Casa Madre da - Missionari della Consolata
Transcript
Casa Madre da - Missionari della Consolata
da Casa Madre ANNO 88 - N.4 - APRILE 2008 ISTITUTO MISSIONI CONSOLATA PERSTITERUNT IN AMORE FRATERNITATIS Michelangelo Merisi da Caravaggio, Incredulità di S. Tommaso 1600, Potsdam, Bildergalerie Editoriale P. Giuseppe Ronco, imc Il pesce d’aprile Editoriale Il nostro pesce (Gesù Cristo Dio Figlio Salvatore) è Cristo 2 Due edizioni per il Da Casa Madre Vorrei aprire questo editoriale con una informazione tecnica importante. Dal numero di aprile, fino al numero di settembre 2008, Da Casa Madre uscirà in due edizioni. La prima seguirà lo schema abituale, con copertina a colori e fotografie. Essa è destinata a coloro che possiedono la banda larga per Internet. La seconda, raccoglierà solo i testi, senza copertina e senza fotografie. Essa è destinata a coloro che accedono a Internet per via linea telefonica. Essendo ridotta, sarà facile scaricarla in tempi molto brevi. A coloro che sono iscritti nella mailing list del Da Casa Madre, verrà inviata la seconda edizione, ma nella lettera di invio verrà segnalato il link per scaricare la prima edizione. Per la stampa, coloro che sono interessati ad avere il Da Casa Madre in A3 ad alta risoluzione, lo possono chiedere al Segretariato. Durante la Consulta si chiederà ai Superiori di valutare le due edizioni e di suggerire come dovrà essere l’edizione finale. Un’altra precisazione è necessaria. Stando il criterio che Da Casa Madre non pubblica notizie già pubblicate sul Sito, e per evitare confusioni, coloro che desiderano pubblicare notizie sul Da Casa Madre, devono inviarle unicamente all’indirizzo del Da Casa Madre: [email protected], senza inviare copia all’Infosito. Coloro che invece desiderano pubblicare sull’Infosito, devono inviare il documento solo all’Infosito: [email protected], senza copia al Da casa Madre. Ciò faciliterà di molto il lavoro redazionale. Tempo pasquale: tempo di gioia L’annuncio pasquale risuona in tutta la chiesa: Cristo è risorto, egli ha vinto la morte, ci richiama, con la potenza del suo amore, ad una vita nuova, affida a tutti noi il com- da Casa Madre - 4/08 pito e la missione di essere i testimoni viventi della sua risurrezione. Battezzati, siamo membra del Cristo risorto; in lui accediamo progressivamente ad una “ vita nuova”, purificata dai fermenti del peccato. Ogni volta che il male è vinto, che l’amore trova le sue autentiche espressioni, è la Pasqua che trionfa, è Cristo che s’immerge nel nostro male quotidiano per redimerlo e farlo diventare evento salvifico. “Esci dalla tua sete di dominio e cerca di fare della tua vita un servizio di amore. Esci in campo aperto e prendi la strada del Vangelo. Semina la gioia gridando silenziosamente con il tuo comportamento che Cristo ti rende felice. Grida con la vita che Cristo è vivo, e che la Chiesa è il luogo e lo spazio dove si attesta che Lui è il Signore risorto. Questo è il modo più autentico di cantare l’Alleluia pasquale” (Mgr Magrassi) Nella “grande domenica”, cioè nello spazio dei cinquanta giorni in cui la Chiesa con grande gioia celebra il sacramento pasquale, la liturgia romana ricorda anche la Madre di Cristo, che esulta per la risurrezione del Figlio e che insieme agli Apostoli persevera in preghiera ed attende con piena fiducia il dono dello Spirito Santo (cfr. At 1,14). In questa luce la Chiesa, quando nel compimento della sua missione materna celebra i sacramenti pasquali, contempla nella beata Vergine Maria il modello della sua maternità e riconosce nella Madre di Cristo l’esempio e l’aiuto per la missione evangelizzatrice, che Cristo, risorto dai morti, le ha affidato (cfr. Mt 28,19-20) (Messe della Beata Vergine Maria. 50). Alcune ricorrenze Le ricorrenze principali da segnalare, in questo mese, sono la festa di S. Marco (25 aprile), in cui si celebra anche la giornata mondiale contro la malaria. Marco è l’autore del vangelo più antico, forse scritto prima della distruzione di Gerusalemme (70 d.C.). Non si sa se conobbe Gesù. Fu seguace dell’apostolo Paolo e in seguito di Pietro. Viene venerato come santo da varie chiese cristiane, tra cui quella cattolica, quella ortodossa e quella copta, che lo considera come proprio patriarca e che fonda la propria dottrina sul suo insegnamento. Ancora oggi le guide spirituali copte vengono considerate dai fedeli “successori di San Marco”. Il 7 aprile ricorda la Giornata mondiale della salute indetta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In Brasile, il 17 aprile ricorda la giornata mondiale della lotta campesina. p. Giuseppe Inverardi, imc Il titolo che mi è stato affidato pone dei confini. Fortunatamente. Non sarei capace e non oserei parlare di S. Paolo. Ma in relazione a me...posso soffermarmi su alcuni dei tratti della sua personalità e insegnamento che mi toccano e destano stupore. 1. Il primo è la sua profonda convinzione di essere chiamato e di essere apostolo. Quasi sempre all’inizio delle lettere dichiara la sua identità. Basti una citazione per le tutte possibili: “Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunziare il vangelo di Dio... (Rm 1:1). A livello psicologico ed operativo l’identità è di somma importanza: è un percepirsi nella verità e permette un esercizio chiaro della propria vocazione e missione. Per Paolo - e per tutti - è motivo di forza e coraggio nel cimentarsi con le innumerevoli difficoltà e sfide che lui stesso enumera: lapidazione e percosse, fame e sete, freddo e nudità, pericoli dai pagani e dai fratelli, pericoli nelle città, sul mare e nel deserto. (Cfr 2 Cor 11:23-29). La sua è una identità nata dal travolgente incontro con Cristo, amato intensamente e poi imitato in modo mistico. Diventa una cosa sola con il suo Signore: “Sono stato crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me.” (Gal 2:20) “ Per me il vivere è Cristo” (Fil 1.21). Protettore Annuale Chi è San Paolo per me 2. E’ tale convinzione, identità e amore che lo spingono sulle vie del mondo come apostolo prescelto per le genti. Ulteriore identità, questa, che lo qualifica rispetto a Pietro e agli altri apostoli e che determina la sua prassi missionaria. Dimostra di essere appassionato, fervido, intrepido, sicuro. Tuttavia queste caratteristiche da uomo forte e impavido sono accompagnate da grande umanità: L’amicizia che lo lega a molti, che spesso nomina singolarmente Si sente amorevole nutrice delle comunità che ha generato alla fede Soffre la forzata separazione da persone e chiese Ama come padre Tito e Timoteo Fa parte di questa umanità il drammatico strappo con Barnaba a motivo di Marco. Uno strappo vissuto con intensità di sentimenti, come esprime il verbo usato da Luca. Una rottura di comunione di giganti e di artisti dell’evangelizzazione, che spesso si ripeterà nella storia. Ma è bello notare la conversione di da Casa Madre - 4/08 3 Paolo. Scrive a Timoteo: “Prendi Marco e portalo con te, perchè mi sarà utile per il ministero.” (2 Tim 4:11). Paolo si ricrede e si riconcilia. Protettore annuale E’ un grido della sua umanità la supplica di essere liberato dalla spina che lo trafigge e lo fa soffrire immensamente. Molti esegeti hanno cercato di indentificarla, ma senza nessuna certezza. Io ringrazio Paolo per non averle dato un nome. Vi trovo ogni debolezza e sofferenza che va di pari passo con la vita e con la missione, toccandole profondamente. Basta la grazia del Signore! Inoltre, la debolezza rende umani e comprensivi, umili e supplichevoli. 4 Trovo il vertice della sua umanità nella delusione espressa a Timoteo perchè Dema lo ha abbandonato, perchè Alessandro il ramaio gli ha causato molti mali, e perchè nella sua difesa in tribunale nessuno l’ha assistito e tutti lo hanno abbandonato (Cfr. “ Tim 4:9-18). Il suo sconforto...è di consolazione al missionario che al tramonto della vita, dopo aver dato tutto, si sente solo. Ma, afferma Paolo, il Signore stesso gli è stato vicino e gli ha dato forza. Solo Lui è la ragione e il coraggio per la missione vissuta spesso nell’aridità, delusione e situazioni martiriali. Cadono le ideologie e teologie, e spesso gli uomini si allontanano. Rimane Lui e la fede in Lui. Paolo sa in Chi ha creduto! Così il missionario. 3. Una ulteriore dimensione che mi piace nell’Apostolo è la cooperazione esercitata con molti nell’annunciare il vangelo e nel fondare, animare e far crescere le comunità. I più famosi: Barnaba, Marco, Luca, Tito e Timoteo. Ma anche: Prisca e Aquila, Urbano, Trifena e Trifosa, Perside. Sono uomini e donne che Paolo esplicitamente denomina “miei collaboratori in Cristo Gesù...” Questi nomi si trovano alla fine della lettera ai Romani (Cfr Rom 16: 1.16), ma ve ne sono tanti altri sparsi negli Atti e nelle lettere. Paolo è intelligente, mistico e teologo. Paolo insegna e scrive, è fondatore e animatore, maestro e guida. Ma non agisce da solo e non monopolizza. Sollecita cooperazione. Spesso nelle sue lettere alle chiese non si presenta solo ma con i suoi cooperatori: Paolo e Sostene nella prima ai Corinzi; Paolo e Timoteo nella seconda ai Corinzi, ai Filippesi e ai Colossesi; Paolo, Silvano e Timoteo da Casa Madre - 4/08 nelle due lettere ai Tessalonicesi. Molte volte manda alcuni alle comunità come suoi ambasciatori: per inviare notizie e riceverne, e per esortarle, consolarle e confermarle nella fede. Li presenta lodando la loro fede e fedeltà, il loro zelo e attacamento. Con cuore vigile e sollecito, Paolo è sempre presente nelle chiese. 4. Questo spirito di cooperazione conduce a un’altra caratteristica dell’Apostolo: l’umiltà. Una caratteristica che può sfuggire nella ricchezza e profondità dell’insegnamento di Paolo. Ma che non sfuggì all’Allamano e a S. Agostino. Per l’Allamano S. Paolo è l’icona della costanza ed energia, del coraggio e dello zelo, ma anche dell’umiltà. Dice: “Operò molto perchè fu molto umile.” E altre stupende espressioni sull’umiltà suggeritegli dalla vita ed esempio di Paolo (VS pag. 810). Che l’Apostolo si sia autodefinito “l’infimo fra tutti i santi” (Ef 3:8) e “l’infimo degli apostoli” (1 Cor 15:9) induce spesso S. Agostino a parlare della sua umiltà. E’ innamorato dell’umiltà di Paolo, come lo è - ovviamente più ancora - di quella del Verbo fatto uomo. Molte volte commenta il nome stesso. “Che vuole dire ‘Paolo’? Paolo in latino equivale a ‘poco.’ Poco perchè ‘ultimo.’ L’ultimo degli Apostoli.” L’umiltà rende grandi e amabili. I lodatori di se stessi, delle proprie imprese e successi non sono graditi. 5. Un sentimento che non cessa mai di sorprendermi in Paolo è la gratitudine. “Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi.” (Rom 1:8) “Ringrazio continuamente il mio Dio per voi.” (1 Cor 1:4). Solo due citazioni. Ma con eccezione della lettera ai Galati e a Tito, la riconoscenza è sempre espressa da Paolo all’inizio delle sue lettere, o poco dopo. Gratitudine a Dio, alle chiese, alle persone. I motivi sono molteplici: la fede dei romani, nota in tutto il mondo; la grazia di Dio e tutti i doni della parola e della scienza nella prima ai Corinzi; la fede e l’amore verso tutti i santi in Efesini; la cooperazione alla diffusione del vangelo in Filippesi. E l’Apostolo non si limita ai doni spirituali. E’ uomo...per cui è grato anche per l’affetto che le chiese gli dimostrano e per l’aiuto finanziario che gli fanno pervenire (Cfr Fil 4: 10-20.) Non c’è missionario che sia così poco uomo da non aver bisogno del viatico dell’affetto e dell’amore! Il suo significato nella tradizione e nella espressione popolare p. Matthieu Kasinzi, imc Introduzione Vorrei iniziare questa riflessione, giustificando il motivo o ragione della scelta di questo tema. Ecco la ragione: il XI Capitolo Generale del Istituto Missioni Consolata, stipula: “Il Dialogo Interreligioso è l’atteggiamento fondamentale del missionario che vuole entrare in relazione con i popoli, le grandi religioni, quelle tradizionali e le altre espressioni religiose della modernità, senza rinunciare all’annuncio esplicito. Il Dialogo Interreligioso permette inoltre di approfondire con ogni popolo il senso della vita e il trascendente nell’ambito della teologia delle religioni. Tale dialogo, realizzato ai vari livelli (di vita, opere, esperti, esperienza spirituale), ci fa solidali con l’umanità alla ricerca della verità e qualità della vita, e ci invita a superare atteggiamenti esclusivisti nella concezione della salvezza.”(XICG,77) Nel rapporto Islamo-Cristiano, il discepolo di Gesù ha il compito di considerare anche la realtà dell’Islam, andando incontro ai Musulmani ed entrando in dialogo con essi, per quanto è possibile. Il missionario di Cristo in tensione verso la santità deve camminare, solidale con i Musulmani, riconoscendo che “Il loro Dio e il nostro, è Uno Solo e lo Stesso, e noi siamo tutti fratelli e sorelle nella fede di Abramo. Così, è naturale che abbiamo molto da condividere con loro a proposito della vera santità, nell’obbedienza e nell’adorazione di Dio. Biennio di santità La "Santità" nell'islam Ma prima di tutto, cerchiamo di conoscere l’Islam, in questo caso preciso, vediamo cosa dice Il Corano sulla santità e cosa credono i Musulmani riguardo alla santità. La santità nell’Islam Ho trovato in queste parole del Capitolo grande ispirazione e suggerimento e ho così pensato che il Biennio di Santità potrà anche essere il tempo per dare uno sguardo alle altre grandi religioni, per renderci conto della realtà della santità tra i credenti di queste religioni. Per non divagare molto, presenterò la Santità nell’Islam, partendo dal Corano e dalla devozione popolare, facendo a volte il parallelismo con la Bibbia. Il discepolo di Gesù, in modo speciale il Missionario, è colui che è solidale con l’umanità alla ricerca della verità, della qualità della vita, della salvezza. Egli è solidale nella via della santità, cercando di raggiungere la santità camminando insieme ad altri perchè l’ invito di Gesù è “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”(Mt 5, 48). Gesù dice “Siate” perfetti e non “sia” perfetto. Da questo brano del sermone della montagna dal vangelo di Matteo, Gesù ci insegna che la santità consiste nell’assumere, nel nostro modo umano, la qualità della santità stessa di Dio che egli ha rivelato all’umanità intera. Chi cerca dunque di santificarsi da solo, senza tenere conto della santificazione degli altri, manca di un elemento essenziale per la realizzazione della sua propria santificazione. Nel Corano la radice araba per “Santo” è (QDS), ma viene applicata unicamente a Dio. Il Corano chiama Dio (Al-Quddus) come nel verso: “Egli è Dio, oltre a lui non c’è nessun altro, è il Sovrano, il Santo, la (sorgente della) pace” (Corano 59, 23; 62,1). Non è questo ciò che viene detto dal profeta Osea in queste parole: “Sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira” ? (Os 11, 9). Invece la radice (HRM), da cui il termine (haram)(proibito) si applica più al luogo sacro. Cosi per parlare delle città di Meka e Madina come “i due luoghi santi”, è usata la parola (al-haramani) Per poter parlare di “santità” dell’uomo nel Corano dobbiamo andare alla radice (WLY), da cui è la parola (walî) che possiamo tradurre con “amico, benefattore, protettore”: il termine si applica nel Corano tanto agli uomini quanto a Dio e sembra esprimere più una relazione vivente che una virtù. Nel Corano Dio è walî degli uomini: per esempio, Dio presenta Mosè come il suo confidente, lo ha fatto avvicinare di Lui e lo ha mostrato il suo Volto...(19,5152) Ma la “santità” comune a tutti i musulmani è quella che consiste nel sottomettersi interamente alla volontà di Dio, rivelata nel Corano. Comunque, il termine “santo”, da Casa Madre - 4/08 5 applicato ad una persona, risulta per l’islam una nozione importata da altre tradizioni religiose Considerando queste osservazioni, possiamo accettare la presenza di alcune nozioni relative alla “santità” nel Corano. Essa potrebbe essere vista nel termine derivato wilâya, divenuto progressivamente il vocabolo privilegiato per designare il santo e la santità, specialmente per ciò che si riferisce al “culto dei santi” nelle sue diverse forme. Non dimentichiamo che la teologia islamica difende l’assoluta trascendenza di Dio ed una particolare visione dell’uomo, per cui potremmo parlare di “santità” solo nell’ambito di un comportamento morale retto, ma senza nessuna connotazione di progresso nella “comunione” divina, nonostante il fatto che i musulmani credano che Dio prediliga chiunque piace a Lui(2,105. 243.251). Biennio di santità Le vie o le attitudini che portano l’uomo alla perfezione di vita. 6 Il Corano chiama alla rettitudine (“al-salah”), alla devozione coscienziosa (“al-taqwa”), alla bontà (al-husn) e alla virtù (al-birr), che sono così descritte: credere in Dio, dare le proprie ricchezze ai bisognosi, liberare i prigionieri, essere costanti nella preghiera, mantenere la parola data, ed essere pazienti nel tempo della sofferenza, dell’avversità, della violenza (Corano 2, 177). Similmente, San Paolo sottolinea l’amore che dobbiamo mostrare a tutti e il dovere di condurre una vita irreprensibile sotto lo sguardo di Dio: “Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti, come è il nostro amore verso di voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro, al momento della venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi” (1 Ts 3, 12-13). Il teologo al-Hakîm al-Tirmidhî (m. tra 908-912) sviluppò l’idea degli amici e dell’amicizia con Dio. Nel testo fondamentale da lui scritto Sîrat al-awliyâ’ (Vita dei santi) divide in due classi gli amici di Dio: walî haqq Allâh e walî Allâh. I primi si avvicinano a Dio attraverso l’osservanza degli obblighi legali di origine divina ( haqq), mentre i secondi vi giungono per mezzo della grazia divina. Una comprensione esoterica della rivelazione coranica portò gli sciiti, seguaci di (‘Alî, cugino e genero di Muhammad.), ad affermare che solo l’imam può comprendere e trasmettere pienamente il contenuto della rivelazione, mentre l’idea dell’uomo, percepito in uno stato di abbandono, apre alla considerazione dell’aiuto divino che giunge attraverso i profeti e, dopo di loro, i “santi”. Ecco che la figura dell’imam risulta centrale e fonda la compren- da Casa Madre - 4/08 sione sciita della santità: l’imam si unisce a Dio rivelandolo così ai credenti; allo stesso tempo i credenti diventano “santi” per mezzo della loro imitazione (taqlîd) dell’imam. Religiosità popolare L’evoluzione della teologia a livello pragmatico e soprattutto il continuo adattamento dell’islam alle diverse culture incontrate nel corso dell’espansione geografica, porta a poco a poco, verso una concezione di santità che possiamo chiamare popolare. I caratteri di questa santità possono essere definiti a partire dal vocabolario popolarmente utilizzato per riferirsi ai “santi” e distinguibile in due gruppi: quello che fa riferimento ad una santità ottenuta con il comportamento personale e quello che denota una santità attribuita e riconosciuta (tale quella legata ad un ruolo nella comunità). Di fatto l’islam non ha un riconoscimento ufficiale dei suoi “santi”, in forza delle osservazioni già proposte. La santità individuale non viene accettata come categoria propria della tradizione islamica, nella quale, tra le altre cose, non vi sarebbe un’autorità riconosciuta e comune in grado di farlo, così come non esiste nei sufi nemmeno un’ortodossia alla quale aderire. Comunque, il termine “santo”, applicato ad una persona, risulta per l’islam una nozione importata da altre tradizioni religiose, ha un carattere ereditario, legato a tre fattori: al riconoscimento di una linea di ascendenza a partire da Muhammad o da uno dei suoi collaboratori (soprattutto in senso politico); al clan o tribù di un “santo” di rinomanza (e alla relativa “benedizione”); da ultimo, al riconoscimento della “stirpe spirituale” di un maestro notevole, che lascia l’eredità della santità ai suoi discepoli. Appare evidente come la santità non rivesta nemmeno in questo caso un carattere individuale. Quest’ultimo fattore ha permesso che lungo la storia la venerazione di santi e la creazione di santuari si estendesse notevolmente nel mondo islamico, in maniera elastica e localmente precisa, malgrado la storia dimostri che sono esistiti dei movimenti (anche moderni) che volevano eliminare tale devozione in nome della rigorosa ortodossia. Un santo è tale per volontà popolare. Talvolta la popolarità si estende a tutti i territori musulmani, come nel caso dei fondatori delle confraternite. Un “walî” (santo) può essere riconosciuto tale già in vita, e la santità può anche essere collettiva, come nel caso di una tribù. Può essere trasmessa di padre in figlio, e la famiglia per eccellenza in cui Per esempio, per gli sciiti gli awliyâ’-( i santi ), più venerati sono (‘Alî), i suoi due figli Husayn e Hasan e l’ottavo imam ‘Alî al-Ridâ. Anche se la šarî‘a(sharia) lo considera un atto riprovevole, in tutto il mondo musulmano sul luogo di sepoltura degli awliyâ’ (i santi) si sono costruiti mausolei, presso i quali la gente compie pellegrinaggi. Un esempio in Africa è il Senegal, nella città di Touba, dove si trova la tomba di Ahmad Bamba(18521927), Fondatore della confraternita Moloudismo, e dove tantissimi dei suoi seguaci si recano in pellegrinaggio. La tomba di ‘Abd al-Qâdiral-Jîlânî (1077-1166), a Bagdad, rimane uno dei santuari più frequentati, considerato dai compilatori di monografie uno dei più grandi walî. In vita fu un asceta, predicatore e teologo hanbalita (una delle quattro grandi scuole giuridicamente riconosciute dai sunniti). La leggenda l’ha trasformato nel più grande santo dell’Islam che avrebbe detto “Il mio piede è sulla nuca di ogni santo di Dio”, gli si attribuiscono numerosi miracoli, e soprattutto in Magreb si tende a considerarlo come uno dei più grandi profeti. Nonostante la diversità delle espressioni di devozione sottolineate da diverse scuole e confraternite islamiche, possiamo dire in conclusione che i Musulmani sono unanimemente d’ accordo che la “santità” comune a tutti i musulmani è quella che consiste nel sottomettersi interamente alla volontà di Dio, rivelata nel Corano. L’Islam proclama un Dio trascendente, nessuno può vederlo in questa vita. Nel Corano leggiamo: « E quando Mosè venne al Nostro luogo di convegno, e il suo Signore gli ebbe parlato, disse: O Signor mio, mostrati a me, affinché io Ti guardi». Rispose: « No, tu non Mi vedrai, ma guarda il Monte; se rimane al suo posto, tu Mi vedrai». Non appena il suo Signore si manifestò sul Monte esso divenne polvere e Mosè cadde folgorato. Quando ritornò in sé, disse:« Gloria a Te! Io mi pento e sono il primo dei credenti».(Corano 7,143) Però la dottrina islamica invita i credenti a cercare di vivere secondo la via perfetta, per potere contemplare il Signore nel Giorno della Resurrezione, “Lo giuro per il Giorno della Resurrezione, In quel Giorno ci saranno dei volti splendenti, che guarderanno il loro Signore;”(Corano 75,1. 22-23) e in quel Giorno ci saranno volti rabbuiati, al pensiero di subire un casti- go terribile.( Corano 75,24-25) Dio offrirà il Paradiso a tutti i suoi fedeli credenti. E poi, per la prima volta, Dio si manifesterà pienamente e perfettamente a qualche volto umano. Cioè, a chi ha camminato perfettamente verso Dio, e questo sarà il premio e la corona riservati aldilà del dono del Paradiso. Non sono queste parole simili a quelle della prima lettera di san Giovanni che ci assicurano nel nostro cammino verso la santità, cammino che ci porterà alla visione perfetta del nostro Dio? “Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.” (1Gn3, 2-3). Riferimenti per la lettura Il Sacro Corano,Traduzione interpretativa in italiano a cura di Hamza Piccardo, revisione e controllo dottrinale, Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia - UCOII V. Vacca,Vita e detti di santi musulmani, a cura di Editori Associati, Milano 1988 al-Tirmidhî (m. tra 908-912), Sîrat al-awliyâ’ (Vita dei santi) Essai d’interprétation du Coran Inimitable- (par Masson ) LE CORAN (une oeuvre de BLACHERE REGIS paru le 08/03/2003 aux éditions MAISONNEUVE ET LAROSE E. DE VITRAY-MEYEROVITCH, Mystique et poesie Ud-D Dîn Rûmî et l’Ordre des Derviches tourneurs, en Islam: Djalâl-U Desclée De Brouwer, Paris 1973. Richard Yann, L’intercession des saints dans le Chi’isme iranien contemporain, in Se Comprendre, n°94/04 Echghl, Leili, Un temps entre les temps: L’Iman, le Chi’isme et l’Iran, cerf, Paris, 1992 176p. Momen, Moojan. An Introduction to Shi’i Islam: The History and Doctrines of Twelver Shi’ism. New haven: Yale University Press, 1985. Nasr, Seyyed Hosein, Hamid Dabashi and Seyyed Vali Reza Nasr (eds.) Shi’ism: Doctrines, Thought, and Spirituality. Albany: State University of New York Press, 1988. Richard, Yann. Shi’ite Islam. Trans. Antonia Nevill. Oxford, Blackwell, 1991 Richard, Yann, L’Islam chi’ite: croyances et idéologies, Fayard, Paris, 1991, 302 pages da Casa Madre - 4/08 Biennio di santità viene trasmessa è quella di Muhammad come ne abbiamo già segnalato. 7 Autonomia dei due istituti dell'Allamano Comunione e collaborazione IMC MC p. Francesco Pavese, imc 8 Dopo avere riflettuto sulla comunione e collaborazione tra i due Istituti IMC-MC, siamo richiesti di riflettere anche sulla autonomia propria di ciascuno. Su questo punto, ritengo utile ricollegarmi ancora alla conferenza dell’11 aprile 1915 agli allievi missionari, ricordata il mese scorso. In quell’occasione il Fondatore, nel suo richiamo, ha pronunciato frasi forti anche riguardo l’autonomia. Per esempio: «[…] e non crediate che [le suore] siano obbligate a stare coi Missionari: sono suore Missionarie, e quando i Missionari non le trattassero bene, li salutano, e del luogo ne trovano. Ci sono già altri Missionari di… che me le hanno chiamate». Oppure: «Vedete, anche quel lì [l’Istituto delle suore] è un ceto, approvato dal Vescovo, e che ha la sua personalità». «Credo che abbiamo capito: loro di tutto devono rendere conto ai superiori, e voi ai vostri, e ciascuno per la sua strada». Ammettiamo pure che queste espressioni siano quasi sfuggite dalle labbra del Fondatore nell’impeto del discorso, ma non possiamo nasconderci che esse indicano il suo pensiero di fondo riguardo il rapporto tra i suoi due Istituti missionari: uniti nello spirito e nel lavoro apostolico, ma autonomi giuridicamente e nella vita interna. Autonomia giuridica. È risaputo che il Fondatore ha avuto in mente il progetto di giungere ad un’autonomia giuridica tra i suoi due Istituti. Per qualche resistenza da parte di alcuni e sconsigliato pure da qualche suora, non lo ha realizzato per allora e non lo ha più potuto attuare in seguito, pur volendolo. Riporto stralci di una lettera del Camisassa a mons. Perlo, del 20 febbraio 1918, dalla quale appare chiaro il progetto del Fondatore: «Se non era di questa guerra interminabile il Sig. Rett. avrebbe già iniziato l’attuazione di un progetto su cui da molto tempo studia, si consulta e prega – la separazione dei 2 Istituti. È cosa che bisogna ritener inevitabile e per non aspettar che ce la impongano come ai Salesiani. da Casa Madre - 4/08 […]. Come noi qui nel far la casa nuova si lavorò sull’ideale della possibile separazione, anche tu nel disporre per la Procura in Nbi dovrai studiare per 2 fabbricati o non attigui od almeno ben separati per gli uni e le altre. […]. Poi anche pel patrimonio che c’è già costì dovrai studiare qual divisione si possa e convenga fare, poiché queste son figlie dello stesso Padre ed ei non intende diseredarle». Merita attenzione anche la testimonianza, rilasciata nel 1956, dalla prima superiora generale, sr. Margherita De Maria: «A me personalmente ripetè più volte questo pensiero [della divisione giuridica], con parole ed espressioni risolute […]. A dissuaderlo di realizzare questo suo progetto fummo noi stesse, ed io in modo particolare, nel timore di non potere né sapere affrontare questa posizione, né sostenerla, specialmente in Missione. Essendo noi ancora tanto giovani e con poca esperienza, non avremmo potuto, sole, in lontane Missioni, risolvere in modo buono e soddisfacente il grave problema […]. Il Padre Fondatore cedette per allora a questa difficoltà, ma non depose il pensiero, che però non gli fu possibile realizzare». Dunque, l’autonomia giuridica dei due Istituti era una necessità nella mente del Fondatore. Il fatto di non averla potuta realizzare ha relativa importanza. All’inizio questa autonomia di fatto non c’era, ma il Fondatore la voleva e, perciò, prima o poi doveva essere realizzata. Al tempo della Visita Apostolica, con il decreto del 15 maggio 1930 che dichiara di “diritto pontificio” l’Istituto delle missionarie, e la quasi simultanea approvazione delle loro nuove Costituzioni, viene sanzionata la separazione giuridica, e ovviamente anche quella economica, dei due Istituti. Si noti che l’art. 1° delle nuove Costituzioni delle missionarie, frutto della Visita Apostolica, allarga il primitivo scopo apostolico Autonomia organizzativa e di vita. L’autonomia riguardo l’organizzazione e la vita interna dei due gruppi è sempre stata garantita. Sia i missionari che le missionarie, infatti, in Italia e in Africa, avevano i propri superiori, le proprie regole, impegni apostolici autonomi, anche se per lo più realizzati di comune accordo. C’è una direttiva chiara che il Fondatore dà a mons. F. Perlo nella lettera del 21 novembre 1921: «Affinché non si rinnovi poi per le nostre Suore la perdita come di quelle del Cottolengo, bisogna che esse siano trattate meglio che i missionari, aiutate nel vivere da vere religiose secondo le proprie regole, sempre sotto la dipendenza e le direttive della V[ice] Superiora, conformandosi alle norme che ad esse sono date dal loro Superiore di Torino. Il cambiamento da una Stazione all’altra deve essere prima approvato dalla V. Superiora generale in Africa; l’elezione poi alle cariche di Assistenti per le Case dev’essere concordata col Superiore di Torino». Anche dalla corrispondenza con la “Vice Superiora” (allora non si denominava ancora “superiora generale”) in Kenya, sr. Margherita De Maria, emerge che le Suore avevano una loro autonomia organizzativa e di vita. Per esempio, nella lettera del 24 marzo 1920, il Fondatore specifica: «Per i singoli uffici bisogna avere di mira non l’anzianità, ma l’idoneità»; poi suggerisce di cambiare sovente di posto anche le Capo Stazioni e conclude: «È tale il tuo dovere, che comunicherai a Monsignore, spettando a te la disposizione delle Suore dietro gli ordini del Sup. Gen.». Sappiamo che il Superiore Generale era lui stesso. o meno ripete gli stessi criteri: «Padre ci tiene che nel metter a capo in ogni singola stazione tu non badi all’anzianità, ma che designi invece la più idonea, prudente, equilibrata, ubbidiente e di buon spirito e di più osservanza. […]. Nell’intenzione di Padre è che voi Consolatine siate una Comunità distinta da quella dei missionari ed indipendente dai medesimi. Questo il principio generale». Gli eventi storici, dopo l’esperienza durante la vita del Fondatore e gli aggiustamenti fatti dalla Visita Apostolica, hanno segnato momenti brillanti e altri meno. L’attività missionaria dei nostri due Istituti, realizzata assieme o separatamente, con l’aiuto di Dio e della Consolata, ha prodotto i frutti che sono sotto gli occhi di tutti. Siamo consapevoli che, nei nostri ambienti, molti sono stati sensibili a questo problema. Senza evidenziare i periodi meno positivi, che pure ci sono stati qua e là, merita sottolineare il fatto che diversi Capitoli Generali, sia dei Missionari che delle Missionarie, si sono preoccupati di offrire principi e dare direttive per potenziare la comunione e la collaborazione, tra i due Istituti, pur nella loro piena autonomia: E fa piacere notare che ciò è sempre stato fatto con diretto richiamo allo spirito impresso dal Fondatore all’inizio della nostra storia. Espressione esplicita di questo sforzo comune di ricupero e di crescita si ha nella “Dichiarazione di intenti” congiunta, fatta dai due Capitoli celebrati in Brasile nel 2005, che mi piace qui ricordare come conclusione delle riflessioni che ho fatto su questo tema, dall’inizio dell’anno fino ad ora. Essa inizia con queste parole molto esplicite: «Desideriamo confermare il nostro impegno a lavorare assieme con tale spirito e intraprendere anche comuni progetti missionari»; e poi prosegue con diverse “Proposte operative” molto articolate, nelle quali, pur riconoscendo che permangono alcune difficoltà e resistenze, emerge la volontà di lavorare di più insieme nei diversi campi: culturale, carismatico, della formazione e delle varie attività missionarie. Ciò che il Fondatore ha pensato e voluto lo sappiamo. Conosciamo pure la nostra storia. Lo stato attuale è quello espresso dai due ultimi Capitoli Generali dei nostri Istituti. Basta consolidarlo. C’è anche una lettera del Camisassa a sr. Margherita De Maria del 30 maggio 1920, che più Comunione e collaborazione IMC MC dell’Istituto, quello messo dal Fondatore nelle Costituzioni del 1913 riguardo i territori, aggiungendo: «[…] e in quelle [regioni] a cui venissero chiamate dalla S. Congregazione di Propaganda Fide». Da questo momento l’autonomia giuridica dei due Istituti è sanzionata e nessuno la metterà più in dubbio. Non risulta che questa autonomia sia mai stata interpretata come “separazione”, tanto meno come rinnegamento delle ragioni che hanno portato l’Allamano alla fondazione delle Missionarie. 9 da Casa Madre - 4/08 “Un mese per promuovere la speranza!” Attività della Direzione Generale p. Stefano Camerlengo, imc 10 Questo è un contributo per far conoscere il cammino della Direzione Generale nei cosiddetti “mesi di Consiglio”. Marzo è uno di questi. Una condivisione che si allarga a quanti condividono la responsabilità nel servizio della comunità, partendo dal nostro vissuto e dalla nostra missione. Premessa A volte si ha l’impressione che si preferisca una missione ripiegata, quasi introversa, venata di sufficienza, istintivamente ristretta al proprio territorio e amante di navigare in acque tranquille. La vita vissuta, il tessuto sociale, l’intreccio degli avvenimenti e dei problemi, le preoccupazioni e le aspirazioni reali della gente rischiano di rimanere esterni, a volte anche estranei, all’orizzonte della nostra evangelizzazione. Spesso anche noi siamo per una ” missione ordinaria, di semplice conservazione”. Quanto più privatizziamo la nostra vita, tanto più allentiamo il contatto con quella della gente. da Casa Madre - 4/08 Siamo chiamati a reagire a questa “tentazione”, stimolati dal significato della vocazione missionaria, spinti dalla grazia del nostro servizio come animatori dell’Istituto, guidati dal dinamismo pasquale e dalla bellezza della nostra famiglia. La nostra responsabilità richiede attenzione, rispetto e totalità nell’impegno per costruire con amore e coraggio il Regno. Scriveva il Papa alle soglie del duemila: “ Il passo dei credenti verso il terzo millennio non risente affatto della stanchezza che il peso di duemila anni di storia potrebbe recare con sé; i cristiani si sentono piuttosto rinfrancati a motivo della consapevolezza di recare al mondo la luce vera, Cristo Signore” (IM, 2b). E’ necessario fare progetti superando il ricorso a piccoli aggiustamenti, a obiettivi e slogans, a preferire l’attenzione al piano organizzativo e meno alla edificazione delle comunità e alla crescita della gente. Avere il coraggio di lasciare i due libri, quello delle lamentazioni e quello delle buone intenzioni, che si Alcuni temi di condivisone della DG Come sempre, l’agenda dei nostri incontri è piena di punti da discutere e discernere insieme. Ne elenco qualcuno per mostrare che cosa ci “preoccupa” e mette “trepidazione”. a. Primo fra tutti la formazione di base. In questo momento storico il nostro Istituto è chiamato a confrontarsi con diverse realtà sfidanti ma generatrici di “novità” per il futuro. L’arrivo di giovani in maggioranza dai vari continenti, meno da quello europeo, e la necessità di “rinnovare” lo stile e la struttura della formazione accogliendo le sfide che vengono dalla realtà e dalla geografia missionaria, il desiderio di preparare missionari che sappiano dedicarsi con spirito amorevole a questa nostra sublime vocazione ( cfr. XI Capitolo generale n.6 ). b. Un altro punto importante di riflessione è dato dalle visite canoniche, momenti di grazia e di rinnovamento per ogni Circoscrizione. Attraverso di esse ci confrontiamo con i cammini e i progetti delle comunità per sostenere il bene e accompagnare a superare le difficoltà. Fondamentale è il dialogo sul personale per cercare, nel rispetto delle persone, il bene di ognuno e la sua realizzazione come persona e come missionario. c. Essendo alle porte della Consulta, che si terrà a Roma nel prossimo ottobre, grande spazio è stato dato al confronto e allo scambio sui temi da sottoporre all’Assemblea della Consulta. Il desiderio è che essa sia occasione valutazione e di progettazione per il futuro della nostra famiglia. d. Ringraziando la Provvidenza che non ci fa mai mancare il necessario, ci siamo confrontati su vari temi inerenti alla situazione economica e abbiamo cercato di discernere i bisogni delle diverse Circoscrizioni e condividere per la missione i beni a nostra disposizione. Altre questioni sono state prese in considerazione in relazione al nostro progetto e alla nostra visione della missione. Importante è focalizzare l’attenzione sulla riflessione, per trarne, di conseguenza, decisioni. A volte è proprio la mancanza di riflessione che impedisce di decidere e ci paralizza. E’ la pretesa di risolvere tutti i problemi che ci blocca. Un vero servizio comporta di interrogarsi sul senso delle cose e degli eventi per mettere le persone nella condizione di trovare o approfondire il significato di quello che vivono e fanno. Questo è uno dei compiti principali di un Consiglio. Per questo, partendo dal nostro mese di Consiglio, condivido due riflessioni che possono aiutare tutti a vivere meglio la propria responsabilità nella comunità, e in particolare il compito di guida nell’Istituto. 2. Come gestire la responsabilità Il Vangelo di Luca al capitolo 14 ( 14, 2835) invita a sederci e riflettere prima di intraprendere qualunque azione significativa e densa di conseguenze. Un responsabile di comunità non può essere sventato. Me lo raffiguro proprio come l’uomo descritto dall’evangelista che prima di mettersi a costruire una torre o prima di dare battaglia riflette a fondo sul da farsi. Ma quale è il senso di questo riflettere? E quale ne è il metodo? Ho provato ad immaginare qualche tratto che potrebbe contribuire a definire la fisionomia interiore di un responsabile. È colui che: Sa tacere e porsi in ascolto di chi espone un problema, una necessità, magari una sofferenza. Tutti chiedono di essere ascoltati, senza distinzione. Sa, concretamente, di non conoscere a priori la soluzione di tutti i problemi e non pretende di averla trovata. Si siede, s’informa, valuta. A tutto pone attenzione senza smarrirsi in particolari inutili. E’ prudente e insieme deciso. Agisce e valuta con rettitudine, senza favorire qualcuno. E’ abituato a riflettere: non parla senza aver prima ragionato tra sé e con gli altri. Assume decisioni ferme e non oscillanti e insicure. da Casa Madre - 4/08 Attività della Direzione Genrale arricchiscono ogni giorno di pagine inutili. Vogliamo riaffermare la centralità della missione nella nostra vita e nel nostro essere e operare. Il nostro servizio all’Istituto ispirato al Protettore Annuale, San Paolo Apostolo, deve essere quello di “ collaboratori della gioia” senza “ far da padroni...” ( 2 Cor.1,24). 11 Attività della Direzione Generale 12 Ama ciò che fa, perché ama le persone che gli sono affidate, non perché è bello avere una carica e una visibilità. Sa quando deve osare e quando no. Non si fa travolgere dal momento, e se necessario sa anticipare i tempi, prevedendo i problemi che verranno. Costruisce la sua comunità con amore e intelligenza: e questo perché conosce e sa leggere il proprio territorio, la storia e le tradizioni, e insieme ne favorisce lo sviluppo pensando in particolare al bene delle nuove generazioni. Ognuno può continuare a delineare l’identikit dell’autentico responsabile. È bello, ogni tanto, ridirci queste cose e tornarci su, nell’intimo della propria coscienza, come ripensare argomenti conosciuti e amati. Attraverso la ricerca di un’interiorità più profonda e della sapienza del cuore da parte di tutti i responsabili è possibile dare un contributo forte alle comunità e aiutarle a essere “scuole di comunione e di missione” per il nostro tempo. 3.Testimoni di speranza nella prova Una storia: “ Ai bordi di un antico ponte famoso, attraversato da molte persone, sedeva ogni giorno un’anziana donna, per chiedere l’elemosina. Era una donna con grande dignità. Ma la vita era stata amara con lei e, per tante cause, si era ridotta a compiere questo gesto, che le costava sempre. Quasi nemmeno alzava gli occhi. Raccoglieva quanto le era versato nella mano, pochi spiccioli, quanto le bastava per campare. Un’altra donna, una vera signora si accorse di quel cuore. Notò la delicatezza del tratto, pur dentro una povertà evidente. Sentì che batteva un cuore in quella mano tesa. E un giorno, proprio per lei, comprò una bellissima rosa, profumatissima. Passandole accanto, non le versò nelle mani pochi spiccioli. Le affidò invece con molta solennità quella rosa, rossa. La donna alzò gli occhi, il volto le brillò di luce intensa, il cuore si sentì rinascere. Si alzò, assaporando fino in fondo quel profumo intensissimo. E si allontanò. Per diversi giorni, non venne più a chiedere l’elemosina, sull’antico ponte. Quando finalmente ritornò, tutti a chiederle: “ Ma in questi giorni, di cosa siete vissuta, povera donna? Del profumo della rosa!”, fu la risposta. Si è proprio così: si può gode- da Casa Madre - 4/08 re del profumo di una rosa. Si può vivere di esso, perché nella vita non bastano le cose.” Generalmente, oggi le cose non mancano, nelle famiglie e, grazie a Dio, anche nei conventi e nelle comunità religiose. Ciò che veramente manca, è il senso delle cose, il perché dei fatti che viviamo, il gusto della vita, la ragione della nostra consacrazione. Oggi, è soprattutto di questo che abbiamo bisogno per vivere, pur nella fragilità o nella povertà della nostra vita. E questo ha un nome: speranza. Non è una cosa accanto alle altre. È soprattutto uno stile di fare le cose. La speranza non nasce dopo la prova, né fuori di essa, ma dentro la prova stessa. Ne è parte inscindibile, cammina insieme, è parte del gioco e sempre produce una trasformazione. Più uno spera, più trasforma. La nostra vita missionaria e religiosa, il servizio così difficile dell’autorità può trovare nelle sue stesse ferite e fragilità, la forza di sconfiggere il male interiore, il pessimismo. A salvarci e a dare senso al nostro servizio sono le scelte “fragili” che generano umiltà e facilitano un cammino fatto di sobrietà di vita, vicinanza ai poveri, ascolto della gente, scelta di restare là dove nessuno vuole stare, vivere con gli ultimi ed esserne contenti. E’ un cammino di speranza, fondata sulla certezza che “ quanti sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come di aquila, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi!” (Is.40,31). Conclusione Questa è una riflessione ad “alta voce” per accompagnare il nostro servizio di responsabili di comunità partendo dal mese di Consiglio della DG . Sono convinto che questa ricerca della sapienza da parte di noi responsabili può dare un contributo forte per la comunità ed aiutarla a essere luogo di scambio di doni, dove esercitare liberamente e gioiosamente diritti e doveri, ambiente di relazioni autentiche tra i missionari nel cammino verso la pace e la giustizia, la libertà, la capacità di stare insieme in serenità e gioia per il bene nostro e della gente che siamo chiamati a servire. bello e prezioso come un diamante tagliato (sfaccetato, sobrio, moderno), utile al missionario come il breviario all'orante SGM Il nostro sito ufficiale: p. Giuseppe Ronco, imc Alcuni ancora non sanno che l’Istituto possiede un Sito Ufficiale (http://www.consolata.org/) e altri, pur sapendolo, non sanno come usarlo e cosa contiene. Lo vorrei presentare rapidamente, indicando l’essenziale per servirsene. Alcune informazioni preliminari. E’ un sito molto visitato. Nel mese di febbraio 2008 ha avuto 23.600 visite, con puntate giornaliere di più di 1000 visite. Lo hanno consultato persone di 114 nazioni (Cina, Arabia Saudita, Nuova Zelanda, Russia, Turchia, Giappone, Guatemala, Thailandia e Grecia, oltre ai paesi europei, africani e americani dove noi siamo presenti). E’ visto anche attraverso i telefonini. Utilità del sito Sono fondamentalmente quattro: E’ strumento di animazione missionaria e vocazionale per tutti coloro che lo visitano. Facciamo notare che in alcuni mesi dell’anno (ottobre) e in occasione di alcuni avvenimenti o notizie particolari, le visite mensili raggiungono le 24.000 unità. Il sito è multilingue, pur essendo l’interfaccia in italiano. Ogni articolo o notizia è pubblicata nella lingua originale. Offre molto materiale a noi, sia per l’informazione che per la formazione continua. Pubblica documenti ufficiali e i periodici della Direzione Generale (Bollettino ufficiale, Da Casa Madre, Documentazione IMC), e offre il da Casa Madre - 4/08 13 collegamento con le riviste IMC di tutto il mondo. Permette a circa 300 confratelli il collegamento alla casella postale su consolata.net. Facilita la condivisione delle idee tra di noi. Serve da archivio IMC. Tutto ciò che è pubblicato viene conservato e non cancellato. In ogni momento vi si può trovare ciò che fu pubblicato diversi anni fa. La struttura del sito Si compone di due parti fondamentali: Internet e Intranet. L’internet presenta la home page con i servizi destinati a tutti. L’intranet, pagina riser vata ai membri dell’IMC a cui si accede mediante nome e password, presenta documenti particolari. All’intranet si accede dalla home page di internet. Internet: home page La barra verde, posta in alto, raccoglie temi e contenuti legati a settori particolari (dialogo interreligioso, spiritualità, giustizia e pace, AMV, Laici, formazione). Vi si possono trovare notizie e documenti interessanti. SGM La parte centrale annuncia le notizie inerenti la missione, aggiornate quotidianamente. Ogni giorno, una notizia riguarda sempre i nostri missionari, mentre le altre sono di interesse missionario generale. 14 In basso sono presentate tre rubriche fisse: preghiere, domenica missionaria, missione oggi. Queste tre rubriche sono tra le più visitate. Da segnalare che in preghiere, ognuno può inserire richieste per bisogni particolari, partendo da “spiritualità” posta nella barra verde. Missione oggi presenta articoli di specialisti, anche non IMC, che riflettono su temi interessanti a tutti utili. Il lato sinistro presenta alcuni servizi offerti. Invito a guardarli tutti. Segnalo che nella rubrica I missionari dicono vengono pubblicati gli interventi dei confratelli IMC da Casa Madre - 4/08 sulle loro esperienze e le loro riflessioni. Da Webmail Consolata.net si può accedere alla casella postale privata. Tramite il sito, tutti i confratelli che lo richiedono al Segretariato per la Missione, possono avere una casella postale privata, per la posta elettronica. Il lato destro presenta altri ser vizi. Anzitutto lo spazio dedicato al Fondatore, dove si trovano le sue Conferenze e la rivista “Giuseppe Allamano: dalla Consolata al mondo”. Poi il Biennio di santità, destinato a raccogliere tutti gli interventi fatti a questo sog getto. Nella sezione Media si trova anche la voce download, da cui si possono scaricare vari documenti. Sotto Pubblicazioni si trovano le riviste ufficiali dell’Istituto: Bollettini ufficiali, Da Casa Madre e Documentazione IMC. Intranet Questo spazio riservato, forse poco conosciuto, contiene rubriche di alto valore. Vi si accede dall’indicazione Intranet, posta nel menu, al lato sinistro della home page di Internet. Contiene l’annuario aggiornato, le ricorrenze dei confratelli, i Notiziari della Direzione generale e la sezione download. Da qui si possono scaricare i documenti IMC più importanti (Vita Spirituale, Costituzioni, Documenti capitolari, conferenze regionali). Chi non conosce il nome e la password per accedere a Intranet, la può richiedere al Segretariato generale per la Missione o al Segretario Generale. Conclusione La collaborazione di tutti è fondamentale per tenere vivo il sito e migliorarlo. Attualmente non è ancora perfetto, e ogni consiglio per renderlo migliore, è sempre benvenuto. Invitiamo tutti a scrivere articoli o inviare notizie, corredate da fotografie all’indirizzo: [email protected] Perché non usarlo come il breviario quotidiano, per arricchire la nostra vita missionaria? Marzo 2008 p. Michelangelo Piovano, imc Abbiamo concluso il mese di febbraio con l’incontro comunitario nel quale il Superiore Generale e ognuno dei consiglieri hanno condiviso con noi la vita dell’Istituto nelle varie circoscrizioni che hanno visitato nei mesi di dicembre e gennaio: in particolare le visite canoniche nella Regione Amazzonica, Spagna, Nord America e Portogallo. In questo modo ci sentiamo partecipi della vita e attività dei nostri confratelli nei vari continenti. 1° Marzo: per l’ora del pranzo riceviamo la visita dell’Arcivescovo di Manaus Dom Luiz Soares Vieira. Si intrattiene con noi e con alcuni membri della Direzione generale in modo molto semplice e fraterno. 2 Marzo: Accogliamo in casa il gruppo dei missionari giovani della Regione Italia che per alcuni giorni si sono radunati a Bravetta assieme al Superiore Regionale Padre Franco Gioda. Nella mattinata hanno un incontro con Padre Antonio Fernandes e in seguito si trovano con tutta la comunità per il pranzo. E’ un bel momento di fraternità e condivisione con questi nostri confratelli che in Italia lavorano soprattutto nella Formazione, nella Animazione Missionaria e nella Rivista Missioni Consolata. 3 Marzo: Iniziano le riunioni del Consiglio Generale che si protrarranno sino ai primi giorni di aprile. 10-11 Marzo: Riceviamo in casa la Direzione Generale delle Suore Missionarie della Consolata che per due giorni si riunisce con la nostra Direzione. Al momento del pranzo di martedì 11 assieme a tutta la comunità della casa facciamo gli auguri pasquali. 11 Marzo: Incontro comunitario nel quale viene dato il resoconto del bilancio consuntivo del 2007 e si affrontano alcuni aspetti lega- ti all’economia della casa. Ci si accorda anche sulle celebrazioni della Settimana Santa e su alcuni servizi che ci sono stati richiesti. Durante questi giorni abbiamo anche con noi il Cardinale di Torino, Severino Poletto. Prima della sua partenza gli facciamo gli auguri per il suo compleanno (75 anni il 18 marzo) e per la Santa Pasqua. 13 Marzo: alcuni membri della Direzione Generale e del Segretariato partono per Torino dove vi saranno degli incontri su aspetti legati alla Casa Madre e alla nostra presenza a Castelnuovo Don Bosco. Casa Generalizia Diario della Casa Generalizia Sempre in questo giorno giunge la notizia della morte del papá di Padre Antonio Fernandes, consigliere generale, che in questi giorni si trovava giá a casa sua dovuto proprio alla malattia del papá. Gli siamo vicini con la preghiera ed il nostro ricordo. 14 marzo: Muore all’etá di 88 anni Chiara Lubich, Fondatrice del Movimento dei Focolari. Vari membri della comunità si recano a Rocca di Papa per un momento di preghiera e di saluto. Alcuni partecipano anche ai funerali il 18 marzo nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. 15 Marzo: Celebriamo la Solennità di San Giuseppe. Nei Primi Vespri, presieduti da Padre Pasqualetti, viene messa in risalto la figura di S. Giuseppe come uomo che ha agito nel nascondimento e in un silenzio vissuto nell’obbedienza a Dio e nell’operosità. Facciamo i nostri auguri ai Giuseppe della nostra comunità e al Padre Generale che esercita su tutti noi la sua paternità rappresentandoci il Padre Fondatore. 16 Marzo: iniziamo la Settima Santa. Vediamo arrivare in San Pietro tanti giovani da Casa Madre - 4/08 15 per l’annuale incontro con il Santo Padre che celebra la Messa sul sagrato della Basilica Vaticana. 20 Marzo: Partecipiamo alla Messa crismale in San Pietro assieme a tanti sacerdoti che vivono e lavorano a Roma: sono veramente molti. All’ora del pranzo ancora un momento di famiglia e fraternità assieme al ringraziamento per il dono del sacerdozio e dell’Eucarestia. Nei giorni del Triduo pasquale prestiamo il nostro servizio in alcune cappellanie di suore, ma anche in casa rimane sempre un gruppetto che celebra le varie funzioni. Casa Generalizia 23 Marzo: Pasqua di Risurrezione. Roma da alcuni giorni è sotto la pioggia ma nonostante questo in Piazza San Pietro il Santo Padre celebra la Messa di Pasqua e alla fine dà la benedizione con gli auguri pasquali. 16 da Casa Madre - 4/08 Ci scambiamo gli auguri all’ora del pranzo, sono con noi anche alcuni ospiti benefattori venuti dalla Spagna. Durante questi giorni sono varie le persone, parenti o amici, che abbiamo ospitato in casa. 24 Marzo: Partecipiamo a Nepi alla Professione Perpetua di 7 Missionarie della Consolata. La celebrazione viene presieduta da padre James Lengarin e animata dalle comunità di Bravetta e delle Missionarie della Consolata di Via Foscari e Nepi. Le sette suore, del Kenya, Tanzania e Etiopia, hanno detto il loro sì definitivo al Signore e alla Missione alla presenza della Madre Generale e di molti amici e benefattori. Non sono mancati i canti e trilli in varie lingue locali che hanno resa viva la celebrazione. Dopo la celebrazione c’è stato un bel momento di confraternizzazione. p. Giacomo Baccanelli, imc Abbiamo cominciato il nuovo anno 2008 in 63 Missionari della Consolata. A maggio prossimo compiamo 89 anni da quando giunsero i primi 4 Missionari chiesti ‘in prestito’ dal vicino Kenya. Un prestito durato a lungo. Mi è stato riferito alcuni mesi fa che siamo la Regione più anziana dell’Istituto, ma non si direbbe dalla sua attività e vitalità. Prestiamo servizio in 13 parrocchie, abbiamo una scuola secondaria-Seminario nostra e proprio quest’anno iniziamo il corso di Diploma per maestri. A Mgongo sosteniamo un centro per ragazzi di strada e orfani e una scuola di arti e mestieri. A Morogoro ha sede il nostro Seminario di Filosofia e a Dar il centro di animazione Missionaria. La Conferenza regionale e l’Assemblea annuale svoltasi il gennaio scorso ha in cuore di aprire due nuove missioni di Prima Evangelizzazione a Kimbiji e Manda e di chiudere tre, quattro parrocchie durante il decorrente sessennio. Il Tanzania è ancora terreno di Missione ? I Missionari ci diano ancora una mano a ridare alla famiglia il suo peso, il suo ruolo nel formare cittadini e cristiani onesti e responsabili “yenye maadili “. Al momento è allo sbando. I Missionari all’inizio hanno evangelizzato i nostri villaggi proprio partendo dalla famiglia. Abbiamo bisogno dei Missionari per la formazione dei giovani e dei sacerdoti. Il Missionario dia ancora il suo contributo per questa seconda fase di evangelizzazione, ‘Evangelizzazione in profondità‘ come viene chiamata dai Vescovi. La vostra presenza sia profetica di fronte alle tante sfide esistenti: il crescente divario tra pochi ricchi e i molti sempre più poveri, il male uso dei beni pubblici e del creato, la cupidigia e la corruzione nel accaparrasi i beni del paese, il perdurare delle malattie croniche come la malaria e l’AIDS e la mancata sconfitta della povertà e mancanza dei beni primari come la salute e la scuola. Credo che la Chiesa del Tanzania possa continuare anche senza i Missionari, ma vale la pena perdere questa occasione così bella e favorevole di crescita e di maturazione, di tradurre il Vangelo accolto nella cultura e in uno stile di vivere? Tralascio le attività delle parrocchie e faccio da Casa Madre - 4/08 Tanzania Non è certo una domanda nuova. Se lo chiese la Visita Canonica l’anno scorso? La comunità ritorna a porsi l’interrogativo sovente. La risposta non è poi così scontata. Con i suoi cento e più anni di evangelizzazione la Chiesa del Tanzania è impiantata, cresciuta. Comprende 30 diocesi con la loro Conferenza Episcopale Nazionale. I Vescovi sono tutti Locali e i Sacerdoti ci sono ma decisamente insufficienti per la cura pastorale ordinaria e per la continua domanda da parte delle gente di farsi cristiana. La gente dimostra di aver sete e di essere recettiva della Parola di Dio e desidera farsi Cristiano o Cristiana. Migliaia di comunità alla domenica mancano della Celebrazione Eucaristica. Sì, la Chiesa del Tanzania ha bisogno di Missionari, e lo dice, per tanti motivi anche se la nostra presenza cambia e necessita conversione e trasformazione all’interno delle diocesi. Mi piace riportare il pensiero di un Cristiano cattolico tanzaniano. Si chiama Cyrillo e fa parte di un gruppo cosiddetto dei ‘Cristiani professionisti’ che vogliono diventare il lievito evangelico nella società e nella vita. Parlando ai Missionari della Consolata nell’assemblea annuale ha detto Vita nelle Regioni La Regione del Tanzania 17 Tanzania Vita nelle Regioni 18 accenno alle nostre opere. giovani imparano a diventare o meccanici, o falegnami o calzolai. Ikonda L’Ospedale di Ikonda sorse nel lontano 1962 per richiesta da parte della gente affinché si venisse incontro alla situazione sanitaria drammatica della gente di questa zona, specialmente per le mamme partorienti. L’ospedale, oggi ristrutturato a nuovo, continua ad offrire un servizio qualificato, ad essere un centro di riferimento nel campo della salute per tutta la valle, così poco tenuta in conto dalle strutture sociali e governative. Rimane un faro di Consolazione per la gente che grazie ai Padri, al fratello, alle Suore e ai Laici che si danno da fare, che si prodigano senza risparmiarsi . Ringraziamo tutti i benefattori e amici che lo sostengano. Ikonda ha una capacità di 212 letti per ricoveri con 152 lavoratori medici e paramedici addetti. Nel 2006 vi furono 5.630 ricoveri e 25.743 visite ambulatorie. Mafinga All’inizio di questo anno vi sono 75 seminaristi che frequentano gli ultimi due anni di scuola superiore. Provengano anche da altre congregazioni e diocesi. Nel 2008 si inizierà il corso di due anni di diploma per maestri delle scuole secondarie. La Regione desidera offrire il suo contributo per venire incontro alla grande necessità di professori per le scuole secondarie che in questi ultimi due anni si sono moltiplicate nel Tanzania. Mgongo. Il centro di Mgongo nacque per rispondere al grave problema degli orfani che l’Aids ha provocato e di conseguenza al fenomeno dei ragazzi di strada. La casa della Consolazione (Faraja House) raccoglie questi bambini al centro e li manda alla scuola dell’obbligo. Al momento ce ne sono circa 60. Inoltre segue e si prende cura di altri bambini che vivono presso i nonni o gli zii. Abbiamo pure una scuola di Arti e Mestieri di tre anni. I da Casa Madre - 4/08 Morogoro E’ il nostro Seminario di filosofia. Tre anni prima di accedere al noviziato. L’aspetto accademico avviene in collaborazione con altre congregazioni. Ai tre anni di filosofia vengono preparati da un anno di discernimento chiamato propedeutico. Al momento vi sono 22 seminaristi. Bunju Si tratta dell’ultima apertura avvenuta a luglio del 2007. Il suo inizio di attività è previsto per il dicembre 2008. Il suo timbro più specifico rimane un centro per l’animazione missionaria e vocazionale. In questo momento si vede opportuno anche offrire un aiuto di approfondimento nella fede a livello religioso-culturale, venendo incontro al programma della Chiesa in Tanzania per una Evangelizzazione in profondità “ Uingilishaji wa Kina “ A Bunju viene pure preparata e stampata la rivista Missionaria ‘Enendeni’, altro campo importante per l’animazione missionaria. Pure il settore di Giustizia e Pace, Integrità del creato farà parte dei programmi di animazione al nuovo centro. La Regione sta investendo molto su di esso con la speranza che il centro ne diventi il cambio della Missione in Tanzania, un nuovo modo di essere Missionari a servizio della Chiesa. p. Franco Gioda, imc Carissimi confratelli, a tutti giunga l’augurio di una felice Pasqua. Nella Pasqua si riassume il perché della nostra vita e della nostra vocazione. L’augurio è di vivere appieno questo momento come “sintesi” e luce della nostra vita. Se siamo cristiani, se partecipiamo in modo singolare alla missione di Cristo è per la sua Pasqua. Egli è l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine di tutte le cose, il centro dell’ordine cosmico che ci obbliga a riconsiderare continuamente la dimensione della nostra filosofia, della nostra concezione del mondo, della nostra storia personale, del nostro cammino di missionari. Assieme chiediamo la grazia di essere scossi ed anche sconvolti da quanto è avvenuto un giorno e da quanto avviene oggi nel mondo, in noi e nel nostro cammino di missionari, nel nome di Gesù, il Risorto. Ricordo questi impegni: * Biennio della Santità: - personalmente, in comunità negli incontri settimanali e nei prossimi incontri zonali (7- * Collaborazione tra missionarie e missionari della Consolata sempre personalmente ed in comunità riflettere sulla lettera comune dei due Superiori dei nostri Istituti (MC e IMC) e rispondere allo schema di lavoro circa i cammini di comunione da farsi (vedi Dialogo n. 2 del 2008). Per la fine di aprile i diversi apporti di riflessione delle zone dovranno giungere a Torino al Segretario Regionale, P. Antonio Giordano, per elaborare una sintesi ed inviarla alla commissione di Roma per elaborare il documento finale da presentare alla Consulta di Ottobre 2008.. Prendo l’occasione per comunicare alcuni appuntamenti: * - Corso di Formazione Permanente per missionari della 3° età (dai 70 anni in su) per Settembre 2008. Invierò la lettera che il Superiore Generale ci ha fatto per venire anche per avere un’idea complessiva del corso. Per chi desidera parteciparvi lo faccia sapere, intanto con P. Garello ci faremo vivi con i missionari interessati. - Più avanti il programma di Formazione Permanente prevede: il corso di “mezza età” da febbraio a -giugno 2009, ed il corso per” i missionari giovani” dal 15 agosto al 15 novembre 2009. * - Settimana degli incontri zonali, 7- 12 Aprile . I coordinatori zonali organizzino que- da Casa Madre - 4/08 Italia Approfitto di questa comunicazione per ricordare a tutti gli impegni che la Direzione Generale ci ha dato per questo periodo. Parlo degli ultimi mesi della riflessione e approfondimento sul Biennio della Santità e sulla collaborazione IMC e MC. Tutti comprendono che, essendo temi importanti per la nostra vita di missionari, non basta darvi un incontro di comunità. Esigono riflessioni personali, confronti e dialoghi negli incontri comunitari ed una sintesi negli incontri zonali. Sono impegni a cui non possiamo sottrarci, anche perché non devono essere visti come un obbligo da compiere, ma come un aiuto che la Direzione Generale ci offre per crescere nel nostro carisma missionario, nella nostra famiglia IMC e per vivere la partecipazione e la comunione tra di noi. 12 aprile) riflettere sul tema offerto dal sito ufficiale dell’Istituto (www.consolata.org) meditare e stilare il profilo del missionario “santo” imc come indicato dal testo presentato dal Segretariato Generale per la Missione (vedi Dialogo n. 2 del 2008); in comunità si analizzi e si annoti la riflessione su un missionario “santo” che in qualche modo ha incarnato questa santità che noi, missionari IMC, dovremmo vivere. Vita nelle Regioni Lettera di Pasqua 19 Italia sti incontri tenendo presente le tematiche che sono state indicate in questa lettera. *- Dal 25 al 28 marzo ci sarà a Roma 1’Interseminary tra i nostri giovani studenti di teologia, di filosofia e le juniores MC sul tema del “discepolato della missione”. È l’incontro annuale tra i nostri giovani delle diverse tappe del cammino formativo. Diamo loro un ricordo nella preghiera. - Ricordo che il giorno l aprile a Torino ci sarà l’incontro annuale degli amministratori delle nostre diverse comunità. P. Garello farà avere al più presto il programma. Vita nelle Regioni • - Nei giorni 2-3 aprile avremo il Consiglio Regionale nel quale si studierà anche il modo di dar attuazione all’articolo 61 degli Atti della II Conferenza Regionale in cui si chiede di fare “una consulta previa tra i missionari della Regione” in vista del rinnovo della Direzione Regionale. 20 * - Faccio presente che nei prossimi giorni arriverà in “Dialogo” lo Statuto dei LMC (Laici Missionari della Consolata) d’Europa. Questa comunicazione vuole solo far cadere l’attenzione su un argomento molto importante che sarà og getto di approfondimento nei prossimi mesi. • - Ricordo gli Esercizi Spirituali: a Certosa dal 2 al 7 giugno e ad Alpignano dal 1 al 6 settembre. L’importanza di questo momento per la nostra vita spirituale è ovvio. È un dovere per da Casa Madre - 4/08 tutti. Chi non facesse questi Esercizi programmati da noi, faccia il favore di comunicarlo al Superiore Regionale ed indicare a lui il periodo ed il luogo dove li farà. La Pasqua che celebriamo ci dia un ottimismo fondamentale di vita e di lettura della storia, la Consolata ci aiuti ad avere occhi pieni di speranza e di luce. Sempre nel Signore Gesù. Torino 17 - marzo - 2008 p. Giorgio Dal Ben, imc Carissimi amici, la Campagna “Popolo Guaranì, Grande Popolo” sta procedendo come speravamo, cioè lentamente ma bene. Insomma c’è un “Movimento” differente perché tutto questo è “Buona Notizia” che ha già attirato un altro gruppetto che si è fatto avanti a chiedere insistentemente di associarsi! Così per grazie di Nostro Signore e con la collaborazione di molti, c’è da queste parti un piccolo, ma miracoloso segno di Resurrezione e Vita Nuova come la Pasqua ci suggerisce: un vero passaggio dalla Morte alla Vita. Invito anche voi ad aderire con energia alla dinamica di questo augurio di Buona Pasqua. Un saluto e una preghiera. Brasile All’inizio dell’anno scorso con la stesura delle linee fondamentali del “Movimento per la Vita, Terra, Futuro del Popolo Guaranì” di cui la Campagna è una iniziativa, è iniziato un lavoro che era visto da molti con perplessità. Si proponeva infatti un’azione che si discostava da una forma di assistenzialismo praticata dalla società in genere e anche dagli alleati dei Guarani nei loro confronti. La situazione in generale si è nel frattempo aggravata, tanto da preoccupare anche le autorità e in qualche maniera a mobilitarle. L’anno scorso su 76 omicidi di Indios accaduti in Brasile 53 sono stati praticati nel MS e anche l’indice dei suicidi è aumentato. La Campagna poggia su due pilastri: il pilastro guarani e il pilastro degli alleati che sulla base di un accordo chiaro e libero si impegnano ad agire lealmente. La Campagna ha diverse attività a livello locale, nazionale e internazionale, ma la sfida più importante da vincere è raggiungere la sufficienza alimentare. Infatti la situazione disastrosa di questo popolo si traduce nel dipendere dagli altri, quando tutti i mesi il governo distribuisce 13.000 “cestas basicas” ai 40.000 Guaranì. cioè sacchi di 35/40 kg di alimenti come riso, olio, zucchero, ecc... I Guaranì sono ormai così disorientati che vanno a lavorare nelle piantagioni della canna da zucchero in regime di semi-schiavitù, invece di dedicarsi al lavoro molto meno gravoso e più fruttuoso della loro terra che, se anche è insufficiente, è ben produttiva... Abbiamo così cominciato un lavoro molto umile e volutamente ristretto con un primo gruppetto di persone che hanno aderito alla proposta di produrre alimenti. Si è partiti da zero. L’iniziativa funziona molto semplicemente. Marcello biologo di 30 anni, che insegnava all’università della capitale Campo Grande con un ottimo salario e buone altre proposte, ha aderito alla Campagna e con lui Matrilia una ragazza di 25 anni laureata in agronomia: sono i due volontari missionari laici del luogo che accompagnano ogni giorno i volenterosi e lavorano sui campi con loro, con la zappa, il coltellaccio, l’aratro.. Anch’io mi associo quando mi trovo in zona. Mi dispiace di non esser là anche adesso. Naturalmente con l’impegno nell’agricoltura è in atto un processo di formazione all’organizzazione e all’autostima. Perciò autonomia alimentare, organizzazione, e autostima sono gli aspetti dell’attività che ci proponiamo di costruire insieme. Si tratta di tre aspetti di un’unica sfida. Si è cominciato da zero. Mancavano a volte anche degli attrezzi più elementari a cui si è venuti incontro, sempre nel contesto di un dialogo franco per un impegno effettivo di lavoro nei campi. Abbiamo già alcuni ettari di granoturco alto un metro e mezzo, della manioca, una buona area piantata a zucche, ma anche si stanno entusiasmando ad allevare qualche gallina. Ci siamo già arrischiati a fare un primo passo con i conigli.. Vita nelle comunità Con gli Indios Guaranì 21 da Casa Madre - 4/08 Portogallo Vita nelle comunità 22 Cacém Pe Matias, imc Dois acontecimentos no primeiro fim de semana: Os PP. Mário e João participam, em Fátima, na Semana da Vida Consagrada. Valeu a pena – disseram; graças a Deus, que é assim todos os anos. O P. Matias e o Marcos sobem até Águas Santas para um encontro com os aspirantes a Leigos Missionários da Consolata e visita à família. No regresso, o P. Matias ainda chegou a tempo de participar na Conce- lebração de encerramento da ‘Semana da Comunidade’ na paróquia da Buraca. Não houve tempo para ficar na tarde de convívio porque cá em casa havia um encontro para preparar a exposição sobre a Consolata no Mundo que nos foi pedido pelo presidente da freguesia de S. Marcos para o mês de Abril, altura das festas da freguesia. No segundo fim de semana, o P. Frazão e o Marcos acompanham os JMC a Fátima para o seu retiro quaresmal. Enquanto o P. Matias participa no Encontro Europeu dos LMC, realizado na Casa Regional. De Portugal estiveram presentes os PP. Norberto e Matias, Teresa, Bibiana e Iva. Foi aprovado o Estatuto. agradáveis e proveitosos onde todos os elementos da comunidade puderam partilhar a sua vida com os superiores. À noite, houve um encontro no Centro Missionário com os representantes dos vários grupos que partilham o carisma e espiritualidade do Allamano. Apraz-nos registrar o bom número que acudiu ao convite. Foi óptimo. Terminámos com um chá quente; na verdade o frio era muito. Na tarde do dia 15, os PP. Matias e Norberto acompanharam os visitantes ao Bispo D. Carlos Azevedo. Também esta foi uma visita familiar e proveitosa onde apresentamos a nossa disponibilidade em servir a Igreja local. O bispo agradeceu. No dia seguinte partem para a Comunidade de Águas Santas. Com eles vai também o seminarista Marcos Leandro para, no dia 16, festa do Fundador, emitir a pro- fissão religiosa naquela comunidade. Parabéns ao Marcos e um BEM-VINDO à nossa família IMC. O P. Matias, neste mesmo dia, foi celebrar a Eucaristia às Irmãs da Consolata, para recordar o nasci- mento para o céu do Beato Allamano. Madrugada do dia 18, segunda Feira. Chuva diluviana, que o rio não conteve, varreu tudo o que encontrou pela frente. O seminário, Centro Missionário, quinta, tudo ficou inundado e coberto de terra. Os carros, por pouco, quase iam parar a Caxias. Seguiram-se dois dias de intenso labor, dentro e fora de casa, para recompor o que tinha conserto. Lá por fora, a quinta terá que esperar, até quando? Ficou tudo entupido. Visita Canónica: Iniciou no dia 13. Os visitantes P. Stefano e P. Paco, acompanhados pelo P. Nor- berto, logo pela manhã desse dia, reuniram-se com a comunidade para se poderem inteirar sobre a mesma. No dia seguinte toda a comunidade foi à Casa Regional para festejar o aniversário natalício do P. Norberto. Após o almoço regressamos a casa e continuaram os diálogos com os superiores. Foram dois dias muito da Casa Madre - 4/08 Após a visita canónica ficou a comunidade a torcer para o mesmo lado, até as couves! O campo de futebol ficou preparado para poder acolher o próximo mundial de pólo-aquático. A participa- ção está aberta também às nossas comunidades. Não precisa fase eliminatória, para já! A grande dança aconteceu na cave do seminá- para acolher os nossos colaboradores de calendários e não só, que vieram reflectir (retiro) sobre a Quaresma: Caminho para a Páscoa. Orientou o P. João Monteiro. Adoração Eucarística no Centro Missionário. Todas as quintas feiras, durante o tempo quaresmal, os JMC’s, por turno, fazem companhia a Jesus, durante algumas horas. É de louvar! Para terminar o mês, toda a comunidade foi a Fátima para participar no encerramento da Visita Canónica. Para todos, FELIZ PÁSCOA! Fátima Pe Manuel Carreira, imc de jovens que vieram a Fátima passar o Carnaval a rezar. - Dia 5 - Aniversário do padre Elísio foi celebrado ao almoço sem pompa nem grande solenidade: o bolo, as velas, o champanhe. - Dia 7 – reunião dos hoteleiros de Fátima organizada pelo santuário e em que participaram os padres André e Agostinho Barbosa e a recepcionista do Pax, Maria de Fáti- ma. É já a 30.ª vez que tal encontro se realiza e tem sempre um interesse redobrado. - Dias 8 a 10 – Houve em nossa casa um retiro para jovens, promovido pelos nossos animadores e animadoras. Participaram 47. No domingo, animaram a eucaristia na nossa capela com cânticos e outras intervenções próprias da juventude. E houve três aniversários: a 11 o padre Rossi, a 13 o padre Serafim, a dia 18 o do irmão Carlos Margato. Em todos os três casos se seguiu, com pequena diferença, o ritual do costume. - Dia 20 a 26 – Visita canónica. Intervenientes: padre Stefano Camerlengo, vice- superior geral, e o conselheiro geral padre Francisco Lopes. Viram, ouviram, falaram e tentaram apagar alguns fogaréus para que tudo ficasse mais sereno. Visitaram pessoas e ambientes. Oxalá tenham captado os prós e os contras que existem na nossa comuni- dade e em todo o vasto complexo que nos rodeia e, por vezes, nos sufoca. - Dia 23 e 24 – os L.M.C. estiveram reu- da Casa Madre - 4/08 Portogallo Toca-me a mim fazer a crónica deste mês de Fevereiro, o qual, mesmo sendo bissexto e por isso tendo um dia a mais do que nos três anos anteriores, ainda não chega aos calcanhares de qualquer um dos restantes meses. E porque será que Fevereiro tem essa pouca sorte? Conta a história (ou lenda) que o imperador Augusto, de Roma, inconformado com o facto de Julho (dedicado a Júlio César) ter 31 dias e o seu “Agosto”, ter apenas 30, resolveu acrescentar-lhe um dia, indo roubá-lo ao pobre e desgraçado Fevereiro. Talvez por estes maus tratos do imperador, o mês de Fevereiro é considerado, com fama e proveito, o mais reguila e o mais caprichoso de todos: ora sol quente que traz o diabo no ventre, ora chuva, frio e vento e depressa se chega ao fim sem que ele ganhe assento. Tudo isto, mais palmo menos metro, aconteceu neste bissexto de 2008. Mas como diz o rifão: “A Fevereiro e ao rapaz, perdoa-se-lhe tudo quanto faz!”. Vindo a nós e à nossa comunidade é assim: - Dia 2 - festa dos consagrados, houve celebrações apropriadas no santuário. Todos os religiosos/as estavam convidados mas compareceram mais elas do que eles. A nossa comunidade não foi excepção. O padre Agostinho Barbosa da Silva fez anos, mas tendo andado por fora a festa já estava feita quando ele chegou. - Dia 3 – Domingo – os nossos parques foram invadidos por autocarros espanhóis car- regados Vita nelle comunità rio. Ninguém da comunidade participou nela. Para nós ficou a tristeza de ter que recolher os estragos e tristezas por ela causados em tão pouco tempo. De facto, tinha começado pelas 3.30h da manhã ao som de espectaculares trovões. Pelas 6.00h já tinha terminado. Mesmo assim, alegramo-nos por ninguém ter morrido afogado. Os objectos que por lá moravam, todos tinham prática de natação. No último domingo do mês, o nosso Centro Missionário, não obstante a chuva, foi pequeno 23 Corea nidos sob a orientação do conselheiro F. Lopes. - Dia 24 – Aniversário do padre Aventino – Faltava este, para a perna do banco! Os conselheiros gerais deram umas voltas turísticas e visitaram os familiares de vários missionários que estão fora do país. - Dia 26 –Assembleia regional com todos os membros IMC da nossa região. Missa do fundador e encerramento da visita. Pela tarde os visita- dores partiram para Itália tendo- nos deixado algumas dicas que nos servirão para abrirmos os olhos. E depois de tantos eventos que encheram de lés a lés o pequeno mês de Fevereiro, a vida entrou na normalidade, o que não quer dizer no ramerrão da monotonia; até por- que a Quaresma está na sua plenitude e ainda é tempo de conversão. Nuovo seminarista per la missione Ad Gentes p. Alvaro Pacheco, imc Vita nelle comunità del “Villaggio dei Fiori”, una comunità religiosa coreana che si dedica soprattutto all’aiuto degli handicappati e dei poveri. Era assieme al suo fratello minore, il quale ha già fatto la prima professione. Ma lui portava anche nel cuore l’inquietudine missionaria. E cosi, dopo circa 9 mesi di contatti e discernimento, ha deciso d’entrare con noi. 24 Lo scorso lunedì 10 Marzo, il giovane Kang Pedro è stato ammesso ufficialmente nella nostra comunità. Durante la celebrazione eucaristica e poi nella cena, erano presenti i suoi genitori, il suo padrino di battesimo e la sua sorellina. Ha 28 anni e ci ha conosciuto mentre era studente dai religiosi da Casa Madre - 4/08 Abbiamo adesso con noi, nella nostra casa centrale di Yokkok, 3 seminaristi, due dei quali andranno, se tutto va bene, in Italia l’anno prossimo per prepararsi al noviziato. Rinnoviamo la nostra gioia e gratitudine a Dio e alla Consolata per questi nostri seminaristi, i quali sono parte della nostra speranza per il futuro, soprattutto qui in Asia. Certo, loro sanno già che la missione li porterà in tante parti del mondo. Sono in tutto 9 seminaristi, uno dei quali fa la sua esperienza missionaria in Colombia. In un certo senso, è il nostro primo missionario coreano. Gli altri sono tutti in Italia. Siccome abbiamo già 20 anni di storia in questa nazione asiatica, speriamo di poter gioire con la prima ordinazione sacerdotale di un coreano come missionario della Consolata tra pochi anni. Dopo la morte di un nostro seminarista e del padre Joseph Otieno (del Kenya), qualcuno diceva che il nostro Istituto aveva messo radici profonde in questa nazione. Adesso, aspettiamo i primi “frutti locali” con i quali la nostra missione potrà continuare ad aumentare, sia d’intensità sia di personale. ad extra. Meno male che le vocazioni religiose e missionarie stanno aumentando: è segno che lo Spirito sa cosa sta facendo. Questo prossimo venerdì 14 Marzo finirà il corso di formazione per missionari coreani che stanno per partire per le missioni in vari Paesi di 4 continenti. Questo corso annuale si svolge nel centro missionario dei Missionari Colombiani e si trova già nella XI edizione. Quest’anno ci sono circa 50 missionari, divisi in due gruppi. Sono, cosi, già vari i missionari coreani che si trovano sparsi nel mondo, condividendo con altri popoli e culture il dono che anche loro hanno ricevuto: il dono di Cristo. A loro si aggiungeranno anche questi. Portiamo nel cuore la speranza di inviare anche noi, in un futuro prossimo, missionari coreani a nome dell’Allamano. Da Djibouti Vita nelle comunità In un Paese dove le vocazioni sacerdotali sono essenzialmente diocesane, non è facile trovare giovani disposti a lasciare tutto e partire. Dall’altra parte, la vita religiosa e la missione ad gentes sono ancora due realtà molto sconosciute. Ogni volta che dico che sono prete, mi chiedono subito in quale parrocchia sto lavorando. È poi vero anche che molti preti diocesani non trovano il senso della nostra presenza in Corea, poiché dicono che ormai la Chiesa locale ha raggiunto una maturità sufficiente, soprattutto a livello d’organizzazione e vocazioni. Persino i vescovi sono tutti coreani. Per loro, la Corea non è più terra di missione, perciò… via con i missionari. Ma loro si dimenticano che una Chiesa diventa veramente matura soltanto quando condivide la sua ricchezza col resto della Chiesa Universale, diventando anche missionaria p. Francesco Giuliani, imc Rientro dalla missione di Ali-Sabieh E’ stata ancora una bella esperienza incontrare giovani,uomini e donne che credono alla vita, alla gioia di testimoniare con la vita solo l’essere fratelli. All’entrata della città c’è un posto di blocco che serve da dogana già per l’Etiopia. Attraverso le montagne l’Etiopia è più vicina, ma la strada è pessima, solo qualche camion si azzarda a passare di qui. Noi siamo conosciuti e ci lasciano passare senza problemi, anche se io non ho ancora il passaporto è alla gendarmeria per il visto. La Missione qui è grande e bella soprattutto. Si sta bene tira un bel venticello fresco come alle Balze da Casa Madre - 4/08 Djibouti Partenza sabato nel pomeriggio quando il sole qui non fa ombra. Ci troviamo ben presto sulla solita strada che porta fuori dalla città, unica strada che va verso l’Etiopia. La strada è asfaltata ma molto stretta e spesso è frequentata da camion etiopi che portano merce al porto. In certi punti, come nella zona desertica, la strada si rovina ed allora si passa su chilometri di pista non asfaltata. Il primo tratto di strada è montagnoso, sali scendi paurosi perché molto ripidi, i camion vanno pianissimo e sorpassare è molto pericoloso per le innumerevoli curve. Poi si discende rapidissimamente verso il deserto di sabbia piccolo, che in effetti è solo un lago asciutto. Mi dicono che quando piove il lago si riempie con un metro d’acqua, ma ciò non avviene da tre anni. Si attraversa il deserto di sabbia infuocata per una decina di km. poi ancora colline, saliscendi, curve, camion ribaltati, camion in colonna fermi, camion che cercano di superare tutti ma alla velocità dei 10 all’ora; macchine pochissime cioè nessuna. Si ridiscende verso il deserto grande, anche qui visione apocalittica tutto brullo, sabbia e caldo. Fermandosi si può vedere il fenomeno del miraggio, che ho cercato di fotografare. La strada costeggia il deserto sul lato sinistro per una trentina di km. Ai bordi si vedono le capanne dei pastori. In fondo al deserto si lascia la strada principale che prosegue per Dikil e poi per l’Etiopia, si prende una bella strada non trafficata e si sale attraverso una vallata circondata da alte montagne fino a Ali-Sabieh situato a 750 m. 25 Djibouti Vita nelle comunità 26 d’estate. Ci accoglie subito Marc un americano di 2m e 10 di statura (l’ho ‘’comprato’’per giocare nella nostra squadra di pallavolo) 35 anni vive qui con due volontarie francesi, una direttrice della scuola e l’altra del centro di alfabetizzazione. E’ bello incontrare questi giovani che lasciano tutto per due o tre anni e vengono in queste lande desolate a portare speranza amore consolazione, e vi assicuro che non è solo per gusto di avventura. Nel parlare con loro si scoprono subito le loro vere e profonde motivazioni. Cercano il senso da dare alla loro vita dandosi qualche anno per il servizio al fratello più povero abbandonato ammalato, rifugiato, senza casa. Marc è entrato in crisi quando la sua patria ha fatto la guerra contro l’Afganistan, (è ingeniere elettronico) ha lasciato tutto è andato in Spagna a studiare la teologia ed ora è in attesa di terminare gli studi e diventare un giorno se Dio lo vorrà prete della diocesi di Gibuti. La notte è fredda non ho trovato coperte nella stanza quindi ho dormito poco. Al mattino, è Domenica ma qui è giorno feriale, visito la scuola e il centro della città con il mercato della carne saliamo su di una collina che domina la città per vedere la panoramica. E’ la seconda città più popolata del paese dopo Djibouti. Alla Messa celebrata solennemente, oltre ai tre volontari di cui vi ho parlato è venuta una bella famigliola: lui congolese lei etiope con due figlie. Siamo rientrati nella serata di domenica ad Arta per celebrare anche qui la Messa con la volontaria Beatrice e un po’ stanchi siamo rientrati a Djibouti. Venerdi’ 7 marzo - Marcia nel deserto Ogni anno durante la quaresima tutti i cristiani della diocesi di Gibuti, con il Vescovo in testa si incontrano nel deserto per celebrare il sacramento della penitenza e l’Eucarestia. Anche quest’anno venerdì scorso, 150 persone venute da tutte le parti della diocesi, ci siamo incontrati nel deserto di Wea, un letto di fiume secco da 4 anni, pietroso, dove i pastori portano a pascolare dromedari e capre. Durante la marcia ci si è fermati quattro volte per meditare sulla speranza. Bambini giovani, vecchi, suore e preti, Vescovo in cammino per chiedere il perdono al Signore e ricevere tante grazie di speranza e di pace del cuore. Una giornata di preghiera, riflessione e celebrazione. Dopo la S. Messa, momento comunitario di da Casa Madre - 4/08 scambio e conoscenza. Io dopo la terza tappa mi sono preso un’ora di solitudine e di meditazione solitaria anche perché è proprio vero che nel deserto il Signore parla al cuore . Difficile poter tradurre in parole i sentimenti le paure e le gioie che in quei momenti si vivono. Per il giorno dedicato alla donna La prostituzione qui è una realtà presente, attiva, diffusa. Grande porto di mare, enorme presenza militare, bellezza esotica, povertà flagrante: eccone, alcuni aspetti. I bar di Gibuti erano da sempre famosi per questo. Anche quando è intervenuta l’Arabia Saudita con una forte somma di dollari per farli chiudere. Poco dopo, eccoli rinascere, sotto il nome di ristoranti. Se ne parla anche con il cappellano militare. Mentre mi fa visitare, con orgoglio, le varie caserme e i comandi presenti sul territorio. Un esercito francese in miniatura, a Gibuti. Dalla marina all’aeronautica militare, con i suoi potentissimi Mirage, ben nascosti sotto terra. Ma quando fuoriescono, all’alba, tremano i vetri e le case stesse. Tuttavia, non riuscirai a vederli… ormai, già scomparsi nel nulla! La famosa Legione straniera, poi, fatta di uomini di tutti i continenti, ha qui il suo quartiere generale. Sempre pronta ad esercitazioni quotidiane nell’interno desertico, tra i canyon. La presenza militare francese qui incide ben del 30% sull’attivo del bilancio di questo piccolo Stato. Da poco, poi, si è aggiunto l’esercito americano, interessato ai Paesi arabi. La prostituzione qui prospera, riprende il cappellano militare. Immaginarsi quando sbarca la portaerei Charles De Gaulle, con i suoi duemila uomini, conclude, malizioso ... e preoccupato. Comunidade do Noviciado «Vede: como é bom, como é agradável habitar todos juntos, como irmãos. É como óleo fino sobre a cabeça, descendo pela barba de Aarão, descendo sobre a gola de suas vestes.» Salmo 133,1-2. Como é sabido, «o noviciado é o jardim da congregação», como gostava de dizer o Pai fundador, é «menina dos olhos», nós também não fugimos dessa regra, com a ajuda dos mestre padre João de Nascimento e padre Bonifácio ecónomo, são os que encabeçam o nosso barco formado a 29 de Dezembro do ano transato, composto por 12 noviços de cinco nacionalidades. Passam já 65 dias desde que urdimos cá no noviciado, tempo suficiente para dizer que nos sentimos felizes, mais unidos que nunca, nos ambientamos tanto para a casa, no bairro, como nas comunidades onde colaboramos na pastoral, o que faz com que o nosso «barco» se ponha a cortar as ondas da vida em busca de alcançar a outra margem sem medo da tempestade, pois o marulhar das águas, nos fazem avançar «sempre em frente» na santidade e fraternidade «aos passos do mestre». Trabalhos Manuais: velamos pela nossa horta, rica em várias culturas; animais desde coelhos, galo, gato, cães, cágados e pássaros; jardim; limpeza da casa; manutenção; lavandaria; etc. Estudos: leitura pessoal, pequenas lições de português, pesquisa e formação baseado em temas sobre o Pai Fundador, o Instituto e Liturgia. Recreação Lazer e Convívios: celebrações de aniversários, festas litúrgicas, momentos programados, e saídas a lugares como praias, etc. Desporto: nas terças e quintas feiras jogamos as modalidades como: Voleibol, Basquetebol e Futsal. Pastoral: colaboramos em seguintes comunidades: Albazine, Imaculada, Nossa Senhora de Fátima, Rosário, Sagrado Coração, São Paulo e Todos Santos, que teve inicio no dia 9 de Fevereiro. Tudo isso e muito mais fazem do nosso noviciado «o melhor dos noviciados até aqui existentes», na nossa óptica, unidos no amor fraterno, como de antemão disse, encabeçados pelos «incansáveis» padres João e Bonifácio, trabalhadores e empenhados. Assim vamos nós, assim vai esse barco, com a santa protecção maternal da virgem mãe Consolata, padroeiro São Paulo e intercedidos pelo pai Fundador. Formação: esta comporta encontros formativos comunitários e pessoais, com o padre Mozambico Ao longo destes dois meses e alguns dias, em que vamos dando os primeiros passos, temos dado particular atenção as seguintes actividades que fazem o nosso dia a dia do noviciado: Oração: esta envolve a Eucaristia, que alias «é o centro do dia», Lectio Divina, meditação pessoal, Liturgia das horas, reza do Rosário acompanhado de reflexão feita pelos noviços, leitura de livros sobre o fundador ou de santos, Via Sacra as sestas feiras, onde dedicamos as situações de cada país dos quais somos oriundos, Retiros mensais, cujo primeiro foi orientado pelo padre superior regional padre Artur Marques no dia 14 de Fevereiro. mestre e padre ecónomo da casa, vimos alguns filmes de caracter formativo, slide show, documentários, etc. Vita nelle comunità Noviciado São Paulo de Laulane 27 da Casa Madre - 4/08 Mozambico Casa Regional Maputo p. Francisco Lerma, imc LECTIO SAPIENTIAE NO ISMMA No passado dia 18 de Fevereiro de 2008, com motivo da sessão de abertura do Ano Lectivo de 2008, o Instituto Superior Maria Mae de África (ISMMA), quis homenagear o Padre Francisco Lerma pelos anos que dedicou ao ensino nessa instituição. Vita nelle comunità O Pe. Lerma forma parte do grupo de professores que viu nascer o ISMMA, fruto precioso do CIRM-CONFEREMO, como contributo concreto da Igreja na a formação dos profissionais da educação em Moçambique. Neste Instituto de ensino superior, o P. Lerma ensinou Antropologia Cultura. A sessão de abertura teve iniciou com uma celebração ecuménica sob a orientação do P. Bruno Pipino, que após a leitura da Palavra, fez um apelo à defesa da vida. As orações foram compartilhadas por exponentes de várias confissões religiosas das que são originários os alunos di ISMMA. 28 Seguiu-se a Lectio Sapientiae, a cargo do P. Francisco Lerma, que versou sobre o seguinte tema: “Influência da cultura escolar do ISMMA na formação de um Professional na viragem do século XXI”. A reflexão do P. Lerma constou de quatro capítulos, nomeadamente: I.O Contexto: Moçambique em mudança. II. Na era da globalização. III. Um novo sistema educativo para o País. IV. Que projecto desde o ISMMA? 1.Uma ética a partir da pessoa humana; 2. Uma ética mínima universal; 3. Função da teologia no projecto ISMMA; 4. Encontro de religiões. Na segunda parte da sessão de abertura do Ano Lectivo, o Dr. Carlos Machili, ex Reitor da Universidade Pedagógica de Maputo e actualmente Director Nacional dos Assuntos Religiosos, a apresentação da nova edição do livro do P. Lerma, Antropologia Cultura. Guia para o fez estudo. Os estudantes do ISMMA animaram a sessão com poesias, cânticos e danças. Esercizi Spirituali del Seminario di Alpignano 01 - 04 Febbraio 2008 Piero Demaria “Sali il monte e vieni a me” (Es. 24,12) “Fermatevi, sappiate che io sono Dio” (Sal. 46,11) Siamo giunti alla Certosa di Pesio la sera del 1° Febbraio e Padre Sandro Faedi ci ha accolti con queste bellissime parole. Attraverso esse ci ha introdotto al clima di silenzio e preghiera che ci ha avvolto nel tempo dei nostri esercizi spirituali. Mancavano Giuseppe e Graziano, quest’ultimo impegnato con la discussione della sua tesi, ma il Signore ha invitato sul suo monte Andrea, un ragazzo di Beinette, che ci ha raggiunto sabato 2. Così, con Padre Francesco Discepoli siamo rimasti da Casa Madre - 4/08 in sei (Sergio, Rui, Daniel, Josif, Marco e Andrea) a ritemprarci nella quiete della Certosa, ammantata di neve. Le riflessioni di P. Sandro ci hanno condotto tra la ricerca di senso sottesa al sogno di Giacobbe, fino al senso pieno della vita: Gesù ed un’esistenza interamente nascosta in Lui. Ci ha presentato la necessaria radicalità che la sua chiamata porta in sé, fino a farci comprendere che non esiste vera adesione a Cristo che non sia esistenza crocifissa. Una conversione che si può vivere solo con i fratelli, in comunità e famiglia. E così voleva il Fondatore, che, oltre ad essere sacramen- Lunedì sera, mentre la neve cadeva frusciando dai rami su cui si era posata in mattinata, abbiamo salutato la Certosa e i suoi monti, in cui abbiam potuto fermarci un poco, stare con il Signore e ringraziarlo per il grande dono che ci ha concesso: la sua presenza Divina. Da Marialabaja p. Peppe Svanera, imc Quest’anno la Pasqua ci prende forse un po’ tutti di sorpresa, appena entrata la primavera. Apparentemente la tragedia di Gesù appare come un fallimento ma per noi tutti esplode la vita. Probabilmente in Italia farà ancora freddo mentre qui da noi siamo in piena estate anche se con la Settimana Santa arriveranno le prime piogge che ci accompagneranno poi fino quasi a Natale. La Risurrezione si afferma come la dimensione ultima della nostra esistenza e pervade la storia dell’umanità destinata a risorgere con Cristo per una nuova vita di giustizia amore e pace. Dopo Pasqua comunque tornerò in Italia per le vacanze e avremo l’opportunità di vederci e parlare di Marialabaja, della sua gente e della nostra presenza in questo territorio e magari tentare un bilancio di questo periodo. La missione va in questa direzione, vuole trasformare un mondo di morte nel trionfo della vita. La nostra naturalmente non è un’impresa ma una missione e i risultati non dipendono da noi e neppure abbiamo gli strumenti necessari per misurarli. Protagonista è sempre e solo il Signore risorto che si manifesta attraverso chi lo segue e lotta per un mondo diverso, qui e dappertutto, perché tutti abbiano vita e vita in abbondanza. Nelle cosiddette “missioni” forse questo è più evidente perché i contrasti e le ingiustizie sono più palesi ma la “missione” è per tutti sempre e dovunque. In questi anni abbiamo accompagnato come missionari la nostra gente di Marialabaja e insieme abbiamo tentato di fare qualcosa e in parte pensiamo che ci siamo anche riusciti. Nella direzione giusta? Crediamo di si. Qualsiasi bilancio naturalmente bisogna farlo alla luce della Pasqua, morte e risurrezione. Con grandi risultati? Sicuramente no. Anche perché non si può pensare di fare in tre anni quello che non si è fatto in trecento. da Casa Madre - 4/08 Colombia Mi sento in dovere comunque prima di tutto di ringraziare il Signore perché ha aggiunto questi tre anni alla mia vita. Più di uno mi dava per “spacciato” e invece definitivamente la nostra vita è nelle mani di Dio e vale la pena prendere le cose come vengono, con calma e assoluto ottimismo, ringraziando il Signore e cercando di fare qualcosa di buono. Vita nelle comunità tini, papalini e consolatini, ai suoi missionari chiedeva d’avere un preciso Spirito di Famiglia. Ne è stata una piacevole conferma l’accoglienza dei missionari certosini: Padre Lino Tagliani, Padre Francesco Peyron, Fratel Francesco Torta, Fratel Renzo Bourchet, i quali ci hanno fraternamente aperto le porte della “loro casa”. 29 Colombia A volte ci domandiamo e molti spesso ci chiedono: Vale la pena venire dall’Italia? Non è meglio lasciare che la gente viva come sempre ha vissuto? Perché disturbare e creare altre esigenze? Ogni popolo ha la sua cultura e la sua religione e bisogna lasciarlo vivere in pace. Se poi è vero che ci sono tanti problemi esistono organizzazioni che lavorano per questa gente. In fin dei conti ha senso oggi essere“missionario”? La risposta difficilmente può essere teorica. Per noi nasce da quello che viviamo e contempliamo nella settimana santa. Vita nelle comunità La missione di Cristo si realizza attraverso la passione, morte e risurrezione per una novità di vita offerta a tutti e da realizzare insieme. 30 da Casa Madre - 4/08 Luis, il bambino che cresce nelle scuolette e riceve un pranzo caldo, attenzione e affetto. Yoiner, il giovane che comincia a credere nel suo futuro. Yaneth, la donna sempre più cosciente della sua dignità. Julio, lo sfollato che riprende fiducia e si sforza per ricostruirsi una vita. Quando ci identifichiamo con le sofferenze e i bisogni della nostra gente e in particolare dei più poveri e insieme cerchiamo soluzioni viviamo la Pasqua e il suo mistero di morte e risurrezione. Questa è la missione. Il grido gioioso che il Signore è risorto e ha vinto definitivamente la morte. Qui e dappertutto. Anche da voi! Buona Pasqua a tutti. p. Nelson Lachance, imc Nous sommes le 17 février, lendemain de la fête du bienheureux G i u s e p p e Allamano. Nous venons de recevoir une autre bonne tempête de neige. Le temps est incertain. Malgré tout, un groupe d’une dizaine de personnes s’est réuni au Hall Notre Dame à Montréal . Il y avait quelque chose de nouveau dans l’air. Une invitation leur avait été lancée : celle de mettre sur pied un groupe de laïques missionnaires de la Consolata (LMC). Depuis plusieurs années, des laïques collaborent avec les Missionnaires de la Consolata à différents niveaux : collaboration dans la réalisation de divers projets, lors d’événements spéciaux, au niveau des communications, etc. Certains sont à suivre une formation en vue d’un engagement missionnaire à l’étranger, et d’autres ont déjà vécu, comme laïques, une expérience missionnaire à l’extérieur du pays. À l’occasion de la fête de Giuseppe Allamano, un petit groupe de personnes fut invité à se rencontrer. Tous n’ont pu être là, mais le petit groupe qui s’est retrouvé a vécu un moment de grâce : être reconnu comme laïque missionnaire de la Consolata. Ce moment, certains l’attendaient depuis longtemps : se sentir reconnus et, en même temps, responsables de vivre dans sa réalité de laïque, le charisme des Missionnaire de la Consolata. Et, ce qui surprend le plus, c’est de découvrir dans le partage, que chacun dans sa vie, dans ses ministères de tous les jours, portent le même souci, le même désir que le père Allamano. C’est avec émotion que la majorité des laïques présents ont partagé la profondeur de leurs liens avec les Missionnaires de la Consolata, avec leur charisme, avec leurs œuvres. Quelle belle image que ce couple qui a apporté un grand sac rempli de lettres et de photos qu’ils ont accumulées au cours des années dans leur désir de vivre la mission en communion plus étroite avec les Missionnaires de la Consolata. Chacun dans son expérience nous partage que l’esprit du bienheureux Allamano et l’amour de Notre Dame de la Consolata se traduisent dans leur quotidien : le souci du pauvre, d’ici et d’ailleurs, l’accueil de la personne seule ou malade, la consolation apportée par l’écoute, la présence. Ensemble nous prenons conscience qu’ils sont de véritables Laïques Missionnaires de la Consolata, qui appartiennent à la grande famille de la Consolata et qui souhaitent partager cette joie avec d’autres personnes. À partir de ce moment, un sentiment d’appartenance encore plus fort a été da Casa Madre - 4/08 Laici Missionari della Consolata Une invitation au partage dans l'esprit du bienheureux Giuseppe Allamano 31 Laici Missionari della Consolata ressenti et des moyens concrets d’action ont été suggérés. En effet, nous avons ensemble souhaité que les laïques missionnaires qui vivent un discernement en vue d’un engagement en mission, puisse trouver en nous appui, soutien et amitié. En ce 17 février 2008, le groupe des Laïques Missionnaires de la Consolata de Montréal est né. Dans l’esprit du bienheureux Giuseppe Allamano et de Notre Dame de la Consolata nous projetons de nous réunir à nouveau pour approfondir et partager notre service missionnaire en tant que laïque. Une 32 rencontre est prévue pour le mois de mai ou de juin. D’ici là, c’est avec enthousiasme que nous portons notre titre de « laïque missionnaire ». Nous le ferons connaître à d’autres qui pourraient être intéressés à la mission. Déjà des noms circulent. « La charité est l’ensemble de toutes les vertus et elle en est la perfection. » Giuseppe Allamano Que la Vierge de la Consolata nous comble de son amour Da Toribio Giuseppe Parolini La strada é deserta, sono passate da poco le 8 della mattina, a tratti mi superano motociclette, tutte già con passeg gero quindi non posso né scroccare né pagare un passaggio. Tanto meglio, l’appuntamento a Toribio é per le 9 e un’ora é giusto il tempo che ci vuole per arrivare camminando. La motivazione della convocazione parla di una giornata di mobilitazione per la vita, la dignità e la libertà. Non che servisse una marcia in più tra questi monti e le autorità tradizionali sono state chiare su questo punto: le comunità sono da molto tempo mobilitate permanentemente. Però non possiamo essere ingenui, in un mondo in cui l’immagine conta più della sostanza la manifestazione del 4 febbraio gridata su tutti i media nazionali conta più del lavoro quotidiano e silenzioso di migliaia di indigeni qui nel Nord del Cauca. Nella piazza di Toribio la vita scorre quieta, le bancarelle con la carne appesa hanno pochi clienti e sotto le due tende dei “ristoranti” il brodo del sancocho bolle tranquillo. Solo le due da Casa Madre - 4/08 torri di casse dell’amplificazione ed il gazebo giallo con il logo del succo di frutta Fxise, prodotto da una microimpresa comunitaria, indicano che ci sarà un evento pubblico. Sono le nove e altrove sarei puntuale, qui sono in anticipo. Entro in parrocchia per il caffè d’obbligo, ovviamente é un tinto ben lungo, ma dell’espresso or mai ho dimenticato il sapore. Scambio due battute con Rosalba, la cuoca, e penso di approfittare dell’attesa per scaricare la posta elettronica, ma come spesso accade non c’é connessione, l’errore di oggi é 777, colpa del server, almeno stavolta non é perché ci hanno tagliato la linea per morosità. Non che la parrocchia abbia l’abitudine di non pagare, a volte semplicemente non arriva la fattura, dove si perda é un mistero, e allora come fai a pagare? Spiegarlo alla Telecom é tempo sprecato. Tanto vale uscire nel parco e mettersi all’ombra, le nubi se ne sono andate e il sole già picchia, il palco é pronto e le casse diffon- Non devo dimenticare di scattare foto, di solito ci pensa P. Juan Antonio, ma é in vacanza in Italia, quindi cerco di sostituirlo degnamente. Comincio con le guardie indigene che sistemano le bandiere nella piazza, passo ai bambini della scuola “Quintin Lame” che entrano vociando nella piazza disposti su due file, portano bandierine bianche e cartelli, i professori cercano di tenere un po’ d’ordine e ci riescono fino all’entrata nello spiazzo di fronte al palco, da lì in poi si limitano a contenere i più scalmanati. Arrivano anche gli scolari di Toribio che vanno a sommarsi alla moltitudine vociante che già si assiepa attorno al palco, in particolare sotto il grande albero dai fiori arancioni, alla ricerca di un po’ di ombra. Dietro di loro sfila la guardia indigena, di certo non ha un aspetto marziale, i più organizzati indossano una polo bianca o azzurra con la stampa o il ricamo dell’emblema della guardia indigena, ma molti non si distinguerebbero dal resto della gente se non fosse per il bastone di comando che tutti portano, e che é il vero segno distintivo, anche questo però si presta alle più svariate personalizzazioni; dimensioni, colore e fettucce rosse e verdi, i colori del movimento indigeno, sono abbastanza standardizzate, mentre la cinghia che serve per portarlo a tracolla spesso é un chumbe la cintura tradizionale che serve per legare i bambini sulla schiena delle mamme; alcuni aggiungono fettucce di altro colore, a volte intrecciate; altri hanno fiocchi di lana delle più varie dimensioni, solitamente verdi e rossi, i colori però sono un’opinione e un anziano esibisce due fiocchi enormi: uno verde, l’altro fucsia sgargiante, libera interpretazione del colore rosso. Il bastone di comando non é un manganello, del resto come potrebbe essere un’arma efficace contro i due eserciti che si fronteggiano in questa guerra senza senso? La forza della guardia risiede nell’autorità morale di cui é portatrice, il bastone rappresenta questo; basta vederli schierati per capire che la guardia indigena non é un corpo militare, né paramilitare come dice la guerriglia, né guerrigliero come dice l’esercito. Ci sono ragazzi, adulti e anziani, uomini e donne, due di loro, con un pragmatismo tutto femminile, ingannano l’attesa tessendo senza attrezzi, ordinando nodi secondo la tecnica tradizionale. Smettono solo quando viene il momento degli inni nazionali, prima l’inno Nasa, cantato in spagnolo, poi l’inno Colombiano, cantato in nasa-yuwe. L’inno colombiano viene ripetuto in versione solo strumentale dai ragazzi della banda municipale di Toribio. Seguono due brevi orazioni guidate dal pastore evangelico e da P.Ezio, a cui fanno seguito gli inter venti dei governatori di riguardo. Si dà lettura di un testo in cui si ripercorre la storia della resistenza indigena, cinque secoli in difesa della vita, della dignità e della libertà. Cinque secoli, non l’emozione di un momento. Il senso della mobilitazione viene espresso chiaramente: si chiede alle FARC la liberazione di tutti i sequestrati; si chiede al governo di accettare subito uno scambio umanitario tra sequestrati e guerriglieri prigionieri; si ricorda che sia guerriglia che esercito, a volte sotto le mentite spoglie dei “paramilitari”, hanno ucciso “lideres” indigeni e semplici “comuneros”; si rivendica la dignità di “popoli” indigeni e non di “minoranze”, i Wa’yuu sono più dei Lussemburghesi, ma non hanno un seggio alle Nazioni Unite; si marca la distanza da tutti gli attori armati, non per indifferenza o “terzismo”, ma perché sia l’idea di “sviluppo” del governo colombiano, sia l’idea di “rivoluzione” delle FARC sono contrari al “progetto di vita” del popolo Nasa; si riafferma il diritto del popolo Nasa e di tutti i popoli indigeni all’autogoverno e alla sovranità sui territori ancestrali ai quali non hanno mai rinunciato e che sono stati sottratti con la forza militare e la manipolazione delle leggi; si denuncia il tentativo di entrambi i fronti di occupare il da Casa Madre - 4/08 Laici Missionari della Consolata dono musica, siamo in collegamento con Radio Caracol di Cali, Radio Nasa di Toribio, Radio Pa’yumat di Tacueyò e Radio Nuestra Tierra di Jambalò, non é il circo mediatico del 4 febbraio e alla fine si scoprirà che Radio Caracol ha parlato di “marcia contro le FARC”... 33 territorio, di controllare la popolazione e di accaparrare le risorse naturali. Il discorso si conclude ricordando gli eventi più importanti nei quali é intervenuta la guardia indigena, nei fatti si dimostra che la sua unica finalità é la difesa della vita, di ogni vita, che sia quella del sindaco e dell’ex sindaco rapiti dalle FARC nel 2004 e riscattati a San Vicente del Caguàn; o quella dei poliziotti protetti durante la tentata occupazione di Toribio da parte delle FARC nel 2002; o la scorta garantita alla comunità di pace di San Josè de Apartadò a seguito dei massacri perpetrati dall’esercito e agli indigeni Embera Chami a fronte delle minacce dei paramilitari. La celebrazione si avvia alla conclusione, con un ultimo sforzo i professori radunano i bambini e li mettono in fila per due, per sfilare fino all’entrata del paese, lungo il cammino vengono distribuiti ai bambini sacchetti di succo di frutta fxise alla mora, per alleviare la sete e anche per tenerli un po’ buoni. Ci fermiamo davanti alla scuola, dove si piantano degli alberi, la stessa scuola vicino alla quale prima di Natale 4 soldati sono morti in uno scontro con la guerriglia. Che possano essere gli ultimi. Non c’é un discorso conclusivo, semplicemente ad un certo punto é chiaro a tutti che la manifestazione é finita, i professori riportano i ragazzi in classe e gli adulti si incamminano verso il paese. Niente di che si direbbe, non é certo l’adunata oceanica riunita a Cali o Bogotà il 4 febbraio, ma come detto all’inizio non era certo di una marcia che si sentiva il bisogno qui. E’ stata però l’occasione per ripetere la posizione delle autorità tradizionali, per ripeterle a chi non riesce o non vuole capire che dentro il conflitto colombiano non ci sono solo due fronti, che il movimento indigeno non fiancheggia nessuno dei due contendenti perché da entrambi ha ricevuto solo violenza, che paradossalmente un accordo di pace tra guerriglia e governo potrebbe essere peggio della guerra, se dovesse avvenire secondo una logica spartitoria che non tenga in conto i diritti dei popoli indigeni, che erano qui da prima che nascessero le FARC, da prima che Simon Bolivar fondasse la repubblica, da prima che gente venuta da di là del mare venisse a occupare le loro terre con la forza e con l’inganno. da Casa Madr e Mensile dell’Istituto Missioni Consolata Redazione: Segretariato Generale per la Missione Supporto Tecnico: Mauro Monti Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821 34 C/C postale 39573001 - E-mail: [email protected] da Casa Madre - 4/08 SOMMARIO Editoriale 2 Chi è San Paolo per me 3 La "Santità" nell'islam 5 Autonomia dei due istituti dell'Allamano 8 "Un mese per promuovere la speranza!" 10 Il nostro sito ufficiale 13 Diario della Casa Generalizia 15 La Regione del Tanzania 17 Lettera di Pasqua 19 Con gli indios Guaranì 21 Cacém 22 Fátima 23 Nuovo seminarista per la missione Ad Gentes 24 Da Djibouti 25 Noviciado São Paulo de Laulane 27 Casa Regional Maputo 28 Esercizi Spirituali del Seminario di Alpignano 28 Da Marialabaja 29 Une invitation au partage dans l'esprit du bienheureux Giuseppe Allamano 31 Da Toribio 32