theship 1 - The Ship Magazine
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S OSOMMARIO MMARIO 3. BJORK un elfo con gli occhi a amandorla e una voce sublime 4. RAGE AGAINST THE MACHINE The Battle Of Modena 6. ALTER BRIDGE una delle rock band migliori del pianeta 7.RECENSIONI Nex-A Clockwork Heart, e, The Gaslight Anthem -The 59 Sound 8. CINQUE ALLEGRI RAAGZZI MORTI L’ invenzione più luminosa di Davide Toffolo Direttore Jacopo Aloisi Condirettore Antonio Leoncini Redazione Maurizio Di Battista Gianni Di Sante Armando Di Sabatino Sito Internet www.theshipmagazine.com E-mail [email protected] Impaginazione e Grafica >Sara Odoardi [email protected] >Graphic In Progress graphic_in [email protected] Stampa Tipografia Rosetana Editore Associazione Eidos 2 TheShipMagazine EDITORIALE Ecco finalmente il secondo numero di The Ship Magazine. L’estate è da poco terminata e con questa uscita vogliamo raccontarvi alcuni dei concerti che hanno caratterizzato il nostro periodo estivo, cercando di regalarvi le stesse emozioni che noi abbiamo provato nel viverle dal vivo. Poi chissà, magari qualcuno di voi era presente. Questo secondo numero servirà anche a introdurvi nell’imminente mondo autunnale, consigliandovi qualche nuova uscita discografica che vi potrebbe accompagnare in questo viaggio. Approfittiamo di queste righe per ringraziare tutti i nostri collaboratori e lettori che ci hanno aiutato in questi sei mesi a raggiungere un discreto successo, tanto da partecipare, come espositori, alla dodicesima edizione del Meeting delle Etichette Indipendenti che si terrà a Faenza il prossimo 29 e 30 novembre. Vi auguriamo una buona lettura, e venite a trovarci anche on-line. Jacopo Aloisi e Antonio Leoncini. Live report Bjork Arena di Verona_28_07_2008 di Dejanira Bada 21,00, Verona, Arena, puntuale come un orologio svizzero, nonostante sia islandese, inizia a cantare una delle più brave e particolari artiste al mondo, Bjork. Scalza, con un vestito d’oro a dir poco eccentrico, la cantante comincia a dimenarsi, accompagnata dal suo gruppo, batteria, dj per basi elettroniche di estremo gusto e raffinatezza, tastiere e fiati a completare lo scenario alle sue spalle. Scenografia minimal, perchè con una voce così non c’è certo bisogno di giochi pirotecnici per far esaltare il pubblico. Impianto e acustica davvero di categoria a rendere il tutto semplicemente magnifico. Di Bjork ce n’è una sola al mondo ed è inimitabile. Molti i vecchi brani eseguiti come “Joga”, “Hunter”, “All is full of love”, “Army of me”, “Hyper ballard”, queste ultime due, terminate con basi elettroniche ampliate e tirate per il lungo, hanno fatto ballare e scatenare tutti in preda a un vero e proprio delirio cosmico. Bjork suona jazz, trip hop, musica classica, rock sperimentale, elettronica..in una parola, fa arte. La follia e il genio sono sempre stati parte integrante di questa cantante, che pur non essendo forse mai stata molto profonda nei testi, con la sua musica e la sua voce ancestrale è sempre stata in grado di farci raggiungere paesaggi interiori a noi stessi sconosciuti. Bjork canta di amore, racconta se stessa, esprime il suo pensiero usando parole semplici, ma è con gli arrangiamenti e l’uso della sua voce come strumento che è in grado di rendere se stessa ermetica, a volte irraggiungibile. Insomma, non alla portata di tutti. La data di Verona, dopo quella di Roma avvenuta qualche giorno prima, apparteneva al tour ufficiale del suo ultimo album “Volta”, disco all’inizio non particolarmente amato dalla critica, ma che il grande apprezzamento del pubblico ha trasformato in un album decisamente di successo. Una citazione particolare per “Wanderlust” uno dei singoli estratti dall’album eseguiti durante il concerto e “Declare indipendence”, brano con il quale Bjork ha deciso di concludere il live durante il bis. Anche in questo caso finale allungato con musica che sarebbe stata perfetta per uno dei peggiori rave in circolazione. Con Bjork solo il meglio, ora e sempre. Di artiste così al mondo non se ne trovano e infatti lei forse non è neanche umana. In realtà è un elfo con gli occhi a mandorla e una voce sublime che arriva da un paese lontano, incontaminato, magico, che non esiste...Forse è stato “solo” un bel sogno... » AUTOMOTIVE INTERIOR SYSTEMS Zona Industriale S. Nicolò a Tordino - 64100 TERAMO - Italy Tel. 39 0861 2070 - Fax 39 0861 2070 424 [email protected] www.industrialesud.com R Pizzeria Forno a legna - Ristorante Lungomare Trieste - tel. 085 8930371 Roseto degli Abruzzi TheShipMagazine 3 The Battle Of Modena di Jacopo Aloisi 14 giugno 2008, come scordare questa data?. Erano nove anni che aspettavo di vedere un concerto dei Rage Against The Machine, esattamente dal quel giugno 1999 (ultima concerto in Italia della band californiana) quando, causa esame di terza media, non mi fu possibile andare all’Heineken Jammin Festival. Questa volta non potevo proprio mancare. E così, insieme a due compagni di viaggio, partiamo alla volta dello stadio modenese, che per l’occasione è occupato da più di ventimila persone munite di birra, t-shirt di svariati gruppi musicali e, sopratutto, tanta adrenalina. A scaldare l’atmosfera ci pensano i nostrani Linea 77 che regalano alla folla sette pezzi, tra cui due cavalli di battaglia come Fantasma e Moka. La folla dimostra il loro apprezzamento nei confronti della band torinese, la quale ringrazia per l’affetto. Dopo una mezz’ora di pausa arrivano sul palco i Gallows, un gruppo punk hardcore inglese. Uno spettacolo indegno per la giornata musicale, dove il cantante gioca a fare il Rotten della situazione sputandosi in faccia e sbraitando parole incomprensibili. La band continua imperterrita il suo spettacolo nonostante dal prato arrivino sul palco bottiglie 4 TheShipMagazine piene e vuote, carta igienica e tappi di bottiglia. Il forntman si permette anche di rispondere alla folla, sputando su di essa e mandandola all’altro paese. Almeno fino all’ennesimo lancio di oggetti e all’abbandono del palco, accolto da un’ovazione. Inizia a salire la febbre per i Rage Against The Machine. L’atmosfera si fa ancora più calda e le persone si ammucchiano sempre più sotto il palco, schiacciandosi l’uno con l’altro e creando una sorte di mare umano pronto a diventare mosso. Sono circa le dieci quando le luci si spengono e una sirena di allarme viene lanciata. Sul palco fanno il loro ingresso trionfale i Rage Against The Machine con indosso gli abiti dei prigionieri di Guantanamo e cappucci neri in testa. Basta solo l’intro di Bombtrack per scatenare il putiferio sotto il palco. Inizia un pogo selvaggio da cui è impossibile, per esperienza personale, scappare. Finito il primo pezzo i quattro californiani vanno dietro le quinte a cambiarsi mentre sul palco si rispengono le luci e, sulle note dell’Internazionale, si innalza la stella rossa. Dopo questo breve stacchetto ecco esplodere la rabbia di Zack De La Rocha in pezzi come Bulls On Parade, People Of The Sun e Testify. La folla impazzita salta e poga a ritmo di crossover regalando un colpo d’occhio imponente, come una gigantesca onda implacabile. I RATM sono quelli di sempre, quelli capaci di regalare esibizioni memorabili da cui è difficile non lasciarsi trasportare. Tom Morello scatenato salta sul palco ed elargisce virtuosismi e assoli di chitarra. Timmy C., rigorosamente a petto nudo, con il suo tatuaggio stile maglietta, mostra tutta la sua cattiveria artistica, scatenandosi e incitando costantemente i fan. Zack De La Rocha presenta una voce ormai matura, non più selvaggia come quella dei primi anni 90, grande punto di forza, come dimostra l’esecuzione di Renegades Of Funk o Down Rodeo. Brad Wilk, con baffetto annesso, detta i tempi come sempre, svolgendo alla perfezione il suo lavoro. La scaletta della serata procede con l’alternanza di brani di battaglia, come Bulleth In Your Head, Know Your Enemy, Guerrilla Radio, Sleep Now In The Fire, e pezzi da un’elevata carica esplosiva come Born Of A Broken Man, Calm Like A Bomb e, sopratutto, Wake Up che scatena l’inferno sotto e sopra palco, con la folla in delirio e Morello e co. degni trascinatori. Dopo una breve e meritata pausa di riposo, la band torna sul palco per gli ultimi due pezzi della serata. Saluto finale con i quattro abbracciati con pugno alzato a ricambiare una vera e propria standing ovation meritatissima, per un’esibizione destinata a rimanere nella mente degli oltre ventimila presenti. » Nonostante quasi un’ora e mezza di concerto ininterrotto i quattro sembrano non essere stanchi e non si risparmiano per il gran finale. Si parte con Freedom scandita dagli intermezzi con cambio prepotente di ritmo e conseguente pogo selvaggio. E si conclude con Killing In The Name, introdotta da un breve discorso di denuncia nei confronti dell’amministrazione Bush, esortando le persone presenti a vivere la propria battaglia facendo sentire la propria voce. Il concerto viene concluso con i ventimila di Modena che urlano a squarcia gola, con il medio alzato, “Fuck you I won’t do what they tell me”, insieme a Zack. MATERIALI PER RISCALDAMENTO E SANITARI Tel. 085 8004519 - 8008503 Via ViaNazionale Metauro,330 7 Tel. 085 8930502 - 8930528 TheShipMagazine 5 → Alter Bridge Live at the Fillmore_Piacenza_Italy_17_06_2008 di Leoncini Antonio → Seconda apparizione italiana per gli statunitensi Alter Bridge che dopo l’uscita di Blackbird, ultima fatica musicale, è riuscita pian piano a scaldare i cuori anche ai fans più scettici, quelli che hanno sempre avuto dei dubbi sulla band ex-Creed. Se nel primo concerto di Reggio Emilia nel 2005 sembrava ancora assistere ad un live di una semi-sconosciuta band venuta dall’estero, arrivando al Fillmore di Cortemaggiore in provincia di Piacenza (che proprio una splendida location non è), mi sono subito reso conto che qualcosa era cambiato, ed infatti nonostante le numerose concomitanze (Radiohead, Bullet For My Valentine e partita della nazionale italiana di calcio) già si avvistava una discreta fila all’entrata del locale. Il compito di aprire le danze spetta ai Mellowtoy, crossover-metal oriented band italiana che riesce a far saltare e divertire l’ansioso pubblico nonostante la non spiccata varietà della loro proposta. Ma ormai sono le 22.00, il Fillmore è piacevolmente stracolmo, si attende solo l’entrata degli hard rockers americani che impiegano davvero pochi secondi ad infiammare la platea...sulle note di ‘Come To Life’ infatti c’è l’esplosione completa, che proseguirà durante tutti 6 TheShipMagazine i brani più potenti e diretti, come ‘Find The Real’, ‘White Knuckles’, ‘Ties That Bind’, ‘Before Tomorrow Comes’ e la grandiosa ‘Blackbird’. Una nota a parte per ‘Metalingus’, vera e propria gemma del repertorio della band, riproposta in maniera monolitica ed a velocità impazzita per la gioia dei nostri timpani. Nonostante l’acustica non sia la migliore, la chitarra di Tremonti non dà tregua, tra riff e assoli che rasentano la perfezione, tecnico e incredibilmente trascinante anche a livello visivo, mentre il singer Myles Kennedy non fa altro che confermare la sua bravura, non risparmiandosi in nessuna canzone, e dimostrando, se ancora ce ne fosse bisogno, di essere uno dei migliori cantanti della scena rock mondiale, riuscendo ad imprimere potenza, tecnica e melodia durante tutta l’ora e mezza della durata del concerto, grazie alla sua ugola che avrà sicuramente sconcertato chi credeva che in sede live non avrebbe mai potuto sostenere quello che sembrava impossibile ascoltandolo su disco. Naturalmente non mancano le ballad nel repertorio degli Alter Bridge, quindi spazio alla splendida ‘Broken Wings’, ‘Watch Over You’ e l’ormai classica ‘Open Your Eyes’, che manda in visibilio l’intero pubblico che collabora al 100% cantando per tutta la canzone, come in ‘Rise Today’, primo singolo dell’ultimo album e brano di chiusura dell’intera serata. Grandiosa la prova anche per il batterista Scott Phillips, visibilmente cresciuto con il passare degli anni, potente e preciso anche nei passaggi più complicati. Trovano spazio nella tracklist anche due cover, una delle quali è ‘Kashmir’, mitica pietra miliare dei Led Zeppelin, che viene riproposta egregiamente anche nell’Alter Bridge-style, ancora una volta soprattutto per la bravura di Kennedy, incredibilmente a suo agio sulle tonalità di Robert Plant, in modo preciso e senza sbavature, sottolineando quelle che sono le radici di un gruppo come il loro, dove regna l’ equilibrio tra il lato più hard e quello più classicamente definito rock. Una bella serata in compagnia di una delle rock band migliori del pianeta, destinata a far parlare di loro solo per la grande musica che riescono a scrivere e per le forti emozioni che riescono a trasmettere. Sono certo che i fortunati presenti a questa magnifica serata non avranno più dubbi sull’effettivo valore, immenso, degli Alter Bridge. » → → ARTISTA_NEX TITOLO_ A Clockwork Heart LABEL_RISING RECORDS di Antonio Leoncini Avreste mai immaginato di ascoltare i Faith No More che suonano thrash? Probabilmente no, ma A Clockwork Heart, secondo album dei britannici Nex ci propone una band che seppur influenzata nel loro sound, riesce ad essere fresca, sfacciata ed avvincente, proponendo una sorta di miscela crossover/rock/metal, sparandoci in faccia canzoni dal piglio melodico e allo stesso tempo metalliche, ipnotiche e soprattutto aggressive, sia per il gran lavoro della sezione ritmica che per l’eclettica voce del singer Ed, in alcuni caso emulando quella di Mike Patton. Gli innesti di pianoforte, synth, cambi repentini di tempo e di sonorità tra un brano ed un altro sono le caratteristiche principali della loro musica. I Nex dimostrano di aver appreso gli insegnamenti dei più grandi unendo a quest’ ultimi anche tanta voglia di stupire, questa volta non solo con i muscoli ma anche con la testa. » ANNO_2008 ARTISTA_THE GASLIGHT ANTHEM TITOLO_The ’59 Sound LABEL_SIDE ONE DUMMY RECORDS ANNO_2008 di Jacopo Aloisi I loro idoli sono Bruce Springsteen, Tom Waits e Joe Strummer. Nel 2007 hanno pubblicato il loro primo lavoro, ‘Sink Or Swim’, riscuotendo un ottimo successo permettendo loro di partire in tour per tutto il 2007 con band del calibro di Against Me!, The Loved Ones e The Draft. Stiamo parlando della punk rock band del New Jersey che ha conquistato tutta la nazione: The Gaslight Anthem. Dopo aver firmato per la Side One Dummy, hanno dato alla luce il loro ultimo lavoro, The ’59 Sound. Dodici brani, ognuno narrante una storia diversa, dal forte impatto reale, vicende vissute, come dimostra anche la voce dal timbro maturo di Brian Fallon. D’altronde parliamo di quattro ragazzi di periferia che riportano la propria vita sotto forma di ballate punk-rock, alcuni dei brani come ‘Great Expectations’, ‘Miles Davis & The Cool’, ‘Here’s Looking At You’, ‘Kid’ e ‘Film Noir’ ti rapiscono, distogliendoti da tutto e da tutti. Un grande lavoro, forse una delle più belle uscite dell’ultimo periodo. The ’59 Sound è sicuramente un disco da acquistare. » OSCAR WILDE TheShipMagazine 7 Cinque Allegri Ragazzi Morti Da settembre a novembre tre uscite...la serie completa della storia dei cinque allegri ragazzi morti. Le storie a fumetti che hanno dato origine al gruppo rock TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI. Horror e sentimento si sposano in storie che hanno anticipato le attuali tendenze che incendiano la fantasia dei ragazzi occidentali. I cinque ragazzi ZOMBI di Toffolo, impossibilitati a crescere o morire, legati a regole di comportamento come nella tradizione dei fumetti classici, sviluppano la loro saga in una serie di 9 avventure. 8 TheShipMagazine Raccolte integralmente in tre volumi sono il modo migliore per incontrare l’immaginario di un grande autore italiano con le sue storie e la sua musica. Ogni volume infatti, in una bellissima confezione simil DVD, conterrà libro e un cd con le musiche dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Insomma, per la prima volta musica e fumetti in un bellissimo oggetto libro. »