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n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
p.1
EDITORIALE
Smartphone: solo
con nuove batterie
sarà vera rivoluzione
Gli smartphone sono sull’orlo di
una crisi creativa. Una crisi che,
ciclicamente riguarda tutte le
categorie di prodotto: da qualche
stagione tocca ai TV, tanto per
fare un esempio, una fase interlocutoria, anche se all’orizzonte
fanno capolino ottime soluzioni:
la ventata di novità che porterà l’OLED alla TV, nel settore
degli smartphone ancora non si
intravvede.
Il lancio di iPhone 5 ha diviso gli
utenti: chi ha fatto già “professione
d’acquisto” e chi si dichiara deluso
per la mancanza di novità. In realtà
l’accettazione da parte del pubblico
dell’iPhone 5 non si misura né nei
commenti alle notizie né su Facebook ma al registratore di cassa:
solo le vendite ci diranno quanto il
primo prodotto Apple “post-Jobs”
abbia colpito nel segno.
Il punto è però un altro: parlando di cose “pratiche” e non
di sottigliezze tecniche, cosa si
potrebbe aggiungere in termini prestazionali e funzionali ai
migliori smartphone di oggi, che
si chiamino iPhone o Galaxy SIII?
Praticamente nulla: più risoluzione non serve, almeno per gli
occhi umani; i display sono già
grandi come tutto l’apparecchio;
la sensibilità dei touch screen è
già perfetta; più potenza di calcolo
comporterebbe probabilmente
maggiori consumi senza dare
sensibili vantaggi; una connessione dati più veloce, cosa sempre
auspicabile, è già realizzabile con
la compatibilità LTE, anche se
mancano le infrastrutture.
Quello di cui tutti – ma veramente tutti - sentono la mancanza,
invece, è una durata della batteria
radicalmente maggiore, che non
costringa a ricaricare tutte le notti
(quando non tocca ricorrere al caricabatterie anche a metà giornata): i produttori lo sanno ma non
riescono ancora a industrializzare
su larga scala le tante tecnologie
allo studio. Ma nella batteria ad
altissima capacità, probabilmente
basata su tecnologie ben diverse
da quelle attuali, c’è il prossimo
salto quantistico degli smartphone: fino a che questo obiettivo non
sarà realtà, ci si dovrà accontentare di piccoli miglioramenti che
– è evidente - non faranno mai
battere il cuore come hanno fatto
i primi veri smartphone, piccole
meraviglie che oggi tendiamo a
dare per scontate, anche se hanno
meno di cinque anni di vita.
Gianfranco Giardina
MOBILE / Ecco il nuovo iPhone: arriverà in Italia a fine mese
Apple presenta iPhone 5
Sarà l’ennesimo successo?
Tutto come da previsione: schermo da 4’’, design migliorato e tanta potenza
di E. Villa
L
’icona degli smartphone si
rinnova per la sesta volta.
Con la presentazione
di iPhone 5, Apple ha confermato tutti i rumor che si
sono susseguiti nel corso
degli ultimi mesi: è un po’
più grande del predecessore (4’’ contro 3,5’’), ma questa
volta il display è in formato 16:9 con risoluzione di
1.136x960 pixel, ovvero 326
ppi. È sempre un “retina”, ma
il formato 16:9 richiede un
adeguamento del software,
ovvero che le app siano predisposte per il nuovo formato: in caso contrario, la solu-
zione è semplicemente quella delle
“bande nere”, indispensabili
per non deformare il quadro.
iPhone 5 è anche il primo
iPhone LTE, è più leggero,
più sottile e molto più potente del 4S grazie al chip
A6, ha un nuovo connettore più piccolo del
solito e una fotocamera
migliorata. Sarà l’ennesimo successo planetario?
Quali le prime reazioni “a
caldo” dei consumatori?
Come si porrà nei confronti dei concorrenti, che
ad oggi sono quanto mai
agguerriti? Scopriamolo
insieme, nelle pagine che
seguono.
MOBILE / I’m Watch è finalmente disponibile: la prova completa
Abbiamo provato I’m Watch
Scopriamo se è rivoluzionario
È ben costruito, ma mostra ancora ampi margini di miglioramento
di P. Centofanti
L
a “I’m Watch-Story” è arrivata al
capolinea: dopo gli annunci, le
smentite, i preordini inevasi e
le attese degli appassionati, lo smartwatch Made in Italy è finalmente
disponibile. I’m Watch è un vero e
proprio orologio basato su Android,
con applicazioni che “dialogano” con
lo smartphone via Bluetooth e che
sempre tramite il telefono possono ac-
cedere a Internet. Non si tratta quindi
di uno smartphone da polso e neppure di un’estensione del telefono: è un
prodotto a sè, con delle potenzialità.
L’attesa è stata lunga e il prodotto ha
senz’altro creato aspettativa. L’abbiamo
provato in modo approfondito: cos’è in
realtà I’m Watch? Cosa può fare e cosa
non può fare? E, soprattutto, riesce a
soddisfare le aspettative di chi l’ha atteso così tanto tempo? Lo scopriamo in
questo numero di Dday Magazine.
DDAY.it magazine 54
In questo fascicolo
tra le altre cose...
MOBILE
02 iPhone 5 è arrivato: più
grande, più potente e 4G
04 iPhone 5 contro tutti:
confrontiamo i dati
05 I nuovi iPod Touch
e iPod Nano
07 Nokia lancia Lumia 920 e
820 con Windows Phone 8
10 Amazon Kindle Fire
13 Windows 8 e Windows RT
per tablet: sono pronti?
GAME & MOVIE
15 Tutti i segreti di Wii U
16 Arriva PES 2013
PEOPLE & MARKET
19 100 Mbit per il 20%
della popolazione?
20 La TV dice no ad LTE
Italia a rischio caos
DIGITAL IMAGING
24 Da Sony la prima
compatta full frame
25 In arrivo la videocamera
35mm consumer
25 Nikon D600
piccola e accessibile
PC & MULTIMEDIA
26 HP Spectre One
touch sul trackpad
27 iTunes 11
in arrivo a ottobre
TEST
29 I’m Watch
31 Asus Nexus 7
33 Parrot Zik
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Presentato a San Francisco iPhone 5. Tutto quello che c’è da sapere sul nuovo smartphone, il sesto della stirpe
p.2
iPhone 5 è arrivato: è più grande, più potente e 4G
È più sottile e leggero, ha display16:9 da 4 pollici, connettività LTE, utilizza il più potente processore A6 e abbandona il classico connettore da 30 pin
di M. Dalli
A
San Francisco Apple ha finalmente svelato iPhone 5, l’iPhone di sesta generazione. Non ci
sono sorprese, ricalca esattamente le
indiscrezioni trapelate in rete prima
del lancio. Lo schermo è da 4 pollici,
mantenendo però la risoluzione Retina di 326 ppi. Nonostante lo schermo
più grande, iPhone 5 è più leggero
del 20% rispetto all’iPhone 4S (112
grammi) e più sottile (7,6 mm), di fatto lo smartphone più sottile al mondo, secondo Apple. La costruzione è
ancora in vetro e alluminio, ma il corpo questa volta è unibody, col retro
interamente in alluminio.
Schermo 16:9
e torna il letterbox
Per sfruttare la nuova risoluzione
(1136x960 pixel) le App proprietarie
sono state aggiornate per includere
più informazioni sullo schermo. Per le
vecchie App, invece, si fa un “vecchio”
letterboxing, ovvero si centra l’app e
si mettono bande nere sopra e sotto. Sembra di tornare alla TV 4:3 con
contenuti 16:9, ma in effetti il concetto non è molto diverso. Lo schermo,
che ora ha un rapporto d’aspetto
di 16:9, integra anche il touch in un
unico strato, di modo da renderlo più
sottile e più contrastato.
Il primo iPhone con LTE
Apple aggiorna anche la sezione della
connettività, aggiungendo l’LTE, che
funzionerà con quasi tutti gli operatori nordamericani, con molti asiatici,
ma in Europa solo con EE nel Regno
Unito e T-Mobile in Germania. Niente
Italia, apparentemente. Non è chiaro
se la scelta di escludere gli altri Paesi
è puramente commerciale o ci sono
motivazioni tecniche, dal momento
che l’LTE che partirà in Italia nel 2013
sarà sulle stesse frequenze di UK e
Germania; trattandosi di un lancio non
ancora confermato però, può darsi che
Apple non abbia voluto darne subito la
compatibilità. Oltre all’LTE arriva anche
il Wi-Fi sui 5 GHz, finora una prerogativa di iPad. Il tutto grazie a un nuovo
chip radio capace di gestire le antenne
in modo dinamico, per adattarsi alle
diverse frequenze utilizzate dai diversi
gestori nel mondo.
A6 al centro di tutto
e la fotocamera migliora
Confermato anche il processore, che
come visto sarà l’A6. Secondo Apple
questo nuovo chip è 2 volte più veloce
dell’A5, sia nella parte CPU che in quella strettamente grafica. Nonostante la
maggiore potenza, A6 è più piccolo del
predecessore e consuma meno, estendendo così la durata della batteria, che
si attesta ora in 8 ore per conversazione e navigazione (3G o LTE), 10 ore di
riproduzione video, 40 di musica e 225
ore di standby. La fotocamera, che dai
rumor era rimasta sempre esclusa, ha
visto dei piccoli ritocchi: il sensore rimane da 8 Megapixel, ma nel complesso il
modulo è più piccolo del 25%, per trovare posto nel più sottile iPhone 5. Ciononostante, Apple assicura prestazioni
migliori sulle basse luci, un migliore allineamento delle lenti e lenti in zaffiro.
La nuova fotocamera dovrebbe essere
più veloce del 40%, grazie anche al
chip A6 che integra alcuni processing
del segnale. Arriva anche una modalità
panorama, per creare foto panoramiche direttamente dalla fotocamera,
senza passare per app esterne (non saranno contenti i produttori di App che
fanno esattamente questo, né Sony,
probabilmente). Durante
la ripresa video, che rimane a 1080p, è ora possibile
scattare anche foto. Novità
anche per la fotocamera
frontale che passa a 720p
per le videochiamate fatte
su FaceTime.
La sezione audio guadagna
invece il supporto all’audio
ad ampia banda (Wideband audio) per un più
ampio spettro supportato
durante le conversazioni, e
il noise cancelling, grazie a
tre microfoni integrati (uno
classico per la voce, uno sul
dorso e uno accanto all’altoparlante). C’è anche un
altoparlante esterno, come
sui vecchi modelli, in basso a destra. Il tutto è stato
però reso più piccolo.
Arriva Lightning!
Come previsto, cambia
anche il connettore: non
più il vecchio 30 pin ma
un nuovo connettore da 8
pin che si chiama Lightning (ora Apple ha sia Thunderbolt che Lightning).
È più piccolo dell’80% rispetto al vecchio modello, ma non è chiaro se sarà
compatibile con USB (2.0 o 3.0), con
Thunderbolt o con entrambi. Apple
ha previsto un adattatore per consentire di usare i vecchi accessori che
richiedono il dock a 30 pin col nuovo
Lightning. iPhone 5 utilizza ovviamente iOS 6, con tutte le novità di cui
abbiamo già parlato qualche mese
fa. Ultima nota, il prezzo. In attesa di
conoscere i prezzi ufficiali per l’Italia, in
America iPhone 5 costerà esattamente come il vecchio modello, per cui è
lecito aspettarsi lo stesso trattamento
del 4S. Sparisce l’iPhone 3GS, che resta
però aggiornabile ad iOS 6. iPhone 5
sarà disponibile a partire dal 21 settembre negli USA e in altri Paesi (tra
cui UK, Francia e Germania). Gli altri
(tra cui l’Italia) dovranno aspettare fino
al 28 settembre. Già a partire dal 19
settembre, invece, gli attuali possessori di iPhone 3GS, 4 e 4S, iPad 2, iPad
3 e iPod Touch di quarta generazione
potranno aggiornare gratuitamente il
loro sistema operativo ad iOS 6.
iPhone 5 utilizza
il nuovo connettore Lightning,
molto più piccolo
del classico 30
pin presente su
tutti i prodotti
mobile Apple dal
lontano 2003.
Per utilizzare gli
attuali accessori
sarà necessario
un adattatore.
n. 54 / 17 settembre 2012
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MOBILE / Poco innovativo: in questo modo è stato accolto l’iPhone 5 dalla maggior parte del pubblico. Ma è davvero così?
p.3
IPhone 5: senza Jobs Apple ha perso la sua magia?
Se si analizzano a mente fredda le caratteristiche del nuovo smartphone Apple ci si accorge che è davvero difficile pensare a un prodotto migliore
di R. Pezzali
L
’iPhone 5 è quello che tutti si
aspettavano, le previsioni erano
corrette: niente NFC, niente processore quadcore, nuovo connettore
e schermo da 4” in formato 16:9. Anche se qualcuno ci sperava ancora, era
davvero impossibile non credere alle
centinaia di foto e mock-up apparsi sul
web che mostravano, pezzo per pezzo, il nuovo smartphone. Apple progetta e ingegnerizza, aziende esterne
producono: con una catena produttiva come quella di Apple è impossibile
mantenere il segreto, soprattutto considerando che il prodotto è acquistabile 10 giorni dopo l’annuncio e quindi
deve per forza essere in produzione da
settimane.
Schermo grande
connettore piccolo
Il nuovo iPhone è un prodotto chiave, il
primo vero “test” dell’era Cook: secondo
l’azienda è un prodotto pensato e creato direttamente da Steve Jobs, l’ultimo
grande “capolavoro”, mentre secondo i
più scettici Steve Jobs si sarebbe decisamente opposto alle due grandi novità, schermo 16:9 e nuovo connettore.
Forse, insistendo, avrebbe accettato il
nuovo connettore ma il cambio dello
schermo proprio no.
Apple ci racconta, come lei sa abilmente fare, che lo schermo più grande è
stato realizzato e pensato proprio per
le mani dell’uomo e offre più spazio
alle applicazioni. Il 16:9 non l’ha certo
inventato Apple, anzi, Apple è proprio
l’ultima arrivata e si è sempre tenuta
lontano da questo formato. Il cambio
di schermo costringerà gli sviluppatori
a rivedere tutte le loro apps: i più volenterosi lo faranno, gli altri non muoveranno un dito, tanto le applicazioni
funzionaneranno ugualmente con le
bande nere ai lati. Sembra di essere
tornati a parlare di 4:3, 16:9 e pan&scan:
abbiamo odiato le bande nere sulla TV
per anni e ora tornano, come il peggiore degli incubi, su uno smartphone. Difficile dire se lo schermo 16:9 sia
stata davvero una scelta o una necessità: propendiamo più per la seconda.
Apple ha perso il suo tocco magico e
la sua capacità di innovare? Le prime
opinioni non sono certo state positive:
a caldo quasi tutti hanno bocciato il
nuovo smartphone. Ma forse una volta
in vendita, l’iPhone 5 verrà rivalutato
e visto sotto una nuova luce. Anche
perchè, restando nel campo del “possibile”, è difficile anche pensare ad uno
smartphone migliore.
Design vincente non si cambia
C’è chi critica il design, troppo simile
a quello dell’iPhone 4 e dell’iPhone
4S: la linea dell’iMac in alluminio è
uguale dal 2007, e la stessa cosa si
può dire per quella dei Macbook Pro
ed Air. Non esiste una regola secondo cui ad ogni generazione il design
deve cambiare, soprattutto se piace.
L’iPhone 4S era forse troppo spesso
e pesante, delicato con il vetro posteriore, tutte cose che con il nuovo
iPhone 5 Apple ha sistemato.
Processore solo dual core
Niente NFC ma c’è LTE
Il nuovo SoC A6 dovrebbe essere un
dual core ma potrebbe essere basato
su architettura Cortex A15 al posto
della tradizionale Cortex A9, e qui si
spiegherebbero consumi ridotti e potenza migliorata.
Lato connettività c’è tutto quello che
ad oggi è possibile inserire, dall’LTE al
Bluetooth 4.0 al Wi-Fi 5 GHz, con un
sistema di gestione intelligente delle antenne. Non è neppure troppo
criticabile l’assenza dell’NFC: ad oggi
anche sui terminali che ne sono dotati è una delle funzionalità più inutili,
richiede una antenna che occupa
gran parte della zona posteriore che
non deve schermare il segnale. Alzi la
mano chi avrebbe barattato un retro
in plastica per avere in più l’NFC.
Apple promette anche una fotocamera migliorata, ma anche qui
dobbiamo considerare un piccolo
miracolo il fatto che Apple sia riuscita
a mantenere, se non a migliorare, le
performance della fotocamera dell’iPhone 4S con un modulo molto
più sottile. Poteva esserci la stabilizzazione ottica, ma come Nokia ci ha
mostrato recentemente, questa tecnologia sugli smartphone oggi non è
implementabile, se si vogliono mantenere dimensioni super compatte: il
modulo fotografico del Lumia 920 è
grosso 6 volte quello dell’ iPhone 5.
I dettagli fanno la differenza
A rendere l’iPhone 5 migliore del
modello precedente sono tanti altri dettagli, dai tre microfoni per la
cancellazione del rumore di fondo all’audio ad ampia banda: sono
piccole cose ma trattandosi di un
apparecchio che dovrebbe servire
soprattutto per telefonare assumono un certo valore. Certo, non tutto
è perfetto: lo schermo 16:9 può non
piacere e il connettore “Lightning”
non sembra essere una rivoluzione.
E’ più piccolo, robusto e si infila da
entrambi i lati ma rimane USB 2.0 e
soprattutto richiede un adattatore
per utilizzare i vecchi accessori, adattatore che costa ben 29 euro e che
se utilizzato su certe docking offre un
risultato esteticamente pessimo. Apple al momento ha a catalogo il cavo
USB – Lightning, l’adattatore da 30
pin a Lightning, un cavo di prolunga
adattatore e l’adattatore Lightning HDMI. Samsung ha guadagnato terreno in questi mesi ma l’iPhone 4S,
che ora è vecchio, riesce senza problemi a tener testa ai migliori smartphone Android, Galaxy S III incluso.
Nel settore degli smartphone e dei
tablet, dove la tecnologia sta galoppando a ritmi vertiginosi, è davvero
impossibile oggi stupire. Si possono
utilizzare form factor nuovi, ma siamo
lontani dai tempi delle vere rivoluzioni come lo fu il display Retina tre anni
fa. Gli schermi flessibili, i processori
a 8 core e i sensori da 40 megapixel
esistono ma sono più inutili che innovativi, quello che serve davvero è
un giusto mix tra potenza hardware,
applicazioni e servizi. E qui è davvero
difficile criticare Apple. In una cosa
Apple poteva essere davvero magica:
il prezzo. Il nuovo iPhone 5 a meno
di 500 euro avrebbe messo tutti d’accordo: la vera innovazione è rendere
disponibile questa tecnologia ad un
pubblico sempre più ampio.
n. 54 / 17 settembre 2012
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MOBILE / Analizziamo le caratteristiche principali dello smartphone Apple confrontandole con quelle dei concorreti diretti
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iPhone 5 contro tutti: confrontiamo i dati tecnici
Vita difficile per iPhone 5 che si trova di fronte a molti concorrenti agguerriti. Abbiamo riunito in una tabella le specifiche per un rapido raffronto
di E. Villa
N
on si parla di altro: iPhone 5 è
sulla bocca di tutti. È il telefono
Apple più evoluto di sempre,
con schermo da 4 pollici in formato 16:9 e uno spessore di appena
7.6 mm. Ma, a differenza dei primi
iPhone, la sesta versione entra in un
mercato estremamente popolato e
competitivo, dove tutti (o quasi) i top
di gamma delle aziende concorrenti
occupano la stessa fascia di mercato
del gioiellino Apple. Ce la farà? Verrà
accolto trionfalmente come le precedenti versioni? Vediamolo in relazione
ai concorrenti più agguerriti, considerando le caratteristiche più interessanti, che riportiamo in tabella per
semplificare la consultazione:
Tra Galaxy, Optimus e One X
è una sfida difficile
Samsung Galaxy S III è il nemico n.1
del nuovo terminale Apple. Sottile,
con display AMOLED molto ampio
(4,8’’) e design curato, se non fosse
per una cover un po’ troppo “plasticosa”, ha una dotazione tecnica di alto
profilo: tra display HD Super AMOLED,
il processore quad core da 1.4 GHz
Exynos, NFC e sensori vari, Galaxy S
III è senza dubbio uno dei rivali più
agguerriti. Il sistema operativo è Android 4.0 (già previsto l’aggiornamento alla 4.1 Jelly Bean) con l’aggiunta di
funzionalità ad hoc, tra cui S-Voice (il
Siri di Samsung), Popup Play, Allshare
Play per la condivisione dei contenuti
e via dicendo.
Decisamente simile la proposta top di
gamma LG, nome in codice Optimus
4X HD: qui lo schermo è un 4,7’’ LCD
IPS (diverso quindi dall’AMOLED PenTile di Samsung), spessore minimale,
design più “tradizionale” rispetto al
competitor n.1 e cuore pulsante NVIDIA Tegra 3 con 1 GB di RAM. Connettività e sensori di ogni tipo e natura:
HSDPA a 21 Mbit/s, Bluetooth 4.0,
Wi-Fi 802.11n, A-GPS e NFC..., il tutto
con 16 GB di memoria, tanti quanti
il Galaxy S III disponibile in Italia. Anch’esso basato su Android 4.0, propone la propria interfaccia Optimus UI
3.0, pulita e con svariate app preinstallate. HTC risponde con One X, un
terminale molto curato sotto il profilo
Apple
iPhone 5
Samsung
Galaxy S III
LG
Optimus 4X HD
HTC
One X
Nokia
Lumia 920
4.7”
4.7”
4.5”
Display
Dimensione
4”
4.8”
Tecnologia
LCD IPS
Super AMOLED HD
LCD IPS
Super LCD 2
LCD IPS
Risoluzione
1136 x 640
1280 x 720
1280 x 720
1280 x 720
1280 x 768
PPI
326
306
312
312
332
NVIDIA Tegra 3
NVIDIA Tegra 3
Snapdragon S4
Processore
Tipo
Apple A6
Exynos
Frequenza
n.d.
1.4 GHz
1.5 GHz
1.5 GHz
1.5 GHz
#Core
Dual Core
Quad Core
Quad Core
Quad Core
Duad Core
Sistema Operativo
iOS 6
Android 4.0
Android 4.0
Android 4.0
Windows Phone 8
fotocamera
Principale
8 Megapixel
8 Megapixel
8 Megapixel
8 Megapixel
8 Megapixel
Frontale
1.2 Megapixel
1.9 Megapixel
1.3 Megapixel
1.3 Megapixel
1.2 Megapixel
Connettività
Wi-Fi
802.11 a/b/g/n
802.11 a/b/g/n
802.11 a/b/g/n
802.11 a/b/g/n
802.11 a/b/g/n
Bluetooth
4.0
4.0
4.0
4.0
3.1
NFC
No
Si
Si
Si
Si
LTE
Si
No
No
No
No
Dimensioni
LxAxP (mm)
59 x 124 x 7.6
71 x 137 x 8.6
68 x 132 x 8.9”
70 x 134 x 8.9
71 x 130 x 10.7
Peso
112
133
134
130
185
estetico, sottile, resistente e basato su
un display LCD da 4,7’’ con risoluzione HD (1.280 x 720 pixel): nell’ottica
di un prodotto senz’altro vincente
sotto il profilo estetico, non convince l’ottica un po’ troppo sporgente
e più soggetta ad urti. La potenza
qui è garantita dal SoC Tegra 3 quad
core con 1 GB di RAM: del processore
NVIDIA si è detto di tutto e di più e la
sua affidabilità nelle applicazioni più
onerose (giochi, riproduzione video
1080p…) è nota in tutto il mondo.
Le tecnologie di connettività sono
all’altezza della situazione (HSPA, NFC,
Bluetooth 4.0 e sensori vari), e HTC
Sense 4.0 fornisce una veste nuova
ad Android 4.0: molto interessante
l’utilizzo della tecnologia Beats Audio
per la migliore qualità sonora, mentre
come fotocamera troviamo un sensore da 8 Megapixel con obiettivo da 28
mm e apertura F2.0.
La risposta Windows Phone
Non abbiamo ancora avuto modo di
provarli, ma i nuovi Lumia (o, meglio,
il modello 920) promette di dare del
filo da torcere ad iPhone 5. Intanto
per il design, che può piacere o non
piacere ma è indubbiamente molto
curato, ma anche per una dotazione
tecnica di qualità: il display è leggermente più piccolo dei competitor,
un LCD 4,5’’ da 1.280x768 pixel, ma le
tecnologie PureMotion HD+ e ClearBlack promettono risultati eccellenti.
Novità interessanti sono anche la tecnologia Super Sensitive Touch, che
permette l’impiego del display anche con guanti comuni, la possibilità
di ricarica a induzione della batteria
e, soprattutto, la fotocamera con ottica stabilizzata e sensore CMOS da 8.7
Megapixel PureView.
n. 54 / 17 settembre 2012
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MOBILE / Lo smarthone Apple sarà disponibile in tre modelli per supportare le diverse frequenze
iPhone 5: LTE in Italia, ma non subito
Il modello GSM è compatibile con l’LTE europeo, incluso quello italiano, ma potrà sfruttare solo le frequenze 1800 MHz
D
iPod Nano
più schermo
meno personalità
di R. Pezzali
diversi operatori. Ce ne sarà uno per
AT&T compatibile con LTE sulle bande 4 e 17 (700 e 1700/2100 MHz), un
altro per le bande 1, 3, 5, 13, 25 per la
versione CDMA (Verizon e altri gestori
in Asia) e infine una versione GSM per
l’Europa e l’Australia che opererà, per
quanto concerne l’LTE, sulle bande 1,
3 e 5, ovvero 850, 1800 e 2100 MHz.
In Italia verranno utilizzate le bande 20
(800 MHz), appena rilasciate dalla TV,
3 (a 1800 MHz) in seguito al recupero
di alcune frequenze dal 3G, e 7 (2600
MHz). L’iPhone GSM per l’Europa quindi
sarà compatibile solo con le frequenze
a 1800 MHz, quelle che devono essere
recuperate dal 3G. Niente frequenze
pregiate a 800 MHz, che sono quelle a
cui puntano gli operatori per garantire
una maggiore copertura, niente 2600
MHz che è quella a cui punta 3 Italia
per partire subito. Perché l’iPhone 5 sia
quindi compatibile con l’LTE italiano
c’è bisogno che gli operatori utilizzino
queste frequenze. Sì, l’iPhone 5 funzionerà con le nostre reti 4G, ma probabilmente non dal loro lancio (sicuramente non dal lancio dell’iPhone 5
il 28 settembre). La palla passa ora a
Vodafone, TIM e 3 Italia.
MOBILE / Come previsto, Apple rinnova anche l’iPod Touch, che diventà più leggero e sottilissimo
iPod Touch: 4” 16:9 e processore A5
Il lettore ha un processore A5, schermo da 4” 16:9, fino a 64 GB di memoria e in dotazione le nuove cuffie EarPods
di R. Pezzali
D
ue anni con lo stesso look, e
ora si cambia: Apple mette
mano anche all’iPod Touch
allineandolo al nuovo iPhone 5. Lo
schermo è lo stesso: LCD da 4” con
schermo in formato 16:9 e tecnologia touch integrata sullo schermo
stesso per ridurre le dimensioni.
Sono proprio le dimensioni, insieme
al peso, gli elementi di punta: 6.1
mm di spessore e solo 88 grammi di
peso sono dati impressionanti.
Nonostante lo spessore, Apple è riuscita a migliorare l’autonomia, che
arriva ora a 40 ore di musica ininterrotta. L’iPod Touch tuttavia non è solo
un player: la possibilità di caricare
giochi e app l’ha trasformato nella
console da gioco portatile più diffusa
al mondo. In quest’ottica, Apple ha
cambiato il processore aggiungen-
MOBILE
Anche l’iPod Nano subisce un
profondo restyling: tasto home
schermo 16:9 da 2.5” e radio
integrata, ma perde personalità
di M. Dalli
urante la presentazione dell’iPhone 5 è stato dato grande
rilievo alla connettività LTE,
che in Europa arriverà però solo con
due operatori: Everything Everywhere (EE) nel Regno Unito e T-Mobile in
Germania. Niente Italia, ma non c’è da
stupirsi: da noi i servizi di telefonia di
quarta generazione devono ancora
decollare e si attende la liberazione
delle frequenze TV sugli 800 MHz, che
non arriveranno però prima dell’anno
nuovo. La prima a partire potrebbere
essere 3 Italia, che non ha frequenze
su quella banda, e sfrutterebbe quindi
lo spettro a 2600 MHz, oltre ad alcune frequenze a 1800 MHz recuperate
dalle attuali impiegate per il 3G. Ma
l’iPhone 5, quando arriverà l’LTE in Italia, sarà compatibile con le nostre reti?
Non abbiamo ancora la certezza da
parte degli operatori, ma Apple ha rilasciato alcuni interessanti dettagli sul
suo sito (immagine in alto). I modelli di
iPhone 5 saranno infatti 3, destinati ai
p.5
do l’A5 nella sua versione rivista a 32
nm. Non mancano poi la fotocamera
da 5 Megapixel con flash LED, la fotocamera frontale iSight a 720p e un
particolare supporto per un laccetto
da polso detto “Loop”. Il nuovo iPod
Touch avrà a bordo iOS 6.0 e integrerà
Bluetooth 4.0, 802.11 b/g/n e anche il
voice assistant Siri.
In dotazione troviamo anche le nuove
cuffie: Apple le ha battezzate EarPods
e sono il frutto di tre anni di sviluppo.
Sono auricolari decisamente particolari, che vanno ascoltati e provati.
Apple cambia anche il player più
piccolo dotato di schermo che
ha in gamma, e paradossalmente
i cambiamenti fanno perdere al
Nano parte dell’originalità che la
forma quadrata gli aveva dato.
Il nuovo schermo da 2.5” offre
una visione più ampia, certo, ma il
nuovo Nano colorato e sottile assomiglia troppo a molti altri player
portatili in commercio. Oltre al display più ampio ci sono un tasto
home, controlli fisici per la musica,
la radio FM integrata e un contapassi; il sistema operativo è una
versione altamente personalizzata
di iOS con un’interfaccia dedicata.
Anche per questo prodotto sono
presenti il nuovo connettore Lightining, sistema Nike Plus e Bluetooth 4.0 integrato. iPod Nano sarà
disponibile a ottobre in rosa, giallo, azzurro, verde, viola, argento e
ardesia a un prezzo di vendita suggerito pari a 179 euro IVA inclusa
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è disponibile sin da ora in rosa,
giallo, azzurro, verde, viola, argento e ardesia a un prezzo di vendita
suggerito pari a 55 euro IVA inclusa (40,30 euro IVA e tasse escluse)
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n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Presentati gli smartphone Nokia con Windows Phone 8: colori sgargianti e sul Lumia 920 nuove soluzioni tecnologiche
p.7
Nokia lancia Lumia 920 e 820 con Windows Phone 8
PureView con stabilizzatore ottico e sensore da 8,7 Megapixel, ricarica della batteria a induzione e display da 4,5’’PureMotion per la nuova scommessa Nokia
di P. Centofanti
N
okia ha svelato a New York la
nuova gamma di smartphone, la generazione di Lumia
pensata per Windows Phone 8. Il Lumia 920, il nuovo top di gamma, è
caratterizzato da una linea estetica
che richiama quella del Lumia 900,
ma con un design leggermente più
arrotondato e nuove finiture lucide
in grigio, giallo e rosso. Il display da
4.5 pollici presenta un vetro a goccia
e sfrutta le tecnologie PureMotion
HD+ e il nuovo ClearBlack. La prima
consiste in un miglioramento della
risoluzione e del tempo di risposta
con un’elevata (ma non specificata)
frequenza di aggiornamento. Il nuovo ClearBlack permette, invece, di
adattare, non solo la luminosità, ma
anche la resa cromatica in funzione
della luce ambientale. Inoltre comprende un filtro polarizzatore che
migliora il contrasto delle immagini.
Il display è di tipo LCD con risoluzione di 1280x768 pixel (WXGA).
Display “super sensibile”
e ricarica a induzione
Altra tecnologia impiegata per il
display è il Super Sensitive Touch,
che consente di utilizzare lo schermo con qualsiasi tipo di guanti non
solo quelli “capacitivi”, mentre una
novità assoluta è costituita dalla ricarica a induzione della batteria da
2000 mAh, non solo con il caricatore Nokia DT-900 (che secondo il datasheet ufficiale dev’essere comprato a parte), ma anche con una serie
di accessori di terze parti tra cui
un cuscino da divano denominato fatboy. Nokia ha poi annunciato
durante la conferenza alcune partnership negli Stati Uniti, come con
Virgin Atlantic e la catena the Coffee
Bean , per la realizzazione di punti di
ricarica a induzione pubblici.
NOKIA LUMIA 920
Tra le caratteristiche tecniche
spicca la fotocamera
Il Lumia 920 è basato su processore Dual Core Qualcomm Snapdragon S4 da 1.5 GHz, che, rispetto ai
quad core, offre una maggiore autonomia della batteria. Per quanto
riguarda la fotocamera, Nokia ha
utilizzato il brand PureView, nono-
stante non venga utilizzato il super
sensore da 41 megapixel dell’808,
ma un CMOS da 8.7 Megapixel.
Durante la presentazione è stato
posto l’accento soprattutto sullo
stabilizzatore di immagine ottico
che permette di migliorare le prestazioni in condizioni di scarsa luminosità, oltre a servire alla ripresa
video. Lo stabilizzatore non è posto
sull’ottica, ma è tutto il blocco fotografico ad essere meccanicamente
stabilizzato. Come da tradizione Nokia, l’obiettivo è firmato Carl Zeiss
con un’ottica di apertura F2.0. La fotocamera potrà sfruttare diverse novità introdotte con Windows Phone
8, in particolare il nuovo sistema di
“obiettivi”, in sostanza la possibilità
di lanciare applicazioni fotografiche
di terze parti direttamente dalla fotocamera. C’è inoltre NFC, mostrato durante la presentazione (con
qualche intoppo) per effettuare lo
streaming di musica a dei diffusori
senza fili JBL. Per quanto riguarda
le altre caratteristiche, il Lumia 920
è dotato di 32 GB di memoria integrata (più 7 GB di spazio gratuito su
SkyDrive), connettività
LTE e HSDPA Dual Carrier, Bluetooth 3.1, Wi-Fi
802.11n e videocamera
frontale da 1.2 Megapixel. Nokia Maps, Transport e Drive hanno
ora mappe offline (non
pre-cached, ma proprio
salvate sul telefono),
che rendono Nokia Drive un vero navigatore.
In più c’è anche la navigazione indoor e Nokia
City Lens, applicazione
di realtà aumentata
che mostra i punti di
interesse in real time.
Lumia 820
il fratello minore
Sotto il Lumia 920 si colloca l’820.
Il software rimane lo stesso, ma le
caratteristiche tecniche sono lievemente ridimensionate. Il display è
da 4.3 pollici, OLED ma con risoluzione di 800x480 pixel. La capacità
della batteria scende a 1650 mAh,
ma mantiene il caricamento a induzione. Identico il processore, mentre
la fotocamera ha un sensore da 8
Megapixel e niente tecnologia Pure
View. La memoria integrata è da 8
GB, ma c’è lo slot per le schede microSD. Anche il Lumia 820 sarà disponibile, almeno negli Stati Uniti,
con connettività LTE. Al momento
non si hanno notizie per quanto riguarda disponibilità e prezzi.
NOKIA LUMIA 820
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Le borse e i consumatori accolgono in modo tiepido i Lumia: belli, ma non rivoluzionari
Nokia e Win Phone 8: destini incrociati
Restano ancora le incognite prezzo e disponibilità dei nuovi prodotti: i Lumia potrebbero non essere i primi
di R. Pezzali
N
okia presenta i nuovi smartphone e crolla in borsa. Un
tonfo del 16%, non certo noccioline. Eppure i due smartphone
Lumia presentati dall’ex colosso della telefonia sembrano fatti davvero
bene. Il mercato, però, non si è fatto
distrarre dalla scocca colorata di giallo, dalle meraviglie del PureView e
dalla ricarica a induzione: voleva fatti
e certezze, cosa che un sorridente e
pacato Stephen Elop non è riuscito
a dare. Dove sarebbe Nokia ora se
avesse scelto Android come sistema operativo al posto di Windows
Phone? La domanda se la sono posti in molti, tuttavia come ha ricordato Steve Ballmer, questo è l’anno
di Windows e Windows 8 tornerà ai
vertici. Ballmer infatti “favoleggia”
400 milioni di device Windows 8 in
un anno, Nokia ovviamente ci spera
e ci crede, gli analisti di mercato un
po’ meno. I nuovi smartphone, come
già i precedenti Lumia, sembrano
pensati e studiati alla perfezione:
scocca in policarbonato, colori vivaci, schermi belli leggibili anche alla
luce del sole e utilizzabili con i guanti nelle giornate d’inverno e con una
fotocamera che scatta bene anche
quando c’è poca luce e le foto non
risultano mosse. Nokia ha realizzato
uno smartphone a misura d’uomo,
facile da usare e con all’interno tutto
quello che serve per accontentare
p.8
MOBILE
Si chiama 8X
il Windows Phone 8
di casa HTC
HTC è pronta a svelare il suo
nuovo smartphone Windows
Phone: ha un display 720p da
4.3”, un processore Qualcomm
da 1.2 GHz e audio Beats
di R. Pezzali
la maggior parte delle persone, dal
navigatore alle applicazioni fotografiche. Il marketplace di Windows
Phone non è il market di Android e
iOS, ma se restiamo nel campo delle applicazioni “normali”, a Windows
non manca nulla: dalle applicazioni
fotografiche ai social network, c’è
davvero tutto. Come mai quindi
un’accoglienza così fredda? Nokia ha
presentato ottimi prodotti, ma non è
stata in grado di dire né a che prezzo
(si dice 449 e 549€) né quando saranno disponibili. Una scelta davvero azzardata a pochi giorni dal lancio
dell’iPhone 5. Chi ha i tasca i 500€ (almeno) necessari per uno smartphone di fascia alta si butterà sul nuovo
iPhone o aspetterà l’arrivo dei Nokia?
Calcolando, inoltre, che se l’iPhone
non dovesse piacere, c’è sempre
quel rifugio sicuro chiamato Galaxy
S III, oppure l’HTC One X o l’LG 4X HD.
Nokia, inoltre, non sarà nemmeno la
prima ad arrivare sul mercato: Samsung ha già presentato il suo Ativ S
che per certi aspetti, come la presenza di una microSD e uno schermo
più grande, per qualcuno può anche
essere più appetibile. Per non parlare
poi di HTC, che sta per presentare i
nuovi terminali. Ora tocca a Microsoft: deve consegnare al suo miglior
partner nel minor tempo possibile
un sistema operativo completo e
funzionante. Nel corso della presentazione, Joe Belfiore, responsabile di
Windows Phone in Microsoft, ha riepilogato brevemente qualche novità
presente nel nuovo sistema operativo “8”. Microsoft ha già mostrato
qualche mese fa il nuovo OS mobile,
ma gli addetti ai lavori ci assicurano
che il nuovo Windows Phone 8 ha
molte altre features che verranno
svelate solo quando ci sarà il lancio
ufficiale. Oggi il sistema operativo è
quasi tutto, e di fatto Nokia ha presentato uno smartphone
senza poter elencare appieno le sue funzionalità.
Microsoft in questo periodo è in piena fibrillazione: deve lanciare Windows 8, Windows Phone
8 e Windows RT, deve
spronare gli sviluppatori
per spingerli a realizzare il maggior numero di
applicazioni possibili e
deve far convivere i tre
sistemi, desktop, smartphone e tablet per realizzare l’ecosistema che
da tempo promette. Riuscirà a far tutto in tempo
salvando sia se stessa
che Nokia?
Ormai è impossibile mantenere
un segreto: un tweet infatti svela
in anticipo il nuovo smartphone
Windows 8 di HTC, la cui presentazione ufficiale è prevista a New
York il 19 settembre. Il nuovo HTC
8X avrà uno schermo da 4.3” con
risoluzione HD, quindi in linea con
le specifiche del sistema operativo
Microsoft, e potrà contare su un
processore Dual Core da 1.2 GHz.
HTC punterà molto sulla parte video e foto: la fotocamera posteriore assicura riprese a 1080p e scatti
a 8 megapixel con un ottima lente
f/2 a 29 mm, mentre quella frontale, meno risoluta, può contare
su un buon grandangolo e sulla
ripresa full HD per le videochiamate. Buona la dotazione di memoria:
1 GB di RAM, 16 GB di flash e c’è
spazio anche per una microSD per
l’espansione di memoria. Novità
anche sul fronte della connettività
e sull’audio: come gli altri Windows
Phone 8, NFC è integrato, come anche l’ottimo sistema audio Beats.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / I video e le foto con cui è stato presentato il Lumia 920 non sono state scattate con il telefono
Nokia falsifica foto e video. Poi si scusa
Ormai alle strette, l’azienda si scusa pubblicamente e propone altre immagini. Ma la figuraccia non si cancella
N
di giroscopi, nel caso del Lumia è stata
stabilizzata tutta l’ottica. Con un’ottica
stabilizzata il Lumia 920 può scattare
con un tempo più alto, guadagnando
così in luminosità e, soprattutto, riducendo il mosso. Un sogno per chi scatta al buio, soprattutto dopo aver visto
le foto e i video mostrati da Nokia. Video che però, come si è
scoperto poi, sono stati
fatti con una videocamera per “simulare” il
comportamento. Ecco
il link al video originale.
Nokia si è scusata e ha
poi pubblicato il video
reale, che mostra un
netto miglioramento
ma non ha comunque
la qualità del primo, chiaramente girato
con un equipaggiamento professionale. Ecco il link al video su YouTube.
Ma non solo: c’è il forte sospetto che
Nokia abbia “taroccato” anche le foto: la
fotografia qui sopra mostra un effetto
“stella” attorno alle luci, e chi mastica un
po’ di fotografia sa che per ottenere un
simile effetto bisogna chiudere al massimo il diaframma e lasciare che siano
le lamelle di quest’ultimo a creare i raggi delle stelle. Questa foto è stata scattata con un’ottica che ha almeno 14
lamelle e non può essere l’ottica f/2 del
piccolo sensore usato sul Lumia 920. A
conferma di questo un’altra foto (qui
a lato) mostra il bagliore diffuso di un
diaframma molto aperto: questa foto è
sicuramente fatta con il Nokia.
Xtreamer lancia uno smartphone da 5’’
Xtreamer Mobile 5 è un telefono Android che promette un prezzo rivoluzionario. Ancora incerta la data di uscita
I
l nome Xtreamer fino ad oggi è stato accostato a lettori multimediali
e NAS, ma il produttore coreano
vuole di più: vuole “rivoluzionare il
prezzo degli smartphone”. Per farlo
ha annunciato Xtreamer Mobile 5”,
uno smartphone Android da 5’’. Il sistema operativo è Android 4.0.3, ma
Xtreamer è stata molto attenta alla
comunità di ”smanettoni“, abilitando il
root sul telefono e rilasciando aggiornamenti tramite ClockWorkMod. Ciò
nonostante le app ”essenziali” sono
già preinstallate sul telefono; a giudicare da alcune schermate, tra queste
Schermate
e primo video
di Firefox OS
di P. Centofanti
MOBILE / Dopo lettori multimediali e NAS, Xtreamer ora ci prova anche con gli smartphone
di M. Dalli
MOBILE
Mozilla ha rilasciato nuove
immagini del sistema operativo
mobile completamente basato
su HTML5 in fase di sviluppo
di R. Pezzali
okia ha inserito sul suo
smartphone Lumia top di gamma il sistema PureView. Nei giorni scorsi, Nokia aveva messo le mani
avanti: i megapixel non sono tutto.
Segno che, per mantenere un design
coerente, non potevano certo usare il
sensore del PureView 808 con quell’orribile bozzo sul retro. Ecco quindi che la
fotocamera sul Lumia 920 ha solo 8.7
Megapixel, ma grazie a un particolare
processore e a un sistema di stabilizzazione ottica, riesce a dare quel qualcosa in più per distinguersi da tutti gli altri
smartphone. Un’ottica studiata alla perfezione per superare le mille problematiche di un sistema stabilizzato su un
dispositivo così piccolo: solitamente lo
stabilizzatore è posizionato solo su una
lente e viene comandato da una serie
p.9
app figurerebbero anche quelle di
Google, ma non è chiaro come “Big G”
possa acconsentire. Xtreamer Mobile è
anche Dual SIM, ma anche qui non è
chiaro se le due SIM possono operare
simultaneamente o bisogna effettuare
il passaggio dall’una all’altra. Sul retro
dello smartphone c’è anche una fotocamera da 5 Megapixel con flash LED,
mentre non sembrano essercene sul
frontale. La promessa di Xtreamer è
interessante, resta da capire se riuscirà
a mantenerla. Il passato del produttore coreano non depone molto a suo
favore, ma almeno questa volta non
è stata rilasciata una data di uscita. Sul
display compare però un inquietante
“lunedì 20 settembre”; la prossima volta che il 20/9 cadrà di lunedì sarà nel
2021. Speriamo che esca prima...
Mozilla ha pubblicato sul canale
YouTube ufficiale un video che
mostra una demo di Firefox OS
funzionare su uno smartphone
ZTE. Firefox OS (prima noto come
“Boot to Gecko”) è il sistema operativo di Mozilla sviluppato completamente con tecnologie web
come HTML5, che vuole porsi
come alternativa “open” a piattaforme come Android o iOS: niente app store, tutte le applicazioni
sono webapp che “girano” all’interno di Firefox mobile. Come si vede
dal video, la piattaforma al momento necessita ancora di molte
ottimizzazioni, specie sul fronte
della reattività. Mozilla ha rilasciato
anche dei rendering di quella che
sarà l’interfaccia grafica finale.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
p.10
MOBILE / Amazon porta i tablet in Italia. I Kindle Fire verranno proposti a prezzi ultra-competitivi
MOBILE
L’obiettivo è spartirsi il mass market con l’iPad. La marcia in più del Fire, rispetto ai tablet Android, sono i contenuti
Oltre ai tablet Fire, Amazon ha
annunciato due nuovi Kindle
con inchiostro elettronico, ma
solo la versione base arriverà in
Italia, con un ribasso di 20 euro
Amazon Kindle Fire HD in Italia a 199€
di R. Pezzali
A
mazon porta in Italia il Kindle
Fire, il “tablet” che lo scorso
anno negli States è riuscito
(unico) a tener testa all’iPad. Una
mossa, quella di Amazon, che punta
a prendere in mano il mercato dei
tablet Android dividendosi così la
ricca torta con l’iPad di Apple: 199
euro per il nuovo modello HD e 159
euro per il modello del 2011 sono
prezzi da battaglia. Per il nostro Paese Amazon ha scelto la versione più
“tranquilla”: in patria, infatti, è stato
presentato anche un tablet 8.9” con
display da 1.920 x 1.200, un tablet
di fascia alta a un prezzo “premium”
destinato a chi ha già assaggiato le
potenzialità di Amazon. Jeff Bezos
lo ha detto in conferenza stampa:
“il Kindle Fire non è hardware, è un
insieme di servizi”. Sono proprio
i contenuti che hanno fatto la differenza e hanno dato al Fire quella
marcia in più che tutti gli altri tablet
Android, incluso il Nexus 7, ancora non hanno. Senza contenuti il
tablet è hardware per appassionati,
con i contenuti diventa un prodotto
di massa. Ed è chiaro che Amazon si
rivolge alla seconda categoria, poco
importa se viene criticato dai più
attenti alla tecnologia per qualche
mancanza nelle connessioni o per
un hardware non all’altezza di altri
prodotti. Se il Fire ha venduto 200
volte il miglior tablet Android probabilmente una
ragione c’è. Una
precisazione: il
Fire è un tablet
basato su Android, ma ha un
Amazon abbassa
il prezzo del Kindle
di M. Dalli
sistema operativo completamente
personalizzato con accesso allo store applicazioni di Amazon. Il nuovo
Fire HD ha sempre uno schermo da
7” IPS con risoluzione 1.280 x 800
(multitouch a 10 punti), un sistema
audio Dolby con due speaker e 16
o 32 GB di memoria sul dispositivo
più spazio Amazon Cloud per l’archiviazione. Il processore è un Texas
Omap 4460 Dual Core da 1.2 GHz,
ma ad Amazon preme di più far sapere che grazie al sistema Wi-Fi dual
band con doppia antenna è il tablet
più veloce in termini di connettività wireless e soprattutto che pesa
solo 395 grammi. Non mancano il
Bluetooth, l’uscita HDMI e la videocamera frontale
per le chiamate
con Skype. Il
prezzo, come
abbiamo
già
detto, è 199€
(249€ la versione da 32 GB). Amazon venderà anche il “vecchio” Fire
leggermente potenziato: display da
1.024 x 600 sempre da 7”, multitouch
a due punti e un processore dual
core di vecchia generazione ma
sempre valido (il clock passa a 1.2
GHz). Spostandoci ai contenuti, ancora in Italia non avremo film e serie TV, ma Amazon ci sta lavorando:
arriveranno milioni di canzoni e per
i video al momento è stato firmato
un accordo con Mediaset per avere
dei contenuti dalle trasmissioni più
popolari. Stessa cosa anche per le riviste: Vogue, GQ e altre riviste popolari ci saranno, e progressivamente
arriveranno anche le altre. Nessun
problema invece per gli eBook: i titoli ci sono tutti. Ricordiamo che il
sistema Amazon è cross-platform: si
compra un contenuto una volta sola
e si può vedere su ogni device con
l’applicazione Amazon Windows,
iOS, console, ecc. L’offerta in Italia non è ancora forte come
quella d’oltreoceano, ma chi
ha già assaggiato la facilità
d’uso del Kindle sa bene che
Amazon, da questo punto
di vista, è un porto sicuro.
Amazon ha creato due pagine dedicate al Kindle Fire
e al Kindle Fire HD con tutti
i dettagli, anche tecnici. I tablet sono già disponibili per
il pre-order ma gli ordini verranno evasi dal 25 ottobre.
Il colosso americano ha annunciato una versione leggermente
rinnovata del Kindle e un nuovo
Kindle Paperwhite. Quest’ultimo
rappresenta forse la novità più
ghiotta, con uno schermo a più
alta risoluzione (1.024 x 768 pixel,
212 ppi), più bianco e con illuminazione integrata per consentire
la lettura anche al buio. Sfortunatamente questo modello non
arriverà in Italia, dove dovremo
accontentarci solo del modello
“base”. Il nuovo Kindle prende le
specifiche del modello precedente, con uno schermo da 6 pollici e
800x600 pixel, ma offre un cambio
pagina più veloce del 15% e un
design nero. La vera novità riguarda il prezzo, che ora è di 79 euro,
20 euro in meno rispetto al modello precedente. Il nuovo Kindle
è già disponibile. Amazon Italia,
inoltre, ci fa sapere che la scelta di
importare solo tre prodotti (Kindle
Fire HD da 7 pollici, Kindle Fire e
Kindle) è dovuta a una questione
logistica. Gli altri due prodotti (Kindle Fire HD 8,9 pollici e Kindle Paperwhite) arriveranno anche nel
nostro Paese (prezzi da comunicare) nel corso dei prossimi mesi.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
p.11
MOBILE / Kobo lancia tre e-reader, due con e-ink, e un tablet con schermo LCD e Android
MOBILE
Kobo Mini da 5’’ e Kobo Glo ConfortLight, con tecnologia di illuminazione proprietaria. In Italia da Mondadori
Prezzo contenuto, Android 4
e una discreta dotazione tecnica
per SmartPad 860 S2 e 870 S2,
le nuove proposte Mediacom
dedicate a chi vuole un tablet
conveniente
Due e-book e un tablet nell’offerta Kobo
di R. Pezzali
F
ino allo scorso anno, a noi italiani dei lettori e-book Kobo
non interessava molto. La storia però è cambiata completamente
quando un accordo tra Mondadori
e Kobo ha permesso a questi ottimi
prodotti di sbarcare anche nel nostro
Paese, con a bordo tutto quello che
serve per avere accesso a una libreria
di titoli in italiano vasta quanto quella
di Amazon. Kobo ha fatto le cose in
grande: tre nuovi lettori, uno dei quali “più tablet che e-book”, per tutte le
tasche e per tutte le esigenze. Il primo è il Kobo Mini, un e-book reader
pocket da 5” che pesa 134 grammi
e offre Wi-Fi, 2 GB di memoria e un
processore da 800 Mhz a circa 80$.
Disponibile in bianco e nero, il Kobo
Mini sarà personalizzabile anche con
una serie di cover posteriori inter-
di E. Villa
KOBO MINI
KOBO TAB
cambiabili. Sulla scia poi del Nook
SimpleTouch con GlowLight arriva
il Kobo Glo ConfortLight, un e-book
reader da 6” con una tecnologia di
illuminazione del display proprietaria per poter leggere anche di notte.
Interessantissime le specifiche: il processore è un Freescale da 1 GHz, ha
2 GB di memoria per i libri, uno slot
SD e soprattutto un nuovo schermo
da 1.024 x 768 pixel di risoluzione e
16 toni di grigio. Disponibile in quattro colori costerà circa 130$. Infine il
tablet: schermo da 7” IPS, processore
OMAP 4470 e 1 GB di RAM. Costerà
200$ nella versione da 8 GB di memoria e 249$ in quella da 16 GB ma
quasi sicuramente non sarà un prodotto che Mondadori porterà nel nostro Paese: troppa concorrenza.
MOBILE / Razr M, Razr HD e Razr Maxx HD alla base della nuova offerta Motorola Mobility
Tre innesti nella gamma Motorola Razr
Con gli ultimi smartphone presentati, Motorola si rinnova e identifica i suoi tre pilastri: LTE, batteria e Android
di P. Centofanti
M
otorola ha presentato tre
nuovi smartphone, rilanciando la serie Razr e annunciando i tre pilastri che saranno
alla base della strategia di Motorola Mobility dopo l’acquisizione di
Google: LTE, durata della batteria e
naturalmente Android. Per quanto
riguarda quest’ultimo punto, Motorola ha assicurato che da ora in
avanti sarà molto più tempestiva
nel seguire l’aggiornamento della
piattaforma con una più stretta collaborazione (come è naturale che
sia) con Google. Venendo agli smartphone i nuovi modelli sono il Razr
M, il Razr HD e il Razr Maxx HD. Il più
interessante è forse il primo, per via
del suo display da 4.3 pollici con
cornice sottilissima e schermo praticamente a filo con i bordi. L’estetica rimane vicina a quella del primo
Razr ma con un corpo più “pieno”;
lo smartphone è costruito intorno a
un processore dual core da 1.5 GHz,
schermo OLED da 540 x 960 pixel
Mediacom punta
sulla convenienza
(Super AMOLED Advanced), batteria da 2000 mAh e fotocamera da
8 Megapixel. Il telefono arriverà nei
negozi con una versione “pura” di
Ice Cream Sandwich e sarà aggiornabile a Jelly Bean. In questo senso
forse la collaborazione con Google
non inizia nei migliori dei modi: non
RAZR M
sarebbe stato possibile uscire da
subito con Android 4.1? Il Razr HD
monta invece uno schermo da 4.7
pollici sempre OLED ma con risoluzione 720p. Anche in questo caso lo
smartphone uscirà con Ice Cream
Sandwich, monta un processore
dual core da 1.5 GHz Qualcomm S4,
batteria da 2530
mAh, fotocamera
da 8 Megapixel,
fotocamera
frontale da 1.3
Megapixel e la
solita dotazione
di sensori e opzioni di connettività. Il Razr Maxx
HD presenta le
stesse caratteristiche tecniche
fatta eccezione
per la batteria da
ben 3300 mAh
che
dovrebbe
garantire 32 ore
di autonomia in
RAZR MAXX HD
uso “misto”.
SmartPad 860 S2
Costano entrambi (di listino) 179
euro, ma in realtà le differenze tra
SmartPad 860 S2 e SmartPad 870
S2 sono visibili a occhio nudo, anzi
riguardano soprattutto il display:
nonostante lo schermo sia da 8’’
di diagonale per entrambi, il primo è un LCD TFT da 1.024 x 768
in formato 4:3, mentre il secondo
è un 1.280 x 768 in formato 16:9.
Entrambi basati su Android 4.0.4
e su un Cortex A9 dual core (con
1 GB di RAM), sono tablet interessanti per chi intende muovere
i primi passi in questo mondo e
punta, per questo motivo, su un
prodotto conveniente e, al tempo
stesso, dalle caratteristiche tecniche “complete”: Wi-Fi, Bluetooth,
lettore microSD, USB host, porta
HDMI e una memoria integrata
di 16 GB (860 S2) e 8 GB (870 S2)
per lo storage di dati, contenuti
e applicazioni (espandibile via
microSD). Non manca la doppia
fotocamera nel modello 870 S2 (2
Megapixel posteriore e 0,3 Megapixel anteriore), mentre il modello
860 S2 ha solo quella frontale.
SmartPad 870 S2
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE / Microsoft ancora una volta si trova ad inseguire i suoi concorrenti: dopo gli smartphone ora la caccia è al tablet
p.13
Windows 8 e Windows RT sono pronti per i tablet?
iPad e Android corrono forte e la distanza accumulata è notevole, Microsoft prova a colmare il divario con Windows 8 ma il compito sembra difficile
di R. Pezzali
T
ra circa un mese la scelta di un tablet non riguarderà più solo iPad
e le centinaia di tablet Android
presenti sul mercato: gli utenti potranno scegliere anche Windows 8. Windows è un brand che funziona, e, anche se Windows Phone non ha avuto il
successo che Microsoft si aspettava, un
tablet con Windows è la soluzione che
molti attendono. Microsoft sbarcherà
sui tablet con tre diverse soluzioni: Windows RT, Windows 8 e Windows 8 Pro.
Quest’ultima è la soluzione per i tablet
business, con funzioni avanzate come
l’accesso ad un dominio e altre feature
decisamente poco interessanti per l’utenza consumer,
che di fatto desidera un
tablet e non il doppione di
un notebook. I prodotti Windall’ideale di tablet Microsoft che sempre parlato di ecosistema e di app
dows 8 Pro inoltre verranno
la gente sogna: non ha staccato che funzionano su smartphone, tablet
venduti ad un prezzo elevai fili con il passato ma allo stesso e desktop, in realtà solo le API sono
to, superiore a quello degli
tempo non permette di usare le condivise. I tablet Windows RT non
Ultrabook: si parla di almevecchie app, ha un desktop che potranno quindi contare sulle 100.000
no 1.000 euro con un parco
è praticamente inutilizzabile con app presenti sullo store di Windows
accessori completo, prezzo
le dita, che viene usato solo per Phone.
che li rende poco appetibili
consentire di accedere alla suite
come alternativa a un tablet
I tablet Windows 8 Pro sono “Ultrabook” in miniaOffice, non ancora ottimizzata Windows 8
Android o all’iPad. L’attenziotura e avranno un prezzo elevato.
per l’utilizzo touch. L’unica spe- la versione “universale”
ne del mercato consumer si
ranza risiede nello store delle Resta quindi Windows 8, la stessa verconcentra quindi sulle due
soluzioni Windows 8 e Windows RT: troverà la nuova interfaccia Microsoft applicazioni, ma il gap da colmare con sione usata su Ultrabook, desktop e
Acer ha puntato tutto su Windows 8 su entrambi i sistemi e non si accorgerà l’App Store di Apple e con Google Play caricata su tablet con processore a basmentre Samsung e Asus hanno deci- della differenza. Scoprirà tutto quando è enorme. A proposito di applicazio- so consumo della famiglia Atom: una
so di appoggiare anche la versione RT, a casa proverà a lanciare un’applicazio- ni, Windows Phone 8 e Windows RT soluzione scelta da Acer e da Samsung
quella basata su un processore ARM.
ne: il sistema lo informerà “gentilmente” sono due sistemi separati, quindi le con l’Ativ Smart PC. Questi tablet non
di cercare l’applicazione sul Windows applicazioni per Windows Phone non saranno costosi come quelli della faStore perchè Windows RT funziona solo sono compatibili con Windows RT, an- miglia “Pro” ma nemmeno così potenti:
Qual’è la soluzione migliore
ed esclusivamente con le applicazioni che se di sistemi ARM si tratta. Devono l’indice delle prestazioni infatti supera
per il consumatore?
Non è facile rispondere, prendiamo la sviluppate per architettura ARM. I files essere gli sviluppatori a scrivere una di poco il “3”. Ma questi possono davversione RT: Microsoft sbaglia, secondo “.exe” non partono e tutte le vecchie versione specifica dell’applicazione per vero essere considerati dei tablet? In
noi, prima di tutto la scelta del nome. applicazioni non funzionano, anche se la versione RT di Windows, cosa che realtà ci sembrano più netbook con
Windows RT sta infatti per Windows vengono mostrate in “esplora risorse”. può richiedere giorni o ore a seconda lo schermo touch e la tastiera che si
Runtime, una denominazione questa Una scelta che sarebbe stata condivisi- dell’app stessa. Anche se Microsoft ha sgancia: il processore è quello, le perche può solleticare sviluppatori e inge- bile se Windows RT non avesse avuto
gneri del software ma che al consuma- il desktop, ma Microsoft ha scelto non
tore non dice niente, anzi, ricorda un solo di mantenerlo, ma di tenere anche
po’ quel Windows NT di qualche anno tutte le vecchie applicazioni “legacy”,
fa. La comunicazione a livello globale di come il blocco note, Paint, etc. Con un
Microsoft infatti verterà sul nuovo siste- po’ di lavoro si riesce anche ad andare
ma operativo Windows 8, e la versione nel terminale, si riescono a disinstallare
“RT” non sembra appartenere, almeno periferiche e a cambiare driver, funziosulla carta, alla nuova famiglia. Eppure i nalità da desktop non certo adatte ad
tablet con Windows RT saranno, alme- un tablet, soprattutto quando la conno nell’interfaccia, identici ai tablet con correnza si chiama iOS o Android. WinI tablet Windows 8, con la tastiera e il processore Atom, assomigliano un
Windows 8: chi si recherà in negozio dows RT com’è oggi è troppo lontano
po’ troppo ai netbook, una categoria di prodotti ormai in declino.
segue a pag. 14
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
p.14
MOBILE
Windows 8 e Windows RT
segue da pag. 13
formance anche. Certo, vanno più che
bene per vedere un video, navigare su
Internet e leggere la mail ma si tratta
pur sempre di un PC in un form factor
diverso. I tablet che abbiamo provato
all’IFA venivano riformattati ogni notte
per evitare problemi il giorno dopo: la
possibilità di installare ogni tipo di programma, dall’antivirus ai vari messenger rendono di fatto questi tablet veri
computer con i rischi che la cosa comporta: rallentamenti, tempi di attesa al
boot e crash. A questo si aggiunge una
interfaccia che, se escludiamo la “home”
con le sue tile, non è davvero utilizzabile solo con le dita. Chi comunque saprà
gestirli con cura avrà in mano un ottimo tablet, che resterà veloce e rapido.
Basta solo non “sovraccaricarlo”.
I tablet Windows 8 comunque hanno
un punto di forza non indifferente
che iOS e Android non hanno: sono
multiutente. Il tablet non è così personale, ma per la famiglia, e Windows
8 risolve tutto. A favore di Windows 8
c’è anche la possibilità, tramite l’applicazione BlueStack, di poter lanciare tutte le applicazioni Android in
emulazione. Se la cosa funziona, e
già la beta promette bene, Microsoft
dovrebbe ringraziare questa piccola
Su Windows Store ci saranno applicazioni per sistemi x86, x64 e
ARM. Ma solo quelle ARM funzionano anche su Windows RT.
Windows 8
è pronto per i tablet?
Paradossalmente la versione più adatta
è quella business: l’hardware è potente
e il pennino permette di usare anche le
applicazioni non ottimizzate per il touch. La versione “liscia”, Windows 8, potrebbe essere la scommessa vincente
se Intel fornirà in futuro dei processori
più potenti di quelli attuali. Sui tablet
Acer, sull’Asus Vivo Tab e sull’Ativ Smart
PC infatti c’è un Atom Z2760 appartenente alla famiglia CloverTrail, due
core a 1.8 Ghz con consumi contenuti.
Secondo Intel questo processore non
dovrebbe far rimpiangere Ivy Bridge,
tuttavia lo stesso Windows Experience
Index mostra che il processore è proprio l’anello debole di questi tablet.
La versatilità è uno dei punti di forza dei tablet Windows: inserendo una chiavetta con un pesante filmato HD, questo viene riprodotto senza problemi.
software house. La versione RT è invece una scommessa e forse andava
curata meglio: le potenzialità sono
enormi e la nuova interfaccia è perfetta per i tablet. Tuttavia Microsoft
avrebbe dovuto eliminare totalmente
l’ambiente desktop e tutto quello che
è legato al “vecchio”: l’experience con
il touch dev’essere veloce, rapida e
appagante e solo la nuova interfaccia
offre questo. Microsoft non l’ha fatto,
e questo almeno per un motivo: la
nuova versione di Office non offre
ancora l’interfaccia Touch, ed esiste
solo una versione ottimizzata con
una spaziatura maggiore tra i tasti
che è ben lontana dall’essere considerabile una applicazione per tablet.
Microsoft però vuole Office sui tablet
a tutti i costi perchè è uno dei pun-
Paint su Windows RT, in azione il multitouch: il pannello dei controlli ha dimensioni talmente ridotte che anche
un bambino con le sue dita faticherebbe a utilizzarlo.
ti di forza del nuovo sistema. Ecco
perchè Windows RT ha bisogno del
desktop. Un paradosso, anche perché
non possiamo pensare che un colosso come Microsoft non abbia i mezzi
per mettere una squadra a lavorare
su una versione “light” di Office per
tablet e per riscrivere Notepad, Paint
e le altre applicazioni. In ogni caso c’è
chi vede lati positivi: in Windows RT,
al contrario di quello che accade sugli
altri tablet, c’è un file browser completo. Dei tre ambienti operativi di
Windows 8, quello tablet sembra essere quello più “arretrato”. Windows 8
per desktop e notebook c’è, funziona
e si tratta solo di vedere se gli utenti accoglieranno la novità. Windows
Phone 8 è un sistema tutto nuovo,
ma sembra migliorato e soprattutto
ora si appoggia su solide basi con API
comuni. Windows per tablet non ha
ancora un’identità propria: RT e Windows 8 rischiano di essere confusi dagli utenti che non capiscono la differenza di base tra i due e, soprattutto, il
successo di Windows RT è inevitabilmente legato alle applicazioni, che al
momento sono meno di 1000. Anche
se manca ancora qualche settimana
al lancio, è impensabile che Microsoft
e gli sviluppatori possano portare su
Windows RT le applicazioni che gli
utenti ritengono fondamentali su un
tablet, da Flipboard a Facebook alle
varie app per la fruizione dei contenuti. Il mondo dei tablet è troppo
affollato per correre con due cavalli
tanto diversi tra loro, e il rischio è che
solo uno tra Windows 8 e Windows
RT sopravviva.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
GAME & MOVIE / Prezzi, disponibilità, caratteristiche, line-up di giochi: vi sveliamo tutto della tanto attesa console Wii U
p.15
Nintendo Wii U: tutti i dettagli della nuova console
Lancio previsto per il 30 novembre, prezzi a partire da 299 euro. I giochi in vendita a 59,90 euro, dalla lista però mancano ancora alcuni titoli importanti
di R. Pezzali
N
intendo ha ufficializzato la Wii U,
che ora ha una data di lancio, il
30 novembre, e un prezzo, 299
euro per la versione “basic” bianca e
349 euro per la versione “premium”
nera. La Wii U è la prima console di
nuova generazione, cerca di proporre una experience di gioco diversa
senza badare troppo alla grafica e alle
funzionalità. La Wii U infatti non sarà
potentissima, ma è sicuramente meglio della Wii e sarà anche superiore a
Xbox e PS3, anche se non di molto.
La versione Basic (299 euro), disponibile solo in colore bianco, includerà la
console e il controller GamePad. Avrà
a bordo “solo” 8 GB di memoria flash,
espandibili collegando hard disk
esterni alle porte USB. Nella scatola,
insieme al controller e alla console, ci
saranno due alimentatori, una sensor
bar e un cavo HDMI. Nel modello “basic” Wii U non avrà in dotazione alcun
Wii Remote, utile se si vuole giocare
in multiplayer: vanno comunque
bene quelli della attuale Wii, i Wii Remote Plus. La versione Premium (349
euro), nera, è una sorta di edizione
deluxe. Oltre alla console e al GamePad, avrà in dotazione la base per la
console e una dock di ricarica per il
gamepad oltre ad un gioco, Nintendo Land. Altre due differenze sono
la memoria flash da 32 GB e Deluxe
Digital Promotion, una sorta di “carta”
fedeltà che permetterà di avere sconti e accumulare punti per acquistare
contenuti in digital download.
Al lancio ci sarà anche uno ZombiU
Premium Pack a 389,99 euro che includerà oltre alla versione Premium il
gioco ZombiU e il controller Pad Pro.
Vista la differenza di prezzo, solo 50
euro, pensiamo che la versione bianca non sarà la più venduta.
Tre volte più potente della Wii
Nintendo non ama parlare dell’hardware delle console, ma sono trapelate alcune specifiche tecniche, da
confermare. La CPU dovrebbe essere
una IBM PowerPC “Espresso” a tre core
Broadway, con una potenza quindi
almeno 3 volte superiore a quella
della attuale Wii. La GPU invece, realizzata da AMD, è una Radeon “GPU7”
con supporto a Shader Model 4.0 (DirectX 10.1 e OpenGL 3.3). Più limitata
la memoria RAM, “solo” 1 GB dedicato
ai giochi mentre un altro GB sarà destinato al sistema operativo. Wii U ha
quattro porte USB, due frontali e due
posteriori che supporteranno anche
l’adattatore LAN USB Wii Lan. Nessun
problema invece per il Wi-Fi: il modulo wireless 802.11 b/g/n è integrato.
Ci sarà, come già successo nella Wii,
anche uno slot per una card SDHC.
Per quanto riguarda le uscite audio
e video la Wii U avrà uscita audio
multicanale tramite HDMI oppure le
classiche uscite audio stereo tramite
il connettore multi-AV. Le risoluzioni video supportate saranno 1080p,
1080i, 720p, 480p e 480i. La scelta
più comoda è chiaramente l’HDMI, in
ogni caso tutte le connessioni della
Wii dalla videocomposito alla s-video
a quella RGB saranno retrocompatibili. Per i dischi, Nintendo ha parlato di
un Wii Optical Disc da 25 GB con un
transfer rate di 22.5 MB/s e tutto lascia pensare che si tratti comunque
di un Blu-ray. Un po’ come Microsoft,
che sull’Xbox usa un DVD dual layer
con un file system proprietario, anche Nintendo avrà usato una struttura Blu-ray con un suo file system. È
impensabile che Nintendo abbia alterato la struttura del Blu-ray, anche
perché avrebbe creato problemi alla
replicazione dei giochi. In ogni caso,
Wii U non sarà compatibile né con
i DVD né con i Blu-ray: avrebbe potuto esserlo, certo, ma ci sarebbero
state tante licenze da pagare. Wii U
è stata studiata anche per ridurre i
consumi: si parla di circa 75 Watt
in modalità d’uso, ma come ogni
console, a carico massimo potrebbe
consumare di più.
Tanti modi per controllarla
La console supporterà diversi tipi
di controller: due GamePad, quat-
tro Wii Remote o Wii Remote Plus, il
Nunchuk e la Wii Balance Board. Per
i giocatori più “hardcore” c’è anche il
Wii U Pro Controller, un nuovo controller simile a quello dell’Xbox 360
che costerà 49 euro, indispensabile
per giochi come Call of Duty, Fifa o
Assassin Creed III.
Focalizzandoci sul GamePad, questo
è una sorta di schermo secondario,
un’estensione dello schermo principale che fa anche da controller.
Le potenzialità per Wii U GamePad
sono infinite, e la percezione è che
ancora non abbiamo visto tutto
quello che sarà possibile fare. In ogni
caso questo tablet/controller peserà
circa 500 grammi e avrà una batteria
al litio integrata. Lo schermo, touchscreen, è da 6.2” in formato 16:9 e ci
sono tutti i controlli presenti anche
sugli altri gamepad, due stick analogici e bottoni vari sul fronte e sul retro. All’interno, Nintendo ha inserito
un accelerometro, un giroscopio e
un sensore geomagnetico, una vi-
deocamera frontale, speaker stereo
e un microfono. Nintendo ha anche
inserito una antenna con chip NFC.
Il GamePad potrà essere usato anche con una stilo, proprio come le
console portatili Nintendo. Nintendo ha presentato anche una funzionalità denominata TVii, una sorta
di SmartTV con servizi di streaming.
Questa funzionalità tuttavia non ci
sarà in Europa.
Tutti i contenuti comprati per la Wii,
gli accessori e i giochi funzioneranno anche su Wii U. I prezzi dei giochi
sembrano essere stabiliti: 59.90 euro
per quasi tutti i titoli, con qualche
eccezione. I titoli al lancio saranno
comunque numerosi, anche se ne
mancano ancora alcuni di un certo
spessore, come Zelda.
La lineup è comunque varia, qui in
tabella proponiamo i principali titoli
disponibili nei primi mesi di lancio.
Chi invece vuole vedere il video
della presentazione può selezionare
questo link.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
GAME & MOVIE / Massimo realismo, fluidità di gioco, azioni spettacolari e un controllo completamente manuale
p.16
Kei Masuda conferma: PES 2013 esce il 21 settembre
Una nuova filosofia e tanti obiettivi per il team PES Production Konami diretto da Kei Masuda. Lo abbiamo incontrato negli uffici milanesi di Halifax
di G. Genellini
“P
ES is back!” proclama fieramente Halifax (distributore italiano di PES 2013),
determinato a diffondere la notizia
che il nuovo Lead Developer Kei
Masuda guiderà alla svolta decisiva
la serie Pro Evolution Soccer. Un notevole cambio di mentalità, con l’intento di creare un gioco ragionato e
il più possibile realistico. Un esperto
team di sviluppo Konami, composto
da grandi estimatori del calcio europeo e amanti del gioco di squadra,
hanno rinnovato il progetto PES offrendoci, in questo 2013, un gioco
di calcio con un impronta realistica
mai percepita nelle scorse edizioni,
perfettamente raffrontabile con il
suo grande avversario di sempre, capostipite di questa caratteristica. Kei
Masuda ha affermato, durante l’incontro a Milano, che il suo principale
obiettivo è stato quello di ricreare la
più realistica simulazione di calcio
giocato, apportando notevoli modifiche al gameplay del gioco. Con una
semplificazione dei comandi, infatti,
si garantisce una maggiore facilità
d’uso (Pro Active AI), e rallentando
in modo accentuato la velocità di
gioco (PES FullControl), il giocatore
è più responsabile di quanto accade
nelle azioni in campo. La grande rivoluzione di questa edizione, introdotta da Kei Masuda, è la possibilità
di affrontare un match totalmente in
controllo manuale, dove forza e direzione dei passaggi sono stabiliti dal
giocatore; in questo modo il player
sarà totalmente libero di creare nuove tattiche e schemi di gioco. Sicuramente la nuova sezione “allenamento” darà al giocatore nuove nozioni
su come indirizzare al meglio punizioni o spettacolari tiri all’incrocio dei
pali. Il grande team PES Production
ha lavorato molto anche sulla nuova componente Player ID, con l’aiu-
nate con tutti gli ultimi movimenti
di mercato. Kei Masuda, inoltre, ha
voluto evidenziare che dal prossimo
anno è in progetto la creazione di
un nuovo team europeo a Londra
che lavorerà a stretto contatto con
il team giapponese, per garantire lo
sviluppo di un gioco di calcio internazionale, riproponendo le tattiche
e i movimenti dei giocatori di ogni
nazione, e soprattutto (caratteristica
ancora non molto sviluppata in PES),
per ottenere delle direzioni arbitrali
in linea con il calcio “all’inglese”, per
garantire una crescita costante al
passo con il calcio moderno.
to di un team di supporto europeo
specializzato: il gruppo è riuscito a
ricreare movenze, esultanze e abi-
lità di 50 dei più famosi giocatori al
mondo. Il famoso colpo di tacco di
Ibrahimovic, il dribbling ubriacante
di Messi, il controllo palla
di Iniesta e i tuffi tra i pali di
Buffon saranno l’antipasto
per una partita all’insegna
del “calcio spettacolo” e
della creatività del player.
In arrivo a fine
settembre
Ma non è finita qui, perché
dopo il lancio sul mercato
di PES 2013, che avverrà
proprio in questi giorni,
ci sarà un DLC scaricabile gratuitamente contenente nuove esultanze e
animazioni. Inoltre sarà
prontamente disponibile
una free patch contenente le formazioni aggior-
PES 2014 già all’orizzonte
Durante l’incontro con il giovane
Lead Developer sono trapelate notizie su una prossima generazione
di PES con l’inedito motore grafico
next-gen, Fox Engine di Konami, che
dovrebbe vedere la luce già l’anno
prossimo. Ovviamente non sono
note caratteristiche tecniche e contenuti del gioco, ma Kei Masuda ha
voluto informare che il lavoro di Konami sul nuovo engine continuerà
a prescindere dall’uscita, nel breve
periodo, dei successori delle attuali PlayStation 3 e Xbox360. Questo
suona come una piccola conferma
che il Fox Engine sarà compatibile
anche con le attuali console ma sarà
anche in grado di sfruttare appieno
le caratteristiche avanzate di quelle di prossima generazione. Tutto
pronto per il calcio d’inizio, preparate patatine, console e divano… PES
2013 sta arrivando!
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
GAME & MOVIE / Tra PlayStation 3 e Bethesda non c’è feeling. Si spera nell’intervento di Sony
Sony aiuta Bethesda con la PlayStation 3
Il problema è sorto per la release del DLC di Skyrim Dawnguard, ritenuto “inaccettabile” dalla software house
di R. Pezzali
S
kyrim è il gioco dell’anno, un
successo meritato che ha portato l’azienda a creare anche
una serie di DLC, il primo dei quali,
Dawnguard, ancora non è disponibile per PS3. Bethesda non è immune
alle figuracce, anzi: il rilascio di Dawnguard per XBox 360 è stato un vero
disastro, con vampiri in mutande e
problematiche varie poi risolte. Per
la PlayStation 3 il problema però è
assai più grave: per qualche motivo
l’espansione non riesce a funzionare in modo “accettabile” e la stessa
software house si rifiuta di rilasciarlo
nelle condizioni in cui si trova ora. Il
problema è legato sempre al modo in
cui la PlayStation gestisce la memoria, problema questo che già è stato
riscontrato da molti giocatori durante
Skyrim. In aiuto di Bethesda è arrivato
ora un grosso team di sviluppo “offerto” da Sony stessa che spera in qualche modo di risolvere le questione
per il bene dei consumatori. Skyrim è
un gioco che offre al giocatore possibilità infinite ed è proprio questa
possibilità a rendere imprevedibile
il comportamento con la console di
casa Sony. Quello che è successo in
ogni caso deve far riflettere: con la sua
imprevedibilità e longevità “infinita”,
Skyrim ha messo in crisi una console
che, secondo Sony, ha ancora qualche
anno di vita. Ad oggi i possessori di PS3
non possono ancora scaricare il DLC e
nessuno è in grado di dire se e quando
potranno farlo. Chi ha Xbox se la ride,
anche perché ormai sta già provando
la seconda espansione, Hearthfire.
TV & VIDEO / Non è una soundbar ma un supporto per TV che integra un diffusore stereo
Bose Solo, la soundbar facile che costa poco
Semplice da usare, serve per migliorare (e non poco) l’audio del proprio TV. In più, è quasi economica: 399 euro.
di R. Faggiano
L
’idea non è proprio rivoluzionaria
ma sul mercato non c’era. Ecco allora da Bose arrivare Solo, un diffusore stereo che funge da supporto
per TV piatti di taglia media, tra i 32 e
i 40 pollici, forma del piedestallo permettendo. Il diffusore misura 52 x 30 x
7 centimetri, è rifinito in colore nero e
ha un telecomando in dotazione con
le sole funzioni essenziali: regolazione
volume, mute e accensione. Il peso
massimo sopportato dichiarato è pari
a 18 Kg, non moltissimi per alcuni TV
con supporto metallico o in vetro; nulla
vieta naturalmente di inserire il Solo in
altra posizione per non fargli sopportare pesi eccessivi.Il collegamento al
televisore avviene con un semplice cavetto stereo analogico oppure tramite
il segnale digitale (ottico e coassiale),
tutti già compresi nella dotazione. Per
ottenere i migliori risultati è consigliata l’uscita digitale, quando disponibile.
All’interno del Solo ritroviamo tutta la
tecnologia Bose con quattro diffusori
larga banda leggermente orientati
verso i lati per allargare il fronte compresi nella dotazione. Per ottenere i
migliori risultati è consigliata l’uscita
digitale, quando disponibile. All’interno del Solo ritroviamo tutta la tecnologia Bose con quattro diffusori larga
banda leggermente orientati verso i
lati per allargare il fronte sonoro e lo
speciale condotto reflex che migliora
la resa in gamma bassa. Nonostante il
triplo ingresso non è possibile collegare contemporaneamente più sorgenti,
bisognerà collegarle al televisore da
usare come selettore di sorgente. Costa 399 euro.
p.17
GAME & MOVIE
Una breccia
si apre nelle difese
di PS Vita
Qualcuno ha violato le difese
della console portatile Sony e
sta realizzando un launcher per
avviare codice nativo “fatto in casa”.
Il programmatore è Yifan Lu, che ha
annunciato l’Usermode Vita Loader
project per richiamare l’attenzione
di altri sviluppatori che lo possano
aiutare nell’impresa. Yifan ha
trovato il modo di scavalcare il
controllo del certificato Sony del
codice, ma ha bisogno di aiuto
per completare il progetto. Ci
vorranno ancora mesi di lavoro e
Sony potrebbe sempre individuare
e chiudere la falla. Resta il fatto
che nonostante le contromisure
(software chiuso, schede di
memoria proprietarie, nuove card),
anche PS Vita è stata a suo modo
violata, per quanto non ancora nel
peggiore dei modi. La pirateria per
ora sembra essere una minaccia
ancora lontana. Ma per quanto?
GAME & MOVIE
Microsoft
trasforma la stanza
in un videogioco
Microsoft ha ottenuto il brevetto
su un sistema di gioco davvero
da fantascienza. Si tratta di una
tecnologia che aggiunge a un
sistema di motion capture stile
Kinect, una sorta di proiettore
“surround” capace di estendere
l’immagine oltre il monitor
principale sulle pareti della stanza
a 360°. Il brevetto descrive un
sistema di correzione che tiene
conto dell’arredamento e dei colori
delle pareti e della prospettiva
in ogni istante in funzione della
posizione del giocatore. Microsoft
ha persino pensato a un cono
d’ombra nel fascio proiettato
all’altezza degli occhi del giocatore
per non abbagliare la vista. L’intera
stanza diventa parte dell’esperienza
di gioco e le immagini proiettate
possono essere anche 3D.
Naturalmente il brevetto non
corrisponde a una tecnologia
già pronta per il mercato, ma del
resto anche Kinect fino a qualche
anno fa poteva essere considerato
“fantascienza”.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
PEOPLE & MARKET / Fastweb lancia un piano per estendere la banda larga a 100 Megabit
100 Mbit per il 20% della popolazione
La connessione raggiungerà, secondo Fastweb, 5,5 milioni di persone entro il 2014. Al costo di 400 milioni di euro
di M. Dalli
F
astweb spinge il piede sull’acceleratore della banda ultralarga. Le intenzioni dell’operatore
sono infatti quelle di portare la connessione a 100 Mbit/s a 5,5 milioni di
persone e aziende, pari al 20% della
popolazione, il tutto entro il 2014. La
cifra stimata è di 400 milioni di euro,
stando a quanto riporta Daniele
Lepido, e Swisscom (che controlla
Fastweb) ha già stanziato una prima tranche da 130 milioni. Le città
interessate dalla banda ultra larga
sono ben 20: Milano, Roma, Torino,
Genova, Venezia, Firenze, Palermo,
Trieste, Bari, Bologna, Verona, Ancona, Brescia, Monza, Livorno, Reggio
Emilia, Padova, Como, Bergamo e
Pisa. C’è però un importante cambio
di tecnologia: anziché portare la fibra
direttamente nelle case degli italiani,
com’è stato fatto finora, il nuovo piano prevede di cablare in fibra solo gli
PEOPLE & MARKET
Intel mostra
il Wi-Fi “digitale”
all’IDF
Intel ha mostrato un prototipo
funzionante di Wi-Fi integrata nella
CPU. Questa soluzione porta a due
vantaggi non indifferenti: il primo
è il risparmio di spazio sulla scheda
madre, sempre più sovraffollata
di componenti e sempre più
piccola per dispositivi sottili e
leggeri. Il secondo vantaggio
è la digitalizzazione della parte
radio, che consente di ridurre
nel tempo superficie occupata
e consumi seguendo la famosa
Legge di Moore. Il prototipo era
basato su processore Rosepoint
sperimentale, realizzato con
processo produttivo a 32 nm
e in grado di ospitare, oltre alla
parte Wi-Fi, anche due core Atom.
Questa soluzione si presta per
dispositivi dove l’integrazione è
essenziale, come per esempio
smartphone e tablet. Questa
innovazione ci pare interessante,
anche se le implicazioni pratiche
non sono proprio dietro l’angolo.
armadi telefonici (fino a una distanza
di 400 metri dalle abitazioni) e da lì
proseguire col rame. Qusta tecnica,
nota anche come FTTC (Fiber To The
Cabinet) è stata scelta - e in alcuni
casi già usata - da Telecom Italia, ma
duramente criticata da Metroweb
- di cui Fastweb è azionista. Come
mai, quindi, questo cambio di opinione? Secondo Fastweb, il motivo
è presto detto: col FTTC si possono
comunque raggiungere velocità di
100 Megabit/s, ma con un onere
decisamente più basso (la fibra ha
ancora un costo piuttosto elevato).
Lodevole quindi l’iniziativa di estendere la copertura della banda ultra
larga a 20 città, anche se la penetrazione nel Centro e Sud Italia rimane
minima. Resta inoltre da capire quale
sarà l’effettiva velocità per gli utenti
con questa nuova tecnologia: chiamarla Fibra 100, però, non sarà più
tanto corretto.
p.19
TV & VIDEO
Nuova Apple TV?
Non per ora
In estate Bloomberg si era detta
certa: Apple sta per lanciare la
sua nuova Apple TV. Non uno
schermo e neppure una TV, ma
un set top box con all’interno la
logica delle applicazioni e una
svolta netta nel modo di fruire i
contenuti. L’idea sarebbe quella di
realizzare una vera TV on-demand
dove l’utente può guardare quello
che vuole senza limitazioni: dai
film alle serie TV. La TV di Apple
sarebbe quindi il perfetto punto di
contatto tra applicazioni, TV Live
e PVR. Ma come sempre, quando
ci sono di mezzo i contenuti, sono
i broadcaster a volere il coltello
dalla parte del manico e ad Apple
non piace delegare. Un braccio di
ferro, quello per la negoziazione
sui diritti, che di fatto ha bloccato il
lancio del nuovo modello di Apple
TV previsto per il prossimo anno.
Lo riporta sempre Bloomberg, che
parla anche di un accordo quasi
raggiunto con Warner.
TV & VIDEO
PEOPLE & MARKET
Telecom e Fastweb, accordo sulla NGN
I due operatori nazionali hanno siglato un accordo per la
condivisione delle infrastrutture necessarie per la rete a banda
ultralarga. Costi più bassi e tempi più brevi?
di M. Dalli
Riagganciandoci direttamente con la notizia di cui sopra, Telecom Italia e
Fastweb hanno siglato un accordo per la condivisione delle infrastrutture
di rete necessarie per la realizzazione della NGN, la rete di prossima generazione. Questo accordo “prevede che nelle aree di comune interesse siano individuate e sfruttate tutte le opportunità di ottimizzazione di costi ed investimenti attraverso la condivisione di infrastrutture passive ed il coordinamento
delle attività di realizzazione, in modo da accelerare il roll-out della posa della
fibra ottica”. La fibra, però, come già anticipato non arriverà direttamente
nelle case degli italiani ma sarà portata agli armadi di strada. Da qui si proseguirà con il rame, utilizzando la tecnologia VDSL2 (già sperimentata da
Telecom col progetto Phibra e attualmente in uso in Germania, Svizzera da Swisscom, che controlla Fastweb - Francia e Gran Bretagna). Questa tecnologia promette velocità di almeno 30 Mbit/s, con possibilità di arrivare a
100 Mbit/s e, in futuro, anche a 400 Mbit/s, a seconda però della distanza
dall’armadio (mediamente di 500 metri). L’accordo tra Telecom e Fastweb
consentirà quindi di condividere fibra e rame, ma i due operatori avranno
armadi distinti e offerte commerciali completamente indipendenti. Questa
notizia porta però a due considerazioni: viene abbandonato il progetto di
Fastweb di portare la fibra ottica nelle case, o almeno rimandato per i centri non ancora cablati. Trattandosi di un’intesa tra privati, inoltre, le aree
meno “redditizie” verranno sostanzialmente tagliate fuori dal progetto, aumentando ancora di più il digital divide.
TivùOn dal
2013 verso la
catch-up TV unica
Dopo l’anticipazione di un anno
fa, TivùOn si appresta a vedere la
luce. La piattaforma di catch-up
TV che raccoglie i tre principali
operatori nazionali italiani (Rai,
Mediaset e La7) è infatti in fase di
sperimentazione su 200 utenti,
con il lancio previsto per la prima
metà del 2013. A rivelarlo è
stato Angelo Pettazzi, capo della
divisione contenuti di Mediaset,
che durante l’IBC ha dichiarato che
nella piattaforma ci saranno sia
contenuti di catch-up TV che video
on-demand. La sperimentazione
dovrebbe durare fino a fine anno,
poi ci sarà il lancio commerciale
nei mesi successivi. TivùOn (il
cui nome è ancora provvisorio)
arriverà sia sui decoder standalone che su alcune TV.
Ovviamente restano aperti diversi
interrogativi, ma principalmente
quali modelli verranno abilitati
al servizio, una cosa su cui
cercheremo di indagare nei
prossimi mesi.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
PEOPLE & MARKET / L’arrivo della telefonia di 4a generazione in Italia si fa sempre più complicato
La TV dice no a LTE: Italia a rischio caos
Tra le cause, TV che non cedono le frequenze, possibili denunce al TAR e interferenze degli impianti LTE
L
Possibili interferenze in vista
Dall’altro lato della barricata ci sono
gli operatori telefonici, Telecom Italia, Vodafone e Wind (3 Italia non ha
acquistato frequenze nel lotto da 800
MHz), che scalpitano per partire il prima possibile con l’LTE, ma non possono ovviamente farlo finché le frequenze non saranno libere. Ma qui la
storia si complica: liberare le frequenze sarà infatti solo il primo atto di una
“tragedia” cui assisteremo nei prossimi mesi. Secondo alcune ricerche, tra
cui una del centro RAI, le antenne LTE
interferirebbero infatti con i segnali
TV, rendendo quindi impossibile la ricezione di alcuni canali che trasmettono su frequenze adiacenti a quelle
telefoniche. Il problema è che allo
stato attuale le frequenze dal 61 al 69
sono frequenze TV a tutti gli effetti e
PEOPLE & MARKET
Sky e Fastweb
ecco il nuovo
Home Pack
Continua l’alleanza tra Fastweb
e Sky. Dopo le nuove tariffe,
si aggiorna anche l’offerta
integrata Home Pack
di M. Dalli
’idea era semplice: liberare alcune frequenze TV per far posto
ai servizi di telefonia mobile di
quarta generazione, noti come LTE.
Queste frequenze, infatti, sono considerate molto pregiate in quanto
capaci di raggiungere anche l’interno degli edifici, cosa che non sempre avviene oggi col 3G. Tra il dire
e il fare, però, c’è di mezzo un mare
o, meglio, un oceano in tempesta di
burocrazia e scogli tecnici. Nelle regioni italiane che hanno effettuato
lo switch off prima del 2011, tra cui si
contano Lombardia, Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna, i canali da
liberare (9 in tutto, dal 61 al 69, con
frequenze 794 − 858 MHz) sono attualmente occupati da TV locali che
hanno pagato per avere il diritto di
trasmissione e ora non vogliono certo “buttare” l’investimento fatto solo
qualche anno fa. Il Ministero dello
Sviluppo Economico, Infrastrutture e
Trasporti ha pubblicato la scorsa settimana il bando per la riassegnazione delle frequenze, i cui criteri sono
però stati pesantemente criticati da
Aeranti-Corallo, in quanto penalizzanti per il settore. Questa situazione
rischia di tradursi in una denuncia
al TAR del Lazio, che rimanderebbe
quindi lo “sgombero” delle frequenze, previsto entro la fine dell’anno.
p.20
di M. Dalli
quindi i centralini TV le fanno passare, ma con l’arrivo dell’LTE la potenza
delle antenne degli operatori (molto
maggiore rispetto a quelle della TV)
rischia di saturare i centralini.
Ma alla fine, chi paga?
Per ovviare al problema basterebbe un filtro da applicare su tutte le
antenne per bloccare le frequenze
“incriminate”, con costi che possono
variare da poche decine a qualche
centinaio di euro, a seconda dei casi.
E qui sorge il dubbio: chi deve pagare? Secondo il Ministero dovrebbero
essere gli operatori a spartirsi i costi
delle operazioni, in quanto sono loro
che causano le interferenze; gli operatori, ovviamente, non ne vogliono
sapere e vorrebbero che fossero gli
utenti a pagare o, nel caso, TIM e
Vodafone scaricherebbero molto volentieri la patata bollente a Wind, che
ha acquistato (a prezzo più basso)
le frequenze adiacenti a quelle TV e
quindi è più soggetta a interferenze.
Per cercare di sbrogliare la matassa, il
Ministero ha oggi avviato un tavolo
tecnico per verificare le interferenze
tra TV e LTE. Secondo quanto dichiarato a Milano Finanza da Alessandro
Luciano, presidente della Fondazione
Ugo Bordoni che partecipa al tavolo
tecnico, sarà necessario “distinguere
i problemi di oscuramento dovuti alle
antenne LTE, e quindi comune a tutti
gli operatori, da quelli invece legati
alla vicinanza delle frequenze tlc con
quelle delle TV […] L’esatta portata del
fenomeno è da non sottovalutare, ma
potrà essere valutata esattamente solo
sul campo, in quanto legata anche ai
differenti tipi di antenne e televisori
presenti sul territorio”. Tradotto in altri
termini, il rischio caos nei primi mesi
di introduzione dell’LTE (quando
riuscirà finalmente ad arrivare) sarà
molto alto; è lecito aspettarsi quindi
qualche disservizio sulle TV che trasmettono sui canali 59 e 60 (tra cui
il secondo multiplex di Telecom Italia
Media). In questa situzione a rimetterci sono, come sempre, i cittadini:
se l’LTE ritarda, ne soffre il digital divide, interno e nei confronti di altri
Paesi europei che hanno già reti di
quarta generazione o si apprestano a
lanciarle in questi giorni (sfruttando
anche il “fattore iPhone 5”, che supporterà l’LTE anche per l’Europa); se
l’LTE arriva, si dovranno adeguare gli
impianti d’antenna sui tetti, a spese
che possono essere direttamente a
carico degli utenti o indirettamente
(tramite gli operatori telefonici, che
certo non perderanno tempo per
rifarsi dell’esborso sui propri clienti).
Insomma, il panorama non è certo
dei più felici e nel corso dei prossimi
anni la situazione rischia di complicarsi ulteriormente con la cessione di
altre frequenze a favore dei servizi a
banda larga mobile. Forse conviene
iniziare a fare una pianificazione seria, pena l’ennesimo caos e un grave
ritardo dell’Italia, tecnologicamente
(e non solo) sempre più fanalino di
coda dell’Europa.
L’offerta Home Pack è ora divisa in
tre: Ultra, Full e Web, che includono
tutte il pacchetto Sky TV con decoder MySky HD e Digital Key. Su queste opzioni si può poi comporre
l’abbonamento Sky come meglio
si crede. La differenza tra le opzioni
risiede nella parte “Fastweb”: Home
Pack Ultra si basa su Surf No Limits
e offre Internet fino a 100 Mbit/s
(20 Mbit/s in ADSL), chiamate illimitate sui numeri fissi e 1000 minuti al mese verso i cellulari; Home
Pack Full si basa invece su Super
Surf e offre le stesse condizioni, fatto salvo per 60 minuti/mese verso
i cellulari anziché 1000. La versione
Web offre solamente la navigazione Internet illimitata, ma fino a
10 Mbit/s su fibra e 20 Mbit/s su
ADSL. L’opzione Fibra 100, inoltre, è
gratuita per il primo anno, poi avrà
un costo di 5 euro al mese. Home
Pack Full è in promozione a 39 euro
al mese per un anno, poi 54 euro;
Home Pack Ultra è in promozione
a 54 euro al mese anziché 69 euro,
mentre Home Pack Web è in promozione a 38 euro per 6 mesi anziché 44 euro. Questi prezzi si intendono con il solo pacchetto Sky TV.
Facendo due conti, tutti i pacchetti
Home Pack (ad eccezione della versione Web) offrono un risparmio di
10 euro sull’abbonamento Sky, oltre a Sky Go gratis (ma non Sky HD).
A fronte di questi vantaggi, però, la
Home Pack Full perde, rispetto alla
Super Surf, la SIM dati con 1 GB di
traffico al mese gratis per sempre.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
p.21
PEOPLE & MARKET
Sky sul digitale
terrestre
con L’Espresso?
L’emittente satellitare è già
presente tra i canali nazionali con
Cielo, ma le manca una vetrina
dei suoi migliori canali. Secondo
Milano Finanza, però, la Pay TV
satellitare potrebbe presto lanciare
una nuova piattaforma assieme al
gruppo L’Espresso, che possiede
le due frequenze di Rete A, su
cui viene trasmesso Cielo. La
joint venture sarebbe paritaria,
con le due emittenti che ne
controllerebbero il 50%. Ciò che
resta da capire è quali contenuti
verrebbero trasmessi. Il quotidiano
ipotizza che potrebbero servire
per trasmettere quei Gran Premi
in chiaro che sono richiesti dai
contratti di Formula 1 e Moto
GP. Alcuni canali del satellite
potrebbero poi finire in chiaro
anche sul digitale terrestre, come
ad esempio Sky Uno o Sky TG
24. Per ora sono ipotesi, ma uno
sbarco di Sky sul terrestre sembra
sempre più vicino. Sarà un bene o
un male per il consumatore? E per
Mediaset e Rai?
PEOPLE & MARKET
eDP 1.4 promette
minori consumi
nei device
L’Associazione per gli Standard
Video Elettronici (VESA) ha
annunciato lo standard embedded
Display Port (eDP) 1.4, impiegato
all’interno dei dispositivi mobili
per collegare la scheda grafica
al display. L’eDP 1.4 porta con
sé diverse migliorie: per quanto
riguarda la riduzione dei consumi,
eDP 1.4 introdurrà novità quali
l’aggiornamento parziale del frame
usando il Panel Self Refresh, ma
anche la compressione dei dati e
il supporto alla retroilluminazione
a zone. Il canale ausiliario della
connessione supporterà anche il
multitouch, senza bisogno di far
viaggiare i dati relativi al tocco su
un canale separato dall’interfaccia
video. Il nuovo standard eDP 1.4
verrà rilasciato il prossimo ottobre,
ma lo vedremo in azione solo a
partire dal 2014.
PEOPLE & MARKET / Ford trasforma l’auto in un hotspot Wi-Fi
Ford SYNC sotto i riflettori
dal 2013 su Focus elettrica
Il sistema, sviluppato con Microsoft, punta molto sul riconoscimento vocale
di V. Barassi
F
ord ha ufficializzato la propria volontà di proporre il sistema SYNC
con interfaccia MyFord Touch sulla Ford Focus elettrica, automobile del
segmento medio che - in questa versione - sarà in vendita in Europa a partire dai primi mesi del 2013. Il sistema,
sviluppato in stretta collaborazione con
Microsoft, si appoggerà su un grande
display da 8 pollici di diagonale e sarà
in grado di riconoscere moltissimi comandi vocali per la gestione di navigatore, telefono, radio, lettore musicale
e climatizzatore. Caratteristica molto
interessante di questo sistema è sicuramente quella che permette all’auto
di trasformarsi in un “grosso” hotspot
Wi-Fi in movimento (condividendo via
USB o Bluetooth la connessione di uno
smartphone), al quale sarà possibile
connettere fino a cinque dispositivi
contemporaneamente.
PEOPLE & MARKET / Prospettive interessanti della ricerca Samsung
Samsung ClorOLED
un display da 358ppi?
Previsti 16 subpixel e una densità da record. La vedremo già nel 2013?
di M. Dalli
S
amsung sarebbe al lavoro su una
nuova tecnologia per display
OLED, secondo quanto riportato
da una fonte di PhoneArena. Questa
nuova tecnologia, chiamata ClorOLED, promette una densità di pixel da
record, ben 358 ppi, per uno schermo
da 5,8 pollici con un’insolita risoluzione
di 1.024x900 pixel. Facendo due conti,
però, qualcosa non torna, ma secondo la fonte la matrice RGB del nuovo
display (non PenTile come gli attuali
OLED di grandi dimensioni, quindi)
avrebbe ben 16 sottopixel, al posto dei
12 del Super AMOLED impiegato nel
Galaxy S II. Sempre secondo questa
fonte, inoltre, la produzione di massa
del display dovrebbe partire nel giugno 2013, una data che sembra fatta
apposta per un annuncio a settembre
del successore del Galaxy Note II, che
potrebbe quindi essere un po’ più
grande del modello attuale. Trattandosi di indiscrezioni non confermate
dobbiamo prendere tutto con le pinze, tuttavia se la cosa fosse confermata
potrebbe essere una tecnologia molto
interessante in grado di far fare un bel
salto di qualità agli schermi OLED.
people & market
“OLED Spy”
Samsung porta
LG in tribunale
Continua la spy story sull’OLED.
Dopo le accuse mosse qualche
mese fa da Samsung nei
confronti di LG, rea di aver
acquistato alcuni segreti rubati
dell’OLED Samsung, l’azienda ha
ora formalizzato il tutto e mosso
causa al rivale connazionale.
Secondo quanto si apprende da
Yohnap News, infatti, Samsung
avrebbe recentemente inviato
alla corte distrettuale di Seoul
dei documenti riguardanti
18 tecnologie impiegate nei
suoi pannelli OLED e 21 altri
dettagli rilevanti, chiedendo a LG
1 miliardo di Won (circa 700.000
euro) come indennizzo per ogni
utilizzo della sua tecnologia.
La vicenda ovviamente non
finirà qui, anche se le prove
potrebbero essere schiaccianti
per Samsung, dal momento che
LG ha ammesso che 6 delle 11
persone arrestate erano suoi
dipendenti. Come andrà a finire?
people & market
Samsung farà
causa ad Apple
sull’LTE
Secondo il quotidiano “Korea
Times”, Samsung si sta già
muovendo sul piano legale
contro l’iPhone 5 di Apple. Nel
mirino di Samsung ci sono i
brevetti della tecnologia LTE,
standard che il nuovo iPhone
supporterà almeno in alcuni
Paesi chiave, come gli Stati Uniti.
Samsung possiede una bella
fetta di proprietà intellettuale
sulla tecnologia LTE e ha tutta
l’intenzione di battere cassa fino
all’ultimo centesimo visto che,
stando alle fonti del quotidiano,
in questo caso i brevetti non
potrebbero essere considerati
FRAND (licenziabili in termini
equi e non discriminatori).
Samsung avrebbe intenzione
di fare causa ad Apple
immediatamente negli Stati
Uniti e in Europa, non appena lo
smartphone verrà presentato.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
Digital Imaging / Sony lancia NEX-6 con mirino oculare e sistema autofocus Fast Hybrid AF
NEX-6 = Mirrorless + mirino + 16 Mpixel
Ha connessione Wi-Fi per una facile condivisione delle foto e con Camera Apps può scaricare app per la fotografia
di R. Pezzali
S
ony ha presentato NEX-6, il nuovo modello di Mirrolrless che
va a inserirsi tra la NEX-7 e la
NEX-5R, appena presentata a Berlino
e della quale potete leggere qui tutti
i dettagli. La NEX-6 condivide con la
NEX-5R il sensore CMOS APS-C da 16
megapixel, il nuovo sistema autofocus
Fast Hybrid AF, il Wi-Fi e il processore
Bionz. Sulla carta quindi le due fotocamere dovrebbero avere prestazioni
molto simili: scatto a raffica a 10 fps
con autofocus a inseguimento, ISO
fino a 25.600 e ripresa video Full HD.
Ma la NEX-6 ha qualcosa in
più: la ghiera per la selezione dei modi, per cominciare, ma anche il mirino OLED
XGA ad alta risoluzione e
la slitta per aggiungere un
flash esterno e altri accessori, anche se un piccolo flash
integrato c’è comunque. La
NEX-6 può contare su due
novità aggiunte da poco
sulla 5R: il Wi-Fi per la condivisione delle foto e Camera
Apps, ovvero la possibilità di
scaricare alcune applicazioni fotografiche speciali dallo store Sony, alcune
delle quali a pagamento. Una soluzione davvero comoda, anche perché
verranno create applicazioni specifiche per determinati tipi di fotografia o
per alcune esigenze video specifiche.
Le applicazioni disponibili al momento
del lancio saranno Effetti immagine+;
Bracket Pro; Multi Frame NR; Controllo
remoto intelligente e Caricamento diretto. Sony ha in programma di fornire
ulteriori applicazioni, come Foto ritocco e, a seguire, Time-Lapse e Cinematic Photo. Insieme alla NEX-6 arrivano
anche tre nuovi obiettivi con attacco
E: un 16-50mm F3.5-5.6, un 35mm F1.8
e un 10-18 F4. Il prezzo indicativo per
l’Italia comunicatoci da Sony è di 950
euro con il kit.
Stesso look & feel, stesso sensore X-Trans CMOS ma meno voluminosa e con un costo più accessibile
L
o scorso anno Fujifilm ha avuto
un grande successo con la serie
X: non solo ha azzeccato un look
vintage, ma è stata davvero in grado di
innovare portando nel settore novità
come il sensore X-Trans 16 megapixel,
sensibilità e dinamica in un sensore
realizzato con una struttura davvero
particolare (qui i dettagli). Quest’anno
ci riprova, e la prima nata della nuova
X Series è la X-E1. Fujifilm la inserisce a
listino subito sotto la X-Pro1, ed effettivamente anche come fascia di prezzo
Panasonic GH3
al debutto
video “super”
di R. Pezzali
Fujifilm X-E1, la senza specchio diversa
siamo posizionati più in basso tuttavia
a noi piace pensarla come il modello
destinato davvero a tutti. La X-Pro1
infatti, un po’ per il prezzo un po’ per
le tre ottiche solo “fisse” non si presta
molto all’amatore, ma è un prodotto
da fotografo. Al contrario la X-E1 è una
alternativa perfetta ad una reflex di
fascia alta: solo corpo costa infatti 949
euro, ma Fujifilm la vende anche in kit
a 1345 euro con un 18-55mm f/2.8-4
che è una versione “premium” dell’obiettivo di plastica che viene spesso dato con molte fotocamere reflex.
Un obiettivo questo che acquistato
da solo (e Fujifilm
lo vende anche da
solo per chi ha preso la X-Pro1) costa
849 euro: con il kit
si risparmiano quindi ben 500 euro. La
fotocamera è nata
ancora più bella
del modello precedente: il corpo più
DIGITAL IMAGING
Panasonic presenta GH3 con
un video ufficiale su YouTube
sensore da 16 Megapixel,
video a 72 Mbps e un nuovo
processore Venus
Digital Imaging / Fujifilm insiste sul look vintage e presenta la “sorellina” della X-Pro 1
di R. Pezzali
p.22
compatto del 30% e la finitura nero/
silver non lasciano indifferenti: i pesi
sono bilanciati e le finiture appaiono davvero impeccabili. Il sensore è
lo stesso del modello superiore, così
come il processore: scatta foto a 6fps,
ha una sensibilità che va da 100 ISO a
25.600 ISO e presenta tutte le modalità
di scatto automatiche, semiautomatiche e manuali che si possono trovare
in una camera di fascia alta. Rispetto
al modello superiore l’unica grande rinuncia (ci sono anche altre piccole differenze) è il mirino ibrido: al suo posto
un viewfinder OLED da 2.36 Mpixel.
Sul retro un display LCD da 460 Mpixel
e 2.8”, forse l’unico elemento un po’ debole. X-E1 ha un flash integrato popup, riprende video a 1080p e ha anche
l’ingresso microfonico. La disponibilità
è annunciata per novembre, ma noi la
vedremo prima, al Photokina, insieme
all’altro nuovo obiettivo della famiglia
X con innesto X-Mount, il 14mm f/2.8:
700$ di lente ottica per chi vuole un
grandangolo senza compromessi.
Nonostante il lancio ufficiale sia
avvenuto al Photokina, qualche
giorno prima della fiera Panasonic
ha pubblicato un video ufficiale
sul suo canale YouTube. La GH3 è
la fotocamera a ottiche intercambiabili più evoluta della gamma
Panasonic, una fotocamera che,
nonostante un sensore più piccolo
dell’APS-C, darà filo da torcere alle
migliori reflex sul mercato. Panasonic punta molto sul video: la nuova
GH3 infatti è in grado di riprendere
video a 1080@60p con un bitrate di
72 Mbps e tutti frame “i”, una feature che la pone al top tra le fotocamere attuali. Non a caso nel video
Panasonic punta molto su questo
aspetto, mostrando la GH3 in situazioni estreme, su rig e cavalletti
“Cinema”. L’obiettivo è la Canon 5D
MK III, al momento soluzione preferita per cortometraggi, pubblicità e
produzioni cinematografiche low
cost. Il sensore è da 16 Megapixel
ed è presente un processore Venus
Engine di nuova concezione. Panasonic ha lavorato molto anche sul
corpo macchina: completamente
in magnesio, sigillato e dustproof,
con un’ergonomia e grip migliorati.
Per chi vuole poi un maggior confort e un look più “professionale” Panasonic proporrà anche un nuovo
battery grip. Di seguito, il video.
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n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
p.24
Digital Imaging / Sony lancia una compatta con sensore da 24 Megapixel e prezzo “da incubo”
digital imaging
La nuova DSC-RX1 monta un ottimo obiettivo Carl Zeiss Sonnar T* 35mm F2, arriverà a dicembre a circa 3000 euro
Pentax presenta la versione
aggiornata della K-5: stesso
sensore, ma un nuovo autofocus
e tanti piccoli ritocchi. Sarà
disponibile anche in versione “s”
senza filtro antialiasing
Da Sony la prima compatta full frame
di R. Pezzali
S
ony lancia la prima fotocamera
compatta con sensore full-frame: DSC-RX1. Una compatta
da sogno, con un’ottica fissa Zeiss di
qualità eccellente, unita ad un sensore da 24 megapixel in pieno formato.
Una fotocamera no-compromise, venduta ad un prezzo elevato ma che va
a competere direttamente con alcuni
mostri sacri della fotografia, quelli con
il bollino rosso per intenderci. La DSC-
RX1 appartiene alla famiglia Cybershot, ma per caratteristiche e dati di
targa guarda dall’alto gli altri modelli:
scatto a 24 Megapixel, video Full HD,
obiettivo Carl Zeiss Sonnar T* 35mm
F2 con macro e comandi manuali
sono solo alcuni dettagli di questo piccolo gioiello. Sony ha pensato a tutto,
e ha inserito anche una slitta per gli
accessori sui quali può essere montato
anche un mirino ottico, sicuramente
preferibile dai più esigenti al mirino
elettronico integrato. Il sensore CMOS
di nuova concezione ha una sensibilità
nativa che va da 100 ISO a 25600 ISO
(ma arriva a 102.400 ISO grazie al processore Bionz). La DSC-RX1 ovviamente dispone di tutte le modalità di scatto manuali oltre ad una serie di sistemi
di aiuto per chi vuole usare la macchina totalmente in manuale, anche nella
messa a fuoco. Non mancano comun-
di R. Pezzali
que tutte le più moderne tecnologie
Sony per la gestione dell’immagine,
dall’HDR in macchina al DRO per lo
scatto ad ampia gamma dinamica per
arrivare ad una serie di filtri fotografici
da applicare in fase di creazione del
jpeg. Arriverà a dicembre e si parla di
un prezzo pari a 3000 euro circa.
Digital Imaging / Presentata ufficialmente la nuova top di gamma Sony nel segmento reflex
La
qualità “no compromise” di Alpha 99
Ha un sensore full frame da 24 Megapixel, lo specchio traslucido e un doppio innovativo sistema autofocus
di R. Pezzali
L
’imaging è uno dei tre pilastri di
Sony, e dopo qualche anno di
pausa l’azienda giapponese torna
a guardare con un certo interesse al
mercato “pro”. La nuova SLT-A99, tecnologia Translucent Mirror, ha un obiettivo
ben chiaro: sfidare Canon e la sua EOS
5D MK III e Nikon con la sua D800. Il
sensore è l’ottimo full frame Sony da 24
megapixel, il percorso ottico è il Translucent Mirror che permette di usare il
sistema di messa a fuoco a controllo di
fase anche senza uno “specchio”. A proposito di autofocus, è bene sottolineare che è questo uno degli aspetti che
Sony ha voluto curare sulla nuova foto-
camera: il sistema Dual Focus AF sfrutta
infatti un doppio sensore, uno principale a 19 punti con 11 sensori a croce
e un sistema AF Multipoint a 102 punti
che fornisce dati supplementari al sistema principale. Grazie ai due sensori
è possibile sfruttare anche una nuova
modalità di messa a fuoco continua
precisissima, in grado di gestire soggetti che si spostano sul piano focale:
questa nuova modalità viene sfruttata
però solo da alcuni obiettivi, per gli
altri ci sarà da attendere un upgrade
del firmware. Il coordinamento di tutto
è affidato ad un nuovo
processore Bionz, capace di garantire alla
camera una sensibilità massima da 50
ISO a 25600 ISO e
una raffica che varia da 6 fps a 10 fps.
Tra gli altri punti di
forza il mirino OLED
XGA con copertura
del 100%, un display
LCD XtraFine WhiteMagic (con subpixel
Pentax K-5 II
bel passo avanti
bianco) da 1.2 Megapixel e un peso di
soli 733 grammi, che la rende la reflex
full frame più leggera sul mercato. Un
risultato eccezionale, se si pensa che
è completamente sigillata. Infine il video: grazie alla tecnologia Translucent
,la A99 può registrare video con AF in
modalità continua, video che viene registrato a 1080p fino a 60 fps AVCHD
2.0. Il prezzo indicativo per l’Italia comunicato da Sony è di 2800 euro.
La Pentax K-5 è una delle reflex più
interessanti delle passate stagioni:
basata su un sensore Sony da 16
Megapixel, la K-5 grazie a circa 80
guarnizioni è anche resistente alla
polvere e ad agenti atmosferici.
Una vera tuttofare, che ora ha nella
K-5 II una degna erede. Il sensore
non cambia, così come non cambia
il sistema di protezione, ma c’è un
nuovo sistema di messa a fuoco
basato su un sensore Safox X. La
messa a fuoco era un po’ il tallone
di Achille di questa Pentax, e ora
grazie a questo modulo e ad un
nuovo algoritmo dovrebbe essere
migliorata di molto la velocità e la
precisione. Il nuovo Safox X inoltre
ha un campo operativo maggiore
della concorrenza (da -3 EV a +18
EV) e promette una migliore resa in
condizioni di bassa luminosità e con
ottiche molto luminose. Cambia
anche il monitor: lo schermo da 3”
è ricoperto da un vetro temperato
per evitare graffi e abrasioni e tra il
vetro e il pannello è stato inserito
uno strato di resina che taglia
riflessi. Buone le performance
generali: ISO da 100 a 12800, 7 scatti
al secondo e ripresa video a 1080p.
Chi vuole una fotocamera con
ancora più dettaglio può ordinare
la K-5 II S, una versione priva di filtro
antialiasing. In USA il prezzo è di
1199 dollari (solo corpo) e di 1349
dollari (versione in kit con il “solito”
18-55 WR). La versione senza filtro
antialiasing costerà invece 100
dollari in più.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
Digital Imaging / Sony adotta un sensore full frame sulla videocamera a ottiche intercambiabili
La prima videocamera 35mm consumer
Si chiama NEX-VG900, ha un sensore da 24 megapixel e registra immagini nel formato della pellicola cinematografica
Digital IMAGING
Nikon D600
piccola, full-frame
e accessibile
Nikon lancia la nuova D600: ha
un sensore in formato FX ed è la
più piccola reflex full frame sul
mercato. Ma non è proprio low
cost come si pensava
di R. Pezzali
S
ony lancia la prima videocamera 35mm consumer, la
NEX-VG900. L’adozione di un
sensore full frame, lo stesso della
compatta RX1 e della A99, rende
infatti la nuova videocamera a ottiche intercambiabili il primo prodotto sul mercato capace di registrare
immagini nel formato della pellicola cinematografica. Certo, esistono
le reflex che lo fanno da tempo ma
la VG900 non ha bisogno di accessori esterni come RIG o altro
e un form factor da videocamera
vera. Il sensore è lo stesso da 24
Megapixel usato sugli altri prodotti a pieno formato Sony,
il corpo invece ricorda
molto quello delle altre
videocamere VG, con
mirino OLED XGA,
monitor esterno
da 3” e microfono
Quad Capsule Spatial Array per audio
stereo e 5.1 canali di
alta qualità. Riguardo al full frame
però c’è una precisazione da fare: la
VG900 è dotata di un attacco E e usa
quindi le ottiche delle NEX. Non esistono ottiche NEX compatibili con
il formato full frame, quindi usando
queste ottiche la videocamera sfrutta solo la parte centrale del sensore
diventando di fatto una APS-C. La
situazione cambia però se usiamo
l’anello adattatore opzionale: usando ottiche con attacco A, se l’ottica
è compatibile full frame la camera
p.25
di R. Pezzali
riprende a pieno
formato, altrimenti si passa anche
qui all’APS-C. Un
altro punto su
cui è necessario soffermarsi
per un piccolo
approfondimento è lo zoom: le
videocamere della serie NEX-VG,
come la VG10 e la VG20, sono dotate di zoom manuale. Nel caso
della VG900 è stata invece aggiunta
una leva per poter avere uno zoom
vero, graduale e a velocità variabili
come sulle videocamere standard.
Per usare questa funzionalità però si
deve necessariamente usare un’ottica con controllo zoom motorizzato, e al momento c’è solo il nuovo
obiettivo E PZ 18-200mm F3.5-6.3
OSS Power Zoom; questo, avendo
attacco E, non permette di sfruttare
la camera in modalità Full Frame. Il
formato di registrazione è AVCHD
2.0, e in questo caso ci sarebbe
piaciuto appoggiarci anche ad un
codec diverso per poter sfruttare
le enormi potenzialità del sensore.
Sony ha anche lanciato la nuova
NEX-VG30: ha il sensore della NEX-6
APS-C da 16 megapixel e anche lei
può gestire le ottiche motorizzate.
I prezzi indicativi per l’Italia sono di
3.300 euro per la NEX-VG900 e di
1.800 euro per la NEX-VG30.
Una reflex che ambisce ad essere la
full frame più compatta e leggera
di sempre, ma anche quella con il
prezzo più abbordabile. Nikon non
l’ha ancora svelato, ma in realtà se
venissero confermati i 2400 euro
dei vari rumor del momento (solo
corpo), allora non sarebbe la più
economica in assoluto. La D600 è
una fotocamera totalmente nuova
che eredita molte funzionalità dalla D800 anche se non condivide lo
stesso sensore: usa infatti il nuovo
CMOS Sony Full Frame. La D600
ha un corpo in lega di magnesio
tropicalizzato, un mirino ottico con
copertura totale e il classico schermo posteriore da 3.2” e 1 Mpixel di
risoluzione, non orientabile. Lato
processore la scelta è caduta sull’Expeed 3, un processore velocissimo che permette di espandere
fino a 25600 ISO la sensibilità del
sensore (nativa è 100 - 6400 ISO) e
di scattare foto con una velocità di
5.5 fps. Tra le novità anche un nuovo sistema autofocus a 39 punti, 9
dei quali a croce nella zona centrale. I possessori di una reflex APS-C
Nikon apprezzeranno la possibilità
di usare le loro ottiche sfruttando
solo la parte centrale del sensore e
scattando così a 10 Megapixel. Non
mancano la ripresa video fino a
1080p a diversi framerate e l’uscita
video HDMI. Una parola infine sul
Wi-Fi: grazie a una nuova dongle e
alle app per Android e iOS, la D600
può essere controllata in remoto,
on tanto di LiveView sul tablet.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
PC & MULTIMEDIA
SanDisk
ReadyCache
turbo al PC
SanDisk lancia il nuovo
SSD da 32 GB ReadyCache:
l’obiettivo è “memorizzare” file
e applicazioni più usati per
velocizzare il PC del 1200%
di R. Pezzali
SSD è sinonimo di hard disk, ma
in questo caso 32 GB di memoria
a stato solido sono stati usati da
SanDisk per creare un cache drive. Un cache drive è un disco che
memorizza i file e le applicazioni
usate più di frequente: trattandosi di un disco con tecnologia SSD,
quindi molto veloce e meno soggetto a guasti rispetto agli hard
disk tradizionali, quando l’utente
lancia una determinata applicazione e questa è nella “cache”, verrà caricata molto più velocemente, con performance superiori
anche al 1200%. SanDisk ExpressCache fa esattamente questo: è
un piccolo disco da 32GB da collegare ad una porta SATA III libera,
che memorizza automaticamente i file più usati dal sistema. L’installazione è davvero “plug&play”,
semplice e immediata, perfetta
per chi non ha dimestichezza con
il PC: si attacca il disco e il software ExpressCache fa tutto, analizza
i file usati e li memorizza sul disco
SSD indicando al computer dove
sono quando vengono richiesti.
SanDisk promette così un concetto di computer totalmente
nuovo, con prestazioni simili a
quelle dei sistemi con disco SSD
nativo. Stupisce positivamente il
costo: appena 60 dollari per una
novità assoluta. Provare se SanDisk dice la verità non è quindi
un grande sacrificio.
PC & MULTIMEDIA / Sono basati su Windows 8 ma non hanno schermo touchscreen
p.26
HP Spectre One, il touch è sul trackpad
Per le gesture multi-touch di Windows 8 si usa un trackpad wireless, il motore è un processore Intel Ivy Bridge
di M. Dalli
W
indows 8, come abbiamo già
avuto modo di vedere, sarà
pesantemente legato al touch; se sui portatili in qualche modo
“ce la si può cavare”, sui PC fissi il problema merita un approfondimento
ulteriore. Molti produttori hanno
finora lanciato soluzioni all-in-one
con schermo touch e diagonali da
23 o 27 pollici, ma “smanettare” su
uno schermo così grande stando
seduti è tutt’altro che comodo. HP
sembra però aver trovato un compromesso per chi vuole Windows 8
col touch senza però dover rinunciare all’ergonomia: la nuova linea
di all-in-one Spectre One, infatti,
rinuncia al touch sullo schermo per
implementarlo nel trackpad. I nuovi
Spectre One, che monteranno pannelli da 23,6 pollici, hanno infatti un
trackpad wireless per gestire le varie
geture multi-touch di Windows 8.
Questa soluzione è stata adottata
perché, secondo HP, l’aggiunta del
touch allo schermo avrebbe aggiunto, come riporta The Verge, dai
4 ai 5 mm allo spessore generale, un
compromesso inaccettabile per una
macchina spessa appena 11,5 mm.
Se dobbiamo essere onesti, però,
questa mancanza non ci sembra così
grave, anzi! Il motore di questi nuovi
PC saranno i processori Intel Core
di terza generazione, nome in codice Ivy Bridge, con schede grafiche
NVIDIA da 1 GB di memoria. Dal lato
connessioni, ci saranno due porte
USB 2.0 e altrettante USB 3.0, un ingresso HDMI (per utilizzare il monitor
dell’all-in-one come monitor esterno
di un altro PC o di una console o lettore Blu-ray), rete Gigabit Ethernet e
Wi-Fi n. Curiosamente ci sarà anche
l’NFC, che consentirà di effettuare il
login in Windows 8 semplicemente
appoggiando un telefono compatibile o un tag (ce ne saranno alcuni
inclusi nella confezione) sul sensore.
Spicca invece l’assenza del drive ottico, una mancanza curiosa, trattandosi di un prodotto destinato a un uso
fisso e prettamente multimediale. La
nuova gamma Spectre One arriverà
sul mercato americano a novembre
con prezzi a partire da 1300 dollari.
Siamo in attesa di conoscere prezzi e
dettagli per il mercato nostrano.
PC & MULTIMEDIA
Western Digital: un hard disk in soli 5mm
Un disco ibrido che affianca 500 GB tradizionali e memoria flash
Spessore record di appena 5 mm, perfetto per portatili ultrasottili
di M. Dalli
Western Digital ha creato un piccolo hard disk che potrebbe diventare il punto
di riferimento di molti Ultrabook. Questo nuovo disco integra infatti una parte
a piattelli che garantisce 500 GB di spazio, a cui si affianca una parte di memoria flash (di dimensioni non meglio precisate) che serve da memoria veloce per
i file a cui si accede più spesso. In questo modo si dovrebbe avere spazio a sufficienza senza rinunciare alla velocità. Non è certo la prima volta che vediamo
un disco ibrido di questo tipo, ma Western Digital può vantare un record: il suo
disco è infatti spesso appena 5 mm, contro i 9,5 mm di un disco tradizionale
da 2,5 pollici e i 7 mm di un disco “sottile”. Questo spessore ridotto consentirà
quindi di impiegare il disco all’interno di portatili ultra sottili e ultra leggeri,
come gli Ultrabook di Intel, ad esempio. I primi a impiegarlo potrebbero essere
Acer e ASUS, che hanno già dichiarato le loro intenzioni; resta ora da capire
quando questo disco sarà effettivamente disponibile.
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Emanuele Villa, Fiammetta Regis,
Claudio Stellari
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
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n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
PC & MULTIMEDIA / Oltre al nuovo iPhone, Apple aggiorna e ridisegna totalmente iTunes
A ottobre iTunes versione 11 con iCloud
Tra le novità interessanti, una nuova grafica per la libreria e lo store e una maggiore integrazione con iCloud
I
Sugli Ultrabook
in arrivo
i comandi vocali
di V. Barassi
scaricarli fisicamente sul PC o Mac.
iCloud inoltre memorizzerà la posizione della riproduzione sincronizzandola attraverso tutti i dispositivi; una
funzione utile soprattutto con video e
podcast. I file potranno naturalmente
essere poi scaricati come avviene oggi
per la riproduzione offline. Quello
che invece scompare è Ping, il social
network integrato in iTunes dedicato
agli appassionati di musica, che non
è mai realmente decollato e su cui a
dire il vero Apple non ha mai davvero
investito più di tanto.
PC & MULTIMEDIA / In questi giorni, Google sta stringendo importanti accordi con le Major
L’iTunes Match di Google sarà gratis
L’obiettivo è quello di implementare una funzione simile ad iTunes Match, ma gratuita per gli utenti
di P. Centofanti
G
oogle in patria offre già da qualche tempo (come Amazon), la
possibilià di caricare la propria
libreria musicale nel cloud, per poi
poterla ascoltare in streaming tramite
qualsiasi dispositivo collegato a Internet. Se da un lato ciò permette di non
dover copiare i propri MP3 su tutti i dispositivi, dall’altro occorre caricare l’intera libreria almeno una volta, ma con
la banda disponibile in upload non è
un’impresa così immediata. Apple ha
implementato per questo la funzione
iTunes Match, che consente di effettuare una scansione della propria libreria, per abilitare l’ascolto online senza
dover caricare effettivamente i file. Per
questa operazione però le etichette
discografiche vogliono un compenso
e così Apple e Amazon (che da un paio
di mesi ha aggiunto questa funzione)
chiedono ai clienti un abbonamento
annuale. Google starebbe ora pianifi-
PC & MULTIMEDIA
Intel annuncia un sistema di
riconoscimento vocale che
accompagnerà gli Ultrabook
next-gen. E l’interazione
tra uomo e macchina fa
un altro passo in avanti
di P. Centofanti
nsieme ai nuovi iPod e iPhone,
arriverà (ma solo a ottobre) anche
una nuova versione completamente rinnovata di iTunes. Il nuovo
iTunes presenta un’interfaccia grafica
totalmente rinnovata, con una vista
più pulita della libreria, un nuovo mini
player, suggerimenti più puntuali
relativi a brani e artisti che possono
piacerci, e una nuova history delle
preview viste di recente per ritrovare
i contenuti che potrebbero interessarci sull’iTunes Store. L’aspetto forse più
appetibile del nuovo iTunes è costituito da una maggiore integrazione di
iCloud. In modo molto più immediato
di quanto avviene oggi, i contenuti
(musica, film, serie TV) acquistati sullo
store da qualsiasi dispositivo o altro
computer con iTunes, saranno immediatamente disponibili all’interno di
ogni copia iTunes associata al nostro
account, in streaming anche senza
p.27
cando di implementare la stessa funzionalità ma in versione gratuita per
gli utenti. Secondo le fonti di CNET,
l’accordo sarebbe già stato trovato
con Sony e Universal, mentre la trattativa sarebbe ancora in corso con EMI e
Warner. Gratuito o meno per gli utenti,
le etichette discografiche non hanno
infatti intenzione di offrire le licenze
gratuitamente a Google, che quindi
dovrà sostenere in toto il costo del servizio. Un fattore che potrebbe ritardare
il lancio del servizio, specie a livello internazionale.
Direttamente dall’IDF 2012 di San
Francisco, Intel ha svelato un altro tassello della sua idea di Ultrabook. La prossima generazione,
oltre al display multitouch, sarà
accompagnata da un sistema di
riconoscimento vocale all’avanguardia sviluppato in stretta collaborazione con Nuance. Dragon
Assistant, questo il nome del
sistema (già visto nel settore automobilistico), è in grado di percepire una vasta gamma di comandi; insomma, l’uomo “parla” e
l’Ultrabook esegue. La prima versione beta del software dovrebbe
equipaggiare i primi portatili già
a partire dal prossimo periodo
natalizio, segno evidente di come
lo sviluppo sia già a buon punto.
Di seguito, una breve dimostrazione video sul funzionamento del
sistema (applicazione installata su
“comuni” Dell XPS 13):
Inutile dire che siamo davanti ad
un grandissimo passo in avanti
nel modo di concepire il rapporto tra l’uomo e la macchina.
Mouse e tastiera invecchiamo
sempre più rapidamente, al punto che, forse, un giorno riusciremo davvero a farne a meno. Vi
terremo aggiornati.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
SMARTHOME / Philips OptimalTemp mantiene la giusta combinazione tra temperatura e vapore
Con Philips si stira senza termostato
La nuova tecnologia promette di stirare qualsiasi tipo di tessuto, passando dal cotone ai sintetici senza fare danni
di M.C. Candiago
P
hilips ha presentato ufficialmente le sue novità in fatto di
stiro, che possono essere riassunte in pratica nella tecnologia OptimalTemp, presente su tutta la nuova gamma PerfectCare di ferri da stiro
a caldaia e a vapore pressurizzato.
Alla presentazione abbiamo potuto
vedere il ferro a caldaia PerfectCare
Aqua alle prese con panno a duplice
texture: cotone (che necessita di alte
temperature) e sintetico (che necessita di basse temperature), passando
con disinvoltura da uno all’altro senza bruciature, operazione che normalmente non ha buon esito… e
come è possibile questo? Appunto,
con OptimalTemp. Si tratta in sintesi
di una tecnologia che permette la
giusta combinazione di vapore e di
temperatura senza bisogno di agire
sul termostato: anzi, semplicemente
sui ferri Philips con OptimalTemp la
ghiera del termostato è assente. Il
cuore di tutto è la piastra: all’interno è presente una camera di vapore
ciclonica che fa in modo che il va-
Hi-FI & HOME THEATER
Speaker Jam
il barattolo
che suona
A prima vista sembra un barattolo
di marmellata. Invece è l’ultima
trovata di Homedics nella sua linea
audio HMDX. Si chiama Speaker
Jam, costa 50 euro e potete usarlo
anche fuori dalla cucina. Le piccole
dimensioni e il Bluetooth lo
rendono un oggetto universale. La
batteria ricaricabile al litio integrata
assicura autonomia per circa
quattro ore. I colori disponibili
sono sei: albicocca, uva bianca e
uva nera, rosso fragola, blu mirtillo
e verde mela. Accanto alla presa
USB per la ricarica troviamo anche
un ingresso minijack; in questa
configurazione
l’autonomia
sale a 12 ore.
Lo Speaker Jam
misura circa 6 cm
per lato.
p.28
HI-Fi & H. THEATER
Sennheiser
Momentum
cuffia di classe
La nuova Momentum si
distingue soprattutto per qualità
dei materiali e finitura,
e la qualità all’ascolto è garantita
di R. Faggiano
pore prodotto nel corpo macchina
arrivi sulla piastra e venga disperso
uniformemente: la pressione del vapore viene mantenuta sempre alla
massima potenza dalla camera ciclonica, evitando il calo di pressione
(che causa indesiderati sgocciolamenti). Sulla piastra, la temperatura
è fissa a 130 gradi ed è controllata
da un chip elettronico presente sul
ferro. Ciò significa che in effetti con
questo ferro è possibile passare da
un tessuto all’altro in un battibaleno,
senza reimpostare la temperatura e
anche stirare un capo che presenta
due tipi di tessuto differenti, senza
pericolo di bruciarli (fodere interne
o inserti sintetici).
OptimalTemp è disponibile su tutta
la nuova gamma PerfectCare di ferri
da stiro a caldaia e a vapore pressurizzati e sarà nei negozi a partire
da settembre, con prezzi consigliati da 219,90 € a 249,90 € (Perfect
Care Aqua), mentre il ferro da stiro
a vapore pressurizzato PerfectCare
Xpress sarà in vendita al prezzo consigliato di € 129,90.
SMARTHOME
Panasonic presenta il LED “nostalgico”
Risparmio e durata del LED, forma e“calore”delle lampadine tradizionali
di R. Pezzali
Lo scorso primo settembre è
entrato in vigore il divieto di
commercializzare lampade a incandescenza fino a 40 Watt. Un
pezzo di storia, con la sua lampadina dalla tipica luce “gialla” ci
lascia per far spazio alle nuove
lampadine più ecologiche, alogene e in futuro LED. Panasonic
ha annunciato all’IFA la disponibilità anche in Europa della nuova lampadina Nostalgic Clear
LED: la forma e la resa sono identiche a quelle di una lampada
da 40 Watt a incandescenza, ma
ha un’autonomia di 40.000 ore e
consuma solo 7 Watt. Nostalgic Clear LED, come le altre lampadine basate
su questa tecnologia, raggiunge il massimo della luminosità dopo un solo
secondo dall’accensione. Al momento nessuna informazione sui prezzi, ma
non dovrebbero essere eccessivi.
Negli stand dell’Ifa 2012 c’erano migliaia di cuffie, quasi tutte
colorate e vistose per attirare il
pubblico più giovane; per chi
invece desidera qualità e discrezione l’oggetto giusto è la nuova
Sennheiser Momentum (circa
300 euro). L’estetica è classica,
tradizionale e rassicurante: archetto in solo pezzo di alluminio,
rivestimenti in pelle inglese con
cuciture accurate, custodia per
il trasporto in pelle, massimo
comfort durante l’uso quotidiano e doppio cavo di collegamento in dotazione: uno tradizionale
con jack stereo, l’altro predisposto per i dispositivi Apple con
microfono e tasti per regolare il
livello e scegliere i brani musicali. Dal punto di vista tecnico
si segnala l’impedenza ridotta
a soli 18 ohm per facilitare l’uso
con dispositivi mobili e massima
pressione sonora portata fino a
110 dB in modo da non deludere
anche gli amanti del rock duro. Il
peso di soli 190 grammi facilita
l’utilizzo mobile.
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / In prova lo smartwatch completamente made in Italy: scopriamo se è davvero il tecno gadget che ci mancava
p.29
I’m Watch: il prodotto ora c’è ma deve crescere
Si è fatto tanto aspettare ed ora finalmente è disponibile, è ben costruito ma dal punto di vista dell’utilizzo mostra ancora ampi spazi di miglioramento
di P. Centofanti
I
’m Watch è un prodotto che ormai
non ha più bisogno di presentazioni. Annunciato più di un anno fa,
dopo una lunga gestazione (e qualche
polemica per i ritardi accumulati), lo
smartwatch italiano è finalmente disponibile. Si tratta di un dispositivo che
ha generato da subito molto interesse,
un “super orologio” con connessione
a Internet che ci aggiorna sullo stato
della email, dei social network, con
lettore multimediale, widget e così
via. Prima di addentrarci nella nostra
prova è, però, bene precisare che cosa
NON è I’m Watch. Innanzitutto non è
uno smartphone da polso e non funziona nemmeno come un’estensione
dello schermo del nostro telefono. I’m
Watch è un vero e proprio orologio
basato su Android, con le sue applicazioni e che ha bisogno di appoggiarsi
(via Bluetooth) a uno smartphone per
collegarsi a Internet. Pertanto, I’m Watch non è pensato per chi vorrebbe
sincronizzare i contenuti o le applicazioni del proprio telefono con l’orologio da polso. È possibile però utilizzare
il Bluetooth per importare la rubrica e
ricevere ed effettuare telefonate come
fosse un vivavoce.
Ben costruito
I’m Watch si presenta come un grande
orologio da polso con design sportivo,
corpo in alluminio, cinturino in silicone e display quadrato da 1.54 pollici.
La qualità dei materiali è molto elevata
sia per la “cassa” dell’orologio che per il
cinturino. L’orologio è disponibile in tre
versioni, I’m Color, I’m Tech e I’m Jewel,
che si differenziano per i materiali utilizzati, via via più pregiati e per prezzo
crescente. Il modello in prova è quello I’m Color Black (nero) da 349 euro.
I’m Watch è dotato di un solo tasto,
quello di accensione/ritorno, e per lo
più si controlla con il display touch da
240x240 pixel. La ricarica della batteria
da 450 mAh e il collegamento al PC
avviene tramite il cavetto USB/miniJack fornito in dotazione.
Il mini-jack sull’orologio funziona quindi sia da uscita audio che da porta USB.
All’interno, I’m Watch è costituito da
un processore ARM Freescale da 454
MHz, 128 MB di RAM e una memoria
interna da 4 GB, a cui si aggiungono
accelerometro e bussola digitale. Infine troviamo un microfono e un altoparlante per le funzioni di vivavoce.
In dotazione troviamo solo orologio,
cavetto USB e una breve guida rapida.
La guida completa, oltre che online, è
disponibile in formato PDF sulla memoria di I’m Watch.
Configurazione, con il cloud
Alla prima accensione, dopo aver
impostato l’ora (è pur sempre un
orologio) ci viene mostrato un numero seriale da utilizzare subito per
la registrazione online del dispositivo.
I’m Watch infatti sfrutta un servizio
cloud per sincronizzare i dati delle
varie applicazioni: la creazione dell’account avviene tramite un ID Google
e solo dopo averlo registrato sul sito
potremo effettivamente utilizzarlo. Il
secondo passo è quello di configurare la connessione Bluetooth con
la quale I’m Watch comunicherà con
I’m Cloud. Per farlo occorre eseguire il
pairing con lo smartphone, che dovrà
essere impostato con tethering attivo per condividere la connessione
a Internet. Qui abbiamo riscontrato
qualche difficoltà, nel senso che abbiamo dovuto ripetere un po’ di volte
la procedura di abbinamento prima
di ottenere una connessione stabile.
Il più delle volte si riesce infatti a stabilire il collegamento Bluetooth, ma
non a Internet, o comunque ci vuole
qualche minuto prima che l’orologio
si colleghi a I’m Cloud. Va da sé che il
nostro smartphone deve supportare il
tethering via Bluetooth e il nostro piano dati deve consentire questo tipo
di utilizzo (alcuni operatori tariffano il
traffico thetering a parte).
Fatto questo, dobbiamo configurare
i vari servizi, ancora una volta sul sito
di I’m Watch. Le applicazioni e i servizi
non possono essere infatti configurati direttamente dall’orologio. D’altra
parte le dimensioni dello schermo
non permetterebbero di farlo agevol-
mente. Dal sito possiamo associare gli
account Facebook, Twitter, Email (solo
una e solo IMAP). Per quanto riguarda
il calendario è supportato solo Google
Calendar, mentre l’app I’mages funziona unicamente con Picasa. In sostanza
I’m Watch è al momento ottimizzato
per i servizi Google.
In evoluzione continua
Una volta configurato I’m Cloud e
abbinato l’orologio allo smartphone,
possiamo finalmente iniziare a utilizzarlo. Il display, lo stesso dell’iPod Nano
di Apple, è sufficientemente risoluto e
l’interfaccia di I’m Watch, nonostante
le ridotte dimensioni dello schermo, è
ben disegnata e facilmente utilizzabile.
Alcuni elementi sono forse un po’ piccoli, ma nel complesso non abbiamo
riscontrato difficoltà di utilizzo imputabile alla dimensione di caratteri o degli
elementi grafici. Il display si illuminerà
ogni volta riceviamo una notifica, che
al momento può essere costituita dalla
ricezione di email, messaggi di Facebook o Twitter. I’m Watch non riceve
le notifiche in push, ma sincronizza i
dati al massimo ogni 15 minuti (prima
dell’ultimo aggiornamento firmware
erano 5). Le notifiche non compaiono
come pop-up ma vengono visualizzate
nella classica barra di Android. L’interfaccia è abbastanza fluida e l’animazione essenzialmente si riduce nel passare
segue a pag. 34
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n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Queste le caratteristiche fondamentali: display HD da 7 pollici, processore quad-core NVIDIA Tegra 3, 16GB di memoria e Jelly Bean
p.31
Asus Nexus 7, il tablet costa poco e funziona bene
Abbiamo provato il primo tablet di Google prodotto da Asus e disponibile finalmente per il mercato italiano al prezzo (contenuto) di 249 euro
di R. Pezzali
È
finalmente disponibile sul mercato italiano il Nexus 7, il tablet
prodotto da Asus per Google.
L’azienda americana è scesa direttamente in campo, non tanto per
contrastare Apple, che nel mondo
dei tablet viaggia ad un ritmo ormai inarrivabile, quanto Amazon,
che ha appena lanciato il suo nuovo Fire anche in Europa ad un prezzo eccezionale. Con la precedente
edizione del “Fire” Amazon ha fatto
il botto negli States, e la cosa non
ha fatto molto piacere a Google: il
Fire è infatti basato su Android, ma
applicazioni, giochi e contenuti arrivano dallo store del colosso dell’ecommerce. Con i rispettivi guadagni.
Il Nexus 7 che abbiamo provato è,
ad oggi, il tablet da 7” più avanzato
presente sul mercato: processore
quad-core Tegra 3, schermo da 1280
x 800 da 7” IPS, 16 GB di memoria per
le applicazioni (in Italia c’è solo questa versione) e sistema operativo Jelly
Bean senza personalizzazioni, ma con
precaricate tutte le principali “content app” di Google. Il Nexus 7 italiano non è però lo stesso Nexus 7 che
viene venduto anche in Inghilterra e
negli States: l’hardware è identico, sia
chiaro, l’idea di fondo però è diversa.
L’obiettivo di Google è quello di realizzare un “Content Delivery Tablet” che
si appoggia totalmente sul Play Store,
e non a caso per gli utenti degli altri
paesi viene data una Play Card del
valore di 25$ da spendere sul tablet,
per favorire quindi l’acquisto di musica, film, libri e applicazioni. Obiettivo
questo impossibile da raggiungere
in Italia dove lo store ha solo applicazioni e libri, troppo poco per poter
basare tutta la strategia sui contenuti.
Il Nexus 7 “italiano” quindi è un tablet
come tutti gli altri, ma fortunatamente grazie all’ottimo lavoro di Asus e di
Google questo tablet si dimostra decisamente migliore di tanti altri tablet
da 7” presenti sul mercato. Un mercato, quello dei tablet Android, dove le
alternative cinesi e rimarchiate a basso costo non mancano. Google con
il suo tablet a 249€ mette una sorta
di paletto: impossibile fare di meglio
a questo prezzo. Ed effettivamente,
come si può leggere nelle prossime
pagine, questo tablet quello che
deve fare lo fa davvero bene.
Desing: ottimo feeling
La cosa più importante per un dispositivo portatile è l’ergonomia: un
tablet dev’essere leggero, ben fatto,
con un buon grip e facile da prendere
in mano. Il Nexus 7 ha un vantaggio
enorme: può essere preso con una
mano sola, usando l’altra per navigare
e sfruttare al massimo le potenzialità
del touch. Le dimensioni sono quelle
“limite” per la presa a singola mano, e
bastava un pollice in più o un formato di schermo diverso per obbligare
l’utente ad una impugnatura diversa,
problema che dovrà affrontare anche
Apple con il tanto discusso iPad Mini.
Ottimo anche il peso e il grip: il retro
del Nexus è realizzato in un particolare materiale antigraffio leggermente
gommato che offre un ottimo feeling
oltre ad una presa più robusta. Inoltre, cosa di non poco conto, resiste
abbastanza bene alle ditate. Il Nexus
7 è spesso circa 1 cm, ha un profilo
argentato leggermente arrotondato
e uno schermo protetto da un Gorilla
Glass che occupa praticamente tutta
la zona frontale: Jelly Bean, come tutte le distribuzioni Android ottimizzate
per tablet, non ha infatti tasti fisici se
non quelli laterali per l’accensione/
sblocco e il volume. Sopra lo schermo, al centro, una piccola camera
Asus Nexus 7 - 199 DOLLARI (Sito del produttore)
Quality
Longevity
Design
8
8
7
da 1.2 Mpixel per le videochiamate:
manca la fotocamera posteriore, una
scelta questa che di fatto conferma l’uso che Google vuole fare del
Nexus 7, ovvero un dispositivo per la
fruizione di contenuti. Qualcuno ne
sentirà la mancanza, soprattutto per
la realtà aumentata, ma onestamente l’assenza di una fotocamera posteriore non è criticabile. In quest’ottica
vanno viste anche l’assenza di uno
slot MicroSD, di un’uscita MHL per il
video HD a 1080 e l’impossibilità di
collegare all’USB chiavette e periferiche che non siano una tastiera o un
mouse. A tutti piacerebbe avere il tablet perfetto a poco, e effettivamente
con uscita HDMI, slot MicroSD e fotocamera posteriore questo Nexus 7
sarebbe stato praticamente perfetto
ma non era questo l’obiettivo che si è
posto Google, quanto non realizzare
un tablet per le “masse” e non un tablet per lo smanettone che si diverte
a cucinare ROM, attaccare periferiche
e sperimentare applicazioni tweak e
ogni altra diavoleria. Anche perché la
“massa” su Google Play spende, com-
Simplicity D-Factor
7
8
Value
9
Lateralmente i pulsanti di
accensione/sblocco e volume.
Sopra lo schermo, una piccola
camera da 1.2 mpixel per
le videochiamate: manca la
fotocamera posteriore
La presa USB 2.0 e l’uscita
per le cuffie .
segue a pag. 32
n. 54 / 17 settembre 2012
estratto da www.dday.it
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TEST
Asus Nexus 7
superare anche le 10 ore di autonomia mescolando navigazione Web,
riproduzione video e un paio di ore di
gioco. Il gioco è l’altro punto forte di
questo tablet: graficamente i giochi
su questo piccolo schermo rendono
davvero tanto, soprattutto quelli ottimizzati per Tegra 3. Peccato perchè
molti giochi prediligono la grafica e
non tanto il gameplay, quindi dopo
qualche minuto risultano noiosi e ripetitivi. Qui sotto un video completo.
Difficile fare previsioni sul confronto
con il Kindle Fire HD: Google in Italia
paga l’assenza di contenuti, e questo
alla lunga potrebbe portare a vincere Amazon, più attenta sotto questo
punto di vista. Il Nexus 7 comunque,
con la sua “mente aperta” diventerà,
almeno in Italia, uno dei tablet preferiti da chi vuole spendere poco e ave-
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pra film, musica, libri e applicazioni, lo
smanettone al contrario non è così
redditizio. Non mancano comunque un connettore USB 2.0, l’uscita
per le cuffie e, sul lato, quattro piccoli pin per una docking di ricarica
a contatto.
Performance generose
Non si può dire che Asus abbia badato al risparmio con il Nexus 7, anzi, si
parla addirittura di produzione sottocosto. Difficile però pensare che Asus
sia un’azienda che fa beneficienza, e
soprattutto nella versione da 16 GB
che costa ben 50 € in più di quella
da 8 GB (una sorta di prezzo politico)
il guadagno c’è. Nonostante questo
Asus non si è risparmiata: il processore è il Tegra 3 di NVIDIA, quattro
core, oltre uno di servizio, più che
sufficienti per gestire nel migliore
dei modi ogni situazione. All’interno,
oltre al SoC, trovano spazio 1 GB di
memoria RAM, la connettività Wi-Fi,
NFC (finalmente attivo su Jelly Bean)
e un GPS indispensabile per sfruttare al meglio Google Now e la geolocalizzazione.
La versione di Tegra 3 utilizzata sul
Nexus 7 è la T30L, quattro core da 1.2
GHz e 12 core per la GPU: delle tre
versioni di processore Tegra 3 questa
è la meno potente, ma stiamo comunque parlando di un quad-core
(più un core di servizio) su un piccolo
tablet da 7” che deve gestire un sistema operativo ottimizzato per questo
processore. Lo schermo del Nexus
7 è un IPS di buonissima qualità da
1280 x 800: è bene segnarsi questa
risoluzione perché lo rende un tablet
molto particolare. Con 213 dpi infatti
il Nexus 7 rientra per gli sviluppatori
in quella categoria di prodotti denominati “tvdpi” pensata inizialmente
Nella confezione, il Nexus 7, il cavo
USB e l’adattatore per la ricarica
per i TV Android. Il risultato è una
interfaccia che è un misto tra quella
di uno smartphone come il Galaxy
Nexus e quella dei tablet da 10.1”.
La home screen, totalmente in verticale e non orientabile è quella degli smartphone, così come la zona
“setting”. Le applicazioni invece,
come ad esempio la mail, hanno un
layout a due colonne tipico dei tablet. Questa particolare risoluzione
potrebbe portare qualche problemino con alcune applicazioni scaricate
da Google Play, apps pensate per
gli smartphone che sullo schermo
da 7” del Nexus 7 possono apparire
imperfette, almeno sotto il profilo
della grafica. La definizione dello
schermo è decisamente buona, ed è
davvero difficile vedere i pixel da una
distanza di visione consigliata di circa 25 – 30 centimetri. Buona la resa
cromatica, un po’ carente la resa sui
neri: quando navighiamo tra i menù
è visibile la differenza tra la cornice e
lo sfondo nero di Android. Lo schermo in ogni caso ha una buonissima
reattività (merito anche di Jelly Bean
e del suo nuovo sistema touch) e
la sensazione, quando si clicca su
un’icona, è di toccare direttamente il
pannello. Eccellente anche l’angolo
di visione: il display IPS del Nexus 7 è
visibile da ogni direzione, anche con
inclinazioni al limite del possibile.
Unica pecca la luminosità: lo schermo non è brillante come quello di
altri tablet, e soprattutto in modalità
automatica la visione alla luce del
sole non è sempre chiara. La regola-
zione automatica si può ovviamente disabilitare, ma tutti i “nits” in più
si pagano poi in autonomia.
Obiettivo centrato
L’obiettivo di Google è centrato: se
si tratta di navigare sul Web, giocare,
leggere e rispondere ad una email
oppure guardare un video il Nexus
è un buon dispositivo. Il form factor
è particolare: non nascondiamo che
come tablet preferiamo un 10” che
soprattutto con Web e giochi ha
una marcia in più, ma il 7” è più pratico come dimensioni e soprattutto
è perfetto per vedere i film grazie
al formato 16:9. Difficile criticare il
Nexus: la navigazione Web offre velocità e fluidità, l’interfaccia è rapida
e velocissima e anche la ricezione
Wi-Fi è decisamente buona. Interessante anche l’autonomia: considerando le dimensioni siamo riusciti a
re tra le mani un mezzo potente per
provare un po’ a “smanettare” con Android. L’utente occasionale al contrario, che non sa cosa è una ROM e che
vuole solo guardare un film o leggere
una email probabilmente sceglierà il
Kindle. In ogni caso Asus ha fatto un
ottimo lavoro sull’hardware: ora se
Google vuole venderne tanti deve
fare un lavoro parimenti ottimo sullo
store. E di sicuro non sarà facile.
video
Nexus 7 - la videoprova completa
del tablet di Google - DDay.it
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TEST / DSP, cancellazione del rumore, 4 microfoni, controllo via app, NFC: le Zik sono le cuffie più tecnologiche di sempre
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Parrot Zik: le super cuffie “hi-tech”, touch ed NFC
Sfoggiano un design semplice ma molto curato, frutto della matita di Philppe Starck, hanno prestazioni ottime ma il prezzo (349 euro) è elevato
di E. Villa
C
’è chi pensa che, un po’ come
per i diffusori, anche per le cuffie ci sia ben poco di tecnologico da inventare: cambiano i colori, le
forme, la qualità, si passa in una manciata d’anni dal predominio assoluto
delle in-ear al ritorno delle circumaurali, ma il principio di funzionamento
è sempre lo stesso. Parrot non ci sta e
prova a sovvertire il sistema con Zik,
una cuffia circumaurale hi-end che
non solo vuole assicurare buone prestazioni d’ascolto e un design curato,
ma anche tantissime tecnologie di
ultima generazione “piegate” alle esigenze di un paio di cuffie, dal circuito
attivo di cancellazione del rumore al
bluetooth, dal DSP programmabile
fino all’NFC.
Il design, firmato Philippe Starck, è
ispirato alla massima semplicità: nonostante le svariate tecnologie interne, non ci sono pulsanti a vista (grazie
al touchscreen), i microfoni sono nascosti, le linee curate e il tutto suggerisce alla vista un’idea di solidità,
grazie anche all’arco in lega metallica
piuttosto spesso. Tutto questo per
325 grammi di peso, non pochissimi
se confrontati con altri modelli pensati per l’utilizzo domestico ma anche
(e soprattutto) per l’outdoor, laddove
la leggerezza è un plus non indifferente. Se infatti Zik si sposa bene con
l’impianto hi-end del salotto, a cui
può essere collegata col tradizionale
jack, è però pensata per l’utilizzo con
strumenti portatili quali gli smartphone: lo rivelano il Bluetooth, i microfoni
per la ricezione delle telefonate, le
app per iOS e Android, l’NFC e i circuiti di cancellazione del rumore.
Super controllo con l’app
L’idea delle cuffie come piccoli diffusori passivi da collegare a un dispositivo fisso o mobile qui non si applica:
innanzitutto Zik è dotato di una batteria interna che assicura fino a 24
ore di autonomia in stand by e 6 con
tutte le funzioni attivate, ma suona in
modalità passiva (quindi senza funzioni attive) anche a batteria scarica,
per non interrompere mai il flusso
musicale. Facendo parte della “generazione touch”, il padiglione destro è
sensibile al tatto e alle gesture: è così
possibile alzare/abbassare il volume
semplicemente sfiorandolo con il
dito, e lo stesso vale per l’avanzamento e il salto dei brani (movimento sx/dx). In più, lo stesso padiglione
incorpora all’interno un sensore di
movimento, che automaticamente
“mette in pausa” il brano non appena
ci si toglie le cuffie e, viceversa, fa riprendere la riproduzione non appena
le si indossa.
Altra novità importante, e fiore all’occhiello di Zik, è il circuito di noise
canceling: al posto dei “soliti 2”, Zik
incorpora infatti 4 microfoni (2 per
padiglione) per il rilevamento dei
rumori ambientali. Il fatto che due
microfoni siano interni ai padiglioni
consente una rilevazione più precisa
dei rumori realmente nocivi, al punto
che, secondo i dati dichiarati, questo
sistema permette l’eliminazione del
98% del rumore ambientale.
Per quanto riguarda la connettività,
Zik è dotato di Bluetooth (2.1) per il
collegamento senza fili ai terminali
predisposti, oppure in alternativa è
possibile collegare
le cuffie tramite il
cavo fornito in dotazione. Inoltre, Zik
è la prima cuffia ad
essere dotata di tecnologia NFC (Near
Field Communication), il cui sensore
è posizionato sul
Un dettaglio del padiglione auricolare sinistro, si no- padiglione sinistro.
tano il tasto di accensione, uno dei microfoni, la presa Per rendere il pairing
immediato e avviare
jack e la porta USB.
all’istante la riproduzione musicale
da uno smartphone abilitato è così
sufficiente avvicinare lo smartphone
compatibile al padiglione, eventualmente sfiorandolo. Attenzione però:
la nostra prova con Android 2.3 non è
andata a buon fine e, informandoci in
proposito, siamo giunti a conoscenza che il pairing NFC è al momento
disponibile solo con Android Jelly
Bean (e versioni future). Provando infatti la stessa funzionalità con il tablet
Nexus 7, già dotato di Android 4.1, il
riconoscimento è stato immediato
così come il pairing e la trasmissione dell’audio senza fili. Infine, l’app:
Parrot offre agli utenti iOS e Android
un’app di controllo gratuita, Parrot
Audio Suite, scaricabile dai rispettivi
market e dotata di tutte le funzionalità avanzate di gestione del DSP delle
cuffie. Piuttosto leggera e semplice
da usare, l’app permette il controllo
del livello di batteria, l’equalizzazione del suono su 7 bande con svariati
preset, l’attivazione della modalità
DSP Parrot Concert Hall con diverse
opzioni di configurazione e la gestione del circuito di cancellazione del rumore. Particolarmente interessante è
soprattutto la modalità DSP, che offre
non solo quattro ambienti predefiniti
(Silent Room, Living Room, Jazz Club,
Concert Hall), ma permette la personalizzazione di ognuno di essi sulla
base della posizione degli altoparlanti di fronte all’ascoltatore, che può
intervenire liberamente sulla distanza
e l’angolo tra di essi.
Pesano, ma suonano bene
Passiamo alla cosa più importante
in assoluto, ovvero la prova d’uso e
d’ascolto. Per prima cosa carichiamo
la batteria collegando le cuffie a un
notebook via USB, operazione piuttosto rapida. Zik può essere usata
anche a batteria scarica collegandola
direttamente allo smartphone con il
cavetto in dotazione, ma in tal caso
si perderebbe tutto il bello delle funzionalità ad hoc e delle elaborazioni
DSP dell’apparecchio. Come anticipato, Zik è una cuffia dal design curato
e minimale al tempo stesso: peccato
solo che pesi parecchio, e questo in
un prodotto pensato per l’uso outdoor non può che essere un limite,
perchè per il resto (costo escluso), il
responso è positivo. I padiglioni circondano completamente l’orecchio,
che così non è affaticato anche dopo
sessioni d’ascolto prolungate, e la
sensazione di isolamento è discreta;
inoltre, il pairing Bluetooth con iPhone è questione di pochi secondi.
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TEST
I’m Watch in prova
segue da pag. 29
da una homescreen all’altra. I’m Watch
è privo di browser o di client mail (o di
qualsiasi altro tipo) full HTML. Quello
che leggeremo sono essenzialmente
i testi delle notifiche e i subject e mittenti delle mail. I’m Watch non vuole
sostituire uno smartphone infatti, ma
essere semplicemente un compagno
per avere un’anteprima delle comunicazioni. Nel momento in cui scriviamo
l’I’market, l’app store di I’m Watch, non
è ancora aperto e non ci sono altre applicazioni oltre a quelle preinstallate,
che essenzialmente non fanno altro
che proporre dei feed dai servizi che
abbiamo impostato nel nostro account
I’m Cloud. Dove forse però I’m Watch è
più deficitario è curiosamente nell’utilizzo come orologio. C’è un solo tema,
piuttosto basico, a lancette: oltre all’ora
visualizzata sull’home screen e soprattutto non ha alcuna funzione. Per
intenderci non è possibile nemmeno
impostare una sveglia: l’unica è creare
dei promemoria su Google Calendar,
ma non possiamo parlare di vera e propria sveglia con suoneria configurabile.
Non è nemmeno possibile visualizzare
un doppio orario al momento. Come
abbiamo anticipato in apertura, I’m
Watch non è in grado di interagire con
altre app sul telefono o di visualizzare
dati dal telefono, fatta eccezione per la
rubrica. Essenzialmente si tratta di un
collettore di notifiche per i soli (pochi)
servizi configurabili su I’m Cloud. Utile
per vedere se c’è qualche email importante che ci “aspetta” sullo smartphone,
dei messaggi su Facebook o scorrere i
titoli delle notizie più importanti, ma al
momento poco altro. In più c’è il fatto
che la batteria, con la connessione costante allo smartphone via Bluetooth
dura tra le 24 e le 48 ore a seconda dell’utilizzo: in linea con quella di un telefono forse, ma non adeguata alle attese
per un orologio. La funzione vivavoce
è utilizzabile soprattutto in ambienti
non affollati, ma svolge il suo lavoro,
almeno quando non fa andare in crash
l’iPhone, cosa che ci è capitata più di
una volta. I’m Watch importa la rubrica del telefono mediante Bluetooth e
riconosce l’ID del chiamante. Ciò che
non è invece in grado di fare è sincronizzare o visualizzare gli SMS ricevuti. In
sostanza si tratta di un dispositivo sicuramente ben costruito, ma che ha an-
cora ampi spazi di miglioramento, specie per quanto riguarda la versatilità (il
supporto a una sola casella email, per
esempio, è davvero anacronistico) e la
stabilità della connessione in tethering
che troppo spesso è “caduta” durante le
nostre prove. Il produttore sta rilasciando continui aggiornamenti migliorativi
del firmware, per cui restiamo fiduciosi,
in attesa di nuove funzionalità.
ch funziona bene e permette di tenere lo smartphone sempre in tasca;
inoltre, quando ci si toglie la cuffia, il
sensore di pressione presente sul padiglione interrompe la riproduzione,
per poi riprenderla quando Zik viene
nuovamente indossato.
Buona l’efficacia del circuito attivo di
cancellazione del rumore, anch’esso
accessibile via app: l’isolamento dall’esterno è notevole, immediato e si
adatta alle circostanze concrete, e la
qualità sonora ne risente in positivo,
offrendo una buona risposta in gamma bassa e un’estensione apprezzabile. La musicalità è notevole con ogni
genere e il dettaglio non stenta ad
emergere: pregevole soprattutto il
controllo della gamma bassa, che non
si risparmia ma al tempo stesso non
nuoce (salvo equalizzazioni esasperate) all’intelligibilità del quadro. La durata della batteria non è eccezionale
ma in linea con quanto annunciato:
dopo 3 ore di ascolto, con l’impiego
di tutte le funzioni disponibili, l’app ci
comunica un 55% di autonomia resi-
dua. In sostanza, la qualità c’è e a Parrot va il merito di aver creato qualcosa
di innovativo, che vuole coniugare le
esigenze degli appassionati audiofili
con quelle di un mondo tecnologico
che evolve rapidamente e coinvolge
anche un settore tradizionale come
quello delle cuffie. Funziona bene e
mantiene quanto promette, non solo
dal punto di vista tecnologico ma
La configurazione dello smartwatch e la gestione dei servizi avviene online,
utilizzando l’apposito servizio i’m cloud reso disponibile per I’m Watch.
video
Guarda la nostra videoprova
di I’m Watch
TEST
Parrot Zik in prova
segue da pag. 33
Durante l’ascolto è possibile intervenire su un doppio livello di volume ed
equalizzazione: quelli della sorgente
e quelli di Zik. In particolare, agire sul
volume di Zik è quasi indispensabile
per assicurarsi una pressione sonora
apprezzabile: è vero che Zik può essere usata anche come componente
passivo, ma in tal caso non solo non
si può usare il circuito di noise canceling, ma il livello sonoro è piuttosto
basso, anche alzando al massimo il
volume dell’iPhone. Regolati i volumi,
si può procedere con l’equalizzazione, escludendo quella della sorgente:
anche qui possiamo agire su preset
preimpostati oppure sulle 7 bande dell’equalizzatore, ottenendo un
sound personalizzato. Zik riproduce
un suono “neutro” abbastanza equilibrato, per cui si consiglia di intervenire sull’equalizzazione in modo discreto, onde evitare squilibri notevoli
e qualche distorsione. La regolazione
del volume e del “salto traccia” via tou-
anche musicale. Qualche limite? Per
prima cosa il fattore “portabilità” migliorabile (con una riduzione del peso
ed, eventualmente, delle dimensioni,
magari agendo sui materiali) e poi
un costo elevato (349 euro), che per
quanto sia giustificabile dalla tecnologia impiegata lo rende ancora uno
“sfizio” per pochi. Ma le premesse
sono buone...