La divina marchesa che incantò D`Annunzio e

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La divina marchesa che incantò D`Annunzio e
Cultura-Domenica
Arte
La divina marchesa che incantò
D’Annunzio e scandalizzò l’aristocrazia
di Stefano Biolchini 6 ottobre 2014
IN QUESTO ARTICOLO
Me dia
Argome nti: Arte | Luisa Casati | Gabriele
D'Annunzio | Coco Chanel | M an Ray | Casati
Stampa | Robert de M ontesquiou-Fézensac | Giacomo
Balla | Giovanni Boldini
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Gli occhi spiritati e segnati dal bistro, la figura slanciata, un
serpente per collana e con al guinzaglio affilati levrieri e
maculati ghepardi, trasformò la sua vita nello scandaloso
capolavoro d'artista che avrebbe ispirato i massimi pittori e
poeti della sua epoca. Perché a Luisa, nata Amman e divenuta
marchesa Casati Stampa, sopraffina dandy al femminile, solo il
banale non s'addiceva affatto. Lo intuì subito Gabriele
D'Annunzio, che la volle come amante e protagonista dei suoi
versi. Ai suoi piedi caddero Marinetti e molti altri, non solo
futuristi; a inserirla in canzoniere fu anche il conte di Robert de Montesquiou-Fézensac, che
la ebbe per amica e per acquirente della casa parigina; a idolatrarla il gotha degli artisti e
dei mondani dell'epoca. Coco Chanel e i maggiori couturier la ebbero per ispiratrice, i loro
eredi contemporanei come faro; i più grandi gioiellieri inanellarono le sue dita affusolate e
incastonarono con brillanti e preziosi, in forma di felini e boa, le sue braccia nervose. Aveva
fama di strega e come una pantera, lei amava la notte e del bel mondo della notte si beava
d’essere inarrivabile maîtresse, noncurante dei lazzi e delle maldicenze della retriva
aristocrazia italiana che, forse invidiandola, non le perdonava le immense ricchezze e la
sfrontatezza con cui inanellava amanti e successi mondani. Dopo la separazione
dall’aristocratico marito, la famiglia provò a far calare su di lei l’oblio; lei ripagò tutti
incrementando le spese e dando il la alle voci più strane nonché ai festini più esclusivi, con i
cronisti di tutti il mondo che la eleggevano donna più elegante d’Italia. La sua fu insomma
una vita da protagonista, giocata sullo scacchiere internazionale, che la elesse a modello di
altera, disinvolta elegante originalità.
E così, come attraverso l'imbuto di un cangiante caleidoscopio noi attraversiamo il
misterioso palazzo veneziano Fortuny che con la mostra La Divina Marchesa, rende
nuovamente vita e brillio all'epoca, e che epoca, di cui lei fu musa, mecenate e magica
ispiratrice per i molti artisti, da Giovanni Boldini a Paolo Troubetzkoy, da Giacomo Balla ad
Alberto Martini, da Cecil Beaton a Man Ray che a più riprese la ritrassero quale indomita
icona dell’affascinante e ormai lontano mondo che fu, che la seconda guerra mondiale
avrebbe spazzato via con la stessa furia con cui Luisa Casati avrebbe consumato il suo
immenso patrimonio di maggior ereditiera del Regno d'Italia appena al debutto del ‘900.
La stessa marchesa di Soncino che possedette e riempì di capolavori da Palazzo Venier dei
Leoni al parigino Palais Rose, che movimentò con alcune fra le più eccentriche e belle feste
in costume, dopo una vita sempre in proscenio con sempre indosso la maschera della
protagonista, nel 1957 morì povera a Londra, scambiando per capriccio i pochi gioielli
rimasti e i resti di una collezione di ritratti che fu immensa. Perché come scrive Graham
Green “Bisogna abbandonarsi al lusso. E poiché la povertà ha la tendenza a colpire
improvvisamente come l'influenza, è bene disporre di bei ricordi per i tempi bui” .
La quanto mai raffinata e nostalgica mostra La Divina Marchesa, arte e vita di Luisa Casati
dalla bella époque agli anni folli, è al veneziano Palazzo Fortuny fino all'8 marzo 2015.
Curata da Gioia Mori e Fabio Benzi, è coprodotta dalla Fondazione Musei civici di Venezia e
da 24 ore cultura, Gruppo 24 ore.
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La div ina m archesa che
incantò D’Annunzio e
scandalizzò l’aristocrazia
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Luisa Casati, la div ina
m archesa che incantò
D'Annunzio