Veicoli militari per il cinema

Transcript

Veicoli militari per il cinema
Mestieri
Veicoli militari per il cinema
Una passione tra Italia e America
di Filippo Polenchi
C’è una ripresa cinematografica. Un camion tedesco Magirus Deutz originale della Seconda
Guerra Mondiale, recuperato tramite un collezionista di Torino, che a sua volta l’aveva scovato in Germania dove aveva servito gloriosamente il sistema gastronomico alemanno negli
ultimi 65 anni, trasportando pagnotte e panini,
è prima rimesso a nuovo e poi fatto saltare per
aria. Per due volte. A Marco Calugi, che assiste
alla ripresa, piange il cuore, ma quando scopre che nel film quella scena è tagliata si sente
morire ancora di più. È la freddezza dei registi,
spendere cifre folli per qualcosa che neanche
comparirà sullo schermo. Ma quello che c’interessa, di questa breve scenetta, è Marco Calugi,
l’uomo che può piangere di fronte a un camion
fatto saltare per aria.
Ci siamo imbattuti in Marco e nel suo sito internet
www.ww2gothiclinemilitaryvehiclescinema.it.gg
e da qui abbiamo scoperto che Marco ha lavorato al film Miracolo a Sant’Anna, di Spike Lee e
che sul suo sito recita l’annuncio: “Contattateci
siamo in grado di fornire praticamente QUALSIASI veicolo militare e civile del periodo 19391945 per una giornata (manifestazioni-raduni)
e per cinema-fiction televisive piccole medie e
grandi produzioni”.
Ci è sembrato interessante, perciò, conoscerlo.
Anche perché tecnici come Marco Calugi e gli
uomini della sua Associazione sono mattoni indispensabili per costruire un film, ma spesso non
hanno la rilevanza della quale meritano. Il regista, gli attori, il produttore e finanche le grandi fabbriche di effetti speciali USA assurgono
all’Olimpo del cinema, ma raramente figuranti
speciali, gente come Marco, del quale parleremo
nelle righe che seguono, si conquistano le prime
pagine di qualche rotocalco cinematografico. È
questa una buona ragione per scrivere di loro.
Per incontrarlo devo attraversare, con un treno,
la pioggia di Prato, Pistoia e via ancora Pescia,
Lucca, fino a Viareggio. Sul treno, un convoglio
caldo e silenzioso, sul quale praticamente ci sono
soltanto io, sento per la prima volta la pioggia che
batte ai finestrini non con la furia di un temporale
che si dibatte, ma con la cronometrica precisione
di un ticchettio che accompagna verso il sonno.
È in questo clima di torpore, nella luce livida e
negli acquitrini squallidi del paesaggio, che mi
Nuove direzioni • n. 8 marzo-aprile 2012
34