Chi controllerà lo sviluppo del comparto agroalimentare mondiale?

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Chi controllerà lo sviluppo del comparto agroalimentare mondiale?
Chi controllerà lo sviluppo del comparto
agroalimentare mondiale?
Introduzione
Non vi è dubbio che il Governo dello sviluppo agricolo ed alimentare a livello mondiale stia
rapidamente cambiando. E’ evidente che, con l’ulteriore aumento della popolazione mondiale, che in
futuro coinvolgerà quasi esclusivamente i Paesi in Via di Sviluppo (PVS), la domanda di cibo si
sposterà sempre più verso Oriente (che conta oltre la metà dei viventi: 3 miliardi 588 milioni sugli
oltre 7 miliardi oggi presenti e che già oggi vede anche una forte richiesta di cibi tipici e di qualità
superiore, sviluppati della cultura occidentale) e verso il Sud del mondo (sia in Africa che nelle
Americhe).
Lo sviluppo economico di diversi Paesi europei è oggi in fase di stallo se non di declino, mentre
l’economia della Cina, del Brasile e di altri Paesi Asiatici e Sudamericani sta ancora progredendo,
coinvolgendo anche il settore agricolo.
Inoltre, tutti i comparti e sistemi agricoli ed alimentari stanno divenendo sempre più globali, con il
continuo aumento dell’importanza economica di relativamente poche multinazionali che –
direttamente o indirettamente – controllano la produzione, la lavorazione, la commercializzazione e
la distribuzione dei principali prodotti alimentari (granaglie e farine alimentari per il consumo
umano e zootecnico, oli e grassi, carni, latte e derivati, bevande (vino, birra, caffé, the, cacao, succhi
di frutta ecc,) e bibite di largo consumo (Coca Cola, Pepsi Cola, succhi di frutta ecc.), ortaggi e
frutta, sia freschi o processati, baby foods, ecc. oltre che la produzione e la vendita di sementi,
macchinari, fertilizzanti, pesticidi ecc.
In questa sede non si prendono in considerazione le droghe di origine vegetale (Coca, Oppio,
Marijuana) che certamente rappresentano oggi nel mondo un potere occulto, ma certamente molto
importante ed economicamente molto potente.
Con la forse troppo rapida globalizzazione e liberalizzazione dei mercati dei generi alimentari e dei
prodotti necessari per la loro produzione, il potere politico tradizionale, che fino a pochi anni fa
poteva efficientemente controllare e condizionare il mercato con blocchi, limitazioni, dazi, tasse ed
imposte su import ed export, con stringenti restrizioni sanitarie locali ecc., sta ormai perdendo mezzi
tecnici ed importanza di fronte al potere economico crescente delle Corporazioni sovranazionali,
specie nei Paesi in cui queste occupano importanti posizioni economiche e sociali.
Inoltre, in futuro, le risorse naturali fondamentali per l’Agricoltura: territorio, acqua, energia, fonti
minerarie e produzione di fertilizzanti, ecc., diverranno sempre più importanti, ricercate, costose ed
indispensabili.
Il nuovo potere economico si potrà estrinsecare in vari modi: restrizioni energetiche, controllo dei
finanziamenti, dei trasporti, dell’industria alimentare, del commercio, della sanità dei prodotti, della
vendita al dettaglio ecc., quasi sempre esercitati e controllati a livelli sovranazionali e non più solo a
livelli locali.
Analisi del commercio mondiale dei generi alimentari
Già oggi, nei confronti del commercio mondiale dei generi alimentari, pochi Paesi controllano ben il
78% delle esportazioni ed il 70% delle importazioni mondiali.
La situazione vale in particolare per il commercio delle commodities fondamentali.
Per quanto riguarda le importazioni di prodotti agricoli in generale, considerando la media di 10
anni dal 1999 al 2008, gli USA hanno importato ogni anno per quasi 60 miliardi (Md) di US$; la
Germania è al 2° posto con poco più di 50 Md; la Cina, il Giappone e l’UK per 40 Md; la Francia è
6°per 35 Md; l’Italia è al 7° posto, con 30 Md.
Per quanto riguarda le esportazioni, sempre 1° sono gli USA con 70 Md di $; seguiti da Olanda con
quasi 50 Md; Francia con 45 Md; Germania con 40 Md; Brasile con 30 Md; 6° Belgio con 25 Md ed
infine, al 7° posto, l’ Italia con 24 Md $.
Produzione e Commercio delle principali Commodities.
Per quanto riguarda i frumenti, la FAO per ora prevede che i prezzi del mercato mondiale, almeno
per il tenero, potrebbero restare abbastanza stabili.
Tuttavia, a fine anno 2013, i prezzi del tenero ”hard red winter” risultavano essere di circa il 16%
più bassi rispetto al fine anno 2012, perché le produzioni in USA ed in Australia sono considerate di
buon livello, anche se sono risultate in aumento le esportazioni verso la Cina ed in calo le produzioni
in Argentina.
Nella Tab. 1 sono citati i 5 principali Paesi Esportatori ed Importatori di granella e farina di
frumento ed il totale mondiale dell’esportazione di granella e farina.
Tabella 1
Commercio Mondiale dei Frumenti nel 2012-2013 ( Tonnellate) ( Dati da USDA)
Primi 5
Primi 5
Paesi Esportatori di Granella
Paesi Esportatori di Farine
1) USA
27.416.000
1) Turchia
2) UE (27)
22.200.000
2) Kazakistan
2.190.000
3) Australia
19.000.000
3) Emirati A. U.
1.000.000
4) Canada
18.976.000
4) EU (27)
967.000
5) Russia
11.289.000
5) Argentina
890.000
Totale 5 Paesi
Totale Mondo
98.881,000
144.736.000 (- 6,4%)(*)
Primi 5
Paesi Importatori di Granella
2.567.000
Totale 5 Paesi
Totale Mondo
7.604.000
12.020.000 (- 17%)(*)
Primi 5
Paesi Importatori di Farine
1) Egitto
8.300.000
1) Irak
1.287.000
2) Brasile
7.400.000
2) Uzbekistan
1.280.000
3) Indonesia
7.140.000
3) Afganistan
4) Giappone
6.598.000
4) Brasile
5) Iran
6.169.000
5) Angola
1.133.000
669.000
651.000
(*) Variazione nel 2013 rispetto al 2012..
Con i suoi 85 milioni di abitanti, l’Egitto risulta essere, con la Cina, il più grande importatore di
frumento (15,4 milioni di tonnellate, previsti nel 2014).
Mentre gli USA sono ancora i più grandi esportatori di frumento (anche se terzo produttore
mondiale dopo la Cina e l’India) il mercato globale risulta essere sempre più differenziato e
competitivo.
Trenta anni fa gli USA esportavano il 40% dei frumenti commercializzati nel mondo, mentre
attualmente gli USA risultano contribuire solo con il 22-25% del totale (a seconda delle annate), con
poco meno di 30 milioni di tonnellate previste per il 2013-2014. Attualmente le esportazioni di
frumento in Europa risultano dell’ordine di 3,5 milioni di tonnellate, con un calo dell’esportazione
francese ed un aumento delle esportazioni della Germania, dell’ UK e dei Paesi dell’Est della UE.
Oltre alla Cina ed al Giappone, che si prevede continuino ad aumentare le importazioni, risultano
importanti importatori di granella di frumento anche molti Paesi emergenti, come l’Indonesia, l’Iran
e le Filippine in Asia, il Brasile, l’ Ecuador, la Colombia, il Perù ed il Guatemala in Sud America ed
Egitto e Nigeria (i più grandi importatori africani), insieme a molti altri Paesi di tale continente,
specie nelle aree tropicali e subtropicali, dove il frumento non può essere prodotto.
A differenza di quanto avvenuto per il mais e la soia, nei frumenti non sono stati sviluppati finora
prodotti OGM, ma soltanto recentemente sono stati prodotti e commercializzati frumenti ibridi,
anche se finora non risultano molto diffusi.
E’ anche previsto lo sviluppo di frumenti perenni, che potrebbero avere, tra qualche anno, maggiori
possibilità di adozione, specie da parte dei piccoli agricoltori dei Paesi emergenti. Infatti, potendosi
così diminuire notevolmente i costi di produzione (per l’ acquisto dei semi, per le lavorazioni – non
più annuali – e con il risparmio, sui fertilizzanti in particolare), tali nuovi materiali potranno avere
maggiore possibilità di adozione da parte dei piccoli produttori, mentre per le coltivazioni industriali
su larga scala, ciò potrà avvenire solo tra qualche decennio, quando la produttività per ettaro dei
frumenti perenni potrà competere favorevolmente con quella delle attuali varietà annuali.
Per le importazioni di frumenti sempre primi sono gli USA con 2 Md $; l’Italia è al 2° posto con 1,8
Md; seguita da Algeria con 1,7 Md; Egitto e Brasile con 1,6 Md; Indonesia con 1,5 Md; Olanda con
1,2 Md di US$.
Per le esportazioni di frumenti gli USA sono al 1° posto con 8 Md $; seguiti da Canada con 4,8 Md;
Australia con 3 Md; Russia con 2,5 Md; Argentina con 2 Md; Kazakistan con 1 Md e Ucraina con 0,8
Md.
Per quanto riguarda la situazione mondiale attuale, la produzione di grano tenero negli ultimi 5 anni,
dal 2010 al 2014, è cresciuta da 140 milioni di tonnellate a 150 milioni; quella del duro, nello stesso
periodo, nel Nordamerica è cresciuta (particolarmente in Canada) da 5,9 milioni di tonnellate del
2010 ai 9,8 milioni del 2014, nel Magreb è passata dal 4,4 al 5,4 milioni, mentre in Europa è calata
dai 9,2 milioni del 2010 ai 7,6 previsti nel 2014. (da Serra, Terra e Vita, n°28, 2014)
In Italia il calo viene oggi compensato con l’incremento delle importazioni dei duri canadesi. Il calo
della produzione del duro nell’area del nord del Mediterraneo (includendo l’Italia, la Francia, la
Spagna e la Grecia) potrebbe eventualmente essere invertito con la costituzione di duri invernali,
oggi praticamente inesistenti, ma eventualmente coltivabili anche nel centro ed est Europa.
Mais. Oggi i 5 Paesi principali produttori ed esportatori di mais forniscono, al resto del mondo, circa
il 90% del prodotto. Il Brasile, nel 2012-2013, con quasi 25 milioni di tonnellate, l’Argentina e l’USA
con 18,6 milioni, la Russia con 15 milioni e l’Ucraina con quasi 13 milioni di tonnellate. (Tabella 2)
I maggiori Paesi importatori sono il Giappone e l’ Unione Europea, seguiti da vari Paesi asiatici e
Messico per circa il 50% del totale importato, che arriva a quasi 100 milioni di tonnellate, per la
maggior parte utilizzate per la produzione zootecnica.
Tabella 2 Commercio Mondiale di Mais nel 2012-2013 ( Tonnellate) (Dati da USDA)
Primi 5
Primi 5
Paesi Esportatori di Mais
Paesi Importatori di Mais
1) Brasile
24.950.000
1) Giappone
2) Argentina
18.690.000
2) EU (28)
3) USA
18.580.000
3) Corea del Sud
14.410.000
11.350.000
8.170.000
4) Russia
15.000.000
4) S.E. Asiatico
7.960.000
5) Ucraina
12.730.000
5) Messico
5.680.000
Totale 5 Paesi
Totale Mondo
89.950.000
95.210.000
Totale 5 Paesi
Totale Mondo
47.570.000
99.430.000
Riso. I 5 principali Paesi esportatori di riso, – usato quasi esclusivamente per la nutrizione umana –
esportano due terzi del totale (pari a circa 39,5 milioni di tonnellate): l’India per quasi 11 milioni, la
Thailandia ed il Vietnam per 6,7 milioni ciascuno ed infine il Pakistan e l’USA ciascuno, per circa 3,5
milioni di tonnellate. (Tabella 3).
I Paesi del Medio Oriente importano riso per quasi 5 milioni di tonnellate, seguiti dalla Nigeria,
dall’Unione Europea, Filippine ed Indonesia per complessivi 11milioni di tonnellate, pari a quasi un
quarto del totale importato.
Per il riso, l’Italia si trova oggi in notevoli difficoltà per quanto riguarda il reddito della sua
coltivazione (la più importante d’Europa), a causa delle importazioni di riso lungo da Cambogia e
Myanmar (ex Cambogia), a costi molto inferiori a quelli sostenuti dalla sua produzione nel nostro
Paese. La liberalizzazione internazionale del mercato sta provocando problemi molto seri ai nostri
coltivatori di questo riso.
In Cina sono stati sviluppati, per le aree tropicali, risi perennanti, già distribuiti agli agricoltori.
Tabella 3 Commercio Mondiale di Riso nel 2012-2013 ( Tonnellate ( Dati da USDA)
Primi 5
Primi 5
Paesi Esportatori di Riso
1) India
10.870.000
2) Thailandia
6.720.000
3) Vietnam
4) Pakistan
5) USA
Totale 5 Paesi
Totale Mondo
6.700.000
3.600.000
3.400.000
31.290.000
39.480.000
Paesi Importatori di Riso
1) Medio Oriente
2) Nigeria
3) EU (28)
4.790.000
2.800.000
1.400.000
4) Filippine
1.399.000
5) Indonesia
650.000
Totale 5 Paesi
Totale Mondo
11.039.000
36.630.000
La soia rappresenta oggi la fonte più importante di proteine di origine vegetale per la produzione
industriale di carne, latte ed uova.
I Paesi maggiori produttori di semi di soia (Tabella 4) sono attualmente il Brasile con quasi 42
milioni di tonnellate di prodotto, seguito dagli USA per quasi 36 milioni di tonnellate e quindi
l’Argentina con quasi 8 milioni ed il Paraguay con 5,5 milioni.
Questi 4 Paesi forniscono oggi ben il 90% delle esportazioni mondiali di soia.
Gli attuali maggiori importatori sono la Cina con quasi 60 milioni di tonnellate, l’Unione Europea
(dei 28 Stati) con 12,5 milioni, il Giappone con 2,8 ed il Messico con 3,4 milioni, il tutto pari a circa
l’80% delle importazioni mondiali.
Data la continua urbanizzazione e l’incremento del benessere, specie in molti Paesi asiatici,
americani ed africani, dobbiamo prevedere un incremento di consumi di carne, latte, uova e quindi
una ulteriore valorizzazione economica e richiesta di soia.
Tabella 4 Commercio Mondiale di Soia nel 2012-2013 ( Tonnellate) ( Dati da USDA)
Paesi Esportatori di Soia
1) Brasile
2) USA
41.900.000
35.910.000
Paesi Importatori di Soia
1) Cina
2) EU (28)
59.870.000
12.510.000
3) Argentina
7.740.000
3) Giappone
4) Paraguay
5.520.000
4) Messico
Totale 4 Paesi
91.070.000
Totale Mondo
100.650.000
Totale 4 Paesi
Totale Mondo
2.830.000
3.419.000
78.629.000
95.560.000
Prodotti zootecnici
Per le importazioni di carne bovina (senz’osso), 1° sono gli USA con 2,5 Md $; seguiti da Giappone
con 2 Md; Russia con 1,3 Md; quindi 4° Germania , 5° Francia, 6° Italia, Messico ed UK nell’ordine,
tutti con poco più di 1 Md.
Per le esportazioni di carne bovina, i principali Paesi esportatori sono 1° Australia con 3,7 Md $;
seguita da Brasile con 3,1 Md; Olanda e USA con 1,7 Md; Irlanda con 1,5 Md; Argentina con 1,25
Md; Nuova Zelanda con 1,1 Md; Germania, Canada e 10°Uruguay con 1 Md; l’Italia è al 13° posto
con 0,4 Md.
Per le importazioni di carne di maiale, il 1°Paese è il Giappone con 3,6 Md; il 2° è l’Italia con 1.7 Md;
3° UK con 0,9 Md; 4° Germania con 0,8 Md; 5° Francia con 0,7 Md.
Per le esportazioni di carne di maiale il 1°è il Canada con 1,6 Md; seguito da Olanda con 1,1 Md; 3°
Spagna con 0,7 Md.
Per le importazioni di pollame, il 1° Paese è UK con 2,3 Md $; seguito da Giappone con 2 Md;
Germania con 1,7 Md; Russia con 1,1 Md; l’Italia risulta essere attualmente autosufficiente
Per le esportazioni di pollame il 1° Paese esportatore è il Brasile con 5 Md; seguito da USA con 3,5
Md; 3° Olanda con 2,2 Md; 4° Francia 1,4 Md; 5°Tailandia e 6° Germania con 1,2 Md e 7° Cina con 1
Md.
Per l’importazione di prodotti lattiero-caseari il 1° Paese è la Germania con 6 Md; l’Italia è 2° con 4
Md; segue l’UK con 3,2; Belgio, Francia e Olanda con circa 3 Md; Spagna con 2 Md $.
Per l’esportazione di prodotti lattiero-caseari la Germania è il 1° Paese con 8 Md; seguono la Francia
con 6,2 Md; Olanda col 5,8 Md; Nuova Zelanda con 5,1; Belgio con 3 Md; l’Italia è 9° con 2 Md $.
(Tutti questi dati sono stati ottenuti da FAO Tradestat.).
Credo sia opportuno menzionare in questa sede la recente pubblicazione di Massimo Andreucci
denominata “L’onnivoro” (Edizioni ULTRA, pp. 190) che riporta un dato agghiacciante: sono 170
miliardi gli animali uccisi ogni anno nel mondo per finire sulle nostre tavole (quasi mezzo miliardo al
giorno!) e la maggior parte proviene da allevamenti intensivi. In Italia risultano essere sacrificati in
media 8 miliardi di capi all’anno. E’ peraltro chiaro che non si può proporre di diventare tutti
vegetariani o vegani, ma di rendere tutti consapevoli dei danni alla salute ed all’ecosistema
provocati in particolare da un consumo eccessivo di carni.
Analisi dei fatturati delle Organizzazioni Multinazionali.
Principali corporazioni operanti in agricoltura
Per quanto riguarda le grandi Corporazioni internazionali operanti in Agricoltura ed Alimentazione,
l’UNCTAD, nel 2009, ne ha valutate ben 150. Secondo il suo rapporto, l’89% (133) sono localizzate in
solo 20 Paesi.
Ben 43 risultavano risiedere in USA (28,7%); 11 in UK; 10 ciascuna in Francia e Germania; 5 in
Italia. In Europa ne sono dislocate il 44%; nei due Paesi del Nord America il 31%, il 22% in 14 Paesi
dell’ Asia e Pacifico ed il 3% nel resto del mondo.
Il fatturato annuo delle 150 più grandi Multinazionali che contribuiscono a produrre, trasformare e
commercializzare gli alimenti è stato stimato essere, nel 2009, pari a 3.200 miliardi di US $.
Tuttavia, di queste 150, solo poche (11) primeggiano in questo settore economico, con la Nestlé
(Svizzera) che domina con un fatturato di 112 miliardi di $, seguita dalla Archer Daniels Midland
USA) con 62 Md; Unilever (Olanda) con 59 Md; Kraft Foods (USA) con 50 Md; Wilmar International
(Singapore) con 31 Md; Danone (Francia) con 22 Md; General Mills (USA) con 15 Md; Kellogs (USA)
con 12 Md ecc.
Complessivamente le 11 maggiori Società Multinazionali fatturano quasi 400 Md.
(Il profitto netto annuale di queste 11 Società ammonta a 59 Md di US$, con la Nestlé che primeggia
con 36 Md di US$. (Dati IMAP, 2010).
Le multinazionali agrochimiche
Per quanto riguarda le grandi industrie Agro-Chimiche per la produzione e la protezione vegetali,
nel 2007, le 10 più grandi multinazionali hanno controllato l’89% del fatturato totale.
Però. solo 5 Compagnie (Bayer, Syngenta, Basf, Dow e Monsanto) hanno coperto il 68% del mercato
mondiale dei prodotti agro-chimici.
La Bayer (Germania) è risultata la 1° mondiale, con vendite annuali di 7,5 Md di $, la Syngenta
(Svizzera) è 2° con 7,3 Md e la Basf (Germania) è 3° con 7,2 Md.
(da Asgrow World ProtectIon News, 2008 ).
Le multinazionali sementiere
In questi ultimi anni l’industria sementiera ha visto un importante ingresso di grandi imprese
multinazionali in questa attività, molte delle quali già di importanza mondiale nel settore
farmaceutico e chimico anche specifico (con fitofarmaci e fertilizzanti) , dedicando in questo
comparto ingenti fondi e competenze biologiche avanzate nella ricerca, specialmente nei
miglioramento genetico e quindi nella diffusione delle sementi, in particolare di vari cereali,
oleaginose e proteaginose, di importanza fondamentale per la nutrizione umana e zootecnica.
Tale iniziativa, operata da queste grandi multinazionali, ha anche prodotto fusioni importanti ed
acquisizioni di ditte sementiere nazionali ed internazionali, nonché una importante diminuzione di
medie e piccole ditte produttrici e distributrici, finora molto diffuse specialmente in tutti i Paesi
sviluppati.
Sono di seguito menzionate (Tabella 5) le 10 multinazionali sementiere più importanti, le loro
percentuali del mercato mondiale totale, il Paese di sede e le più recenti acquisizioni di altre
importanti organizzazioni sementiere finora attuate.
Tali multinazionali già distribuiscono oggi nel mondo quasi il 70% della sementi certificate.
Tabella 5 Le 10 più importanti Multinazionali sementiere
(% delle vendite mondiali di sementi selezionate)
1)
Monsanto
USA
23%
2)
Du Pont
USA
15%
3)
Syngenta
Svizzera
9%
4)
Groupe Limagrain
Francia
6%
5)
Land O’ Lakes
6)
KWS AG
7)
Bayer
Germania
2%
8)
Sabata
Giappone
2%
9)
DLF-Trifolium
10)
Takii
USA
Germania
Danimarca
Giappone
4%
3%
2%
2%
———————————————————————Totale (circa)
Syngenta
68%
risulta da fusione tra Zeneca e Novartis (a sua volta fusione tra Ciba Gaigy e Sandoz).
Monsanto
risulta da acquisizioni di varie altre importanti compagnie, quali Asgrow, Agracetus,
Dekalb, Cargill ecc.
Aventis
nata dalla fusione di Rhone Poulenc (francese) e Hoechst (tedesca) oggi non esiste più:
la componente farmaceutica è oggi Sanofi e quella sementiera è stata assorbita dalla Bayer.
Du Pont
ha acquistato recentemente la Pioneer.
Inoltre, alcune di queste compagnie multinazionali (Monsanto, Aventis, Syngenta, Du Pont e Dow)
producono oltre il 90% delle cultivar transgeniche (OGM) coltivate nel mondo, che hanno
interessato, nel 2013, oltre 174 milioni di ettari.
Indubbiamente la concentrazione di tali imprese, che forniscono gli elementi fondamentali per la
produzione alimentare (sementi, fitofarmaci, concimi chimici) può determinare un impatto
determinante su tutta la filiera produttiva ed in particolare sui produttori agricoli e zootecnici e
quindi su tutta la filiera di produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti alimentari di base.
Inoltre tale oligopolio può determinare una forte diminuzione della biodiversità e della base genetica
della nostre principali colture, esponendole più pericolosamente alla insorgenza e danni produttivi
provocati dalla diffusione di nuove specie e razze di patogeni e/o parassiti in varie parti del mondo.
Anche in Italia, secondo gli ultimi dati disponibili sull’industria sementiera, già nel 2007 le prime 6
più importanti imprese sementiere nazionali controllavano circa il 50% delle più importanti specie
alimentari, con le prime 4 per circa il 40%.
Inoltre, recentemente, una delle più grandi ditte sementiere italiane, forse la produttrice più
importante di sementi di frumenti duro e tenero, la Prosementi di Bologna, che oggi nel nostro Paese
commercializza circa il 40% delle sementi di frumenti duri, è stata assorbita della svizzera Syngenta,
che già in Italia aveva rapporti con la SIS Foraggiera, anch’essa produttrice di sementi di grano
duro, con conseguenze globali ancora non chiare, specie per la filiera del grano duro – paste
alimentari che, con il vino ed i formaggi, risulta essere uno dei settori più importanti dell’industria
agroalimentare italiana.
Tuttavia, le maggiori concentrazioni hanno coinvolto la vendita delle sementi di relativamente poche
specie a livello mondiale: dei cereali e particolarmente di mais, frumenti ed altri cereali, della soia e
del cotone, mentre in altri settori, quali le orticole e le foraggiere, sono ancora presenti, nel mercato
dei vari Paesi produttori, un buon numero di aziende sementiere, anche se tale trend si sta attuando
continuamente (ad esempio, anche la importante ditta europea di sementi orticole Nunhems è stata
recentemente assorbita dalla Bayer).
Comunque, le attuali strategie presenti nell’industria sementiera internazionale, con gli attuali
processi di concentrazione e di integrazione, possono influire in modo determinante sugli
orientamenti della produzione alimentare, sui suoi costi e sulla loro qualità.
Inoltre le strategie delle grandi multinazionali possono anche notevolmente differire dalle strategie
politiche nazionali, che possono perseguire finalità diverse da quelle normalmente perseguite dalle
multinazionali e che possono determinare due risultati:
1. a) una crescente concentrazione e limitazione dell’offerta sia delle sementi (diminuzione della
biodiversità) che dei fitofarmaci e fertilizzanti.
2. b) una crescente correlazione tra l’uso di particolari prodotti chimici e di particolari cultivar
(come, ad esempio, tra Glifosate e cultivar che posseggono il gene che controlla la sua efficacia
come diserbante totale).
Come sempre, occorre che esista un equilibrio tra il potere pubblico e quello privato, così da non
determinare monopoli e superpoteri che possono nuocere ad uno sviluppo equilibrato e rispettoso
delle prerogative e dei diritti e doveri dell’intera società.
Le multinazionali lattiero-casearie
Il mercato del latte è oggi in una fase molto vivace e positiva, con recenti investimenti ed
acquisizioni di importanti gruppi lattiero-caseari mondiali che rafforzano i colossi del settore.
La Danone (Francia) ha co-finanziato, con la russa Damate, uno stabilimento in Russia nel
Bachkortostan ed ha incrementato i suoi investimenti nelle sue basi in Siberia ed in Canada; ha
inoltre acquisito il 49% dei fondi di investimento del gruppo Abraaj (che opera in Burkina Faso,
Costa d’Avorio, Benin, Ghana, Togo e Nigeria ed in altri Paesi africani) e la Yocrunch, produttrice di
yogurt. in USA.
La Yoplayt (Francia) ha realizzato, con la cooperativa francese Sodiaal, un impianto importante per
la produzione di yogurt nell’est della Cina.
La Lactalys (Francia) ha acquisito l’indiana Thirumala che gestisce ben 7 impianti lattiero-caseari
nel sud dell’India.
La Nestlé (Svizzera) ha investito 370 ml US$ per uno stabilimento di produzione di latte per
l’infanzia in Messico.
La Emmi (Svizzera) ha acquisito il 50% del capitale della Mexideli, la principale ditta importatrice
messicana di prodotti caseari.
La Ausnutria (Cina) ha acquisito il 51% dell’olandese Hyproca.
La Lalà (Messico) ha realizzato un investimento in Nicaragua di 50ml di US$ per uno stabilimento
che fornirà prodotti lattiero caseari anche a Honduras, Salvador e Guatemala.
La Dairy Board (Irlanda) ha recentemente acquisito il 75% di Al Wazen Trading, produttore saudita
di formaggi.
(Dati da Informatore Agrario, n° 23/2014)
Le multinazionali dei fertilizzanti
Il mercato dei Fertilizzanti nel mondo è oggi dominato da 7 multinazionali.
La Potash Corp. (Canada) con un reddito netto di 1,1 Md di $ risulta prima, seguita da Yara
(Norvegia) con 1 Md; Mosaic (USA) con 0,94 Md; Israel Chemicals (Israele) e Agrium (Canada) con
0,45 Md; KS (Germania) con 0,3 Md di US$.
Inutile fare commenti in proposito, considerando anche la sempre maggiore dipendenza dei nostri
treni dai fertilizzanti chimici.
I supermercati internazionali.
Per quanto riguarda le vendite al dettaglio dei Supermercati, il fatturato delle 12 più grandi
organizzazioni è arrivato, nel 2010, a 1.320 miliardi di US$.
Con un reddito annuale netto di circa 16 miliardi di US$ la Wal-Mart Stores (USA) è risultata prima
nel mondo; le successive Tesco (UK) e CVS Caremark (USA) hanno redditi netti di 3,5 Md e
Walgreen (USA) di 2 Md. Seguono Carrefour e molte altre.
Tuttavia, tutti questi dati non descrivono completamente la situazione ed il potere delle grandi
multinazionali connesse con la produzione, il processo ed il commercio dei prodotti agricoli ed
alimentari in particolare, perché sono spesso associate insieme a molte altre aziende private, sul cui
reddito non sono facilmente disponibili dati precisi. Inoltre i dati disponibili non prendono spesso in
considerazione i vari Paesi dove queste organizzazioni operano anche con molte sottomarche od
altre associazioni.
Un esempio significativo può essere fornito dalla Nestlé, che controlla o risulta essere finanziatrice,
con varie percentuali, di molte sottomarche, ben note anche in Italia:
Marchi di prodotti di consumo oggi controllati dalla Nestlé
La Nestlé è oggi presente nel mercato italiano ed europeo con i seguenti marchi quasi tutti già
italiani ed acquisiti nel tempo: Acqua brillante Recoaro, After Eight, Alemagna, Antica Gelateria del
Corso, Baci, Bella Napoli, Buitoni, Belté, Berni, Cacao Perugina, Cappuccino, Chef, Contadina,
Cheerios, Chinò, Chocapic, Ciocoblocco, Caludia, Condipasta, Condiriso, Gourmet, Dorè, Ecco…
Franck, Fiorello, Fido, Fontelimpia, Friskies, Fruttolo, Galak, Gingerino Recoaro, Gold Krisp, Guigoz,
King, Kit Kat, La Cremeria Motta, la Valle degli Orti, Le Ore liete, Levissima, LC1, Limpia, Lion,
Lingotto, Locatelli, Lora Recoaro, Maggi, Malto Kneipp, Mare Fresco, Miglioli, Mio Locatelli, Mio
Yougurt, Mirage, Motta (gelati), Nescafè, Nesquik, Nestum, One-O-One, Orzoro, Panna, Pejo,
Perrier, Perugina, Pezzullo, Pizzaiola Locatelli, Quality Street, Recoaro, Sanbernardo, Sanpellegrino,
Sanbitter, Sasso, Santa Maria, Santa Rica, Surgela, Trio, Ulmeta, Vera, Vismara, Voglia di Pizza;
inoltre la Nestlé detiene anche la licenza di commercio dell’Acqua Fiuggi.
Altre importanti produzioni agro-alimentari
Si ritiene inoltre utile riportare dati su altre molto importanti produzioni agroalimentari: (zucchero,
caffé, the, cacao) e sulla produzione e commercio del tabacco e derivati, elencando i principali Paesi
produttori ed in cui importanti Multinazionali esercitano una notevole influenza sulla produzione,
processo e particolarmente commercio e distribuzione di questi prodotti a livello mondiale.
I 10 PAESI MAGGIORI PRODUTTORI DI ZUCCHERO NEL 2012 (1)
Brasile
40 219 000 *
India
28 830 000 *
Cina
14 193 000 *
Tailandia
10 586 600 *
USA
8 179 000 *
Russia
5 203 000
Messico
5 048 469
Pakistan
5 000 000 *
Germania
4 596 232 *
Francia
Totale
4 097 000 *
125 952 301
(1)Tonnellate di zucchero grezzo centrifugato
(*) Stime Licht / ISO
I 10 PAESI MAGGIORI PRODUTTORI DI CAFFE’ NEL 2012 (1)
Brasile
3 037 534
Viet Nam
1 292 389
Indonesia
691 163
Colombia
462 000
Honduras
343 403
Perù
314 471
India
314 000
Etiopia
275 530
Guatemala
272 668
Messico
246 121
Totale
7 249 279
(1) Tonnellate di caffé verde (non tostato)
I 10 PAESI MAGGIORI PRODUTTORI DI THE NEL 2012 (1)
Cina
1 700 000
India
1.000 000 F
Kenia
369 400
Sri Lanka
330 000
Turchia
225 000
Viet Nam
Iran
216 000
158 000 F
Indonesia
150 100
Argentina
100 000 F
Giappone
Totale
85 900
4 425 300
(1)Tonnellate di foglie essiccate
(F) Stime FAO
I 10 PAESI MAGGIORI PRODUTTORI DI CACAO NEL 2012 (1)
Costa d’Avorio
1 485 900 *
Indonesia
936 300
Ghana
879 348
Nigeria
383 000 *
Camerun
268 941
Brasile
253 211
Ecuador
133 323
Messico
83 300 F
Rep. Dominicana
72 225
Papua Nuova Guinea
38 700 *
Totale
4 533 948
(1) Tonnellate di fave di cacao
(F) Stime FAO
(*) Stime da fonte internazionale
Per quanto riguarda la sempre maggiore richiesta di cioccolato, recentemente incrementata
particolarmente in Cina ed in altri PVS, la presenza e la diffusione di nuovi parassiti di questa
specie, sta fortemente influenzando la disponibilità di tale prodotto, che certamente subirà, in un
prossimo futuro, un aumento dei prezzi.
I 10 PAESI MAGGIORI PRODUTTORI DI TABACCO NEL 2004 (1)
N°
Compagnie
Produzione
Qualifica
(miliardi di confezioni)
1)
Philip Morris
2)
BAT
948,5
853,9
Multinazionale
“
3)
Japan Tabacco
417,1
“
4)
Imperial/Reemtsma
233,2
“
5)
Gallaher
170,6
“
6)
Reynold American
7)
Altadis
8)
KT & G
93,0
Indipendente
9)
Yuxi Hongia Tab.
88,9
Impresa di Stato
10)
Shanghar Tobacco
118,7
“
112,6
“
78,8
“
(1) Da :”Global trends in the Tobacco Industry” by Darryl Jayson, V-President Tabacco Merchants
Association (Jan.. 2006) 48° Tabacco Workers Conference, Charleston, USA
Le 4 maggiori Multinazionali del tabacco (entrate finanziarie nel 2013)
■
■
■
■
Philip Morris International (PMI). Il complesso delle entrate finanziarie nel 2013 è stato di 31,2
miliardi di US$, mentre il margine operativo lordo (dedotte le spese di interessi, tasse e
ammortizzazione del capitale) è stato nel 2013 di 13,6 miliardi di US$.
Brithish American Tabacco (BAT). Le entrate finanziarie nel 2013 sono state di 23,9 miliardi di
US$, mentre il margine operativo lordo (dedotte le spese) è stato nel 2013 di 8,8 miliardi di US$.
Japan Tobacco + Japan Tabacco International (IT e ITI). Le entrate finanziarie nel 2013 sono state
di 19,7 miliardi di US$, mentre il margine operativo lordo è stato nel 2013 di 6,7 miliardi.
Imperial Tobacco (IMT). Le entrate nel 2013 sono state di 10,9 miliardi di US$, mentre il margine
operativo lordo è stato nel 2013 di 3,4 miliardi di US$.
Esistono anche altre ditte abbastanza grandi, che però operano essenzialmente solo negli USA (ad
esempio “Altadis”, “Reynolds” ecc.).
NB.
Nel Dicembre 2003 BAT ha acquistato il 100% dell’Ente Tabacchi Italiani (fino ad allora impresa
dello Stato).
Quindi, si può osservare che, siccome molte Multinazionali coprono vari settori: alimentare,
farmacologico, agro-chimico, sementiero, dei fertilizzanti, ecc., attualmente, gli Agricoltori di tutto il
mondo dovranno, direttamente od indirettamente, tener conto della loro presenza e potenza politica
ed economica, specialmente nei Paesi in cui esiste, a livello politico, un buon livello di libertà
economica industriale e commerciale.
Dai dati presentati si può comunque concludere che, attualmente, il potere economico delle
Multinazionali si concentra negli USA ed in Europa, con eccezioni rilevanti, ad es. in Brasile,
Canada, Australia, Nuova Zelanda ecc. per alcuni prodotti alimentari o per altri importanti fattori di
produzione.
L’Europa dei 28 risulta essere abbastanza autosufficiente per il suo commercio ed uso interni, con
l’eccezione della autosufficienza delle granaglie, delle carni e dei fertilizzanti.
Probabilmente, tale situazione potrà rimanere stabile ancora per alcuni anni.
Infatti, al momento attuale, grandi economie emergenti, come Brasile, Russia, India, Cina, e
Sudafrica (BRICS), pur avendo grandi potenzialità, non hanno raggiunto i livelli di USA, Canada e
Comunità Europea.
Inoltre, recentemente, anche altri Paesi stanno realizzando notevoli progressi economici e
produttivi, quali i cosiddetti MINT: il Messico, l’Indonesia, la Nigeria e la Turchia ,
Sta di fatto che, comunque, esiste un monopolio produttivo, industriale e commerciale per cui circa
dal 40% al 90% dei prodotti agricoli, delle vendite al dettaglio e della fornitura dei mezzi produttivi
(energia, macchinari, sementi, fertilizzanti, pesticidi ecc.), sono di fatto controllati, a livello
mondiale, da grandi Corporazioni Supernazionali.
I Governi, gli Agricoltori ed i Consumatori di tutti i Paesi dovranno certamente, in futuro, tener
sempre più presente tale situazione.
Il Potere Politico in Agricoltura.
Il tradizionale Potere Politico, anche nei confronti dell’Agricoltura, deve e dovrà sempre più tener
conto del potere economico rappresentato oggi dalle grandi Multinazionali. Anche la predominanza
attuale del Nord America e dell’Europa dovrà in futuro fare i conti anche con lo sviluppo dei Paesi
BRICS e MINT.
Per poter affrontare tale problema, Il potere politico, finora frammentato in una miriade di Stati di
una certa dimensione (oltre 200), in futuro dovrà essere sempre più esercitato da presenti e futuri
raggruppamenti di Stati, (Unione Europea, USA e Canada, Unioni delle varie aree degli Stati
Africani, Asiatici, Centro e Sud Americani ecc.), come pure mediante le grandi Agenzie
Internazionali, quali le Nazioni Unite, lo IMF (International Monetary Fund), la WB (Banca
Mondiale), oltre al WTO ( World Trade Organization), che del resto hanno già giocato un ruolo
importante nella liberalizzazione del commercio mondiale, includendo alla fine anche i prodotti agroalimentari.
Certamente i Paesi maggiori finanziatori di queste Organizzazioni potranno esercitare importanti
pressioni, anche per quanto riguarda i prodotti derivati o connessi con l’Agricoltura.
Nel caso del WTO i Paesi maggiori finanziatori sono nell’ordine: EU (38%), USA (12%), Cina (11%),
Giappone (5%), Canada (3%) seguiti, nell’ordine, da Sud Corea, Messico, India, Tailandia, Brasile,
Cile(con 2%-1% )ecc.
Analoga situazione per quanto riguarda i finanziamenti alla Banca Mondiale, in cui il numero di voti
disponibili è proporzionale al finanziamento nazionale (USA, 16%; Giappone 9%; Germania, Francia
e UK, 4%- 5%; Canada, Cina, India, Italia, Russia, Arabia Saudita, 3%; Olanda, Brasile, 2%, ecc.
E’ anche chiaro, però, che le grandi Aziende Transnazionali potranno sempre più essere anche in
grado di influenzare le decisioni dei Rappresentanti politici dei Paesi ed i Funzionari Direttivi delle
Organizzazioni Internazionali.
Solo l’aumento del numero dei Paesi consorziati e con un buon grado di sviluppo potrà diluire in
futuro l’attuale concentrazione del potere in poche aree del pianeta.
Le Risorse Naturali connesse con la Produzione Agricola.
I terreni coltivabili
E’ evidente che al primo posto, riguardo l’importanza delle risorse naturali, è la disponibilità di
terreni coltivabili.
Oggi circa il 75% dei terreni agricoli mondiali utili sono dislocati in solo 25 Paesi su oltre 200 di una
certa dimensione (non considerando quindi, Stati come San Marino, Andorra, Montecarlo, il
Vaticano, varie piccole isole, ecc.) .
Esistono attualmente anche, tra i Paesi, cospicue differenze riguardo il terreno agricolo utile per
abitante: dagli oltre 20.000 mq (2 ettari) per abitante dell’Australia, ai 15.000 del Kazakistan, 14.000
del Canada, 10.000 del Niger, 8.000 della Russia, 7.500 dell’Argentina, 7.000 dell’Ucraina, 5.000
degli USA, per arrivare ai 3.000 della Francia, 2.000 dell’Italia ed ai 300 mq (un orto di 10mt X 30
mt ! ) dell’Egitto.
(Dati FAOSTAT)..
Inoltre, in moltissimi Paesi, tra cui anche l’Italia, processi di urbanizzazione incontrollata e
l’abbandono di terreni ritenuti ormai marginali, stanno continuamente riducendo la disponibilità di
tali risorse, certamente fondamentali per la produzione alimentare. Inoltre gioca un ruolo molto
importante in Italia l’eccessiva frammentazione della proprietà dei terreni agricoli che incrementa il
mancato uso del territorio utile.
Sono questi problemi fondamentali che richiedono azioni immediate da parte delle Autorità centrali
e locali competenti che però vedono, specie nelle urbanizzazioni, fonti di maggiori introiti economici
immediati (tasse, consumi ecc.)
Le acque disponibili
Anche riguardo la disponibilità di acqua dolce per l’ irrigazione, occorre notare che ben il 67% è
presente in abbondanza in solo 15 Paesi, su oltre 200.
Per la disponibilità idrica al primo posto vi è il Brasile, con oltre 8.000 miliardi di metri cubi, seguito
da Russia con 4.500 Md; USA, Canada e Cina con 3.000 Md, Colombia, Indonesia, Perù, India con
2.000 Md, seguiti dalla R. P. del Congo, Venezuela, Bangladesh, Myanmar, Cile, Vietnam con circa
1.000 Md di metri cubi. L’Unione Europea dispone oggi, globalmente, di circa 1 miliardo di metri
cubi di acqua utile per l’irrigazione
(Dati FAO Aquastat).
I fertilizzanti
Per quanto riguarda la produzione di fertilizzanti azotati, oggi vengono prevalentemente prodotti
con l’uso di energia, usando l’azoto presente nella nostra atmosfera. Quindi la loro disponibilità è
legata a quella dell’energia.
Per quanto riguarda la disponibilità dei principali fertilizzanti di origine minerale (prevalentemente
Fosforo e Potassio), necessari per l’Agricoltura, occorre distinguere tra le risorse minerarie e la
trasformazione industriale delle fonti naturali in fertilizzanti utilizzabili per le concimazioni e la loro
commercializzazione.
Per quanto riguarda i fosfati naturali, il 77% sono dislocati in Marocco e nel West Sahara, il 6% in
Cina, il 4% in Algeria, il 3% in Siria, il 2% ciascuno in Giordania, Sud Africa, USA e Russia.
Tuttavia, i principali Paesi produttori di concimi fosfatici lavorati sono la Cina con oltre 60 milioni di
tonnellate annue, gli USA ed il Marocco-West Sahara con 25 Ml/tonn, la Russia con 10 Ml/tonn, la
Turchia con 8 Ml/tonn.
Per quanto riguarda le riserve minerali del potassio i maggiori giacimenti sono dislocati in Canada
per il 47%, in Russia per il 36%, in Bielorussia per l’8%, in Brasile per il 3%. Notevoli quantità di
minerali di potassio risultano essere presenti anche in Ucraina, ma finora sono stati poco utilizzati.
Per quanto riguarda la produzione di fertilizzanti potassici, per l’uso agricolo, il primo produttore è il
Canada col 47% del totale prodotto nel mondo, seguito dalla Russia con il 20%, dalla Bielorussia col
15%, dalla Cina e dalla Germania col 9%, da Israele per il 6% e dalla Giordania per il 3%. (Dati da
US Geological Survey , 2011).
La disponibilità di energia
In solo 38 anni (dal 1973 al 2011) si è verificato nel mondo un incremento del 114% delle forniture
energetiche mondiali. (vedi Tabella 6)
Nella Tabella 6 sono espresse le distribuzioni percentuali regionali di energia nel Mondo, in cui sono
evidenti: più che il raddoppio delle fonti energetiche usate e le variazioni verificatesi nelle diverse
aree del pianeta in tale periodo: con l’OECD che è diminuita dal 61,2% al 40,5%, con l’Asia che è
passata dal 12% nel 2011 al 33% dei consumi locali nel 2011, il Medio Oriente dallo 0,8% al 4,9% e
l’Africa dal 3,5% al 5,3%.
Tabella 6
TOTALE DELLE FORNITURE ENERGETICHE MONDIALI
Distribuzioni Regionali dal 1973 al 2011 (%)
Aree
1973
Paesi OECD
61,2 %
Medio Oriente
Europa non OECD
2011
40,5 %
0,8 %
15,4 %
4,9 %
9,0 %
Cina
7,0 %
Asia (esclusa Cina)
5,5 %
Africa
3,5 %
Trasporti
20,9 %
12,1 %
5,3 %
3,0 %
TOTALE (MTOE)
2,8 %
6.109
13.113
(Milioni tonn. equivalenti di petrolio)
Da IEA (Intern. Energy Agency) Key World Energy Statistics (2013).
Dall’indagine di Mediobanca del Luglio 2012 (vedi Tabella 7) sulle Multinazionali, appare che le 10
più grandi sono quelle del settore energetico (8) e dei trasporti su strada (2).
In tale documento sono esposti dati sul panorama internazionale, sui trend di crescita, sui budget,
sulla loro distribuzione geografica e sulla concentrazione di capitali che sono in grado di generare le
Multinazionali.
Sono colossi economici con beni superiori ai prodotti interni lordi (PIL) di molte Nazioni, anche di
notevoli dimensioni.
Tabella 7 LE PRIME 10 MULTINAZIONALI MONDIALI
Multinazionali
Asset (attivo annuo in miliardi di €)
1) Toyota (Giappone)
2) Royal Dutch Shell (Anglo-Olandese)
287,0
263,0
3) Gasprom (Russia)
258,8
4) Exon Mobil (USA)
255,9
5) Volkwagen (Germania)
231,0
6) Petrochina (Cina)
7) Petrobras (Brasile)
8) BP (UK)
9) Chevron
213,0
200,0
(USA)
10)Total (USA)
Totale
230,31
158,3
151,6
2.248,9 (miliardi di €)
Tra i settori che hanno avuto maggiori benefici dall’incremento della disponibilità di energia risulta
essere quello dei trasporti su gomma e della produzione e vendita di carburanti di origine fossile.
In tale documento risulta anche che nelle prime 20 compagnie del mondo figurano anche le italiane
ENI (12° posto in classifica) ed Exor (gruppo Agnelli) al 20° posto.
Sono inoltre incluse nella lista mondiale altre 13 multinazionali italiane (ENEL, Telecom Italia,
Finmeccanica, Riva, Prysman, Luxottica, Pirelli, Italcementi, Confida, Parmalat, Barilla, Marcegaglia,
Danieli e Menarini., più 3 altre che hanno azionariato italiano, ma sede nel Benelux (Ferrero, STM e
Tenaris).
Nel 2011 il fatturato delle multinazionali è cresciuto dell’ 8,8% in Europa, del 11% in Nordamerica,
del 12,1% nell’area Russo-Asiatica e del 15% nel resto del Mondo.
Nelle 3 tabelle successive sono esposti i dati pubblicati dalla IEA (International Energy Agency) nel
2013, nel documento “Key World Energy Statistics”. Rispettivamente, nella Tabella 8 sono citati i
primi 10 Paesi produttori ed importatori di petrolio. Nella Tabella 9 sono citati i 10 maggiori Paesi
produttori ed importatori di gas naturale. Infine, nella Tabella 10 è esposta la lista dei 10 Paesi del
mondo con più elevata capacità di raffinazione di petrolio grezzo.
Quest’ultima tabella è stata inserita anche per avere una idea più precisa della posizione italiana in
merito alla disponibilità di energia di origine fossile.
Tabella 8. I 10 PAESI MAGGIORI PRODUTTORI ED IMPORTATORI DI PETROLIO
Produttori (2012)
Importatori (2011)
Paesi
Mil/ton
% mondiale
Paesi
Mil/ton
Arabia Saudita
544
13,1
USA
500
Russia
520
12,6
Cina
251
USA
387
9,2
Giappone
177
Cina
206
5,0
India
172
Iran
186
4,5
Corea
125
Canada
182
4,4
Germania
90
Em. Arabi Uniti
163
3,9
Italia
77
Venezuela
162
3,9
Francia
Kuwait
Iraq
152
148
Resto del Mondo
1492
Totale Mondo
4142
3,7
3,6
36,0
100,0
64
Singapore
Olanda
58
57
Altri Paesi
508
2.079
Tabella 9. I 10 PAESI MAGGIORI PRODUTTORI ED IMPORTATORI DI GAS FOSSILI
Produttori (2012)
Paesi
Importatori (2012)
Mil/mc
% mondiale
681
19,8
USA
Russia
656
19,1
Paesi
Mil/mc
Giappone
Germania
122
70
Qatar
160
4,9
Italia
68
Iran
158
4,6
Corea
48
Canada
157
4,6
Turchia
45
Norvegia
115
3,3
USA
Cina
107
3,1
Francia
Arabia Saudita
95
2,8
UK
37
Olanda
80
2,3
Cina
36
Indonesia
77
2,2
Ucraina
32
33,5
43
43
Resto/ Mondo
1,149
Totale Mondo
3.435
Tabella 10.
CAPACITA’ DI RAFFINAZIONE DI PETROLIO GREZZO
100,0
Altri Paesi
283
Totale
827
(migliaia di barili/giorno) (Dati del 2012)
10 Paesi
X 1000/barili/giorno
USA
17,647
Cina
Russia
% del totale mondiale
18,2
13.000
5.605
13,8
5,8
Giappone
4.574
4,7
India
4.442
4,6
Corea
3.053
3,2
Germania
2.132
2,2
Arabia Saudita
2,116
2,2
Italia
2.094
2,2
Brasile
2,006
2,1
Resto del Mondo
Totale Mondo
39.805
96.884
41,0
100,0
Crediamo di poter constatare che l’incremento del 700% della popolazione umana dagli inizi del
1800 ad oggi ( in solo 7- 8 generazioni ! ), oltre al grande incremento della conoscenza, sia dovuta
principalmente alla sempre crescente disponibilità di energia, prevalentemente legata al consumo
dei combustibili solidi, liquidi e gassosi fossili, che ha permesso un enorme sviluppo delle industrie
di ogni tipo ed in particolare di quella dei trasporti, specialmente su ruote gommate.
Pensiamo alle fabbriche di automezzi, di camion, di pullman, ai rivenditori, ai meccanici e
carrozzieri, ai gommisti, ai rivenditori di pezzi di ricambio; alle assicurazioni, alle banche che danno
prestiti per gli acquisti, ai miliardi di umani che si servono privatamente e collettivamente degli
automezzi; a tutta la filiera del petrolio, per i vari tipi di carburanti; a tutti i sistemi stradali ed
autostradali, con pavimentazioni specifiche per le ruote gommate, a tutti i servizi autostradali
connessi, alle illuminazioni, ai caselli; alla manutenzione di tutto il sistema; ai ponti, e viadotti
costruiti “ad hoc”, a tutto il sistema informativo collegato alla transitabilità; alla polizia stradale, ai
vigili del traffico, ai sistemi di controllo (semafori ecc.); infine, alla enorme quantità, diversità e
valore delle merci trasportate… la lista non ha fine!
E’ quindi evidente come questa enorme filiera coinvolga oggi, in tutto il mondo, interessi sociali ed
economici che non hanno uguali e che dovrebbe essere considerata con molta più attenzione da tutti
i Governanti.
I cambiamenti climatici
Infine, per quanto riguarda i possibili cambiamenti climatici, derivati principalmente dall’effetto
serra, causato dall’incremento in atmosfera di CO2, metano ed altri gas-serra, prevalentemente
legati al sempre crescente consumo dei combustibili fossili, si prevede che tali fenomeni non
potranno che aumentare, specie in aree già affette in particolare da carenze d’acqua, da elevate
temperature, da sempre più gravi problemi di desertificazione, nonché da incrementi di alluvioni ed
erosioni, con gravi perdite della produttività degli attuali suoli disponibili.
Certamente ora questo problema sta preoccupando sempre di più, anche se finora non è certo stata
sviluppata sia a livello locale che a livello internazionale, una politica organica di controllo e di
efficiente soluzione dei vari e difficilissimi problemi connessi.
Conclusioni finali.
Nei prossimi decenni, l’ulteriore incremento della popolazione mondiale e l aumento delle
conseguenti esigenze alimentari, dei costi energetici connessi, uniti al possibile decremento delle
risorse naturali di base (terreni, acqua, fertilizzanti ecc,), e degli svariati mezzi tecnici richiesti,
avranno un quasi certo incremento dei costi degli alimenti, che potrà essere contrastato solo con
l’aumento della produttività per unità di superficie utile.
Quindi la soluzione di tali problemi dovrà contare principalmente sui progressi della ricerca in
agricoltura, approfondendo e finanziando particolarmente le ricerche pubbliche nella genetica
applicata, nella fisiologia vegetale ed animale, nella lotta ai parassiti, nella maggiore utilizzazione
delle energie alternative, nel controllo dei problemi ambientali creati dall’uomo, così da
incrementare la produttività degli operatori agricoli, agroindustriali ecc., che quindi non dovranno
dipendere prevalentemente dalla ricerca delle compagnie multinazionali private.
Inoltre, il potere politico, finora frammentato in una miriade di Stati (oltre 200), dovrà in futuro
essere sempre più esercitato da presenti e futuri raggruppamenti di Stati, (Unione Europea, Unioni
degli Stati Africani, Asiatici, Nord, Centro e Sud American) per essere in grado di disporre ed
attuare le norme necessarie ed idonee a controllare efficacemente le attività delle Organizzazioni
multinazionali private, a favore delle loro popolazioni.
Tutto ciò, considerando anche che, negli ambienti tecnici internazionali competenti (FAO) si parla
addirittura della necessità di raddoppiare, nel 2050, l’attuale produzione e quindi la disponibilità
degli alimenti necessari.
L’Agricoltura dovrà quindi tornare ad essere considerata un fattore primario di sviluppo e di avere
una molto maggiore considerazione non solo da parte della classe politica, ma in particolare anche
da notevoli frazioni della attuale società umana, che ancora ritiene che la produzione del cibo sia
una attività primitiva ed umiliante, di livello e considerazione inferiori a diverse altre attività (che,
tra l’altro, invece, sono spesso molto meno utili e produttive e spesso anche addirittura parassitarie
!). Lo sanno bene il miliardo di esseri umani di ogni età che ancor oggi soffrono la fame!
Prof. Alessandro Bozzini
già Docente Universitario e già Dirigente FAO, CNEN, ENEA.
Via Arenula 41, 00186 Roma, Italia.
tel. 06 64760138 cell. 039/ 3391055539
e-mail: [email protected]
Per informazioni sull’autore: www.alessandrobozzini.it
Con la collaborazione di:
Nicolas Sakoff (FAO, Statistic Division, Roma)
Valerio De Paolis (INEA, Roma).