i mezzi di trasporto

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i mezzi di trasporto
I MEZZI DI TRASPORTO
I mezzi di trasporto hanno fatto la loro comparsa nell'antichità ancora prima dell'invenzione della
ruota venivano, infatti, utilizzate slitte ricavate dai rami degli alberi.
Gli archeologi affermano che l'introduzione della ruota si deve ai Sumeri attorno al 3500 a.C. I carri
trainati da animali, venivano utilizzati per trasportare merci o persone ma soprattutto per spostare
i soldati.
Nei secoli successivi troviamo tracce di questi mezzi di trasporto sia nell'antica Grecia sia in Egitto.
La mancanza di strade obbligava quando si trattava di attraversare fiumi o terreni accidentati a
scaricare e smantellare i veicoli e a ripristinarli superato l'ostacolo.
I Romani furono uno dei primi popoli a creare un sistema di trasporti su strada dal 312 a.C. I mezzi
di trasporto utilizzati dai romani, erano carri a quattro ruote per le merci pesanti e per il popolo
mentre i nobili utilizzavano
vano calessi con due ruote che potevano essere coperti o meno.
Uno sviluppo nella costruzione dei veicoli si ebbe nell' XI secolo con la comparsa di ruote con
cerchi in ferro e veicoli sempre a quattro ruote ma con gli assi anteriori girevoli che consentivano
consenti
di superare curve anche molto strette.
In questo periodo vengono anche introdotte le diligenze che pur viaggiando lentamente
consentivano il trasporto di molte persone: da 6 od 8 ma anche fino a 30 - 40.
Nel XVII secolo comparvero le carrozze che progressivamente visti i progressi della tecnica
divennero sempre più comode ed anche belle da un punto di vista estetico. In questo periodo
fecero la prima comparsa le carrozze con finestrini in cristallo ed è nel 1787 che l'inglese John
Colline inventa un asse che non deve essere oliato tutti i giorni come si faceva sino ad allora bensì
a cadenza mensile.
E’ solo nel 1770 che James Watt costruì i primi motori a vapore adatti per i veicoli. In essi lo
scorrere di un pistone poteva far muovere un'asta o una ruota. Nel 1804 si deve Richard Trevithick
la costruzione di una macchina a vapore in grado di viaggiare su rotaie.
Alle macchine a vapore seguirono i battelli a vapore, che comparvero sui laghi svizzeri tra il
1830/1830 e dalla meta del 1800 iniziarono a circolare locomotive a vapore con vagoni passeggeri
e merci.
Dalla fine del XIX i motori a combustione interna permisero di costruire le prime motociclette e
automobili.
I combustibili fossili si affermarono come fonti di energia. Se il XIX può essere definito come l’era
della ferrovia, la seconda metà del XX secolo è stata l’era dell’automobile ma anche dello sviluppo
grandioso dei trasporti aerei e nella seconda metà del XX i viaggi spaziali.
I mezzi di trasporto contribuirono a spingere l’uomo verso l’ignoto, necessità commerciali e di
sopravvivenza lo resero intraprendente.
Fu, infatti, l'interesse commerciale a spingere i mercanti egizi a recarsi a sud del Basso Egitto ed
esplorare le regioni dell'Africa Orientale in particolare la Nubia, l'Etiopia, la Somalia.
I Fenici, popolo di mercanti e di navigatori, esplorarono le coste del Mediterraneo e fu il primo
popolo a oltrepassare le temutissime Colonne d'Ercole, raggiungendo le vicinanze dell'attuale città
spagnola di Cadice. Secondo una leggenda egizia, ripresa da Erodoto due mercanti fenici, per
ordine del faraone Nechao, realizzarono per primi la circumnavigazione dell'Africa, raggiungendo il
Golfo di Guinea, il Capo di Buona Speranza e infine tornarono nel Mar Rosso.
La volontà dei Greci, di espandersi e di fondare nuove colonie li spinse a dare un nuovo impulso
alle esplorazioni. I Greci si concentrarono soprattutto sull'Europa e sull'Asia; raggiunsero le coste
italiane e quelle spagnole. Un certo Coleo di Samo, nel VII secolo a.C. fondò sulle Colonne d'Ercole
la città di Tartasso, considerata per lungo tempo il limite occidentale del mondo. Il greco Eutimene
da Marsiglia e il cartaginese Annone, costeggiarono l'Africa nord-occidentale e vi fondarono
numerose colonie.
Ai greci risalgono i primi tentativi di cartine geografiche: il mondo da loro conosciuto era piatto,
raffigurava il Mediterraneo con l'Africa raffigurata solo nella parte settentrionale, l'Europa
terminante all'attuale Germania e l'Asia si chiudeva a est con l'India. Quattro i fiumi principali che
univano i tre continenti: il Danubio, il Nilo, il Tigri e l'Eufrate. Secondo alcuni studiosi vi sarebbero
evidenze dell'arrivo di navi greche addirittura nelle Americhe.
La spedizione militare di Alessandro Magno contribuì moltissimo ad ampliare i ristretti confini dei
greci. Egli, infatti, permise una conoscenza più approfondita di un vastissimo territorio dell'Asia, a
oriente della Mesopotamia, giungendo fino in India. Nello stesso periodo Nearco di Creta, guidò la
flotta macedone lungo le coste asiatiche fra l'Eufrate e l'India, all'incirca fra gli attuali Iraq e
Pakistan. Si iniziarono inoltre le prime esplorazioni anche verso nord: il greco Pitea raggiunse la
Norvegia intorno al 350 a.C. Attraverso le vite aperte dall'impresa di Alessandro Magno, giunse in
Europa la prima eco dei paesi dell'Estremo Oriente mentre si approfondiva la conoscenza di India,
Ceylon, Indocina e Indonesia. Le massicce scoperte di questo periodo, crearono nuove
speculazioni sulla geografia, spingendo alcuni filosofi a considerare persino l'ipotesi della sfericità
della Terra e calcolarne la probabile circonferenza.
Le conquiste romane del II secolo consentirono di esplorare terre sconosciute e aree interne di
territori, di cui i Greci conoscevano solo le coste. I Romani diedero un contributo fondamentale
alla conoscenza di regioni come la Gallia, la Spagna, la Germania. Giulio Cesare parlerà per la prima
volta dell'isola della Britannia (attuale Inghilterra) che poi l'imperatore Claudio conquisterà.
Con Nerone si diede impulso nuovamente all'esplorazione dell'Africa, in particolare delle aree più
interne, con la spedizione romana alle fonti del Nilo da lui voluta. Questa necessità era spinta in
particolare dal mercato degli schiavi e degli animali esotici, usati nei giochi del circo. In età
imperiale si avevano notizie, incerte e semileggendarie, sull'arcipelago indonesiano, sull'Armenia,
sull'Arabia, sulle regioni dell’Europa settentrionale, sul fiume Niger e sui laghi equatoriali al centro
del continente africano. Esiste anche la possibilità di contatti con le Americhe, confermati da
mosaici a Pompei. Nel II secolo, Claudio Tolomeo scrisse l'Introduzione geografica, che fu
considerata un testo base per le conoscenze geografiche nei secoli successivi.
Nel Medioevo le esplorazioni geografiche subirono una dura battuta d'arresto e le conoscenze si
limitarono a quelle antiche e in alcuni punti, addirittura regredirono. Gli Arabi compirono invece
importanti viaggi, verso l'Asia centrale, la Cina, l'India, importando da quelle civiltà importanti
cognizioni fondamentali in molti campi.
I Vichinghi nel X secolo toccarono l'Islanda, la Groenlandia e l'attuale Terranova in America, che
chiamarono Vinland e dove fondarono un insediamento.
La ripresa economica e commerciale successiva all'anno Mille e il notevole sviluppo delle
Repubbliche marinare portò a una ripresa significativa delle esplorazioni geografiche. Mercanti
italiani tentarono di raggiungere la Cina attraverso vie alternative, per evitare il passaggio nei
mercanti arabi che ne aumentava notevolmente il prezzo. I fratelli Ugolino e Vadino Vivaldi
tentarono un'esplorazione marittima nell'Oceano Atlantico ma di loro non si ebbe più notizia.
Diverso esito ebbe invece il lungo viaggio intrapreso dal veneziano Marco Polo che fra il 1271 e il
1295 raggiunse la Cina via terra e tornò a Venezia per mare. Il suo libro Il Milione contribuì in
maniera massiccia a far conoscere agli europei le regioni centrali e orientali dell'Asia.
Il mondo geografico si divise in due scuole di pensiero: una, definita tolemaica, era convinta che
l'unica via alternativa fosse la ricerca di un passaggio o a nord dell'Europa o circumnavigando
l'Africa, un'altra detta oceanica, guidata dal geografo fiorentino Paolo Toscanelli sosteneva che la
Terra fosse rotonda e si potesse raggiungere l'India tramite l'Oceano Atlantico.
Le nuove innovazioni e i fondamentali progressi nella navigazione e nella cartografia permisero le
grandi esplorazioni compiute nel Quattrocento da spagnoli e portoghesi tra cui quella di
Bartolomeo Diaz che doppiò Capo di Buona Speranza e quella di Vasco da Gama che nel 1498
raggiunge l'India.
Ma l'impresa più celebre e significativa è senza dubbio quella compiuta da Cristoforo Colombo che
il 12 ottobre 1492 raggiunse il continente americano, segnando una vera e propria svolta nella
storia universale, tanto da costituire per molti storici l'inizio dell'età moderna.
Nel 1497, un altro italiano Giovanni Caboto esplorò l'isola di Terranova.
Agli inizi del XVI secolo il toscano Amerigo Vespucci esplorò il litorale atlantico del Sudamerica. E fu
il primo a capire di non essere in Asia ma in una nuova terra che in suo onore fu chiamata America.
Le imprese dei conquistadores consentirono successivamente di affacciarsi per la prima volta
all'Oceano Pacifico.
Iniziò una corsa a impossessarsi delle nuove terre americane, ricche di minerali preziosi e di aree
fertilissime, utili per l'agricoltura. Gli spagnoli e i portoghesi si concentrarono nell'area
meridionale, mentre francesi, inglesi e olandesi si contesero il Nordamerica.
Nel 1520, Ferdinando Magellano, al servizio dei reali di Spagna, oltrepassò la Terra del Fuoco ed
esplorò l'Oceano Pacifico, che proprio lui ribattezzò così. Magellano raggiunse le Filippine e qui fu
ucciso. Ma una parte del suo equipaggio, riuscì a toccare l'India, l'Africa e finalmente tornò in
Spagna compiendo la prima circumnavigazione del globo.
Nel 1523 Giovanni da Verrazzano raggiunge l'attuale New York.
Intanto si cercavano nuove vie per raggiungere l'Asia evitando l'ardua traversata del Pacifico e in
molti tentarono di trovare per le vie dell'Artico, il cosiddetto Passaggio a Nord-Ovest. Alla fine del
Cinquecento la conoscenza del mondo si era ulteriormente dilatata, si conoscevano abbastanza
bene i contorni dell'Africa, dell'America, l'Asia meridionale, mentre erano completamente
sconosciuta.
Nel 1649 fu raggiunta l'estrema punta dell'Asia e nel 1728 fu superato lo stretto di Bering e fu
esplorata l'Alaska.
Nel XVII secolo pionieri olandesi iniziarono a esplorare le prime isole dell'Oceania si scoprì
l'Australia, Abel Tasman nel 1642 colonizzò l'isola, chiamata Tasmania in suo onore, la Nuova
Zelanda e le Tonga. Nel XVIII secolo nacquero le "Società Geografiche" con fini esclusivamente
scientifici. In questa categoria rientrano i viaggi dell'inglese James Cook che esplorò
approfonditamente l'Australia orientale, prendendone possesso in nome del re d'Inghilterra.
Continuavano, nel frattempo, le esplorazioni delle regioni interne dell'America, sopraggiungendo
nelle baie del Canada. Gli inglesi si dedicarono inoltre all'Africa: James Bruce (1730-1794) arrivò
alle mitiche sorgenti del Nilo. Nell'XIX secolo l'attenzione si concentrò, infatti, sull'Africa, al centro
delle mire delle potenze europee, nel tentativo di costruirsi imperi coloniali.
Destinate a passare alla leggenda, saranno le imprese di David Livingstone (1841) e Henry Stanley
(1870) che percorsero il centro dell'Africa.
Vi furono anche esploratori italiani, che viaggiarono in Etiopia e Somalia, come Pellegrino
Matteucci che fece la traversata dell'Africa equatoriale dal mar Rosso fino alla foce del fiume Niger
nell'Atlantico.
L’era delle grandi Spedizioni e delle grandi scoperte oramai si stava esaurendo. Continuarono le
esplorazioni all’interno delle nuove terre con mezzi di trasporto che aiutavano il viaggio. Si stavano
affermando le auto e poi gli aerei e, ai nostri giorni, la tecnologia spaziale che offrono un
contributo molto importante per le rilevazioni di territori ancora sconosciuti. L’uomo prima di
addentrarsi in una foresta ha strumenti di viaggio tecnologicamente avanzati e supporti logistici
impensabili solo cinquant’anni fa.