La nostra Europa Edgar Morin
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La nostra Europa Edgar Morin
La nostra Europa di Edgar Morin , Mauro Ceruti Raffaello Cortina, 2013 169 pp., 10,20 € Democrazia: obiettivo Europa. La lettura del libro La nostra Europa di Edgar Morin e Mauro Ceruti è guidata da due domande: Cosa possiamo sperare? Cosa dobbiamo fare? Oggetto di analisi e riflessione dei due studiosi è l’Europa: uno dei frutti non ancora maturi del Novecento. Il concetto di Europa è analizzato alla luce di alcune categorie: geografia, cultura, storia e società. E’ difficile infatti fornire una definizione completa del concetto di Europa. Per Europa geografica intendiamo uno spazio geografico unico e molteplice, a geometria variabile, circoscritto da frontiere permeabili. L’Europa culturale, è policentrica ma radicata nelle culture locali, che germogliano da due“diverse radici”: quella greco-romana da una parte e quella ebraico-cristiana dall’altra. L’ originalità dell’Europa sta proprio nella complementarità e conflittualità delle sue radici. Storicamente l’Europa nasce due volte. L’Europa moderna vede la luce insieme alla prima colonizzazione. Essa è costituita dall’accumulo di stati nazionali, ed è da subito minata alla base da due “malattie”: la purificazione omologatrice e la sacralizzazione delle frontiere. Quest’Europa vede presto il declino, infatti “nel 1945 l’Europa moderna era morta”, affermano gli autori. Quando cambia la prospettiva alla base della costituzione europea, nel rispetto e nella promozione della complessità e della diversità di ciascuna nazione, è allora che nasce l’Unione Europea. Essa, non si definisce più come territorio, ma come progetto, si pone quindi come una entità politica e non più geografica. Quali i limiti di questo progetto? L’Europa rischia una involuzione e una decomposizione e, priva di una politica estera e di una politica di difesa comune, rischia una paralisi politica. Il deficit di democrazia che l’Unione Europea soffre in questo periodo, la conduce a trascurare gli obiettivi sociali per privilegiare obiettivi puramente finanziari. Gli autori asseriscono con fermezza l’urgenza di un progetto politico europeo, non rinchiuso in un piano economico e quantitativo ma aperto verso la società, la solidarietà, la convivialità. L’identità molteplice dell’Europa non deve rappresentare un ostacolo, ma uno slancio verso quello che gli autori salutano come umanesimo europeo, un umanesimo dei diritti umani, dei diritti delle donne, della libertà-ugaglianza-fraternità, della democrazia, della solidarietà. L’Europa detiene oggi due vocazioni fondatrici: una culturale e una politica. La vocazione culturale si basa sul principio fondante dell’Europa: l’unità nella diversità e la diversità nell’unità, e vede come luogo privilegiato l’Università perché “L’Europa ha creato l’Università come luogo di interfecondazione fra saperi molteplici e plurali. L’università a sua volta ha creato l’Europa”. D’altra parte l’Europa politica deve assegnarsi la missione, che è altruista e egoista a un tempo, di proteggere, rigenerare, rivitalizzare, sviluppare e reincarnare la democrazia. L’Europa ha bisogno di una nuova via: noi europei, come comunità di destino dobbiamo individuarla e percorrerla insieme.