Il 12 aprile 1963 King si mise alla testa dei suoi e marciò sul

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Il 12 aprile 1963 King si mise alla testa dei suoi e marciò sul
Il 12 aprile 1963 King si mise alla testa dei suoi e marciò sul municipio
di Birmingham, città soprannominata "La Johannesburg d'America". Bull
Connor, il capo della polizia, ordinò una carica violentissima. King
scomparve sotto i manganelli cominciò a girare la voce che il pastore fosse
stato massacrato. Invece l'avevano cacciato in una cella di segregazione.
Isolato dal mondo, Martin ricorse all'unica arma che gli restava, la penna.
Scrivendo sui margini del giornale e su tutti i pezzetti di carta che si
poteva procurare redasse la famosa "Lettera da una prigione di Birmingham".
(A.A. V.V. M.L.King Pro e contro, Mondatori, 1972).
La battaglia del 3 maggio 1963 a Birmingham fu una della più terribili
nell'intera storia del movimento nero. "Gli studenti dovevano affrontare da
un lato gli sfollagente e dall'altro i potenti getti d'acqua. I pompieri li
scaraventarono a terra con il getto delle pompe. Quando investiva gli alberi
il getto strappava la corteccia. Quando colpiva i muri staccava intonaco e
pezzi di mattoni. Veniva diretto contro chiunque avesse avuto la pelle
scura, dimostrante o no.
Intanto sentivo che qualcuno, attraverso gli altoparlanti, sistemati
all'interno della chiesa, invitava la gente a praticare la NONVIOLENZA".
(Len Holt, Protesta negra, a cura di Jeanne Grant, Mondatori 1968)
L'11 giugno del 1963 il presidente Kennedy sulla televisione nazionale
disse: "Sono passati cento anni da quando il presidente Lincoln ha liberato
gli schiavi; ma i loro eredi, i loro nipoti, non sono ancora pienamente
liberi. Essi non sono stati ancora liberati dalle catene della schiavitù.
Non sono ancora stati liberati dall'oppressione sociale ed economica, e
questa nazione, con tutte le sue speranze e le sue glorie non sarà
completamente libera fino a che tutti i suoi cittadini non saranno liberi".
Medgar Evers, segretario della NAACP (Associazione nazionale per
l'avanzamento della gente di colore).
(Filp Schlke, Martin Luther King jr., A Documentary Montgomery to Memphis,
W.W. Norton & Co., New York London).
"Un Nero e un bianco si parlano e si sorridono davanti alla statua di Abramo
Lincoln. Duecentomila neri li guardano ma non si sente una voce: il silenzio
è immenso, totale. Siamo a Washington il 28 agosto 1963. Uno dei "bianchi"
più popolari degli Stati Uniti, l'attore Charlton Heston, sorride all'idolo
del mondo nero, il cantante Herry Bellafonte. I duecentomila venuti a
Washington volevano appunto questo: fraternità e rispetto tra le due razze,
per cancellare secoli di sofferenza ed ingiustizia. Migliaia di persone come
gli ebrei nei tempi della desolazione, intonarono il Salmo 139: "Splenderà
la notte come il giorno, né pur la tenebra a te sarà buia".
("Epoca", 8 settembre 1963)
"Un cartello dice: 'ascolta signor bianco, è ora di cambiare sistema '. Un
altro cartello porta un verso di Hughs: "Anch'io sono l'America". Qualcuno a
marcia finita si porterà a casa il cartello, perché, dice, ciò che non è
accaduto in cento anni difficilmente accade in un giorno solo, e il cartello
potrà servire ancora. Questo in fondo è il vero senso della marcia di
Washington. La de-segregazione degli autobus e delle scuole non significherà
molto fino a quando il bianco non accetterà o non respingerà il nero per
motivi diversi dal colore della pelle. A Washington oggi comincia anche la
de-segregazione della coscienza".
("L'Europeo" 8 settembre 1963)
Oggi, amici miei, vi dico: anche se dobbiamo affrontare le difficoltà di
oggi e di domani, io continuo ad avere un sogno. E un sogno che ha radici
profonde nel sogno americano.
Ho un sogno, che un giorno questa nazione sorgerà e vivrà il significato
vero del suo credo:
noi riteniamo queste verità evidenti di per sé, che tutti gli uomini sono
creati uguali.
Ho un sogno, che un giorno sulle rosse montagne della Georgia i figli degli
ex schiavi e i figli degli ex padroni di schiavi potranno sedersi insieme
alla tavola della fratellanza. .
Che la libertà riecheggi dalle possenti montagne di New York.
Che la libertà riecheggi dalle vette degli Allegheny in Pennsylvania.
Che la libertà riecheggi dalle innevate Montagne Rocciose del Colorado.
Che la libertà riecheggi dai pendii sinuosi della California.
Ma non soltanto.
Che la libertà riecheggi dalla Stone Mountain della Georgia.
Che la libertà riecheggi dalla Lookout Mountain del Tennessee.
Che la libertà riecheggi da ogni collina e da ogni formicaio del
Mississippi, da ogni vetta, che risuoni la libertà.
E quando questo avverrà, quando faremo riecheggiare la libertà, quando la
lasceremo riecheggiare da ogni villaggio e da ogni paese, da ogni stato e da
ogni città, saremo riusciti ad avvicinare quel giorno in cui tutti i figli
di Dio, neri e bianchi, ebrei e gentili, protestanti e cattolici, potranno
prendersi per mano e cantare le parole dell'antico inno: "Liberi finalmente,
liberi finalmente.
Grazie a Dio onnipotente, siamo liberi finalmente".
La battaglia per l'uguaglianza dei diritti fu ingaggiata su molti fronti.
Dal momento in cui la Corte Suprema degli Stati Uniti intervenì
sull'integrazione scolastica, con "le dovute cautele applicative", la linea
di fuoco si spostò alle porte delle scuole. Nella foto studenti di
Birmingham dimostrano contro l'integrazione nella loro scuola superiore.
(Filp Schulke, Martin Luther King jr. A Documentary.Montgomery to Memphis,
W.W.Norton & Co. New York London)
La domenica mattina 15 settembre era fredda e coperta a Birmingham. Le
lezioni domenicali volgevano al termine nel piano seminterrato della chiesa
battista di mattoni gialli nella Sedicesima strada, la più grande chiesa
nera della città. La lezione di quel mattino era tratta dal quinto capitolo
del Vangelo secondo Matteo, versi 33 e 34: "E' stato detto: amerai il tuo
prossimo e odierai il tuo nemico. Ma io invece vi dico: amate i vostri
nemici, benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a coloro che vi
odiano, e pregate per coloro che vi disprezzano e vi perseguitano". Quattro
ragazzi lasciarono di corsa l'aula per andare nello spogliatoio. Alle 10.22
la bomba esplose.
(Il "Time" 27 settembre 1963)
Il presidente Kennedy era stato il fautore della "Civil Right Bill".Dopo la
sua morte la legge era in pericolo. Al Senato il senatore Humphrey disse:
"Ora dobbiamo decidere se in questo paese debbono esservi due tipi di
cittadinanza o una cittadinanza di prima classe per tutti". Infine la legge
passò: il presidente Johnson la firmò il 2 luglio 1964.
(Guido Gerosa, a cura di, M.L.King, pro e contro, Mondatori, 1972)
Martin Luther King con Coretta e i figli. Era spesso via e gli rincresceva
che i suoi impegni per i diritti civili gli sottraessero quel tempo che un
padre avrebbe dovuto trascorrere con i suoi figli. Così quando era a casa
cercava di passare molto tempo con loro. "Non c'è mai stato un momento in
cui non siamo stati uniti nell'amore e nella dedizione, mai un momento in
cui abbia desiderato essere qualcosa di diverso dalla moglie di M.L.King".
(Coretta Scott King, La mia vita con M.L.King, Mondadori, 1969)
M.L.King credeva fermamente che i neri americani dovessero adottare i metodi
della nonviolenza sostenuti dal Mahatma Gandhi, il padre dell'indipendenza
indiana. La protesta non violenta non significa essere passivi. Significa la
non collaborazione totale con il male, la disponibilità a soffrire per ciò
che è giusto, ad andare in carcere e, se necessario, a morire per la causa.
"La non violenza tiene unita tutta la società, proprio come la gravità
mantiene la terra nella sua posizione. Ma quando si scoprì la legge della
gravitazione i nostri antenati non avevano idea dei risultati che la
scoperta avrebbe prodotto. Nello stesso modo, quando la società sarà
deliberatamente costruita secondo la legge della non violenza.
(Gandhi, La voce della verità. Gli scritti e i discorsi più importanti del
profeta della non violenza, Newton 1991)
Di tutti i leader della Rivoluzione nera negli Stati Uniti, nessuno è più
rispettato dal suo stesso popolo o più svillaneggiato dai segregazionisti
del Rev. Dr. Martin Luther King jr. Egli è il dodicesimo americano, e il più
giovane in assoluto, ad essere onorato col Nobel. Contro l'assegnazione del
Nobel a King ci sono state, ovviamente, reazioni furiose nel profondo Sud.
Ha affermato Leander Perez, segregazionista della Louisiana: "Ciò che questa
premiazione dimostra è soltanto l'influenza comunista. Vergogna !".
("Time" 23 ottobre 1964)

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