Arca dell`Alleanza Nel 1981 Steven Spielberg presentò un film
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Arca dell`Alleanza Nel 1981 Steven Spielberg presentò un film
Arca dell’Alleanza Nel 1981 Steven Spielberg presentò un film destinato ad avere un grandissimo successo di pubblico e a iniziare un nuovo filone cinematografico: I predatori dell’Arca Perduta. La trama, che sviluppava un’idea di George Lucas (quello delle Guerre stellari) mescolava qualche elemento biblico a molto materiale leggendario. Non è da dare però troppo la colpa allo sceneggiatore per aver accresciuto con elementi fantastici un nucleo arcaico, poiché a questa tentazione era già caduto anche qualche autore biblico. Le tappe di questo processo di crescita sono facilmente acquisibili in una buona enciclopedia o ancora più direttamente in un sito come Wikipedia (inglese). A noi qui interessa solo il problema teologico. Ma bisogna prima ricordare i momenti significativi all’interno della narrazione biblica. Il nome appare per la prima volta nel libro dell’Esodo (25,10ss), quando il Signore, dopo aver concluso al Sinai con Mosè e i suoi un’alleanza, impartisce le istruzioni per la costruzione di una tenda e, appunto, di una arca: Faranno dunque un’arca di legno di acacia: avrà due cubiti e mezzo di lunghezza, un cubito e mezzo di larghezza, un cubito e mezzo di altezza. La rivestirai d’oro puro: dentro e fuori la rivestirai e le farai intorno un bordo d’oro. Fonderai per essa quattro anelli d’oro e li fisserai ai suoi quattro piedi: due anelli su di un lato e due anelli sull’altro. Farai stanghe di legno di acacia e le rivestirai d’oro. Introdurrai le stanghe negli anelli sui due lati dell’arca per trasportare con esse l’arca. Le stanghe dovranno rimanere negli anelli dell’arca: non verranno tolte di lì. Sul coperchio si doveva porre un piatto dorato, il cosiddetto propiziatorio, e, accanto le statue di due cherubini. Costruita perciò per poter essere facilmente trasportata, precedeva gli ebrei nelle peregrinazioni nel deserto (Nm 10,33 ss). Sappiamo che le fu fatto attraversare il Giordano (Gs 3,3 ss) e che, poi, per sette giorni fu portata processionalmente attorno alle mura di Gerico (Gs 6,11ss). Nel libro dei Giudici sembra se ne perda traccia, ma riappare all’inizio del primo libro di Samuele (3,3 s) posta nel santuario di Silo. Da questo momento da oggetto di culto, ma comprimario, assume una posizione centrale. Portata in battaglia nella guerra contro i filistei, a seguito della sconfitta viene catturata e trasferita come bottino prima nel tempio della città di Ashdod, poi a Gat e infine a Ekron: ovunque manifesta verso i nemici la sua potenza nefasta, colpendoli con terremoti ed epidemie (1Sm 4-5). Una potenza tale, che le divinità locali non riescono a contrastare, per cui alla fine i poveri filistei si vedono costretti a rimandare l’arca nel territorio nemico. E qui dopo qualche girovagare, troverà ospitalità e culto nella casa di un certo Abidanab (1 Sm 6,1 ss) in un paesetto di confine. Non viene più ricordata, se non quando David, capo di una banda di razziatori e banditi, riuscirà a prendere il potere in Giuda e poi in Israele. Dopo aver conquistato Gerusalemme, città straniera, e averla posta come capitale del suo regno, concepisce il progetto di farne anche il centro religioso per tutto il popolo: fa portare l’arca a Gerusalemme e pensa di erigere attorno a lei un nuovo tempio. Non riuscirà a completare l’impresa, che verrà però condotta a termine dal figlio Salomone. E nel racconto della consacrazione del nuovo tempio (1 Re 8,6 ss) troviamo l’ultimo accenno dell’arca all’interno del complesso dei libri, che noi impropriamente definiamo come storici. Cosa è in seguito avvenuto dell’arca? Perché non se ne parla più? È andata distrutta nel momento della conquista di Gerusalemme da parte dei babilonesi nel 587 a.C.? Oppure è stata portata via come bottino? Ma come mai nell’elenco dettagliato degli arredi del tempio, che una cinquantina di anni dopo Ciro restituirà, non appare? E se è andata distrutta, perché non è stata ricostruita, come si è fatto per l’altare di Gerusalemme e poi per l’intero tempio? Tutte domande legittime, ma in parte fuorvianti, perché presuppongono l’attendibilità storica di tutti i racconti. Che invece sono ricostruzioni ideali di un passato per l’edificazione di un nuovo presente. Il testo biblico nasce nel tempo dell’esilio babilonese e durante la prima parte dell’epoca persiana. In questi anni si formano nell’ambiente sacerdotale i primi quattro libri del Pentateuco, dove il ruolo dell’arca è sottolineato. Ma negli stessi anni si coagula il libro del Deuteronomio, dove dell’arca si parla marginalmente. E pure nel medesimo periodo comincia a prender corpo quella catena narrativa, che dalle storie di Giosuè arriverà alla caduta della monarchia, all’interno delle quali il ruolo dell’arca appare per poi sparire. Posizioni diverse, che riflettono probabilmente il dibattito in corso sul come ricostituire la comunità e ricostruire i nuovi segni religiosi e politici di riferimento. Forse il simbolo dell’arca sembrò troppo limitato e d’altra parte troppo bellicoso. Possiamo pensare, che alla fine si siano imposte quelle posizioni, che emergono in una profezia attribuita a Geremia (3, 16 ss): Quando poi vi sarete moltiplicati e sarete stati fecondi nel paese, in quei giorni – oracolo del Signore – non si parlerà più dell’arca dell’alleanza del Signore: non verrà più in mente a nessuno e nessuno se ne ricorderà, non sarà rimpianta né rifatta. In quel tempo chiameranno Gerusalemme “Trono del Signore”, e a Gerusalemme tutte le genti si raduneranno nel nome del Signore e non seguiranno più caparbiamente il loro cuore malvagio. p.s. ciò nonostante qualcuno continuò a sognare dell’arca e, benché non avesse ancora potuto vedere il film di Spielberg, immaginò una sua fortunosa sopravvivenza attribuendo il tutto al povero Geremia (2 Mac 2,4-6): Si diceva anche nello scritto che il profeta, avuto un oracolo, ordinò che lo seguissero con la tenda e l’arca. Quando giunse presso il monte, dove Mosè era salito e aveva contemplato l’eredità di Dio, Geremia salì e trovò un vano a forma di caverna e vi introdusse la tenda, l’arca e l’altare dell’incenso e sbarrò l’ingresso. Alcuni di quelli che lo seguivano tornarono poi per segnare la strada, ma non riuscirono a trovarla.