far viaggiare i dati relativi al tocco su un canale separato dall’interfaccia video. Il nuovo standard eDP 1.4 verrà rilasciato il prossimo ottobre, ma lo vedremo in azione solo a partire dal 2014. PEOPLE & MARKET / Ford trasforma l’auto in un hotspot Wi-Fi Ford SYNC sotto i riflettori dal 2013 su Focus elettrica Il sistema, sviluppato con Microsoft, punta molto sul riconoscimento vocale di V. Barassi F ord ha ufficializzato la propria volontà di proporre il sistema SYNC con interfaccia MyFord Touch sulla Ford Focus elettrica, automobile del segmento medio che - in questa versione - sarà in vendita in Europa a partire dai primi mesi del 2013. Il sistema, sviluppato in stretta collaborazione con Microsoft, si appoggerà su un grande display da 8 pollici di diagonale e sarà in grado di riconoscere moltissimi comandi vocali per la gestione di navigatore, telefono, radio, lettore musicale e climatizzatore. Caratteristica molto interessante di questo sistema è sicuramente quella che permette all’auto di trasformarsi in un “grosso” hotspot Wi-Fi in movimento (condividendo via USB o Bluetooth la connessione di uno smartphone), al quale sarà possibile connettere fino a cinque dispositivi contemporaneamente. PEOPLE & MARKET / Prospettive interessanti della ricerca Samsung Samsung ClorOLED un display da 358ppi? Previsti 16 subpixel e una densità da record. La vedremo già nel 2013? di M. Dalli S amsung sarebbe al lavoro su una nuova tecnologia per display OLED, secondo quanto riportato da una fonte di PhoneArena. Questa nuova tecnologia, chiamata ClorOLED, promette una densità di pixel da record, ben 358 ppi, per uno schermo da 5,8 pollici con un’insolita risoluzione di 1.024x900 pixel. Facendo due conti, però, qualcosa non torna, ma secondo la fonte la matrice RGB del nuovo display (non PenTile come gli attuali OLED di grandi dimensioni, quindi) avrebbe ben 16 sottopixel, al posto dei 12 del Super AMOLED impiegato nel Galaxy S II. Sempre secondo questa fonte, inoltre, la produzione di massa del display dovrebbe partire nel giugno 2013, una data che sembra fatta apposta per un annuncio a settembre del successore del Galaxy Note II, che potrebbe quindi essere un po’ più grande del modello attuale. Trattandosi di indiscrezioni non confermate dobbiamo prendere tutto con le pinze, tuttavia se la cosa fosse confermata potrebbe essere una tecnologia molto interessante in grado di far fare un bel salto di qualità agli schermi OLED. people & market “OLED Spy” Samsung porta LG in tribunale Continua la spy story sull’OLED. Dopo le accuse mosse qualche mese fa da Samsung nei confronti di LG, rea di aver acquistato alcuni segreti rubati dell’OLED Samsung, l’azienda ha ora formalizzato il tutto e mosso causa al rivale connazionale. Secondo quanto si apprende da Yohnap News, infatti, Samsung avrebbe recentemente inviato alla corte distrettuale di Seoul dei documenti riguardanti 18 tecnologie impiegate nei suoi pannelli OLED e 21 altri dettagli rilevanti, chiedendo a LG 1 miliardo di Won (circa 700.000 euro) come indennizzo per ogni utilizzo della sua tecnologia. La vicenda ovviamente non finirà qui, anche se le prove potrebbero essere schiaccianti per Samsung, dal momento che LG ha ammesso che 6 delle 11 persone arrestate erano suoi dipendenti. Come andrà a finire? people & market Samsung farà causa ad Apple sull’LTE Secondo il quotidiano “Korea Times”, Samsung si sta già muovendo sul piano legale contro l’iPhone 5 di Apple. Nel mirino di Samsung ci sono i brevetti della tecnologia LTE, standard che il nuovo iPhone supporterà almeno in alcuni Paesi chiave, come gli Stati Uniti. Samsung possiede una bella fetta di proprietà intellettuale sulla tecnologia LTE e ha tutta l’intenzione di battere cassa fino all’ultimo centesimo visto che, stando alle fonti del quotidiano, in questo caso i brevetti non potrebbero essere considerati FRAND (licenziabili in termini equi e non discriminatori). Samsung avrebbe intenzione di fare causa ad Apple immediatamente negli Stati Uniti e in Europa, non appena lo smartphone verrà presentato. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it Digital Imaging / Sony lancia NEX-6 con mirino oculare e sistema autofocus Fast Hybrid AF NEX-6 = Mirrorless + mirino + 16 Mpixel Ha connessione Wi-Fi per una facile condivisione delle foto e con Camera Apps può scaricare app per la fotografia di R. Pezzali S ony ha presentato NEX-6, il nuovo modello di Mirrolrless che va a inserirsi tra la NEX-7 e la NEX-5R, appena presentata a Berlino e della quale potete leggere qui tutti i dettagli. La NEX-6 condivide con la NEX-5R il sensore CMOS APS-C da 16 megapixel, il nuovo sistema autofocus Fast Hybrid AF, il Wi-Fi e il processore Bionz. Sulla carta quindi le due fotocamere dovrebbero avere prestazioni molto simili: scatto a raffica a 10 fps con autofocus a inseguimento, ISO fino a 25.600 e ripresa video Full HD. Ma la NEX-6 ha qualcosa in più: la ghiera per la selezione dei modi, per cominciare, ma anche il mirino OLED XGA ad alta risoluzione e la slitta per aggiungere un flash esterno e altri accessori, anche se un piccolo flash integrato c’è comunque. La NEX-6 può contare su due novità aggiunte da poco sulla 5R: il Wi-Fi per la condivisione delle foto e Camera Apps, ovvero la possibilità di scaricare alcune applicazioni fotografiche speciali dallo store Sony, alcune delle quali a pagamento. Una soluzione davvero comoda, anche perché verranno create applicazioni specifiche per determinati tipi di fotografia o per alcune esigenze video specifiche. Le applicazioni disponibili al momento del lancio saranno Effetti immagine+; Bracket Pro; Multi Frame NR; Controllo remoto intelligente e Caricamento diretto. Sony ha in programma di fornire ulteriori applicazioni, come Foto ritocco e, a seguire, Time-Lapse e Cinematic Photo. Insieme alla NEX-6 arrivano anche tre nuovi obiettivi con attacco E: un 16-50mm F3.5-5.6, un 35mm F1.8 e un 10-18 F4. Il prezzo indicativo per l’Italia comunicatoci da Sony è di 950 euro con il kit. Stesso look & feel, stesso sensore X-Trans CMOS ma meno voluminosa e con un costo più accessibile L o scorso anno Fujifilm ha avuto un grande successo con la serie X: non solo ha azzeccato un look vintage, ma è stata davvero in grado di innovare portando nel settore novità come il sensore X-Trans 16 megapixel, sensibilità e dinamica in un sensore realizzato con una struttura davvero particolare (qui i dettagli). Quest’anno ci riprova, e la prima nata della nuova X Series è la X-E1. Fujifilm la inserisce a listino subito sotto la X-Pro1, ed effettivamente anche come fascia di prezzo Panasonic GH3 al debutto video “super” di R. Pezzali Fujifilm X-E1, la senza specchio diversa siamo posizionati più in basso tuttavia a noi piace pensarla come il modello destinato davvero a tutti. La X-Pro1 infatti, un po’ per il prezzo un po’ per le tre ottiche solo “fisse” non si presta molto all’amatore, ma è un prodotto da fotografo. Al contrario la X-E1 è una alternativa perfetta ad una reflex di fascia alta: solo corpo costa infatti 949 euro, ma Fujifilm la vende anche in kit a 1345 euro con un 18-55mm f/2.8-4 che è una versione “premium” dell’obiettivo di plastica che viene spesso dato con molte fotocamere reflex. Un obiettivo questo che acquistato da solo (e Fujifilm lo vende anche da solo per chi ha preso la X-Pro1) costa 849 euro: con il kit si risparmiano quindi ben 500 euro. La fotocamera è nata ancora più bella del modello precedente: il corpo più DIGITAL IMAGING Panasonic presenta GH3 con un video ufficiale su YouTube sensore da 16 Megapixel, video a 72 Mbps e un nuovo processore Venus Digital Imaging / Fujifilm insiste sul look vintage e presenta la “sorellina” della X-Pro 1 di R. Pezzali p.22 compatto del 30% e la finitura nero/ silver non lasciano indifferenti: i pesi sono bilanciati e le finiture appaiono davvero impeccabili. Il sensore è lo stesso del modello superiore, così come il processore: scatta foto a 6fps, ha una sensibilità che va da 100 ISO a 25.600 ISO e presenta tutte le modalità di scatto automatiche, semiautomatiche e manuali che si possono trovare in una camera di fascia alta. Rispetto al modello superiore l’unica grande rinuncia (ci sono anche altre piccole differenze) è il mirino ibrido: al suo posto un viewfinder OLED da 2.36 Mpixel. Sul retro un display LCD da 460 Mpixel e 2.8”, forse l’unico elemento un po’ debole. X-E1 ha un flash integrato popup, riprende video a 1080p e ha anche l’ingresso microfonico. La disponibilità è annunciata per novembre, ma noi la vedremo prima, al Photokina, insieme all’altro nuovo obiettivo della famiglia X con innesto X-Mount, il 14mm f/2.8: 700$ di lente ottica per chi vuole un grandangolo senza compromessi. Nonostante il lancio ufficiale sia avvenuto al Photokina, qualche giorno prima della fiera Panasonic ha pubblicato un video ufficiale sul suo canale YouTube. La GH3 è la fotocamera a ottiche intercambiabili più evoluta della gamma Panasonic, una fotocamera che, nonostante un sensore più piccolo dell’APS-C, darà filo da torcere alle migliori reflex sul mercato. Panasonic punta molto sul video: la nuova GH3 infatti è in grado di riprendere video a 1080@60p con un bitrate di 72 Mbps e tutti frame “i”, una feature che la pone al top tra le fotocamere attuali. Non a caso nel video Panasonic punta molto su questo aspetto, mostrando la GH3 in situazioni estreme, su rig e cavalletti “Cinema”. L’obiettivo è la Canon 5D MK III, al momento soluzione preferita per cortometraggi, pubblicità e produzioni cinematografiche low cost. Il sensore è da 16 Megapixel ed è presente un processore Venus Engine di nuova concezione. Panasonic ha lavorato molto anche sul corpo macchina: completamente in magnesio, sigillato e dustproof, con un’ergonomia e grip migliorati. Per chi vuole poi un maggior confort e un look più “professionale” Panasonic proporrà anche un nuovo battery grip. Di seguito, il video. Air your tunes Zeppelin Air Stream your music with AirPlay® Torna Zeppelin™ e questa volta con prestazioni ancora migliori. Radicali innovazioni rendono il nuovo ZeppelinAir™ più che mai il miglior diffusore per iPod®. La tecnologia AirPlay® di Apple vi permette di trasferire la musica direttamente dal vostro computer, oppure da un iPhone®, iPod Touch® o iPad®. Senza fili. Zeppelin e Zeppelin Air sono marchi registrati di B&W Group Ltd. AirPlay, iPod, iPhone e iPad sono marchi di Apple Inc. registrati negli Stati Uniti e in altri paesi. www.audiogamma.it n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it p.24 Digital Imaging / Sony lancia una compatta con sensore da 24 Megapixel e prezzo “da incubo” digital imaging La nuova DSC-RX1 monta un ottimo obiettivo Carl Zeiss Sonnar T* 35mm F2, arriverà a dicembre a circa 3000 euro Pentax presenta la versione aggiornata della K-5: stesso sensore, ma un nuovo autofocus e tanti piccoli ritocchi. Sarà disponibile anche in versione “s” senza filtro antialiasing Da Sony la prima compatta full frame di R. Pezzali S ony lancia la prima fotocamera compatta con sensore full-frame: DSC-RX1. Una compatta da sogno, con un’ottica fissa Zeiss di qualità eccellente, unita ad un sensore da 24 megapixel in pieno formato. Una fotocamera no-compromise, venduta ad un prezzo elevato ma che va a competere direttamente con alcuni mostri sacri della fotografia, quelli con il bollino rosso per intenderci. La DSC- RX1 appartiene alla famiglia Cybershot, ma per caratteristiche e dati di targa guarda dall’alto gli altri modelli: scatto a 24 Megapixel, video Full HD, obiettivo Carl Zeiss Sonnar T* 35mm F2 con macro e comandi manuali sono solo alcuni dettagli di questo piccolo gioiello. Sony ha pensato a tutto, e ha inserito anche una slitta per gli accessori sui quali può essere montato anche un mirino ottico, sicuramente preferibile dai più esigenti al mirino elettronico integrato. Il sensore CMOS di nuova concezione ha una sensibilità nativa che va da 100 ISO a 25600 ISO (ma arriva a 102.400 ISO grazie al processore Bionz). La DSC-RX1 ovviamente dispone di tutte le modalità di scatto manuali oltre ad una serie di sistemi di aiuto per chi vuole usare la macchina totalmente in manuale, anche nella messa a fuoco. Non mancano comun- di R. Pezzali que tutte le più moderne tecnologie Sony per la gestione dell’immagine, dall’HDR in macchina al DRO per lo scatto ad ampia gamma dinamica per arrivare ad una serie di filtri fotografici da applicare in fase di creazione del jpeg. Arriverà a dicembre e si parla di un prezzo pari a 3000 euro circa. Digital Imaging / Presentata ufficialmente la nuova top di gamma Sony nel segmento reflex La qualità “no compromise” di Alpha 99 Ha un sensore full frame da 24 Megapixel, lo specchio traslucido e un doppio innovativo sistema autofocus di R. Pezzali L ’imaging è uno dei tre pilastri di Sony, e dopo qualche anno di pausa l’azienda giapponese torna a guardare con un certo interesse al mercato “pro”. La nuova SLT-A99, tecnologia Translucent Mirror, ha un obiettivo ben chiaro: sfidare Canon e la sua EOS 5D MK III e Nikon con la sua D800. Il sensore è l’ottimo full frame Sony da 24 megapixel, il percorso ottico è il Translucent Mirror che permette di usare il sistema di messa a fuoco a controllo di fase anche senza uno “specchio”. A proposito di autofocus, è bene sottolineare che è questo uno degli aspetti che Sony ha voluto curare sulla nuova foto- camera: il sistema Dual Focus AF sfrutta infatti un doppio sensore, uno principale a 19 punti con 11 sensori a croce e un sistema AF Multipoint a 102 punti che fornisce dati supplementari al sistema principale. Grazie ai due sensori è possibile sfruttare anche una nuova modalità di messa a fuoco continua precisissima, in grado di gestire soggetti che si spostano sul piano focale: questa nuova modalità viene sfruttata però solo da alcuni obiettivi, per gli altri ci sarà da attendere un upgrade del firmware. Il coordinamento di tutto è affidato ad un nuovo processore Bionz, capace di garantire alla camera una sensibilità massima da 50 ISO a 25600 ISO e una raffica che varia da 6 fps a 10 fps. Tra gli altri punti di forza il mirino OLED XGA con copertura del 100%, un display LCD XtraFine WhiteMagic (con subpixel Pentax K-5 II bel passo avanti bianco) da 1.2 Megapixel e un peso di soli 733 grammi, che la rende la reflex full frame più leggera sul mercato. Un risultato eccezionale, se si pensa che è completamente sigillata. Infine il video: grazie alla tecnologia Translucent ,la A99 può registrare video con AF in modalità continua, video che viene registrato a 1080p fino a 60 fps AVCHD 2.0. Il prezzo indicativo per l’Italia comunicato da Sony è di 2800 euro. La Pentax K-5 è una delle reflex più interessanti delle passate stagioni: basata su un sensore Sony da 16 Megapixel, la K-5 grazie a circa 80 guarnizioni è anche resistente alla polvere e ad agenti atmosferici. Una vera tuttofare, che ora ha nella K-5 II una degna erede. Il sensore non cambia, così come non cambia il sistema di protezione, ma c’è un nuovo sistema di messa a fuoco basato su un sensore Safox X. La messa a fuoco era un po’ il tallone di Achille di questa Pentax, e ora grazie a questo modulo e ad un nuovo algoritmo dovrebbe essere migliorata di molto la velocità e la precisione. Il nuovo Safox X inoltre ha un campo operativo maggiore della concorrenza (da -3 EV a +18 EV) e promette una migliore resa in condizioni di bassa luminosità e con ottiche molto luminose. Cambia anche il monitor: lo schermo da 3” è ricoperto da un vetro temperato per evitare graffi e abrasioni e tra il vetro e il pannello è stato inserito uno strato di resina che taglia riflessi. Buone le performance generali: ISO da 100 a 12800, 7 scatti al secondo e ripresa video a 1080p. Chi vuole una fotocamera con ancora più dettaglio può ordinare la K-5 II S, una versione priva di filtro antialiasing. In USA il prezzo è di 1199 dollari (solo corpo) e di 1349 dollari (versione in kit con il “solito” 18-55 WR). La versione senza filtro antialiasing costerà invece 100 dollari in più. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it Digital Imaging / Sony adotta un sensore full frame sulla videocamera a ottiche intercambiabili La prima videocamera 35mm consumer Si chiama NEX-VG900, ha un sensore da 24 megapixel e registra immagini nel formato della pellicola cinematografica Digital IMAGING Nikon D600 piccola, full-frame e accessibile Nikon lancia la nuova D600: ha un sensore in formato FX ed è la più piccola reflex full frame sul mercato. Ma non è proprio low cost come si pensava di R. Pezzali S ony lancia la prima videocamera 35mm consumer, la NEX-VG900. L’adozione di un sensore full frame, lo stesso della compatta RX1 e della A99, rende infatti la nuova videocamera a ottiche intercambiabili il primo prodotto sul mercato capace di registrare immagini nel formato della pellicola cinematografica. Certo, esistono le reflex che lo fanno da tempo ma la VG900 non ha bisogno di accessori esterni come RIG o altro e un form factor da videocamera vera. Il sensore è lo stesso da 24 Megapixel usato sugli altri prodotti a pieno formato Sony, il corpo invece ricorda molto quello delle altre videocamere VG, con mirino OLED XGA, monitor esterno da 3” e microfono Quad Capsule Spatial Array per audio stereo e 5.1 canali di alta qualità. Riguardo al full frame però c’è una precisazione da fare: la VG900 è dotata di un attacco E e usa quindi le ottiche delle NEX. Non esistono ottiche NEX compatibili con il formato full frame, quindi usando queste ottiche la videocamera sfrutta solo la parte centrale del sensore diventando di fatto una APS-C. La situazione cambia però se usiamo l’anello adattatore opzionale: usando ottiche con attacco A, se l’ottica è compatibile full frame la camera p.25 di R. Pezzali riprende a pieno formato, altrimenti si passa anche qui all’APS-C. Un altro punto su cui è necessario soffermarsi per un piccolo approfondimento è lo zoom: le videocamere della serie NEX-VG, come la VG10 e la VG20, sono dotate di zoom manuale. Nel caso della VG900 è stata invece aggiunta una leva per poter avere uno zoom vero, graduale e a velocità variabili come sulle videocamere standard. Per usare questa funzionalità però si deve necessariamente usare un’ottica con controllo zoom motorizzato, e al momento c’è solo il nuovo obiettivo E PZ 18-200mm F3.5-6.3 OSS Power Zoom; questo, avendo attacco E, non permette di sfruttare la camera in modalità Full Frame. Il formato di registrazione è AVCHD 2.0, e in questo caso ci sarebbe piaciuto appoggiarci anche ad un codec diverso per poter sfruttare le enormi potenzialità del sensore. Sony ha anche lanciato la nuova NEX-VG30: ha il sensore della NEX-6 APS-C da 16 megapixel e anche lei può gestire le ottiche motorizzate. I prezzi indicativi per l’Italia sono di 3.300 euro per la NEX-VG900 e di 1.800 euro per la NEX-VG30. Una reflex che ambisce ad essere la full frame più compatta e leggera di sempre, ma anche quella con il prezzo più abbordabile. Nikon non l’ha ancora svelato, ma in realtà se venissero confermati i 2400 euro dei vari rumor del momento (solo corpo), allora non sarebbe la più economica in assoluto. La D600 è una fotocamera totalmente nuova che eredita molte funzionalità dalla D800 anche se non condivide lo stesso sensore: usa infatti il nuovo CMOS Sony Full Frame. La D600 ha un corpo in lega di magnesio tropicalizzato, un mirino ottico con copertura totale e il classico schermo posteriore da 3.2” e 1 Mpixel di risoluzione, non orientabile. Lato processore la scelta è caduta sull’Expeed 3, un processore velocissimo che permette di espandere fino a 25600 ISO la sensibilità del sensore (nativa è 100 - 6400 ISO) e di scattare foto con una velocità di 5.5 fps. Tra le novità anche un nuovo sistema autofocus a 39 punti, 9 dei quali a croce nella zona centrale. I possessori di una reflex APS-C Nikon apprezzeranno la possibilità di usare le loro ottiche sfruttando solo la parte centrale del sensore e scattando così a 10 Megapixel. Non mancano la ripresa video fino a 1080p a diversi framerate e l’uscita video HDMI. Una parola infine sul Wi-Fi: grazie a una nuova dongle e alle app per Android e iOS, la D600 può essere controllata in remoto, on tanto di LiveView sul tablet. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it PC & MULTIMEDIA SanDisk ReadyCache turbo al PC SanDisk lancia il nuovo SSD da 32 GB ReadyCache: l’obiettivo è “memorizzare” file e applicazioni più usati per velocizzare il PC del 1200% di R. Pezzali SSD è sinonimo di hard disk, ma in questo caso 32 GB di memoria a stato solido sono stati usati da SanDisk per creare un cache drive. Un cache drive è un disco che memorizza i file e le applicazioni usate più di frequente: trattandosi di un disco con tecnologia SSD, quindi molto veloce e meno soggetto a guasti rispetto agli hard disk tradizionali, quando l’utente lancia una determinata applicazione e questa è nella “cache”, verrà caricata molto più velocemente, con performance superiori anche al 1200%. SanDisk ExpressCache fa esattamente questo: è un piccolo disco da 32GB da collegare ad una porta SATA III libera, che memorizza automaticamente i file più usati dal sistema. L’installazione è davvero “plug&play”, semplice e immediata, perfetta per chi non ha dimestichezza con il PC: si attacca il disco e il software ExpressCache fa tutto, analizza i file usati e li memorizza sul disco SSD indicando al computer dove sono quando vengono richiesti. SanDisk promette così un concetto di computer totalmente nuovo, con prestazioni simili a quelle dei sistemi con disco SSD nativo. Stupisce positivamente il costo: appena 60 dollari per una novità assoluta. Provare se SanDisk dice la verità non è quindi un grande sacrificio. PC & MULTIMEDIA / Sono basati su Windows 8 ma non hanno schermo touchscreen p.26 HP Spectre One, il touch è sul trackpad Per le gesture multi-touch di Windows 8 si usa un trackpad wireless, il motore è un processore Intel Ivy Bridge di M. Dalli W indows 8, come abbiamo già avuto modo di vedere, sarà pesantemente legato al touch; se sui portatili in qualche modo “ce la si può cavare”, sui PC fissi il problema merita un approfondimento ulteriore. Molti produttori hanno finora lanciato soluzioni all-in-one con schermo touch e diagonali da 23 o 27 pollici, ma “smanettare” su uno schermo così grande stando seduti è tutt’altro che comodo. HP sembra però aver trovato un compromesso per chi vuole Windows 8 col touch senza però dover rinunciare all’ergonomia: la nuova linea di all-in-one Spectre One, infatti, rinuncia al touch sullo schermo per implementarlo nel trackpad. I nuovi Spectre One, che monteranno pannelli da 23,6 pollici, hanno infatti un trackpad wireless per gestire le varie geture multi-touch di Windows 8. Questa soluzione è stata adottata perché, secondo HP, l’aggiunta del touch allo schermo avrebbe aggiunto, come riporta The Verge, dai 4 ai 5 mm allo spessore generale, un compromesso inaccettabile per una macchina spessa appena 11,5 mm. Se dobbiamo essere onesti, però, questa mancanza non ci sembra così grave, anzi! Il motore di questi nuovi PC saranno i processori Intel Core di terza generazione, nome in codice Ivy Bridge, con schede grafiche NVIDIA da 1 GB di memoria. Dal lato connessioni, ci saranno due porte USB 2.0 e altrettante USB 3.0, un ingresso HDMI (per utilizzare il monitor dell’all-in-one come monitor esterno di un altro PC o di una console o lettore Blu-ray), rete Gigabit Ethernet e Wi-Fi n. Curiosamente ci sarà anche l’NFC, che consentirà di effettuare il login in Windows 8 semplicemente appoggiando un telefono compatibile o un tag (ce ne saranno alcuni inclusi nella confezione) sul sensore. Spicca invece l’assenza del drive ottico, una mancanza curiosa, trattandosi di un prodotto destinato a un uso fisso e prettamente multimediale. La nuova gamma Spectre One arriverà sul mercato americano a novembre con prezzi a partire da 1300 dollari. Siamo in attesa di conoscere prezzi e dettagli per il mercato nostrano. PC & MULTIMEDIA Western Digital: un hard disk in soli 5mm Un disco ibrido che affianca 500 GB tradizionali e memoria flash Spessore record di appena 5 mm, perfetto per portatili ultrasottili di M. Dalli Western Digital ha creato un piccolo hard disk che potrebbe diventare il punto di riferimento di molti Ultrabook. Questo nuovo disco integra infatti una parte a piattelli che garantisce 500 GB di spazio, a cui si affianca una parte di memoria flash (di dimensioni non meglio precisate) che serve da memoria veloce per i file a cui si accede più spesso. In questo modo si dovrebbe avere spazio a sufficienza senza rinunciare alla velocità. Non è certo la prima volta che vediamo un disco ibrido di questo tipo, ma Western Digital può vantare un record: il suo disco è infatti spesso appena 5 mm, contro i 9,5 mm di un disco tradizionale da 2,5 pollici e i 7 mm di un disco “sottile”. Questo spessore ridotto consentirà quindi di impiegare il disco all’interno di portatili ultra sottili e ultra leggeri, come gli Ultrabook di Intel, ad esempio. I primi a impiegarlo potrebbero essere Acer e ASUS, che hanno già dichiarato le loro intenzioni; resta ora da capire quando questo disco sarà effettivamente disponibile. Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Emanuele Villa, Fiammetta Regis, Claudio Stellari Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it PC & MULTIMEDIA / Oltre al nuovo iPhone, Apple aggiorna e ridisegna totalmente iTunes A ottobre iTunes versione 11 con iCloud Tra le novità interessanti, una nuova grafica per la libreria e lo store e una maggiore integrazione con iCloud I Sugli Ultrabook in arrivo i comandi vocali di V. Barassi scaricarli fisicamente sul PC o Mac. iCloud inoltre memorizzerà la posizione della riproduzione sincronizzandola attraverso tutti i dispositivi; una funzione utile soprattutto con video e podcast. I file potranno naturalmente essere poi scaricati come avviene oggi per la riproduzione offline. Quello che invece scompare è Ping, il social network integrato in iTunes dedicato agli appassionati di musica, che non è mai realmente decollato e su cui a dire il vero Apple non ha mai davvero investito più di tanto. PC & MULTIMEDIA / In questi giorni, Google sta stringendo importanti accordi con le Major L’iTunes Match di Google sarà gratis L’obiettivo è quello di implementare una funzione simile ad iTunes Match, ma gratuita per gli utenti di P. Centofanti G oogle in patria offre già da qualche tempo (come Amazon), la possibilià di caricare la propria libreria musicale nel cloud, per poi poterla ascoltare in streaming tramite qualsiasi dispositivo collegato a Internet. Se da un lato ciò permette di non dover copiare i propri MP3 su tutti i dispositivi, dall’altro occorre caricare l’intera libreria almeno una volta, ma con la banda disponibile in upload non è un’impresa così immediata. Apple ha implementato per questo la funzione iTunes Match, che consente di effettuare una scansione della propria libreria, per abilitare l’ascolto online senza dover caricare effettivamente i file. Per questa operazione però le etichette discografiche vogliono un compenso e così Apple e Amazon (che da un paio di mesi ha aggiunto questa funzione) chiedono ai clienti un abbonamento annuale. Google starebbe ora pianifi- PC & MULTIMEDIA Intel annuncia un sistema di riconoscimento vocale che accompagnerà gli Ultrabook next-gen. E l’interazione tra uomo e macchina fa un altro passo in avanti di P. Centofanti nsieme ai nuovi iPod e iPhone, arriverà (ma solo a ottobre) anche una nuova versione completamente rinnovata di iTunes. Il nuovo iTunes presenta un’interfaccia grafica totalmente rinnovata, con una vista più pulita della libreria, un nuovo mini player, suggerimenti più puntuali relativi a brani e artisti che possono piacerci, e una nuova history delle preview viste di recente per ritrovare i contenuti che potrebbero interessarci sull’iTunes Store. L’aspetto forse più appetibile del nuovo iTunes è costituito da una maggiore integrazione di iCloud. In modo molto più immediato di quanto avviene oggi, i contenuti (musica, film, serie TV) acquistati sullo store da qualsiasi dispositivo o altro computer con iTunes, saranno immediatamente disponibili all’interno di ogni copia iTunes associata al nostro account, in streaming anche senza p.27 cando di implementare la stessa funzionalità ma in versione gratuita per gli utenti. Secondo le fonti di CNET, l’accordo sarebbe già stato trovato con Sony e Universal, mentre la trattativa sarebbe ancora in corso con EMI e Warner. Gratuito o meno per gli utenti, le etichette discografiche non hanno infatti intenzione di offrire le licenze gratuitamente a Google, che quindi dovrà sostenere in toto il costo del servizio. Un fattore che potrebbe ritardare il lancio del servizio, specie a livello internazionale. Direttamente dall’IDF 2012 di San Francisco, Intel ha svelato un altro tassello della sua idea di Ultrabook. La prossima generazione, oltre al display multitouch, sarà accompagnata da un sistema di riconoscimento vocale all’avanguardia sviluppato in stretta collaborazione con Nuance. Dragon Assistant, questo il nome del sistema (già visto nel settore automobilistico), è in grado di percepire una vasta gamma di comandi; insomma, l’uomo “parla” e l’Ultrabook esegue. La prima versione beta del software dovrebbe equipaggiare i primi portatili già a partire dal prossimo periodo natalizio, segno evidente di come lo sviluppo sia già a buon punto. Di seguito, una breve dimostrazione video sul funzionamento del sistema (applicazione installata su “comuni” Dell XPS 13): Inutile dire che siamo davanti ad un grandissimo passo in avanti nel modo di concepire il rapporto tra l’uomo e la macchina. Mouse e tastiera invecchiamo sempre più rapidamente, al punto che, forse, un giorno riusciremo davvero a farne a meno. Vi terremo aggiornati. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it SMARTHOME / Philips OptimalTemp mantiene la giusta combinazione tra temperatura e vapore Con Philips si stira senza termostato La nuova tecnologia promette di stirare qualsiasi tipo di tessuto, passando dal cotone ai sintetici senza fare danni di M.C. Candiago P hilips ha presentato ufficialmente le sue novità in fatto di stiro, che possono essere riassunte in pratica nella tecnologia OptimalTemp, presente su tutta la nuova gamma PerfectCare di ferri da stiro a caldaia e a vapore pressurizzato. Alla presentazione abbiamo potuto vedere il ferro a caldaia PerfectCare Aqua alle prese con panno a duplice texture: cotone (che necessita di alte temperature) e sintetico (che necessita di basse temperature), passando con disinvoltura da uno all’altro senza bruciature, operazione che normalmente non ha buon esito… e come è possibile questo? Appunto, con OptimalTemp. Si tratta in sintesi di una tecnologia che permette la giusta combinazione di vapore e di temperatura senza bisogno di agire sul termostato: anzi, semplicemente sui ferri Philips con OptimalTemp la ghiera del termostato è assente. Il cuore di tutto è la piastra: all’interno è presente una camera di vapore ciclonica che fa in modo che il va- Hi-FI & HOME THEATER Speaker Jam il barattolo che suona A prima vista sembra un barattolo di marmellata. Invece è l’ultima trovata di Homedics nella sua linea audio HMDX. Si chiama Speaker Jam, costa 50 euro e potete usarlo anche fuori dalla cucina. Le piccole dimensioni e il Bluetooth lo rendono un oggetto universale. La batteria ricaricabile al litio integrata assicura autonomia per circa quattro ore. I colori disponibili sono sei: albicocca, uva bianca e uva nera, rosso fragola, blu mirtillo e verde mela. Accanto alla presa USB per la ricarica troviamo anche un ingresso minijack; in questa configurazione l’autonomia sale a 12 ore. Lo Speaker Jam misura circa 6 cm per lato. p.28 HI-Fi & H. THEATER Sennheiser Momentum cuffia di classe La nuova Momentum si distingue soprattutto per qualità dei materiali e finitura, e la qualità all’ascolto è garantita di R. Faggiano pore prodotto nel corpo macchina arrivi sulla piastra e venga disperso uniformemente: la pressione del vapore viene mantenuta sempre alla massima potenza dalla camera ciclonica, evitando il calo di pressione (che causa indesiderati sgocciolamenti). Sulla piastra, la temperatura è fissa a 130 gradi ed è controllata da un chip elettronico presente sul ferro. Ciò significa che in effetti con questo ferro è possibile passare da un tessuto all’altro in un battibaleno, senza reimpostare la temperatura e anche stirare un capo che presenta due tipi di tessuto differenti, senza pericolo di bruciarli (fodere interne o inserti sintetici). OptimalTemp è disponibile su tutta la nuova gamma PerfectCare di ferri da stiro a caldaia e a vapore pressurizzati e sarà nei negozi a partire da settembre, con prezzi consigliati da 219,90 € a 249,90 € (Perfect Care Aqua), mentre il ferro da stiro a vapore pressurizzato PerfectCare Xpress sarà in vendita al prezzo consigliato di € 129,90. SMARTHOME Panasonic presenta il LED “nostalgico” Risparmio e durata del LED, forma e“calore”delle lampadine tradizionali di R. Pezzali Lo scorso primo settembre è entrato in vigore il divieto di commercializzare lampade a incandescenza fino a 40 Watt. Un pezzo di storia, con la sua lampadina dalla tipica luce “gialla” ci lascia per far spazio alle nuove lampadine più ecologiche, alogene e in futuro LED. Panasonic ha annunciato all’IFA la disponibilità anche in Europa della nuova lampadina Nostalgic Clear LED: la forma e la resa sono identiche a quelle di una lampada da 40 Watt a incandescenza, ma ha un’autonomia di 40.000 ore e consuma solo 7 Watt. Nostalgic Clear LED, come le altre lampadine basate su questa tecnologia, raggiunge il massimo della luminosità dopo un solo secondo dall’accensione. Al momento nessuna informazione sui prezzi, ma non dovrebbero essere eccessivi. Negli stand dell’Ifa 2012 c’erano migliaia di cuffie, quasi tutte colorate e vistose per attirare il pubblico più giovane; per chi invece desidera qualità e discrezione l’oggetto giusto è la nuova Sennheiser Momentum (circa 300 euro). L’estetica è classica, tradizionale e rassicurante: archetto in solo pezzo di alluminio, rivestimenti in pelle inglese con cuciture accurate, custodia per il trasporto in pelle, massimo comfort durante l’uso quotidiano e doppio cavo di collegamento in dotazione: uno tradizionale con jack stereo, l’altro predisposto per i dispositivi Apple con microfono e tasti per regolare il livello e scegliere i brani musicali. Dal punto di vista tecnico si segnala l’impedenza ridotta a soli 18 ohm per facilitare l’uso con dispositivi mobili e massima pressione sonora portata fino a 110 dB in modo da non deludere anche gli amanti del rock duro. Il peso di soli 190 grammi facilita l’utilizzo mobile. n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / In prova lo smartwatch completamente made in Italy: scopriamo se è davvero il tecno gadget che ci mancava p.29 I’m Watch: il prodotto ora c’è ma deve crescere Si è fatto tanto aspettare ed ora finalmente è disponibile, è ben costruito ma dal punto di vista dell’utilizzo mostra ancora ampi spazi di miglioramento di P. Centofanti I ’m Watch è un prodotto che ormai non ha più bisogno di presentazioni. Annunciato più di un anno fa, dopo una lunga gestazione (e qualche polemica per i ritardi accumulati), lo smartwatch italiano è finalmente disponibile. Si tratta di un dispositivo che ha generato da subito molto interesse, un “super orologio” con connessione a Internet che ci aggiorna sullo stato della email, dei social network, con lettore multimediale, widget e così via. Prima di addentrarci nella nostra prova è, però, bene precisare che cosa NON è I’m Watch. Innanzitutto non è uno smartphone da polso e non funziona nemmeno come un’estensione dello schermo del nostro telefono. I’m Watch è un vero e proprio orologio basato su Android, con le sue applicazioni e che ha bisogno di appoggiarsi (via Bluetooth) a uno smartphone per collegarsi a Internet. Pertanto, I’m Watch non è pensato per chi vorrebbe sincronizzare i contenuti o le applicazioni del proprio telefono con l’orologio da polso. È possibile però utilizzare il Bluetooth per importare la rubrica e ricevere ed effettuare telefonate come fosse un vivavoce. Ben costruito I’m Watch si presenta come un grande orologio da polso con design sportivo, corpo in alluminio, cinturino in silicone e display quadrato da 1.54 pollici. La qualità dei materiali è molto elevata sia per la “cassa” dell’orologio che per il cinturino. L’orologio è disponibile in tre versioni, I’m Color, I’m Tech e I’m Jewel, che si differenziano per i materiali utilizzati, via via più pregiati e per prezzo crescente. Il modello in prova è quello I’m Color Black (nero) da 349 euro. I’m Watch è dotato di un solo tasto, quello di accensione/ritorno, e per lo più si controlla con il display touch da 240x240 pixel. La ricarica della batteria da 450 mAh e il collegamento al PC avviene tramite il cavetto USB/miniJack fornito in dotazione. Il mini-jack sull’orologio funziona quindi sia da uscita audio che da porta USB. All’interno, I’m Watch è costituito da un processore ARM Freescale da 454 MHz, 128 MB di RAM e una memoria interna da 4 GB, a cui si aggiungono accelerometro e bussola digitale. Infine troviamo un microfono e un altoparlante per le funzioni di vivavoce. In dotazione troviamo solo orologio, cavetto USB e una breve guida rapida. La guida completa, oltre che online, è disponibile in formato PDF sulla memoria di I’m Watch. Configurazione, con il cloud Alla prima accensione, dopo aver impostato l’ora (è pur sempre un orologio) ci viene mostrato un numero seriale da utilizzare subito per la registrazione online del dispositivo. I’m Watch infatti sfrutta un servizio cloud per sincronizzare i dati delle varie applicazioni: la creazione dell’account avviene tramite un ID Google e solo dopo averlo registrato sul sito potremo effettivamente utilizzarlo. Il secondo passo è quello di configurare la connessione Bluetooth con la quale I’m Watch comunicherà con I’m Cloud. Per farlo occorre eseguire il pairing con lo smartphone, che dovrà essere impostato con tethering attivo per condividere la connessione a Internet. Qui abbiamo riscontrato qualche difficoltà, nel senso che abbiamo dovuto ripetere un po’ di volte la procedura di abbinamento prima di ottenere una connessione stabile. Il più delle volte si riesce infatti a stabilire il collegamento Bluetooth, ma non a Internet, o comunque ci vuole qualche minuto prima che l’orologio si colleghi a I’m Cloud. Va da sé che il nostro smartphone deve supportare il tethering via Bluetooth e il nostro piano dati deve consentire questo tipo di utilizzo (alcuni operatori tariffano il traffico thetering a parte). Fatto questo, dobbiamo configurare i vari servizi, ancora una volta sul sito di I’m Watch. Le applicazioni e i servizi non possono essere infatti configurati direttamente dall’orologio. D’altra parte le dimensioni dello schermo non permetterebbero di farlo agevol- mente. Dal sito possiamo associare gli account Facebook, Twitter, Email (solo una e solo IMAP). Per quanto riguarda il calendario è supportato solo Google Calendar, mentre l’app I’mages funziona unicamente con Picasa. In sostanza I’m Watch è al momento ottimizzato per i servizi Google. In evoluzione continua Una volta configurato I’m Cloud e abbinato l’orologio allo smartphone, possiamo finalmente iniziare a utilizzarlo. Il display, lo stesso dell’iPod Nano di Apple, è sufficientemente risoluto e l’interfaccia di I’m Watch, nonostante le ridotte dimensioni dello schermo, è ben disegnata e facilmente utilizzabile. Alcuni elementi sono forse un po’ piccoli, ma nel complesso non abbiamo riscontrato difficoltà di utilizzo imputabile alla dimensione di caratteri o degli elementi grafici. Il display si illuminerà ogni volta riceviamo una notifica, che al momento può essere costituita dalla ricezione di email, messaggi di Facebook o Twitter. I’m Watch non riceve le notifiche in push, ma sincronizza i dati al massimo ogni 15 minuti (prima dell’ultimo aggiornamento firmware erano 5). Le notifiche non compaiono come pop-up ma vengono visualizzate nella classica barra di Android. L’interfaccia è abbastanza fluida e l’animazione essenzialmente si riduce nel passare segue a pag. 34 Tutto quello che ti serve per il prossimo viaggio Accessori Travelline Pensati per soddisfare ogni necessità mentre sei on-the-go www.gebl.net n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Queste le caratteristiche fondamentali: display HD da 7 pollici, processore quad-core NVIDIA Tegra 3, 16GB di memoria e Jelly Bean p.31 Asus Nexus 7, il tablet costa poco e funziona bene Abbiamo provato il primo tablet di Google prodotto da Asus e disponibile finalmente per il mercato italiano al prezzo (contenuto) di 249 euro di R. Pezzali È finalmente disponibile sul mercato italiano il Nexus 7, il tablet prodotto da Asus per Google. L’azienda americana è scesa direttamente in campo, non tanto per contrastare Apple, che nel mondo dei tablet viaggia ad un ritmo ormai inarrivabile, quanto Amazon, che ha appena lanciato il suo nuovo Fire anche in Europa ad un prezzo eccezionale. Con la precedente edizione del “Fire” Amazon ha fatto il botto negli States, e la cosa non ha fatto molto piacere a Google: il Fire è infatti basato su Android, ma applicazioni, giochi e contenuti arrivano dallo store del colosso dell’ecommerce. Con i rispettivi guadagni. Il Nexus 7 che abbiamo provato è, ad oggi, il tablet da 7” più avanzato presente sul mercato: processore quad-core Tegra 3, schermo da 1280 x 800 da 7” IPS, 16 GB di memoria per le applicazioni (in Italia c’è solo questa versione) e sistema operativo Jelly Bean senza personalizzazioni, ma con precaricate tutte le principali “content app” di Google. Il Nexus 7 italiano non è però lo stesso Nexus 7 che viene venduto anche in Inghilterra e negli States: l’hardware è identico, sia chiaro, l’idea di fondo però è diversa. L’obiettivo di Google è quello di realizzare un “Content Delivery Tablet” che si appoggia totalmente sul Play Store, e non a caso per gli utenti degli altri paesi viene data una Play Card del valore di 25$ da spendere sul tablet, per favorire quindi l’acquisto di musica, film, libri e applicazioni. Obiettivo questo impossibile da raggiungere in Italia dove lo store ha solo applicazioni e libri, troppo poco per poter basare tutta la strategia sui contenuti. Il Nexus 7 “italiano” quindi è un tablet come tutti gli altri, ma fortunatamente grazie all’ottimo lavoro di Asus e di Google questo tablet si dimostra decisamente migliore di tanti altri tablet da 7” presenti sul mercato. Un mercato, quello dei tablet Android, dove le alternative cinesi e rimarchiate a basso costo non mancano. Google con il suo tablet a 249€ mette una sorta di paletto: impossibile fare di meglio a questo prezzo. Ed effettivamente, come si può leggere nelle prossime pagine, questo tablet quello che deve fare lo fa davvero bene. Desing: ottimo feeling La cosa più importante per un dispositivo portatile è l’ergonomia: un tablet dev’essere leggero, ben fatto, con un buon grip e facile da prendere in mano. Il Nexus 7 ha un vantaggio enorme: può essere preso con una mano sola, usando l’altra per navigare e sfruttare al massimo le potenzialità del touch. Le dimensioni sono quelle “limite” per la presa a singola mano, e bastava un pollice in più o un formato di schermo diverso per obbligare l’utente ad una impugnatura diversa, problema che dovrà affrontare anche Apple con il tanto discusso iPad Mini. Ottimo anche il peso e il grip: il retro del Nexus è realizzato in un particolare materiale antigraffio leggermente gommato che offre un ottimo feeling oltre ad una presa più robusta. Inoltre, cosa di non poco conto, resiste abbastanza bene alle ditate. Il Nexus 7 è spesso circa 1 cm, ha un profilo argentato leggermente arrotondato e uno schermo protetto da un Gorilla Glass che occupa praticamente tutta la zona frontale: Jelly Bean, come tutte le distribuzioni Android ottimizzate per tablet, non ha infatti tasti fisici se non quelli laterali per l’accensione/ sblocco e il volume. Sopra lo schermo, al centro, una piccola camera Asus Nexus 7 - 199 DOLLARI (Sito del produttore) Quality Longevity Design 8 8 7 da 1.2 Mpixel per le videochiamate: manca la fotocamera posteriore, una scelta questa che di fatto conferma l’uso che Google vuole fare del Nexus 7, ovvero un dispositivo per la fruizione di contenuti. Qualcuno ne sentirà la mancanza, soprattutto per la realtà aumentata, ma onestamente l’assenza di una fotocamera posteriore non è criticabile. In quest’ottica vanno viste anche l’assenza di uno slot MicroSD, di un’uscita MHL per il video HD a 1080 e l’impossibilità di collegare all’USB chiavette e periferiche che non siano una tastiera o un mouse. A tutti piacerebbe avere il tablet perfetto a poco, e effettivamente con uscita HDMI, slot MicroSD e fotocamera posteriore questo Nexus 7 sarebbe stato praticamente perfetto ma non era questo l’obiettivo che si è posto Google, quanto non realizzare un tablet per le “masse” e non un tablet per lo smanettone che si diverte a cucinare ROM, attaccare periferiche e sperimentare applicazioni tweak e ogni altra diavoleria. Anche perché la “massa” su Google Play spende, com- Simplicity D-Factor 7 8 Value 9 Lateralmente i pulsanti di accensione/sblocco e volume. Sopra lo schermo, una piccola camera da 1.2 mpixel per le videochiamate: manca la fotocamera posteriore La presa USB 2.0 e l’uscita per le cuffie . segue a pag. 32 n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it p.32 TEST Asus Nexus 7 superare anche le 10 ore di autonomia mescolando navigazione Web, riproduzione video e un paio di ore di gioco. Il gioco è l’altro punto forte di questo tablet: graficamente i giochi su questo piccolo schermo rendono davvero tanto, soprattutto quelli ottimizzati per Tegra 3. Peccato perchè molti giochi prediligono la grafica e non tanto il gameplay, quindi dopo qualche minuto risultano noiosi e ripetitivi. Qui sotto un video completo. Difficile fare previsioni sul confronto con il Kindle Fire HD: Google in Italia paga l’assenza di contenuti, e questo alla lunga potrebbe portare a vincere Amazon, più attenta sotto questo punto di vista. Il Nexus 7 comunque, con la sua “mente aperta” diventerà, almeno in Italia, uno dei tablet preferiti da chi vuole spendere poco e ave- segue da pag. 31 pra film, musica, libri e applicazioni, lo smanettone al contrario non è così redditizio. Non mancano comunque un connettore USB 2.0, l’uscita per le cuffie e, sul lato, quattro piccoli pin per una docking di ricarica a contatto. Performance generose Non si può dire che Asus abbia badato al risparmio con il Nexus 7, anzi, si parla addirittura di produzione sottocosto. Difficile però pensare che Asus sia un’azienda che fa beneficienza, e soprattutto nella versione da 16 GB che costa ben 50 € in più di quella da 8 GB (una sorta di prezzo politico) il guadagno c’è. Nonostante questo Asus non si è risparmiata: il processore è il Tegra 3 di NVIDIA, quattro core, oltre uno di servizio, più che sufficienti per gestire nel migliore dei modi ogni situazione. All’interno, oltre al SoC, trovano spazio 1 GB di memoria RAM, la connettività Wi-Fi, NFC (finalmente attivo su Jelly Bean) e un GPS indispensabile per sfruttare al meglio Google Now e la geolocalizzazione. La versione di Tegra 3 utilizzata sul Nexus 7 è la T30L, quattro core da 1.2 GHz e 12 core per la GPU: delle tre versioni di processore Tegra 3 questa è la meno potente, ma stiamo comunque parlando di un quad-core (più un core di servizio) su un piccolo tablet da 7” che deve gestire un sistema operativo ottimizzato per questo processore. Lo schermo del Nexus 7 è un IPS di buonissima qualità da 1280 x 800: è bene segnarsi questa risoluzione perché lo rende un tablet molto particolare. Con 213 dpi infatti il Nexus 7 rientra per gli sviluppatori in quella categoria di prodotti denominati “tvdpi” pensata inizialmente Nella confezione, il Nexus 7, il cavo USB e l’adattatore per la ricarica per i TV Android. Il risultato è una interfaccia che è un misto tra quella di uno smartphone come il Galaxy Nexus e quella dei tablet da 10.1”. La home screen, totalmente in verticale e non orientabile è quella degli smartphone, così come la zona “setting”. Le applicazioni invece, come ad esempio la mail, hanno un layout a due colonne tipico dei tablet. Questa particolare risoluzione potrebbe portare qualche problemino con alcune applicazioni scaricate da Google Play, apps pensate per gli smartphone che sullo schermo da 7” del Nexus 7 possono apparire imperfette, almeno sotto il profilo della grafica. La definizione dello schermo è decisamente buona, ed è davvero difficile vedere i pixel da una distanza di visione consigliata di circa 25 – 30 centimetri. Buona la resa cromatica, un po’ carente la resa sui neri: quando navighiamo tra i menù è visibile la differenza tra la cornice e lo sfondo nero di Android. Lo schermo in ogni caso ha una buonissima reattività (merito anche di Jelly Bean e del suo nuovo sistema touch) e la sensazione, quando si clicca su un’icona, è di toccare direttamente il pannello. Eccellente anche l’angolo di visione: il display IPS del Nexus 7 è visibile da ogni direzione, anche con inclinazioni al limite del possibile. Unica pecca la luminosità: lo schermo non è brillante come quello di altri tablet, e soprattutto in modalità automatica la visione alla luce del sole non è sempre chiara. La regola- zione automatica si può ovviamente disabilitare, ma tutti i “nits” in più si pagano poi in autonomia. Obiettivo centrato L’obiettivo di Google è centrato: se si tratta di navigare sul Web, giocare, leggere e rispondere ad una email oppure guardare un video il Nexus è un buon dispositivo. Il form factor è particolare: non nascondiamo che come tablet preferiamo un 10” che soprattutto con Web e giochi ha una marcia in più, ma il 7” è più pratico come dimensioni e soprattutto è perfetto per vedere i film grazie al formato 16:9. Difficile criticare il Nexus: la navigazione Web offre velocità e fluidità, l’interfaccia è rapida e velocissima e anche la ricezione Wi-Fi è decisamente buona. Interessante anche l’autonomia: considerando le dimensioni siamo riusciti a re tra le mani un mezzo potente per provare un po’ a “smanettare” con Android. L’utente occasionale al contrario, che non sa cosa è una ROM e che vuole solo guardare un film o leggere una email probabilmente sceglierà il Kindle. In ogni caso Asus ha fatto un ottimo lavoro sull’hardware: ora se Google vuole venderne tanti deve fare un lavoro parimenti ottimo sullo store. E di sicuro non sarà facile. video Nexus 7 - la videoprova completa del tablet di Google - DDay.it n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / DSP, cancellazione del rumore, 4 microfoni, controllo via app, NFC: le Zik sono le cuffie più tecnologiche di sempre p.33 Parrot Zik: le super cuffie “hi-tech”, touch ed NFC Sfoggiano un design semplice ma molto curato, frutto della matita di Philppe Starck, hanno prestazioni ottime ma il prezzo (349 euro) è elevato di E. Villa C ’è chi pensa che, un po’ come per i diffusori, anche per le cuffie ci sia ben poco di tecnologico da inventare: cambiano i colori, le forme, la qualità, si passa in una manciata d’anni dal predominio assoluto delle in-ear al ritorno delle circumaurali, ma il principio di funzionamento è sempre lo stesso. Parrot non ci sta e prova a sovvertire il sistema con Zik, una cuffia circumaurale hi-end che non solo vuole assicurare buone prestazioni d’ascolto e un design curato, ma anche tantissime tecnologie di ultima generazione “piegate” alle esigenze di un paio di cuffie, dal circuito attivo di cancellazione del rumore al bluetooth, dal DSP programmabile fino all’NFC. Il design, firmato Philippe Starck, è ispirato alla massima semplicità: nonostante le svariate tecnologie interne, non ci sono pulsanti a vista (grazie al touchscreen), i microfoni sono nascosti, le linee curate e il tutto suggerisce alla vista un’idea di solidità, grazie anche all’arco in lega metallica piuttosto spesso. Tutto questo per 325 grammi di peso, non pochissimi se confrontati con altri modelli pensati per l’utilizzo domestico ma anche (e soprattutto) per l’outdoor, laddove la leggerezza è un plus non indifferente. Se infatti Zik si sposa bene con l’impianto hi-end del salotto, a cui può essere collegata col tradizionale jack, è però pensata per l’utilizzo con strumenti portatili quali gli smartphone: lo rivelano il Bluetooth, i microfoni per la ricezione delle telefonate, le app per iOS e Android, l’NFC e i circuiti di cancellazione del rumore. Super controllo con l’app L’idea delle cuffie come piccoli diffusori passivi da collegare a un dispositivo fisso o mobile qui non si applica: innanzitutto Zik è dotato di una batteria interna che assicura fino a 24 ore di autonomia in stand by e 6 con tutte le funzioni attivate, ma suona in modalità passiva (quindi senza funzioni attive) anche a batteria scarica, per non interrompere mai il flusso musicale. Facendo parte della “generazione touch”, il padiglione destro è sensibile al tatto e alle gesture: è così possibile alzare/abbassare il volume semplicemente sfiorandolo con il dito, e lo stesso vale per l’avanzamento e il salto dei brani (movimento sx/dx). In più, lo stesso padiglione incorpora all’interno un sensore di movimento, che automaticamente “mette in pausa” il brano non appena ci si toglie le cuffie e, viceversa, fa riprendere la riproduzione non appena le si indossa. Altra novità importante, e fiore all’occhiello di Zik, è il circuito di noise canceling: al posto dei “soliti 2”, Zik incorpora infatti 4 microfoni (2 per padiglione) per il rilevamento dei rumori ambientali. Il fatto che due microfoni siano interni ai padiglioni consente una rilevazione più precisa dei rumori realmente nocivi, al punto che, secondo i dati dichiarati, questo sistema permette l’eliminazione del 98% del rumore ambientale. Per quanto riguarda la connettività, Zik è dotato di Bluetooth (2.1) per il collegamento senza fili ai terminali predisposti, oppure in alternativa è possibile collegare le cuffie tramite il cavo fornito in dotazione. Inoltre, Zik è la prima cuffia ad essere dotata di tecnologia NFC (Near Field Communication), il cui sensore è posizionato sul Un dettaglio del padiglione auricolare sinistro, si no- padiglione sinistro. tano il tasto di accensione, uno dei microfoni, la presa Per rendere il pairing immediato e avviare jack e la porta USB. all’istante la riproduzione musicale da uno smartphone abilitato è così sufficiente avvicinare lo smartphone compatibile al padiglione, eventualmente sfiorandolo. Attenzione però: la nostra prova con Android 2.3 non è andata a buon fine e, informandoci in proposito, siamo giunti a conoscenza che il pairing NFC è al momento disponibile solo con Android Jelly Bean (e versioni future). Provando infatti la stessa funzionalità con il tablet Nexus 7, già dotato di Android 4.1, il riconoscimento è stato immediato così come il pairing e la trasmissione dell’audio senza fili. Infine, l’app: Parrot offre agli utenti iOS e Android un’app di controllo gratuita, Parrot Audio Suite, scaricabile dai rispettivi market e dotata di tutte le funzionalità avanzate di gestione del DSP delle cuffie. Piuttosto leggera e semplice da usare, l’app permette il controllo del livello di batteria, l’equalizzazione del suono su 7 bande con svariati preset, l’attivazione della modalità DSP Parrot Concert Hall con diverse opzioni di configurazione e la gestione del circuito di cancellazione del rumore. Particolarmente interessante è soprattutto la modalità DSP, che offre non solo quattro ambienti predefiniti (Silent Room, Living Room, Jazz Club, Concert Hall), ma permette la personalizzazione di ognuno di essi sulla base della posizione degli altoparlanti di fronte all’ascoltatore, che può intervenire liberamente sulla distanza e l’angolo tra di essi. Pesano, ma suonano bene Passiamo alla cosa più importante in assoluto, ovvero la prova d’uso e d’ascolto. Per prima cosa carichiamo la batteria collegando le cuffie a un notebook via USB, operazione piuttosto rapida. Zik può essere usata anche a batteria scarica collegandola direttamente allo smartphone con il cavetto in dotazione, ma in tal caso si perderebbe tutto il bello delle funzionalità ad hoc e delle elaborazioni DSP dell’apparecchio. Come anticipato, Zik è una cuffia dal design curato e minimale al tempo stesso: peccato solo che pesi parecchio, e questo in un prodotto pensato per l’uso outdoor non può che essere un limite, perchè per il resto (costo escluso), il responso è positivo. I padiglioni circondano completamente l’orecchio, che così non è affaticato anche dopo sessioni d’ascolto prolungate, e la sensazione di isolamento è discreta; inoltre, il pairing Bluetooth con iPhone è questione di pochi secondi. segue a pag. 34 n. 54 / 17 settembre 2012 estratto da www.dday.it p.34 TEST I’m Watch in prova segue da pag. 29 da una homescreen all’altra. I’m Watch è privo di browser o di client mail (o di qualsiasi altro tipo) full HTML. Quello che leggeremo sono essenzialmente i testi delle notifiche e i subject e mittenti delle mail. I’m Watch non vuole sostituire uno smartphone infatti, ma essere semplicemente un compagno per avere un’anteprima delle comunicazioni. Nel momento in cui scriviamo l’I’market, l’app store di I’m Watch, non è ancora aperto e non ci sono altre applicazioni oltre a quelle preinstallate, che essenzialmente non fanno altro che proporre dei feed dai servizi che abbiamo impostato nel nostro account I’m Cloud. Dove forse però I’m Watch è più deficitario è curiosamente nell’utilizzo come orologio. C’è un solo tema, piuttosto basico, a lancette: oltre all’ora visualizzata sull’home screen e soprattutto non ha alcuna funzione. Per intenderci non è possibile nemmeno impostare una sveglia: l’unica è creare dei promemoria su Google Calendar, ma non possiamo parlare di vera e propria sveglia con suoneria configurabile. Non è nemmeno possibile visualizzare un doppio orario al momento. Come abbiamo anticipato in apertura, I’m Watch non è in grado di interagire con altre app sul telefono o di visualizzare dati dal telefono, fatta eccezione per la rubrica. Essenzialmente si tratta di un collettore di notifiche per i soli (pochi) servizi configurabili su I’m Cloud. Utile per vedere se c’è qualche email importante che ci “aspetta” sullo smartphone, dei messaggi su Facebook o scorrere i titoli delle notizie più importanti, ma al momento poco altro. In più c’è il fatto che la batteria, con la connessione costante allo smartphone via Bluetooth dura tra le 24 e le 48 ore a seconda dell’utilizzo: in linea con quella di un telefono forse, ma non adeguata alle attese per un orologio. La funzione vivavoce è utilizzabile soprattutto in ambienti non affollati, ma svolge il suo lavoro, almeno quando non fa andare in crash l’iPhone, cosa che ci è capitata più di una volta. I’m Watch importa la rubrica del telefono mediante Bluetooth e riconosce l’ID del chiamante. Ciò che non è invece in grado di fare è sincronizzare o visualizzare gli SMS ricevuti. In sostanza si tratta di un dispositivo sicuramente ben costruito, ma che ha an- cora ampi spazi di miglioramento, specie per quanto riguarda la versatilità (il supporto a una sola casella email, per esempio, è davvero anacronistico) e la stabilità della connessione in tethering che troppo spesso è “caduta” durante le nostre prove. Il produttore sta rilasciando continui aggiornamenti migliorativi del firmware, per cui restiamo fiduciosi, in attesa di nuove funzionalità. ch funziona bene e permette di tenere lo smartphone sempre in tasca; inoltre, quando ci si toglie la cuffia, il sensore di pressione presente sul padiglione interrompe la riproduzione, per poi riprenderla quando Zik viene nuovamente indossato. Buona l’efficacia del circuito attivo di cancellazione del rumore, anch’esso accessibile via app: l’isolamento dall’esterno è notevole, immediato e si adatta alle circostanze concrete, e la qualità sonora ne risente in positivo, offrendo una buona risposta in gamma bassa e un’estensione apprezzabile. La musicalità è notevole con ogni genere e il dettaglio non stenta ad emergere: pregevole soprattutto il controllo della gamma bassa, che non si risparmia ma al tempo stesso non nuoce (salvo equalizzazioni esasperate) all’intelligibilità del quadro. La durata della batteria non è eccezionale ma in linea con quanto annunciato: dopo 3 ore di ascolto, con l’impiego di tutte le funzioni disponibili, l’app ci comunica un 55% di autonomia resi- dua. In sostanza, la qualità c’è e a Parrot va il merito di aver creato qualcosa di innovativo, che vuole coniugare le esigenze degli appassionati audiofili con quelle di un mondo tecnologico che evolve rapidamente e coinvolge anche un settore tradizionale come quello delle cuffie. Funziona bene e mantiene quanto promette, non solo dal punto di vista tecnologico ma La configurazione dello smartwatch e la gestione dei servizi avviene online, utilizzando l’apposito servizio i’m cloud reso disponibile per I’m Watch. video Guarda la nostra videoprova di I’m Watch TEST Parrot Zik in prova segue da pag. 33 Durante l’ascolto è possibile intervenire su un doppio livello di volume ed equalizzazione: quelli della sorgente e quelli di Zik. In particolare, agire sul volume di Zik è quasi indispensabile per assicurarsi una pressione sonora apprezzabile: è vero che Zik può essere usata anche come componente passivo, ma in tal caso non solo non si può usare il circuito di noise canceling, ma il livello sonoro è piuttosto basso, anche alzando al massimo il volume dell’iPhone. Regolati i volumi, si può procedere con l’equalizzazione, escludendo quella della sorgente: anche qui possiamo agire su preset preimpostati oppure sulle 7 bande dell’equalizzatore, ottenendo un sound personalizzato. Zik riproduce un suono “neutro” abbastanza equilibrato, per cui si consiglia di intervenire sull’equalizzazione in modo discreto, onde evitare squilibri notevoli e qualche distorsione. La regolazione del volume e del “salto traccia” via tou- anche musicale. Qualche limite? Per prima cosa il fattore “portabilità” migliorabile (con una riduzione del peso ed, eventualmente, delle dimensioni, magari agendo sui materiali) e poi un costo elevato (349 euro), che per quanto sia giustificabile dalla tecnologia impiegata lo rende ancora uno “sfizio” per pochi. Ma le premesse sono buone...