SCHUBERT: LA MORTE E LA FANCIULLA, IL
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SCHUBERT: LA MORTE E LA FANCIULLA, IL
Conservatorio di Musica «L. Perosi». Campobasso TRIENNIO Sperimentale «Repertori Vocali da Camera nell’Ottocento» Anno Accademico 2001 – 2002 Sessione autunnale SCHUBERT: LA MORTE E LA FANCIULLA, IL LIED e IL QUARTETTO Elaborato nelle discipline: Storia della Musica da camera dell’ottocento, Analisi Musicale, Critica del testo Musicale, Storia della poesia per musica, Analisi musicale, Critica delle interpretazioni storiche con elementi di Discografia, Armonia, Elementi di fonetica tedesca Docenti: Barbara Lazotti Piero Niro Luigi Pecchia Barbara Vignanelli Studente: Fabiana Sisto 1 Schubert autore de La Morte e la Fanciulla: il Lied e il Quartetto - PREMESSA Tra il Medioevo e il Rinascimento, in un periodo di circa cento anni, si verifica uno stravolgimento del pensiero attinente al rapporto tra i viventi e i morti, al morire e alla precarietà della vita, assumendo connotati destinati a influenzare a lungo le età successive. Epidemie frequenti e distruttive come la “Peste Nera” e ricorrenti crisi climatiche con conseguenze sul piano economico e sociale, portano alla ribalta e rendono popolare il tema della morte nella sua valenza universale. La paura delle epidemie, inserendosi con prepotenza nella vita quotidiana dell’epoca, scatena in maniera rilevante il fascino della morte, individuabile in una lunga serie di testimonianze nell’arte e nella cultura del tempo. Questa ossessione trova origine nel dissidio tra gli splendori e l’aumento del benessere della vita,verificatosi dall’XI sec., e l’inevitabile putrefazione che accompagna la morte segnando la conclusione del percorso terreno La morte indica la fine della vita, ma, secondo la dottrina cristiana, inaugura anche l’inizio della vita eterna dell’anima; per cui il credente non deve essere preoccupato per la sorte del corpo dopo la sua dipartita,l’unica cosa che conta è la sua salvezza spirituale. Per gli uomini del XIII secolo, invece, l’accresciuto attaccamento ai beni terreni, alla fama, al successo e al potere, è tale da non riuscire a tollerare il pensiero di un distacco forzato dalle gioie dell’immanente. La conseguenza di questo fenomeno è un acceso 2 incitamento al godere della vita terrena, uno sconfinamento nel vizio e nella lussuria La gente sembra essersi scordata del paradiso. La chiesa, per frenare questo allontanamento dai temi spirituali, trova come soluzione l’uso dei registri emotivi della paura e del terrore, accogliendo all’interno degli edifici sacri una serie di temi macabri incentivandone la diffusione. Sull’uso emotivo di queste tematiche si basa la maggior parte dell’iconografia occidentale della morte, sviluppandosi, in ambito teatrale, in un genere denominato Danza Macabra. Tale commedia teatrale tratta il tema della morte in forma drammatica; in queste recite la Morte, rappresentata come orrendo scheletro, e le sue vittime si muovono lentamente con portamento nobile e dignitoso accompagnate, nel loro incedere, da suonatori e musicanti. Questo tipo di rappresentazione fa riferimento anche alla credenza molto diffusa tra il popolo, all’epoca, che le anime dei defunti ballassero di notte nei cimiteri e che attirassero nella loro danza anche i viventi, i quali, entrando nel cerchio danzante, morivano immediatamente. Il genere teatrale della Danza macabra ha sicuramente ispirato Matthias Claudius nella composizione del testo Der Tod und das Maedchen, (La Morte e la Fanciulla) e in particolare il poeta accoglie nella sua opera il riferimento all’immagine della morte come scheletro. L’altra protagonista della scena drammatica, la fanciulla, trova la sua origine in una tradizione mitologica molto antica. Il tema della morte, accompagnata ad una giovane figura femminile era già presente nel mito greco di Persefone. La nota vicenda rappresenta Persefone nell’atto di cogliere un fiore, ma il terreno si apre e dal sottosuolo esce il dio Ade che la rapisce e la 3 conduce negli Inferi. Questa antica immagine del mito greco prende una nuova forma alla fine del XV secolo e diventa il tema della “Morte e la fanciulla”. In molte opere di questo periodo, la morte viene raffigurata affiancata ad affascinanti giovani donne o con delle bellissime vergini., immagine che rimanda al confine oscuro tra la sessualità e la morte. Nonostante la Morte sia coinvolta in una sensuale relazione con la fanciulla, relazione che con il tempo diverrà sempre più di carattere erotico, persiste ancora un monito moralistico: la vita è breve così come la prorompente bellezza femminile. Il componimento poetico di Matthias Claudius, apparso per la prima volta nell’Almanacco di Goettingen nel 1775, fornirà a Schubert l’ispirazione per uno dei suoi Lieder più insoliti e dall’ispirazione fortemente drammatica. 4 Cenni analitici sulla struttura musicale e sulla forma poetica del Lied Der Tod und das Maedchen può essere senz’altro inserito tra i Lieder drammatici di Schubert, ma va chiarito in che termini è utilizzata la parola “drammatico”. Numerosissime definizioni sono state applicate ai Lieder di Schubert caratterizzati da monologhi drammatici e testi dialogati: scene liriche, Liedszene, ballate…ma la maggior parte di questi termini, per svariati motivi, è parsa non adeguata a definire questo genere. Si è optato, quindi, per la scelta dell’espressione “scena drammatica” che presenta almeno due vantaggi: il primo riguarda il fatto che questa denominazione appare frequentemente connessa a questo tipo di Lied negli scritti critici del XIX e XX secolo; il secondo aspetto consiste nel fondamentale significato del termine drammatico riferito a questo genere musicale. Nelle scene drammatiche il testo è declamato da uno o più personaggi identificabili che mettono in scena un’azione, infatti la caratteristica peculiare di questi Lieder risiede nella drammatica progressione del tempo, non in una sospensione lirica (cit. da M. Wing Hirsch: Schubert’s Dramatic Lieder). In questo tipo di produzione liederistica, è stata determinante l’influenza di molti altri modelli compositivi, primo fra tutti, quello della scena operistica, che sviluppa il fluire dell’azione attraverso una serie di elementi musicali diversi, come l’aria, il recitativo, i duetti etc… Ovviamente, per quanto riguarda il Lied Der Tod und das Maedchen siamo lontani da un modello così complesso,ma siamo altrettanto lontani dal Lied strofico così concepito dalla tradizione contemporanea a Schubert. Nel 5 poema in due stanze di Matthias Claudius, agiscono due personaggi diversi: la Fanciulla e la Morte. Il poeta caratterizza entrambi i partner del dialogo non solo attraverso la scelta delle parole, ma anche grazie ad astuti mezzi metrici. L’inizio della strofa della Fanciulla è reso da una particolare disposizione metrica: i primi due versi sono formati entrambi da tre parole, e ciò fa in modo che la declamazione del testo appaia interrotta e affannata, quasi a sottolineare l’orrore e l’angoscia della Fanciulla, ma anche, aspetto fondamentale, il suo senso di smarrimento. Sembra quasi che la Fanciulla sia, allo stesso tempo, terrorizzata e attratta dalla Morte. Schubert segue questo modello lirico trasferendo i versi della prima strofa di Claudius in una struttura tripartita: ad una frase preliminare di quattro battute segue una frase di tre battute caratterizzata da una progressione discendente ad intervalli di quinta chiusa da un epilogo in cui le tonalità parallele di re minore e fa maggiore si alternano nella chiusura delle due battute finali. Questo tipo di costruzione determina una strofa decisamente asimmetrica dal momento che Schubert si trova a dover inserire quattro versi in una struttura ternaria. Tale asimmetria concorre all’agitazione del momento drammatico insieme ad altri artifici compositivi come il brusco inizio in levare e le violente appoggiature del canto, il pulsare ossessivo degli accordi nella parte dell’ accompagnamento pianistico e l’intensità delle impetuose armonie ideate secondo un quadro di cesure armoniche in cui le risoluzioni degli accordi dissonanti non corrispondono alle parole in rima. Anche nella messa in musica del terzo verso, forma poetica e sintassi armonica prendono strade diverse, in quanto alla parola in rima “Lieber”, in cui Schubert ha percepito il culmine della passione, corrisponde l’accordo del settimo grado di fa maggiore ( diversamente dall’uso fatto finora della settima diminuita ) la cui risoluzione della nona appare per la prima volta nella prima battuta dell’ epilogo; inoltre la trasformazione ritmica delle 6 battute 16-19 , con la ricomparsa del ritmo funebre iniziale, mostra la resa finale della Fanciulla alla Morte. Il tocco della Morte coincide con la frase dell’epilogo “und ruhre mich nicht an” ripetuta due volte da Schubert per mantenere le proporzioni; ora la Fanciulla è silenziosa ma si ode ancora un’eco della sua disperazione nelle due battute del pianoforte che precedono le parole della Morte. Con l’entrata in scena della Morte, Schubert torna ad una costruzione regolare del periodo musicale. Mentre la strofa della Fanciulla è caratterizzata da una sintassi asincrona, la strofa della Morte si può descrivere come un periodo doppio, la cui regolarità appare perfetta; ai quattro versi di Claudius corrispondono quattro frasi musicale, la fine delle quali è segnata sempre da una solida armonia con accordi allo stato fondamentale. Questo impianto così regolare contribuisce a rendere rassicurante la figura della Morte il cui discorso impressiona anche perché essa si pone sia come potenza sovrannaturale (e infatti nei primi due versi di Claudius mancano riferimenti all’ uso del pronome personale ich), sia come amica gentile (nel terzo verso la Morte parla in prima persona). Da qui ne deriva un’immagine sdoppiata della Morte che la fa apparire, agli occhi della Fanciulla, allo stesso tempo terribile e attraente. Non a caso nei versi di Claudius i due termini chiave di questa ambivalenza, strafen e schlafen rimano in perfetta assonanza. Il carattere di questa seconda strofa è tranquillizzante anche per l’uso che Schubert fa dell’armonia; per illustrare la benevolenza della Morte, dirige la tonalità di apertura, re minore, in un processo di modulazioni transitorie che coinvolgono alcune tonalità maggiori (prima fa maggiore, poi si bemolle maggiore) per arrivare alla tonalità finale di re maggiore. Inoltre l’effetto di raggiunta pace è ottenuto anche dall’ingrandimento delle prime quattro armonie del preludio nei collegamenti accordali delle prime quattro battute della strofa della Morte. Altre caratteristiche contribuiscono 7 a questo straordinario ritratto della Morte: l’inesorabile scansione del ritmo della pavane, riconducibile al preludio iniziale e il tono recitativo tipico dell’oracolo operistico ( cfr. Gluck, Alceste batt.107 e seguenti ). Come le linee cromatiche discendenti del basso, così anche il ritmo della Pavane è uno dei simboli musicali preferiti da Schubert per rappresentare la Morte insieme anche al modo non del tutto melodico di trattare la linea del canto. La solenne salmodia della Morte, fissa su un unico suono, contrasta evidentemente con l’arco melodico della linea vocale della prima strofa, così come le lunghe frasi, il ritmo lento e le dinamiche incentrate su tutte le sfumature del piano e del pianissimo. Le ultime parole della Morte si adagiano sul poderoso ritmo della pavane, che nella nuova tonalità, ricorda l’andamento di una ninna nanna, al ritmo della quale la Fanciulla finalmente trova ristoro ai suoi affanni. Le due strofe di questo Lied sono racchiuse da un’introduzione e da un epilogo pianistico che presentano caratteristiche singolari. La prima strofa è preceduta da otto battute iniziali in cui il pianoforte scandisce un ritmo funebre nella tonalità di Re minore che già ci immette nel clima della vicenda. Questa introduzione trova un’eco alla fine del Lied dove, però, l’autore inserisce cambiamenti significativi. Nell’introduzione, la linea superiore del corale e le parti intermedie si muovono per gradi in senso ascendente, testimoniando comunque una volontà vitale, quasi un timido, ma coraggioso distacco dall’andamento funebre. Nell’epilogo, invece, le scale ascendenti delle parti intermedie sono state sostituite da Schubert con scale discendenti, e la voce acuta del corale, parafrasando la strofa della morte, rimane fissa su una stessa nota per scandire la resa finale della Fanciulla nelle braccia della Morte. Inoltre il contrasto è reso ancora più significativo dal cambio di tonalità, dal cupo re minore iniziale, si passa 8 alla tonalità di re maggiore, in un progressivo “schiarimento” della tonalità che percorre tutto il Lied. In questo senso non si può parlare di due tonalità distinte o dell’epilogo come “variante in maggiore” della tonalità iniziale, ma è come se Schubert ci avesse mostrato anche nel percorso armonico, qualcosa di più profondo, ossia la doppia interpretazione della Morte: da una parte, crudele Knochenmann che strappa alla vita un fiore appena sbocciato, dall’altra, amica gentile nelle cui braccia è possibile trovare l’agognato riposo. Questa tesi potrebbe essere avvalorata anche dalla scelta della tonalità di Re maggiore, già utilizzata da Bach nella messa in Si minore come tonalità legata al concetto di resurrezione1. 1 cit. da Sebastian Urmaneit “Untersuchungen zu Schuberts Klavierlied Der Tod und das Maedchen 9