La comunicazione nell`era di Internet e i rapporti tra gli operatori
Transcript
La comunicazione nell`era di Internet e i rapporti tra gli operatori
La comunicazione nell’era di Internet e i rapporti tra gli operatori nella catena del valore Il processo di convergenza dell’era digitale coinvolge gli operatori del mondo della rete in senso integrale e multidirezionale. Le società di telecomunicazioni entrano nella filiera di internet in parte come produttori di contenuti, ma soprattutto come fornitori dei servizi di rete, con una struttura dei rendimenti che, al progressivo declinare dei ricavi della telefonia, si lega in misura crescente alla gestione dei punti di accesso del traffico dati. La convergenza comporta un’integrazione verticale degli operatori di telecomunicazioni retail con le infrastrutture, ma li vede anche diversificarsi in senso orizzontale verso un’offerta di servizi multipiattaforma quadruple play (pacchettI di telefonia fissa e mobile integrati con i servizi di accesso internet e pay-tv). La progressiva affermazione degli over the top, i grandi produttori di contenuti e applicazioni come Google e Apple, si sta traducendo sempre di più una loro estensione sulla catena del valore della comunicazione, con una verticalizzazione anche a monte della filiera. E’ il caso di Google, la cui presenza spazia non solo in tutti i servizi a valle, inclusi i dispositivi, ma ricopre anche una crescente rilevanza nella fornitura di servizi di connettività. In un mondo della comunicazione che ha nel suo centro la rete, la sovrapposizione tra produttori di contenuti e provider dei servizi di connettività è sempre più intensa, con effetti rilevanti sul contesto competitivo. Il dualismo connettività-contenuti innesca a livello teorico una serie di esternalità positive tra gestori dei punti di accesso e gli altri operatori della rete. I produttori di contenuti, editori, internet company e gli stessi utenti, competono sul mercato della rete nella fornitura di servizi e applicazioni sempre più affamate di banda larga, la cui diffusione stimola la realizzazione di reti di nuova generazione. Viceversa, la maggiore disponibilità di banda in fibra ottica e la copertura ADSL e della banda larga mobile (HSPA/LTE) moltiplicano le occasioni di fruizione multimediali. I grandi over the top e i gestori delle content delivery networks1 occupano oggi una percentuale superiore al 50% della banda, ricavando un’ampia fetta di fatturato dalla massimizzazione dei volumi di traffico immessi nella rete. Pur beneficiando di un incremento dei ricavi derivanti dall’ampliamento del perimetro delle attività permesso dagli over the top, gli operatori di telecomunicazioni registrano una sostenuta crescita dei volumi di traffico nelle reti, da cui derivano elevati costi per la manutenzione e l’upgrade delle infrastrutture. Allo stato attuale, il principio della net neutrality (clausola che obbliga i provider a consentire l’accesso ai contenuti a tutti gli utenti in maniera egualitaria) investe anche i top player di internet, che accedono alle reti in peering gratuito, occupando gran parte della banda con la loro attività trasmissiva, senza riconoscere ritorni economici alle società di telecomunicazioni che finanziano la manutenzione e la realizzazione delle reti. Il conflitto distributivo tra costi e proventi nella filiera di internet espone il sistema al rischio di investimenti in infrastrutture e contenuti inferiori al livello socialmente ottimale. Un tema scottante in un momento in cui lo switch alle reti di nuova generazione è una condizione non più sufficiente, ma necessaria per il mercato italiano, quanto in generale per quello europeo. Una possibile soluzione al conflitto distributivo è offerta dagli strumenti di traffic management, che permettono ai gestori dei servizi di reti di differenziare gli accessi per diversi livelli di qualità e costi, ma misure di questo genere intaccano il principio della net neutrality, proponendosi come oggetto di discussione da entrambe le sponde dell’Atlantico, Gli operatori di telecomunicazioni sostengono che l’utilizzo di questo strumento non comprometterebbe la funzionalità dei servizi di base trasmessi in modalità garantita, costituendo però una fonte di reddito addizionale per rafforzare le capacità di investimento delle imprese e di adeguamento della capacità di rete. Le internet company per converso segnalano che le attuali tendenze all’integrazione verticale e orizzontale delle attività della catena del valore, nonché la rapida evoluzione dei rapporti commerciali nella realtà dell’ecosistema digitale, rischiano di intensificare gli effetti anticoncorrenziali potenzialmente connessi alle pratiche di traffic management, soprattutto nel contesto delle offerte quadruple play. Da un punto di vista commerciale, la maggiore problematicità è legata all’assenza di un rapporto diretto tra operatori di rete e grandi internet company, entrambi remunerati dall’utente finale, gli l’OTT dal consumatore oppure l’inserzionista pubblicitario, gli operatori di telecomunicazioni dall’utente di rete attraverso canoni flat. Un’evoluzione degli accordi di interconnessione potrebbe prevedere negoziazioni dirette i detentori delle reti e OTT produttori di contenuti veicolati sulle reti, risolvendo sul piano del mercato il problema distributivo. Un’alternativa di policy è invece rappresentata dall’opportunità di coinvolgere le grandi over the top all’interno del quadro regolamentare previsto dalle legislazioni nazionali o sovranazionali, a cui si associa la possibilità di sottoporre la relazione tra i nuovi giganti della rete e i tradizionali operatori delle telecomunicazioni ai tradizionali schemi di diritto della concorrenza. A livello comunitario è attualmente assente una previsione legislativa, fatta 1 Le CDN sono le “Rete per la consegna di contenuti" da Content Delivery Network, termine coniato sul finire degli anni novanta per descrivere un sistema di computer collegati in rete attraverso Internet, che collaborano in maniera trasparente, sotto forma di sistema distribuito, per distribuire contenuti (specialmente contenuti multimediali di grandi dimensioni in termini di banda, come l'IPTV) agli utenti finali ed erogare servizi di streaming audio e video. eccezione una mozione pro concorrenziale della Commissione che esamina l’ipotesi di dividere Google dalla funzione di motore di ricerca e targetizzarlo in funzione delle rendite commerciali. A livello nazionale l’Agcom aveva proposto di includere le over the top (Google in particolare) nel Sistema Integrato delle Comunicazioni, in modo da rendere la società passibile della disciplina regolamentare nazionale e operare un intervento di ripristino concorrenziale2. L’intervento è stato accusato a suo tempo di avvantaggiare Mediaset in ragione del forte incremento del plafond pubblicitario generato dall’inclusione di Google nell’elenco di operatori, ma di fatto, l’effetto di bilanciamento derivato dalla ricomprensione nel quadro regolamentare avrebbe probabilmente controbilanciato gli effetti negativi di diluizione dell’impatto degli altri operatori (Mediaset). 2 Inizialmente sembrava possibile definire un inquadramento di Google nel SIC attraverso un’interpretazione in via non legislativa della legge Gasparri (articoli 43 e seguenti), ipotesi poi decaduta. l’Agcom chiesto che Google fosse tenuto al deposito dell’informativa al Registro Operatori delle Comunicazioni, un accorgimento che, seppur non in via sostanziale, avrebbe almeno dato l’indirizzo di un incremento della trasparenza e dell’informativa pubblicata dalla società. Google ha impugnato il ricorso al TAR, tuttora pendente. In ogni caso la necessità di una previsione legislativa per riuscire a includere Google nel quadro regolamentare, senza la quale è del tutto impossibile applicarvi il diritto della concorrenza nazionale ed europeo.