33 - Il Calitrano
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33 - Il Calitrano
ISSN 1720-5638 IL CALITRANO periodico quadrimestrale di ambiente, dialetto, storia e tradizioni Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - 70% - DCB - Firenze 1 ANNO XXVI - NUMERO 33 SETTEMBRE-DICEMBRE 2006 (nuova serie) VIA A. CANOVA, 78 - 50142 FIRENZE - TEL. 055/783936 www.ilcalitrano.it IN QUESTO NUMERO 3 di Raffaele Salvante Tutti a scuola di Acquaviva, Bozza, Cialeo, Sansone, Scoca 4 Il maestro Roberto De Simone a Calitri il Cronista LETTERA DI NATALE 2006 Per i cittadini di Calitri Prometto di essere più gentile con tutti Non lascerò cartacce per strada Raccoglierò le cartacce anche se non le ho lasciate io Non sputerò la gomma da masticare per strada Spazzerò davanti casa mia e anche un po’ più in la Non lascerò il sacchetto dell’immondizia accanto al cassonetto, se lo troverò pieno, lo riporterò a casa. Insegnerò ai miei figli a non sporcare il paese Riordinerò lo sporco adiacente casa, liberandolo dei rifiuti ingombranti Non lascerò i rifiuti ingombranti in giro sul territorio Completerò i lavori edili di casa, almeno quelli esterni Appena trascorso il Natale toglierò le luminarie Non danneggerò gli arredi urbani Decorerò l’esterno della mia casa con fiori e piante Toglierò il basilico dai secchi di plastica Dato che non ho un giardino, coltiverò uno dei tanti pezzetti di terra, dimenticati, all’interno del paese PENSO DI POTERCI RIUSCIRE Un calitrano di Giuseppe Gautieri Personaggi Calitri in una descrizione del 1838 del dottor Emilio Ricciardi Lettera aperta del priore dell’Arciconfraternita La donna protagonista fuori dalla storia del prof. Gerardo Melaccio 5 6 7 Sito Internet: www.ilcalitrano.it E-mail: [email protected] 8 Direttore Raffaella Salvante 10 Direttore Responsabile A. Raffaele Salvante 11 Segreteria Martina Salvante San Vito martire di Damino Pipino 19 21 Direzione, Redazione, Amministrazione 50142 Firenze - Via A. Canova, 78 Tel. 055/78.39.36 21 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% DCB Firenze 1 22 C. C. P. n. 11384500 Un ventenne Calitrano di BluNoTTe Centro di educazione ambientale della segreteria Lega Ambiente Calitri tra arte e cultura di Rosa Maria Russo Famiglia Galgano nel Catasto Onciario del 1753 del dott. Luigi Galgano 23 Addio Mimì A Nino Iorlano di Raffaele Salvante 24 Dieta Mediterranea di Giuseppe Chella 25 Vivere è soffrire del prof. Gerardo Melaccio LA NOSTRA BIBLIOTECA VITA CALITRANA SOLIDARIETÀ COL GIORNALE MOVIMENTO DEMOGRAFICO REQUIESCANT IN PACE Periodico quadrimestrale di ambiente - dialetto - storia e tradizioni dell’Associazione Culturale “Caletra” Fondato nel 1981 Dalla Svizzera IN COPERTINA: Il nuovo e il vecchio per esprimere la continuità tra il passato e l’avvenire, infatti la piscina dell’Hotel Ambasciatori di Calitri e sullo sfondo l’antico borgo, non sono altro che le due sponde di un ipotetico ponte che congiunge i due poli e li proietta sinergicamente verso il futuro. IL CALITRANO ANNO XXVI - N. 33 n.s. Fare memoria della nostra storia 25 26 27 28 30 31 La collaborazione è aperta a tutti, ma in nessun caso instaura un rapporto di lavoro ed è sempre da intendersi a titolo di volontariato. I lavori pubblicati riflettono il pensiero dei singoli autori, i quali se ne assumono le responsabilità di fronte alla legge. Il giornale viene diffuso gratuitamente. Attività editoriale di natura non commerciale nei sensi previsti dall’art. 4 del DPR 16.10.1972 n. 633 e successive modificazioni. Le spese di stampa e postali sono coperte dalla solidarietà dei lettori. Stampa: Polistampa - Firenze Autorizzazione n. 2912 del 13/2/1981 del Tribunale di Firenze RICORDA CHE LA TUA OFFERTA È DECISIVA PER LA PUBBLICAZIONE DI QUESTO GIORNALE Il Foro competente per ogni controversia è quello di Firenze. Accrediti su c/c postale n. 11384500 intestato a “IL CALITRANO” - Firenze oppure c/c bancario 61943/00 intestato a Salvante A. Raffaele c/o Sede Centrale della Cassa di Risparmio di Firenze Spa - Via Bufalini, 6 - 50122 Firenze - ABI 6160 - CAB 2800 Chiuso in stampa il 24 novembre 2006 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 È DA DEPLORARE UN ATTEGGIAMENTO DI PASSIVO DISIMPEGNO FARE MEMORIA DELLA NOSTRA STORIA Mai abbandonarsi alla rassegnazione che impedirebbe di lasciarsi guidare dall’amore e così servire l’uomo e tutelare con impegno rinnovato la dignità dei poveri e degli emarginati e riconoscere concretamente i diritti di coloro che non hanno diritti. senso di impotenza e di inadeguatezza a volte ci opprime di fronte alle tanItelcheurgenze, alle sfide e alle difficoltà di verso una forma di civiltà sempre più completa. Il fraterno colloquio tra gli uomini è, perciò, premessa, condizione e garanzia per la realizzazione di ogni persona e per l’esistenza e lo sviluppo della comunità umana; anche se non sempre siamo convinti che l’innocenza sia preferibile alla malevolenza, la giustizia all’ingiustizia, la lealtà alla slealtà, l’onestà alla disonestà, in definitiva il bene al male. Ritessere “relazioni vere” può essere l’avvio di una comunità forte, coesa, amiquesta nostra vita e il sentimento di marca, solidale, capace di accogliere tutti ed ginalità che spesso ci condiziona, interesigere dalla politica a reciproca sicurezza rogano oggi profondamente la nostra coattraverso relazioni personali che siano scienza e l’aiutano a misurarsi ogni giorno realmente fedeltà, amicizia, disponibilità, con questi nuovi problemi dell’esistenza accoglienza. Non si può non richiamare i con la certezza che quando il perseguicittadini alla responsabilità mento di “interessi partidella testimonianza nella colari” prevale ingiustanostra città, nella nostra mente sul bene comune, comunità calitrana, dove inevitabilmente si propadobbiamo dare tempo alla lano i germi dell’instabinuova amministrazione lità, della ribellione e della perché operi veramente un violenza. sostanziale cambiamento; Le nostre scelte quotiintanto bisogna dare atto diane, non sempre testiche in uno stretto arco di moniano “coerenza”, motempo sia riuscita ad orgativo per cui è necessario nizzare la Fiera Interregioun nuovo stile di vita, fatto nale nel Campo Sportivo di intelligente valorizzacon ingresso gratuito, cozione e di personalizzaziome avviene ormai in tutte ne dei rapporti in un’ottica le Fiere. di innovazione solidale. Vinciamo la paura con Occorre, perciò, una l’accoglienza, l’amicizia, il riflessione sistematica e riconoscimento aperto e qualificata, adeguata ed Quest’estate tanti, tanti Calitrani che risiedono fuori sono venuti a trovarci. leale della dignità dell’alincisiva, capace di leggere È bello rivedersi, raccontare il passato, ritrovarsi tra amici. tro; una comunità è protetquesta nuova realtà supePer questo Natale vorremmo che fossimo molti di più, tiva quando mette ciascurando ogni atteggiamento perché stare insieme ci fa stare meglio. no in condizione di vivere di nostalgia o di mitizzaVi aspettiamo per trascorrere le feste natalizie in allegria, le proprie responsabilità e zione di un mondo che va per raccontarci le cose che possiamo fare, di assumerne di collettive; scomparendo, sapendo acper dirvi che non vi abbiamo dimenticato. per questo la sicurezza cettare con intelligenza il materiale, morale e psiconuovo che avanza. IL PRESIDENTE DELLA PRO-LOCO IL SINDACO logica è importante, per Se è vero – come è veRag. Vitale Zabatta Dr. Giuseppe Di Milia questo occorre aiutare la ro – che l’uomo vive del fiducia e la speranza con retaggio di chi lo ha preconcretezza e progettuaceduto e che il suo futuro Il 6 Gennaio sarà premiato il Calitrano che manca lità. La comunità, oggi coè in maniera determinante da più tempo e che viene da più lontano. me ieri,deve essere un luocollegato a come gli sono go di aiuto vicendevole al stati trasmessi i valori delcontempo un luogo di dila cultura del popolo di Per informazioni sponibilità a servire anche appartenenza, allora la Pro-loco Calitri - Via Campo sportivo, tel. 0827/38.058 coloro che, fuori di esse, saggezza e l’esperienza hanno bisogno di aiuto. degli anziani possono illuIl programma delle manifestazioni a Calitri lo trovi su minare il suo cammino www.calitri.net Raffaele Salvante sulla strada del progresso Sapessi com’è bello ritrovarsi a Calitri 3 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 TUTTI A SCUOLA. Scienza viva e il “Maffucci” al Quirinale per l’Inaugurazione dell’Anno Scolastico inaugurazione dell’anno scolastico si è svolta quest’anno il 18 settembre L’ nel cortile del Quirinale, con l’autore- zio Frizzi. Grande era l’emozione che traspariva dai volti di ognuno di noi: per la prima volta avevamo l’occasione di conoscere una persona famosa. In seguivole presenza del Capo dello Stato Giorto è arrivato anche Paco Lanciano, l’egio Napolitano, il Ministro dell’Istruziosperto di fisica della trasmissione ne Giuseppe Fioroni ed altre persona“Quark” di Piero Angela. lità. Nel primo pomeriggio, con l’aiuto L’evento è stato ripreso per televidi Paco Lanciano, abbiamo cominciato sione con una trasmissione condotta da le prove televisive. Fabrizio Frizzi. Si sono alternati moDopo essere stati sottoposti come menti di interesse culturale e di spettatutti all’ingresso agli opportuni controlli colo: personalità del mondo della musiper motivi di sicurezza, siamo andati vica, dello sport, della moda si sono avvicino agli exhibit per esercitarci un po’. cendati sul palco con gli studenti delle Ormai il cortile dove si sarebbe svolta la Scuole italiane scelte per l’occasione. cerimonia stava cominciando a riempirUno degli Istituti invitati è stato il si di studenti provenienti da tutta Italia. nostro I.I.S. “A.M.Maffucci” di Calitri Tanti erano i ragazzi che si avviciper il programma di apprendimento navano agli exhibit, curiosi di vedere coscientifico che svolge in stretta collabos’erano e come funzionassero e questo razione con l’Associazione ScienzaVici ha fatto molto piacere perché ci ha va e la Mostra “Le Ruote Quadrate”. dimostrato come grazie ad essi si possa A rappresentarlo siamo andati in otspiegare un fenomeno naturale, a volte to: noi studenti, Luisa Acquaviva, Maanche complesso, in modo simpatico e riella Bozza, Silvia Cialeo, Lorenza Sanoriginale, appassionando anche chi non sone,Vincenzo Scoca, i docenti Pietro ha conoscenze sull’argomento. Cerreta e Canio Lelio Toglia e il DiriGiunte le ore 13:00, degli alunni di gente scolastico Giovanni Sasso. A noi si un Istituto Alberghiero hanno allestito è aggregato il gruppo dei rappresentati un buffet nel cortile, ma purtroppo il della rete di scuole che condivide i nostri pranzo è stato interrotto dalla pioggia. programmi: Gaetano Abate del Liceo Per fortuna alle ore 15:00 è ritornato il Imbriani di Avellino, Franco Amenduni sole e sono riprese del Liceo Tedone le prove fino a podi Ruvo di Puglia, co tempo prima Vincenzo Favale dell’inizio dello dell’Istituto Bartoli spettacolo. di Montella e AnAlle ore 17:00 tonio Maffucci della trasmissione è l’Università di iniziata. Sul palco Cassino. si sono avvicendati Nei mesi di gli ospiti: gli Zero agosto e settembre Assoluto, Claudio ci siamo preparati Baglioni, Stefania per l’ evento con Sandrelli, stelle incontri giornalieri dello sport e dello nei locali dell’ex spettacolo, che si Professionale. La intervallavano con preparazione congli allievi chiamati sisteva non nel lia presentare l’emitarsi a conoscesperienza didattica re la semplice funper cui la loro zionalità degli scuola era stata inexibhit, ma nel savitata. per esporre fatti re- Roma 17.09.2006, Cortile del Quirinale durante le prove della trasmissione; da sinistra in Dopo circa 20 lativi anche alla piedi: Gaetano Abate, Canio Lelio Toglia, Paco Lanciano, Giovanni Sasso, Pietro Cerreta; storia della Scuola, accosciati:Vincenzo Scoca, Mariella Bozza, Luisa Acquaviva, Lorenza Sansone e Silvia Cialeo. minuti è arrivato il all’Associazione Scienza Viva e alla mostra “Le ruote quadrate”. Questa infatti è stata realizzata con la collaborazione degli artigiani locali, una risorsa ancora valida nel nostro territorio, e con il contributo finanziario dei concittadini. Durante il viaggio, noi ragazzi ci siamo raccolti a riflettere su come sarebbe stata questa nuova avventura. Tutti noi eravamo un po’ emozionati, ma nello stesso tempo curiosi ed ansiosi di fare questa nuova ed unica esperienza. Mentre attendevamo l’arrivo del regista della Rai, sotto la direzione del quale avremmo dovuto provare, ci hanno fatto accomodare in una delle stanze a piano terra del Palazzo. Verso le 13:30 circa, è arrivato il camion con i tre exhibit scelti per la trasmissione e li abbiamo scaricati e montati, aiutati anche dagli uomini della sicurezza, che si sono mostrati gentilissimi. Gli exhibit hanno subito suscitato curiosità in tutte le persone, che per diversi motivi, erano presenti al Quirinale, e quindi subito abbiamo colto l’occasione per fare una prova anticipata con tutti coloro che erano interessati. Mentre ci esercitavamo è arrivato il regista della trasmissione e anche Fabri- 4 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che ha suscitato in ognuno di noi un’emozione indescrivibile ed irripetibile. I discorsi del Presidente e del Ministro dell’Istruzione sono stati davvero toccanti e ci hanno fatto capire la vera importanza che l’istruzione ha in tutta la nostra vita e che non bisogna sottovalutarla come spesso noi giovani facciamo. Al termine, Frizzi ha presentato la nostra scuola e, accompagnato da Paco Lanciano, si è avvicinato a noi e agli exhibit per la dimostrazione. Ognuno ha spiegato l’exhibit che gli era stato assegnato: Luisa e Lorenza l’Armonografo, Mariella lo Specchio Antigravità, Vincenzo e Silvia le Ruote quadrate, senza farsi intimidire dalle telecamere e dal pubblico lì presente. Cosa abbiamo provato? Gioia, soddisfazione, paura, qualcosa di straordinario! Un’emozione e una soddisfazione maggiore è stata provata dal prof. Pietro Cerreta quando Frizzi l’ha indicato come il “PROTOTIPO” di tutti i docenti delle scuole italiane, dedicandogli un applauso. Dopo circa un’ora la trasmissione si è conclusa con successo e abbiamo smontato, imballato e caricato gli exhibit sul camion. La sera nonostante la stanchezza siamo stati tutti insieme un po’ nel cortile un po’ nelle stanze per diverse ore e ognuno di noi ha espresso le proprie sensazioni riguardo a questa esperienza: Mariella: “Mi è già capitato di fare altri viaggi grazie all’Associazione ‘’SCIENZA VIVA’’,e ogni volta ho avuto modo di conoscere persone e posti nuovi, ma questa volta è stato diverso, perché ho incontrato personaggi dello spettacolo e autorità dello stato, ringrazio quindi l’Associazione e i professori. È stata un’esperienza unica che pochi hanno l’ opportunità di fare e sicuramente ricorderò per sempre. Vincenzo: “Qualche anno fa la scuola mi aveva già dato l’opportunità di conoscere alcune autorità dello Stato e di parlare in tv. Questa volta però è stato completamente diverso: il fatto che fossimo in diretta e che in mezzo al pubblico ci fosse il Presidente della Repubblica ed altre autorità ad ascoltarmi, mi hanno fatto provare una maggiore tensione, ma alla fine anche una maggiore soddisfazione. È stata comunque un’esperienza bellissima che non dimenticherò mai. Luisa: “Questo è stato il mio primo viaggio con l’Associazione e lo ricorderò per sempre. Ho vissuto un’esperienza unica che pochi hanno l’occasione di fare. Ringrazio quindi i professori per l’opportunità che mi hanno dato. Lorenza: “È stata la mia prima esperienza con l’Associazione ‘’Scienza Viva’’ e posso considerarla come la più importante ed esaltante che finora abbia vissuto, spero di poter ripeterla in futuro e comunque non la dimenticherò mai!” Silvia: “È trascorso circa un mese da quel 18 settembre e ricordo ancora ogni attimo, ogni emozione di quel giorno, credo che quest’esperienza mi abbia fatto crescere e in un certo modo mi ha aiutato a vincere la mia timidezza”. Il giorno seguente siamo andati in giro per la città insieme ai prof. Cerreta e Toglia, mentre il Preside e gli altri docenti sono partiti molto presto per vari motivi. Alle 20:00 stanchi dopo un viaggio faticoso e lungo siamo arrivati a Calitri. Un ringraziamento speciale va all’associazione “SCIENZAVIVA” e alla nostra Scuola che ci hanno permesso di fare questa esperienza in maniera assolutamente gratuita. Ringraziamo soprattutto i docenti che ci hanno dato l’opportunità di entrare in un mondo sconosciuto a cui non tutti hanno la fortuna di accedere. Luisa Acquaviva Mariella Bozza Silvia Cialeo Lorenza Sansone Vincenzo Scoca Il maestro Roberto De Simone a Calitri el pomeriggio del 6 settembre 2006, N Calitri ha avuto l’onore di ospitare il maestro Roberto De Simone, che seguito da un folto stuolo di simpatizzanti e ammiratori, ha visitato il Borgo Castello, accompagnato dal sindaco dottor Di Milia, quindi è stato a Santa Lucia per mirare il meraviglioso spettacolo del paese presepio per terminare la serata, con un’agape fraterna, nella casa di campagna di Salvatore Caruso a l’uort’ r’ Cioglia, allietati da una serie di canti popolari calitrani. Maestro, grazie, lo aspettiamo ancora a Calitri * * * Nato a Napoli il 25 agosto 1933, ha studiato pianoforte e composizione con Tita Parisi e Renato Parodi iniziando una brillante carriera pianistica, ma dedican- dosi, successivamente, sempre più all’attività di compositore, musicologo, drammaturgo, regista ed etnomusicologo. Nel 1967 con l’incontro di un gruppo di giovani interessati fonda la Nuova 5 Compagnia di Canto Popolare della quale diviene l’animatore, il ricercatore e l’elaboratore dei materiali musicali. Ha curato la regia di decine di opere per i maggiori teatri mondiali. Gli studi e le ricerche compiute dal De Simone sulle tradizioni campane, sono confluite in numerosi testi e antologie di dischi. Negli anni Settanta insegna Storia del Teatro all’Accademia di Belle Arti di Napoli. È stato,dal 1981 al 1987, Direttore Artistico del Teatro S. Carlo di Napoli, nonché, nel 1995, Direttore, per Chiara Fama, del Conservatorio Statale di Musica “S. Pietro a Maiella” di Napoli. Nel 1998 è stato nominato Accademico di Santa Cecilia. Precedentemente aveva ricevuto l’onore di Cavaliere delle Arti e delle Scienze dalla Repubblica Francese. Il Cronista IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 DALLA SVIZZERA Flawil novembre 2006 Curriculum Vitae Cari amici lettori del Calitrano, dopo un lungo periodo di silenzio, mi preme portare a conoscenza di voi tutti gli ultimi avvenimenti riguardanti la nostra associazione. Quest’anno in occasione della festa dei Calitrani in Svizzera, tenutasi a Flawil sabato 16 settembre 2006 abbiamo avuto quali graditissimi ospiti il sindaco di Calitri dottor Giuseppe Di Milia accompagnato da Nannariello Pasquale e da Giovanni Melaccio. Per noi è stato un vero piacere, nell’arco della brevissima visita di 2 giorni, cercare di avvicinare alle autorità del nostro paese natio, alcuni usi e costumi della nazione Svizzera per spiegare loro quale arricchimento umano e culturale la vita in terra straniera può dare. La serata svoltasi nei locali del ristorante Toggenburg ha avuto come intrattenimento una versione ridotta e riveduta della conosciutissima trasmissione “La Corrida” di Canale 5. Il livello stratosferico dei partecipanti ha provveduto al divertimento di tutti i presenti, la giuria ha infine proclamato vincitrice una ragazza di 16 anni (Ilaria Vitiello) che si è cimentata con tanta bravura nel brano “Essere una donna”. Ma il senso più profondo della serata era da una parte il piacere di stare insieme tra paesani, dall’altra il ripristino di una vecchia e collaudata collaborazione con l’associazione dei Campani di Flawil ed Uzwil. Per i campani è venuto appositamente da Zurigo il Presidente della Federazione dei Campani in Svizzera Cavalier Vincenzo Fontana accompagnato da Pietro Fasano di S. Angelo dei Lombardi, presidente dei Campani di Zurigo. L’incontro è stato un successo sotto tutti gli aspetti, il pubblico in sala si è molto divertito, chi non ha potuto partecipare si è perso qualcosa. Per me la festa é stata un’esperienza umana ed associativa stupenda. Mi preme rivolgere un ringraziamento particolare ai partecipanti dal Ticino e dalla Svizzera occidentale per l’affetto dimostrato all’Associazione Lavoratori Emigrati Calitrani in Svizzera anche in questa occasione. Approfitto dello spazio messomi a disposizione dal giornale per portare a conoscenza del pubblico tutto la mia nomina a consultore regionale per l’emigrazione e membro del direttivo della sezione Europa. A tale proposito allego il mio CURRICULUM VITAE ed il documento di nomina recapitatomi. Giuseppe Gautieri Bahnhofstr. 5 CH 9230 Flawil (SG) E-Mail: [email protected] Nato a Calitri l’11.10.1958 In Svizzera dal 30.10.1976 Coniugato con 2 figli: Luciana e Vincenzo Scuola dell’obbligo a Calitri AV. Corso di programmatore CNC ENAIP Zurigo. Corso di aggiornamento PC. ENAIP Zurigo. Colgo l’occasione per augurare dalle pagine del “Calitrano” a tutti i lettori, un felice Santo Natale e un buon fine, un inizio ancora migliore e tanta salute. Giuseppe Gautieri Giunta Regionale della Campania L’Assessore Cultura, Istruzione e Formazione, Lavoro e Politiche Sociali, Politiche Giovanili, Problemi dell’Immigrazione e dell’Emigrazione Napoli 26.10.2006 Prot. n° 2619/SP Al Console Generale D’Italia A San Gallo - Svizzera Oggetto: Consulta dell’Emigrazione della Regione Campania – nomina consultore estero. Macchinista, fresatore e tornitore 1985: Prima esperienza nel Circolo ACLI di Flawil con la carica di Vice presidente. 1986: Ha fondato l’associazione Campana di Flawil – Uzwil, di cui è presidente. 1990: Ha fondato l’associazione dei Calitrani in Svizzera (ALECS) della quale è stato presidente per 4 anni, oggi cassiere e segretario. 1990: Ha creato insieme con tre associazioni italiane del luogo la casa per gli italiani (Centro Italiano di Uzwil). Dal 1990 al 1995 è stato segretario della LIE-Calcio e contemporaneamente segretario del Comitato Cittadino di Uzwil. Dal 1996 ricopre il ruolo di segretario della FACS. 2006: È stato eletto a Zurigo quale consultore dei Campani in Svizzera. Indirizzi dell’ALECS Esimio Sig. Console Generale, ho il piacere di informarLa che il Sig. Giuseppe Gautieri, residente a Flawil (SG) - Bahnhofstrasse, 5, con D.P.G.R. n° 499 del 26.09.2006 è stato nominato componente della Consulta dell’Emigrazione della Regione Campania. Come enunciato dall’art. 8 della L.R. 2/96 il Sig. Giuseppe Gautieri, eletto dai delegati delle associazioni dei campani residenti in Svizzera durante il congresso nazionale tenutosi a Zurigo il 21.05.2006, assume incarico di rappresentanza e di coordinamento presso le comunità campane costituite in associazioni. Distinti saluti Rosa D’Amelio 6 Zarrilli Antonio Hofmattweg 56 CH-4710 Balsthal Tel. 0041 62 391 03 85 Gautieri Giuseppe Bahnhofstrasse 5 CH-9230 Flawil Tel. 0041 71 393 55 05 La Redazione, anche a nome di tutti i Calitrani si onora di porgere i più sinceri auguri all’amico Giuseppe Gautieri perché tenga alto l’onore della nostra gente e della nostra terra. IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 PERSONAGGI Luigi, Gerardo CERRATA, nato a Calitri il 24 maggio 1896 da Angelo e da Ruggiero Mariannina Filomena, appena ultimati gli studi superioti venne chiamato alle armi per la guerra 1915-18, nominato sottotenente di complemento il 31 gennaio 1916 fu inviato al fronte dove combattendo sul Carso, sul Piave e sul Grappa venne ferito ben tre volte, meritandosi una medaglia di bronzo al Valore Militare. Per perizia, valore ed ardimento il 12 febbraio 1918 e per una particolare azione combattentistica sul Solaroli (Grappa) fu nominato dal Comando Supremo in Servizio Attivo permanente per merito di guerra con la seguente motivazione:“Uscito primo dai reticolati, portò i suoi uomini alla conquista del Valdero, catturando armi e prigionieri. Ferito abbastanza gravemente, restava al suo posto di comando e respingeva i ripetuti attacchi nemici;la sciò la posizione conquistata solo quando gli fu ordinato di allontanarsi”. Nel 1919 venne trasferito in Libia con i reparti di colore prendendo parte a quasi tutti i combattimenti della riconquista sino al 1934; pubblicò il volume “Sirtis - Saggio geografico-storico - Tip. Pergola Avellino 1934; corrispondente di vari quotidiani e riviste coloniali, dette alle stampe anche un altro volume “ININERARI dell’interno Libico e Relazioni su scoperte Paleolitiche”. L’11.12.1933 si sposò con la nobildonna Olimpia Vitamore, dalla quale ebbe due figli Anna Maria ed Angelo. Partecipò alla guerra d’Etiopia e conseguentemente alla lotta per sedare la ribellione in qualità di Comandante di battaglione con i reparti indigeni; con la guerra Italo-Inglese, fu Comandante di Colonna in varie operazioni nel Goggian (Africa Orientale) e durante il ripiegamento su Gondar gli venne concessa sul campo una medaglia di bronzo al Valore Militare.Assediato nel ridotto di Gondar, per ben sette mesi, partecipò a molti contrattacchi sostenuti alla periferia delle difese, e meritò sul campo una medaglia d’argento al Valore Militare per essere stato lanciato per primo alla riconquista di un caposaldo occupato dagli Inglesi, a 60 km. dal ridotto di Gondar. Fu insignito Cavaliere dell’Ordine della Corona d’Italia con decreto del 10.11.1933 e nominato Cavaliere dell’Ordine Coloniale della Stella d’Italia il 13.05.1937; nella Riserva fu nominato Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana, autorizzato dall’Istituto del nastro Azzurro a fregiarsi a tutti gli effetti araldici dell’Emblema. Ha dedicato gli ultimi anni della sua vita agli studi geologici ed etnologici, le due grandi passioni che lo avevano costantemente accompagnato nel corso della sua vita e che ritroviamo nel volume postumo “L’alto Ofanto-paesaggi ed aspetti fisici nel quadro storico” Tip. F.lli Pannisco - Calitri 1997. Altro suo grande merito è quello di aver salvato il salvabile della Biblioteca Circolante di Calitri, riorganizzandola per riportarla agli antichi splendori. Il 2 giugno 1958 fu nominato Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica, si spense a Roma il 12 aprile 1971 col grado di Generale. Francesco, Antonio CERRETA, Generale di Divisione della Guardia di Finanza, nato a Calitri il 17 febbraio 1950 dall’avvocato Lorenzo (benfigliuol’) e da Clorinda Cicoira – abitavano di fronte al bar Toglia – nel 1950 con due figli la famiglia si trasferì a Roma. Nel 1968, appena conseguita la maturità classica entrò all’Accademia della Guardia di Finanza, come allievo ufficiale e frequentando il 68° Corso “Dobrey II” conseguì nel 1972 il grado di Tenente. Da ufficiale subalterno ha retto la tenenza di Tresenda di Teglio (SO), il Nucleo di Polizia Tributaria di Imperia ed ha istituito la 3° Compagnia Pronto Impiego con sede a Loreto (AN). Promosso Capitano nel 1978, ha retto il Nucleo di Polizia Tributaria di Ferrara, la IV Sezione Speciale e la Sezione Dogane del Nucleo Regionale di Polizia Tributaria di Genova. Nel 1984 frequentando il corso biennale del 13° Corso Superiore di Polizia Tributaria ha acquisito il titolo di Scuola di Polizia Tributaria. Nel 1986 consegue il grado di maggiore e nel 1988 quello di Tenente Colonnello; ha retto una Sezione e, in prosieguo, l’Ufficio Addestramento e Studi dell’Accademia del Corpo a Bergamo, il Gruppo Provinciale di Bergamo, il Comando Corsi Centralizzati della Scuola di Polizia Tributaria ed il 2° Ufficiooperazioni del Comando generale del Corpo. Promosso Colonnello nel 1994, ha retto l’Ufficio Addestramento e Studi della Scuola di Polizia Tributaria, il Comando del Corso Superiore, nonché il nucleo Speciale Polizia Valutaria. Nominato Generale di Brigata alla fine del 2000 è stato Comandante Regionale della Puglia ed, infine, promosso Generale di Divisione dal 1 gennaio 2004 ha retto il Comando Tutela dell’Economia. Da circa un’anno era stato colpito da un male incurabile contro il quale nulla ha potuto la sua forte fibra e l’estrema volontà di resistere alla malattia che lo aveva portato a curarsi tra Roma, Milano e, da ultimo, anche in Svizzera. È deceduto il 4 luglio 2006, lasciando, inconsolabili, la moglie Serena e le due figlie Anna e Francesca. Riposa nel cimitero di Pornassio (IM). 7 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 EMILIO RICCIARDI Calitri in una descrizione del 1838 uca de Samule Cagnazzi (Altamura 1764-Napoli 1852) fu una delle più Lsingolari figure di intellettuale vissute nel Regno di Napoli tra il Settecento e l’Ottocento1. Religioso (fu primicerio della cattedrale di Altamura) e scienziato, ottenne in giovane età la cattedra di matematica e fisica presso la regia Università di Altamura, ma, implicato nelle vicende politiche del tempo, dalla rivoluzione del 1799 ai moti del 1848, cambiò più volte partito e fu visto con sospetto sia dai liberali sia dai Borbone, che gli revocarono gli incarichi pubblici, costringendolo alla fuga per evitare il carcere; tornato in Napoli nel 1851, morì prima che iniziasse il processo a suo carico. La sua fama è legata soprattutto alle sue opere di statistica; fu tra i primi a introdurre questa disciplina in Italia e nel 1801 ebbe la titolarità della prima cattedra di statistica istituita nel Regno di Napoli. Nel 1838 Cagnazzi fu invitato a trascorrere qualche settimana a Calitri dalla nipote Elisabetta (1809-1900), che aveva sposato Michele Zampaglione (18021887), giudice della Gran Corte Civile di Catania. All’epoca Cagnazzi aveva già 74 anni, ma affrontò senza timore il viaggio e nel suo diario2 dedicò una pagina al soggiorno calitrano, raccogliendo in poche righe le sue impressioni sul paese, del quale, col suo occhio di attento e lucido osservatore, riuscì a registrare molte cose. Per raggiungere Calitri occorrevano due giorni. Bisognava percorrere la “strada rotabile, che parte da Eboli, attraversa il Sele ad Oliveto, e passa sotto Muro, quivi diriggendosi per Atella”3; passato il ponte sul Sele, per abbreviare il percorso, bisognava valicare gli Appennini a cavallo, e raggiungere la sella di Conza attraversando luoghi “alpestri” e strade “precipitevolissime”, infestate da gruppi di briganti. Nonostante la scomodità e i pericoli, Cagnazzi, da vero scienziato, approfittò della traversata appenninica per osservare “la varietà del suolo di quelle precipitose montagne”4, modellate dalle forze endogene e dai frequenti terremoti. Giunto a Calitri, lo studioso pugliese rimase colpito dall’aspetto dell’abitato, “posto in faccia ad una precipitosa faccia di un monte di sasso arenario non molto consistente”, con tutte le strade “a ciglioni” e affacciate sul vuoto, e dagli abitanti del paese, “docili e di ottima morale”, al punto che le ragazze potevano recarsi da sole in campagna senza timore di essere molestate. Essendo il mese di maggio, Cagnazzi poté assistere, nella chiesa madre, alla celebrazione della festa di San Canio, e non trascurò di visitare il monastero dell’Annunziata, nel quale in quegli anni stavano prendendo i voti due fanciulle di casa Zampaglione; inoltre fu condotto dai suoi ospiti a visitare “le grandi possessioni della famiglia” e “specialmente il bosco nomato Castiglione (…) di grande estensione”, nel quale pascolavano “gran quantità di vacche e giumente, e anche pecore in alcuni tempi dell’anno”. Durante il suo breve soggiorno lo scienziato pugliese ebbe modo di sperimentare l’ospitalità delle altre famiglie “civili” del paese, che gli fecero “molti tratti di obbligante gentilezza (…) con dei complimenti continui” e non mancarono di rendergli visita in occasione della sua partenza da Calitri. La famiglia Zampaglione tra il Settecento e l’Ottocento Le notizie contenute nel brano di Cagnazzi e in alcuni documenti, tra cui un albero genealogico conservato nell’Archivio di Stato di Napoli, offrono lo spunto per tracciare un breve profilo della famiglia Zampaglione, la cui presenza in Calitri è documentata fin dal Cinquecento: don Dionisio Zampaglione, parroco dal 1555 al 1588, è il più antico arciprete di cui si siano conservati i registri parrocchiali e nel 1613 Giovan Camillo Zampaglione era l’uomo di fiducia del feudatario Carlo Gesualdo. Tra il 1677 e il 1687 fu parroco di Calitri don Salvatore Zampaglione, mentre è degno di nota il fatto che fino al 1805, anno in cui fu sindaco di Calitri Giuseppe Zampaglione5, non si ha notizia di amministratori pubblici appartenenti alla famiglia. Negli atti del catasto del 1753 sono ricordati i fratelli Gaetano e Salvatore (n. 1698) Zampaglione, abitanti entrambi nel palazzo situato nella “strada del mo8 nastero”, lo stesso dove vivono tuttora i discendenti della famiglia. Gaetano era “cantore” del clero della chiesa di San Canio, rivestiva cioè la carica più alta dopo quella di arciprete; Salvatore invece, “massaro di campo” e proprietario di case, terre e animali, a quella data aveva cinquantacinque anni, era sposato con una donna di Benevento e aveva sei figli; la maggiore, Loreta, di diciotto anni, era novizia nel monastero, mentre il primo dei maschi, Michele, sedicenne, era “applicato allo studio”6. Nella casa della famiglia vivevano, come risulta dagli atti del catasto, anche dieci “garzoni”. Di Michele Zampaglione (n. 1737) resta una testimonianza nella chiesa dell’Annunziata, dove egli nel 1798 fece apporre una lapide in memoria di suor Rosa Maria Rinaldi, la “santa calitrana”7. L’inizio della fortuna della famiglia si può datare al 1809, quando, con le leggi eversive promulgate durante il decennio di governo francese, la difesa di Castiglione, orgoglio dei feudatari di ogni epoca, venne tolta ai principi Mirelli e assegnata dalla Commissione feudale al Demanio comunale di Calitri8; la larga disponibilità di denaro permise allora a Lorenzo Zampaglione, figlio di Michele, di acquistare gran parte delle quote di terreno concesse dal Demanio ai contadini, superando numerosi concorrenti, tra cui i Tozzoli, i Margotta, i Polestra e la famiglia Rago di Bisaccia, e divenendo proprietario delle stesse terre delle quali fino a pochi anni prima il padre era stato affittuario9. Col tempo il potere della famiglia si consolidò e molti suoi componenti ricoprirono incarichi di rilievo nella magistratura e nell’esercito borbonico, imparentandosi, grazie alle ricchezze accumulate, con alcune illustri famiglie di sentimenti filoborbonici, come i Winspeare e i Riario Sforza10. Lorenzo Zampaglione, il capofamiglia ricordato nel brano di Cagnazzi, sposò Cecilia Pionati, dalla quale ebbe otto figli: Michele, Giovanni (1805-1881), Francesco (?-?), Salvatore (n. 1814), Angela (?-?), Rosina (1817-1890), Maria Luisa (1820-1894) e Gaetano (n. 1825). Michelino, primogenito di Lorenzo, sposò Elisabetta de Samuele Cagnazzi e IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 fu magistrato in varie città11. Il suo primogenito, chiamato Lorenzo come il nonno, nacque nel 1848; sposò una donna della famiglia Riario Sforza ed ebbe un figlio di nome Michele; negli stessi anni la famiglia acquistò alcuni appartamenti in Napoli, alla riviera di Chiaia, in un palazzo appartenuto ai duchi di Gallo, a breve distanza dall’abitazione dei duchi Riario Sforza. Gaetano, fratello di Michelino, fu prima seminarista a Lacedonia, poi capitano della Gendarmeria borbonica e cavaliere dell’Ordine di Francesco I; sposò Maria Eleonora dei duchi Winspeare (1837-1910). Delle sorelle, Rosina e Maria Luisa presero i voti e vissero quasi sempre nel monastero dell’Annunziata; Angela, nata a Napoli forse intorno al 1810, nel 1826 era educanda nello stesso monastero. Con l’avvento della nuova monarchia dei Savoia molti componenti della famiglia mantennero i loro incarichi e il 3 novembre 1860 Michele Zampaglione, divenuto consigliere della suprema Corte di Giustizia di Napoli, fu scelto per proclamare i risultati del Plebiscito con il quale il Regno delle Due Sicilie entrava a far parte del Regno d’Italia. Ma l’episodio più controverso in cui la famiglia fu implicata avvenne il 21 aprile 1861, quando dimorò nel palazzo Zampaglione di Calitri uno dei capi della reazione filoborbonica, il brigante Carmine Donatelli, meglio conosciuto come “Crocco”; la casa era stata abbandonata la notte precedente dai fratelli Gaetano, Salvatore e Francesco Zampaglione, fuggiti a Bisaccia presso la famiglia Rago, con la quale erano imparentati, ma la partenza dei tre fratelli subito prima che i malviventi entrassero in Calitri fece sospettare una intesa segreta con Crocco e con altri filoborbonici. Alla fine, avendo i briganti lasciato il paese la mattina seguente senza commettere violenze, l’episodio non ebbe conseguenze per i tre calitrani, a differenza di quanto accadde ai Rago, che, scoperti mentre nascondevano in casa alcuni uomini della banda di Crocco, furono condannati a diversi anni di prigione12; tuttavia è possibile che negli anni seguenti i componenti della famiglia Zampaglione, a causa delle loro simpatie politiche, si mantenessero prudentemente distanti da Calitri, come lascia sospettare una carta del 1865 in cui si dice che le due sorelle monache, Luisa e Rosina, avevano dovuto abbandonare il chiostro “per ragione di salute”, avendo ricevuto dai “professori” la prescrizione di trasferirsi in Napoli e di “non ritornare in patria”13. Ma nel giro di pochi anni, represso il brigantaggio e consolidatosi il nuovo Regno d’Italia, la famiglia Zampaglione riprese a partecipare alla vita politica del paese, nella quale mantenne un ruolo preminente tra la fine del XIX secolo e l’inizio del successivo; nel 1893 il giovane Francesco Zampaglione divenne LAUREA L’11 maggio 2006 presso L’Università Bicentenaria De Oragua in Venezuela si è brillantemente laureata in Scienze delle Comunicazioni la signorina Antonietta SIMONE TUOZZOLO nata a Maracay da Antonio e da Rosetta Tuozzolo. Alla memoria della cara madre, al padre e ai parenti tutti le nostre sentite felicitazioni, e alla neo dottoressa un vivo augurio per una splendida carriera. Auguri dalla Redazione. sindaco di Calitri14 e altri tre componenti della famiglia (Giovanni, Gaetano e Salvatore) si successero in quella carica fino al 1943. *** L. de Samuele Cagnazzi, La mia vita (1764-1852), a cura di A. Cutolo [1943], II ed. Milano 1964, pp. 251-2. Nell’anno 1838 (…) aveva determinato per divagarmi di andare a Trani nel mese di maggio, e credeva così ristabilirmi, ma Don Lorenzo Zampaglione, suocero di Bettina, dispose che il figlio, e con ciò anche Bettina, nei principii di maggio fossero andati alla 9 lor posta delle pecore in Puglia, e quindi in Calitri, patria di essi Zampaglioni, onde dovei astenermi di andare a Trani, poiché il primo mio oggetto era di volermi trattenere colla detta mia cara nipote. Ad informazione del Sig. Don Giovanni Zampaglione fratello del marito di Bettina, e vedendo la condiscendenza dei miei nipoti, mi determinai con essi di andare in Calitri per vedere ivi la detta mia nipote Bettina e suo marito. Partimmo da qui il dì 13 maggio e passando per Salerno, ove pranzammo, la sera fummo a Eboli. La mattina seguente prima di mezzogiorno giunsimo in vettura a un ponte, ove incontrammo numerosa compagnia, e con essa Don Ciccillo Zampaglione, altro fratello di Michelino. Tutti ci posimo in cavallo e per via precipitevolissima c’incamminammo per Calitri. Ebbi campo in tale occasione osservare la varietà del suolo di quelle precipitose montagne, e sempre più persuadermi essere tutti un tempo essi tratti variati di suolo dal profondo per una forza ignota, poiché non si potrebbero rinvenire per semplice azione di una generale inondazione questi variati suoli, e di natura tutta differente tra loro a fior di terra, né così franti e tritolati i sassi senza supporvi una replicata azione, e commozione meccanica. Pria di giungere a Calitri, quasi cinque o sei miglia prima, intesi un dolore nella regione dello stomaco, e visceri inferiori, che mi costrinse a smontare da cavallo, e riposarmi sull’erba, e dopo qualche minuto ne fui libero e continuai il viaggio a cavallo con molto spavento vedendo de’ continui pericoli a cui eravamo esposti. Io andava a cavallo col caro amico Palestra [è probabile che si tratti di un errore di trascrizione, e che il vero nome di questo signore fosse Polestra], ottimo per quelli alpestri e pericolosi luoghi. Giunsimo a Calitri verso le ore 22, giorno di martedì. Trovammo ivi Bettina e suo marito che erano venuti ad incontrarci fino al corrente del fiume Ofanto. Le accoglienze non solo della famiglia che della popolazione fu veramente grande. È questo abitato posto in faccia ad una precipitosa faccia di un monte di sasso arenario non molto consistente, e tutte le strade dal basso fino all’alto sono a ciglioni. Gli abitanti sono docili e di ottima morale. Ho vedute delle giovinette guidare gli asini colle some di legna sole, nella distanza di tre in quattro miglia e mi han detto non esservi esempio che soffran desse alcun insulto da giovinastri. Vedemmo le grandi possessioni della famiglia Zampaglione, specialmente il bosco nomato Castiglione di sua proprietà di grande estensione, ove ci tiene gran quantità di vacche e giumente, ed anche pecore in alcuni tempi dell’anno, quali vengono dalla Posta ben grande che ha in Puglia, propriamente vicino Cerignola. Quel Clero ci fece molte obbliganti parti in occasione che si celebrò durante la nostra dimora la festa del loro Protettore S. Canio. Parimenti tutte le Signore monache, in cui vi sono due giovinette, una già professa, e l’altra che andrà a professare, ci fecero molti tratti di obbligante gentilezza, con dei complimenti continui, e del pari tutte quelle comode famiglie praticarono nell’andar loro a render visita alla nostra partenza. IL CALITRANO NOTE 1 Su Luca de Samuele Cagnazzi cfr. C. P. Scavizzi, in Dizionario Biografico degli Italiani, XVI, Roma 1973, coll. 303-308, s.v.. 2 L. de Samuele Cagnazzi, La mia vita (1764-1852), a cura di A. Cutolo [1943], II ed. Milano 1964, pp. 251-252. Devo la segnalazione alla competenza e alla cortesia del dr. Gaetano Damiano dell’Archivio di Stato di Napoli. 3 BNNa, ms. Bibl. Prov. 18/I, D. Colella, Memoria per l’organizzazione difensiva, in rapporto alle Piazze, Forti e Posti di Guerra, applicata alla Topografia militare, per servire di programma alla Riconoscenza generale del Regno di Napoli [1824]. 4 Ivi. 5 Cfr. E. Ricciardi, I sindaci di Calitri, in «Il Calitrano», n.s., 17 (2001), pp. 11-13. 6 Gli altri figli erano Angela, di 12 anni, Nicola, “applicato alla scuola”, di 8 anni, Vittoria Maria, di 4 anni e Maria Teresa, di 2 anni. La moglie di Salvatore si chiamava Stefania Benevento, era originaria di quella città e aveva 36 anni. (ASNa, Catasto onciario, vol. 4979, f. 322). Vale la pena di ricordare che il volume del catasto settecentesco conservato nell’archivio comunale di Calitri si può consultare in rete all’indirizzo www.calitriantica.it. 7 Cfr. V. Acocella, Storia di Calitri [1946], r.a., Calitri 1984, p. 199; C. De Rosa, Ricerche storiche su la chiesa dell’Annunziata, il cinque- N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 centesco monastero e poche altre coserelle di Calitri, Lioni 1975; E. Ricciardi, I santi di casa Berrilli, in «Il Calitrano», n.s., 29 (2005), pp. 6-8. 8 Cfr. la sentenza del 10 febbraio 1809 in Bullettino delle sentenze emanate dalla Suprema commissione per le liti tra i già Baroni e i Comuni, Napoli 1809, vol. 2, pp. 36-66. 9 Cfr. V. Acocella, pp. 124 ss.; G. Acocella, Calitri. Vita di un grosso borgo rurale dell’alta Irpinia dal 1861 al 1971, Calitri 1977, pp. 128 ss. e 169 ss.; A. Cogliano, L’antico regime al tramonto fra empasse dello Stato e crisi del 1799. Conflitti politici e sociali nelle aree pastorali del Principato Ultra, in «Archivio Storico per le Province Napoletane», CXVIII (2000), pp. 224-285. 10 Cfr. M. Rizzo, Potere e “grandi carriere”. I Winspeare (secc. XVIII-XX), Galatina 2004, p. 202. 11 Per una breve biografia di Michele Zampaglione cfr. V. Acocella, pp. 260-261. 12 Cfr. V. Acocella, pp. 145-160. 13 “All’Illustrissimo Signor Prefetto della Provincia di Napoli - Le suore Luisa e Rosina Zampaglione religiose del Monastero di Calitri in Principato Ultra trovandosi da qualche tempo fuori dal chiostro per ragione di salute, non è stato possibile avere un’assegno dalla Cassa Ecclesiastica, perché si è detto appartengono ad una famiglia agiata. Dovendo rimanere in Napoli perché i professori hanno consigliato le supplicanti a non ritornare in patria, pregano la V. S. ad invitare il signor Diret- tore della Cassa Ecclesiastica onde interponesse i suoi uffici presso il governo della Casa degli Incurabili, perché fossero accolte nel ritiro della Maddalenella sopra Ponte Corvo. Le supplicanti non desiderano che il solo tetto, restando a loro cura a provvedere ai bisogni della vita. Tanto sperano…Domiciliate in via Sapienza n.8. Napoli, addì 6 marzo 1865 – Signor Prefetto di Napoli - Circa l’istanza delle religiose Zampaglione - Pregiasi lo scrivente manifestare al signor Prefetto di Napoli di riscontro alla controcalendata nota, che circa l’istanza delle religiose suore Luisa e Rosa Zampaglione delle Cisterciensi di Calitri (alle quali si corrisponde l’annua pensione monastica di cui all’art. 9 del Decreto 17 febbraio 1861), tendente ad ottenere loro di potere ritirarsi nel conservatorio della Maddalenella sopra Pontecorvo, nulla osta per parte di questa speciale Direzione. Qui alligata si restituisce intanto l’istanza di che trattasi per quelle determinazioni che il prefato signor Prefetto stimerà nella sua saviezza convenire in proposito. Il Reggente Savelli”. (ASNa, Prefettura, 196, ff. n.n. [1865]). 14 Nel 1895 Francesco Zampaglione tentò l’elezione alla Camera dei Deputati, ma dopo un’aspra campagna elettorale e uno scrutinio molto contestato fu sconfitto dall’avvocato Luigi Capaldo, nativo di Bisaccia. Cfr. in proposito G. Acocella, pp. 169 ss.; G. Cioffari, Fermenti politici nella Calitri di fine ’800, in «Il Calitrano», n.s., 13 (2000), pp. 4-6. Lettera aperta del priore dell’Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione di Calitri l 31 dicembre 2006 scade il mio manIdell’Immacolata dato di Priore dell’Arciconfraternita Concezione di Calitri (AV); mi corre pertanto l’obbligo di ringraziare pubblicamente l’Arcivescovo P. Francesco Alfano, mons. Donato Cassese, Vicario generale dell’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia, e il Parroco-padre spirituale don Maurizio Palmieri; come pure don Raffaele Gentile, mons. Mario Malanga, don Vincenzo Cubelli, don Siro Colombo, tutti di venerata memoria, e mons. Michele Di Milia e don Aurelio Scalona. E ancora gli amici presbiteri: mons. Giuseppe Chiusano, S.E. Antonio Forte, defunti, e il Prof. don Andrea Milano, don Canio Forenza, dom Lorenzo Sena, Padre Gerardo Cioffari, Padre Tommaso Luongo, mons. Antonio Dente, don Michele Cavallo, mons. Sebastiano Corsanego, don Giorgio Quaglia, Padre Giuseppe Mlola, S. E. Vincenzo Cozzi, S.E. Pietro Farina, S.E. Mario Milano e S.E. padre Salvatore Nunnari. Ringrazio altresì le Suore di Gesù Redentore, le volontarie del campo Bergamo (“zia Elisa” e Maria Teresa), gli amici, i membri del Consiglio Pastorale parrocchiale e di quello diocesano, i laici impegnati dell’Azione Cattolica, i Priori eme- riti, prof. Pasquale Salvatore Di Napoli, avv. Giuseppe Cerreta, dott. Giovanni Rabasca, il Consiglio direttivo, i Revisori dei conti, i Confratelli, le benefattrici e tutto il popolo di Dio che, dall’ A.D. 1994, mi hanno sostenuto con la preghiera e con la generosità, condividendo sforzi e lavoro, nel non facile ruolo di “priore-moderatore” di un’associazione illustre per tradi- LAUREA Il 24 ottobre u.s. presso l’Università degli Studi di Salerno, si è brillantemente laureata in Economia Aziendale con 110 e lode la signorina Nilde DEL COGLIANO discutendo con il chiar.mo prof. Francesco Citarella la tesi “L’evoluzione dei rapporti pubblicoprivato nella pianificazione urbanistica italiana”. Congratulazioni vivissime ai genitori, al fratello e ai parenti e alla nuova dottoressa un augurio di buon lavoro. Auguri dalla Redazione. 10 zione, storia ed impegno ecclesiale, per renderla conforme al cammino della Chiesa della “nuova evangelizzazione”. Tutti insieme ci siamo adoperati, per dare corpo nei fatti a quanto il Santo Padre Benedetto XVI, in continuità con i suoi predecessori, ha indicato recentemente nel discorso del Convegno di Verona, specialmente nel punto dove, chiarendo il concetto di identità del credente, ha ribadito: “La nostra vocazione e il nostro compito di cristiani consistono nel cooperare perché giunga a compimento effettivo, nella realtà quotidiana, ciò che lo Spirito Santo ha intrapreso in noi con il Battesimo: siamo chiamati a divenire donne e uomini nuovi, per potere essere veri testimoni del Risorto e in tal modo portatori della gioia e della speranza cristiana nel mondo, in concreto, in quella comunità di uomini entro la quale viviamo”. Mi sia consentito almeno qui, alla fine di queste note, di esprimere un grato pensiero ai miei familiari che mi hanno sostenuto, rinunciando frequentemente alla mia presenza tra loro, e accettando tutto con spirito di servizio alla Chiesa. Cordiali saluti da Vito Alfredo Cerreta IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 LA DONNA protagonista fuori dalla storia «È una calunnia parlare di sesso debole a proposito di una donna» (Gandhi) impressi nella memoria di adolescente sono ancora vivi come se fosse Iieri:ricordi oggetto di ammirazione, sconvolgenti oltre ogni dire. Peccato che sono solo ricordi e che dei loro contenuti rimane davvero poco. La vita di mezzo secolo fa a Calitri non offriva nulla di eccezionale. A parte i soliti eventi di nascite, di morte, di matrimoni, di guai a non finire e di episodi più spiacevoli che piacevoli, tutto scorreva nella quotidianità di sempre. A volerla raccontare, c’era da dire poco e di scarso interesse. Dopo una sessantina d’anni, però, paragonata al vissuto di oggi appare incredibile e straordinaria. Ai ragazzi e ai giovani potrebbe sembrare inverosimile, ma è la verità. Protagonista era la donna calitrana di quell’epoca. La si poteva trovare in ogni famiglia, incontrare in ogni angolo del paese. Ancor più nei campi durante i lavori stagionali. Erano tempi davvero forti. E per chi l’ha conosciuta sembra che essi siano finiti per sempre. Per molti aspetti non è un male. Al contrario, lo è per tanti altri. Nel 2006 potrebbe sembrare una creatura fuori dal tempo: l’essere della fortezza, della fatica e della sopportazione. Tutta rinunce e senza pretese. Quasi sempre mamma di figli e figlie numerosi. Raramente nubile. Inferiore all’uomo nelle leve di comando, ma superiore per saggezza, coraggio e determinazione. Instancabile e paziente. Senza notti e senza giorni esclusivamente per sé. Senza riposo, senza diritti e con tanti doveri, specie con quelli di lavorare, di fare figli e di crescerli. Soprannominata “padrona della casa” unicamente perché a lei ne era affidata la cura. E meno male che la casa quasi sempre non aveva né stanze né ambienti particolari. Tutt’al più mancava di bagno e di servizi igienici. Consisteva spesso in un monolocale più o meno spazioso dove cercava di tirare su la famiglia e accudiva ad un’infinità di faccende domestiche. Se tutto si svolgeva con regolarità, lì trascorreva gran parte della sua vita, pro- grammava le sue giornate e progettava il futuro per i figli. Se le rimaneva un po’ di tempo, si diceva anche il rosario. Scherzava e chiacchierava con le vicine. Rideva e piangeva sognando quello che non si avverava mai. Se era contadina o moglie di contadino, approntava l’occorrente per il lavoro dei campi e dava una mano al marito nei periodi più intensi. Assisteva genitori e suoceri anziani o ammalati. Compativa e sopportava lo sposo se era violento e quando abusava del bicchiere di vino. Badava ai figlioletti che andavano a scuola e seguiva i più grandicelli che imparavano il mestiere o proseguivano gli studi. Preparava la dote alle figlie in età di marito. Non scoppiava di salute, ma non si stancava mai. Le cose da fare c’erano ogni giorno, e non si poteva rimandarle. Non si risparmiava neanche quando aveva la febbre o la tormentavano i malanni. Li nascondeva e sopportava così bene che i familiari non se ne accorgevano o non ci facevano caso. Tanto guariva presto. Se aveva voglia di piangere, andava a nascondersi dove nessuno poteva vederla. Se si presentava l’attimo di gioia, se lo teneva tutto dentro perché non aveva tempo per goderselo. Ci era così poco abituata che, se ci provava, sulle guance le uscivano vampe di fuoco visibili a chiunque. Tanto non faceva uso di creme, pomate, ciprie e belletti. I suoi trucchi erano naturali come l’aria che respirava. Se li portava dentro la pelle passata a lucido col sole e con la pioggia, al caldo e al freddo delle stagioni, lavata con acqua e sapone. Con l’acqua della fontana, che era fresca d’estate e gelida d’inverno. Col sapone, che lei stessa preparava con le frattaglie del maiale allevato sotto casa e con la soda. Era amica inseparabile della fatica. E siccome la fatica le stava sempre appiccicata, le smorzava ardori, forza e rabbia fiaccandole il corpo. Pur volendo, non poteva disfarsene. Se l’avesse fatto, le difficoltà per campare si sarebbero centuplicate. È passato tanto tempo da quando ero ragazzo e mi guardavo intorno per capire, ma quella realtà femminile continua a scorrermi davanti come se fosse tuttora sotto i miei occhi. Popolata di presenze vive, espressa da volti segnati dalla fie11 rezza e dalla sofferenza. Ogni tanto illuminati da lampi di ribellione mal repressi. Fugacemente sorpresi da chi, ancora imberbe, li osservava con stupore e ammirazione. Oggi, che quella condizione è cambiata in meglio oltre ogni aspettativa, a fronte di uno sconvolgimento che non si arresta, non rimane che il rimpianto di un mondo paesano in parte scomparso, in parte trasformato. Improponibile e scongiurabile quanto si voglia, ma sicuramente più umano e meno crudele. Chissà se per disadattamento o per pregiudizio. Forse per diffidenza senile verso il presente. In ogni occasione tutto riprende corpo nella memoria come se fosse un documentario. Riaffiorano situazioni e vicende di tanti anni fa. Episodi e aneddoti giornalieri che mi risuonano all’orecchio proprio come allora. Mi chiedono che li racconti affinché chi non sa, sappia; e chi si è scordato, ricordi. Prima e dopo il secondo conflitto mondiale, da noi il ruolo della donna è stato importante. Naturalmente non sotto il profilo politico, culturale e sociale. Ancor più negli anni successivi alla sommossa del 29 settembre del ’43, all’occupazione di Luzzano e dello Spineto degli anni ’49-’50 e al fenomeno dell’emigrazione. Si trattò di donne sia sposate che nubili, di mamme di famiglie e di vedove di guerra, di nonne ancora energiche e attive. Tutte protagoniste di un processo che era cominciato e non si sarebbe più fermato. Un processo che, nonostante la sua sofferta lentezza, in seguito significò crescita civile, emancipazione culturale e riscatto economico. La storia, che, come sempre, si inceppa tutte le volte che non si tratta di sovrani, uomini di stato e condottieri, di rivoluzioni, invasioni e guerre apocalittiche, su di esse è ancora tutta da ricercare e da scrivere. Essa coincide con il cammino del nostro paese e della nostra gente alle prese con le difficoltà e la tumultuosità degli anni del dopoguerra. Molti di noi non ce ne accorgemmo né sapemmo apprezzarle, ma tante donne calitrane cominciarono a spingere verso il cambiamento con un’azione a tratti impercettibile e insignificante, qualche volta travolgente e sensata. La loro condizione IL CALITRANO subì una trasformazione silenziosa, ma considerevole. Non proprio tutte, in verità, ma alcune lottarono per migliorare il loro stato e definire il loro ruolo. Non rimasero a guardare in termini di rapporti decisionali con l’uomo, con i genitori, col mondo del lavoro e con i figli. Affrontarono il problema dell’occupazione del tempo libero, dell’autonomia economica e della professionalità. Un po’ alla volta si conquistarono uno spazio legittimo. In certi settori ruppero i margini per spingersi più in là. Artefici di una svolta vera e propria furono le ragazze della mia età. Poco più grandi e poco meno grandi. Delle viventi ne conosco tante. Direttamente e indirettamente. Tutte di discreta o modesta estrazione sociale. Figlie di artigiani, impiegati, professionisti, di agricoltori e di contadini. Appartenenti a famiglie medio-borghesi più o meno agiate, e a famiglie proletarie di modeste condizioni o addirittura povere. Mi ripassano davanti così com’erano, come agivano, cosa facevano e come vestivano. Gioviali in certi momenti, adirate in altri. Comunque mai spudorate e maleducate. La buona creanza era il denominatore comune della loro formazione. Di carnagione bruna, ma pure di pelle chiara. Mostravano volti distesi e sereni, illuminati dall’intelligenza e dalla prontezza di riflessi, di tanto in tanto scuriti di contrarietà e di insofferenza. Portavano capelli lisci e tirati, ondulati e ricciuti, neri e castani, raramente biondi. Li portavano lunghi o corti, sistemati sulle spalle a colpi di pettine, raccolti in trecce e lasciati appesi, appoggiati a corona sul capo o fermati dietro la nuca. Le più giovani li portavano sciolti, spartiti dalla riga e fermati dal cerchietto. Vestivano in maniera semplice. Con gonna e camicetta nelle giornate estive. Con calzamaglia e gonna pesanti in quelle invernali. Conoscevo anche chi aveva il cappotto, e chi non aveva nemmeno uno scialle. Di quelle più povere, le più fortunate indossavano indumenti ricevuti dall’America. Si trattava di abiti riciclati e adattati alle taglie delle nuove proprietarie. Calzavano zoccoletti, scarpe leggere e scarponi pesanti, a seconda della stagione, dell’età e dell’appartenenza sociale. A seconda se erano “di dentro” o “di fuori”, se andavano a scuola, imparavano il mestiere o andavano in campagna. Le donne anziane più all’antica portavano il fazzoletto in testa e lo scialle sulle spalle. Alcune vestivano con l’”abito tradizionale”. Erano per lo più magre, ma agili e resistenti, sempre alle prese con le faccende di casa, con l’ago e il filo o con gli arnesi di campagna. Persino le ragazzine, frequentassero o non frequentassero la scuola, erano costantemente all’opera. N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Insomma, erano tutte come si doveva essere in quegli anni, quando il riposo era corto e l’ozio vacanziero non era di moda. Le occupazione le tenevano impegnate tutto l’anno. Avvertivano o subivano il peso della stanchezza, ma non lo davano a vedere. Erano fiaccate e contrariate dentro, ma non se ne facevano accorgere. Oggi donne così non se ne vedono più. Ma quelle di allora non le ho mai dimenticate. Come se il tempo si fosse fermato alla metà del secolo scorso. Le rivedo tutte al loro posto: dentro casa, per i campi, per le strade di Calitri, davanti alla scuola, in chiesa, al mulino, al forno, vicino alla fontana, nel negozio. Sono ancora lì, alla finestra e al balcone mentre spandono i panni al sole chiacchierando con la vicina di fronte. Vanno per i sentieri rurali col carico in testa e con le mani che sferruzzano per non sprecare tempo durante il cammino. Non stanno mai ferme e senza parlare. Discutono, raccontano e si confidano chiedendo e dando consigli. Seguono mute una piccola bara bianca portata in testa in direzione del campo santo. Non si possono dimenticare le donne calitrane di metà Novecento. Temperamenti forti, facce pulite, sguardi fieri. Sicure e sollecite nelle scelte personali, coerenti con le proprie convinzioni, determinate nell’affrontare i problemi di ogni giorno. Sempre con gli occhi svegli e l’orecchio teso. Apparentemente pieghevoli, ma solo per amore e per quieto vivere. Ostili e ribelli nei confronti di ripensamenti senza giusta ragione. A volte mute custodi di una vita spezzata. Sovente vittime di un disagio interiore soffocato nel mal ripagato silenzio della sopportazione e della tolleranza. Mi stanno davanti, alle prese con le prime reazioni e i primi tentativi di ribellione ad uno stato di cose secolare diventato ormai intollerabile. Esse hanno maturato il coraggio per tentare di uscire dalla sfera di un paternalismo tiranno e disumano che le umilia e le soffoca. È giunto il tempo di invadere le zone vietate del pregiudizio maschilista. Al popolo calitrano può essere riconosciuto il merito di aver generato donne e madri esemplari, autentici modelli dell’identità femminile. Esistono testimonianze di episodi che potrebbero costituire il materiale per raccontare una storia di protagonismo sotto diversi aspetti: autentiche eroine sotto il profilo di “mamme-coraggio”, “mamme-sacrificio” e “mamme-dedizione assoluta”; di donne votate all’altruismo, alla tolleranza e all’abbandono; all’indomabilità, all’amor 12 proprio e alla caparbietà contro le avversità della sorte. Quasi tutte sconosciute perché impietosamente da nessuno considerate. Tutte figure di estrazione contadina, proletaria o piccolo- borghese. Campagnole, casalinghe, magliaie, calzettaie, ricamatrici e sarte.relegate in un ristretto ambito di lavoro. Alle prese col mestiere. Sprofondate nell’oscuro peso dei problemi di famiglia. Mute custodi di drammi consumati nel silenzio della loro impotenza, volutamente taciuti per eccesso di orgoglio e dignità. Educate e costrette a svolgere l’eterna funzione di figlie di famiglia, di mogli, nuore, madri e nonne. Le calitrane della prima metà del Novecento, ancor più coloro che vissero negli anni successivi, sperimentarono le fasi di una rottura traumatica, caratterizzata dal passaggio alle innovazioni della modernità attraverso qualche timida trasgressione. Forse più per reazione che per giusta causa e per maturità di coscienza. Erano abituate e cresciute nell’ubbidienza assoluta, senza dissentire e senza discutere. Popolane figlie del popolo, erano indomite e pazienti, capaci di sostenere con dignità sia i momenti duri che quelli meno ostili. Espressione secolare di un limite invalicabile. Confine ben delimitato tra privato, entro cui si muovevano con maggiore dimestichezza, e pubblico, al quale avevano accesso solo in casi eccezionali, e dalla porta di servizio. In piena libertà ad esse erano consentite soltanto le partecipazioni religiose o funebri, i rapporti con i parenti stretti e col vicinato più affidabile, la gestione della casa e l’educazione dei figli. Le donne che si potevano permettere di uscire di casa e di rientrarvi quando volevano, comunque non più tardi delle prime ombre della sera, erano per lo più vedove senza figli da accudire, nubili senza genitori e senza fratelli che potessero condizionarle, spose con mariti lontani. Erano sempre in lotta per qualcosa che mancava. Affrontavano il destino e accettavano la precarietà di un’esistenza quanto mai grama. E mica per sé stesse. In cima a tutto c’erano i figli. Poi veniva la coscienza che imponeva onestà, dignità e onore. Quindi subentrava lo scrupolo morale di rendersi degne di rispetto e stima dell’opinione pubblica. Inoltre, il giuramento fatto dinanzi all’altare il giorno delle nozze era un obbligo sacrosanto che andava osservato senza compromessi. Il rispetto dei genitori, dei suoceri, dei parenti e degli amici rientrava nell’educazione ricevuta a casa e a scuola. Andare avanti con coraggio e senza cadere era imperativo categorico. Tirarlo fuori tutte le volte che necessitava era come allenarsi alla lotta per la vita. E se veniva meno e c’era il sostegno della fede, le più pie cor- IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 revano in chiesa. Lì si rivolgevano al più Sofferente dei sofferenti, che capiva tutto e dava una mano. Specialmente a quelle che soffrivano quasi come Lui. Per esperienza sapevano come andava la vita e in quale direzione dovevano camminare allorché erano costrette a pesarsi e a misurarsi con la realtà in cui si muovevano. Erano consapevoli di quanto si poteva o non si doveva fare. Lasciavano Calitri solo in casi eccezionali o per motivi di causa maggiore. Conoscevano l’ospedale solo se gravemente ammalate o tenevano ricoverato qualcuno di famiglia. Si staccavano per sempre dal paese se si sposavano con un forestiero. Qualcuna si ricongiungeva col marito o con lo sposo promesso che erano emigrati o si erano sistemati all’estero. Vederle distratte e preoccupate, con la mente assorta e il pensiero lontano era frequente. Pensavano notte e giorno ai loro cari andati a far fortuna in terra straniera d’oltre oceano e d’oltralpe. In attesa del loro ritorno, che speravano il più presto possibile, abituate a rendersi utili sin da piccole, si davano da fare. A volte capitava che il sospirato ritorno si faceva attendere a lungo. Non mancava neppure qualche abbandono coniugale. E ancora. Quante volte il Paese di accoglienza, invece che luogo di fortuna, diventava luogo di sventura? La morte del figlio o del marito per incidente sul lavoro. La contrazione di una gravissima malattia. Le tentazioni del vizio e della delinquenza. La nostalgia per la famiglia, la fidanzata e gli amici. Erano tutte insidie in agguato dietro l’angolo. Purtroppo, anche eventi così crudeli facevano parte del gioco della vita. E le calitrane di quell’epoca lo conoscevano veramente bene il gioco della vita. Avevano appreso da piccole che esistere non era altro che un susseguirsi di appuntamenti sotto forma di prove. Qualche volta lieti, spesso spietati. Pochi evitabili, molti inevitabili. Ne avevano capito le regole sulla propria pelle, e le rispettavano con prudenza e saggezza. Intanto continuavano a fare le casalinghe e le contadine. Lavoravano in casa se erano artigiane. Gestivano un piccolo negozio se erano commercianti. Svolgevano altri compiti. Coltivavano il proprio terreno o quello padronale. Andavano alla giornata. Aiutavano parenti e amici. Crescevano figli e nipoti se i genitori erano lontani. Non si concedevano un giorno di tregua per non intaccare le rimesse dall’estero destinate al salto di qualità della famiglia. Ricordo ragazze della mia età appena varcata la soglia della giovinezza. Le rivedo alle prese con i primi tentativi di cambiamento contro uno stato di cose inimmaginabile. Ad esse andò il merito per aver smosso le acque dello stagno e per aver avviato un processo che ancora continua. Però, le più ammirevoli, sicuramente le più grandiose nella loro pochezza, erano le loro, le nostre mamme e le nostre LAUREA Il 23 marzo 2006 all’Università di Verona si è brillantemente laureata in giusrisprudenza la signorina Vincenzina FERRI Erano presenti il fratello, la sorella, la zia, amici e parenti; alla neo laureata, che è giunta al traguardo dopo molti sacrifici, vanno gli auguri più sinceri dei parenti e della Redazione. nonne. Tutte donne che sapevano affrontare e sostenere un’esistenza che oggi nessun’altra affronterebbe e sosterrebbe con lo stesso coraggio e col medesimo sacrificio. In un’epoca in cui la donna è diventata tutt’altra creatura, è difficile immaginarle per chi non le ha conosciute. Solo le loro coetanee e quelle che le conobbero da vicino possono credere e capire. Costoro e nessun’altra. L’ambiente in cui vivevano e i posti che frequentavano riflettevano il loro gusto e profumavano del loro odore. Sapevano di pulizia e di semplicità. Esaltavano la delicatezza delle loro tendenze e la destrezza delle loro mani. Li modellavano in 13 base alle aspirazioni e secondo gli umori del momento. Li adeguavano al proprio stile di vita e alle poche cose che possedevano. All’utilità, all’austerità e all’essenzialità. Sia negli uni che nell’altro traspariva tutta la loro natura di donne cresciute in fretta. Fossero pure cose più care e più personali, avevano comunque un’impronta di creature educate e costrette al risparmio. Nelle loro mani rimanevano piccole cose e nient’altro. Non esistevano ancora gli idoli dell’iperconsumismo moderno che inaridiscono i cuori e accecano le menti fino al parossismo. Contavano se lo volevano loro. Era più facile che le mettessero da parte o che se ne dimenticassero del tutto. Il piccolissimo mondo in cui vivevano dava voce e forma all’integrità di un animo che diventava nobile senza saperlo, magari ad una sorta di inconsapevole grandezza che aveva sapore di tragedia. Insieme a poche persone e in mezzo ad oggetti insignificanti trascorrevano la loro vicenda terrena. Consumavano una storia di sé senza che fosse scritta e conosciuta. Nello stessissimo modo scivolava via la vita nei campi aperti, sotto il sole e alle intemperie. Le calitrane di cinquanta, sessant’anni fa non si annoiavano mai perché erano sempre impegnate in qualcosa. Non si ammalavano di depressione né soffrivano di esaurimento. Soffrivano di stanchezza fisica, ma la mente era libera e leggera. Bastava un po’ di riposo, e la tranquillità e la lena si ripresentavano. E la garanzia di tali virtù era unicamente nel lavoro e negli affetti, nella concordia della famiglia e in un po’ di salute. Negli anni che precedettero e seguirono la seconda guerra mondiale, ancora di più nei primi decenni del Novecento, la donna calitrana era poco istruita e poco colta. Ma non per colpa sua o per incapacità. Le nozioni che assimilava alla scuola elementare le bastavano. Parecchie ne facevano anche a meno. Per quello che potevano servire a chi nasceva per zappare la terra o per curare la casa! In ogni caso, quel poco che imparava a scuola le rimaneva dentro e, al momento opportuno, sapeva farne uso e le tornava utile. Sapeva sì e no leggere, scrivere e fare i conti. Ma nella vita sapeva fare veramente tutto. Sapeva mettere al mondo figli senza ricorrere al ginecologo per appurare se aspettava un maschio o una femmina. Talvolta senza nemmeno la presenza dell’ostetrica. Li tirava su alla meno peggio e li educava. Rispettava il marito e si prendeva cura di lui che lavorava duro per sostenere insieme la famiglia. Era disponibile verso i genitori e i suoceri senza riserve e senza im- IL CALITRANO porre condizioni. Era solo questione di rispetto e di affetto vero. Coltivava il vicinato e si prestava nel momento del bisogno senza pensarci due volte. Sapeva svolgere un’infinità di lavori. Sia se stava in paese e faceva “la donna di dentro”, sia se andava in campagna e faceva “la donna di fuori”. Teneva in ordine la casa e preparava la cucina. Faceva il bucato e stirava. Rattoppava e lavorava al cerchietto. Passava a lucido tegami, porcellane e bicchieri. Accudiva il pollaio e allevava il maialino. Coltivava l’orticello, un po’ di vigneto e sbrigava le faccende nella cantina. Se il marito non c’era, anche i compiti dell’uomo passavano a lei. In certi frangenti la donna calitrana a lavoro assumeva un atteggiamento solenne, quasi monumentale. Quando portava in testa un sacco di grano al mulino e rientrava con la farina. Il giorno in cui impastava il pane per la famiglia numerosa e lo portava al forno. Tutte le volte, ed erano tante, che andava a prendere l’acqua alla fontana col barile. La mattina presto quando andava in campagna con tutto l’occorrente in testa e il figlioletto in braccio. Al tempo del raccolto allorché la sera tornava a casa con ceste ricolme di frutti e di ortaggi. Nelle serate fredde d’inverno, quando rientrava con fascine di frasche da mettere al fuoco. Per svolgere tutti questi lavori, a parte qualcuna che disponeva dell’asino, il suo montacarichi erano le braccia, il mezzo di trasporto erano la spina dorsale e le gambe. La destrezza e l’abitudine concedevano ampia libertà alle mani, che approfittavano per sferruzzare o per pulire la verdura. La sera in particolare, di ritorno dalla campagna, non ancora troppo avanti negli anni, mentre camminava col pesante fardello, era solenne, statuaria, flessuosa nel suo modo di incedere, spedita nel passo. Bacino ancheggiante, pelle e capelli scuri, piuttosto magra ma in salute. Un fascio di nervi avvolgenti una struttura ossea forte e ritta, proporzionalmente distribuita. Volto scavato ma colorito. Occhi vivi che lanciavano saette. Quando passeggiava per il corso la domenica e i giorni di festa, sembrava così solare, spensierata e piena di salute, che bastava guardarla per coglierne tutta la vitalità e lo splendore dei suoi anni. Prima che il corpo cominciasse a incurvarsi sotto il peso della fatica, dovevano trascorrere un po’ di anni perché sopraggiungessero gli acciacchi cronici. Solo in prossimità della vecchiaia la schiena e le articolazioni subivano deformazioni accentuate e visibili. Le campagnole di Calitri erano molto più numerose delle paesane che stavano N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 in casa. Andavano o abitavano in campagna senza ribellarsi. Erano abituate a trascorrere la loro giornata di lavoro all’aperto, dove le foschie dell’esistenza avara e ostile venivano rischiarate dalla luminosità delle albe, dei meriggi e dei tramonti. Al loro fianco c’era sempre qualcuno con cui parlare, confidarsi, alleviare il peso della vita. Le presenze umane nelle proprietà confinanti non mancavano mai. Quando la stanchezza smorzava la lena di parlare, c’era comunque il discreto silenzio dei luoghi che faceva loro compagnia e le rasserenava. Quando di primo mattino si portavano sul piccolo podere e la sera tornavano a casa percorrendo una ragnatela di sentieri, a fugare la paura di cattivi incontri bastava la dimestichezza di tratti molto familiari o il suono di una voce al di là della siepe. Tra l’altro, possedevano esperienza e coraggio da vendere. Se non erano sole, si confidavano, commentavano e ascoltavano. Ogni tanto, se la giornata cominciava o si chiudeva storta, si sfogavano e imprecavano. Non erano molto chiacchierone. Non avevano tempo per parlare. E poi, bastavano poche parole per dire quello che c’era da dire. Ed erano essenziali, a volte dure e acute, nonostante i limiti di un’istruzione appena assaporata. Per imparare buona parte delle cose che conoscevano non avevano avuto bisogno dei libri. Erano state convinte della loro inutilità. Per questo non sapevano granchè di lingua italiana. Di numeri e di scienze. Ma erano informatissime su come funzionavano le cose. Per esse la vita non aveva segreti. Non si sapevano spiegare le cause e gli effetti dei fenomeni, però sapevano molto bene che appena spuntava il sole i figli avevano fame e chiedevano il pane. La conoscenza delle cause e degli effetti della vita, della morte, della gioia e del dolore non risolveva niente. Sopraggiungevano e basta. E molto di più se mancava l’essenziale. Avevano capito da sole che vivere significava darsi da fare anche col diavolo in corpo. Tante “donne di fuori” rimanevano in campagna per tutto il tempo dei lavori stagionali. Ci stavano perché non erano mai sole. Dopo una giornata a smuovere zolle con la zappa, a sarchiare il grano, a mietere spighe e ad affasciare covoni, a trasportare il grano e a bruciare le stoppie, a seconda del periodo, tornare la sera in paese era faticoso. Le loro mani callose e il volto protetto da un fazzoletto bianco inarcato, a primavera, sotto la canicola estiva, in autunno, sembravano impastati di terra e di sole. Ad osservarle, davano l’impressione che sotto quei tratti esteriori e la pelle riarsa, dentro quegli sguardi di 14 fuoco, palpitasse una vita terribilmente inquieta e forzatamente arrendevole. A contatto con la terra, sotto un cielo a volte sgombro, a volte ombroso, esprimevano tutte sé stesse. Nelle valli, sulle distese pianeggianti e sui pendii collinari vivevano quasi tutta la loro vicenda terrena. Dall’adolescenza alla vecchiaia. Dal canto del gallo al tramonto. Il viaggio del loro esistere, ogni tanto piuttosto corto, era semplice, duro e circolare. Tornava quasi sempre dove aveva avuto inizio: nella sofferenza e nella miseria. In più, con l’aggiunta della vecchiaia e dei malanni. Sul piano del carattere il loro cuore era forte. Puro e incrollabile su quello della condotta e della fedeltà. Qualcuna, la più debole, poteva cadere. Ma si trattava dell’eccezione che avvalorava la regola. Intorno ad esse difficilmente si scorgeva il vuoto umano. Tanto meno nel loro intimo. I problemi erano così frequenti che il tempo per risolverli non bastava. Le ansie, le angosce e le preoccupazioni avevano il sopravvento in ogni circostanza. Se amavano, odiavano, gioivano o soffrivano, non si capiva. Si notava solo che dentro le agitava un tumulto di difficile lettura. Insomma, le calitrane di poco più di mezzo secolo fa erano donne d’altri tempi. Autentiche rocce sulle quali si reggeva la famiglia, che era molto diversa da quella del Duemila: compatta, pugnace e resistente. Ancor più: laboriosa e moralmente sana. Erano il cemento delle unioni matrimoniali e il sostegno della casa. La virtù più ammirevole che le contraddistingueva era quella della disponibilità assoluta. Parlare a distanza di decenni di creature fatte così, è sempre riduttivo. Le loro vicende erano tante e così complesse che, a raccontarle, si può correre il rischio di risultare manchevoli in alcuni riferimenti e ripetitivi in altri. Da parte mia ci ho provato. Ma l’ho fatto unicamente perché figlio di quell’epoca già tanto lontana. Senza pretesa alcuna. L’ho fatto solo per colpa della nostalgia verso quel mondo che mi vide nascere, crescere e maturare. Nell’era in cui l’uomo sembra posseduto dalle sfrenatezze del benessere, sdegna il lavoro e cerca l’ozio per i piaceri materiali, queste reminiscenze vogliono significare soltanto una cosa: ricordare un po’ di passato affinché torni il vecchio amore per il lavoro, la modestia e la semplicità delle nostre mamme e delle nostre nonne. Probabilmente quella parte del nostro popolo che è diventata avida e superba tornerà ad essere più umana e più calitrana. Gerardo Melaccio IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Calitri 4 febbraio 2006, i coniugi Maria Rosa Fierravanti e Michele Nivone hanno festeggiato i 50 anni di matrimonio. Auguri dalla Redazione. Calitri 28 dicembre 2005, il matrimonio di Gautieri Vincenzo nato da Salvatore e da Gerardina Sanò e Angela Di Maio nata a Melfi da Vincenzo e da Maria Caputo.Ai novelli sposi un augurio di ogni bene dalla Redazione. Calitri 1957, un gruppo di amici, da sinistra: Gaetano Bozza (sargend’), Giuseppe Zarrilli (v’ton’), Carmine Panniello, Polestra seduto, Raffaele Maffucci (sahr’stan’/05.11.1938 † Germania 18.07.1995), Giuseppe Scoca (sargend’) e Antonio Di Cairano (cauzon’). Roma 1988, il Santo Padre Giovanni Paolo II in visita alla Basilica “La Minerva” si intrattiene con il Priore della comunità, Padre Eugenio Zabatta calitrano. Calitri 1966, i figli di Vito Germano e Concetta Codella, da sinistra Canio, Michele nato il 19.03.1948,Antonio e Franca Maria. Calitri 08.09.2006, in occasione del compleaano di Concetta Russo, la famiglia (bellascrima) si è ritrovata unita; da sinistra Gerardo, Concetta, Lucia da Torino, Maria, Donato da Torino. Auguri sinceri dalla Redazione. Calitri 10 settembre 2003, in occasione della venuta dall’Argentina di Franco Gallucci e la moglie Angela Lucrezia, da sinistra ultima fila . Marino Tornillo (p’stier’), Lorenzo Guidetti col figlio fra le braccia, Giuseppe Tornillo, Michele Tornillo, Vito Tornillo, Alessio Tornillo, Davide Tornillo con occhiali, Donato Tornillo, Franco Tornillo; penultima fila: Filomena Tornillo, moglie del Guidetti, Berardino Tornillo, Giovanna Tornillo, Canio Maffucci (p’ciff ’) con le mani sulle spalle della moglie, Maria Di Napoli si vede solo la testa,Marino Tornillo, Mariantonia Codella,Angela Lucrezia (pasckalin’) dall’Argentina, Nina Galgano si vede solo la testa, Lucia Tornillo, Generoso Tornillo,Teresa Da Miano di Aquilonia moglie di Generoso, Michelina Vallario, Giuseppe Maffucci, Donato Tornillo, Maria Concetta Miele,Enza Coppola,Alessia Maffucci, Riccardo Maffucci, Maria Codella, Franco Gallucci (ard’casazz’) dall’Argentina, e Gaetano Tornillo. 15 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Camnago (MI) 13 marzo 2006,Vincenzo Cerreta (ricca/recca) e Lucia Zabatta festeggiano 57 anni del loro matrimonio e gli ottanta anni di Vincenzo.Auguri dalla Direzione per la doppia ricorrenza. Calitri 3 dicembre 2005, Mariamichela Sperduto e Benito Iannella festeggiano le nozze d’oro, con gli auguri più sinceri dei figli, dei parenti tutti e della Redazione. Calitri 22 aprile 2006, i coniugi Vito Salvatore Martiniello (papp’lon’) e Maria Teresa Cestone (ciannill’) hanno felicemente festeggiati i loro settanta anni di matrimonio, unitamente ai figli Antonio e Lorenzo e alle nuore Francesca Cianci e Rosina Caruso.Tantissimi auguri dalla Redazione. Calitri 28 agosto 2006. Vincenzo Quaranta (sciarp’) festeggia i suoi 90 anni, circondato da amici, parenti e dalla moglie Maria Rubino (nzacch’tiegghj).Auguri vivissimi dalla Redazione. Santuario del Frassino sul Garda, 06.06.2006, alcuni componenti della Croce Costantiniana,Associazione di Pubblica Assistenza. Da sinistra: Michele Leone (pista), Gilberto Pavan, il Principe Ruffo di Calabria, del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, il Principe Carlo di Borbone, Maria Dragone, Andrea Domenicale, Marina Scottini e Franco Rimini. Germania, Freiburg 9 luglio 2006, alcuni emigranti calitrani inneggiano alla vittoria dell’Italia ai campionati mondiali, da sinistra: Sandra Pastore, Nevil Luiss portoghese, fidanzato della Sandra,Vito Della Valva; seduti Antonietta Pastore e Canio Pastore. 16 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Calitri 15 giugno 2006, in occasione della venuta a Calitri del cantautore Vinicio Capossela con alcuni amici, ed ospiti della tenuta di Salvatore Caruso presso l’uort’ r’ Cioglia, denominata “La Ruota del buongustaio e della canzonetta”; da sinistra Salvatore Ramundo detto “El Pelon”, Giovanni Sicuranza, il cantautore e poeta Vinicio Capossela e Paolo Rumiz, giornalista scrittore di Trieste che sulla Repubblica del 18.08.2006 ha pubblicato un’intera pagina, la n. 33, dedicata alle nostre amate contrade irpine. Calitri 1938/39, le sorelle Fastigi nate da Vito e da Vincenza Lampariello, fotografate da Canio Rainone; da sinistra: Maria Assunta Fastiggi (15.08.1917 † 21.07.1992) coniugata con Angelomaria Rabasca, Michela nata il 04.11.1919 e coniugata con Giuseppe Nicola Abate, Maria Luigia (18.06.1913 † 02.12.1961) coniugata con Vito Di Cecca; Angela Rosa (09.08.1922 † 23.03.2001) coniugata con Vito Tornillo. Svizzera 11.08.1963, ricordo del Pilatus Lucerna, a sinistra Michele Di Milia, a destra Fortunato Rabasca, al centro Vincenzo Di Cosmo, loro carissimo amico, prematuramente scomparso, ma sempre presente nei loro cuori. USA, Bridgeport (Connecticut), 15.09.2006, la famiglia di Giuseppe Cianci, emigrata negli USA nel 1971; in alto da sinistra: Giuseppe Cianci (ngappauciegghj’), Maria Gautieri (sacchetta), la consuocera Antonietta Delli Liuni (giacchetta), seconda fila: i figli Vincenzo, Mario, la nuora Maria Zabatta – figlia di Vito (p’rtosa) e Antonietta (giacchetta) – e moglie di Vincenzo, Michele Cianci; prima fila da sinistra: Alan Kalapir e la moglie Daniela Cianci con in braccio i due gemelli Andrew e Alexander e Sabrina Cianci. Daniela e Sabrina sono figlie di Vincenzo e Maria. 17 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Calitri 19 agosto 2006, ottava edizione “24ore di volley”, memorial “Giancarlo Nannariello, Giovanni Gionnolillo, Gerardo Del Buono”, manifestazione il cui ricavato viene devoluto in beneficenza all’A.I.R.C. Il gruppo di amici (manca qualcuno) che tutti gli anni ricopre la fascia oraria 4-6 del mattino. In piedi da sinistra:Vito Cestone (cap’ r’ paglia), Salvatore Iannolillo (u’ f ’rnar’ ndo lu cors’),Vito Antonio Leone (scisc’l’), Marcello Miranda (l’argentino), Salvatore Caruso (Gg’lorm’), Luciano Ziccardi (u’ carianes’), Bruno Rosania (p’card’); accosciati: Vito Antonio Maffucci (Silla),Vito Antonio Leone (scisc’l’), Giuseppe Cianci (u’ napulitan’), Ciro Fasulo (u’ p’stier’),Vito Margotta (scitt’), e l’arbitro Luigi Zarrilli (zozorr’). Foto Michele Maffucci (spaccac’pogghj). Calitri 31 agosto 2006 la festa dei sessantenni presso l’albergo Gagliano, dall’ultima fila da sinistra: Giuseppe Di Cecca (schiav’), Antonio Zampaglione, Angela Codella (sckambé), Andreina Cremonesi moglie di Pasquale Di Napoli, Emilio Cicoira (mast’carrier’), Giuseppina Martiniello (sp’zz’lon’),Vincenzo Di Cecca (scatozza), Michele Cianci con giacca e occhiali, Giovanni Bozza Generosao Tornillo (p’stier’) davanti a Bozza; penultima fila: Livia Cicoira (mmec’) con occhiali, Maria Aquilino, Pasquale Calà (bammin’), Michele Giarla (fradiav’l’),Teresa Damiano alle spalle di Calà con la collana, Maria Concetta Miele alle spalle della Damiano, Antonietta Toglia (cappiegghj) sorridente, Gerardina Galgano (spaccon’), con occhiali e camicetta bianca, Lucia Russo (cangianella) con collana, Canio Lampariello (f ’rnacial’); terzultima fila: Lucia Maffucci, Lucia Codella, Isabella Martucci con giacca bianca,Vincenzo Zarrilli (v’ton’), Francesca Cianci con collana, Giovanni Di Milia (paglier’), Giuseppe Gervasi; seconda fila:Vincenzo Di Maio ((uardij zappator’), Maria Galgano con occhiali,Antonietta Masone, Carmela Poto, Giuseppe De Nicola (str’lluc’) con cravatta, Flavia Buldo (campanar’), la piccola è la nipote di Livia Cicoira. Calitri 05 settembre 2006, festa dei settantenni presso il ristorante Gagliano, ultima fila da sinistra: Antonio Tetta, Antonio Margotta, Michele Bavosa si vede appena, Antonio Di Napoli, Giuseppe Nannariello, Francesco Cirminiello, Michelina Fatone, Maria Giuseppa Di Roma, Maria Codella; penultima fila: Concetta Sellitti, Luigi Briuolo, Enzo De Rosa, Angelo Scoca, Antonio Zarrilli; terzultima fila: Vincenzo Galgano con occhiali scuri,Clotilde Piomaria, Giuseppe Cucciniello, Lucia Rubinetti; prima fila: Mariamichela Sperduto, Rosa Di Maio, Raffaele Marra, Palmina Ricciardi, Serafina Spatola,Angela Fastiggi, Maria Michela Angelillo e Giuseppe Codella. Calitri 07 settembre 2006, primo compleanno del piccolo Antonio Di Cairano (rasizz’) in braccio al padre Michele, con la mamma Lucia Paolantonio e le bisnonne Laura Fuino e Lucia Zabatta. 18 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 SAN VITO MARTIRE Patrono di Albano di Lucania all’Enciclopedia dei Santi si apprende D che san Vito, Modesto e Crescenzia sono commemorati dal Martirologio romano il 15 giugno1. Nel notiziario proveniente da Florio e integrato da Adone, composto probabilmente nel VII secolo, si legge che Vito, fanciullo di sette anni, era nato in Sicilia. Essendo già cristiano ed operando molti miracoli il preside Valeriano lo fece arrestare, torturare e chiudere in carcere, sperando, anche con l’aiuto del padre del fanciullo ancora pagano, di fargli rinnegare la sua fede. Ma un angelo lo liberò ed assieme ad pedagogo Modesto e la nutrice Crescenzia si recò in Lucania dove continuò il suo apostolato. Secondo un’antica tradizione popolare San Vito è detto di Mazara, lasciando intendere che sia nato a Mazara del Vallo (Trapani). Da quelle parti è ben nota la “cubula” (cappella) di Santa Crescenzia in località ove sorgeva l’abitato di Conturrana presso San Vito lo Capo, dove si verificò una grande frana. Si narra che sarebbe stata una punizione divina per gli abitanti di Conturrana perché non avevano dato asilo al santo allorquando, liberato dal carcere si era colà rifugiato accompagnato dai precettori Modesto e Crescenzia. Si narra, inoltre, che mentre i tre si allontanavano da quel centro, come nel caso di Sodoma e Gomorra (Genesi XIX, 24/26), Crescenzia si voltò indietro ad osservare la distruzione del paese causata dalla frana. Nel contempo Vito continuò a correre verso il mare, le cui acque al suo incedere retrocedevano lasciando un vasto lembo di spiaggia scoperto su cui, in seguito, nasceva l’abitato di San Vito lo Capo. Qui sorse il più importante centro ispirato a devozione col santuario sulla riva del mare presso il quale esisteva un pozzo di acqua miracolosa, con la quale si guariva dalla caratteristica malattia nervosa denominata “ballo di San Vito” (corea) e dalla rabbia e dunque il santo è raffigurato affiancato da cani.2 I padri Gesuiti Bollandisti (16431773), nella loro raccolta di documenti sulla vita dei santi della Chiesa romana, che va sotto il nome di Acta sanctorum, precisarono: “Bolland. Sub 15 Junii – S. Vito Lucano (detto Lucano dal luogo ove si è spento), con l’aio Modesto e la nutrice Crescenzia, vengono dalla Sicilia condotti dall’angelo, ed approdano il loco Albano di Lucania (Pz) 15 giugno 1970, processione in onore di S. Vito per le vie del paese. qui dicitur alectorius (in luogo che si dice aleatorio), che debbe essere un luogo juxta flumen Siler. Quivi spargono i semi della fede, non meno che in territorio Tanagritano juxta flumen Siler (nel territorio del Tanagro vicino al fiume Sele). Di là manda a chiamarli Diocleziano, affinché Vito risani suo figlio infermo. A Roma meraviglie e supplizi: ma l’angelo li sottrae ai tormenti, et subito inventi sunt juxta flumen Siler, et equierunt sub arbore (all’improvviso furono trovati vicino al fiume Sele sotto un albero). Però, dei sofferti tormenti, qui danno l’anima al cielo; e dopo tre giorni Florentia, illustre donna, dà sepoltura ai cadaveri in loco qui dicitur Marianus (in luogo che si dice Mariano). Quel luogo aleatorio o incerto vicino al Sele, il Racioppi accenna che potrebbe trovarsi nella valle dell’dierna Auletta3. Ma potrebbe trattarsi del luogo di una sosta successiva ne negli atti dei Bollandisti si dice: “…quivi spargono i semi della fede, non meno che in territorio Tanagritano vicino al fiume Sele”. Tanto potrebbe essere provato dal fatto che in territorio di Sicignano degli Alburni, interessato dalla valle del Tanagro, poco prima che questo confluisce nel Sele, ed a confine con la contrada Piana di Contursi, esiste un vasto pianoro che da data immemorabile, è detto Piano di San 19 Vito. A dirla col medesimo Racioppi… il posto potrebbe indicare la presenza in epoca remota di qualche persona importante per fama, della quale la memoria è forse scomparsa dalla tradizione degli uomini, ma resta inviscerato nella toponomastica del minuto popolo che coltiva e pascola il gregge sui luoghi.4 Da qualche parte si legge che san Vito quando giunse in Lucania assieme ai suoi precettori si fermò in prossimità di Eboli dopo aver percorso il Vallo di Diano5. Se così fosse stato è probabile che i miracoli operati nei luoghi anzidetti e nell’Ager Eburinus avessero convertito altra gente, che man mano si andò organizzando in una comunità cristiana, della quale potrebbe aver fatto parte la pia Florentia. Se non ci fosse stata questa accogliente comunità non si comprende perché, dopo essere stati tormentati a Roma, San Vito, Modesto e Crescenzia avessero sentito il bisogno di far ritorno vicino al Sele. Il toponimo “loco dicitur Marianus” non si è conservato, ma la tradizione popolare da sempre lo ha indicato nella contrada Santa Cecilia di Eboli6, dove sorge un’antica cappella dedicata a San Vito. Il martirio dei tre Santi, potrebbe essere avvenuto nel corso delle persecuzioni di Diocleziano, quindi fra il 303 e il 306 d.C., dato che successivamente le disposizioni persecutorie per i Cristiani persero vigore nella parte occidentale dell’impero7. Le reliquie furono portate nel monastero di S. Dionigi di Cerbey dall’abate Furlando al tempo dell’alleanza tra il Papato e i Franchi (754). Nell’anno 896 furono traferite a Basbac, in Sassonia, e successivamente furono sparse per le molte chiese e città d’Europa e qualcuna giunge ad Albano di Lucania8. Il culto di San Vito è molto antico nella Chiesa e diffusissimo nel meridione, ma anche al nord al punto di essere dedicata a questo santo la cattedrale di Praga9. Già si ha notizia di una chiesa a lui dedicata al tempo di Papa Gelasio I (492-496); nel VI secolo a lui sono intitolati monasteri in Sicilia e in Sardegna (lettere di San Gregorio Magno). In territorio lucano le chiese dedicate al santo, di solito, furono costruite fuori le mura per favorire il rito di un antico culto pastorale, legato alla devozione di San Vito, appellato “turni” durante i quali i pastori giravano per tre volte col gregge attorno IL CALITRANO alla chiesa, l’animale che vi entrava dentro diventava proprietà del santo. Ancora oggi nelle stesse chiese i fedeli, dopo la Santa Messa, girano per tre volte attorno alla chiesa esprimendo un desiderio o invocando una grazia.10 La ricorrenza della festa è riportata nel Sacramentarium Gelasianum,libro liturgico con le preghiere che il sacerdote deve recitare durante la Messa, in tutti i martirologi storici, nel calendario marmoreo di Napoli e nei sinassari bizantini. Nel medio Evo fu annoverato fra i Santi Ausiliatori ed invocato contro parecchie malattie, in particolare contro la corea.11 Nell’archivio parrocchiale di Albano di Lucania (2^ Seria XVI) si rileva che agli inizi dell’anno 1773 il clero ed il popolo eleggono San Vito protettore di Albano e la Sacra Congregazione dei riti approva tale elezione con decreto del 2 febbraio dello stesso anno. La devozione a San Vito dei cittadini di Albano di Lucania fu tale che della sua storia composero il seguente inno poetico,12 dettatomi da zia Carmela Valenzano, detta la Gorgia, negli anni Settanta del secolo scorso: Inno in onore di San Vito “Nc’era nnu figgh’ d’ rignant’, ca i miedic’ l’avian’ licinziat’, N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 qua nci vol’ ‘u fanciull’ Vit’, subbit a carrozz’ è priparat’. Vit’, Vit’ cacciat’ lu pass’, ‘u figgh’ d’ rignant’ aggé a sanar’. Quann’ nnanz’ allu lit’ fu arrivat’ Nnu segn’ d’ croc’ l’ha avut’ a far’. Auzitt’ gioven’ mii da dint’ st’ lit’ E stai mmiezz’ alli toi famigliar’. Mo ca stu figg’ m’hai fatt’ sanar’ A tavula d’oro t’ fazz’ manggoiar’. A tavula d’oro nno mang’ io, agg’ dat’ parola allu mi’ Diu”. (C’era un figlio di regnante/che i medici l’avevano licenziato;/qui ci vuole il fanciullo Vito,/subito la carrozza è praparata./Vito, Vito procurati il passaporto./Il figlio del regnante devi andare a sanare./Quando avanti al letto fu arrivato,/un segno di croce l’avrà dovuto fare./Alzati giovane mio da dentro a questo letto,/e stai in mezzo ai tuoi famigliari./Adesso che questo figlio mi hai fatto sanare,/a tavola d’oro ti farò mangiare./A tavola d’oro non mangio io,/ho dato parola al mio Dio). Damiano Pipino NOTE 1 Amore A., Enciclopedia dei Santi, a cura dell’Istituto Giovanni XXIII della Pontificia Università Lateranense, tip. Città Nuova, Roma 1969, Volume XII, p. 1245. ASSOCIAZIONE ROMANA DEI CALITRANI Puntualmente come ogni anno, anche questa volta l’Associazione – il 2 settembre 2006 – ha voluto festeggiare la sua XIV edizione con la solita impeccabile organizzazione e con la partecipazione di numerosi calitrani che hanno allietato la serata danzante fino alle ore piccole del mattino. Come sempre la festa si è articolata in una fantasiosa e ricca manifestazione con premi e con l’attiva partecipazione dei presenti ai quali è stato regalato il calendario del 2007. 2 Purpura Gianfranco, Le frane dei misteri – la cubula di S. Crescenzia e la leggenda di S. Vito, in Archeologia Viva, ed. Giunti, Firenze n. 341992, p. 30. 3 Racioppi Giacomo, Storia dei Popoli della Lucania e della Basilicata, ed. E. Loescher & C. Roma 1889, Volume II, pp. 125-26. 4 Racioppi Giacomo, op. cit. Volume I, p. 394. 5 Barra Giuseppe - Paraggio Geremia, Rinasce San Vito al Sele, ed. Grafica Espres, Battipaglia (Sa) 2001, p. 6. 6 Racioppi Giacomo, op. cit. Volume I, p. 203: Eboli da cui quegli Eburini, uno degli undici popoli che componevano la nazione dei Lucani, che PLINIO in un celebre passo (Nat.Hist. III,1198), che attinge evidentemente a fonti anteriori alla completa romanizzazione dell’Italia meridionale, annovera tra i Lucani, menzionandoli fra Bantini e Grumentini. 7 Pipino Damiano, Divinità nelle valli del Sele e del Tanagro-prima che il Cristianesimo arrivasse ad Eboli, ed. Valsele tip. Materdomini (Av), 2003, p. 46. 8 Amore A., op. cit., p. 1246. 9 Purpura Gianfranco, op. cit., p. 31. 10 Pipino Damiano, Le Chiese di Contursi Terme-Brevi cenni storici, ed. Valsele Tip. Materdomini (Av), 2006, p. 9. 11 Capuana F.-Arduino R., Enciclopedia medica “La salute della famiglia”, Editrice Italiana per la cultura, Roma 1965, p. 203, lett C riporta: Corea, malattia infettiva localizzata nel sistema nervoso, in correlazione, forse, col reumatismo articolato acuto. È preannunziata da malumore, inappetenza, spossatezza; segue la tendenza a compiere, con gli arti superiori, strani e improvvisi movimenti che rendono impossibile tenere oggetti in mano, quindi cominciano a muoversi bizzarramente il tronco e gli arti inferiori, sicchè pare che il paziente quando cammina danzi. 12 PIPINO Damiano: Albano di Lucania- monografia, ed. Premiato Stabilimento Tipografico A.Volpe & Figli, Salerno 1970, p. 41. La COMPAGNIA DEI FEROCI il valore dell’amicizia! A Calitri, da qualche tempo, si sente parlare della cosiddetta “Compagnia dei Feroci” composta, a quanto pare, da “personaggi” con caratteristiche personali tali da poter scrivere un libro su ciascuno di loro. Questi personaggi sono… i miei amici! Il mio pensiero va a loro perché voglio ringraziarli per il rapporto speciale che ci lega da ormai tanti lustri, perché l’entusiasmo e la voglia di divertirsi e di stare insieme sia sempre la stessa. Roberto Di Cecca 20 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Un ventenne calitrano racconta il suo paese di agosto. Un’estate insolita il tempo un po’ bizzarro perché Èperlaperil metà resto a Calitri non è cambiato nulla. Non è certo strano che la popolazione sia raddoppiata grazie a cittadini solo originari del paese, come non è strano che durante la giornata resti loro solo la compagnia degli amici, in mancanza di organizzazioni specifiche che concedano loro uno svago diverso. È solo nelle sere di agosto che si scatena la festa, se festa si può chiamare. Spettacoli, manifestazioni, ritrovi di ogni genere che ci accompagnano fino alla fine del mese. Nulla in contrario, certo. L’unica pecca starebbe nel fatto che un giovane della mia età, come anche un cittadino non residente che viene a Calitri solo in questo periodo, si aspetterebbe qualcosa di innovativo e non la stessa successione di serate che ogni anno non fa mai una piega. Non c’è sta stupirsi se la partecipazione continui a calare. Non manca mai solo intorno alle tavolate, come se solo lì si riesca a divertirsi. In una serata danzante, qualche tempo fa, notai dei gruppetti in semicerchio fermi ad ammirare, mentre una solo coppia osava scendere in pista. In un paese vicino, durante una serata simile, l’intera piazza era in festa ed alcuni calitrani non stavano a guardare, ma si univano agli altri nel ballo, come se lì la musica fosse migliore ! Fino a qualche tempo fa si puntava alle feste patronali, oggi preda delle mi- gliori lamentele e dei facili paragoni. È facile dire che Calitri si accontenta di cabaret, di artisti poco conosciuti e soprattutto di metà della partecipazione gradita, ma piuttosto che sminuire così queste feste io penserei alla scarsa collaborazione, alla mancanza di fiducia, alle pretese di strafare e di stravolere senza però impegnarsi sul serio. Non basta la generosità economica a rendere bella qualsiasi festa: serve la volontà pura di riunirsi e organizzare qualcosa di concreto, senza arrendersi, e non solo in estate. Calitri ha bisogno sempre di vita. Peccato che puntualmente cada in letargo, già a partire del nove settembre. Non c’è nulla da togliere ad alcune sporadiche serate di ballo, ma pensandoci bene oltre al pub, alla pizzeria, al corso non ci sono alternative che ci permettano maggiore divertimento. Molti giovani preferiscono spostarsi, specie il sabato sera, e non serve fare molta strada perché la maggior parte dei paesi limitrofi offre svago migliore rispetto a Calitri. È vero che nelle altre stagioni il paese non è popolato come ora; è vero anche che il clima non è favorevole, ma i posti al chiuso non mancano e un cimena, uno spettacolo qualsiasi non guasterebbero di sicuro, anche in inverno. Dovrebbe esserci solo maggiore spirito di iniziativa comune, costente e vario, non la stessa idea che ogni anno, ad agosto, viene sempre ai soliti, con la stessa monotonia. C’è solo un particolare che a Calitri è perenne, da sempre. Non ha stagioni, né momenti particolari della giornata, né preferenze. Già all’epoca dei miei nonni si subiva l’angoscia di passare davanti a Cola, dove a movimentare gli animi c’è il pettegolezzo, l’invidia, la voglia di saperne più degli altri e imporre la propria idea, oppure semplicemente il gusto di criticare e giudicare senza mai esserne all’altezza. Davanti a Cola si trovano sempre gli stessi gruppetti, difficilmente si incontrano volti nuovi. Tutti sono lì pronti a scrutare da testa a piedi, a sgomitare il vicino per segnalargli una presenza. Questi avvisa un altro ancora e così contoonuando, fino a quando si passa a discutere l’anagrafe, le discendenze familiari, gli immancabili particolari difettosi (da verificare!) di questo o di quest’altro parente; e se ci si gira verso di loro hanno solo il pudore di abbassare un po’ la voce, ma intanto continuano a giudicare. Guai, poi, a farsi vedere in compagnia dell’altro sesso, il matrimonio è imminente, e lo stesso vale per un poveretto che ha problemi di salute, la data del funerale è già fissata. Non c’è modo più efficace per descrivere Calitri parlando delle cannazze e di questo passaggio alla dogana. E c’è da pensare se ci sia un modo per arginare questa situazione, ma evidentemente è una catarreristica troppo indelebile della nostra mentalità calitrana. “BluNoTTe” CENTRO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE inaugurato alla presenza del sinÈle Distato daco dott. Giuseppe Di Milia, MicheMaio Presidente del circolo “Irpinia” di Calitri, segreteria Legambiente Campania di altri assessori e di centinaia di cittadini; è situato nell’area S.I.C. (sito di importanza comunitaria) denominata “Bosco di Zampaglione”, nei pressi del piccolo “Lago delle canne” nel territorio di Calitri. Luogo incantevole di grande valore naturalistico per la presenza di una folta vegetazione di cerro, acero, faggio, agrifoglio e di una fauna che vede la presenza del lupo, della lepre, del fagiano, del cinghiale e del falco. Il Centro è autosufficiente dal punto di vista energetico, in quanto dotato di un impianto solare fotovoltaico ed è attrezzato di un laboratorio per le analisi 21 della acque. La struttura è rivolta a tutti i cittadini ed in particolare agli studenti. Si propone di interagire con il terriorio effettuando attività rivolte all’educazione ambientale: informando, formando, comunicando, educando, partecipando. Le azioni saranno rivolte a garantire il massimo coinvolgimento dei fruitori. Segreteria Lega Ambiente IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Calitri tra arte e cultura no degli eventi di maggiore successo dell’estate calitrana 2006, è stato siU curamente la mostra pittura di Roberto Capossela svoltasi dal 19 al 26 agosto presso la nuova sala ex-Eca. Ancora una volta rimaniamo basiti di fronte a quest’arte così profonda e vitale che riesce sempre a rapirci, creando atmosfere affascinanti e suggestive, e suscitando emozioni di forte intensità. L’autore, con le sue 19 opere, ripropone con grande maestria la storia e la vita vissuta dai nostri avi, provocando spesso grande commozione. Molti, infatti, riconoscono nelle raffigurazioni pittoriche le fatiche e i sacrifici di una vita ormai lontana ma sempre viva nel ricordo, fatta di stenti e privazioni, di povertà e tribolazioni, ma sempre serena, profondamente diversa dalla complessa realtà di oggi. Molti si commuovono scrutando i visi scavati dalle rughe profonde, riconoscendo i propri genitori impegnati nel lavoro dei campi, nella vendemmia o in un’altra attività che, monopolizzando il loro tempo, li costringeva a lunghe ed interminabili giornale di lavoro; e molti ancora, rivedono la propria infanzia vissuta tra miseria e promiscuità con un alone di nostalgia per quella esistenza così chiassosa e vivace. Questo è ciò che si sente, questo è ciò che si prova visitando la seconda personale di pittura di Roberto Capossela, in grado con le sue opere di ridare corpo a ricordi ed emozioni del passato, di renderle vive e tangibili, non solo attraverso il dettagliato recupero di oggetti ormai lontani ed un’attenta e minuziosa raccolta di antichi proverbi calitrani, ma, soprattutto, grazie alla messa in scena di Dalla seconda personale di Roberto Capossela. uno splendido spettacolo, quello di un’esistenza remota ma non dimenticata, concentrata sul lavoro e sugli affetti familiari, guidata da forti principi morali, dove assumeva grande importanza la possibilità di fruire di un animale, che, alleviando le fatiche giornaliere potesse allo stesso tempo garantire il sostentamento dell’intera famiglia. Da qui l’omaggio ad uno degli animali più significativi del nostro passato: l’asino. Indicato anche con l’appellativo di “v’ttura” poiché utilizzato per il trasporto di persone e cose, di grandissima utilità, leale, fedele, umile ed instancabile. Protagonista della mostra viene raccontato attraverso proverbi e ricerche, ritratto con scrupolosa accuratezza nelle opere stesse ed infine palesato da una scultura in cartapesta a grandezza naturale, meticolosamente bardata e profondamente apprezzata per la sua verosomiglianza. Un mostra, quindi, quella del Capossela di grande enfasi che, ripercorrendo la nostra storia, ci riavvicina alle nostre tradizioni e alla nostra civiltà; imponendoci di non dimenticare, ci dà la possibilità di riappropriarci della nostra antica cultura. Con questo lavoro che si riallaccia per temi e temtiche al precedente, “il Cielo delle Memorie” presentato nel ’99, l’autore è stato premiato da una imponente partecipazione di pubblico (circa tremila visitatori), forse per la sua innata capacità di regalare sensazioni intense e di grande valenza artistica. Rosa Maria Russo AI VALOROSI “CADUTI” DI CALITRI DELLA 1° E 2° GUERRA MONDIALE Padre Onnipotente sapiente e glorioso, creatore del mondo giusto e pietoso, sbaraglia il male che aggredisce la terra con impetuosi venti di guerra. La guerra è sempre un evento fatale che provoca lutti e l’odio brutale, ma è necessaria in qualche frangente… per debellare il male invadente. I “figli” di Calitri impavidi e con valore han combattuto e si son fatti onore, su tutti i fronti e in “compiti” rischiosi… sono stati forti, decisi e coraggiosi…! Putroppo, tanti audaci combattenti son caduti da “Eroi” in aspri cimenti… sono morti per la Patria e la libertà, e nessuno di noi Li dimenticherà ! Cari Padri, fratelli, figli e mariti, il Vostro destino ci ha affranti e annichiliti, Voi siete il nostro orgoglio ma Vi piangiamo, e… con affetto e nostalgia Vi ricordiamo. 22 Preghiamo per Voi e spontaneo il nostro cuore sussulta, sanguina e palpita d’amore, parliamo con la Vostra fotografia che ci guarda, ci ascolta e infonde simpatia. Imploriamo a “Colui” che tutto sa di congiungerci a Voi quando “Lui” vorrà, la Vostra grandezza… rifulge immortale, martiri della 1° e 2° guerra mondiale! Michelangelo Armiento IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 LUIGI GALGANO Le famiglie “Galgano” nel Catasto Onciario del 1753 ell’anno 1740 il Re Carlo III di Borbone incarica la Regia N Camera della Sommaria di emanare apposite istruzioni per la creazione dei catasti nel Regno delle due Sicilie. I nuclei familiari sono composti dai genitori, figli, nipoti e lavoranti solitamente impiegati per la maggior parte dell’anno. Per ciascuna persona è indicata l’occupazione, quale: massaro di campo, custode di bovi, custode di pecore, mulattiere, curatolo e semplice lavoratore dei campi. È riportata l’abitazione nel centro abitato e, non essendo ancora utilizzati i nomi delle strade, con l’indicazione dei luoghi che erano: il pozzo, la ripa, il fosso, il Monistero delle Moniche, sotto il giardino delle moniche, al verdescone, al grottone di Porriello, sotto il castello. Sono indicati anche i capi di bestiame in possesso del nucleo familiare: i bovi aratori, le vacche figliate, le giovenche, i sopranni, le vacche sterpe, asini e cavalli, le pecore. I terreni agricoli sono indicati in: territorio campese ovvero coltivato a frumento e simili; territorio vitato ovvero con piante da frutto o vigne; orti e canneti. L’unità di misura è il moggio napoletano, corrispondente a circa 3.300 metri quadrati. Di seguito sono trascritte le schede di due nuclei familiari, padre e figlio. Il 31 ottobre 1741 la Regia Camera della Sommaria pubblica la ‘Formula Censualis’ che disciplina le modalità di attuazione dei catasti onciari. Nella terra di Calitri le operazioni per la creazione del catasto iniziano nell’anno 1752 e terminano nell’anno 1753. Nel catasto onciario sono riportati tutti i nuclei familiari, detti anche fuochi, che possiedono terreni e/o fabbricati nel territorio di Calitri. Contestualmente al catasto viene anche fatto l’elenco di tutti i nuclei familiari, compresi i nullatenenti, a cura della Chiesa. Tale opera è detta Censimento delle Anime. L’economia della comunità è esclusivamente agricola, salvo qualche bottega e fornaciaro. Le famiglie Galgano censite nel Catasto Onciario sono: Angiolo Galgano, padre onusto e massaro di campo Antonia Codella, moglie Angiolo di Giovanni Galgano, custode di pecore Annmaria Fastiggi, moglie di anni 75 di anni 60 pag. 360 di anni 28 di anni 22 pag. 25 Canio Galgano, bracciale Rosa Gallo, moglie di anni 26 di anni 28 pag. … Francesco del quondam Antonio Galgano Annamaria Gervasi, moglie di anni 35 di anni 33 pag. 146 Famiglia Giuseppe Galgano Giovanni Galgano (cera di lupo), bracciale Maria Di Cecca, moglie Giuseppe di Donato Galgano, bracciale Angiola Tartaglia, moglie di anni 46 di anni 35 pag. 200 di anni 45 di anni 32 pag. 210 Giuseppantonio di Giuseppe Galgano, bracciale Angiola Toglia, moglie di anni 21 di anni 16 pag. 229 Giuseppe Galgano Galluccio, bracciale Isabella Cerreta, moglie di anni 56 di anni 45 pag. 230 Marco di Salvatore Galgano, malsano Lucrezia Toglia, moglie di anni 60 di anni 60 pag. 269 Paolo Galgano, bracciale Rosa Caputo, moglie di anni 50 di anni 40 pag. 295 Giuseppe Galgano, massaro di campo Francesco, figlio, massaro di campo Moglie al detto (Francesco), Rosa Ciaffa Garzoni: Antonio Parisi, lavoratore Donato di Giuseppe Di Majo, custode di bovi di anni 90 di anni 43 di anni 35 di anni 30 di anni 18 Abita in casa propria di più stanze al Pozzo, confina Donato Russo ed altri. Possiede bovi aratori n. 1; Più altri bovi aratori n. 2, quali sono del sig. Nicola Di Masi di Castelgrande e li tiene a pedaggio. Alla società con la SS. Concezione: vacche figliate n. 2, giovenche n. 3, un somaro da soma. Un territorio vitato di moggia uno, alla fico, confina l’eredi del quondam (defunto) Donato Cioglia, a Marco Galgano Un canneto di misure una a Cortino, confinante Giuseppe Di Napoli ed Angiolo Ranaldo Due orti di misure una l’una per ciascheduno, una al serro di S. Biase, che confina con Marco Galgano e la vedova Antonia Frasca; e l’altro alla cascina, che confina con Paolo Di Carlo ed altri. Una masseria di fabbrica di due stanze, una soprana e l’altra sottana, con territorio campese attorno di moggia quattro e territorio vitato di moggia mezzo, a Piano d’Ulmo; confina li territori di Borrillo e la casa mater Domini di Caposela. Famiglia Marco Galgano Marco di Giuseppe Galgano, vive del suo Giuseppe figlio, massaro di campo 23 di anni 60 di anni 38 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Angiola Del Cossano moglie di anni 36 Michele figlio di anni 8 Antonia in capillis di anni 17 (non ancora maritata) Annamaria figlia di anni 1 Garzoni: Giuseppe Gervasi Curatolo di anni 36 Canio Malanga lavoratore di anni 17 Leone Cesta mulattiere di anni 24 Canio Caputo custode di bovi di anni 20 Altro territorio vitato di moggia uno, sito a Frodella, giusta li beni di Giuseppe Bozza ed il vallone della Cascina. Altro territorio vitato di moggia due, sito alla Nocella, giusta li beni d’Angiola Gallo ed altri. Altro territorio vitato di moggia due e seminatorio di moggia due sito al Bosciglito, giusta li beni di Nicola Di Cecca ed altri. Un canneto di misure sei, sito al Canalicchio, giusta li beni di Giovanni Zarrillo e Saverio Tuozzolo. Un orto di misure due per uso di foglie, sito al Sierro di S. Biasi, giusta la via pubblica ed altri. Un territorio seminatorio di moggia sei e mezzo, con massaria di fabbrica per comodo di bovi, sito a Piano d’Ulmo, giusta li beni di Giuseppe Galgano ed altri. Altro territorio seminatorio di moggia due, sito in detto luogo e patronato, giusta li beni di S. Anna ed altri. Abita in casa propria al Pozzo, giusto li beni di Michele di Cosmo ed altri. Altra casa per uso di cantina in detto luogo, giusto li beni della vedova Antonia Frasca ed Antonio Russo per uso proprio. Possiede una mula da soma, un cavallo ed un somaro da soma. Possiede bovi aratori n. 8, sopranni n. 2, vacca figliata n. 1 e sterpa n. 1. Un territorio vitato di moggia uno e mezzo, sito alla fico, giusta li beni di Paolo Di Carlo, Giuseppe Galgano ed altri. Il catasto onciario di Calitri è liberamente e gratuitamente consultabile sul sito www.calitriantica.it. A cura di Luigi Galgano ADDIO MIMI tore, di umanista con una ricca e dotta produzione di libri che costituiscono la collana “Quaderni del Museo” che ha visto la pubblicazione di ben nove ricchi volumi, con una altrettanto interessante produzione di altri sedici volumi in avanzata preparazione, che sono vere pietre miliari per la storia di Aquilonia e dell’Irpinia. Raramente è concesso di incontrare personaggi nei quali passione per la didattica ed entusiasmo per la ricerca scientifica si integrassero in uno sviluppo inscindibile e armonico come in Mimì, patrimonio immarcescibile per le nostre generazioni. lcuni anni fa andando a visitaA re il già famoso Museo Etnografico di Aquilonia, con mio cognato Remigio e mia sorella Franca, per puro caso incontrammo sul posto il dottor Beniamino Tartaglia – detto Mimì – che, dopo le dovute presentazioni, con straordinaria disponibilità e semplicità ci guidò, con vivace passionalità, per un bel tratto nella visita al Museo che lui, instancabile animatore ed insostituibile guida culturale, aveva fondato, riuscendo a coinvolgere l’intero paese e tante schiere di volenterosi. Per una delle tante, strane coincidenze dell’esistenzaa, appena gli accennai, in breve, l’avventura del periodico “Il Calitrano” che avevo intrapreso tanti anni fa, trovò subito un comune patrimonio di esperienze condivise, capace di suscitare un’intrigante complicità tra chi nutre questo stesso sentimento. Fu un amore a prima vista, la sua carica passionale convinceva e trascinava, direi quasi che incantava, l’entusiasmo, la passione per la propria iniziativa espressa nelle parole e nei gesti, misurati ma compartecipi; il lavoro già ricco di stimoli e di curiosità, assistito da originali intuizioni e da un apprezzabile rigore. Emanava un carica di straordinaria vitalità, come straordinaria e istintiva era la sua abilità di stabilire un contatto con individui di qualsiasi età o condizione sociale, anche al primo incontro. Lo spessore umano del personaggio lo si misurava oltre che da un vivo interesse scientifico, anche dal fortissimo attaccamento nei confronti della sua terra irpina; la ricerca anche del più piccolo pezzo del suo Museo faceva comprendere come questa sua attività non si fosse mai trasformata in una stanca routine, ma avesse costituito, fino all’ultimo, uno dei momenti più importanti della sua vita di studioso, di ricerca- Raffaele Salvante A NINO IORLANO notizia della scomparsa Ln. adi19ferale Nino Iorlano ce l’ha portata il del suo amato quindicinale “Altirpinia”, è stato un colpo veramente duro sentire che una delle voci più autonome e libere della nostra Irpinia ci ha lasciato. Abbiamo perduto l’attento osservatore dei fatti locali e nazionali, l’uomo autorevolissimo per saggezza, influenza personale e ricchezza di pensiero. Neppure se trascorressimo la nostra esistenza a fare elogi, a proferire lodi e a rendere grazie potremmo ricompensare degnamente quest’uomo che tanto ha operato per la sua terra e per la sua gente, che certamente ne custodirà per sempre l’amato ricordo. Addio Nino guidaci da lassù nel solco che hai tracciato prima di noi. Raffaele Salvante 24 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 DIETA MEDITERRANEA La dieta della salute ncel Keys è lo studioso americano, A morto recentemente all’età di cento anni, che ha divulgato e resa famosa la “Dieta Mediterranea”. Tutto ebbe inizio nel 1944, all’epoca della seconda guerra mondiale, quando Ancel Keys, sbarcò a Salerno, al seguito della quinta armata. Lo scienziato notò che nelle popolazioni del Sud dell’Italia l’incidenza delle malattie cardio-vascolari (ipertensione, infarto ecc.) e la diffusione del diabete, dell’obesità e di alcuni tumori era molto bassa. Gli studi di Keys hanno evidenziato che l’Italia, la Grecia, la Spagna, la Francia del Sud e diversi paesi che si affacciano nel Mare mediterraneo hanno sviluppato, nel corso dei secoli, abitudini alimentari piuttosto simili. Componenti alla base di questa Dieta Mediterranea sono: il pane, la pasta, i legumi, la frutta, gli ortaggi, l’olio d’uliva ed il vino, integrati da piccole quantità di prodotti di origine animale, specialmente pesce. Questo tipo di alimentazione è assai diverso da quello delle popolazioni del nord dell’Europa e del nord-America dove forte è il consumo di cibi ricchi di grassi di origine animale e di alimenti poveri di fibre e molto diffuse sono le malattie cardiovascolavi. Ancel Keys, negli anni ’50, così descrisse le sue impressioni sul pasto tipico, di quegli anni, delle popolazioni dell’Italia meridionale: “mi piacque moltissimo mangiare un bel piatto di pasta con fagioli, molto pane sfornato da poche ore, verdure fresche in abbondanza, condite con olio d’oliva, una porzione di pesce o carne, una o due volte a settimana, vino da tavola comune e sempre frutta fresca”. Un’alimentazione a base di ingredienti sani e genuini, un giusto apporto energetico e pasti non troppo abbondanti permettono di dare il meglio di se stessi in ogni attività: lavoro, studio e sport. La Dieta Mediterranea non è considerata solamente come uno sterile elenco di alimenti ma come un “Modo di vivere”, una cultura del piacere dei sapori tradizionali, dello stare insieme a tavola e del considerare i pasti un punto d’incontro della famiglia. Oggi tutti siamo presi da una fretta quotidiana, il pranzo e la cena sono spesso rappresentati da un tramezzino preso al Fast Food ed il profumo ed il gusto della cucina della mamma sono solo un lontano ricordo dell’infanzia. “Se vuoi star bene, mangia bene”: con questo slogan è partita anni fa una campagna di educazione alimentare che ha come promotori la Federazione dei Medici di Famiglia e la Confederazione Italiana degli Agricoltori che si propongono di divulgare la Dieta Mediterrane. Prof. Giuseppe Chella VIVERE È SOFFRIRE uando un amico se ne va e ci lascia Q per sempre, di solito ci afferra il dolore e piangiamo per la fine di una parte della nostra vita. Per la scomparsa di Vincenzo Di Maio, molto conosciuto in paese, è andata diversamente: ho provato dispiacere, mi sono commosso, ma non ho pianto. Di fronte alla sua salma non ho versato lacrima, mi sono sentito afferrare da un senso di ribellione e basta. Lo aveva colto una malattia che lo tormentava da oltre una trentina d’anni; verso la fine ha sofferto e fatto soffrire oltre ogni dire. Quasi con cattiveria, il male si è accanito fino a logorarlo negli organi vitali, era diventato un peso morto ancora in vita. Per lui l’esame della vita terrena, oserei dire il martirio, è stato molto lungo, pesante e doloroso.Chi lo ha conosciuto lo sa, più di tutti lo sanno la moglie, i figli e i parenti stretti. Vincenzo, a me particolarmente caro per la cortese ospitalità con cui mi accogliesti, insieme alla famiglia nella terribile circostanza del terremoto, nonché per la stima che mi hai dimostrato in ogni occasione; colto dal male che ti ha tormentato fino all’ultimo, hai fatto di tutto per combatterlo e rallentarne il processo distruttivo. Ti sei affidato alle premure affettuose, pazienti e costanti della tua “Tittina”, alle attenzioni dei tuoi figli, ti sei sottoposto alle cure più fastidiose e più umilianti per ostacolare l’inarrestabile corso della malattia. Ora ai tuoi, a me, a quanti ti hanno voluto bene, resta solo la speranza che ciò sia l’ultimo atto del tuo destino e che ormai ti ritrovi in una dimora senza confini, senza tempo e senza tenebre, dove potrai finalmente vivere senza soffrire e gioire in eterno. Gerardo Melaccio 25 Passo dello Stelvio 21 luglio 2005, Domenico Nappo (Mimì r’ zi Paul’) qui ritratto vicino alla stele didecata al campionissimo Coppi, dopo aver percorso per km. 24 il versante più duro del Passo dalla Valle di Trofoi (BZ) pendenza media 9%. IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 Voci del Dialetto Monteverdese a cura di Idea Corbo e Vincenzo Continiello – Edizioni Delta 3 – Grottaminarda 2006. to spesso – purtroppo – ignoriamo le cose più elementari della storia che ci appartiene e che è stata matrice di una secolare e particolare cultura. Con l’aiuto del Centro Culturale “F. Guarini” di Solofra (AV) il Russo ha già dato alle stampe alcuni apprezzati volumi, e con i due succitati sta proseguendo nella stesura di una serie di opere sui singoli protagonisti della dinastia dei Borboni per evidenziarne la personalità e l’epoca del loro regno. Le sue opere si impongono all’attenzione del lettore non solo per la chiarezza espositiva, ma essenzialmente per l’attenta e precisa documentazione storica. bbiamo conosciuto per caso il signor Vincenzo Continiello A durante la Fiera Interregionale di Calitri 2005, ci ha cercato perché lo aiutassimo, per quanto possibile, nella stesura di un I Mai del Baianese di Galante Colucci – Casa Editrice Il Calamaio – Roma 1998 L A N OS TRA BIBLIOTECA vocabolario della sua patria nativa Monteverde. Persona gentile, affabile, determinata e tenace ha saputo, in un breve arco di tempo, portare a termine un’impresa che ha richiesto un impegno non indifferente, anche se è riuscito ad avere un’ottima e fattiva collaborazione da tanti personaggi – fra i quali la professoressa Idea Corbo – e dalla moltitudine di monteverdesi che hanno fatto a gara perché venisse recuperato e conservato ai posteri il ricco patrimonio culturale della loro comunità. Ne è scaturito un bellissimo volume dove si trova di tutto dai proverbi ai modi di dire, dalle filastrocche ai racconti, coronato da un vocabolario dialettale, arricchito da ottime fotografie che riproducono arnesi ed utensili della vecchia civiltà contadina. Un libro che anche nella sua elegante veste tipografica si lascia ammirare ed invoglia a consultarlo per scoprire quel ricco patrimonio comune così come è stato generosamente narrato dalla viva voce degli anziani dell’ultima generazione. l maio, ovvero l’albero maggiore, o più alto, riproduce il lontano retaggio della vita delle comunità locali, che pra“I ticavano l’agricoltura e vivevano della risorse dei boschi della chiostra collinare e dei Monti di Avella… Un retaggio da onorare e rispettare con la gioiosità della festa popolaresca, dispiegata per le vie cittadine con cori, voci, danze e falò” dice il prof. Gianni Amodeo nella sua presentazione, sintetizzando, in modo magistrale, il lungo e sagace lavoro di ricerca che il Colucci ha condotto con vera competenza per rivalutare degnamente questa festa di Baiano e tramandarne ai posteri, l’origine e la storia, anche quale recupero della socialità, che spesso manca nella nostra vita di tutti i giorni. Nuovi Canti Carnascialeschi di Firenze – Le “Canzone” e mascherate di Alfonso De’ Pazzi di Aldo Castellani – Casa Editrice Leo S. Olschki – Firenze 2006 pubblicazione dei canti carnascialeschi di Alfonso de’ PazLfaazidall’eminente raccoglie il “messaggio nella bottiglia” lanciato molti anni studioso Charles S. Singleton, che aveva au- Mio padre racconta il Novecento di Teresa Armenti – Edizioni G.C.”F.Guarini” – Montoro Inf. 2006. un tenero contributo di affetto filiare che guida la mano delÈni della l’Armenti mentre scrive le molteplici e variegate vicissitudivita del padre, passando in rassegna un lungo, doloroso spicato l’ampliamento del corpusdei canti fiorentini, di cui egli stesso aveva iniziato l’opera di riscoperta. La presenza di una serie di appunti autografi in uno dei testimoni dona un valore tutto particolare a questa edizione, che viene così a contenere il documento più antico sull’origine e la rappresentazione dei canti di Arti e mestieri. I testi qui raccolti danno così un nuovo impulso all’analisi approfondita di questa forma artistica, svincolandola dall’alveo troppo marcato della tradizione laurenziana ed inserendola in un più vasto e radicato contesto antropologico, che va dal carnevale di Napoli a quello di Norimberga. Così come l’analisi della figura di Alfonso de’ Pazzi, sinora misconosciuta in tutti i suoi aspetti, getta una nuova luce sulla Firenze della metà del Cinquecento, fornendo uno spaccato della vita culturale e degli scontri e tenzoni poetiche tra i letterati dell’epoca. Il commento ai canti si configura come indispensabile strumento di indagine linguistica, ponendo il lettore di fronte ad una serie di espressioni a sfondo osceno, nella migliore tradizione carnevalesca, tratte molto spesso dai gerghi dei mestieri. rendiconto fatto di povertà, di fatica, di miseria e indigenza per sopravvivere in un mondo che ricorda, a tutti coloro che hanno una certa età, un periodo aberrante della propria esistenza. Tempi in cui a sei o sette anni un bambino veniva “accunzat’” a fare cioè il pastore che per intere stagioni, al pari degli animali non aveva un tetto che lo coprisse, senza istruzione viveva come abbrutito in una condizione quasi bestiale. Un mondo fatto di dura fatica che non conosceva il riposo, per l’ossessivo e continuo passare da un lavoro all’altro, secondo l’ineluttabile lunario agricolo, quasi un ciclo infernale senza fine. È un lungo viaggio a ritroso di un’avventura meravigliosa, alla riscoperta di una realtà sepolta, ma eredità preziosa che pervenendoci dal passato ci fa riconsiderare con occhio diverso il presente e ci proietta nel futuro. 1) Ferdinando di Borbone-Napoli IV Re di Napoli – III Re di Sicilia (1759-1806) 2) Ferdinando I di Borbone Re delle due Sicilie (1806- 1825) del generale Filippo Russo - Editore Graus – Napoli 2006. Proverdi Toscani Illustrati di Renato Bellabarba – Casa Editrice Leo S. Olschki – Firenze 2006 Autore, che come scrive Paolo Toschi nella sua “Presentazione” possiede “una capacità di scelta abile e illuminata, ha L’ realizzato una raccolta molto divertente e significativa anche I l generale Filippo Russo ci ha voluto onorare col farci pervenire due ponderosi volumi sulla storia del Regno di Napoli che non dovrebbero mancare nelle case di noi meridionali che mol- sotto l’aspetto psicologico ed estetico. 26 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 irpino, ricco di sorprese e di scoperte che il Nostro ci comunica con perizia e vigile scrupolo storico. Così partendo dalla tomba ducale di Villamaina (sec. XVI), ci informa dell’origine del mezzo busto delle statue e del culto verso i corpi dei Santi, nonché dei numerosi monumenti funebri della città di Napoli e delle cappelle sparse per il vasto territorio. Sempre a Villamaina mette in risalto la coincidenza fra l’apparizione della Vergine ai pastorelli di Fatima (il 13.05.1917) e l’introduzione nella litania lauretana dell’invocazione di Regina della Pace a Roma da parte di Benedetto XV. Dal quadro della Trinità dipinto da ignoto manierista nel sec. XVI a Torella dei Lombardi a quella di S. Pietro Martire domenicano, patrono degli inquisitori, a Gesualdo, dal bassorilievo della lavanda dei piedi a Bagnoli Irpino al tondo di San Giovanni Apostolo a Caposele e così via per ben diciannove capitoli. Ma la caratteristica essenziale di questa pubblicazione non è certamente la semplice e pedissequa enumerazione delle numerose e pregiate opere quanto più la storia che il Di Fronzo affronta, con un’attenta, lucida e doviziosa analisi che risulta essere di stimolante caratura metodologica. Il pregio del libro non sta infatti solo nella difesa di una tradizione destinata prima o poi a disperdersi. Attraverso un ingegnoso commento – costituito da altri proverbi concettualmente collegati ma non coincidenti – e un ricco e gustoso corredo illustrativo, Bellabarba ha fatto sì che “il lettore si trovi quasi inavvertitamente al centro di un vasto mondo demologico ricco di valori assoluti”. L’Autore non è nuovo a questo genere di studi. Nel 1971 pubblicò il volume Proverbi marchigiani illustrati che, oltre ad essere la prima raccolta di detti popolari delle Marche su scala nazionale, è la testimonianza di una dimensione psicologica particolare, tipica della antiche popolazioni picene, il segno cioè di un’atmosfera patriarcale ma incantata. L’Arte Sacra in Alta Irpinia di don Pasquale Di Fronzo –Sedicesimo volume – Edizioni Grappone – Torrette (AV) – 2006 – Fuori Commercio. ome sempre l’amico don Pasquale ci conduce, con perizia e C scioltezza, in questo lungo viaggio dentro ai beni culturali che fanno parte integrante del nostro “sconosciuto” patrimonio L’ Amministrazione comunale di Calitri ha promosso una iniziativa culturale, cofinanziata dalla Regione Campania, sulla riscoperta del turismo in Irpinia, dal titolo … sulle note dell’Arte - Gesualdo e … Dintorni - Alle ore 19.30 di Domenica 8 ottobre 2006, nella Chiesa dell’Immacolata Concezione ha avuto luogo un concerto per voce ed organo. Alla presenza di un folto pubblico si sono esibiti il soprano: Francesca Secondino e l’organista: Michele Sacco, questi hanno presentato un ricco repertorio di autori vari, introdotti dal prof. Antonio Polidoro del Conservatorio San Pietro a Maiella di Napoli. La manifestazione è stata presentata dal Sindaco, Dr. Giuseppe Di Milia e dall’ Assessore alla cultura del Comune di Gesualdo (AV). Vita Calitrana C on inescusabile ritardo, di cui chiediamo cortesemente venia all’interessato, portiamo a conoscenza dei calitrani non residenti che il maresciallo Mario Rabbito nativo di Caltagirone (CT) classe 1968 è il nuovo comandante della stazione dei carabinieri di Calitri dal primo dicembre 2004., È sposato con tre figli maschi, ha frequentato la scuola allievi marescialli di Vicenza e la scuola allievi carabinieri di Campobasso. È stato vicecomandante a Flumeri per due anni, cinque anni a Rionero, è stato, inoltre, sette mesi in missione di pace nel Kossovo con la Kfor e ha partecipato a numerose operazioni. Benvenuto maresciallo. LA PRO- LOCO SI RINNOVA T In seguito alle ultime consultazioni elettorali il nuovo Consiglio di Amministrazione della Pro-loco di Calitri, risulta così composto: P 1) Zabatta Vitale - presidente 2) Strollo Luciana - vice presidente 3) Di Marco Enzo - cassiere 4) Del Cogliano Antonio 5) Lucadamo Vincenzo 6) Rabasca Antonio 7) Rinaldi Giovanni 8) Russo Canio utta la cittadinanza di Calitri ringrazia il Comune per aver adibito piazza Scoca per la visione delle partite della nostra nazionale di calcio, che ci ha dato molte soddisfazioni diventando – per la quarta volta – Campioni del mondo. Il direttivo dei giovani per l’Unione. er commemorare il 16° anniversario della Beatificazione di Pier Giorgio Frassati – patrono delle confraternite d’Italia – ha avuto luogo il 14 ottobre 2006, a Benevento il 5° Cammino di fraternità della Metropolia, composta dalle Diocesi di Benevento, Avellino, Cerreto Sannita, Ariano Irpino e Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia. Un gruppo di confratelli dell’Immacolata Concezione di Calitri, vestiti con il camice e il mozzetto, ha partecipato al raduno, per rinsaldare i vincoli di fratellanza che ci legano e ci spingono a tramandare ai giovani le tradizioni della Chiesa. Il Collegio dei revisori dei conti: 1) Del Re Valentina 2) Rubinetti Giovanni 3) Lampariello Canio 27 da n. 29 continua - 4 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 SOLIDARIETÀ COL GIORNALE le,Cialeo Iolanda, Margotta Antonia via Fontana 103, Mastrullo Giuseppe, Zarrilli Maria Grazia, Contino Lucia, Acocella Antonietta, Lucadamo Vincenzo, Ziccardi Giuseppe, Fastiggi Giuseppe, Russo Vito, Cirminiello Francesco, Pasqualicchio Maria Antonietta Euro 20: Cerreta Francesco, Di Cairano Canio, Codella Luigi, Borea Antonio, Zarrilli Giuseppe, Fratelli Mucci, Panniello Giovanni, Buldo Giovanni, Cianci Mariantonia, Bavosa Carmine, Caputo Giuseppe, Melaccio Giovanni, Sena Ferdinando via Circonvallazione 201, Capossela Michele via Circonvallazione 143, Zabatta Lucia, Zabatta Rocco, Zampaglione Michele, Di Napoli Antonietta Corso Garibaldi 170, Galgano Lops Giuseppina, Maffucci Anna Maria, Cubelli Canio via G. Tozzoli 25, Nivone Michele, Di Muro Leonardo, Di Napoli Canio, Vallario Leonardo via F. Tedesco 55, Paolantonio Vito, Piante e Fiori Galgano Maria Gaetana, Gallucci Annibale, Cestone Canio, Scoca Vito, Nigro Maria Concetta, Metallo Fiorina, Metallo Giuseppe, Tornillo Rosa, Di Cecca Romeo, Fastiggi Lucietta, Russo Enzo, Metallo Antonio c/o Cisl, Pasticceria Zabatta, Armiento Maria Giuseppe, Codella Francesco via Pittoli 118, Zarrilli Michele Contrada Macchiursi, Tornillo Francesco via Dante 2, Lampariello Serafina, Tornillo Giovanna via F. Tedesco 163, Santoro Vincenzo, Gervasi Lucia, Melaccio Gerardo, Di Pietro Maria, Bar Germano, De Nicola Vito, Di Maio Michele via L. Maffucci 3, Lucrezia Vincenzina, Arci Michele, Basile Francesco Vincenzo, Del Cogliano Enzo, Metallo Michele, Di Milia Salvatore, Salvante Michele, Gautieri Vincenzo, Piumelli Attilio, Maffucci Angelo Maria, Di Cosmo Michele, Di Cecca Giovanni Corso Garibaldi 96, Codella Vito Corso Garibaldi 44, Di Salvo Michele Calitri Scalo, Armiento Assunta, Rosania Gaetano Via S. Canio 6, Cialeo Vincenzo, Acocella Attilio, Di Cecca Angelo, Zarrilli canio, Cicoira Romualdo, Di Maio Franco, Vodola Giuseppe, Contino Vitantonio, Cestone Francesco Mobili, Di Carlo Erberto, Maffucci Pietro, Metallo Michele P.zzale Michelangelo, Grasso Antonio, Margotta Antonio, De Rosa Enzo, Di Roma canio, Zarrilli Salvatore, Maffucci Maria Corso Garibaldi 112, Nicolais Cristina, Zarrilli Francesco via Verdi 35, Rubino Maria Antonia ved. Zabatta, Di Maio Vincenzo, Metallo Giovanni via Gagliano, Edicola Russo, Macelleria Vitello d’Oro, Cerreta Francesco via San Canio 17, Mauro Giuseppe, Pastore Donato Nicola Euro 25: Rondinini Maurizio, Zabatta Canio, Di Milia Maria, Del Re Michele, Di Cairano Giuseppe, Sansone Lorenzina Euro 30: Maffucci Salvatore, Ricciardi Giuseppe, Di Cairano Antonio, Toglia Luigi, Zarrilli Michele via Verdi 1, Cestone Pasquale Contrada Carcatondo, Vallario Michelina via Nazioni Unite, Galgano Luigi, Polestra Giovanni, Cicoira Osvaldo, Stanco Michele, Cerreta Pietro, Galgano Giovanni via F. Tedesco 5, Fasano Giovanni, Tornillo Berardino via F.lli Carola 21, Di Cecca Angelomaria Euro 40: Di Milia Antonio via Gagliano, Zarrilli Luigia via M.A. Cicoira 21 Euro 45: Agriturismo Valle Ofanto Euro 50: Caruso Salvatore, Armiento Vincenzo, Di Napoli Giulio, Di Milia Canio Maria Montecaruso, Di Napoli Girardi Clorinda, Maffucci Canio Rosario, Foto Flash, Fiordellisi Franco Euro 60: Armiento Giuseppe Euro 70: Hotel Ambasciatori DA CALITRI Euro 5: Panelli Peppino, Margotta Donato, Siconolfi Anna Euro 8: Metallo Rocco Euro 10: Di Cecca Berardino, Armiento Maria, Vallario Lorenzo, Di Luzio Silvia Maria Rosaria, Cestone Maria, De Nicola Giovanni e Rachele, Cubelli Iolanda, Di Maio Elisabetta via Cerrata 10, Margotta Concetta, Di Milia Michele, Sperduto Giovanni, Codella Giuseppe via Torre 11, Cicoira Vitantonio, Ungherese Lucia, Tancredi Giuseppe, Gautieri Canio, Zabatta Michele, Zabatta Domenico, Cubelli Vincenzo via M. Cicoira 25, Di Cosmo Angelo via san Martino 16, Margotta Angela, Maffucci Teresa Vico Tornillo 16, Leone Giuseppe, Cestone Giuseppe via Leonardo Codella 1, Briuolo Rocco, Scoca canio, Maffucci Vincenzo via Cerrata 2,Di Napoli Luigi via Sotto le Ripe 6, Germano Michelantonio, D’Amelio Pietro, Gervasi Giovanna, Caputo Vincenzo, Germano Michelantonio, Tuozzolo Donato, Santoro Angiolina, Martiniello Maria, Panniello Carmine, Bavosa Gerardo, Marchitto Luisa, Di Milia Pompeo corso Garibaldi 146, “Le Dolcezze” di Emilia Maffucci, Borea Giovanni, Vallario Lorenzo, Paolantonio Paolo, Cestone Franchino, Cubelli Vincenzo via Sottomacello 8, Strollo Salvatore, Russo Pietro, D’Ascoli Valentino, Di Maio Vincenzo, Di Cecca Giovanna via F.lli Carola 13, Martiniello Michele, Cerreta Alfonso, Di Cairano Gaetano via Pittoli 91, Nicolais Toglia Gaetanina, Sperduto Angelomaria, Zabatta Rosina ved. Galgano, Cerreta Antonio, De Luca Maria, Nappo Domenico, Rauseo Angela, Galgano Bernardino, Maffucci Angelomaria, Galgano Donato, Cerreta Maria via II° Sotto Macello, Di Maio Maria Michela, Cardinale Raffaele, Maffucci Vincenzo Nicola,Nicolais Angelomaria, Rubino Michele, Fatone Maria Concetta, Lettieri Canio, De Nicola Michele, De Nicola Giuseppe via Fontana della Noce, Maffucci Franco Mario e Maria, Di Milia Raffaele, Miele Giuseppe via Libertà 13, Di Guglielmo Francesco via C. Frucci 12, Scilimpaglia Pasqualino, De Nicola Angelo, Armiento Rocco, Di Maio Vito Nicola,, Cerreta Canio via Manzoni 16, Di Guglielmo Michele e Angela, Di Maio Maria Francesca vico I° Largo Croce 2, Cianci Gaetano, Margotta Michele, Armiento Antonietta, Di Napoli Francesca, Vallario Canio Antonio, Di Maio Giovanni, Petito Maria ved. Sena, Polestra Vincenzo, Caputo Vittorio, Capossela Giovanni, Cestone Angelo Vico Buccolo 21, Gervasi Benedetta Via Pittoli 77, Metallo Vito via Maffucci 5, Zabatta Vincenzo via Macello 12, Zabatta Vitale, Martiniello Canio, Iannece Antonio, Iannece Aldo, Zarrilli Vito e Tornillo Maria Rosaria, Panelli Armando, Zampaglione Donato, Russo Rocco, Cubelli Giovanni, Maffucci Rosa ved. Armiento, Fasulo Sergio Euro 12: Scoca Vincenzo Euro 15: Tuozzolo Raffaele e Rosamaria, Briuolo Angela, Fiordellisi Michelantonio, Calà Pasquale, Sicuranza Giovanni, Iannolillo Giovanni, Galgano Pasquale, Zarrilli Vittorio e Michelina, Gautieri Vincenzo, Metallo Giovanni via Leonardo Maffucci 30, Di Napoli Rocco, Caputo Vincenza, Caruso Rosina, Miele Giovanni, Merola Giuseppina, Rubino Pietro, Lucrezia Antonia, Nesta Vincenzo, Gallucci Vincenzo, Bruniello Giuseppina, Caputo Vitantonio, Capossela Roberto, De Nicola Giuseppe, Tornillo Giuseppe Nicola via M.A.Cicoira 3, Tateo Domenico, Di Milia Pasquale, Maffucci Canio, Colucci Giuseppe, Di carlo Miche- 28 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 sare (Mariano C.se), Tornillo Lucia (Salerno), Leone Michele (Coltignaga), Ciorcione Rabasca Barbara (Caserta), Rubino Vito (Scandiano), Di Cosmo Angelina (Castiglione D.S.), Iannolillo Antonella (Busto Arsizio), Marchese Antonio (Cervinara), Codella Elio (Corsico), Di Maio Giovanna (Roma), Toglia Canio (Poggibonsi), Gautieri Vito (Acqui Terme) Euro 25: Bonucchi Alfonso (Roma), Rella Giovanna (Pescopagano), Lampariello Vincenzo (Nova Milanese), Toglia Lidia (Roma), Miele Pietrangelo (Bollate), Metallo Vincenzo (Roma), Galgano Francesca (Bergamo), Matrodomenico Caterina (Napoli) Euro 30: Messina Giuseppe (Roma), Frasca Vincenzo (Roma), Bozza Canio (Robecco sul Naviglio), Codella Vito (Cremona), Di Napoli Donato (Napoli), Scoca Angelo (San Severo), Metallo Cesare (S. Giorgio a Cremano), Fierravanti Lucia (Olgiate Comasco), Marchitto Vito (Potenza), Nicolais Luigi (Como), Acocella Giovanni (Avellino), Frucci Puccio (Roma), Del Cogliano Berardino (Salerno), Di Maio Michele Arcangelo (Napoli), Vallario Giuseppe Nicola (Firenze), Rabasca Angelomaria (Cervinara), Cestone Pasquale (Busto Arsizio), Di carlo Michele (Casalnuovo), Codella Donato Euro 35: Aristico Antonio (Siena) Euro 40: Cala’ Canio (Scandiano) Euro 50: De Nicola Mario (Vico del Gargano), Tozzoli Giovanni Paolo (Roma), Don Lorenzo Sena (Fabriano), Frucci Angelo (Roma), Di Gironimo Bruno (Salerno). Maffucci Donato (Mariano C.se), Zarrilli Michele (Poggibonsi), Cestone Mario (Brescia), Di Napoli Pasquale (Milano), Acocella Vincenzo e Nicola (Bologna), Di Milia Luigi (Taranto), Messina Giuseppe (Roma), Cioffari Raffaele (Milano), Ferrara Teodora (Pescopagano), Maffucci Canio Antonio (Torino) Euro 100: Cicoira Antonio (Roma) DA VARIE LOCALITÀ ITALIANE Euro 5: D’Onofrio Giuseppe (Castellammare di Stabia) Euro 10: Zola Mario (Mariano Comense), Maffucci Teresa (Bologna), Germano Mario (Capriano), Lantella Salvatore (Torino), Metallo Vincenza (Roma), Acocella Ada (Castelfranci), Cerreta Giuseppe (Cambiano), Russo Michele (Mestre),Famiglia Margotta (Roma), Zingariello Silvia (Montesilvano), Di Cairano Antonio (Guidonia), Scoca Angela (Bologna), Scarano Gaetana (Lucrezia), Di Carlo Grazia (Napoli), Di Napoli Alfonso (Bollate), Martiniello Nicolina, Briuolo Luigi (Alessandria), Di Napoli Antonio (Rho), Del Cogliano Marco (Salerno), Gautieri Giuseppe (Bologna), Cubelli Orazio (Portici), Melaccio Giuseppe (Poggibonsi), De Luca Donato (Rapone), Cestone Assunta via G. Marconi 31, Russo Aniello (Avellino), Galgano Canio Vincenzo (Cantù), Metallo Maria Antonietta (Roma), Zarrilli Michele (Novate M.se), Colucci Galante (Atripalda), Fierravanti Pina (Ponte Tresa), Di Maio Vincenzo (Milano), Scoca Donato (Roma), Leone Vito Antonio (Bologna), Zabatta Gigino (Roma), Don Pasquale Rosamilia (Teora), Di Milia Angela (Bologna), Cianci Antonietta (Milano), Scoca Giuseppe (Roma), Polestra Pasqualino (Milano), Di Lisi Giuseppe (Taranto), Beltrami Franca (Melfi), Gargano Oreste (Roma),Nannariello Giuseppe (Milazzo), Gallucci Giuseppe (Calderara), Di Cairano Mario (Roma), Maffucci Michele (Milano), Di Carlo Francesca (Roma), Marra Sigismondo (Milano), Zarrilli Luigi (Poggibonsi), Cerreta Vincenzo (Camnago), Senerchia Giuseppe (Firenze), Stanco Barbara (Barbaiana), Di Napoli Giuseppe (Brescia), Tirelli Margherita (Salerno) Euro 15: Zabatta Salvatore (Supersano), Fastiggi Michele (Salerno), Rauso Pietro (Picerno), Di Cosmo Vincenzo (Poggibonsi), Mastronicola Vittorio e Lucia (Frosinone), Dei Valter (Scandicci), Zarrilli /Fastiggi (Bollate), Pezzi Angelo (Mariano C.se), Galgano Canio (Lentate S.S.), Errico Rosalba (Roma), Codella Michele (Tirano), Gautieri Antonio (Mariano C.se), Russo Eleonora (Ventimiglia), Bozza Michele (Genova), Russo Donato (Torino), Leone Concetta (Cermenate), Metallo Maria Concetta (Rieti), Capozi Bruno (Roma), Russo Vincenzina (Avellino),Gallucci Donato (Ancona), Maffucci Antonio (Roma), Ardolino Francesco (Maddaloni), Grippo Francesco (Morra De Sanctis), Di Cairano Scoca francesca (Lavena Ponte Tresa) Euro 20: Continiello Vincenzo (Monteverde), Cristiani Salvatore (Poggibonsi), Capossela Giuseppe (Genova), Mazziotti Maria Antonia (Santa Marinella), Galgano Margherita (Roma), Rinaldi Maria Antonietta (Ottaviano), Acocella Filippo(Cugliate Fab.), D’Amelio Adriano (Firenze), Manzoli/Borea (Genova), Di Napoli Angelomaria (Porto Torres), Di Napoli Rocco (Casalecchio), Pignone Michele (Trani), Maffucci Edoardo (Torino), Cestone Canio (Brescia), Zarrilli Vincenza (Codorago), Cianci Michele (Brescia), Metallo Mauro (Brescia), Codella Michele via Valdinievole 7, Lucrezia Raffaele (Bollate), Ricigliano Peppino (Giussano), Ferrero Remo (Torino), Cicoira Gaetano, Bove Cataldo (Potenza), (Roma), Pastore Umberto (Verona), Panella Mario (Nova M.se), Ricciardi Francesco (Roma), Cestone Antonio (Pavia), Floridia Marco (Limbiate), Tartaglia Giorgio (Caselle di Selvazzano), Metallo Colomba, Russo Michele (Potenza), Tetta Antonio (Napoli), Del Cogliano Concettina (Leccio), Della Valva Vito (Bollate), Nicolais Luigi (Manfredonia), Maffucci Pietro (Roma), Fastiggi Luciana (Pomezia), Vallario Giuseppe (Grugliasco), Bozza Michele (Ravenna), Miano Mario (Napoli), Caruso Michele (Norago), Maffucci Giuseppina (Roma), Fastiggi Canio (Caserta), Miele Ce- DALL’ESTERO BELGIO: euro 10 Rubino Donato, euro 20 Simone Luigi, Simone Michele, Galgano Antonio, Patrissi Angelina, euro 50 Palermo Carmine FRANCIA: euro 50 Del Priore Vittorio GERMANIA: euro 10 Metallo Teresa, euro 15 Nicolais Alfredo, euro 20: Briuolo Antonio, Nigro Giovanni, Zarrilli Canio, Inverno Vair Michelina, Galgano Umberto, Scoca vittorio, euro 50 Tuozzolo/Lepre,Gautieri Gaetano SVEZIA: euro 20 Armiento Michelangelo SVIZZERA: euro 10 Altieri Vito, euro 35 Di Maio Vito via Al Lido Viganello, euro 40 Scoca Crescenzo, euro 50 Cianci Antonio ARGENTINA: euro 20 Pennella Michele AUSTRALIA: euro 10 Fastiggi Angelo, $ 50 Di Maio Antonio BRASILE: euro 35 Famiglia Aristico U.S.A.: $ 10 Casimiro Mary, Lucrezia Josephine, euro 20 Salvante Vincenza, De Angelis Maria, Di Napoli Antonietta, euro 25 Iannolillo Luigi, Shalpich Greg, Di Milia Giovanni, Metallo Vincenzo, Fastiggi Richard e Patricia, euro 40 Toglia Mario, euro 50 Frucci Bruno, $ 25 Roberto e Lisabeth Bongo $ 50 Abate Maretta e Michele, Beardell Jane VENEZUELA: euro 20 Maffucci Berardino Chiediamo scusa e comprensione per qualsiasi involontaria omissione 29 IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 MOVIMENTO DEMOGRAFICO Rubrica a cura di Anna Rosania I dati, relativi al periodo dal 29 giugno 2006 al 30 ottobre 2006, sono stati rilevati presso l’Ufficio Anagrafe del Comune di Calitri. NATI Salvante Giovanna di Roberto e di Di Cecca Rita Pasqualicchio Arianna di Giuseppe e di Scarlatella Antonella Tamova Yania di El Massan e Lahyane Aicha Mavryliv Diana di Ivan e Havryliv Lyubov Cestone Carla di Vincenzo e di Zarrilli Elisabetta Nocera Sofia Lucia di Gabrio e Carlino Giuseppa Varriale Greta di Andrea e di Fierravanti Angela Rosa Sibilia Sofia di Leonardo Pasquale e di Tornillo Giuseppina Cerreta Francesco di Giuseppe e di Di Milia Patrizia Mastrodomenico Rebecca di Massimo e di Buldo Patrizia Mastro Jacopo di Nicola e di Calabrese Nicoletta 07.07.2006 28.07.2006 29.07.2006 29.07.2006 14.08.2006 14.08.2006 12.09.2006 22.09,2006 02.10.2006 11.10.2006 28.10.2006 Grand’Ufficiale Giovanni Vincenzo Del Vento Maggiore Generale Arma Aeronautica Medaglia d’Argento al Valor Militare Medaglia d’Oro al Valor Militare 12.02.1920 † 13.12.1989 A diciassette anni della scomparsa i figli e i parenti tutti lo ricordano a quanti lo conobbero e l’amarono. MATRIMONI Picone Antonio e Zarrilli Rosa Scoca Francesco e Manni Valentina Maceratesi Marco e D’Amelio Antonella Di Maio Franco e Di Salvo Maria Pepe Mario e Di Cecca Maria Antonietta Russo Leonardo e Cestone Antonella Di Carlo Antonio e Pagano Teresa Rauso Fabrizio e Nicolais Maria Teresa Zarrilli Gianfranco e Zarrilli Mariangela Mesce Nicola e Calabrese Nicoletta Miele Angelo e Cerreta Luciana Ferri Antonio e Roselli Michelina Strollo Rocco e Tornillo Roberta De Rosa Salvatore e Maffucci Angela Rabasca Angelo e Di Blasi Angela Rosania Antonio e Butera Samantha Pannisco Angelo Maria e De Fabrizio Rosalba 10.06.2006 15.06.2006 01.07.2006 19.07.2006 22.07.2006 29.07.2006 01.08.2006 03.08.2006 12.08.2006 12.08.2006 14.08.2006 18.08.2006 26.08.2006 26.08.2006 07.09.2006 09.09.2006 16.09.2006 MORTI Pagliarulo M. Libera Caputo Concetta Tornillo Giovanni Di Maio Vincenzo Galgano Erberto Cesta Antonio Castellano Antonio Mastrodomenico Vincenzo Di Napoli Giuseppe Antonio Pinto Antonio Lungaro Angelamaria Donatiello Diodato Di Salvo Michele Sagliocco Antonio Tornillo Vincenzo De Nora M. Antonia Cialeo Giuseppe Cestone M. Angela Lampariello Vincenzo Zabatta Angelina Gautieri Rosa Castiello Antoniamaria Cialeo Iolanda 01.01.1941 - † 29.06.2006 24.01.1913 - † 30.06.2006 15.09.1923 - † 06.07.2006 23.10.1933 - † 15.07.2006 28.08.1928 - † 24.07.2006 30.05.1931 - † 28.07.2006 17.09.1930 - † 28.07.2006 13.12.1907 - † 28.07.2006 13.11.1924 - † 02.08.2006 01.11.1938 - † 03.08.2006 24.01.1928 - † 10.08.2006 06.09.1927 - † 21.08.2006 26.02.1950 - † 25.08.2006 26.07.1918 - † 28.08.2006 17.12.1921 - † 28.08.2006 11.11.1957 - † 13.09.2006 23.05.1928 - † 14.09.2006 27.01.1935 - † 17.09.2006 23.08.1922 - † 17.09.2006 22.03.1925 - † 21.09.2006 31.07.1915 - † 22.09.2006 08.03.1916 - † 04.10.2006 17.06.1930 - † 11.10.2006 30 È mancata all’affetto dei suoi Maria Giovanna Siciliano Melfi Napoli 15.05.1931 † 23.08.2006 I parenti, gli amici e la Redazione porgono le più sentite condoglianze al marito Mario Cianci, ai figli Daniela e Gianni, e ai nipoti. Antonio Di Cairano (barracca) Calitri Genk (Belgio) 01.03.1925 † 07.05.2006 Moglie, figli e nipoti sono tristi per il vuoto che non si può colmare, ma grati per l’amore e la forza che ci ha dato. ERRATA CORRIGE Sul numero precedente abbiamo invertite le date di nascita e le didascalie, in riferimento ai due omonimi Vincenzo Maffucci. Chiediamo scusa ai parenti e ai lettori IL CALITRANO N. 33 n.s. – Settembre-Dicembre 2006 R E Q U I E S C A N T Francesco Balestrieri Pescopagano Roma 29.08.1912 † 15.02.2006 La nostra miseria è grande, ma la misericordia di Dio è infinita. Maria Concetta Di Cairano 02.09.1923 † 02.05.2006 I suoi cari ne serbano, nel cuore, la memoria. M. Michela Russo 21.05.1924 † 01.03.2006 “Mamma carissima, te ne sei andata in silenzio, così come hai vissuto tutta la tua vita”. Le figlie Enza e Franca Milano. Peppino Salvante Calitri Castrovillari 01.09.1923 † 17.06.2006 La moglie Rita, i figli Luciano e Renato, le nuore e i nipoti lo ricordano con amore a quanti lo conobbero e l’amarono. Angela Senerchia 01.11.1936 † 15.05.2006 Fu il sorriso della nostra casa; sarà il rimpianto di tutta la nostra vita. Vito Metallo 16.02.1938 † 01.08.2005 Sei sempre in mezzo a noi, tutti i tuoi cari ti pensano sempre. P A C E Angela Galgano 25.10.1912 † 20.02.2006 Con l’amore di sempre la ricordano le figlie Antonietta, Rosetta, Maria e Gina. Giuseppantonio Di Napoli 13.11.1924 † 02.08.2006 Hai sofferto in silenzio e lavorato fino all’ultimo istante della tua vita. Di te ricorderemo sempre la bontà, l’umiltà e la sincerità. La moglie, i figli, i nipoti. Flaminio Zabatta Calitri Garbagnate Mil. 12/11/1916 † 27/10/2006 Rosa Gautieri 17.01.1933 † 17.01.2005 O Signore, a noi dona la forza della rassegnazione, alla sua anima la vita eterna. Ci mancherà il tuo eterno sorriso. I tuoi cari Francesco Della Valva 19.02.1916 † 10.11.2005 La moglie Antonietta, i figli Vito, Antonietta, Lucia, la nuora, i generi e nipoti. Michele Giuliano 01.01.1920 † 03.08.2005 Resterai sempre nel cuore di quanti ti vollero bene. Canio Maffucci 08.07.1925 † 30.11.2005 Le sofferenze ti hanno duramente provato fino alla fine.Il dolore per la tua assenza non potrà mai essere colmato. La moglie, i figli, il genero, la nuora e i cari nipoti. Francesca Zabatta 20.10.1940 † 22.12.2005 La morte ti ha strappata al nostro affetto, ma tu guidaci ancora dal cielo. I N Pietro Rubino 17.06.1925 † 09.12.2005 La moglie Maria Michela e i figli Lucia, Agnese e Pasqualino. Ercole Nunziata Salvitelle Spinetta Marengo 12.08.1939 † 11.11.2004 Tu vivrai sempre accanto a noi i tuoi cognati. 31 Attilio Galgano 17.12.1927 † 18.12.2005 Per sempre vivo in noi resterà il tuo ricordo. Salvatore Sansone 04.10.1927 † 30.09.1959 Dopo 47 anni dalla tua scomparsa, ti ricordano, con lo stesso affetto di sempre, tua moglie Lorenzina, i tuoi figli Michele e Maria Antonietta e tutti coloro che ti conobbero e ti amarono. In caso di mancato recapito rinviare all’Ufficio Postale di Firenze CMP per la restituzione al mittente previo pagamento resi Calitri Pasquetta 1947 nel Casino alla Ficocchia di proprietà Di Cairano: da sinistra in alto: Francesco Bonucchi, Francesco Ricciardi, Lucia Cerreta si vede appena, Francesco De Nora, Beniamino Nicolais; al piano: Giovanni Scolamiero (u’ sandandrian’), Giovanni Di Cairano, Giovanni Toglia (u’ vurp’), Pasquale De Nora (faucion’),Concettina Cerreta si vede solo la testa, Chiara Belfiore in Toglia, Elena D’Orsi in Senerchia,Teresa Cerreta (u p’rit’), Dora Ferrara; seduti per terra: Maria Belfiore, Raffaele De Rosa (canimacc’), ed Angelo Frucci (br’sckon’).