Pedullà Walter, Il mondo visto da sotto. Narratori meridionali del `900

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Pedullà Walter, Il mondo visto da sotto. Narratori meridionali del `900
Pedullà Walter, Il mondo visto da sotto. Narratori meridionali del '900, Rubbettino Editore, Soveria
Mannelli (CZ), 2016, pp. 638, euro 19,00
Confesso che aspettavo questo libro Il mondo visto da sotto di Walter Pedullà, edito da Rubettino ed
apparso or ora.
Lo aspettavo come si aspetta chi potrebbe risolverti i dubbi, aprirti una speranza, alzare una
bandiera, segnare un percorso. Lo aspettavo ora che le nebbie di Avalon hanno del tutto avvolto le
generose generazioni dei meridionalisti, i Dorso, i Salvemini, consacrandone la gloria, il mito, ma
anche il definitivo tramonto come efficaci operatori nella storia a venire.
Così la questione meridionale ritorna, ma per sparire definitivamente come il dio della soluzione
tragica che appariva agli occhi dello stupefatto spettatore, per spiegargli il destino dei personaggi, ma
per non riapparire mai più.
E si capisce perché.
Pedullà lo dice a chiare lettere.
La globalizzazione ha rivelato un Sud dopo il Sud ed un altro ancora ed ancora in maniera
ineluttabilmente infinita.
Ma chi è Pedullà?
Professore emerito di letteratura italiana alla Sapienza, è uomo del Sud intento a raccogliere, ma
solo in apparenza,i saggi composti sulla letteratura meridionale in sessant’anni di militanza critica
giacché è stato collaboratore del Messaggero, del Mattino e di numerose riviste specialistiche e non.
Solo in apparenza dicevo, giacché innanzitutto il testo appare un gigantesco pantheon delle glorie
meridionali, da Pirandello ad Alvaro, da Lampedusa a Sciascia.
Le glorie sono anche avanguardie che hanno sperimentato nuovi ed incisivi linguaggi, mescolando
scomponendo.
Ma la cosa importante è un’altra.
Il mondo è visto con umorismo con un sottile sorriso in Pirandello, ma è tragico in Calabria.
Lì nei racconti di Alvaro, Melusina è un ritratto tragico appunto.
La prosa di Pedullà è veloce ed ha al suo interno una lieve nota di umorismo, ma prevale la
gravitas.
La velocità cattura la mutevolezza tragica degli eventi, della condizione meridionale. Ed allora si
comprende.
La questione meridionale è morta, ma anche risorta.
Si è velocemente trasformata, non nel senso che è divenuta settentrionale, ma nel senso più
profondo che si è dilatata immensamente.
Essa ormai denuncia la tragedia di una disuguaglianza senza pari.
Il capitalismo aveva dentro di sé la disuguaglianza nel senso che i profitti veniva interamente
assorbiti da una classe egemone, ma ora che la crisi è divenuta globale accade che le perdite non sono
assorbite dalla stessa classe, ma ricadono sulle masse globali sicché i ricchi divengono sempre più
ricchi mentre la disuguaglianza si accentua fino alle formule che vediamo oggi, emigrazione imponente
di interi popoli.
La crisi dell'Europa è crisi strutturale e gigantesca.
La questione meridionale ci aiuta a comprenderlo dato che Meridione è ormai tre quarti del globo.
Carmelina Sicari
Recensione pubblicata sul n.149-150 [gennaio-giugno 2016] della Rivista “Calabria Sconosciuta”