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302 anglismi riscontrati nel gergo delle TLC in Italia Sull`onda di
Educcation et Sociétés Plurilingues n° 10-juin 2001
302 anglismi riscontrati nel gergo delle TLC in Italia
Federico PEROTTO
Nous présentons un résumé de la recherche faite sur un èchantillon de 302 anglicismes
repérés dans le jargon des télécommunications en Italie, dont on déduit la dimension de
l’usage de l’anglo-américain dans un domaine très répandu dans tout le monde
industrialisé.
We present a summary of a research study on a sample of 302 anglicisms found in the
jargon of telecommunications in Italy, from which it is possible to deduce the
importance of American English in a field so widespread in all the industrialised
countries.
Wir präsentieren die Zusammenfassung einer Studie über 302 Wörter aus dem
englischsprachigen-Stamm, die im Rahmen des Mobilfunks in Italien benutzt werden.
Aus dieser geht die Tragweite der Benutzung des Angloamerikanoscehns auf einem
Gebiet, das inzwiscen in der ganzen industrialisierten Welt hoch verbreitet ist, hervor.
Sull’onda di precedenti ricerche svolte nell’ambito dei forestierismi e dei
prestiti lessicali in generale, acquisiti dall’anglo-americano nelle lingue
europee, ho deciso di analizzare da vicino (e dall’interno) la pervasività di
tale lingua in un settore che fosse sì ad alta tecnologia, quindi
particolarmente soggetto ad acquisire anglismi nel suo gergo, ma che
rispettasse anche un’altra condizione, ossia l’effettiva diffusione nella
lingua quotidianamente usata da una fetta considerevole della popolazione
italiana.
La scelta è quindi caduta sul dominio della telefonia mobile, il cui mercato
ha goduto di una diffusione esponenziale negli ultimi dieci anni circa,
dall’espansione della rete Tacs, all’introduzione della rete Gsm, al boom
delle schede prepagate, all’ingresso di nuovi gestori, quindi di agguerrita
concorrenza generalmente customer oriented. Entrando in contatto con gli
ambienti interni alla gestione del traffico, della clientela, delle reti di
comunicazione ci si addentra progressivamente negli aspetti tecnici, i quali
risultano colpiti da un’invasione di anglismi, alla stregua di tutti i gerghi
tecnici propri di settori ad alta tecnologia.
La frequenza di anglismi risulta elevata a tutti i livelli, tanto nel gergo usato
dagli operatori quanto dalle forme diffuse dai mass-media, fino ad entrare
in molti casi nel vocabolario comune degli utenti di telefonia mobile,
bombardati da messaggi pubblicitari ricchi di forme inglesi sfruttate sia per
la loro praticità internazionale (es. roaming) che per il loro impatto
empatico (es. Timmy). Talvolta gli spot pubblicitari e la comunicazione
rivolta all’utenza in genere fungono da esplicativi di forme ritenute
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particolarmente criptiche o innovative (es. “WAP, in inglese Wireless
Application Protocol”, a cui segue la spiegazione in termini semplici della
sigla in questione), e gli slogan delle case costruttrici di telefoni ed
accessori sono non raramente in inglese: be inspired, social life support,
connecting people. Funzioni entrate ormai nell’uso comune assumono
denominazioni multiple, a testimonianza della loro diffusione, come gli
SMS (Short Message Service), chiamati anche short message, nonché nelle
forme italiane messaggi scritti, messaggini. Inoltre, l’uso della lingua
inglese è sovente forzato dal fatto che su tastiere e menù opzionali dei
telefonini sono presenti comandi indicati in tale lingua (yes, clr, display,
DTMF, PIN), e che funzionalità o pregi degli apparecchi sono indicati, ad
esempio, come waterproof, picture messaging, smart messaging.
Ne possiamo quindi osservare l’influenza in più ambiti, iniziando dalla
comunicazione interna aziendale (dall’azienda per l’azienda, processi e
comunicazioni interni), per fare alcune considerazioni a proposito delle
interrelazioni lessicali tra la telefonia, Internet e l’informatica; passeremo
in seguito allo studio della comunicazione esterna (dall’azienda all’utenza,
pubblicistica ed istruzioni dal gestore e dal produttore verso il cliente).
Faremo, infine, alcune considerazioni circa l’approccio delle case
produttrici di telefoni cellulari e dei gestori di telefonia mobile presenti ad
oggi in Italia verso gli anglismi.
La comunicazione interna
Nell’ambito del call center, punto di osservazione privilegiato nei confronti
sia delle realtà interne, sia delle esigenze comunicative esterne, per via
della sua funzione di “interfaccia” tra azienda e clientela, si possono
facilmente identificare due tipi di vocabolario:
1. il primo, che tratteremo qui di seguito, è un lessico strettamente legato a procedure,
mansioni, uffici e comunicazioni interne;
2. il secondo, che studieremo nel paragrafo relativo alla comunicazione esterna, consta
di una terminologia da utilizzare verso il cliente, in modo che esso ne comprenda il
significato: qui dovremo distinguere tra anglismi riconoscibili (o generalmente
supposti tali) e anglismi eventualmente da chiarire o da tradurre al fine di renderli
comprensibili all’utente non esperto.
Dalle righe seguenti, in cui descrivo una “situazione-tipo” aziendale, nella
fattispecie il call center di un gestore di rete, evinciamo facilmente quanto
sia influente la lingua inglese: una volta superata la parte teorica dello stage
(1) formativo, in cui vari tutor insegnano, spesso per mezzo di slide
riassuntive, tariffe e programmi associati all’arte del customer profiling, del
customer caring, del counseling, del cross-selling con nozioni di marketing
ad hoc, essenzialmente mirate ad ottenere la loyalty del cliente
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(abbassandone così la soglia di churn (2), si passa qualche giorno on line in
affiancamento ad operatori esperti, per fare esperienza pratica di helpdesk
operativo. Certo, una delle difficoltà principali di questo lavoro è di non
avere un rapporto face to face con chi chiama; ma con l’esperienza si va
migliorando la conoscenza dei software gestionali, e sarà sempre più
semplice raggiungere il target aziendale (deliberato durante apposite
convention) avvicinandosi all’obbiettivo della one-call solution per la
generalità delle chiamate. Da questa breve panoramica si può quindi intuire
la portata del fenomeno, senza avere enfatizzato la frequenza di anglismi, il
cui numero e frequenza vanno ben oltre i campioni sopracitati.
L’uso di acronimi
Per ragioni di sintesi, velocità di comunicazione e riconoscibilità
internazionale, vengono usati frequentemente acronimi di terminologie in
lingua inglese. La praticità che si guadagna attraverso tali sigle viene però
talvolta ostacolata dall’assenza di riferimenti semantici che le stesse hanno
nei confronti della lingua italiana: questa mancanza di “agganci di
polisemia”, quasi sempre valida per le sigle in sé, rimane purtroppo spesso
anche ad un livello superiore di chiarezza del significato, vale a dire nel
momento in cui gli acronimi sono sciolti. Alcuni esempi:
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GSM
PIN
PUK
SIM
SMS
WAP
Global System for Mobile communication
Personal Identity Number
PIN Unblocking Key
Subscriber Identity Module
Short Message Service
Wireless Application Protocol
La pervasività che questi ultimi tre termini hanno ottenuto negli ultimi anni
risulta evidente dalla produttività che essi hanno in fase di conio di altre
forme, come il marchio commerciale SMS by Acotel, nello slogan WAP
Ready (Alcatel) o nei sorprendenti acronimi WML e SAT, formati a loro
volta da acronimi: una volta sciolti, si leggono infatti Wap Mark-up
Language e Sim Application Toolkit.
Innumerevoli sono poi i casi di utilizzo di sigle nel contesto aziendale, e
nelle schede esplicative delle funzioni e di parti dei telefonini stessi, per le
ragioni di comodità già elencate.
La telefonia, Internet e l’informatica
In un settore ad alta tecnologia qual’è la telefonia, non possono mancare
innumerevoli correlazioni con il mondo dell’informatica, quindi con il
gergo proprio degli utilizzatori e costruttori di PC, nonché degli
sviluppatori di software. Si tratta di rapporti stretti a più livelli: in primis la
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sempre più marcata sovrapposizione tra telecomunicazioni e reti
informatiche, grazie alle possibilità fornite da Internet, in cui si fondono in
simbiosi entrambe le componenti. Ne costituiscono chiari esempi di
sovrapposizione, cioè di utilizzo “incrociato” di termini che stanno ad
indicare componenti (browser, modem), funzionalità (chattare, emotion
icons, mail) e impostazioni (password, bookmarks) delle due tecnologie. La
recente tecnologia WAP è, in questo campo, una sorta di pietra miliare che
tra pochi anni sarà considerata obsoleta, per via del rapidissimo sviluppo
della potenza messa a disposizione di telecomunicazioni scritte in rete; essa
trascina nondimeno con sé un suo vocabolario specifico.
La correlazione con l’informatica risulta inoltre evidente in parti e funzioni
dei telefonini, dotati di display, in qualche caso touch screen; la Mitsubishi
propone un mouse di navigazione: in questo caso è interessante notare la
perdita di collegamento semantico anche nella stessa lingua inglese, per cui
il termine mouse non è più connotato dalla forma di “topolino” che gli
aveva procurato la simpatica denominazione, bensì indica solo la
funzionalità a cui lo strumento è preposto.
Il richiamo all’informatica è continuo, nell’uso di tool per indicare
strumenti di utilità del cellulare, di plug-in per indicare la modalità di
connessione di strumenti aggiuntivi, di data kit, data interface, data suite e
PC Suite. Gli stessi caratteri tipografici per la battitura di testi da cellulare
sono spesso denominati font.
E’ inoltre presente una terminologia non propriamente informatica, ma
generalmente diffusa negli ambienti tecnici avanzati che comunque fanno
uso di computer: le opzioni preimpostate in automatico sono dette di
default, e un apparecchio radiomobile acceso ma non attivo è in posizione
di stand-by.
La comunicazione esterna
Le informazioni da assorbire per padroneggiare appieno il telefonino sono
così tante e varie da scoraggiare in partenza chi vede nello strumento un
semplice mezzo di comunicazione, senza troppe pretese di multimedialità e
sofisticazione modernista (quindi anglofona!), anche se un’agguerrita élite
di avanzatissimi utenti riesce quotidianamente a dare filo da torcere anche
agli operatori più scafati sulle configurazioni WAP!
Presso ogni ambiente (lavorativo o sociale in genere) in cui venga usato un
gergo proprio, si tende infatti a dare per scontata a priori l’intelligibilità di
termini che, mentre nell’ambiente in questione sono di uso quotidiano,
all’esterno sono molto spesso totalmente o parzialmente sconosciuti.
Mentre call center sta progressivamente entrando nel vocabolario comune,
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helpdesk non risulta così chiaro: e quando si parla di broadcast, dual band,
personal number, send, standard, step ed altre funzioni, azioni, opzioni o
proprietà, forse varrebbe la pena di spiegare in termini comprensibili ai più
il significato, molte volte di semplice comprensione, che si cela dietro
parole sentite come straniere ed estranee.
I telefonini
Gli apparecchi radiomobili, più familiarmente cellulari o telefonini, ormai
da anni al centro delle attenzioni di esperti di marketing, di comunicazione,
di fenomeni di massa, di massmediologi, ma soprattutto appendice
irrinunciabile dell’Italiano medio, costituisce di per sé un veicolo
ricchissimo di anglismi. Le ragioni sono varie e diverse: in primo luogo,
essendo concepiti per un mercato internazionale, nella scelta dei nomi e dei
riferimenti che devono essere univoci da un Paese all’altro viene prediletta
la lingua inglese; inoltre, come nel caso del termine vibracall, la
concorrenza tra case produttrici si gioca anche sul terreno della
competizione linguistica, tra chi riesce a trovare la terminologia più diretta,
chiara ed accattivante. Troviamo quindi un gran numero di anglismi legati
al fenomeno Internet e all’informatica, nonché a varie funzioni proprie
degli apparecchi: smart editorT9 e easytext, per indicare un ausilio alla
battitura di testi dalla tastiera del telefono; flip è lo sportellino che in alcuni
modelli copre la tastiera: si chiama flip attivo quando, una volta aperto,
oltre a permettere l’accesso alla tastiera rende operativo il cellulare. Altre
funzioni accessorie studiate per rendere i telefonini più trendy, al di là del
design più o meno innovativo, sono il caller grouping, la voice memo, la
block notes, le icone user friendly, la jog dial, la listen who’s calling e il
mobile trading.
Gli accessori dei telefoni cellulari
Una menzione a parte meritano i nomi degli accessori dei telefonini, di cui
presentiamo una panoramica interessante non tanto per la conoscenza degli
stessi, quanto per il fatto che essi sono pubblicizzati dalle case costruttrici
come li scriviamo qui di seguito, generalmente senza spiegazioni del
significato: basic car kit; batteria high capacity, slim, ultra slim e standard;
clip per cintura, cuffie hands free da passeggio, hands-free car kit, simple
car holder, cover Xpress–on, custodie pole position.
I colori dei telefonini
Le scelte di marketing di alcune case costruttrici di apparecchi cellulari
risultano evidentemente anglofile, in materia linguistica, per quanto
riguarda la denominazione dei colori in cui viene presentata la gamma dei
propri prodotti: l’appeal esercitato da questa lingua viene aumentato da
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aggettivi che spesso accompagnano i nomi dei colori “base”, in modo da
accrescerne l’esoticità, dando l’impressione di una ricercatezza particolare,
di un valore aggiunto al telefonino. Alcuni esempi: i colori trendy della
Alcatel annoverano l’obsidian black, il quartz silver, il jade, il velvet, il
macassar brown, il denim blue, il gala black, il lolita grey, il ranger green
e il techno white; la Motorola propone il titanium e il reader blue, mentre la
Panasonic in inglese offre solo la tinta silver.
I gestori di telefonia mobile
L’approccio verso l’uso della lingua inglese da parte dei quattro gestori di
telefonia mobile attualmente attivi sul territorio italiano (3) fornisce altre
interessanti informazioni: ognuna delle quattro aziende è ben identificabile
per l’immagine proposta dai rispettivi esperti di marketing; ciò si riflette
prepotentemente sull’impatto emotivo che gli spot e la comunicazione in
genere ottengono in base a scelte studiate ad hoc, in cui lo sfruttamento di
forme anglo-americane gioca un ruolo spesso fondamentale, come vedremo
dall’approccio usato verso il pubblico: TIM generalmente presenta i suoi
documenti promozionali presentando prodotti e servizi trasmettendo l’idea
di un’atmosfera distensiva ed affidabile, in ambientazioni tipicamente
italiane e puntando su personaggi stile “ragazzo/a della porta accanto”,
utilizzando colonne sonore italiane; Omnitel sfrutta ampiamente, fin dal
suo ingresso sul mercato, un’immagine aggressiva, fornendo l’impressione
di dinamicità e giovanilismo: i suoi testimonial sono generalmente
prorompenti bellezze straniere, le ambientazioni sono estremamente vivaci
al ritmo di videoclip rock, su colonne sonore angloamericane: talvolta
anche il testo recitato è in inglese. Wind adotta invece un tipo di approccio
più “morbido” verso la clientela, ponendo in risalto l’economicità delle
proprie offerte, attraverso un linguaggio generalmente diretto e semplice: i
testimonial sono uomini e donne italiani di mezza età, dinamici e
socialmente attivi; Blu, puntando molto sull’alto grado di tecnologia
applicata alle sue opzioni, ne comunica il contenuto in modo da associare la
vita di tutti i giorni alla comodità delle soluzioni proposte: gli spot sono
incentrati su simbologie che richiamano questi valori, e le campagne
pubblicitarie sono mirate ad attrarre la curiosità e l’interesse del
consumatore in modo intelligente.
Fatte queste premesse ed in base a tali impressioni, il lettore si sarà creato
delle aspettative rispetto all’approccio di ognuno dei quattro gestori verso
l’uso della lingua inglese. Probabilmente ci si aspetterà un utilizzo
maggiore da parte della Omnitel, e decisamente basso da parte della TIM.
Nel caso della Wind, la denominazione stessa del gestore è delegata ad un
termine inglese, mentre Blu in base a queste sole informazioni costituirebbe
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un’incognita, dal punto di vista delle strategie lessicali. Ed è proprio
quest’ultimo che colpisce per l’abbondanza di forme inglesi:
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nell’indicazione dei nomi delle forme tariffarie blu4night (4), blu open, blu open
forever, superblu, superblu forever, blu ever;
nei nomi di opzioni e promozioni: opzione blu group, be on, programma blu class,
VIB (5) club, blu benefit card;
nei nomi di accessori e funzioni, come la carta ricaricabile blu on, nella segreteria
avanzata blu voice control, e nella funzione di Blu mobile Internet chiamata blu
food;
nello slogan simplify your night.
L’approccio della TIM verso il pubblico, nonostante la ricchezza di
anglismi reperiti anche nel materiale di tale gestore, è di un uso vasto ma
prevalentemente “morbido” di anglismi già entrati nell’uso comune
(Europrofessional, Eurobasic, OK TIM, opzione Week-end, TIM Club, TIM
Menù Business), o simili alle analoghe forme italiane, quindi facilmente
comprensibili (TIM Card, RicariCard, Long TIM, Bankamatic, TIM
Universal Number, Servizio ScripTIM, Timspot by ANSA, Top TIM); o,
ancora, sfruttando formule proprie della lingua inglese ritenute simpatiche
– come nel caso del diminutivo confidenziale Timmy, usato per indicare i
telefonini marchiati TIM.
Per contro Omnitel, da cui ci si aspetterebbe un’uso più spregiudicato in
materia d’anglismi, utilizza poche e strategiche forme non italiane per
pubblicizzare i propri servizi: dalla nostra ricerca abbiamo reperito soltanto
le forme seguenti: Christmas Card, Special Tariff, Summer card 95 e
Omnitel One in riferimento ad iniziative promozionali; la sigla CFWD per
designare la funzione di trasferimento di chiamata; Fast, Italy e Personal
195 come nomi di forme tariffarie; You & Me e Opzione dual per indicare
forme accessorie a tariffe.
Wind fa un uso ancora più limitato di anglismi nelle proprie comunicazioni
verso il pubblico, anche se questi spesso costituiscono l’elemento centrale
del messaggio, come nei casi GoWind, la carta ReWind (prepagata con cui
ricaricare il telefonino), la promozione estiva Wind Estate Light (affiancata
dalla dicitura Estate Light Card), SimplyWind (accessorio per facilitare
l’accesso ai servizi di rete fissa Wind) e Internet NoStop. Altre due forme,
meno centrali nella comunicazione della Wind ma ben presenti nelle
indicazioni tecniche delle funzionalità in catalogo: UPD, riduzione di
update, è il codice da digitare per ottenere l’aggiornamento informativo del
servizio WindRAI; segreteria On/Off è un altro esempio, che ci ricorda la
diffusione di questi termini per indicare in breve lo stato attivo/non attivo
di un congegno.
Conclusioni
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Da questa panoramica risulta quindi evidente l’alto grado di sfruttamento di
anglismi nei vari ambiti linguistici legati al mondo delle telecomunicazioni
mobili, veicolo esse stesse - per via della diffusione di cui sono soggetto di un ampio vocabolario più o meno specialistico, comunque
prevalentemente indice, almeno per quanto ne riguarda l’uso da parte della
gente comune, di una moda più che di una reale necessità comunicativa.
Indicazioni sulle fonti
Per la raccolta dei dati e delle informazioni relative alla ricerca, è stato
consultato tutto il materiale promozionale dei quattro gestori di telefonia
mobile in Italia, vale a dire TIM, Omnitel, Wind, Blu, presente nei
rispettivi centri vendita ad agosto/settembre 2000.
Sono state inoltre visitate le pagine principali dei seguenti siti web: <www.tim.it>
<www.omnitel.it> <www.wind.it> <www.blu.it> <www.tariffe.it>
NOTES
(1) Pur essendo un francesismo, costituisce un chiaro indice del predominio della lingua
inglese: esso viene infatti quasi sempre pronunciato [steidz].
(2) Letteralmente: “stato d’agitazione”; nell’accezione del linguaggio aziendale:
“rischio d’abbandono”, indica il tasso di infedeltà dei clienti, indicando la
dismissione/migrazione media degli utenti. Fonte: TIM.
(3) Telecom Italia Mobile, Omnitel Pronto Italia, Wind Tlc e Blu.
(4) Da notare, in questa forma, la componente ludico-creativa per cui il numero “4”
riveste la funzione, sfruttandone la vicinanza fonetica, dell’avverbio “for”: il nome,
tradotto per intero, corrisponderebbe all’italiano “blu per la notte”.
(5) Acronimo (chiaramente di conio scherzoso, formato sul modello del simile VIP) di
Very Important Blu, mirato ad una clientela “alto consumante”.
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