Maultasch: nel Medioevo la prima femminista

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Maultasch: nel Medioevo la prima femminista
Formazione e cultura – Weiterbildungsorganisation
MARGARETE MAULTASCH
CONTESSA DEL TIROLO 1318 –1363
Dott.ssa Barbara Ricci
Conferenza: “Le tre figlie della storia (relazione del 23 aprile 2013)
Figlia di Adelaide von Braunschweig e di Enrico, duca di Carinzia e conte del
Tirolo, Margarete detta Maultasch (bocca larga) all’età di 12 anni viene data in
sposa a Giovanni di Boemia, di tre anni più giovane di lei. Alla morte del padre
Margarete si trova a governare, giovanissima, i territori del suo casato, minacciati
dalle dinastie più potenti d’Europa. Margarete perde la Carinzia, ma riesce
tuttavia a tenere il Tirolo.
Con l’appoggio della nobiltà tirolese, nel 1341 costringe il marito alla fuga
sbarrandogli l’accesso alla dimora principesca di Castel Tirolo. Lo accusa di essere
un violento e per di più incapace di garantirle un erede. L’imperatore Ludovico il
Bavaro, che da tempo trama per espandere la propria zona d’influenza, preme
perché Margarete sposi suo figlio, Ludovico di Brandeburgo. Per rendere possibili
le nozze, nonostante l’opposizione del Papa, l’imperatore dichiara nullo il primo
matrimonio della Maultasch.
Sono anni difficili per il Tirolo: tra il 1338 e il 1341 le cavallette distruggono più volte le campagne,
nel 1344 un forte terremoto devasta la zona tra Bolzano e Merano, danneggiata poco tempo prima
da un’inondazione, e quattro anni più tardi si diffonde la peste. Nel 1347 Margarete affronta da sola
nel suo castello il rinnovato assalto dell’imperatore Carlo IV, fratello del primo marito, che,
approfittando dell’assenza di Ludovico, tenta di impadronirsi del Tirolo. Non ci riesce, anche per
l’eroica resistenza di Margarete, che non cede il castello fino all’arrivo del marito.
Ludovico muore improvvisamente nel 1361, durante un soggiorno a Monaco. Due anni più tardi
muore anche Mainardo, l’unico figlio sopravvissuto di Margarete. Il 29 settembre 1363 Margarete
cede definitivamente il Tirolo agli Asburgo e si ritira a Vienna. Si spegne in solitudine nel 1369,
all’età di 51 anni.
Le leggende fiorite intorno alla figura di Margarete Maultasch sono innumerevoli. Dipinta come
donna deforme, violenta e lussuriosa, dalla bocca gigantesca, Margarete nell’immaginario collettivo
si impone come simbolo della virago famelica e vendicativa. Quasi sicuramente Margarete non ha
mai messo piede in Carinzia. Eppure le leggende parlano diffusamente della sua spedizione militare,
di castelli distrutti, di regioni devastate senza pietà, di violenze inaudite perpetrate senza scopo
contro donne, vecchi e bambini. In Stiria e nei dintorni di Salisburgo viene descritta ricoperta da
un’armatura di ferro, fortissima, che cavalca neri cavalli, il cui respiro brilla nella notte. Si nutre di
carne cruda, afferra gli uomini, succhia il loro sangue oppure ci fa il bagno. Altrove si narra il
seguente episodio: Margarete, vedova del secondo marito, promette la sua terra a chi dimostri di
essere più potente nell’atto amoroso. Molti si presentano per superare la prova, ma non riescono a
soddisfarla. Parecchi nobili si rifiutano di partecipare alla gara, perché Margarete è troppo brutta e
deforme.
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Anche sulla sua fine le mistificazioni grottesche abbondano: ormai sazia di uomini, dopo inaudite
lussurie rivolge il suo amore a un mulo, per il quale fa costruire un grande letto. Viene poi
schiacciata dalla bestia e termina così miseramente la propria vita. D’altronde, non si tratta di una
novità. Fin dall’antichità, infatti, alle donne che gestiscono un potere viene costantemente attribuita
una vita sessuale sfrenata, è una specie di topos letterario. E così anche nel caso di Margarete la
storiografia riprenderà con insistenza l’intreccio potere/deformità/lussuria.
Le leggende lo danno per certo: il soprannome Maultasch deriverebbe dalla bocca larga e informe e
dalla mascella pendente di Margarete. In realtà l’unico ritratto di Margarete a lei contemporaneo che
possediamo è il sigillo che accompagna il documento di cessione del Tirolo agli Asburgo e che riporta
una figura femminile flessuosa e aggraziata, di cui però non riusciamo a distinguere la fisionomia.
Anche nelle fonti scritte del suo tempo Margarete non appare mai come deforme, tutt’altro. Johann
von Winterthur, morto nel 1348, la definisce pulchra nimis, Heinrich von Herford, morto nel 1370, la
descrive come tam pulchra, tam generosa.
Ancora oggi la vicenda di Margarete Maultasch, soprattutto a causa dell’intrico ormai sedimentato tra
storia e mito, si sottrae a ogni forma di chiarificazione definitiva, diventando l’emblema di un’alterità
e di una diversità irriducibili.
“Liebes langer Mangel ist maines Herzen Angel” , cioè “La lunga mancanza d’amore è una spina nel mio cuore” è la frase
incisa nella coppa d’argento che Ludovico di Brandeburgo regalò a Margarete come dono di nozze..
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
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G. RIEDMANN, Literatur in Sudtirol. Von 1919 bis heute. Zwischen Realitat und Fiktion. In: AA.VV.,
Wort im Gebirge, Innsbruck Wien 1989
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H. WIESER, Der Brautbecher der Margarete Maultasch, Schlernschriften nr. 234, Innsbruck 1966
Margarete Maultasch nella leggenda e nella letteratura:
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R. GREINZ, Der Hirt von Zenoberg, 1922
L.FEUCHTWANGER, Die haessliche Herzogin Margarete Maultasch, 1923
H. von SCHULLERN, Boccaccio auf Schloss Tirol, 1932
P. DEJAKO, Maultasche, in „Der Schlern“, 1947
J.A. SCHULER, Die Graefin von Tirol, 1955
F. WIBMER-PEDIT, Margarete Maultasch, 1966
S.FREIBERG, Die Maultasch, 1975
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