Dossier stampa Balthus

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Dossier stampa Balthus
cartella stampa
Scuderie del Quirinale
24.10.2015-31.01.2016
Académie de France
à Rome , Villa Médicis
24.10.2015-31.01.2016
Kunstforum Wien
17.02.2016-19.06.2016
Scuderie del Quirinale, La retrospettiva
Accademia di Francia a Roma – Villa Medici, L’atelier
24 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
a cura di Cécile Debray
Scuderie del Quirinale
via XXIV Maggio 16
00187 Roma
T +39 06 696 27 1
www.scuderiequirinale.it
Académie de France
à Rome,
Villa Médicis
viale Trinità dei Monti 1
00187 Roma
T +39 06 676 11
www.villamedici.it
Kunstforum Wien
Freyung 8
1010 Wien
T +43 (0) 1 537 33 26
www.kunstforumwien.at
sommario
Comunicato stampa
Scheda informativa
Introduzione della curatrice
Note biografiche della curatrice
Biografia Balthus
Approfondimenti
Scheda catalogo
Visite e attività didattiche
Incontri
comunicato stampa
Le Scuderie del Quirinale, con Electa, e l’Accademia di Francia a Roma – Villa Medici presentano, dal 24 ottobre 2015 al 31 gennaio 2016, la mostra Balthus, una grande retrospettiva organizzata a quindici anni dalla morte del pittore e dall’ultima esposizione che gli è stata dedicata
in Italia. La mostra sarà in seguito al Kunstforum di Vienna dal 17 febbraio al 19 giugno 2016,
prima monografica dell’artista in Austria.
Curata da Cécile Debray, conservatrice al Museo Nazionale d’Arte Moderna Centre Pompidou,
con la collaborazione di Matteo Lafranconi per la sezione alle Scuderie del Quirinale a Roma e
di Evelyn Benesch per Vienna, la mostra riunisce più di duecento opere: quadri provenienti da
importanti musei e da collezioni private prestigiose, ma anche un’ampia selezione di disegni e
di fotografie. L’esposizione ripercorre la carriera di Balthus proponendo nuovi spunti di riflessione sul lavoro di uno dei più originali artisti del Novecento.
Balthus è profondamente legato all’Italia. Il suo primo viaggio nel nostro paese, nel 1926, rappresenta uno spartiacque per la sua vocazione artistica. Folgorato dalla scoperta dei maestri del
Rinascimento toscano, in particolare di Piero della Francesca, Balthus ne eredita la chiarezza
formale, la capacità narrativa, il senso della composizione. È proprio da questa tradizione – integrata dalla conoscenza dei movimenti italiani del Realismo magico e della Metafisica, oltre che
dalla Nuova Oggettività tedesca – che trae origine quell’atmosfera sospesa ed enigmatica che è
caratteristica distintiva delle sue opere, in particolare dei capolavori degli anni Trenta.
Il legame con l’Italia si rafforza a partire dal 1961, quando viene nominato direttore dell’Accademia di Francia a Roma. Rimane a Villa Medici fino al 1977, e qui sviluppa una nuova pratica del
disegno e della pittura, traendo ispirazione dalle tecniche del passato per reinventare la propria.
In questo periodo intraprende degli importanti lavori di restauro di Villa Medici, che ancora oggi
caratterizzano gli spazi interni del palazzo e i giardini.
Alle Scuderie del Quirinale la mostra presenta circa centocinquanta opere, riunendo capolavori
appartenenti a tutte le fasi della carriera di Balthus, in un percorso cronologico che si sviluppa
attorno ad alcuni temi centrali: l’eredità rinascimentale, l’infanzia, l’influenza di opere letterarie
come Cime tempestose di Emily Brontë e Le avventure di Alice nel paese delle meraviglie di
Lewis Carroll; l’importanza degli scambi con Antonin Artaud, André Derain, Alberto Giacometti
o con suo fratello Pierre Klossowski. Saranno esposte opere chiave, come La toilette de Cathy
(1933), Le Roi des chats (1935), Les enfants Blanchard (1937), La Patience (1946-48), La Chambre
(1952-54), Le Rêve II (1956-57), La Phalène (1959), Les Joueurs de cartes (1968-73), Le Peintre et
son modèle (1980-81). Eccezionale il prestito del primo grande capolavoro di Balthus, La Rue
(1933) dal MoMA, presentato per la prima volta a fianco alla prima versione del dipinto, realizzata dall’artista nel 1929.
A Villa Medici l’esposizione si focalizza invece sul processo di lavoro dell’artista durante il periodo romano e negli anni successivi. Attraverso più di cinquanta opere tra dipinti, disegni e fotografie, i visitatori hanno l’opportunità di scoprire gli aspetti meno noti dell’universo creativo di
Balthus, nella cornice unica di Villa Medici che per sedici anni è stata il suo laboratorio artistico.
La mostra propone diversi capolavori, tra cui La Chambre turque (1963-66), eccezionalmente
prestato dal Centre Pompidou ed esposto poco lontano dalla stanza che raffigura, Japonaise à
la table rouge (1967-76) e Nu de profil (1973-77). Questi celebri dipinti sono accompagnati da
una selezione di schizzi, fotografie e disegni preparatori che permette di ripercorrere le diverse
fasi di lavoro. Il percorso non si limita alle sale d’esposizione ma include alcuni dei luoghi più
emblematici di Villa Medici, reinventati da Balthus attraverso un metodo inedito di applicazione
del colore. Inoltre la camera turca, raffigurata nell’omonimo quadro, è per la prima volta accessibile al pubblico.
A Vienna la mostra, che inaugura a febbraio 2016, mette invece in particolare evidenza i legami
tra Balthus e la cultura germanica, rivelando l’influenza decisiva del pensiero mitteleuropeo sul
lavoro del pittore.
L’esposizione è accompagnata da un importante catalogo, pubblicato da Electa, che comprende
diversi saggi firmati da specialisti internazionali dell’opera di Balthus.
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Coordinamento scientifico
Valérie Loth
Curatrice per il Kunstforum Wien
Evelyn Benesch
Co-curatela per le Scuderie del Quirinale
Matteo Lafranconi
Mostra e catalogo a cura di
Cécile Debray,
Centre Pompidou – Musée national d’art moderne
Visita in mostra e laboratorio per famiglie
e scuole dell’infanzia e primarie
Servizi educativi, formazione e didattica
Azienda Speciale Palaexpo
Visite guidate per le scuole secondarie e gruppi
CoopCulture, Società Cooperativa Culture
Direttore area amministrazione e controllo di gestione
Fabio Merosi
Direttore area affari legali
Andrea Landolina
Responsabile comunicazione e immagine
Luisa Ammaniti
Responsabile promozione e customer care
Chiara Guerraggio
Responsabile catalogo e archivio iconografico
Flaminia Nardone
Ufficio stampa
Piergiorgio Paris
Responsabile programmazione cinema e auditorium
Marco Berti
Responsabile ICT
Davide Dino Novara
Responsabile eventi, coordinamento segreteria
e attività di staff della direzione generale
Barbara Guerrini
Responsabile servizi di accoglienza
Stefano Natali
Responsabile affari generali
Rossella Longobardi
Responsabile servizi aggiuntivi e bookshop
Marcello Pezza
Grafica dell’Azienda Speciale Palaexpo
Alfredo Favi – Arkè
Project Team
Direttore operativo
Daniela Picconi
Responsabile ufficio organizzazione mostre
Alexandra Andresen
Responsabile ufficio tecnico e progettazione
Francesca Elvira Ercole
Registrar per la mostra
Chiara Eminente
Commissione scientifica delle Scuderie del Quirinale
Presidente Antonio Paolucci
Cristina Acidini, Mario De Simoni, Louis Godart,
Giovanna Marinelli, Claudio Parisi Presicce
Segretario della commissione scientifica delle Scuderie
del Quirinale e responsabile attività scientifiche e culturali
Matteo Lafranconi
La mostra è organizzata da
Azienda Speciale Palaexpo – Scuderie del Quirinale
con Electa
Académie de France à Rome – Villa Medici
In collaborazione con
Kunstforum Wien
Collegio dei revisori dei conti
Presidente Andrea Bonelli
Revisori Paolo Di Rocco, Erica Di Santo
Direttore generale
Mario De Simoni
Commissario
Innocenzo Cipolletta
Assessore alla Cultura e allo Sport
Giovanna Marinelli
Sindaco
Ignazio R. Marino
Enti promotori
Roma Capitale – Assessorato alla Cultura e allo Sport
Ministère de la Culture et de la Communication
Vienna, Kunstforum Wien
17 febbraio – 19 giugno 2016
Roma, Scuderie del Quirinale /
Académie de France à Rome – Villa Medici
24 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
BALTHUS
Con il patrocinio di
Ministère de la Culture et de la Communication
Sotto l’Alto Patronato
del Presidente della Repubblica Italiana
Sergio Mattarella
Supporto amministrativo, tecnico e logistico
Segreteria di direzione
Assistente della direttrice
Mariangela Colaneri
Segretarie
Roberta Cafasso, Antonella Grassi
Architetto, assistente alla committenza
e responsabile dei lavori e spazi verdi
Françoise Laurent
Giardinieri
Massimo Annesi, Simone Checconi,
Gianni Di Gianfelice, Giacomino Iannilli,
Palma Longo, Paolo Marsili
Bibliotecaria
Raffaella Carchesio
Missione di conservazione e valorizzazione del patrimonio
Referente per le attività musicali
Anouck Avisse
Responsabile delle attività letterarie
Michela Terreri
Responsabile delle mostre, delle edizioni
e delle attività pedagogiche
Alexis Sornin
Assistente all’organizzazione delle mostre
e alla realizzazione dei cataloghi
Cecilia Trombadori
Assistente all’organizzazione delle mostre
e alla didattica
Maria Luisa Pappadà
Assistente per le attività didattico-pedagogiche
e per l’organizzazione delle mostre
Selene Turchetti
Assistente per le attività didattico-pedagogiche
Mary Baldo
Storia dell’arte
Assistente addetta al patrimonio e agli archivi
Alessandra Gariazzo
Assistente addetta ai seminari,
pubblicazioni e segreteria
Patrizia Celli
Assistente addetta alla documentazione scientifica
Lena Maria Perfettini
Referente per la politica di archiviazione
Angela Stahl
Missione di diffusione culturale
Responsabile del supporto ai borsisti e residenti
Christine Ferry
Referente per la logistica per i borsisti e residenti,
Referente per l’audiovisivo
Giovanni Mastrocesare
Missione di accoglienza dei borsisti e residenti
Responsabile del dipartimento di storia dell’arte
Jérôme Delaplanche
Agente contabile
Franck Rassu
Segretaria generale
Claudia Ferrazzi
Direttrice
Muriel Mayette-Holtz
Presidente del consiglio di amministrazione
Thierry Tuot
Ufficio stampa e comunicazione
Monica Brognoli
Ilaria Maggi
Valentina Masilli
Catalogo
Valérie Béliard
Silvia Cassani
Responsabile editoriale
Carlotta Branzanti
Direttore generale
Rosanna Cappelli
Assistente curatrice e assistente ufficio mostre
Barbara Gilly
Responsabile ufficio mostre
Lisa Kreil
Responsabile comunicazione
Wolfgang Lamprecht
Vice-direttrice e capo-curatrice
Evelyn Benesch
Direttrice
Ingried Brugger
con il patrocinio di
Intendente Alessia Grassi
Addetti all’accoglienza Floriana Filosini, Riccardo Iamotti,
Grazia Michelangeli
Addetto all’accoglienza notturna Stefano Morbidelli
Agenti di servizio/addetti alle pulizie e alla manutenzione
Sabrina Antonelli, Maria Grazia Forgia, Lyudmyla Mazur,
Corrado Minnei, Marco Partigianoni
Cuoco, maggiordomo Gabriele Grassi
Maggiordomo, autista Stefano De Vecchis
Responsabile dei servizi finanziari
Franck Rassu
Assistente
Eugenia D’Ulizia
Gestori contabili
Sandro Guarneri, Ernesto Aloisi
Responsabile delle risorse umane
Lavinia Triglia
Responsabile della promozione e delle locazioni
Michela Terreri
Responsabile della comunicazione e dell’informazione
Alessandra Montecchi
Assistente per la comunicazione e l’informazione
Marie Artuphel
Responsabile della produzione e della logistica
Enrico Salvatore
Assistente
Massimiliano Gentilucci
Addetto alla corrispondenza e alle commissioni esterne
Graziano D’Onofrio
partenaires médias
couverture médiatique
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partenaires techniques
sponsors
sponsor principal
Autori del catalogo
Evelyn Benesch
Jean Clair
Cécile Debray
Catherine Grenier
Stéphane Guégan
Valérie Loth
Camille Morando
Didier Ottinger
François Rouan
Didier Semin
Alfred Springer
Marco Vallora
Camille Viéville
Revisione conservativa delle opere in mostra
Grazia de Cesare (Scuderie del Quirinale)
Emanuele Marconi (Scuderie del Quirinale)
Tiziana Sorgoni (Scuderie del Quirinale)
Manuela Belli (Villa Medici)
Trasporti
Montenovi Srl
Realizzazione dell'allestimento
Articolarte
(Scuderie del Quirinale)
Gisberto Bentivoglio
(Académie de France à Rome – Villa Medici)
voiture officielle
Progetto di allestimento e direzione dei lavori d'installazione
Francesca Ercole con Paolo Pezza e Luca Caselli
(Scuderie del Quirinale)
Enrico Salvatore
(Académie de France à Rome – Villa Medici)
Immagine coordinata della mostra e del catalogo
Francesco Armitti
catalogo con Olivier Husson
E tutti i prestatori che hanno preferito rimanere anonimi
Collezioni
Harumi Klossowska de Rola
Setsuko Klossowska de Rola
Stanislas Klossowski de Rola
Gli organizzatori, insieme con la curatrice,
desiderano esprimere il massimo
riconoscimento e la più viva gratitudine a
tutti coloro che, a qualsiasi titolo, hanno
cooperato alla realizzazione della mostra,
scusandosi per ogni eventuale e
assolutamente involontaria omissione.
Aix en Provence, Musée Granet
Bruno Ely, Direttore
Amiens, Musée de Picardie
Sabine Cazenave, Direttrice
Antibes, Musée Picasso
Jean-Louis Andral, Direttore
Barcellona, Fundació Joan Miró
Rosa Maria Malet, Direttrice
Berlino, Collezione Ulla e Heiner Pietzsch
Caen, Musée des Beaux-Arts
Emmanuelle Delapierre, Direttrice
Chicago, The Art Institute of Chicago
Douglas Druick, Presidente e Direttore
Colonia, Collezione Speck
Filadelfia, Philadelphia Museum of Art
Timothy Rub, Direttore
Hartford, Wadsworth Athenaeum Museum of Art
Susan Ann Talbott, Direttrice
Lisbona, Museu Coleção Berardo
Pedro Lapa, Direttore
Londra, Collezione Giancarlo Giammetti
Londra, National Portrait Gallery
Nicholas Cullinan, Direttore
Londra, Roman Family Collection
Londra, Tate
Nicholas Serota, Direttore
Chris Dercon, Direttore Tate Modern
Marsiglia, Musée Cantini
Christine Poullain, Direttrice
Martigny, Collezione Fondation Pierre Gianadda
Léonard Gianadda, Presidente
New York, Anne Leone e Daniel Ludwig
New York, The Elkon Gallery
Dorothea McKenna Elkon, Presidente
New York, The Metropolitan Museum of Art
Thomas P. Campbell, Direttore
New York, The Museum of Modern Art
Glenn Lowry, Direttore
New York, The Pierre and Tana Matisse Foundation Collection
Alessandra Carnielli, Direttrice esecutiva
Parigi, Bibliothèque nationale de France
Bruno Racine, Presidente
Parigi, Centre Pompidou – Musée national d'art moderne,
Centre de création industrielle
Serge Lasvignes, Presidente
Parigi, Collezione Caroline La Blanche
Parigi, Collezione Fondation Giacometti
Catherine Grenier, Direttrice
Parigi, Galerie Claude Bernard
Claude Bernard, Direttore
Parigi, Galerie Hopkins
Waring Hopkins, Direttore
Parigi, Musées d’Orsay et de l’Orangerie
Guy Cogeval, Presidente
Laurence des Cars, Direttrice
Parigi, Musée national Picasso
Laurent Le Bon, Direttore
Poughkeepsie (New York), The Frances Lehman Loeb Art Center
– Vassar College
James Mundy, Direttore
Rossinière, Fondation Balthus
Peter Berger, Presidente
Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen
Sjarel Ex, Direttore
Troyes, Musée d'Art moderne
Éric Blanchegorge, Direttore
Vevey, Musée Jenisch
Julie Enckell Julliard, Direttrice
Washington, D.C., Hirshhorn Museum and Sculpture Garden,
Smithsonian Institution
Melissa Chiu, Direttrice
Zurigo, Collection M. David Lachenmann
Tutti i prestatori siano qui ringraziati per
la disponibilità a concedere opere la cui
assenza, indubbiamente, sguarnisce i
musei o le dimore dove vengono
abitualmente conservate.
In particolare si esprime la più sincera
riconoscenza ai conservatori e ai loro
collaboratori:
Matthew Affron
Stéphanie Barbé-Sicouri
Sylvain Bellenger
Claire Bernardi
Mary Busick
Daphné Castano
Cyril Chazal
Clément Chéroux
Caroline Collier
Stephanie D’Alessandro
Nathalie Devèze
Élise Dubreuil
Guillaume Fau
Matthew Gale
Marie Pierre Gauzes
Audrey Gonzalez
Thierry Grillet
Evelyn C. Hankins
Cyntia Iavarone
Olivier Le Bihan
Mathilde Lecuyer
Isabelle Le Drouillenec
Olga Makhroff
Claude Miglietti
Cécile Morrison
Sabine Rewald
Joseph J. Rishel
Cora Rosevear
Véronique Sorano Stedman
Per il generoso sostegno si esprime viva
gratitudine a:
Frédérique,
Charles
e Jean-Charles Tison
Sia rivolta anche a loro la nostra
riconoscenza.
Galerie Gagosian, Parigi
Larry Gagosian
Jean-Olivier Desprès
Pepi Marchetti Franchi
Elsa Favreau
La mostra ha beneficiato del prezioso
supporto della famiglia dell'artista :
Setsuko Klossowska de Rola
Stanislas Klossowski de Rola
Thadée Klossowski de Rola
Harumi Klossowska de Rola
Benoît Peverelli
Anna Klossowska de Rola
La mostra non sarebbe stata possibile
senza il generoso sostegno del Centre
Pompidou / Musée National d'Art
moderne; al suo direttore, Bernard
Blistène, va la nostra sincera gratitudine.
Questo progetto deve molto al sostegno
scientifico e amichevole di Jean Clair,
che si ringrazia calorosamente.
Ringraziamenti
Prestatori
Vogliamo anche ringraziare per i consigli
e la disponibilità tutti coloro che hanno
contribuito allo sviuppo della mostra e al
suo catalogo:
Eleanor Acquavella
Patricia Aldobrandini
Stefano Aluffi Pentini
Alberto Arbasino
Stéphan Auriou
Sandra Basch et Frédéric Londeix
Olivier Berggruen
Raphaele Bianchi
Élodie Boulte
Estrellita Brodsky
Guido Brivio
Mary Busick
Francesca Cappelletti
Rita Caltagirone
Caterina Cardona
Clarenza Catullo
Daniela Cecchini
Alban Chaine
Joshua Chuang
Laura Cibrario
Ester Coen
Maud Collot
Polissena di Bagno
Christopher Dean/Loomis Dean
Photography
Moriah Evans
Guillaume Fau
Un particolare ringraziamento a Léonard
Gianadda per la generosa collaborazione.
Artcurial
Francis Briest
Jessica Cavalero
Anne de Turenne
Lefevre Fine Arts Ltd, Londra
Sarah Talbot Capes
Sotheby’s
Christie’s, Parigi
Tatiana Ruiz Sant
Christie’s, Londra
Olivier Camu
Laetitia Pot
Saskia Taylor
Connery Pissarro Seydoux, New York
Lionel Pissarro
Annastacia Wollmering
Galerie Gradiva, Parigi
Thomas Bompard
Galerie Claude Bernard, Parigi
Elizabeth Mabin
Richard Nagy Ltd., Londra
Nina Hartl
The Elkon Gallery, New York
Per le gentili intermediazioni con i
collezionisti privati, si ringraziano:
Pari riconoscenza viene rivolta a tutti quei
prestatori che hanno preferito restare
anonimi.
Jonas Storsve
Ann Temkin
Oliver Tostmann
Sheena Wagstaff
Gli eredi-donatori del
Musée national Picasso
Infine, gli organizzatori desiderano
rivolgere uno speciale ringraziamento
a Ginevra Elkann per l'inestimabile
sostegno.
Un ringraziamento particolare agli autori
del catalogo.
Olivier Gabet
Bernhard et Mania Hahnloser
Sabine Hahnloser-Tschopp
Anna Hiddleston
Dona Hochart
Cynthia Iavarone
Charles Janoray
Lorenzo Latini
Maria Leone Cattaneo
Nicolas Liucci-Goutnikov
Marina et Sandro Manzo
Jackie Matisse-Monnier
Mathilde Lecuyer
Annick Lemoine
Sylvia Lorant
Olga Makhroff
Daniel Marchesseau
Ann Marcus
Marica Mercalli
Paola Montaldi
Eliza Osborne
Pilar Ordovas
Dominique Païni
Virginie Pedrisot
Elena Pontiggia
Dominique Radrizzani
Elisabetta Rasy
Alberto Ricci
Connie Rogers Tilton
François Rouan
Francesco Scoppola
Luis Serrano
Caty Shannon e Antoine Monnier
Esperanza Sobrino
scheda informativa
titolo
BALTHUS
La retrospettiva – Scuderie del Quirinale
L’atelier – Villa Medici
sede
Roma, Scuderie del Quirinale
Via XXIV Maggio 16, Roma
www.scuderiequirinale.it
Accademia di Francia a Roma – Villa Medici
Viale Trinità dei Monti 1, Roma
www.villamedici.it
date al pubblico
24 ottobre 2015 – 31 gennaio 2016
mostra a cura di
Cécile Debray
patronato Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana
promossa da
Roma Capitale - Assessorato alla Cultura e allo Sport
Ministère de la Culture et de la Communication
organizzata da
Azienda Speciale Palaexpo – Scuderie del Quirinale
con Electa
Accademia di Francia a Roma – Villa Medici
in collaborazione con
catalogo
Bank Austria Kunstforum Wien
orari
Scuderie del Quirinale
dalle 10.00 alle 20.00 da domenica a giovedì
dalle 10.00 alle 22.30 venerdì e sabato
(ultimo ingresso un’ora prima dell’orario di chiusura)
Villa Medici
dalle 10.00 alle 19.00 da martedì a domenica
(ultimo ingresso alle 18.30)
chiuso il lunedì
biglietti
Scuderie del Quirinale 12 euro intero; 9.50 ridotto
Electa
Villa Medici 12 euro intero; 6 euro ridotto.
Biglietto valido per l’ingresso alla mostra
e la visita di Villa Medici.
Oltre alle riduzioni abituali, chi si recherà in una delle
due sedi espositive con il biglietto della mostra Balthus
emesso nell’altra sede, beneficerà dell’ingresso ridotto.
scheda informativa
informazioni, visite guidate
e laboratori didattici
Scuderie del Quirinale
T 06 39 96 75 00
Villa Medici
Singoli e gruppi
[email protected]
T 06 67 611
Scuole
[email protected]
T 06 67 61 243
comunicazione e ufficio stampa
Ufficio stampa Azienda Speciale Palaexpo
Piergiorgio Paris
T +39 06 48 94 12 06 / [email protected]
Segreteria - Dario Santarsiero
T +39 06 48 94 12 05 / [email protected]
Ufficio stampa Accademia di Francia a Roma
Villa Medici
Italia
Marta Colombo
T 340 34 42 805 / [email protected]
Francesca Venuto
T 349 57 80 211 / [email protected] Francia
Isabelle Baragan / Babel Communication
T +33 (0)6 71 65 32 36 / [email protected]
Ufficio stampa Electa
Valentina Masilli
T 06 47 49 74 02
[email protected]
Ilaria Maggi
T 02 71 046 250
[email protected]
introduzione
dal catalogo
Esporre Balthus
Testo in catalogo di Cécile Debray
La pittura di Balthus è rara, oggi poco esposta. La comparsa delle sue ultime polaroid ha suscitato una polemica, anacronistica e tuttavia molto attuale, a proposito dell’universo balthusiano1, rivelando una conoscenza sommaria e parziale della sua opera ma soprattutto un clima
reazionario. In questo momento, perciò, una retrospettiva “Balthus” si rende necessaria.
A quindici anni dalla morte dell’artista, dopo l’esposizione di Palazzo Grassi organizzata da Jean
Clair nel 2001 (2), l’opera di Balthus va mostrata ancora una volta, per fornire al pubblico di oggi
una lettura autentica delle implicazioni pittoriche, estetiche, intellettuali e storiche a essa legate.
Il contesto del 2001 – momento della scomparsa del pittore – è mutato: mentre all’epoca il curatore della mostra – con un vero e proprio tour de force di cui gli fu reso merito – era riuscito a
raccogliere tutti i quadri esposti nel 1934 alla Galerie Pierre, compreso lo scandaloso Leçon de
guitare [La lezione di chitarra] (1933), oggi riunire i dipinti di Balthus è difficile ed esporre opere
quali Thérèse rêvant [Thérèse sogna] (1938) o Les Beaux jours [I bei giorni] (1944-1946) suscita
reazioni irritate e moraliste (3)…
Il realismo aspro di Balthus provoca ancora un disagio e una tensione che costituiscono la forza
e la particolarità della sua pittura, inclassificabile, come osserverà presto Antonin Artaud: “La
pittura di Balthus è una rivoluzione incontestabilmente rivolta contro il surrealismo, ma anche
contro l’accademismo in tutte le sue forme. Attraverso la rivoluzione surrealista, attraverso le
forme dell’accademismo classico, la pittura rivoluzionaria di Balthus riscopre una sorta di misteriosa tradizione” (4). La potenza delle sue immagini è tanto più duratura quanto più classico
è il suo stile, caratteristica che Pierre Klossowski– il fratello – enuncia con precisione: “In Balthus
il vincolo della disciplina pittorica tradizionale esercita una censura nei confronti del suo stesso
pathos; ma, come nei ‘classici’, il pathos ne risulta favorito” (5). Dopo aver ricordato la particolarità figurativa dell’opera di Balthus, è alla questione filosofica e fenomenologica del realismo
e della rappresentazione che bisognerebbe rimandare gli osservatori della nostra epoca, cieca
nei confronti della pittura. Per questo motivo ci permetteremo di riprendere le parole del filosofo Philippe Lacoue-Labarthe che nel 1984, in occasione della prima retrospettiva (6), pubblica un
breve testo sulla fascinazione esercitata dalle immagini di Balthus, precisando: “Le immagini
di Balthus, naturalmente includendo lo stile e la materia” (7) e indicando ciò che lui definisce
“cliché”. “Di certe donne o di certe adolescenti, di alcuni interni o di alcune luci possiamo dire:
questo è Balthus” (8), prosegue l’autore, dimostrando in che modo Balthus rappresenta la rappresentazione: “Poiché possiamo dire: è Balthus, comprendiamo o cominciamo a comprendere
perché Balthus dipinge delle immagini. Non credo che il suo intento sia ‘dipingere la realtà’ –
anche se la realtà, per ciò che possiede di insolito (non di meraviglioso, ma di enigmatico), lo
affascina e attira il suo sguardo. E gli permette di vedere. Ma il suo proposito è proprio rappresentare ciò che permette di vedere. Ciò che per lui è immagine: per rendere possibile la visione,
per riconoscere ciò che è, così com’è, servono le immagini. Senza immagini non vediamo nulla:
senza rappresentazione non c’è alcuna presenza. Balthus lo sa, grazie al più indefinito e più
determinante dei saperi, quello che i Greci chiamavano tékhnè: conoscere le cose del mondo.
Questo infatti è l’arte” (9).
“Rappresentare ciò che permette di vedere” sembra indicare con estrema precisione quello che
l’anziano Balthus tenta disperatamente di fare con le sue polaroid, ripetute e ripetitive.
Il fulcro della mostra si basa sull’approccio fondamentale costituito dalle analisi contemporanee di Antonin Artaud (10), Pierre Klossowski (11) e Pierre Jean Jouve (12) sulla dimensione
sovversiva e crudele delle opere di Balthus che risalgono agli anni trenta del Novecento, caratterizzate da una figurazione incisiva; le analisi sono poi completate dalla visione filologica di
Jean Clair che ricolloca il pittore in un sottile reticolo di relazioni testuali e visive, all’interno di
un vasto contesto culturale che va dall’Italia del Rinascimento fino alla Mitteleuropa degli anni
venti e agli artisti italiani del Novecento (13), studio che ha aperto la strada alle analisi storiche
posteriori (14). La pubblicazione nel 2003 della curiosa e amara biografia a opera di Nicholas
Fox Weber, alle prese con la questione dell’ebraicità di Balthus e del suo supposto odio per se
stesso, ha evidenziato più chiaramente il tema dell’identità del personaggio di dandy e di ari-
introduzione
stocratico imprevedibile e caustico, seducente e provocatore che Balthus ha costruito durante
la sua lunga vita: dal giovane Balthusz protetto da Rilke, all’amico di Artaud, di Giacometti e di
Bataille, dal conte de Rola rinchiuso nel castello di Chassy con la giovane nipote Frédérique, al
brillante e mondano direttore dell’Accademia di Francia a Roma, novello Ferdinando de’ Medici,
fino all’anziano maestro, saggio eremita giapponese insieme alla giovane moglie Setsuko nel
grande chalet isolato tra le montagne. La “costruzione” di un’identità, secondo una duplicità
volontaria, scaltra e tirannica, un gusto incontestabile per il teatro, i costumi e i rituali, è significativa di una posizione artistica che, dagli esempi di Duchamp/Rrose Sélavy, alle finzioni di
Broodthaers o di Sophie Calle, aderisce alle pratiche contemporanee.
La questione della fotografia, infine, ultima controversia della storiografia balthusiana, permette di esaminare le sue procedure tecniche e pittoriche, sempre in evoluzione, e il suo rapporto
con il disegno e gli altri supporti. Grazie a studi recenti dedicati agli interventi di Balthus a Villa
Medici (15) e grazie alla testimonianza sensibile e riflessiva dell’artista François Rouan, uno degli ultimi amici e “assistenti” autorizzati a entrare nello studio di Balthus (16), oggi un approccio
più “formalistico” alla sua opera è possibile.
Il percorso di questa esposizione, cronologico nel suo complesso, si snoda tra alternanze e
confronti con fonti e opere con cui Balthus dialogava – le note di Antonin Artaud, le illustrazioni
e le fotografie di Lewis Carroll, la pittura di Derain, i disegni e la scultura di Giacometti, il video
di François Rouan – e si articola in undici capitoli, ognuno dei quali associato, nel catalogo, a un
breve saggio sul tema o su un aspetto a esso collegato. L’opera si conclude, infine, con un’importante cronologia che cita ampiamente i testi critici fondamentali e le dichiarazioni di Balthus.
La Rue
Balthus presenta la sua prima opera importante, La Rue [La strada], 1933, come il “manifesto
di un atteggiamento plastico” (17). Il dipinto, scena di strada familiare ambientata in pieno
quartiere latino e i cui personaggi principali sono dei bambini, sintetizza le caratteristiche principali delle sue opere future: scene di giochi infantili silenziosamente erotiche, costruzione quasi
geometrica della composizione – come negli affreschi di Piero della Francesca che Balthus ha
visto ad Arezzo nel 1926 – con il ricorso alla sezione aurea e alla griglia prospettica, fissità molto
teatrale dei personaggi: Artaud parla di una “strada dove sfilano degli automi da sogno”. Se
consideriamo le tele precedenti, piccole scene parigine dal naturalismo morbido, questa grande composizione costituisce in effetti una rottura, un’attuazione dei principi di disposizione e stilizzazione osservati nelle opere dei Primitivi italiani, essenzialmente Piero della Francesca di cui
copia gli affreschi. Il vivo interesse per i Primitivi francesi e italiani non riguarda esclusivamente
Balthus; i numerosi gruppi neoumanistici che si costituiscono negli anni trenta del Novecento
nel contesto di una scena artistica in crisi, come il gruppo Forces Nouvelles che espone nel 1935
alla Galerie Billiet Pierre Vorms (Robert Humblot, Georges Rohner, Henri Jannot, Jean Lasne),
predicano un ritorno al disegno, al ritratto, alla tradizione attraverso una figurazione pesante,
monumentale, su temi contadini o operai. Nell’opera di Balthus, tuttavia, l’intento è molto diverso e si fonda su un insieme di fonti differenti che sono, oltre alle opere del Quattrocento, le
illustrazioni di letteratura per bambini (Hoffmann, Tenniel, Wilhelm Busch, le tavole dei Pellerin
a Épinal) rivelate dal fratello Pierre Klossowski e lungamente indagate da Jean Clair. Più che di
prestiti e di influenze, si tratta di uno spirito particolare, una tonalità unica – asciutta e poetica –
“un atteggiamento plastico” al quale Balthus non rinuncerà più.
L’infanzia
Balthus ha sempre evocato il rapporto felice con la propria infanzia (benessere materiale, vita
a Parigi, circoli artistici) e confessato la sua fascinazione per i bambini e i loro giochi, che si
esprime fin dalle prime tele, all’età di diciassette anni nel Jardin du Luxembourg. La maggior
parte delle sue opere raffigura giovani modelle, appena adolescenti, che incarnano il momento
ambiguo tra infanzia ed età adulta, tra abbandono innocente e posa sensuale. Attraverso i suoi
primi modelli, i bambini Blanchard, Balthus coglie pose infantili e inusuali, tipiche della naturalezza o del lato “selvaggio” dei bambini: la noia, la contemplazione, la lettura nelle pose più
scomode…
In questo radicamento nei confronti di un’infanzia indefinita c’è una posizione quasi filosofica
introduzione
che mescola sovvertimento, fascinazione empatica ma anche una certa malinconia: su un disegno del 1976 che ritrae la sua giovane modella romana, Michelina, Balthus riporta significativamente un frammento della poesia di Lewis Carroll che chiude la prefazione di Al di là dello
specchio: “E, sebbene di un sospiro l’ombra grave possa velar qua e là la luce della storia ché
andati son ‘i felici giorni dell’estate’ portando via con sé ogni loro gloria… Mai offuscherà di
pena o di mestizia Della nostra fiaba l’intangibile delizia”.
Jean Clair vi vede una posizione metafisica: “L’infanzia, nell’uomo, resta per sempre l’unvollendetes Projekt [progetto incompiuto] di cui ci parla la filosofia. È il solo inadempimento di cui
l’uomo possa, durante la sua vita, sentire concretamente il morso e l’unico a partire dal quale
l’artista trovi lo stimolo per creare. L’opera compiuta porta a termine ciò che l’infanzia faceva
solo presagire”.
La pregnanza di Cime tempestose
Il dipinto La Toilette de Cathy [La toilette di Cathy] (1933) o i disegni originali del 1933 che illustrano il romanzo Cime tempestose dimostrano quanto la fascinazione per l’universo minaccioso e
romantico di Emily Brontë abbia segnato la pittura e la personalità di Balthus, che sviluppa un
attaccamento profondo a uno stato selvaggio dell’infanzia, un rapporto di fusione con i paesaggi austeri e aspri delle lande scozzesi e una visione arcaica e grandiosa dell’aristocrazia terriera.
La sua corrispondenza con Antoinette de Watteville, sua futura moglie e modella, testimonia
questa identificazione fondamentale, nella quale i paesaggi montani svizzeri si sostituiscono
alle terre di Scozia. Albert Camus vi ritrova l’origine di una tonalità crudele e malinconica tipica
dell’opera di Balthus: “Il tema della fanciulla che ritroviamo in molte delle tele di Balthus è…
rivelatore. Le illustrazioni che ha realizzato per Cime tempestose potrebbero talvolta adattarsi al
Grande Meaulnes. Balthus ha capito che una delle chiavi di questo libro in cui l’amore urla con
una rabbia adulta è il ricordo degli amori infantili di Cathy e Heathcliff e la terribile nostalgia che
queste creature hanno portato con sé fino al momento della separazione definitiva. Bruciano
letteralmente di nostalgia e questa sofferenza che immaginiamo così raffinata mostra il suo
vero volto, cieco e consumato, il volto stesso della miseria umana, nel suo sforzo estenuante
per risalire verso la fonte di innocenza e di gioia” (20).
Il teatro della crudeltà
Verosimilmente l’incontro con Artaud nel 1932 rafforza nel giovane Balthus questa estetica
“crudele”, un realismo pungente idoneo a esprimere una visione non indulgente del mondo che
segna in entrambi una vera e propria distanza rispetto all’estetica fantastica e onirica dei surrealisti. Nel 1932 Artaud pubblica Il teatro della crudeltà (manifesto) (NRF, Paris 1932), affermando:
“Per quanto concerne gli oggetti ordinari, o anche il corpo umano, innalzati a dignità di segni,
è evidente che ci si può ispirare ai caratteri geroglifici, non soltanto per registrare questi segni
in maniera leggibile e tale da poterli riprodurre a volontà, ma per comporre sulla scena simboli
precisi e immediatamente riconoscibili”, e più avanti: “Senza un elemento di crudeltà alla base
di ogni spettacolo, non esiste teatro. Nella fase di degenerazione in cui ci troviamo, solo attraverso la pelle si potrà far rientrare la metafisica negli spiriti”.
Ieraticità, leggibilità: Artaud ritrova queste qualità nella pittura di Balthus, che difenderà fin dalla
sua prima esposizione nel 1934 alla Galerie Pierre. Balthus, da parte sua, giustifica in termini
molto simili le proprie opere erotiche; scrive ad Antoinette: “No, bisogna urlare molto forte oggi
se si vuole ancora farsi capire. Ci vogliono cose molto violente. Bisogna prendere le picche,
le vanghe, i trapani meccanici per perforare tutto quello che è artificiale, far saltare l’asfalto e
ritrovare la terra, la buona terra. Per questo voglio fare delle tele erotiche… bisogna giungere
all’istinto; quello del basso ventre è ancora abbastanza tenero da poterlo toccare facilmente,
ed è quello che contiene più dinamismo. Del resto oggi solo l’erotismo in arte può fare ancora
sussultare i pupazzi di cui ti parlavo”.
Artaud affida quindi al pittore la scenografia e i costumi della sua opera teatrale I Cenci che
allestisce nel 1935, la prima di una serie di collaborazioni con il teatro (22) che rafforza il loro comune interesse per il tableau vivant (23), immagine ricca, che mescola feticizzazione, contemplazione e perversione, di cui Klossowski si serve per indicare ciò che molti hanno poi percepito
come una forma di silenzio e pietrificazione all’interno delle opere pittoriche di Balthus: “È al
introduzione
tempo stesso la maledizione dell’arte il fatto di essere solo un simulacro e una benedizione
potere così dare sollievo alla vita nel suo sforzo disperato di offrirsi a se stessa come spettacolo
attraverso la propria reiterazione; se il tableau vivant, genere di per sé falso, ci raccontasse lo
sforzo che la vita compie per trovare il proprio significato trascendente attraverso la sospensione della vita, l’iscriversi del tableau vivant nel dipinto, che io percepivo talvolta nell’opera di
Balthus, deriva dalla funzione stessa della sospensione del gesto, in quanto comprensione del
riposo in cui sta la perfezione finale e che coincide con lo spettacolo supremo; così Le Passage
du Commerce [Il Passage du Commerce] [1952-1954] come immagine della vita sospesa, rifletterebbe in parte l’aspettativa della visione beatificata e allo stesso tempo la desolazione della
vita nella sua stessa reiterazione” (24).
Al di là dello specchio Accanto al romanzo fondamentale di Emily Brontë, anche i libri del pastore matematico Lewis Carroll ispirano una parte della pittura di Balthus, la più “fantastica”. Alice
nel Paese delle Meraviglie e Al di là dello specchio costituiscono una fonte importantissima per
il suo immaginario poetico: il ruolo dei gatti (King of Cats, Mitsou), degli animali, l’attenzione
quasi feticista per ogni oggetto, un mondo strano – un’inquietante estraneità e non un mondo fantastico – l’onirismo intorno alla ragazzina… Possiamo cogliere anche un certa influenza
delle illustrazioni originali di John Tenniel attraverso quei personaggi dalla testa grande che Artaud definisce nel 1936: “Con il suo disegno spigoloso e soffocato, il colore sismico, Balthus
ha continuamente dipinto degli idrocefali”. Nella sua corrispondenza e nelle sue interviste sono
frequenti i racconti di sogni che mescolano verosimiglianza e senso dell’assurdo, mostruoso e
comico; come il “sogno della tarantola” in cui il pittore si ritrova sul banco degli imputati in un
tribunale di animali velenosi per aver avvelenato un ragno: “Il ragno del mio sogno trae origine
da un romanzo fantastico che ho letto tempo fa e che mi ha molto impressionato. Era la storia
di Betsy la tarantola, un insetto spaventoso ma assolutamente innocuo, così amichevole che si
sdraiava sulla schiena per farsi accarezzare la pancia” (25). Anche qui Pierre Klossowski coglie
perfettamente l’ambivalenza della rappresentazione in Balthus: “…la malinconia e l’humour…
compensano ciò a cui l’artista rinuncia attraverso la sua stessa creazione, vale a dire il piacere
nel suggerire, talvolta in maniera veemente, la seduzione carnale e, quando sembra concedersi
questo piacere di suggestione, sopraggiungono simultaneamente evocazioni da incubo. Talvolta
queste sono isolate, come l’enorme testa di cavallo che domina lo spahi e i cui occhi, per via
delle orbite profonde, hanno qualcosa che ricorda lo sguardo di Gertrude Stein. In Balthus la mostruosità è probabilmente una difesa contro la mostruosità dell’esistenza stessa perché l’artista,
attraverso la proiezione di una malinconia ricreata, controlla la malinconia diffusa; la tristezza e
l’angoscia sono invincibili solo perché non hanno un volto che le caratterizza, finché l’artista non
le rinchiude nelle facies dei suoi mostri. Spesso nelle scene in cui la parte erotica sembra inizialmente predominare è presente lo humour mostruoso, o il mostruoso puro e semplice” (26).
La Chambre [La camera]
In molti dipinti – I bei giorni (1944), Jeune fille au chat [Fanciulla con gatto] (1945), La camera
(1947- 1948), Jeune fille à sa toilette [Fanciulla che si lava] (1948), La Semaine des quatre jeudis
[La settimana dei quattro giovedì] (1949) – Balthus suggerisce una dimensione erotica mettendo
in scena giovanette che si lavano o abbandonate nella contemplazione o intente a giocare con
un gatto, una sorta di doppio del pittore, che generalmente occupa il posto dello spettatore.
La composizione monumentale di La camera (1952-1954) che conclude e completa le scene
equivoche di interni cominciate con I bei giorni nel 1944, è ampiamente commentata da Pierre
Klossowski; il fratello vi legge l’eco di uno dei suoi libri, Roberta stasera (1953): “La luce del
giorno illumina la vittima offerta e riversa su una poltrona; è l’orgasmo che segue una violenza?
O forse non è accaduto niente. Il dipinto sembra situarsi in un punto limite dove il ‘non è successo niente’ e l’irrevocabile sono in equilibrio. Il gesto deciso del personaggio che solleva la
tenda garantisce una sorta di reiterazione infinita del delitto flagrante, il cui unico testimone è
il gatto sul tavolo: questo gatto (dello stesso genere del nano con la gonna) segue con un certo
stupore il gesto illuminante del personaggio: quali conseguenze trarrà quest’ultimo da ciò che
ci mostra, se non un sontuoso dipinto?” (27).
La pulsione scopica che presiede alle scene balthusiane e alla loro tonalità erotica è proprio ciò
che viene celebrato da molti critici e poeti; per esempio René Char parla di un “pettirosso infu-
introduzione
so”: “Ciò che mi attira nella pittura di Balthus è in primo luogo la presenza di questo pettirosso
infuso che ne è l’arteria e l’essenza. L’enigma che si chiama pettirosso è il pilota nascosto nel
cuore di quest’opera le cui situazioni e i cui personaggi sgranano davanti a noi la loro volontà
inquietante… L’opera di Balthus è verbo nel tesoro del silenzio. Noi desideriamo, tutti, la carezza
di questa vespa mattutina che le api designano con il nome di una giovane donna che nasconde
nel suo corpetto la chiave di Balthus” (28).
La scatola prospettica
“…fino alla metà degli anni cinquanta, l’opera di Balthus delinea una geografia particolare, un
territorio che è anche un luogo spirituale ben determinato. Delimitato a est da place Saint-André-des-Arts, a nord dal quai des Grands-Augustins, a sud da place de l’Odéon, e a ovest da rue
de Seine, questo quadrilatero di vie strette e ombreggiate con eleganti edifici Luigi XV, viuzze
e passaggi nascosti, mantiene più di ogni altro i ricordi della Rivoluzione e del Terrore. I Settembrizzatori, Marat e Camille Desmoulins sono ancora vicini; la ghigliottina nasce nella cour
du Commerce, e la rue Bourbon-le-Château per molto tempo è stata chiamata rue de Lucrèce
vengée [di Lucrezia vendicata]” (29).
Vent’anni dopo, dal suo studio della Cour de Rohan che occupa fin dal 1935, Balthus riprende
il tema di La strada in una composizione monumentale quanto la contemporanea La camera.
La costruzione spaziale chiusa e geometrica e le figure dai contorni semplificati trovano grande
risonanza nelle opere di Giacometti, in particolare nella sua scultura La Place [La piazza]. Balthus e Giacometti si collocano entrambi ai margini del surrealismo – lo scultore a partire dal
1935 – attraverso il loro attaccamento alla figurazione che vedono incarnata in particolare dalla
pittura di Derain. Stabilitisi entrambi in Svizzera durante la guerra, sono legati da una profonda
amicizia e condividono ricerche simili, specie sull’inscrizione delle figure nello spazio ottenuta
attraverso un fascio di rette, con una forma di simbolizzazione ieratica e metafisica.
Interni
Pierre Klossowski rileva nei dipinti del fratello le reminiscenze di “una certa Häuslichkeit”, l’ambiente borghese della casa di famiglia con tutti gli accessori quotidiani: “Tra i residui visivi di
queste reminiscenze, la struttura del camino, quell’insieme formato dallo specchio, dalla cappa
e dal focolare mi sembra uno di quelli che sono sopravvissuti in quanto schemi che si formano
nell’immaginazione infantile…”. In Balthus anche diverse scene di interni – i giocatori di carte, le
sorelle sedute a leggere su un divano, le donne che dormono sul sofà – rientrano nella diffusa
evocazione dei dipinti intimisti di Bonnard o dei Nabis della sua infanzia e di una strana quotidianità, una raffinata forma di Unheimlichkeit.
L’assonometria classica
L’insediamento di Balthus nel 1953 al castello di Chassy nel Morvan, una specie di fattoria fortificata del XVII secolo, segna una svolta nel suo lavoro: un ritorno del paesaggio, come durante
la guerra e il suo soggiorno in Svizzera, e alcuni esperimenti tecnici (impiego del casearti) volti
a ritrovare l’opacità dell’affresco insieme a una certa ieraticità delle composizioni. Balthus, che
ammira i paesaggi articolati degli artisti senesi, l’ordine di Piero della Francesca o di Poussin,
moltiplica le vedute della valle della Yonne dalle finestre della sua casa, dove accentua la struttura della sua “matematica intima”. Allo stesso modo le figure che Balthus dipinge negli anni
cinquanta del Novecento – spesso quella di Frédérique Tison, la sua giovane convivente – hanno una presenza monumentale e schematica che rimanda a una forma di arcaismo volontario.
Dal modello al fantasma
Pierre Klossowski è probabilmente il migliore fra gli esegeti dell’opera del fratello e ha saputo
enunciare la particolarità di quest’opera figurativa tesa tra una disciplina pittorica tradizionale e
un mondo privato, onirico e familiare, erotico e grottesco, le cui origini sono da ricercare nell’infanzia. Mentre lui affronta il disegno all’inizio degli anni cinquanta del Novecento, gli universi
dei due fratelli – il pittore e il filosofo, scrittore germanista, traduttore di Hölderlin e specialista
di Sade – si ricongiungono, e alcune opere tardive di Balthus, in particolare La Phalène [La
falena] (1959-1960) o La Grande composition au corbeau [Grande composizione con corvo]
introduzione
(1983-1986), fanno eco a certi aspetti del mondo di Klossowski: la modella e la moglie, il reale e
il fantastico, le figure gracili, il contesto teatrale e disadorno, i giochi di specchi, i cambiamenti
di scala.
Procedure
Balthus, nominato da Malraux direttore dell’Accademia di Francia a Roma nel 1961, vi si stabilisce per quindici anni. Nel suo studio sotto la terrazza realizza solo una quindicina di tele mentre
avvia il restauro della Villa e dei giardini e mette in atto una politica espositiva.
Seguendo le tracce dei suoi illustri predecessori, Horace Vernet e Ingres, riformula un orientalismo partendo dalla sua modella, la giovane moglie giapponese Setsuko, e da nuove composizioni di stampe giapponesi nel quadro degli spazi riallestiti di Villa Medici, attraverso tre dipinti:
La chembre turque [La camera turca ](1965-1966), Japonaise à la table rouge [Giapponese con
tavola rossa] (1967-1976) e Japonaise au miroir noir [Giapponese con specchio nero] (19671976). Il susseguirsi di variazioni del contesto pittorico (temporale, geografico, poetico e soggettivo) è significativo della modalità con cui Balthus ricostituirà una sorta di “Rinascimento”
immaginario della Villa, agendo più come decoratore e creatore che come scrupoloso storico e
restauratore. I “castelli del conte di Rola” – Chassy, Villa Medici, Montecalvello o anche Rossinière – funzionano come altrettanti luoghi fantasmatici che Balthus costruisce parallelamente
alla sua pittura.
Accademie
La produzione pittorica di Balthus rallenta notevolmente nel periodo in cui è direttore. Il pittore inizia allora a lavorare sul disegno, quasi autonomo, partendo dalla figura accademica che
piega ai suoi criteri, gracili figure di ragazze giovanissime. Realizza alcuni dipinti, composizioni
monumentali di personaggi sottili e isolati nel quadro spoglio degli spazi restaurati della Villa,
che evocano le effigi metafisiche di Giacometti o i Primitivi italiani del Trecento, Gentile, Sassetta o Pisanello. In parallelo, forse con un po’ di malizia, secondo una sorta di gioco mimetico con
la sua funzione di direttore di accademia, Balthus dà vita a un gran numero di disegni rifiniti secondo le secondo le norme classiche, la cui vendita gli permette di mantenere un tenore di vita
mondano. Per queste opere, in aggiunta alle sessioni di posa nell’“atelier dei disegni”, ricorre
per la prima volta a fotografie scattate su sua indicazione da Brigitte Courme, artista incisore
che risiede all’Accademia.
Paesaggi: suggestione, materia
Con l’acquisizione alla fine degli anni sessanta del castello medievale di Montecalvello, molto
diroccato, nella zona di Viterbo, Balthus riallaccia i legami con il paesaggio che associa alla pittura cinese: “Nella mia infanzia e adolescenza in montagna osservavo attraverso la finestra le
montagne, la neve, l’inverno. Quando ho incontrato la pittura cinese e giapponese, ho ritrovato
la stessa visione della natura. È stato questo a determinare la mia passione per l’arte dell’Estremo Oriente. Non che mi sia ‘giapponizzato’ in qualcosa, assolutamente no. È una comunanza
di sguardo, che mi ha sostenuto da quando l’ho riconosciuta, e non un’influenza. Barthes ha
perfettamente definito l’arte giapponese. Ha intitolato il suo libro L’Impero dei segni, sono le
parole giuste: dei segni” (30).
L’artista avvia allora una riflessione sull’incompiuto, sulla suggestione e la materia: “Quando
guardo questo scorcio di paesaggio dalla finestra, immediatamente penso a un materiale per
tradurne la qualità di luce, una scrittura per renderne i contorni delle forme, una visione spaziale per esprimerne l’articolazione dei piani: questo è già un processo di astrazione” (31). L’aspetto materico, la figurazione meno definita, più incerta, caratterizzano infatti l’ultima produzione
di Balthus.
L’ultimo dipinto
Pierre Klossowski rimarca, fin dal 1957, la lentezza della gestazione della sua pittura: “Cosa rappresenta un pittore come Balthus che si trascina davanti a una tela immensa a rischio di rovinarla, a costo di dedicarle un altro lungo periodo? Nel suo modo di lavorare c’è perfino un ritmo
di respiro proprio delle epoche della civiltà agraria, e in contrasto con lo spirito industrialista
introduzione
del nostro mondo” (32)… Le opere molto tarde di Balthus, rare, sono costituite da una materia
molto spessa, da tonalità acide, talvolta disarmoniche, un disegno rigido e una successione di
versioni radicalmente nuove di cui il pittore François Rouan è testimone. Le sue ultime serie
dipinte al Grand Chalet di Rossinière, Le Chat au miroir [Il gatto allo specchio] e Jeune fille à la
mandoline [Fanciulla con il mandolino], sembrano “capolavori sconosciuti”, di cui già Balthus
diceva: “Le variazioni alle quali torno così spesso sono in un certo senso figlie dell’insoddisfazione. Se fossi stato soddisfatto, non ci sarebbero state diverse versioni di Trois soeurs [Le tre
sorelle], né tre Gatto allo specchio…”. Per questi dipinti, Balthus sostituisce lo studio disegnato
che non può più realizzare con una moltitudine di fotografie scattate con un apparecchio istantaneo polaroid. Come le stampe di Brigitte Courme, molte di queste polaroid sono chiazzate di
pittura, e sono disseminate sul pavimento dello studio. Oltre a costituire il materiale grezzo da
studio, la loro abbondanza e il ricorrere delle stesse inquadrature incerte sembrano il risultato
del cogliere in modo compulsivo un motivo – l’opera? – che sfugge, però, inesorabilmente.
Devo questo progetto a Gérard Régnier. I suoi consigli, la sua fiducia che nasce dall’amicizia e
il suo incrollabile sostegno hanno reso possibile questa esposizione. Gliene sono molto riconoscente
introduzione
note
1 Si veda infra il testo di Valérie Loth che illustra le recenti polemiche della stampa sui supposti contenuti pedofili
della sua opera.
2 Jean Clair (a cura di), Balthus, catalogo della mostra, Venezia, Palazzo Grassi, Flammarion, Paris 2001.
3 Si vedano gli articoli comparsi a proposito dell’esposizione organizzata da Sabine Rewald al Metropolitan Museum
of Art, il cui sottotitolo sembrava un invito appena velato
alla polemica: Balthus. Cats and Girls - Paintings and Provocations, New York, the MET, Yale University Press 2013.
4 Antonin Artaud, La jeune peinture française et la tradition, in “El Nacional”, Ciudad de México, 17 giugno 1936,
ripubblicato in Balthus, Centre Pompidou Mnam, Paris /
The Met, New York 1983-1984, p. 43 (trad. it. La giovane pittura francese e la tradizione, in Antonin Artaud, Balthus e i
surrealisti, a cura di P. Lalario, Ananke, Torino 2008, p. 83).
5 Pierre Klossowski, Du tableau vivant dans la peinture de
Balthus, in “Monde nouveau”, Paris, febbraio-marzo 1957,
n. 108-109, pp. 70-80, ripubblicato in Balthus, 1983-1984,
cit., p. 82.
6 Ibid. Andrebbe citata anche la grande esposizione monografica organizzata nel 1966 da François Mathey al Musée
des Arts décoratifs di Parigi, oltre a quella curata nello stesso anno da James Thrall Soby al MoMA di New York, poi
itinerante in diverse città degli Stati Uniti.
7 Philippe Lacoue-Labarthe, The Fascination of Balthus, in
“Flash Art International”, n. 115, Milano, gennaio 1984, pubblicato in francese in Écrits sur l’art, Les Presses du Réel,
coll. Mamco, Genève 2009, p. 139.
8 Ibid., p. 141.
9 Ibid., p. 141.
10 I testi critici di Artaud, Pierre Jean Jouve e Klossowski
sono stati riuniti in un’antologia, nel catalogo della retrospettiva del 1983-1984 ideata da Jean Clair. Da questa antologia abbiamo estratto la maggior parte delle citazioni. Artaud, Exposition Balthus à la galerie Pierre, in “La Nouvelle
Revue Française”, Paris, n. 248, maggio 1934, pp. 899-900
(trad. it. Esposizione Balthus alla Galleria Pierre, in Antonin
Artaud, Balthus e i surrealisti, cit., p. 66); La jeune peinture
française et la tradition (trad. it. La giovane pittura francese
e la tradizione, in Antonin Artaud, Balthus e i surrealisti,
cit.), pubblicato orginariamente in spagnolo in “El Nacional”, Ciudad de México, 17 giugno 1936; Balthus, in “Art
Press”, n. 39, luglio-agosto 1980, p. 4.
11 Pierre Klossowski, Du tableau vivant dans la peinture
de Balthus, testo pubblicato orginariamente in inglese,
Balthus Beyond Realism, in “Art News”, New York, vol. 55,
n. 8, pp. 26-31 poi in francese in “Monde nouveau”, Paris,
febbraio-marzo 1957, n. 108-109, pp. 70-80.
12 Pierre Jean Jouve, Les Cenci d’Antonin Artaud, in “La
Nouvelle Revue Française”, Paris, n. 261, giugno 1935,
pp. 910-915; Oeuvre peinte de Balthus, Lettres I, Genève,
n. 1, gennaio 1943, pp. 37-38; “Balthus”, in “La Nef”, Alger,
settembre 1944, pp. 138-147; Ironie de “Cosi fan tutte”, in
En miroir, Mercure de France, Paris 1952, pp. 192- 200; Le
tableau, in Proses, Mercure de France, Paris 1960, pp. 4549; Description, Ibid., pp. 80-81; La douce visiteuse, Ibid.,
pp. 30-31; Les beaux jours, Ibid., p. 21.
13 Jean Clair, Les métamorphoses d’Éros, in Balthus, 1983
cit., pp. 256-279 ripubblicato nel 1996 da RMN; De La Rue à
la Chambre. Une mythologie du Passage, in Balthus, 2001,
cit., pp.17-34 e Balthus et Rilke: une enfance, in Ibid., pp.
35-42; Jean Clair e Dominique Radrizzani, Balthus. Exposition du Centenaire, Fondation Pierre Gianadda, Martigny,
2008. Jean Clair è anche l’autore con Virginie Monnier di
Balthus. Catalogue raisonné de l’oeuvre complet, Gallimard, Paris 1999.
14 Si veda la bibliografia.
15 Nell’ambito di una campagna di restauro delle decorazioni di Balthus, Villa Medici ha organizzato le giornate di
studio sulla pittura murale (28 maggio 2013) per la quale
citeremo l’intervento di Véronique Sorano-Stedman, capo
del servizio di restauro del Mnam, sulla tecnica pittorica
di Balthus, Balthus peintre de chevalet, avant, pendant et
après son séjour romain, ma anche quelli di Didier Repellin
e di Pierre Caron, e sugli arredi (7 novembre 2014) di cui
abbiamo potuto ascoltare le registrazioni con in particolare
gli interventi di Chantal Coural, di Pierre Arizzoli-Clémentel,
di Stanislas Klossowski de Rola e di Setsuko Klossowska
de Rola. Abbiamo poi potuto consultare il Rapport sur les
décors de Balthus et les restaurations effectuées sous son
directorat (1961-1977) à l’Académie de France à Rome - Villa Médicis, a cura di Annick Lemoine, luglio 2011 - marzo
2012. Vogliamo qui ringraziare Éric de Chassey e lo staff
della Villa per averci concesso di accedere a queste risorse.
16 François Rouan, Balthus ou son ombre, Galilée, Paris
2001; parallelamente alle nostre conversazioni su questo
progetto espositivo, François Rouan ha realizzato un video,
De la ressemblance (2015) che sarà presentato nel corso
dell’esposizione, chiudendo il percorso a Villa Medici in
modo pertinente. Il testo di quest’opera è trascritto in questo volume, infra.
17 Lettera di Balthus ad Antoinette del 18 gennaio 1934 in
Balthus, Correspondance amoureuse avec Antoinette de
Watteville, 1928- 1937, testo curato da Stanislas e Thadée
Klossowski de Rola, Buchet- Chastel, Paris 2001 (trad. it.
in Balthus, Lettere e interviste, a cura di Elena Pontiggia,
Abscondita, Milano 2009, p. 31
27 Pierre Klossowski, Du tableau vivant dans la peinture
de Balthus, cit.
28 René Char, Balthus ou le dard dans la fleur, agosto 1946,
in “Cahiers d’art”, vol. 20-21, 1945-1946, p. 199 (trad. it. in
Costanzo Costantini, L’enigma Balthus, Conversazioni con
il pittore più affascinante del nostro tempo, Gremese editore, Roma 1996, p. 64).
29 Jean Clair, Balthus: Les métamorphoses d’Éros, Textes
RMN, Paris 1996, p. 12.
30 Intervista con Philippe Dagen citata da Claude Roy, Balthus, Gallimard, Paris 1996, p. 118
31 Dichiarazione riportata da Françoise Jaunin, Balthus.
Les méditations d’un promeneur solitaire de la peinture,
La Bibliothèque des arts, Lausanne 1999, p. 78 (trad. it.
Balthus. Riflessioni di un solitario della pittura. Intervista
con Françoise Jaunin, trad. di Anna Morpurgo, Archinto,
Milano 2000, p. 43).
32 Pierre Klossowski, Du tableau vivant dans la peinture
de Balthus, cit.
note biografiche
della curatrice
Cécile Debray è conservatrice al Museo Nazionale d’Arte Moderna Centre Pompidou di Parigi
dal 2008. Curatrice di grandi esposizioni internazionali, tra cui: La Section d’or, 1912-1920 et
1925, 2000; Le Nouveau Réalisme (Paris, Grand Palais; Hannover, Sprengel Museum, 2007);
Elles@Centrepompidou, 2009 (Paris, Centre Pompidou, 2009/2011; Seattle, SAM, 2012/13; Rio,
CCBB, 2013); Lucian Freud. L’atelier (Paris, Centre Pompidou, 2010); Matisse, Cézanne, Picasso
L’aventure des Stein / The Steins collect (San Francisco, SFMoMA; Paris, Grand Palais, 2011;
New York, MET, 2012); Matisse. Paires et séries / Matisse. In search of true painting (Paris, Centre
Pompidou, 2012; Copenhague SMK; New York, MET 2013); Marcel Duchamp. La peinture même
(Paris, Centre Pompidou, 2014).
Storica dell’arte, insegna presso l’École du Louvre, ha pubblicato numerosi studi sulle avanguardie storiche (di recente, Le Fauvisme, Paris, Editions Citadelles Mazenod, 2014, pp. 415)
e sulla pittura moderna e contemporanea (Picasso, La Fresnaye, les Italiens de Paris, Lucian
Freud, Matisse, Peter Saul, Gilles Aillaud, Balthus…).
biografia
Balthus
Balthazar Klossowski de Rola detto Balthus nasce a Parigi nel 1908. Ha origini polacche da parte
di padre – Erich Klossowski, storico dell’arte, pittore, scenografo teatrale – e russe da parte di
madre, Baladine Klossowska. A causa di tali origini, durante la Prima guerra mondiale la famiglia è costretta a rifugiarsi in Svizzera.
Poco tempo dopo i genitori si separano e Balthus trascorre l’infanzia nella regione di Ginevra.
Cresce in un ambiente cosmopolita di cultura germanica, quello del salotto letterario creato da
sua madre e dal poeta Rainer Maria Rilke – mentore e figura quasi paterna per il giovane Balthus – e frequentato da personalità di grande rilievo come André Gide, Maurice Denis e Pierre
Bonnard.
Nel 1933, dopo diversi soggiorni temporanei, si stabilisce definitivamente a Parigi, dove frequenta gli amici del fratello Pierre Klossowski tra i quali ci sono letterati e intellettuali come
Georges Bataille, Pierre-Jean Jouve e Pierre Leyris, oltre ai surrealisti con cui, tuttavia, sente di
avere poca affinità. Nel 1934 la famosa Galerie Pierre organizza la prima esposizione personale
di Balthus, notata in particolar modo da Antonin Artaud che sarà tra i primi a recensirne l’opera.
Nel 1953 lascia Parigi per il castello di Chassy, nel Morvan, dove si stabilisce per quasi otto anni.
Dipinge grandi composizioni – scene d’interni, paesaggi – caratterizzate da una ieraticità classica e da una forte ispirazione poetica, che vengono acquistate da una cerchia di appassionati
e dal suo mercante newyorchese, il gallerista Pierre Matisse, figlio del pittore Henri. Nel 1956
il Museum of Modern Art di New York organizza un’importante retrospettiva della sua opera.
Dal 1961 al 1977 è direttore dell’Accademia di Francia a Roma, dove intraprende la vasta operazione di restauro e di riallestimento di Villa Medici e dei suoi giardini che darà al luogo al suo
aspetto attuale. Dipinge poco ma si dedica al disegno, sviluppandolo in grandi composizioni
autonome.
Balthus muore il 18 febbraio 2001 nel suo chalet di Rossinière, in Svizzera, dove si era stabilito
al ritorno da Roma.
approfondimenti
I luoghi di Balthus - percorso di visita libero
A complemento della mostra a Villa Medici, è possibile scoprire alcuni dei luoghi più emblematici del palazzo rinnovati da Balthus negli anni in cui fu direttore dell’Accademia di Francia a
Roma (1961-1977) e le personalità che ha frequentato. Le Gallerie di Ferdinando de’ Medici, la
sala blu in cui si trova la caffetteria, il salon de musique, la loggia e l’appartamento del Cardinale fanno parte di un percorso che mostra come Balthus abbia investito e ripensato gli spazi
di Villa Medici.
Gli anni medicei, come amava ricordarli l’artista, segnarono “in maniera magica” la sua vita. In
questo periodo, oltre a realizzare alcuni grandi capolavori, La chambre turque, La Japonaise à la
table rouge, Nu de profil, visibili nelle sale espositive, Balthus si lancia nell’ambizioso progetto
di restauro di Villa Medici. Altri direttori prima di lui erano intervenuti sulla villa, ma Balthus è
stato il primo a ripensare l’intero edificio e i giardini.
Appena arrivato a Roma, nell’inverno del 1961, iniziò i lavori di rifacimento dell’edificio principale, con l’obiettivo di restituire all’illustre dimora il suo carattere cinquecentesco. Il restauro
della Villa fu completato nel 1967, quello dei giardini, iniziato nel 1973, venne terminato nel 1977.
Balthus controllava ogni aspetto dei lavori di restauro: dalla riorganizzazione degli spazi alla
decorazione delle pareti, dal mobilio all’illuminazione. Per le pareti, adottò una tecnica nuova
eseguita sulla base di campioni realizzati personalmente per ogni sala. I muri venivano raschiati per portare alla luce gli strati di vecchi intonaci di diversi colori. Individuato il cromatismo
originale, Balthus cercava di armonizzare la sala con i fregi dipinti del Cinquecento. Attraverso
diverse mani di pittura sovrapposte arrivava alla tonalità desiderata. Il processo di rifinitura
variava a seconda delle sale e dell’effetto ricercato. Questi interventi venivano eseguiti da una
squadra di professionisti specializzati sotto la guida del pittore.
Balthus si occupò anche degli arredi, scegliendo dei mobili intonati all’atmosfera che cercava di
creare. Introdusse quasi sempre dei mobili italiani del Settecento, di stile rustico. Questi oggetti
lo interessavano non come pezzi d’antiquariato, ma per il loro valore decorativo o la stranezza
delle forme. Su alcuni di questi, come ad esempio il mobile da bar della caffetteria, intervenne
per apportare delle modifiche, altri vennero progettati direttamente da lui.
Il salon de musique è oggi la sala che meglio conserva lo stile Balthus originario. Le sue pareti
spoglie, la volta dipinta mostrano come l’intervento di Balthus sia stato concepito in stretta
relazione alla luce naturale.
L’appartamento del Cardinale si compone di tre stanze riccamente decorate da Jacopo Zucchi
(1541-1589), uno dei più grandi rappresentanti del tardo Manierismo a servizio del cardinale
Ferdinando de’ Medici nel periodo in cui visse a Roma. Anche qui Balthus è intervenuto sulle
pareti, dialogando con i fregi e i soffitti a tema mitologico realizzati da Zucchi e bottega.
Nella stanza degli Elementi sono stati ripristinati gli arredi presenti al tempo del suo direttorato:
le lampade in ferro battuto, visibili in diverse sale, che il pittore ha adattato a partire da un modello preesistente in Villa e alcuni mobili del XVIII secolo da lui acquistati.
La stanza delle Muse veniva spesso utilizzata da Balthus per la cerimonia del tè pomeridiano.
Un momento rituale che aveva assunto un respiro orientale grazie anche alla moglie giapponese di Balthus. La sala accoglie oggi alcune delle opere più importanti delle collezioni dell’Accademia di Francia a Roma, che raccontano la storia dell’istituzione e di Villa Medici. Il décor della
terza sala, la stanza degli amori, è stato purtroppo alterato. Oggi il soffitto della camera accoglie
l’opera dell’artista italiano Claudio Parmiggiani.
Il restauro dei decori Balthus
Il salon de musique e la sala in cui si trova la caffetteria nel 2015 sono state oggetto di un importante e accurato lavoro di restauro conservativo che ha permesso di recuperare gli equilibri
cromatici voluti da Balthus, in linea con la sua sensibilità artistica di pittore e scenografo e con
la sua visione del Cinquecento. Questo restauro è il risultato di una stretta collaborazione franco-italiana tra l’Accademia di Francia a Roma e il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e
del Turismo Italiano, garante della conservazione di questo patrimonio attraverso la Soprintendenza. La direzione dei lavori è affidata all’architetto responsabile dei restauri di Villa Medici,
Pierre-Antoine Gatier. I lavori sono stati realizzati dalla ditta De Cesaris, selezionata attraverso
un bando internazionale.
In vista della mostra e di questi restauri, l’Accademia di Francia a Roma ha organizzato due giornate di studio: la prima, che si è svolta il 28 maggio 2013, è stata dedicata agli interventi pittorici
di Balthus sulle pareti di Villa Medici, la seconda, organizzata il 7 novembre 2014, ha affrontato
il tema degli arredi. A questi incontri hanno partecipato borsisti che hanno preso parte ai lavori,
collaboratori dell’Accademia di Francia dell’epoca e la famiglia dell’artista, con l’obiettivo di
ricostruire una memoria dell’opera di Balthus su Villa Medici. Questi studi hanno permesso di
verificare l’autenticità dell’attuale assetto decorativo degli ambienti.
Il percorso sonoro
In occasione della mostra, l’Accademia di Francia a Roma ha scelto di realizzare un audio documentario per accompagnare i visitatori nel percorso libero negli spazi balthusiani e per approfondire il rapporto che ha legato il pittore a Villa Medici e alla città di Roma.
Attraverso le voci di chi ha lavorato e frequentato Balthus durante i sedici anni trascorsi a Roma,
prende forma un ritratto inedito, per certi versi inaspettato, di uno degli artisti più enigmatici del
Novecento. Da Memmo Mancini della Coloreria Poggi, a cui Balthus si rivolgeva per ottenere
i colori e divenuto amico del pittore, alla scultrice Anne Poirier, borsista a Villa Medici dal 1969
al 1971 durante il direttorato Balthus; da Bruno Racine, ex direttore dell’Accademia di Francia a
Roma che ha accolto a Villa Medici il pittore negli ultimi anni della sua vita, alla regista Liliana
Cavani, amica e presenza assidua delle serate che Balthus organizzava in Villa.
La traccia sonora può essere ascoltata gratuitamente qui:
Il documento audio, della durata di 24 minuti, è accessibile anche attraverso delle postazioni
d’ascolto in caffetteria e nel Salon de musique e dal sito dell’Accademia di Francia a Roma.
un progetto dell’Accademia di Francia a Roma
realizzato da Luigi Giuliano Ceccarelli
con i contributi di: Liliana Cavani, regista; Luisa Laureati Briganti, gallerista; Memmo Mancini,
coloraio; Anne Poirier, scultrice borsista dal 1969 al 1971; Bruno Racine, direttore dell’Accademia di Francia a Roma dal 1997 al 2003, Didier Repellin, ex architetto responsabile dei lavori
di Villa Medici, Jean-Loup Roubert, architetto responsabile dei lavori di Villa Medici durante il
direttorato Balthus; Michelina Terreri, modella; Verde Visconti, amica di Balthus
La Camera turca
In occasione della mostra Balthus, il pubblico potrà accedere per la prima volta alla Camera
turca, raffigurata nell’omonimo quadro visibile nelle sale espositive. Situata al piano più alto
di Villa Medici, la Camera turca è uno degli spazi più pittoreschi dell’edificio. Fu progettata nel
1833 da Horace Vernet, pittore che fu direttore dell’Accademia di Francia a Roma dal 1829 al
1834, che, come molti in quel periodo, subì il fascino dell’Oriente. La Camera è decorata in stile
neomoresco: per i muri e il pavimento sono state utilizzate delle ceramiche a motivo geometrico; il soffitto a volta dipinto a tempera e le finestre sono ornate da motivi arabizzanti, creando
l’atmosfera intima di una camera orientale.
In vista della mostra, la Camera turca è stata restaurata grazie al sostegno della Fondation du
Patrimoine e al mecenatismo della Fondation Total. Attraverso operazioni di pulitura e la rimozione di ridipinture di inizi Novecento che alteravano la cromia del disegno originale delle decorazioni, è stato ristabilito l’equilibrio cromatico tra i diversi apparati decorativi: i dipinti murali
a tempera della volta, i dipinti sulle cornici, le boiseries e le porte, le maioliche delle pareti e i
motivi geometrici del pavimento.
La Camera turca viene mostrata al pubblico per la prima volta. È possibile accedervi attraverso
le visite guidate della mostra, dal martedì alla domenica (tranne il giovedì,) alle 17.00 in francese
e alle 17.30 in italiano
Biglietto visita guidata Balthus € 15,00 (visita + ingresso)
La visita guidata include la mostra, alcuni spazi di Villa Medici decorati da Balthus e la Camera
Turca
scheda catalogo
titoloBALTHUS
a cura di
Cécile Debray
con il coordinamento
scientifico di Valérie Loth
co-curatela per le
Scuderie del Quirinale
Matteo Lafranconi
editore: Electa
formato: 23x33 cm
pagine:288
illustrazioni: 250
prezzo:
edizioni:
in libreria: 39 €
italiano, francese
fine ottobre 2015
scheda catalogo
Sommario
Cécile Debray
12 Esporre Balthus
Jean Clair
22 Balthus e Rilke: un’infanzia
La strada
Marco Vallora
40 Balthus e “Valori Plastici”
L’infanzia
Camille Viéville
64 Pulsioni. Riflessioni a
proposito dei ritratti su
commissione in Balthus
La camera
Alfred Springer
134 Balthus “il perturbante”.
Riflessioni psicoanalitiche
La scatola prospettica
Stéphane Guégan
150 La scommessa sull’assoluto
Interni
Cécile Debray
164 Il castello dei desideri
La semplicità classica
Evelyn Benesch
182 L’atelier di Chassy
La pregnanza di Cime
tempestose
Didier Semin
78 I bambini Blanchard
Dal modello al fantasma
Catherine Grenier
196 Balthus e Klossowski:
da una parte e dall’altra
dell’immagine
Il Teatro della crudeltà
Dominique Radrizzani
96 La casa dello specchio
Camille Morando
100 Balthus il teatro: le
creazioni
per Antonin Artaud e Albert
Camus
Procedure
Valérie Loth
228 La questione della
fotografia
François Rouan
236 Della somiglianza
Al di là dello specchio
Didier Ottinger
118 Il sadismo geometrico
del conte de Rola
243 Balthasar Klossowski
de Rola
264 Bibliografia
270 Mostre
273 Elenco delle opere
riprodotte
visite e attività
didattiche
SCUDERIE DEL QUIRINALE
SPOT! 20 minuti un’opera - lettura guidata di un’opera
dal 12 novembre 2015 alle ore 18.30
In occasione della mostra Balthus riprendono alle Scuderie del Quirinale i nostri appuntamenti
di Spot! 20 minuti un’opera la lettura guidata di un’opera. Tre incontri per approfondire la storia
di tre opere e imparare a conoscere la ricerca e il lavoro che stanno all’origine di ciò che vediamo. L’evento avrà luogo a partire da giovedì 12 novembre e sarà condotto da Matteo Lafranconi,
curatore senior del Palazzo delle Esposizioni e Scuderie del Quirinale.
Giovedì 12 novembre 18.30
La strada (La Rue) (MoMA)
Il capolavoro giovanile dell’artista in cui tutte le principali caratteristiche delle future opere di
Balthus sono già sintetizzate: l’evocazione dell’infanzia, le atmosfere sospese e indecifrabili, il
rigore geometrico derivato dal Quattrocento italiano. E l’inedito confronto con la prima versione del dipinto realizzata dall’artista subito dopo il suo viaggio in Italia.
Mercoledì 2 dicembre 18.30
Le Chat de la Méditerranée (coll. Privata)
L’opera che ha reso celebre la componente bizzarra e fiabesca dell’arte di Balthus, spesso associata all’immagine del gatto, da molti considerato una rappresentazione simbolica dell’artista. È
il mondo straniante di Lewis Carroll che con Alice nel paese delle meraviglie è fonte fondamentale per il suo immaginario poetico: il mondo animale, l’attenzione feticistica per la ‘vita’ delle
cose e degli oggetti, il favolistico e il mostruoso.…
Giovedì 7 gennaio 18.30
Le peintre et son modèle (MNAM Pompidou)
Il mito più antico della storia della pittura, da Zeusi al Barocco, alla base dell’immaginario poetico di Balthus: la contemplazione analitica, la prossimità intima eppure intangibile, la sospensione del tempo, la condizione del pittore alle prese col suo doppio. L’ultima fase della pittura di
Balthus, le sperimentazioni tecniche, le suggestioni letterarie e poetiche.
info
h. 18.30, appuntamento di fronte alla biglietteria – Scuderie del Quirinale, Via XXIV Maggio, 16
partecipazione inclusa nel biglietto della mostra - è necessario arrivare 15 minuti prima [email protected] - www.scuderiequirinale.it
BALTHUS per bambini e ragazzi
C’ERA UNA VOLTA UNA GATTA….
24 ottobre 2015 > 31 gennaio 2016
Come Alice incontra lo Stregatto così la micia Mitsou è la prima musa di Balthus. A lei dedica i
primi disegni mentre appare e scompare dalla sua vita. Alla scoperta del Re dei Gatti, soprannome con cui il pittore era conosciuto nel mondo dell’arte, per sperimentare la sua pittura e
l’originalità con cui mescolava le tecniche del disegno, della fotografia e della scenografia. Un
percorso per conoscere il mestiere del pittore e scoprire i suoi quadri più misteriosi.
AUDIOGUIDA KIDS
Per un’originale visita in mostra il Laboratorio d’arte delle Scuderie del Quirinale ha progettato
un’audioguida speciale per ragazzi dai 7 anni in su. Mitsou ci accompagna nella visita raccontando aneddoti e visioni del suo amico pittore.
corsi di formazione • insegnanti e operatori
Percorsi che vanno dalla didattica dell’arte ai libri illustrati, fino all’esperienza del laboratorio.
Incontri pratici e teorici per approfondire una metodologia di lavoro fondata sulla partecipazione attiva dell’osservatore, capire l’importanza dell’allestimento, della qualità degli spazi, dei
materiali didattici, elementi peculiari dell’attività dei Servizi educativi-Laboratorio d’arte. Un’occasione per ripercorrere le fasi di progettazione e sviluppo dei percorsi di laboratorio proposti
in occasione delle mostre e fornire nuovi alfabeti per un’educazione all’arte.
informazioni: www.scuderiequirinale.it
[email protected]
audioguida adulti € 4,50 - ragazzi € 3 - adulti+ragazzi € 7 - in streaming €2,50
VILLA MEDICI
Visite guidate
individuali
da martedì a domenica (tranne il giovedì), 17.00 (in francese) e 17.30 (in italiano), €15,00 (visita
+ ingresso) max. 25 persone
La visita guidata include la mostra, alcuni spazi di Villa Medici decorati da Balthus e la Camera
turca.
Prenotazione consigliata: [email protected] – tel. 06 67611
gruppi
€10,00 + il costo dei biglietti - max. 25 persone – prenotazione obbligatoria
[email protected] – tel. 06 67611
Laboratorio d’arte Alla maniera di Balthus
a cura del dipartimento didattico dell’Accademia di Francia a Roma
Ripercorriamo i luoghi in cui visse Balthus a Roma, artista che fu anche direttore dell’Accademia
di Francia. Un laboratorio sul processo creativo di Balthus ci farà scoprire la tecnica utilizzata
nei suoi dipinti, e quella che ha inventato per le pareti di Villa Medici.
scuole • secondarie di primo e secondo grado
dal martedì al venerdì 10.00 > 11.30 e 11.30 > 13.00
attività + ingresso mostra €1,00 per studente
prenotazione obbligatoria: [email protected]
famiglie • ragazzi 9 > 13 anni
l’ultima domenica del mese 14.00 > 15.30
attività + ingresso mostra €6,00 per partecipante
Prenotazione obbligatoria entro il venerdì (prima delle 14.00) [email protected]
incontri
SCUDERIE DEL QUIRINALE / INCONTRI CON BALTHUS
In occasione della mostra Balthus alle Scuderie del Quirinale
il Palazzo delle Esposizioni presenta Incontri con Balthus
28 ottobre 2015 – 13 gennaio 2016
Come di consueto, le Scuderie del Quirinale propongono al pubblico un ciclo di incontri di approfondimento sulla figura dell’artista e alcuni temi della sua opera affrontati in mostra. Al Palazzo delle Esposizioni, sede di tutti gli appuntamenti, la curatrice dell’esposizione, storici dell’arte
e docenti universitari condurranno il pubblico in un viaggio attraverso le coordinate artistiche
del Novecento di Balthus: la sua formazione, intellettuale e famigliare, il rapporto, prima, con
l’arte italiana e, poi, con il nostro Paese, le suggestioni letterarie che così tanto influenzarono la
sua opera e i rapporti con le comunità artistiche e intellettuali che attraversarono il secolo breve.
Gli incontri e le testimonianze, tutti insieme, comporranno la figura di una personalità artistica
originale e inimitabile che contribuì ad arricchire l’idea novecentesca di modernità.
28 ottobre, ore 18.30
Marco Vallora
Balthus in italia. Balthus e l’Italia
La folgorazione giovanile davanti agli affreschi di Piero della Francesca e la predilezione per
Giotto e Masaccio; il rapporto con le correnti pittoriche contemporanee italiane, da Valori plastici a Realismo magico; il sentimento dell’antico. Tutti i tratti dell’italianità di Balthus.
18 novembre, ore 18.30
Guido Brivio
Pierre Klossowski. Fratello eterodosso di Balthus
Creatore infaticabile attraverso la parola e l’immagine di simulacri - cioè di luoghi in cui le intensità vitali possano svelarsi - Klossowski, fratello eterodosso di Balthus, percorre da un capo
all’altro il ventesimo secolo rivelandolo in tutta la sua allarmante enigmaticità.
25 novembre, ore 18.30
Elena Pontiggia
Balthus nel crocevia degli anni Trenta
La definizione di una personalità artistica originale e inimitabile; le suggestioni letterarie, dal
romanticismo di Cime tempestose al mondo capovolto di Alice nel paese delle meraviglie; il travolgente rapporto con Antoinette. Il decennio dei grandi capolavori sullo sfondo di un’Europa
in corsa verso l’abisso.
9 dicembre, ore 18.30
Liliana Cavani in conversazione con Ester Coen
Il mio amico Balthus
Sovrano altero e ritirato della Villa Medici, negli anni trascorsi a Roma come direttore dell’Accademia di Francia, Balthus ha intrattenuto relazioni sporadiche e non sempre facili con la comunità artistica e intellettuale italiana. Con importanti eccezioni.
incontri
16 dicembre, ore 18.30
Daniela Lancioni
Balthus anti-moderno?
Cultore degli antichi maestri e creatore di un’arte senza tempo, Balthus si professa estraneo
all’arte moderna e alle sue avanguardie. Nonostante questa posizione eccentrica e defilata,
gli orizzonti culturali ed artistici di Balthus contribuiscono ad arricchire l’idea novecentesca di
modernità.
13 gennaio, ore 18.30
Cécile Debray
Balthus. Dieci temi per una mostra
Dall’incontro giovanile con il Rinascimento di Piero della Francesca, che condizionerà la sua visione dell’arte e della bellezza in tutto il suo percorso creativo, fino alle ultime tele rimaste non
finite. La curatrice della mostra presenta un percorso ragionato attraverso l’opera di Balthus
secondo i dieci capitoli del percorso espositivo.
Si ringrazia Gioco del Lotto - Lottomatica
Informazioni
Palazzo delle Esposizioni - Sala Cinema
scalinata di via Milano 9 a, Roma
www.palazzoesposizioni.it
INGRESSO LIBERO FINO A ESAURIMENTO POSTI
I posti verranno assegnati a partire da un’ora prima dell’inizio di ogni incontro
Possibilità di prenotare riservata ai soli possessori della membership card
L’ingresso non sarà consentito a evento iniziato