PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIETRO FOLENA La seduta
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PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIETRO FOLENA La seduta
Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 3 VII COMMISSIONE PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIETRO FOLENA La seduta comincia alle 9,50. (La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente). Sulla pubblicità dei lavori. PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna sarà assicurata anche attraverso l’attivazione di impianti audiovisivi a circuito chiuso e la trasmissione televisiva sul canale satellitare della Camera dei deputati. Audizione del direttore generale della Fondazione Triennale di Milano PRESIDENTE. L’ordine del giorno reca, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulle problematiche connesse al settore delle arti figurative, l’audizione del direttore generale della Fondazione Triennale di Milano, Andrea Cancellato, cui do il benvenuto, che è accompagnato dall’avvocato Perli. Con l’odierna audizione chiudiamo l’indagine conoscitiva sull’arte contemporanea, che è cominciata i premi di febbraio. A settembre, discuteremo una relazione conclusiva con alcune indicazioni. Nel corso di questi mesi, abbiamo incontrato diversi rappresentanti di associazioni e di istituzioni universitarie e scolastiche, diversi artisti e abbiamo svolto alcune missioni. Abbiamo quindi un panorama abbastanza consistente. L’obiettivo è implementare molto l’interesse politico e istituzionale per l’arte contemporanea. Indagine conoscitiva – 13 — — SEDUTA DEL 31 LUGLIO 2007 In questo quadro, dunque, anche per rendere testimonianza dell’importanza dell’istituzione della Triennale di Milano e del lavoro che ha svolto nel corso di questi ultimi anni, volevamo sentire anche da parte sua, dottor Cancellato, quali siano, oltre alle esperienze svolte recentemente in questo campo, le richieste, le aspettative e le opinioni per quanto riguarda il settore complessivo dell’arte contemporanea. Do quindi la parola al dottor Cancellato. ANDREA CANCELLATO, Direttore generale della Fondazione Triennale di Milano. L’incontro di questa mattina nasce da una visita effettuata dall’onorevole Folena qualche giorno fa all’Istituto italiano di cultura di Madrid, nel corso della quale ha visitato una mostra prodotta dalla Triennale di Milano sul nuovo design italiano, New Italian design. Questa mostra, al di là dei suoi contenuti anche estetici, è il segno di un’attività e del modo in cui viene affrontata dalla Triennale di Milano, ovvero dell’approccio a uno dei campi più rilevanti della creatività italiana applicata al lavoro e all’economia, che è quello del design. L’Italia è un Paese a forte contenuto manifatturiero, che ha un’importante presenza industriale nel commercio internazionale in campi dove il design è rilevante, tanto da essere considerato un Paese guida in questo settore. Il tema che abbiamo affrontato riguarda il cambiamento del design italiano. Lo abbiamo fatto attraverso una ricerca approfondita sia dal punto di vista dei nuovi designer, per capire cosa sia avvenuto in questo campo dopo la generazione dei grandi maestri italiani, sia soprattutto effettuando un’analisi di carattere sociologico per valutare la dimensione del fenomeno. Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 4 VII COMMISSIONE Con i documenti che vi ho portato avrete modo di approfondire l’argomento, giacché non so quanto tempo abbiamo a disposizione, perché so che la Camera ha appuntamenti importanti. Tale ricerca ha evidenziato l’emergere di una nuova professione di massa, che neppure l’ISTAT è nelle condizioni di riconoscere. Il comune strumento di rilevazione in nostro possesso non riesce infatti ancora a cogliere un fenomeno di questo genere. Dal 1991 al 2001 l’ISTAT ha registrato una crescita di designer applicati al lavoro di 2.000 unità, quando se ne sono laureati 10.000. Dal 2001 al 2005, si sono laureati altri 14.000 designer. Questa viene definita una presenza molteplice, vastissima in vari ambiti, non solamente manifatturieri, in cui la creatività si esprime a tutti i livelli, dal design del marketing fino al design della comunicazione abbracciando il design degli eventi e altre forme di rilevanza fondamentale nel rapporto con l’espressione artistica, che contestualmente si applicano a livello dell’economia. Questa ricerca ha evidenziato un nesso fondamentale fra questa attività creativa e le piattaforme produttive del nostro Paese, in cui sono presenti le scuole, i designer e una crescita connessa anche allo sviluppo del made in Italy. Si può capire come un’applicazione della nota ricerca di Florida sulla presenza della creatività nei Paesi, nei territori o nelle città in cui esistono le famose « tre T », vale a dire talento, tecnologia e tolleranza, senza una quarta « T », che abbiamo denominato del territorio, l’Italia appaia come un Paese con una creatività minore della Turchia, con tutto il rispetto verso questo Paese. Poiché però il mondo ritiene che l’Italia sia un Paese creativo, abbiamo fornito un piccolo contributo in tale direzione con questo lavoro, che vi prego di leggere perché è stato seguito da un membro del Comitato scientifico della Triennale, Aldo Bonomi, sociologo di chiara fama. La responsabilità di un’autonomia funzionale, come amiamo definire la Triennale, una fondazione che si occupa delle questioni connesse con la creatività, l’arte Indagine conoscitiva – 13 — — SEDUTA DEL 31 LUGLIO 2007 contemporanea, il design e le arti decorative, uno spettro amplissimo della creatività italiana in rapporto a quanto viene realizzato nel mondo, è quindi anche quella di far emergere ciò che non è visibile. Da tutto questo emerge anche un modo nuovo di affrontare il tema della creatività del designer applicata al lavoro, perché implica un rapporto molto diverso con il sistema produttivo, che rende l’Italia un Paese guida. Tutti i designer del mondo vogliono venire a produrre in Italia, perché il sistema produttivo, il sistema della progettazione, della formazione e della rappresentazione, non ha eguali nel mondo. Si tratta di un piccolo orgoglio nazionale, che non è ovviamente merito della Triennale. La Triennale non si limita a questo, ma produce un’attività che poi presenta anche in campo internazionale, laddove Madrid è la prima tappa di questa mostra che proseguirà a Helsinki e a New York la prossima primavera. Nel materiale che vi distribuirò è inserita anche una relazione sull’attività al bilancio di esercizio 2006 della Triennale, in cui è documentato il nostro lavoro di un anno. Ne emerge la complessa attività della Fondazione che, trasformata da ente autonomo in fondazione di diritto privato con il primo processo di privatizzazione delle istituzioni culturali e immessa sul mercato per uscire dalla logica della sussistenza pubblica, ha sviluppato il proprio lavoro con grande impegno, crescendo di anno in anno e dandosi una struttura volta alla valorizzazione economica dei propri asset, in modo da recuperare risorse aggiuntive rispetto a quelle pubbliche. La Triennale di Milano, dal 2001, ossia da quando funziona come fondazione di diritto privato, non ha mai avuto bilanci in perdita, e dal 2003 ha costantemente un bilancio composto in prevalenza da attività di autofinanziamento, ovvero recuperando risorse proprie attraverso la vendita dei servizi, la biglietteria, l’acquisizione di sponsor, di erogazioni liberali, utilizzando Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 5 VII COMMISSIONE quindi tutti gli strumenti riconosciuti dalla legislazione per favorire una corretta gestione. Grazie all’impegno della Commissione cultura, siamo stati proposti per l’esenzione dall’assoggettamento all’articolo 22 del decreto Bersani, che ci imponeva un comportamento da ente pubblico, quale non siamo più da anni. Rivendichiamo il fatto di essere soggetti al controllo pubblico, perché il Consiglio nazionale della Triennale è nominato dal ministro, sulla base delle indicazioni che provengono dai soci, ma, ai sensi della normativa comunitaria, il bilancio consolidato della Triennale è costituito da quello della Fondazione più quello della Triennale di Milano servizi Srl, la società prevista dal nostro decreto di trasformazione per la valorizzazione degli asset economici. Dal 2003 abbiamo dunque un finanziamento autonomo prevalente rispetto a quello pubblico. La nostra è un’attività intensissima di produzione culturale, di coproduzione culturale, di partnership internazionali e di realizzazione di iniziative. Per sviluppare il campo dell’arte contemporanea, abbiamo anche attivato una nuova sede, Triennale Bovisa, inaugurata il 21 novembre 2006 in un quartiere periferico di Milano, a dimostrazione di come sia possibile avere una presenza anche non centrale di una struttura culturale forte. Dobbiamo riscontrare, inoltre, un crescente interesse riscontrabile nelle iniziative, negli eventi e nelle presenze dei visitatori in questa struttura. Complessivamente, nel 2006 la Triennale di Milano ha avuto circa 450.000 visitatori. I dati di quest’anno, nel primo semestre dell’anno evidenziano un incremento rispetto all’anno scorso del 40 per cento, a testimonianza di come in questo ambito l’attività sia sempre in crescita. Il nostro prossimo impegno è l’apertura del museo di design, il primo dedicato a tale materia in Italia, Paese cosı̀ ricco di attività legate al design, che possiede tuttavia una ricca rete di giacimenti del design italiano, fatto di musei di impresa, di raccolte pubbliche e private, che metteremo in rete e a cui daremo rappresen- Indagine conoscitiva – 13 — — SEDUTA DEL 31 LUGLIO 2007 tazione con questo museo del design che si inaugurerà entro la fine di quest’anno. La data verrà resa pubblica a settembre, ma l’aspetto rilevante è che questo impegno nasce da un accordo di programma che unisce tutte le realtà pubbliche e private connesse al design, dal Governo nazionale, fino alle università milanesi, all’Assolombarda, alla Fondazione ADI per il design italiano, passando per regioni, comuni, province e Camere di commercio, tutti soggetti coinvolti. Rimango a vostra disposizione per eventuali domande. PRESIDENTE. Ringrazio molto il dottor Cancellato anche per aver ricordato l’episodio che ha favorito questa audizione. Visitando questa mostra sono rimasto molto colpito da quello cui lei accennava, ovvero dal profilo di questi giovani, una parte dei quali precari, che hanno sviluppato una creatività per nulla schiava delle tendenze economiche e produttive prevalenti nei grandi mercati e fortemente legata alla vita, agli oggetti della quotidianità che, se prodotti su scala industriale, potrebbero contribuire a renderla più bella. Questo aspetto della creatività legata alla vita appare molto interessante . Do ora la parola ai colleghi che intendano porre quesiti o formulare osservazioni. EMERENZIO BARBIERI. Ci ha fornito il bilancio del 2006, non del 2007. Come mai ? ANDREA CANCELLATO, Direttore generale della Triennale di Milano. Il bilancio di esercizio ? EMERENZIO BARBIERI. È stato approvato il 20 aprile 2006. ANDREA CANCELLATO, Direttore generale della Triennale di Milano. 20 aprile 2007. Si tratta di un errore di stampa, vi chiedo scusa. È stato bravissimo a rilevarlo subito. Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 6 VII COMMISSIONE EMILIA GRAZIA DE BIASI. Ringrazio moltissimo i rappresentanti della Triennale della presenza, in particolare come istituzione della mia città. Vorrei ricordare come il paradosso italiano abbia fatto sı̀ che la Triennale riaprisse relativamente di recente, dopo moltissimi anni di chiusura. Questo ci dà la misura della generale disattenzione italiana rispetto a istituzioni di straordinario prestigio. La Triennale ha un’antichissima tradizione di progettazione ed è sempre riuscita a stare nelle questioni più vicine alla modernità, quale, ad esempio negli anni ’50 e ’60, la progettazione urbanistica. Peraltro, ho vissuto la mia infanzia nel quartiere della VIII Triennale, nel famoso QT8, che rimane ancora oggi un esempio di come si dovrebbe progettare una città. Considero coraggiosa la recente scelta di investire particolarmente sulla creatività e il design, ovvero di puntare, oltre che sull’impianto delle mostre e sul piacevole rinnovamento complessivo della struttura – che mi auguro i colleghi abbiano occasione di vedere perché è molto bella e piacevole – sulla creatività e il design. Ritengo che questo sia un punto positivo. Sarebbe interessante, signor presidente, realizzare un momento di discussione con la Triennale, riuscendo ad invitare anche i soggetti che lavorano nel campo del design, in particolare nel rapporto fra la creatività giovanile e l’impresa. Il punto di fondo sembra infatti rappresentato dalla capacità di riuscire a valorizzare quella famosa ricerca applicata che nel nostro Paese registra un grave ritardo delle imprese, laddove esse investono il 30 per cento in meno del resto d’Europa nel campo della ricerca. Sarebbe interessante audire anche gli altri soggetti, per capire come la definizione di un museo del design possa intrecciarsi, in modo straordinariamente moderno come lo sta facendo la Triennale, con l’impresa privata, ovvero quale sia la peculiarità di una nuova forma di museo e di una nuova forma di rapporto fra pubblico e privato. Indagine conoscitiva – 13 — — SEDUTA DEL 31 LUGLIO 2007 Rispetto all’esperienza delle fondazioni degli anni ’90, mi pare sia stata realizzata un’evoluzione, sulla quale sarebbe opportuno ragionare non tanto per definire un modello unico, quanto per individuare l’eventuale evoluzione anche dal punto di vista dei finanziamenti pubblici. Un rinnovato rapporto fra pubblico e privato comporta infatti un atteggiamento differente del pubblico, che, considerando la situazione dei musei e l’esiguità delle risorse nel nostro Paese, appare un punto di straordinario interesse. Vorrei sapere come si instaura il rapporto con l’università e quali sono i canali attraverso cui la creatività riesca a entrare nel progetto del museo del design e dell’attività della Triennale, cioè quali sono i percorsi di accesso. EMERENZIO BARBIERI. Da questo punto di vista, contrariamente a quanto si verifica solitamente, concordo con le considerazioni della collega De Biasi nel merito delle valutazioni sulla serietà della Fondazione. Per quanto riguarda il bilancio, tema che mi appassiona non solo per una vocazione antica ma perché, essendo nel Consiglio di amministrazione della Fondazione Teatri di Reggio Emilia, è un settore nel quale ho tentato di specializzarmi, emerge una cifra rilevante di contributo degli enti pubblici: 3.029.000 pari al 36,4 per cento delle entrate complessive della Triennale. Proprio per il valore della Triennale, sottolineato dalla collega De Biasi, non capisco perché nessun altro comune della provincia di Milano partecipi all’erogazione di fondi pubblici oltre al comune, alla provincia, alla regione e al Ministero, considerando che la Triennale ha un ruolo importantissimo. Nella precedente legislatura ero eletto nel Collegio di Agrate Brianza, che aveva 11 comuni della provincia di Monza e 10 della provincia di Milano, di cui alcuni significativi e con bilanci per cui sarebbero in grado di collaborare. Do atto agli amministratori lombardi di fare il loro mestiere molto meglio degli amministratori della regione dalla quale provengo, cioè Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 7 VII COMMISSIONE Emilia-Romagna, perché riportano bilanci molto solidi. Non so se questo sia dovuto alla scarsa iniziativa dei sindaci di questi comuni o a un problema di limitatezza temporale della Triennale, ma solleciterei lo sforzo di coinvolgere non solo il comune capoluogo in questa attività. Grazie. PAOLA GOISIS. Sono rimasta colpita dalle cifre che ci ha fornito, in particolare dai 14.000 nuovi laureati. Poiché ho partecipato alla missione a Madrid, come rilevato dal presidente si rimane colpiti da questi ragazzi e ragazze laureati, e in particolare dalla loro situazione di precarietà. Mi chiedevo quindi come conciliare questo loro talento con esigenze concrete. La seconda questione che intendo porre è legata ai finanziamenti. Ho constatato come generalmente, in presenza di finanziamenti privati, qualunque ente procede meglio, perché è più libero nelle proprie scelte. Mi chiedo dunque se non sarebbe meglio rinunciare ai finanziamenti pubblici, ovvero se la Triennale potrebbe vivere in modo dignitoso, con il prestigio che merita e proseguire nelle proprie attività indipendentemente dai finanziamenti pubblici. PRESIDENTE. Prima di lasciare la parola al dottor Cancellato, volevo avere qualche altro dato utile al nostro lavoro. In primo luogo, vorrei sapere se e a che livello, in quale forma si realizzano collaborazioni o connessioni fra la Triennale e la Direzione generale per l’architettura e l’arte contemporanee (DARC) del Ministero dei beni culturali, anche nel progetto dell’istituzione del Museo delle arti del XXI secolo, il MAXXI. Poiché siamo specializzati nel produrre eventi e iniziative per compartimenti stagni, vorremmo avere informazioni in questo senso. Del resto, come lei ha giustamente ricordato, il valore dei territori è decisivo, ma è importante anche metterli in rete e fare « sistema ». Come abbiamo verificato con la collega Goisis e il collega Li Causi in questa Indagine conoscitiva – 13 — — SEDUTA DEL 31 LUGLIO 2007 recente visita, alcuni Paesi quali la Spagna, riuscendo a fare « sistema », valorizzano infatti molto più facilmente le iniziative realizzate. La prima domanda, quindi, riguarda questa connessione con la DARC, con i futuri progetti in questo campo, di cui la Triennale evidentemente, essendo una delle istituzioni di eccellenza del Paese, dovrebbe essere un punto di riferimento di estremo rilievo. In secondo luogo, vorrei anche sapere, avendo audito da poco alcuni rappresentanti dell’Accademia di Brera, in rapporto ai giovani artisti, a che è in formazione, al lavoro svolto dalle accademie, come si organizzi il rapporto fra la vostra istituzione e l’Accademia di Brera. Infine, sul piano dell’organizzazione dei servizi, vorrei sapere se li gestiate direttamente, o se li esternalizziate ad altre società, ovvero quale sia il modello organizzativo che avete scelto. ANDREA CANCELLATO, Direttore generale della Triennale di Milano. Proverò a dare qualche risposta, sperando di essere esauriente, eventualmente unificando alcune domande che per alcuni aspetti sono simili. Un tema fondamentale è il rapporto con il sistema della formazione e l’università/accademia. La tradizione delle relazioni della Triennale di Milano è il rapporto con le università tecniche, prime fra tutte il Politecnico di Milano, la più grande facoltà di disegno industriale del mondo, e con tutto il sistema politecnico, ovvero architettura, ingegneria, politecnici di Torino, Venezia, Roma, Napoli e Palermo. Intercorrono dunque costanti relazioni sulle iniziative, sui progetti, compreso quello del museo del design. Con il Politecnico di Milano abbiamo stipulato una convenzione. A parte che esso aderisce alla IULM, Libera università di lingue e comunicazione, abbiamo affidato al Politecnico il compito di redigere una directory del sistema del design italiano, una sorta di Pagine gialle completa, cosicché si possa finalmente conoscere in modo preciso e puntuale il nome Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 8 VII COMMISSIONE di ciascun componente di questo vasto sistema. È stato assegnato quindi un incarico operativo, non solamente un progetto culturale, come quello dedicato alla figura di Albini per il suo centenario, che abbiamo celebrato lo scorso anno con una grande mostra, a cui il Politecnico di Milano ha collaborato attivamente. Con l’Accademia di Brera i rapporti sono più recenti, anche perché la Triennale è tornata sul tema dell’arte contemporanea solo da tre anni a questa parte, giacché prima aveva abbandonato questo aspetto della sua missione, concentrandosi essenzialmente sull’architettura e sul design. Riflettendo sui ruoli, sulle prerogative che abbiamo anche per statuto, per missione data dal Parlamento, abbiamo ripreso in considerazione tutto l’ambito della nostra attività e auspichiamo che l’Accademia di Brera si trasferisca a Bovisa, dove abbiamo realizzato la nuova sede totalmente dedicata all’arte contemporanea. Le scelte sono autonome, ma fino a poco tempo l’indirizzo era che l’Accademia di Brera si sarebbe trasferita a Bovisa, in un ambito in cui avevamo effettuato questo investimento sull’arte contemporanea. Un altro tema sollevato riguarda i contributi degli enti pubblici e le finanze della Triennale. Per quanto ci riguarda, sosteniamo che la compresenza di finanziamento pubblico e di finanziamento privato sia corretta. Se da una parte non è giusto il sistema francese del contributo totalmente pubblico nelle strutture di interesse nazionale e internazionale quali i musei francesi, il modello italiano di compresenza di pubblico e privato nella fondazione è corretto. Eventualmente, su questo tema la presenza dell’avvocato Perli mi consentirà di avere un aiuto anche sugli aspetti di carattere normativo. Il nostro obiettivo è quello di costruire una sorta di holding culturale, giacché, nel momento in cui apriamo il museo del design, dobbiamo creare una nuova fondazione che lo gestisca e che sia in rapporto con la Triennale. Questo meccanismo di una gestione capace di raccogliere Indagine conoscitiva – 13 — — SEDUTA DEL 31 LUGLIO 2007 sui temi specifici risorse private che si affianchino a quelle pubbliche, magari anche in misura maggiore, ma mantenendo comunque un interesse collettivo, appare corretto. Questa è la funzione che abbiamo, perché la Triennale non svolge una attività in proprio sul mercato, ma la svolge perché ha un ruolo stabilito dalla legge nazionale. Quindi, da questo punto di vista, per noi è un elemento fondamentale. Nella nostra attività, ad esempio, ci teniamo ad avere sempre una mostra ad ingresso libero. Una persona che entra alla Triennale acquisisce vari servizi potendo bere un caffè, comprare un libro, vedere una mostra pagando l’ingresso, ma, poiché la nostra struttura ha anche un finanziamento pubblico, il visitatore ha anche diritto a servizi a titolo gratuito, quali quelli della biblioteca e dell’archivio, aperti recentemente con un grande investimento di risorse della Triennale. Avere sempre una mostra a ingresso libero va in questo senso, cosı̀ come contribuire alle missioni internazionali del nostro Paese con mostre deriva dalla funzione nazionale che riteniamo di avere. È auspicabile dunque mantenere una compresenza di finanziamento pubblico e privato nella proporzione 50/50, forse più 51 a favore del privato, anche per mantenere forte questo elemento di autonomia operativa, tenendo conto di come la legge abbia stabilito modalità molto complesse per l’adesione di un soggetto pubblico o privato alla Triennale. Un soggetto pubblico o privato che desideri diventare socio della Fondazione Triennale, deve impegnarsi a versare 516.000 euro l’anno per quattro anni, cioè 1 miliardo di vecchie lire, cifra consistente alla portata non di comuni normali, ma solamente di enti come la Regione Lombardia, la Provincia di Milano, il Comune, che tra l’altro è anche proprietario del Palazzo dell’Arte, dove ha sede la Triennale di Milano. La gestione dei nostri servizi, che rappresentano un elemento di introito per la Triennale, è in concessione, giacché concediamo il servizio di caffetteria, siamo ristorazione light della Triennale e conce- Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 9 VII COMMISSIONE diamo un servizio di bookshop perché riteniamo che questi servizi debbano essere affidati a strutture specializzate di alta qualità, pubbliche o private, perché la Triennale deve garantire un servizio complessivo nel modo migliore. Gestiamo direttamente la parte scientifica e culturale della Triennale, abbiamo una struttura di ufficio tecnico interno, la biblioteca e l’archivio. Manteniamo direttamente il core business con circa 40 dipendenti e, da quando la Triennale è stata trasformata da ente autonomo in fondazione, ha più che raddoppiato sia il personale che gli stipendi, con soddisfazione del personale che viene premiato per l’attività svolta. Con la DARC esiste un rapporto di consultazione relativamente alla modalità gestionale della Triennale, che è stata ritenuta interessante dal direttore di DARC, l’architetto Pio Baldi, con il quale abbiamo un colloquio costante su questo fronte. Sulle attività specifiche del MAXXI non abbiamo ancora avviato colloqui. L’altro tema che è stato sollevato e che ci sta molto a cuore riguarda design e precarietà. All’interno di questo ambito si rilevano situazioni di costrizione, ma anche di migliore condizione per quello che Aldo Bonomi definisce il capitalista personale, che, pur essendo precario, reinveste nel proprio lavoro in autonomia, quindi con tutti gli elementi di rischio, ma anche di soddisfazione all’interno di questo ambito di attività. Esiste una competizione molto forte, non solamente con i designer stranieri affermati, ma anche con i giovani designer stranieri, che ovviamente convergono in una realtà produttiva e manifatturiera come quella italiana, che, non avendo eguali in Europa, attrae persone ricche di idee a Milano, nelle Marche, nei distretti alla ricerca del proprio produttore. Da questo punto di vista, dunque, c’è una situazione di ansia che spinge molti giovani all’autoproduzione. Come avrete visto anche alla mostra di Madrid, infatti, alcuni giovani autoproducono il loro la- Indagine conoscitiva – 13 — — SEDUTA DEL 31 LUGLIO 2007 voro creativo, altro elemento da inserire nell’ambito non censito della precarietà. Forse lı̀ si colloca il punto nodale. PRESIDENTE. Do la parola all’avvocato Perli per un’ulteriore considerazione. FRANCESCO PERLI, Legale della Fondazione Triennale di Milano. La Triennale è stata trasformata da ente pubblico autonomo in fondazione di diritto privato con il decreto legislativo 20 luglio 1999, n. 273. Analogamente, sono stati trasformati altri enti pubblici e culturali, tra i quali, per quanto riguarda Milano, la fondazione della Scala, che ha avuto un percorso sostanzialmente identico. A otto anni di distanza, probabilmente può interessare al legislatore, ossia a voi, fare una brevissima ricognizione su cosa sia cambiato, quali processi abbia innescato quel decreto legislativo e comunque quella linea di politica legislativa che sostanzialmente ha privatizzato gli enti culturali, verificare i risultati conseguiti e i limiti che quell’esperienza oggi determina nell’ambito dei soggetti destinatari di quelle misure. Le cose da aggiungere sarebbero molte, ma desidero essere molto breve. Ritengo che l’aspetto più significativo della legge di trasformazione fosse quello di innestare un processo di autonomia finanziaria in primo luogo da parte di quegli enti, trasformandone la natura giuridica, mutando il rapporto di lavoro con i dipendenti, innestando quei criteri di efficienza ed efficacia che – a torto o a ragione – si ritiene meglio conseguibili con uno strumento privatistico, anche per il perseguimento degli interessi di carattere generale e pubblico. Ritengo che sarebbe quindi interessante tracciare un primo bilancio su cosa abbia funzionato. Vi è già stato detto che la Triennale è stata trasformata in fondazione, possiede al cento per cento una società a responsabilità limitata, che svolge principalmente le attività commerciali dirette della Triennale nel suo bilancio consolidato. L’aspetto più significativo è che, su 8,300.000 euro di bilancio consolidato, più Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 10 VII COMMISSIONE di 5 milioni provengano da ricavi propri della Triennale, intesa sia come fondazione che come società di servizi. Quindi, questo primo significativo risultato è stato conseguito e la Triennale possiede una relativa autonomia finanziaria, nel senso che è in grado di provvedere a più del 64 – 65 per cento del suo fabbisogno, per le politiche di carattere generale che svolge attraverso il mercato. È necessario che queste fondazioni culturali sappiano usare il mercato e non farsi usare dal mercato, perché obbiettivamente esiste questo rischio. Dunque, le caratteristiche che deve avere una fondazione che opera in questo settore e che la Triennale ha cercato e cerca di conseguire sono l’indipendenza e l’autonomia, in particolare sui contenuti culturali e scientifici delle proprie iniziative, anche quando le realizza attraverso il mercato. Del resto, è facile essere allettati da una commercializzazione spinta in cui non si ravvisino più i contenuti culturali, le ragioni dell’autonomia, dell’indipendenza, del sapere, della possibilità di ciascuno di esprimersi liberamente. Abbiamo scelto che ci sia sempre una mostra, a cui i giovani e i cittadini possano partecipare gratuitamente, laddove appare prezioso garantire occasioni di vedere una mostra senza pagare nulla, nei limiti delle risorse e delle capacità economiche di una fondazione. Credo che questo sia l’aspetto più significativo. I decreti del 1999 sono riusciti dunque, per quanto riguarda la Triennale, a innescare un processo di responsabilizzazione e di autonomia economica. Probabilmente, anche fatti contingenti hanno influito. La Triennale usciva da vicende di commissariamento, sono cambiate situazioni e persone e si è innescato un fenomeno di questo genere, con politiche culturali molto aperte, che guardano a tutte le culture del Paese, che hanno l’elemento caratterizzante, credo, nel senso di libertà e di autonomia che deve avere la cultura. I problemi che abbiamo derivano dal fatto che il decreto legislativo del 1999 consente di sviluppare quel processo sino a un certo punto. Oggi esso segna dei — — SEDUTA DEL Indagine conoscitiva – 13 31 LUGLIO 2007 limiti, ad esempio nell’impianto dei controlli, che è ancora molto formale e non sostanziale. La giurisdizione della Corte dei conti paradossalmente riguarda anche i ricavi che la Triennale produce attraverso le proprie attività commerciali e può quindi interessare le attività commerciali della fondazione. Vorremmo che da questo punto di vista si riuscisse a delineare un modello meno formalista, più attento agli aspetti sostanziali, che giunga a modificare anche importanti aspetti normativi. L’ultimo aspetto è relativo al decreto Bersani, provvedimento di legge che giustamente mira a limitare la spesa pubblica. Tuttavia, nel caso delle fondazioni, ossia degli organismi di diritto pubblico che non sono enti pubblici a tutti gli effetti, ma che l’ISTAT inserisce in questo famoso elenco, che per una serie di rinvii normativi comporta l’applicazione dell’articolo 22, paradossalmente la norma impone di ridurre i costi di produzione. Tuttavia, se una fondazione come la Triennale, che ha dei ricavi propri per il 64-65 per cento, riduce del 20 per cento all’anno i costi di produzione, automaticamente riduce anche i ricavi. L’effetto di un provvedimento di questo genere è quindi esattamente il contrario di quello che si intendeva produrre. Se lo Stato vuole ridurre la spesa, sarebbe eventualmente più semplice ridurre i contributi alle fondazioni. Introdurre il meccanismo per cui tutte le fondazioni private devono ridurre del 20 per cento i costi di produzione, riferiti alla norma del codice civile sulle attività produttive del bilancio, determina infatti una contrazione automatica dei ricavi stessi, e quindi un effetto contrario all’intento. Per quanto riguarda questo aspetto, l’attenzione del legislatore, una modifica di queste norme, o quantomeno la scelta di assoggettarvi soltanto la parte derivante dal contributo pubblico, potrebbero rivelarsi utili. Altrimenti, infatti, abbiamo un prelievo forzato. Abbiamo quindi presentato ricorso al TAR non sul decreto Bersani, ma sul fatto che l’ISTAT abbia inserito anche soggetti come la Triennale nel Camera dei Deputati XV LEGISLATURA — — 11 VII COMMISSIONE proprio elenco, sollevando anche questioni di costituzionalità della norma per gli aspetti richiamati in precedenza. PRESIDENTE. La ringrazio. Lei ha offerto motivazioni giuridiche molto consistenti all’iniziativa che abbiamo sostenuto in Aula. Mi dispiace solo che quell’emendamento, approvato, sia stato rappresentato in Aula come una sorta di lista di favori ad alcune fondazioni, anziché ad altre. Abbiamo quindi dovuto, proprio per i problemi che lei ha esposto, stilare un elenco in cui, come sempre accade, si segnalano alcune assenze. In ogni caso, abbiamo inteso farlo segnalando l’assoluta irrazionalità della presenza in questo elenco di istituzioni come la Triennale o come il museo della scienza e della tecnica di Milano, che si finanziano ormai largamente fuori dai contributi pubblici. Indagine conoscitiva – 13 — — SEDUTA DEL 31 LUGLIO 2007 Sugli altri aspetti giuridici di questo bilancio quasi decennale dell’esperienza delle fondazioni, torneremo ad intervenire, oltre che in sede di conclusioni di questa nostra indagine, anche in sede di Commissione cultura, tenendo presenti i vostri suggerimenti. Nel ringraziare i nostri ospiti, dichiaro conclusa l’audizione. La seduta termina alle 10,40. IL CONSIGLIERE CAPO DEL SERVIZIO RESOCONTI ESTENSORE DEL PROCESSO VERBALE DOTT. COSTANTINO RIZZUTO Licenziato per la stampa il 13 settembre 2007. STABILIMENTI TIPOGRAFICI CARLO COLOMBO