Casa Madre da - Missionari della Consolata

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Casa Madre da - Missionari della Consolata
da Casa Madre
ANNO 88 - N.4 - APRILE 2008
ISTITUTO MISSIONI CONSOLATA
PERSTITERUNT IN AMORE FRATERNITATIS
Michelangelo Merisi da Caravaggio, Incredulità di S. Tommaso
1600, Potsdam, Bildergalerie
Editoriale
P. Giuseppe Ronco, imc
Il pesce d’aprile
Editoriale
Il nostro pesce (Gesù Cristo Dio Figlio Salvatore) è Cristo
2
Due edizioni per il Da Casa Madre
Vorrei aprire questo editoriale con una informazione
tecnica importante. Dal numero di aprile, fino al numero
di settembre 2008, Da Casa Madre uscirà in due edizioni. La prima seguirà lo schema abituale, con copertina a colori e fotografie. Essa è destinata a coloro che possiedono la banda larga per Internet.
La seconda, raccoglierà solo i testi, senza copertina e
senza fotografie. Essa è destinata a coloro che accedono a
Internet per via linea telefonica. Essendo ridotta, sarà facile scaricarla in tempi molto brevi.
A coloro che sono iscritti nella mailing list del Da Casa
Madre, verrà inviata la seconda edizione, ma nella lettera di invio verrà segnalato il link per scaricare la prima
edizione.
Per la stampa, coloro che sono interessati ad avere il Da
Casa Madre in A3 ad alta risoluzione, lo possono chiedere al Segretariato.
Durante la Consulta si chiederà ai Superiori di valutare
le due edizioni e di suggerire come dovrà essere l’edizione
finale.
Un’altra precisazione è necessaria. Stando il criterio
che Da Casa Madre non pubblica notizie già pubblicate
sul Sito, e per evitare confusioni, coloro che desiderano
pubblicare notizie sul Da Casa Madre, devono inviarle
unicamente all’indirizzo del Da Casa Madre: [email protected], senza inviare copia all’Infosito.
Coloro che invece desiderano pubblicare sull’Infosito,
devono inviare il documento solo all’Infosito: [email protected], senza copia al Da casa Madre. Ciò
faciliterà di molto il lavoro redazionale.
Tempo pasquale: tempo di gioia
L’annuncio pasquale risuona in tutta la chiesa: Cristo è
risorto, egli ha vinto la morte, ci richiama, con la potenza
del suo amore, ad una vita nuova, affida a tutti noi il com-
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pito e la missione di essere i testimoni viventi della sua
risurrezione.
Battezzati, siamo membra del Cristo risorto; in lui
accediamo progressivamente ad una “ vita nuova”, purificata dai fermenti del peccato.
Ogni volta che il male è vinto, che l’amore trova le sue
autentiche espressioni, è la Pasqua che trionfa, è Cristo che
s’immerge nel nostro male quotidiano per redimerlo e
farlo diventare evento salvifico.
“Esci dalla tua sete di dominio e cerca di fare della tua vita un servizio di amore. Esci in campo aperto e prendi la strada del Vangelo.
Semina la gioia gridando silenziosamente con il tuo comportamento
che Cristo ti rende felice. Grida con la vita che Cristo è vivo, e che la
Chiesa è il luogo e lo spazio dove si attesta che Lui è il Signore risorto. Questo è il modo più autentico di cantare l’Alleluia pasquale”
(Mgr Magrassi)
Nella “grande domenica”, cioè nello spazio dei cinquanta giorni in cui la Chiesa con grande gioia celebra il
sacramento pasquale, la liturgia romana ricorda anche la
Madre di Cristo, che esulta per la risurrezione del Figlio e
che insieme agli Apostoli persevera in preghiera ed attende con piena fiducia il dono dello Spirito Santo (cfr. At
1,14). In questa luce la Chiesa, quando nel compimento
della sua missione materna celebra i sacramenti pasquali,
contempla nella beata Vergine Maria il modello della sua
maternità e riconosce nella Madre di Cristo l’esempio e
l’aiuto per la missione evangelizzatrice, che Cristo, risorto
dai morti, le ha affidato (cfr. Mt 28,19-20) (Messe della Beata
Vergine Maria. 50).
Alcune ricorrenze
Le ricorrenze principali da segnalare, in questo mese,
sono la festa di S. Marco (25 aprile), in cui si celebra anche
la giornata mondiale contro la malaria. Marco è l’autore
del vangelo più antico, forse scritto prima della distruzione di Gerusalemme (70 d.C.). Non si sa se conobbe Gesù.
Fu seguace dell’apostolo Paolo e in seguito di Pietro.
Viene venerato come santo da varie chiese cristiane, tra cui
quella cattolica, quella ortodossa e quella copta, che lo considera come proprio patriarca e che fonda la propria dottrina sul suo insegnamento. Ancora oggi le guide spirituali copte vengono considerate dai fedeli “successori di San
Marco”.
Il 7 aprile ricorda la Giornata mondiale della salute
indetta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. In
Brasile, il 17 aprile ricorda la giornata mondiale della lotta
campesina.
p. Giuseppe Inverardi, imc
Il titolo che mi è stato affidato pone dei confini. Fortunatamente. Non sarei capace e non oserei parlare di S. Paolo. Ma in relazione a
me...posso soffermarmi su alcuni dei tratti della
sua personalità e insegnamento che mi toccano e
destano stupore.
1. Il primo è la sua profonda convinzione di
essere chiamato e di essere apostolo. Quasi sempre
all’inizio delle lettere dichiara la sua identità. Basti
una citazione per le tutte possibili: “Paolo, servo di
Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per
annunziare il vangelo di Dio... (Rm 1:1). A livello
psicologico ed operativo l’identità è di somma
importanza: è un percepirsi nella verità e permette
un esercizio chiaro della propria vocazione e missione. Per Paolo - e per tutti - è motivo di forza e
coraggio nel cimentarsi con le innumerevoli difficoltà e sfide che lui stesso enumera: lapidazione e
percosse, fame e sete, freddo e nudità, pericoli dai
pagani e dai fratelli, pericoli nelle città, sul mare e
nel deserto. (Cfr 2 Cor 11:23-29). La sua è una
identità nata dal travolgente incontro con Cristo,
amato intensamente e poi imitato in modo mistico.
Diventa una cosa sola con il suo Signore:
“Sono stato crocifisso con Cristo e non
sono più io che vivo, ma Cristo vive in
me.” (Gal 2:20) “ Per me il vivere è
Cristo” (Fil 1.21).
Protettore Annuale
Chi è San Paolo per me
2. E’ tale convinzione, identità e
amore che lo spingono sulle vie del
mondo come apostolo prescelto per le
genti. Ulteriore identità, questa, che lo
qualifica rispetto a Pietro e agli altri apostoli e che determina la sua prassi missionaria. Dimostra di essere appassionato,
fervido, intrepido, sicuro. Tuttavia queste caratteristiche da uomo forte e impavido sono accompagnate da grande
umanità:
L’amicizia che lo lega a molti, che
spesso nomina singolarmente
Si sente amorevole nutrice delle
comunità che ha generato alla fede
Soffre la forzata separazione da persone e chiese
Ama come padre Tito e Timoteo
Fa parte di questa umanità il drammatico strappo con Barnaba a motivo di
Marco. Uno strappo vissuto con intensità di sentimenti, come esprime il verbo
usato da Luca. Una rottura di comunione di giganti e di artisti dell’evangelizzazione, che spesso si ripeterà nella storia.
Ma è bello notare la conversione di
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3
Paolo. Scrive a Timoteo: “Prendi Marco e portalo
con te, perchè mi sarà utile per il ministero.” (2 Tim
4:11). Paolo si ricrede e si riconcilia.
Protettore annuale
E’ un grido della sua umanità la supplica di essere liberato dalla spina che lo trafigge e lo fa soffrire immensamente. Molti esegeti hanno cercato di
indentificarla, ma senza nessuna certezza. Io ringrazio Paolo per non averle dato un nome. Vi
trovo ogni debolezza e sofferenza che va di pari
passo con la vita e con la missione, toccandole profondamente. Basta la grazia del Signore! Inoltre, la
debolezza rende umani e comprensivi, umili e supplichevoli.
4
Trovo il vertice della sua umanità nella delusione
espressa a Timoteo perchè Dema lo ha abbandonato, perchè Alessandro il ramaio gli ha causato molti
mali, e perchè nella sua difesa in tribunale nessuno
l’ha assistito e tutti lo hanno abbandonato (Cfr. “
Tim 4:9-18). Il suo sconforto...è di consolazione al
missionario che al tramonto della vita, dopo aver
dato tutto, si sente solo. Ma, afferma Paolo, il
Signore stesso gli è stato vicino e gli ha dato forza.
Solo Lui è la ragione e il coraggio per la missione
vissuta spesso nell’aridità, delusione e situazioni
martiriali. Cadono le ideologie e teologie, e spesso
gli uomini si allontanano. Rimane Lui e la fede in
Lui. Paolo sa in Chi ha creduto! Così il missionario.
3. Una ulteriore dimensione che mi piace
nell’Apostolo è la cooperazione esercitata con
molti nell’annunciare il vangelo e nel fondare, animare e far crescere le comunità. I più famosi:
Barnaba, Marco, Luca, Tito e Timoteo. Ma anche:
Prisca e Aquila, Urbano, Trifena e Trifosa, Perside.
Sono uomini e donne che Paolo esplicitamente
denomina “miei collaboratori in Cristo Gesù...”
Questi nomi si trovano alla fine della lettera ai
Romani (Cfr Rom 16: 1.16), ma ve ne sono tanti
altri sparsi negli Atti e nelle lettere.
Paolo è intelligente, mistico e teologo. Paolo
insegna e scrive, è fondatore e animatore, maestro
e guida. Ma non agisce da solo e non monopolizza. Sollecita cooperazione. Spesso nelle sue lettere alle chiese non si presenta solo ma con i suoi
cooperatori: Paolo e Sostene nella prima ai Corinzi;
Paolo e Timoteo nella seconda ai Corinzi, ai
Filippesi e ai Colossesi; Paolo, Silvano e Timoteo
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nelle due lettere ai Tessalonicesi. Molte volte
manda alcuni alle comunità come suoi ambasciatori: per inviare notizie e riceverne, e per esortarle,
consolarle e confermarle nella fede. Li presenta
lodando la loro fede e fedeltà, il loro zelo e attacamento. Con cuore vigile e sollecito, Paolo è sempre presente nelle chiese.
4. Questo spirito di cooperazione conduce a
un’altra caratteristica dell’Apostolo: l’umiltà. Una
caratteristica che può sfuggire nella ricchezza e
profondità dell’insegnamento di Paolo. Ma che
non sfuggì all’Allamano e a S. Agostino. Per
l’Allamano S. Paolo è l’icona della costanza ed
energia, del coraggio e dello zelo, ma anche dell’umiltà. Dice: “Operò molto perchè fu molto umile.”
E altre stupende espressioni sull’umiltà suggeritegli
dalla vita ed esempio di Paolo (VS pag. 810).
Che l’Apostolo si sia autodefinito “l’infimo fra
tutti i santi” (Ef 3:8) e “l’infimo degli apostoli” (1
Cor 15:9) induce spesso S. Agostino a parlare della
sua umiltà. E’ innamorato dell’umiltà di Paolo,
come lo è - ovviamente più ancora - di quella del
Verbo fatto uomo. Molte volte commenta il nome
stesso. “Che vuole dire ‘Paolo’? Paolo in latino
equivale a ‘poco.’ Poco perchè ‘ultimo.’ L’ultimo
degli Apostoli.” L’umiltà rende grandi e amabili. I
lodatori di se stessi, delle proprie imprese e successi non sono graditi.
5. Un sentimento che non cessa mai di sorprendermi in Paolo è la gratitudine. “Anzitutto rendo
grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi.” (Rom 1:8) “Ringrazio continuamente il mio Dio per voi.” (1 Cor 1:4). Solo due
citazioni. Ma con eccezione della lettera ai Galati e
a Tito, la riconoscenza è sempre espressa da Paolo
all’inizio delle sue lettere, o poco dopo.
Gratitudine a Dio, alle chiese, alle persone. I motivi sono molteplici: la fede dei romani, nota in tutto
il mondo; la grazia di Dio e tutti i doni della parola
e della scienza nella prima ai Corinzi; la fede e l’amore verso tutti i santi in Efesini; la cooperazione
alla diffusione del vangelo in Filippesi. E
l’Apostolo non si limita ai doni spirituali. E’
uomo...per cui è grato anche per l’affetto che le
chiese gli dimostrano e per l’aiuto finanziario che
gli fanno pervenire (Cfr Fil 4: 10-20.) Non c’è missionario che sia così poco uomo da non aver bisogno del viatico dell’affetto e dell’amore!
Il suo significato nella tradizione
e nella espressione popolare
p. Matthieu Kasinzi, imc
Introduzione
Vorrei iniziare questa riflessione, giustificando il motivo
o ragione della scelta di questo tema. Ecco la ragione: il XI
Capitolo Generale del Istituto Missioni Consolata, stipula:
“Il Dialogo Interreligioso è l’atteggiamento fondamentale
del missionario che vuole entrare in relazione con i popoli, le
grandi religioni, quelle tradizionali e le altre espressioni religiose
della modernità, senza rinunciare all’annuncio esplicito.
Il Dialogo Interreligioso permette inoltre di approfondire
con ogni popolo il senso della vita e il trascendente nell’ambito
della teologia delle religioni. Tale dialogo, realizzato ai vari livelli
(di vita, opere, esperti, esperienza spirituale),
ci fa solidali con l’umanità alla ricerca della verità
e qualità della vita, e ci invita a superare atteggiamenti
esclusivisti nella concezione della salvezza.”(XICG,77)
Nel rapporto Islamo-Cristiano, il discepolo di Gesù ha
il compito di considerare anche la realtà dell’Islam, andando incontro ai Musulmani ed entrando in dialogo con essi,
per quanto è possibile. Il missionario di Cristo in tensione
verso la santità deve camminare, solidale con i
Musulmani, riconoscendo che “Il loro Dio e il nostro, è
Uno Solo e lo Stesso, e noi siamo tutti fratelli e sorelle nella
fede di Abramo. Così, è naturale che abbiamo molto da
condividere con loro a proposito della vera santità, nell’obbedienza e nell’adorazione di Dio.
Biennio di santità
La "Santità" nell'islam
Ma prima di tutto, cerchiamo di conoscere
l’Islam, in questo caso preciso, vediamo cosa dice Il
Corano sulla santità e cosa credono i Musulmani
riguardo alla santità.
La santità nell’Islam
Ho trovato in queste parole del Capitolo grande ispirazione e suggerimento e ho così pensato che il Biennio di
Santità potrà anche essere il tempo per dare uno sguardo
alle altre grandi religioni, per renderci conto della realtà
della santità tra i credenti di queste religioni. Per non divagare molto, presenterò la Santità nell’Islam, partendo dal
Corano e dalla devozione popolare, facendo a volte il
parallelismo con la Bibbia.
Il discepolo di Gesù, in modo speciale il Missionario, è
colui che è solidale con l’umanità alla ricerca della verità,
della qualità della vita, della salvezza. Egli è solidale nella via
della santità, cercando di raggiungere la santità camminando insieme ad altri perchè l’ invito di Gesù è “Siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste”(Mt 5, 48).
Gesù dice “Siate” perfetti e non “sia” perfetto. Da
questo brano del sermone della montagna dal vangelo di
Matteo, Gesù ci insegna che la santità consiste nell’assumere, nel nostro modo umano, la qualità della santità stessa di Dio che egli ha rivelato all’umanità intera.
Chi cerca dunque di santificarsi da solo, senza
tenere conto della santificazione degli altri, manca
di un elemento essenziale per la realizzazione della
sua propria santificazione.
Nel Corano la radice araba per “Santo” è
(QDS), ma viene applicata unicamente a Dio. Il
Corano chiama Dio
(Al-Quddus) come nel
verso: “Egli è Dio, oltre a lui non c’è nessun altro, è il
Sovrano, il Santo, la (sorgente della) pace” (Corano 59, 23;
62,1). Non è questo ciò che viene detto dal profeta Osea
in queste parole: “Sono Dio e non uomo; sono il Santo
in mezzo a te e non verrò nella mia ira” ? (Os 11, 9).
Invece la radice
(HRM), da cui il termine
(haram)(proibito) si applica più al luogo sacro.
Cosi per parlare delle città di Meka e Madina come “i due
luoghi santi”, è usata la parola
(al-haramani)
Per poter parlare di “santità” dell’uomo nel Corano
dobbiamo andare alla radice
(WLY), da cui è la
parola
(walî) che possiamo tradurre con “amico,
benefattore, protettore”: il termine si applica nel Corano
tanto agli uomini quanto a Dio e sembra esprimere più
una relazione vivente che una virtù. Nel Corano Dio è walî
degli uomini: per esempio, Dio presenta Mosè come il suo confidente,
lo ha fatto avvicinare di Lui e lo ha mostrato il suo Volto...(19,5152)
Ma la “santità” comune a tutti i musulmani è quella che
consiste nel sottomettersi interamente alla volontà di
Dio, rivelata nel Corano. Comunque, il termine “santo”,
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applicato ad una persona, risulta per l’islam una nozione
importata da altre tradizioni religiose
Considerando queste osservazioni, possiamo accettare
la presenza di alcune nozioni relative alla “santità” nel
Corano. Essa potrebbe essere vista nel termine derivato
wilâya, divenuto progressivamente il vocabolo privilegiato
per designare il santo e la santità, specialmente per ciò che
si riferisce al “culto dei santi” nelle sue diverse forme.
Non dimentichiamo che la teologia islamica difende
l’assoluta trascendenza di Dio ed una particolare visione
dell’uomo, per cui potremmo parlare di “santità” solo nell’ambito di un comportamento morale retto, ma senza
nessuna connotazione di progresso nella “comunione”
divina, nonostante il fatto che i musulmani credano che
Dio prediliga chiunque piace a Lui(2,105. 243.251).
Biennio di santità
Le vie o le attitudini che portano l’uomo alla perfezione di vita.
6
Il Corano chiama alla rettitudine (“al-salah”), alla devozione coscienziosa
(“al-taqwa”), alla bontà
(al-husn) e alla virtù
(al-birr), che sono così descritte:
credere in Dio, dare le proprie ricchezze ai bisognosi, liberare i prigionieri, essere costanti nella preghiera, mantenere la parola data, ed essere pazienti nel tempo della sofferenza, dell’avversità, della violenza (Corano 2, 177).
Similmente, San Paolo sottolinea l’amore che dobbiamo
mostrare a tutti e il dovere di condurre una vita irreprensibile sotto lo sguardo di Dio: “Il Signore vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti, come
è il nostro amore verso di voi, per rendere saldi e irreprensibili i vostri cuori nella santità, davanti a Dio Padre nostro,
al momento della venuta del Signore nostro Gesù con
tutti i suoi santi” (1 Ts 3, 12-13).
Il teologo al-Hakîm al-Tirmidhî (m. tra 908-912) sviluppò l’idea degli amici e dell’amicizia con Dio. Nel testo
fondamentale da lui scritto Sîrat al-awliyâ’ (Vita dei santi)
divide in due classi gli amici di Dio: walî haqq Allâh e
walî Allâh. I primi si avvicinano a Dio attraverso l’osservanza degli obblighi legali di origine divina ( haqq), mentre i secondi vi giungono per mezzo della grazia divina.
Una comprensione esoterica della rivelazione coranica
portò gli sciiti, seguaci di
(‘Alî, cugino e genero di
Muhammad.), ad affermare che solo l’imam può comprendere e trasmettere pienamente il contenuto della rivelazione, mentre l’idea dell’uomo, percepito in uno stato di
abbandono, apre alla considerazione dell’aiuto divino che
giunge attraverso i profeti e, dopo di loro, i “santi”. Ecco
che la figura dell’imam risulta centrale e fonda la compren-
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sione sciita della santità: l’imam si unisce a Dio rivelandolo così ai credenti; allo stesso tempo i credenti diventano
“santi” per mezzo della loro imitazione (taqlîd) dell’imam.
Religiosità popolare
L’evoluzione della teologia a livello pragmatico e
soprattutto il continuo adattamento dell’islam alle diverse
culture incontrate nel corso dell’espansione geografica,
porta a poco a poco, verso una concezione di santità che
possiamo chiamare popolare. I caratteri di questa santità
possono essere definiti a partire dal vocabolario popolarmente utilizzato per riferirsi ai “santi” e distinguibile in due
gruppi: quello che fa riferimento ad una santità ottenuta
con il comportamento personale e quello che denota una
santità attribuita e riconosciuta (tale quella legata ad un
ruolo nella comunità).
Di fatto l’islam non ha un riconoscimento ufficiale dei
suoi “santi”, in forza delle osservazioni già proposte. La
santità individuale non viene accettata come categoria propria della tradizione islamica, nella quale, tra le altre cose,
non vi sarebbe un’autorità riconosciuta e comune in grado
di farlo, così come non esiste nei sufi nemmeno un’ortodossia alla quale aderire.
Comunque, il termine “santo”, applicato ad una persona, risulta per l’islam una nozione importata da altre tradizioni religiose, ha un carattere ereditario, legato a tre fattori: al riconoscimento di una linea di ascendenza a partire
da Muhammad o da uno dei suoi collaboratori (soprattutto in senso politico); al clan o tribù di un “santo” di rinomanza (e alla relativa “benedizione”); da ultimo, al riconoscimento della “stirpe spirituale” di un maestro notevole,
che lascia l’eredità della santità ai suoi discepoli. Appare
evidente come la santità non rivesta nemmeno in questo
caso un carattere individuale.
Quest’ultimo fattore ha permesso che lungo la storia la
venerazione di santi e la creazione di santuari si estendesse notevolmente nel mondo islamico, in maniera elastica e
localmente precisa, malgrado la storia dimostri che sono
esistiti dei movimenti (anche moderni) che volevano eliminare tale devozione in nome della rigorosa ortodossia.
Un santo è tale per volontà popolare. Talvolta la popolarità si estende a tutti i territori musulmani, come nel caso
dei fondatori delle confraternite. Un “walî” (santo) può
essere riconosciuto tale già in vita, e la santità può anche
essere collettiva, come nel caso di una tribù. Può essere trasmessa di padre in figlio, e la famiglia per eccellenza in cui
Per esempio, per gli sciiti gli awliyâ’-( i santi ), più venerati sono
(‘Alî), i suoi due figli Husayn e Hasan e
l’ottavo imam ‘Alî al-Ridâ. Anche se la šarî‘a(sharia) lo
considera un atto riprovevole, in tutto il mondo musulmano sul luogo di sepoltura degli awliyâ’ (i santi) si sono
costruiti mausolei, presso i quali la gente compie pellegrinaggi. Un esempio in Africa è il Senegal, nella città di
Touba, dove si trova la tomba di Ahmad Bamba(18521927), Fondatore della confraternita Moloudismo, e dove
tantissimi dei suoi seguaci si recano in pellegrinaggio.
La tomba di ‘Abd al-Qâdiral-Jîlânî (1077-1166), a
Bagdad, rimane uno dei santuari più frequentati, considerato dai compilatori di monografie uno dei più grandi walî.
In vita fu un asceta, predicatore e teologo hanbalita (una
delle quattro grandi scuole giuridicamente riconosciute dai
sunniti). La leggenda l’ha trasformato nel più grande
santo dell’Islam che avrebbe detto “Il mio piede è sulla
nuca di ogni santo di Dio”, gli si attribuiscono numerosi
miracoli, e soprattutto in Magreb si tende a considerarlo
come uno dei più grandi profeti.
Nonostante la diversità delle espressioni di devozione
sottolineate da diverse scuole e confraternite islamiche,
possiamo dire in conclusione che i Musulmani sono unanimemente d’ accordo che la “santità” comune a tutti i
musulmani è quella che consiste nel sottomettersi interamente alla volontà di Dio, rivelata nel Corano.
L’Islam proclama un Dio trascendente, nessuno può
vederlo in questa vita. Nel Corano leggiamo: « E quando
Mosè venne al Nostro luogo di convegno, e il suo
Signore gli ebbe parlato, disse: O Signor mio,
mostrati a me, affinché io Ti guardi». Rispose: « No,
tu non Mi vedrai, ma guarda il Monte; se rimane al
suo posto, tu Mi vedrai». Non appena il suo Signore
si manifestò sul Monte esso divenne polvere e Mosè
cadde folgorato. Quando ritornò in sé, disse:« Gloria
a Te! Io mi pento e sono il primo dei
credenti».(Corano 7,143)
Però la dottrina islamica invita i credenti a cercare di
vivere secondo la via perfetta, per potere contemplare il
Signore nel Giorno della Resurrezione, “Lo giuro per il
Giorno della Resurrezione, In quel Giorno ci saranno dei volti splendenti, che guarderanno il loro
Signore;”(Corano 75,1. 22-23) e in quel Giorno ci
saranno volti rabbuiati, al pensiero di subire un casti-
go terribile.( Corano 75,24-25)
Dio offrirà il Paradiso a tutti i suoi fedeli credenti. E poi,
per la prima volta, Dio si manifesterà pienamente e perfettamente a qualche volto umano. Cioè, a chi ha camminato perfettamente verso Dio, e questo sarà il premio e la
corona riservati aldilà del dono del Paradiso.
Non sono queste parole simili a quelle della prima lettera di san Giovanni che ci assicurano nel nostro cammino verso la santità, cammino che ci porterà alla visione
perfetta del nostro Dio?
“Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò
che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo
però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo
simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.
Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.” (1Gn3, 2-3).
Riferimenti per la lettura
Il Sacro Corano,Traduzione interpretativa in italiano a
cura di Hamza Piccardo, revisione e controllo dottrinale,
Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in
Italia - UCOII
V. Vacca,Vita e detti di santi musulmani, a cura di
Editori Associati, Milano 1988
al-Tirmidhî (m. tra 908-912), Sîrat al-awliyâ’ (Vita dei
santi)
Essai d’interprétation du Coran Inimitable- (par
Masson )
LE CORAN (une oeuvre de BLACHERE REGIS
paru le 08/03/2003 aux éditions MAISONNEUVE ET
LAROSE
E. DE VITRAY-MEYEROVITCH, Mystique et poesie
Ud-D
Dîn Rûmî et l’Ordre des Derviches tourneurs,
en Islam: Djalâl-U
Desclée De Brouwer, Paris 1973.
Richard Yann, L’intercession des saints dans le
Chi’isme iranien contemporain, in Se Comprendre,
n°94/04
Echghl, Leili, Un temps entre les temps: L’Iman, le
Chi’isme et l’Iran, cerf, Paris, 1992 176p.
Momen, Moojan. An Introduction to Shi’i Islam: The
History and Doctrines of Twelver Shi’ism. New haven: Yale
University Press, 1985.
Nasr, Seyyed Hosein, Hamid Dabashi and Seyyed Vali
Reza Nasr (eds.) Shi’ism: Doctrines, Thought, and Spirituality.
Albany: State University of New York Press, 1988.
Richard, Yann. Shi’ite Islam. Trans. Antonia Nevill.
Oxford, Blackwell, 1991
Richard, Yann, L’Islam chi’ite: croyances et idéologies,
Fayard, Paris, 1991, 302 pages
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Biennio di santità
viene trasmessa è quella di Muhammad come ne abbiamo
già segnalato.
7
Autonomia dei due istituti
dell'Allamano
Comunione e collaborazione IMC MC
p. Francesco Pavese, imc
8
Dopo avere riflettuto sulla comunione e collaborazione tra i due Istituti IMC-MC, siamo
richiesti di riflettere anche sulla autonomia propria di ciascuno. Su questo punto, ritengo utile
ricollegarmi ancora alla conferenza dell’11 aprile
1915 agli allievi missionari, ricordata il mese scorso. In quell’occasione il Fondatore, nel suo richiamo, ha pronunciato frasi forti anche riguardo
l’autonomia. Per esempio: «[…] e non crediate
che [le suore] siano obbligate a stare coi
Missionari: sono suore Missionarie, e quando i
Missionari non le trattassero bene, li salutano, e
del luogo ne trovano. Ci sono già altri Missionari
di… che me le hanno chiamate». Oppure:
«Vedete, anche quel lì [l’Istituto delle suore] è un
ceto, approvato dal Vescovo, e che ha la sua personalità». «Credo che abbiamo capito: loro di
tutto devono rendere conto ai superiori, e voi ai
vostri, e ciascuno per la sua strada».
Ammettiamo pure che queste espressioni siano
quasi sfuggite dalle labbra del Fondatore nell’impeto del discorso, ma non possiamo nasconderci
che esse indicano il suo pensiero di fondo riguardo il rapporto tra i suoi due Istituti missionari:
uniti nello spirito e nel lavoro apostolico, ma
autonomi giuridicamente e nella vita interna.
Autonomia giuridica. È risaputo che il
Fondatore ha avuto in mente il progetto di giungere ad un’autonomia giuridica tra i suoi due
Istituti. Per qualche resistenza da parte di alcuni e
sconsigliato pure da qualche suora, non lo ha realizzato per allora e non lo ha più potuto attuare in
seguito, pur volendolo. Riporto stralci di una lettera del Camisassa a mons. Perlo, del 20 febbraio
1918, dalla quale appare chiaro il progetto del
Fondatore: «Se non era di questa guerra interminabile il Sig. Rett. avrebbe già iniziato l’attuazione
di un progetto su cui da molto tempo studia, si
consulta e prega – la separazione dei 2 Istituti. È
cosa che bisogna ritener inevitabile e per non
aspettar che ce la impongano come ai Salesiani.
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[…]. Come noi qui nel far la casa nuova si lavorò
sull’ideale della possibile separazione, anche tu
nel disporre per la Procura in Nbi dovrai studiare per 2 fabbricati o non attigui od almeno ben
separati per gli uni e le altre. […]. Poi anche pel
patrimonio che c’è già costì dovrai studiare qual
divisione si possa e convenga fare, poiché queste
son figlie dello stesso Padre ed ei non intende
diseredarle».
Merita attenzione anche la testimonianza, rilasciata nel 1956, dalla prima superiora generale, sr.
Margherita De Maria: «A me personalmente ripetè più volte questo pensiero [della divisione giuridica], con parole ed espressioni risolute […]. A
dissuaderlo di realizzare questo suo progetto
fummo noi stesse, ed io in modo particolare, nel
timore di non potere né sapere affrontare questa
posizione, né sostenerla, specialmente in
Missione. Essendo noi ancora tanto giovani e con
poca esperienza, non avremmo potuto, sole, in
lontane Missioni, risolvere in modo buono e soddisfacente il grave problema […]. Il Padre
Fondatore cedette per allora a questa difficoltà,
ma non depose il pensiero, che però non gli fu
possibile realizzare».
Dunque, l’autonomia giuridica dei due Istituti
era una necessità nella mente del Fondatore. Il
fatto di non averla potuta realizzare ha relativa
importanza. All’inizio questa autonomia di fatto
non c’era, ma il Fondatore la voleva e, perciò,
prima o poi doveva essere realizzata.
Al tempo della Visita Apostolica, con il decreto del 15 maggio 1930 che dichiara di “diritto
pontificio” l’Istituto delle missionarie, e la quasi
simultanea approvazione delle loro nuove
Costituzioni, viene sanzionata la separazione giuridica, e ovviamente anche quella economica, dei
due Istituti. Si noti che l’art. 1° delle nuove
Costituzioni delle missionarie, frutto della Visita
Apostolica, allarga il primitivo scopo apostolico
Autonomia organizzativa e di vita.
L’autonomia riguardo l’organizzazione e la vita
interna dei due gruppi è sempre stata garantita.
Sia i missionari che le missionarie, infatti, in Italia
e in Africa, avevano i propri superiori, le proprie
regole, impegni apostolici autonomi, anche se per
lo più realizzati di comune accordo.
C’è una direttiva chiara che il Fondatore dà a
mons. F. Perlo nella lettera del 21 novembre 1921:
«Affinché non si rinnovi poi per le nostre Suore
la perdita come di quelle del Cottolengo, bisogna
che esse siano trattate meglio che i missionari,
aiutate nel vivere da vere religiose secondo le proprie regole, sempre sotto la dipendenza e le direttive della V[ice] Superiora, conformandosi alle
norme che ad esse sono date dal loro Superiore di
Torino. Il cambiamento da una Stazione all’altra
deve essere prima approvato dalla V. Superiora
generale in Africa; l’elezione poi alle cariche di
Assistenti per le Case dev’essere concordata col
Superiore di Torino».
Anche dalla corrispondenza con la “Vice
Superiora” (allora non si denominava ancora
“superiora generale”) in Kenya, sr. Margherita De
Maria, emerge che le Suore avevano una loro
autonomia organizzativa e di vita. Per esempio,
nella lettera del 24 marzo 1920, il Fondatore specifica: «Per i singoli uffici bisogna avere di mira
non l’anzianità, ma l’idoneità»; poi suggerisce di
cambiare sovente di posto anche le Capo Stazioni
e conclude: «È tale il tuo dovere, che comunicherai a Monsignore, spettando a te la disposizione
delle Suore dietro gli ordini del Sup. Gen.».
Sappiamo che il Superiore Generale era lui stesso.
o meno ripete gli stessi criteri: «Padre ci tiene che
nel metter a capo in ogni singola stazione tu non
badi all’anzianità, ma che designi invece la più
idonea, prudente, equilibrata, ubbidiente e di
buon spirito e di più osservanza. […].
Nell’intenzione di Padre è che voi Consolatine
siate una Comunità distinta da quella dei missionari ed indipendente dai medesimi. Questo il principio generale».
Gli eventi storici, dopo l’esperienza durante la
vita del Fondatore e gli aggiustamenti fatti dalla
Visita Apostolica, hanno segnato momenti brillanti e altri meno. L’attività missionaria dei nostri
due Istituti, realizzata assieme o separatamente,
con l’aiuto di Dio e della Consolata, ha prodotto
i frutti che sono sotto gli occhi di tutti.
Siamo consapevoli che, nei nostri ambienti,
molti sono stati sensibili a questo problema.
Senza evidenziare i periodi meno positivi, che
pure ci sono stati qua e là, merita sottolineare il
fatto che diversi Capitoli Generali, sia dei
Missionari che delle Missionarie, si sono preoccupati di offrire principi e dare direttive per potenziare la comunione e la collaborazione, tra i due
Istituti, pur nella loro piena autonomia: E fa piacere notare che ciò è sempre stato fatto con diretto richiamo allo spirito impresso dal Fondatore
all’inizio della nostra storia. Espressione esplicita
di questo sforzo comune di ricupero e di crescita
si ha nella “Dichiarazione di intenti” congiunta,
fatta dai due Capitoli celebrati in Brasile nel 2005,
che mi piace qui ricordare come conclusione delle
riflessioni che ho fatto su questo tema, dall’inizio
dell’anno fino ad ora. Essa inizia con queste parole molto esplicite: «Desideriamo confermare il
nostro impegno a lavorare assieme con tale spirito e intraprendere anche comuni progetti missionari»; e poi prosegue con diverse “Proposte operative” molto articolate, nelle quali, pur riconoscendo che permangono alcune difficoltà e resistenze, emerge la volontà di lavorare di più insieme nei diversi campi: culturale, carismatico, della
formazione e delle varie attività missionarie. Ciò
che il Fondatore ha pensato e voluto lo sappiamo.
Conosciamo pure la nostra storia. Lo stato attuale è quello espresso dai due ultimi Capitoli
Generali dei nostri Istituti. Basta consolidarlo.
C’è anche una lettera del Camisassa a sr.
Margherita De Maria del 30 maggio 1920, che più
Comunione e collaborazione IMC MC
dell’Istituto, quello messo dal Fondatore nelle
Costituzioni del 1913 riguardo i territori, aggiungendo: «[…] e in quelle [regioni] a cui venissero
chiamate dalla S. Congregazione di Propaganda
Fide». Da questo momento l’autonomia giuridica
dei due Istituti è sanzionata e nessuno la metterà
più in dubbio. Non risulta che questa autonomia
sia mai stata interpretata come “separazione”,
tanto meno come rinnegamento delle ragioni che
hanno portato l’Allamano alla fondazione delle
Missionarie.
9
da Casa Madre - 4/08
“Un mese per promuovere
la speranza!”
Attività della Direzione Generale
p. Stefano Camerlengo, imc
10
Questo è un contributo per far conoscere il
cammino della Direzione Generale nei cosiddetti “mesi di Consiglio”. Marzo è uno di
questi. Una condivisione che si allarga a
quanti condividono la responsabilità nel servizio della comunità, partendo dal nostro vissuto e dalla nostra missione.
Premessa
A volte si ha l’impressione che si preferisca
una missione ripiegata, quasi introversa, venata di sufficienza, istintivamente ristretta al
proprio territorio e amante di navigare in
acque tranquille. La vita vissuta, il tessuto
sociale, l’intreccio degli avvenimenti e dei
problemi, le preoccupazioni e le aspirazioni
reali della gente rischiano di rimanere esterni,
a volte anche estranei, all’orizzonte della
nostra evangelizzazione. Spesso anche noi
siamo per una ” missione ordinaria, di semplice conservazione”. Quanto più privatizziamo
la nostra vita, tanto più allentiamo il contatto
con quella della gente.
da Casa Madre - 4/08
Siamo chiamati a reagire a questa “tentazione”, stimolati dal significato della vocazione
missionaria, spinti dalla grazia del nostro servizio come animatori dell’Istituto, guidati dal
dinamismo pasquale e dalla bellezza della
nostra famiglia.
La nostra responsabilità richiede attenzione, rispetto e totalità nell’impegno per
costruire con amore e coraggio il Regno.
Scriveva il Papa alle soglie del duemila: “ Il
passo dei credenti verso il terzo millennio
non risente affatto della stanchezza che il
peso di duemila anni di storia potrebbe recare con sé; i cristiani si sentono piuttosto rinfrancati a motivo della consapevolezza di
recare al mondo la luce vera, Cristo Signore”
(IM, 2b).
E’ necessario fare progetti superando il ricorso a piccoli aggiustamenti, a obiettivi e slogans, a preferire l’attenzione al piano organizzativo e meno alla edificazione delle comunità e alla crescita della gente. Avere il coraggio
di lasciare i due libri, quello delle lamentazioni e quello delle buone intenzioni, che si
Alcuni temi di condivisone della DG
Come sempre, l’agenda dei nostri incontri è
piena di punti da discutere e discernere insieme. Ne elenco qualcuno per mostrare che
cosa ci “preoccupa” e mette “trepidazione”.
a. Primo fra tutti la formazione di base. In
questo momento storico il nostro Istituto è
chiamato a confrontarsi con diverse realtà sfidanti ma generatrici di “novità” per il futuro.
L’arrivo di giovani in maggioranza dai vari
continenti, meno da quello europeo, e la
necessità di “rinnovare” lo stile e la struttura
della formazione accogliendo le sfide che
vengono dalla realtà e dalla geografia missionaria, il desiderio di preparare missionari che
sappiano dedicarsi con spirito amorevole a
questa nostra sublime vocazione ( cfr. XI
Capitolo generale n.6 ).
b. Un altro punto importante di riflessione
è dato dalle visite canoniche, momenti di grazia
e
di
rinnovamento
per
ogni
Circoscrizione. Attraverso di esse ci confrontiamo con i cammini e i progetti delle comunità per sostenere il bene e accompagnare a
superare le difficoltà. Fondamentale è il dialogo sul personale per cercare, nel rispetto
delle persone, il bene di ognuno e la sua realizzazione come persona e come missionario.
c. Essendo alle porte della Consulta, che si
terrà a Roma nel prossimo ottobre, grande
spazio è stato dato al confronto e allo scambio sui temi da sottoporre all’Assemblea della
Consulta. Il desiderio è che essa sia occasione
valutazione e di progettazione per il futuro
della nostra famiglia.
d. Ringraziando la Provvidenza che non ci
fa mai mancare il necessario, ci siamo confrontati su vari temi inerenti alla situazione economica e abbiamo cercato di discernere i bisogni
delle diverse Circoscrizioni e condividere per
la missione i beni a nostra disposizione.
Altre questioni sono state prese in considerazione in relazione al nostro progetto e alla
nostra visione della missione. Importante è
focalizzare l’attenzione sulla riflessione, per
trarne, di conseguenza, decisioni. A volte è
proprio la mancanza di riflessione che impedisce di decidere e ci paralizza. E’ la pretesa
di risolvere tutti i problemi che ci blocca. Un
vero servizio comporta di interrogarsi sul
senso delle cose e degli eventi per mettere le
persone nella condizione di trovare o approfondire il significato di quello che vivono e
fanno. Questo è uno dei compiti principali di
un Consiglio. Per questo, partendo dal nostro
mese di Consiglio, condivido due riflessioni
che possono aiutare tutti a vivere meglio la
propria responsabilità nella comunità, e in
particolare il compito di guida nell’Istituto.
2. Come gestire la responsabilità
Il Vangelo di Luca al capitolo 14 ( 14, 2835) invita a sederci e riflettere prima di intraprendere qualunque azione significativa e
densa di conseguenze. Un responsabile di
comunità non può essere sventato. Me lo raffiguro proprio come l’uomo descritto dall’evangelista che prima di mettersi a costruire
una torre o prima di dare battaglia riflette a
fondo sul da farsi. Ma quale è il senso di questo riflettere? E quale ne è il metodo?
Ho provato ad immaginare qualche tratto
che potrebbe contribuire a definire la fisionomia interiore di un responsabile. È colui che:
Sa tacere e porsi in ascolto di chi espone un
problema, una necessità, magari una sofferenza. Tutti chiedono di essere ascoltati, senza
distinzione.
Sa, concretamente, di non conoscere a priori la soluzione di tutti i problemi e non pretende di averla trovata. Si siede, s’informa,
valuta. A tutto pone attenzione senza smarrirsi in particolari inutili. E’ prudente e insieme
deciso. Agisce e valuta con rettitudine, senza
favorire qualcuno.
E’ abituato a riflettere: non parla senza aver
prima ragionato tra sé e con gli altri. Assume
decisioni ferme e non oscillanti e insicure.
da Casa Madre - 4/08
Attività della Direzione Genrale
arricchiscono ogni giorno di pagine inutili.
Vogliamo riaffermare la centralità della
missione nella nostra vita e nel nostro essere
e operare.
Il nostro servizio all’Istituto ispirato al
Protettore Annuale, San Paolo Apostolo, deve
essere quello di “ collaboratori della gioia”
senza “ far da padroni...” ( 2 Cor.1,24).
11
Attività della Direzione Generale
12
Ama ciò che fa, perché ama le persone che
gli sono affidate, non perché è bello avere una
carica e una visibilità.
Sa quando deve osare e quando no. Non si
fa travolgere dal momento, e se necessario sa
anticipare i tempi, prevedendo i problemi che
verranno.
Costruisce la sua comunità con amore e
intelligenza: e questo perché conosce e sa leggere il proprio territorio, la storia e le tradizioni, e insieme ne favorisce lo sviluppo pensando in particolare al bene delle nuove generazioni.
Ognuno può continuare a delineare l’identikit dell’autentico responsabile. È bello, ogni
tanto, ridirci queste cose e tornarci su, nell’intimo della propria coscienza, come ripensare
argomenti conosciuti e amati.
Attraverso la ricerca di un’interiorità più
profonda e della sapienza del cuore da parte
di tutti i responsabili è possibile dare un contributo forte alle comunità e aiutarle a essere
“scuole di comunione e di missione” per il
nostro tempo.
3.Testimoni di speranza nella prova
Una storia: “ Ai bordi di un antico ponte
famoso, attraversato da molte persone, sedeva ogni
giorno un’anziana donna, per chiedere l’elemosina.
Era una donna con grande dignità. Ma la vita era
stata amara con lei e, per tante cause, si era ridotta
a compiere questo gesto, che le costava sempre. Quasi
nemmeno alzava gli occhi. Raccoglieva quanto le era
versato nella mano, pochi spiccioli, quanto le bastava
per campare. Un’altra donna, una vera signora si
accorse di quel cuore. Notò la delicatezza del tratto,
pur dentro una povertà evidente. Sentì che batteva un
cuore in quella mano tesa. E un giorno, proprio per
lei, comprò una bellissima rosa, profumatissima.
Passandole accanto, non le versò nelle mani pochi
spiccioli. Le affidò invece con molta solennità quella
rosa, rossa.
La donna alzò gli occhi, il volto le brillò di luce
intensa, il cuore si sentì rinascere. Si alzò, assaporando fino in fondo quel profumo intensissimo. E si
allontanò. Per diversi giorni, non venne più a chiedere l’elemosina, sull’antico ponte. Quando finalmente
ritornò, tutti a chiederle: “ Ma in questi giorni, di
cosa siete vissuta, povera donna? Del profumo della
rosa!”, fu la risposta. Si è proprio così: si può gode-
da Casa Madre - 4/08
re del profumo di una rosa. Si può vivere di esso,
perché nella vita non bastano le cose.”
Generalmente, oggi le cose non mancano,
nelle famiglie e, grazie a Dio, anche nei conventi e nelle comunità religiose. Ciò che veramente manca, è il senso delle cose, il perché
dei fatti che viviamo, il gusto della vita, la
ragione della nostra consacrazione. Oggi, è
soprattutto di questo che abbiamo bisogno
per vivere, pur nella fragilità o nella povertà
della nostra vita. E questo ha un nome: speranza. Non è una cosa accanto alle altre. È
soprattutto uno stile di fare le cose. La speranza non nasce dopo la prova, né fuori di
essa, ma dentro la prova stessa. Ne è parte
inscindibile, cammina insieme, è parte del
gioco e sempre produce una trasformazione.
Più uno spera, più trasforma. La nostra vita
missionaria e religiosa, il servizio così difficile dell’autorità può trovare nelle sue stesse
ferite e fragilità, la forza di sconfiggere il
male interiore, il pessimismo. A salvarci e a
dare senso al nostro servizio sono le scelte
“fragili” che generano umiltà e facilitano un
cammino fatto di sobrietà di vita, vicinanza ai
poveri, ascolto della gente, scelta di restare là
dove nessuno vuole stare, vivere con gli ultimi ed esserne contenti. E’ un cammino di
speranza, fondata sulla certezza che “ quanti
sperano nel Signore riacquistano forza, mettono ali come di aquila, corrono senza affannarsi, camminano senza stancarsi!” (Is.40,31).
Conclusione
Questa è una riflessione ad “alta voce” per
accompagnare il nostro servizio di responsabili di comunità partendo dal mese di
Consiglio della DG . Sono convinto che questa ricerca della sapienza da parte di noi
responsabili può dare un contributo forte per
la comunità ed aiutarla a essere luogo di
scambio di doni, dove esercitare liberamente
e gioiosamente diritti e doveri, ambiente di
relazioni autentiche tra i missionari nel cammino verso la pace e la giustizia, la libertà, la
capacità di stare insieme in serenità e gioia
per il bene nostro e della gente che siamo
chiamati a servire.
bello e prezioso come un diamante tagliato
(sfaccetato, sobrio, moderno),
utile al missionario come il breviario all'orante
SGM
Il nostro sito ufficiale:
p. Giuseppe Ronco, imc
Alcuni ancora non sanno che l’Istituto possiede un Sito Ufficiale (http://www.consolata.org/)
e altri, pur sapendolo, non sanno come usarlo e
cosa contiene. Lo vorrei presentare rapidamente,
indicando l’essenziale per servirsene.
Alcune informazioni preliminari.
E’ un sito molto visitato. Nel mese di febbraio 2008 ha avuto 23.600 visite, con puntate giornaliere di più di 1000 visite. Lo hanno
consultato persone di 114 nazioni (Cina,
Arabia Saudita, Nuova Zelanda, Russia,
Turchia, Giappone, Guatemala, Thailandia e
Grecia, oltre ai paesi europei, africani e americani dove noi siamo presenti). E’ visto
anche attraverso i telefonini.
Utilità del sito
Sono fondamentalmente quattro:
E’ strumento di animazione missionaria e
vocazionale per tutti coloro che lo visitano.
Facciamo notare che in alcuni mesi dell’anno
(ottobre) e in occasione di alcuni avvenimenti o notizie particolari, le visite mensili raggiungono le 24.000 unità.
Il sito è multilingue, pur essendo l’interfaccia in italiano. Ogni articolo o notizia è pubblicata nella lingua originale.
Offre molto materiale a noi, sia per l’informazione che per la formazione continua.
Pubblica documenti ufficiali e i periodici della
Direzione Generale (Bollettino ufficiale, Da
Casa Madre, Documentazione IMC), e offre il
da Casa Madre - 4/08
13
collegamento con le riviste IMC di tutto il
mondo. Permette a circa 300 confratelli il collegamento
alla
casella
postale
su
consolata.net. Facilita la condivisione delle
idee tra di noi.
Serve da archivio IMC. Tutto ciò che è pubblicato viene conservato e non cancellato. In
ogni momento vi si può trovare ciò che fu
pubblicato diversi anni fa.
La struttura del sito
Si compone di due parti fondamentali:
Internet e Intranet. L’internet presenta la
home page con i servizi destinati a tutti.
L’intranet, pagina riser vata ai membri
dell’IMC a cui si accede mediante nome e
password, presenta documenti particolari.
All’intranet si accede dalla home page di
internet.
Internet: home page
La barra verde, posta in alto, raccoglie
temi e contenuti legati a settori particolari
(dialogo interreligioso, spiritualità, giustizia e
pace, AMV, Laici, formazione). Vi si possono
trovare notizie e documenti interessanti.
SGM
La parte centrale annuncia le notizie
inerenti la missione, aggiornate quotidianamente. Ogni giorno, una notizia riguarda sempre i nostri missionari, mentre le altre sono di
interesse missionario generale.
14
In basso sono presentate tre rubriche fisse:
preghiere, domenica missionaria, missione oggi. Queste tre rubriche sono tra le più
visitate. Da segnalare che in preghiere, ognuno può inserire richieste per bisogni particolari, partendo da “spiritualità” posta nella
barra verde. Missione oggi presenta articoli
di specialisti, anche non IMC, che riflettono
su temi interessanti a tutti utili.
Il lato sinistro presenta alcuni servizi
offerti. Invito a guardarli tutti. Segnalo che
nella rubrica I missionari dicono vengono
pubblicati gli interventi dei confratelli IMC
da Casa Madre - 4/08
sulle loro esperienze e le loro riflessioni. Da
Webmail Consolata.net si può accedere alla
casella postale privata. Tramite il sito, tutti i
confratelli che lo richiedono al Segretariato
per la Missione, possono avere una casella
postale privata, per la posta elettronica.
Il lato destro presenta altri ser vizi.
Anzitutto lo spazio dedicato al Fondatore,
dove si trovano le sue Conferenze e la rivista
“Giuseppe Allamano: dalla Consolata al
mondo”. Poi il Biennio di santità, destinato
a raccogliere tutti gli interventi fatti a questo
sog getto. Nella sezione Media si trova
anche la voce download, da cui si possono
scaricare
vari
documenti.
Sotto
Pubblicazioni si trovano le riviste ufficiali
dell’Istituto: Bollettini ufficiali, Da Casa
Madre e Documentazione IMC.
Intranet
Questo spazio riservato, forse poco conosciuto, contiene rubriche di alto valore. Vi
si accede dall’indicazione Intranet, posta nel
menu, al lato sinistro della home page di
Internet. Contiene l’annuario aggiornato, le
ricorrenze dei confratelli, i Notiziari della
Direzione generale e la sezione download.
Da qui si possono scaricare i documenti IMC
più importanti (Vita Spirituale, Costituzioni,
Documenti capitolari, conferenze regionali).
Chi non conosce il nome e la password per
accedere a Intranet, la può richiedere al
Segretariato generale per la Missione o al
Segretario Generale.
Conclusione
La collaborazione di tutti è fondamentale
per tenere vivo il sito e migliorarlo.
Attualmente non è ancora perfetto, e ogni
consiglio per renderlo migliore, è sempre
benvenuto. Invitiamo tutti a scrivere articoli o
inviare notizie, corredate da fotografie all’indirizzo: [email protected]
Perché non usarlo come il breviario
quotidiano, per arricchire la nostra vita
missionaria?
Marzo 2008
p. Michelangelo Piovano, imc
Abbiamo concluso il mese di febbraio con
l’incontro comunitario nel quale il Superiore
Generale e ognuno dei consiglieri hanno condiviso con noi la vita dell’Istituto nelle varie
circoscrizioni che hanno visitato nei mesi di
dicembre e gennaio: in particolare le visite
canoniche nella Regione Amazzonica, Spagna,
Nord America e Portogallo. In questo modo
ci sentiamo partecipi della vita e attività dei
nostri confratelli nei vari continenti.
1° Marzo: per l’ora del pranzo riceviamo la
visita dell’Arcivescovo di Manaus Dom Luiz
Soares Vieira. Si intrattiene con noi e con
alcuni membri della Direzione generale in
modo molto semplice e fraterno.
2 Marzo: Accogliamo in casa il gruppo dei
missionari giovani della Regione Italia che per
alcuni giorni si sono radunati a Bravetta assieme al Superiore Regionale Padre Franco
Gioda. Nella mattinata hanno un incontro
con Padre Antonio Fernandes e in seguito si
trovano con tutta la comunità per il pranzo.
E’ un bel momento di fraternità e condivisione con questi nostri confratelli che in Italia
lavorano soprattutto nella Formazione, nella
Animazione Missionaria e nella Rivista
Missioni Consolata.
3 Marzo: Iniziano le riunioni del Consiglio
Generale che si protrarranno sino ai primi
giorni di aprile.
10-11 Marzo: Riceviamo in casa la
Direzione Generale delle Suore Missionarie
della Consolata che per due giorni si riunisce
con la nostra Direzione. Al momento del
pranzo di martedì 11 assieme a tutta la comunità della casa facciamo gli auguri pasquali.
11 Marzo: Incontro comunitario nel quale
viene dato il resoconto del bilancio consuntivo del 2007 e si affrontano alcuni aspetti lega-
ti all’economia della casa. Ci si accorda anche
sulle celebrazioni della Settimana Santa e su
alcuni servizi che ci sono stati richiesti.
Durante questi giorni abbiamo anche con
noi il Cardinale di Torino, Severino Poletto.
Prima della sua partenza gli facciamo gli
auguri per il suo compleanno (75 anni il 18
marzo) e per la Santa Pasqua.
13 Marzo: alcuni membri della Direzione
Generale e del Segretariato partono per
Torino dove vi saranno degli incontri su
aspetti legati alla Casa Madre e alla nostra
presenza a Castelnuovo Don Bosco.
Casa Generalizia
Diario della Casa Generalizia
Sempre in questo giorno giunge la notizia
della morte del papá di Padre Antonio
Fernandes, consigliere generale, che in questi
giorni si trovava giá a casa sua dovuto proprio
alla malattia del papá. Gli siamo vicini con la
preghiera ed il nostro ricordo.
14 marzo: Muore all’etá di 88 anni Chiara
Lubich, Fondatrice del Movimento dei
Focolari. Vari membri della comunità si recano a Rocca di Papa per un momento di preghiera e di saluto. Alcuni partecipano anche ai
funerali il 18 marzo nella Basilica di San Paolo
fuori le Mura.
15 Marzo: Celebriamo la Solennità di San
Giuseppe. Nei Primi Vespri, presieduti da
Padre Pasqualetti, viene messa in risalto la
figura di S. Giuseppe come uomo che ha agito
nel nascondimento e in un silenzio vissuto
nell’obbedienza a Dio e nell’operosità.
Facciamo i nostri auguri ai Giuseppe della
nostra comunità e al Padre Generale che esercita su tutti noi la sua paternità rappresentandoci il Padre Fondatore.
16 Marzo: iniziamo la Settima Santa.
Vediamo arrivare in San Pietro tanti giovani
da Casa Madre - 4/08
15
per l’annuale incontro con il Santo Padre che
celebra la Messa sul sagrato della Basilica
Vaticana.
20 Marzo: Partecipiamo alla Messa crismale in San Pietro assieme a tanti sacerdoti che
vivono e lavorano a Roma: sono veramente
molti. All’ora del pranzo ancora un momento
di famiglia e fraternità assieme al ringraziamento per il dono del sacerdozio e
dell’Eucarestia.
Nei giorni del Triduo pasquale prestiamo il
nostro servizio in alcune cappellanie di suore,
ma anche in casa rimane sempre un gruppetto che celebra le varie funzioni.
Casa Generalizia
23 Marzo: Pasqua di Risurrezione. Roma
da alcuni giorni è sotto la pioggia ma nonostante questo in Piazza San Pietro il Santo
Padre celebra la Messa di Pasqua e alla fine dà
la benedizione con gli auguri pasquali.
16
da Casa Madre - 4/08
Ci scambiamo gli auguri all’ora del pranzo,
sono con noi anche alcuni ospiti benefattori
venuti dalla Spagna.
Durante questi giorni sono varie le persone,
parenti o amici, che abbiamo ospitato in casa.
24 Marzo: Partecipiamo a Nepi alla
Professione Perpetua di 7 Missionarie della
Consolata. La celebrazione viene presieduta
da padre James Lengarin e animata dalle
comunità di Bravetta e delle Missionarie della
Consolata di Via Foscari e Nepi. Le sette
suore, del Kenya, Tanzania e Etiopia, hanno
detto il loro sì definitivo al Signore e alla
Missione alla presenza della Madre Generale e
di molti amici e benefattori. Non sono mancati i canti e trilli in varie lingue locali che
hanno resa viva la celebrazione.
Dopo la celebrazione c’è stato un bel
momento di confraternizzazione.
p. Giacomo Baccanelli, imc
Abbiamo cominciato il nuovo
anno 2008 in 63 Missionari
della Consolata. A maggio prossimo compiamo 89 anni da quando giunsero i primi 4 Missionari
chiesti ‘in prestito’ dal vicino
Kenya. Un prestito durato a
lungo.
Mi è stato riferito alcuni mesi fa
che siamo la Regione più anziana
dell’Istituto, ma non si direbbe
dalla sua attività e vitalità.
Prestiamo servizio in 13 parrocchie, abbiamo una scuola secondaria-Seminario
nostra e proprio quest’anno iniziamo il corso di
Diploma per maestri. A Mgongo sosteniamo un
centro per ragazzi di strada e orfani e una scuola di
arti e mestieri. A Morogoro ha sede il nostro
Seminario di Filosofia e a Dar il centro di animazione Missionaria.
La Conferenza regionale e l’Assemblea annuale
svoltasi il gennaio scorso ha in cuore di aprire due
nuove missioni di Prima Evangelizzazione a
Kimbiji e Manda e di chiudere tre, quattro parrocchie durante il decorrente sessennio.
Il Tanzania è ancora terreno di Missione ?
I Missionari ci diano ancora una mano a ridare
alla famiglia il suo peso, il suo ruolo nel formare
cittadini e cristiani onesti e responsabili “yenye
maadili “. Al momento è allo sbando. I Missionari
all’inizio hanno evangelizzato i nostri villaggi proprio partendo dalla famiglia.
Abbiamo bisogno dei Missionari per la formazione dei giovani e dei sacerdoti.
Il Missionario dia ancora il suo contributo per
questa seconda fase di evangelizzazione,
‘Evangelizzazione in profondità‘ come viene
chiamata dai Vescovi.
La vostra presenza sia profetica di fronte alle
tante sfide esistenti: il crescente divario tra pochi
ricchi e i molti sempre più poveri, il male uso dei
beni pubblici e del creato, la cupidigia e la corruzione nel accaparrasi i beni del paese, il perdurare delle
malattie croniche come la malaria e l’AIDS e la
mancata sconfitta della povertà e mancanza dei
beni primari come la salute e la scuola.
Credo che la Chiesa del Tanzania possa continuare anche senza i Missionari, ma vale la pena perdere questa occasione così bella e favorevole di crescita e di maturazione, di tradurre il Vangelo accolto nella cultura e in uno stile di vivere?
Tralascio le attività delle parrocchie e faccio
da Casa Madre - 4/08
Tanzania
Non è certo una domanda nuova. Se lo chiese la
Visita Canonica l’anno scorso? La comunità ritorna
a porsi l’interrogativo sovente. La risposta non è
poi così scontata.
Con i suoi cento e più anni di evangelizzazione
la Chiesa del Tanzania è impiantata, cresciuta.
Comprende 30 diocesi con la loro Conferenza
Episcopale Nazionale. I Vescovi sono tutti Locali e
i Sacerdoti ci sono ma decisamente insufficienti per
la cura pastorale ordinaria e per la continua
domanda da parte delle gente di farsi cristiana. La
gente dimostra di aver sete e di essere recettiva
della Parola di Dio e desidera farsi Cristiano o
Cristiana. Migliaia di comunità alla domenica mancano della Celebrazione Eucaristica.
Sì, la Chiesa del Tanzania ha
bisogno di Missionari, e lo dice,
per tanti motivi anche se la nostra
presenza cambia e necessita conversione e trasformazione all’interno delle diocesi.
Mi piace riportare il pensiero di
un Cristiano cattolico tanzaniano.
Si chiama Cyrillo e fa parte di un
gruppo cosiddetto dei ‘Cristiani
professionisti’ che vogliono
diventare il lievito evangelico
nella società e nella vita.
Parlando ai Missionari della
Consolata nell’assemblea annuale ha detto
Vita nelle Regioni
La Regione del Tanzania
17
Tanzania
Vita nelle Regioni
18
accenno alle nostre opere.
giovani imparano a diventare o meccanici, o falegnami o calzolai.
Ikonda
L’Ospedale di Ikonda sorse nel lontano 1962
per richiesta da parte della gente affinché si venisse
incontro alla situazione sanitaria drammatica della
gente di questa zona, specialmente per le mamme
partorienti.
L’ospedale, oggi ristrutturato a nuovo, continua
ad offrire un servizio qualificato, ad essere un centro di riferimento nel campo della salute per tutta
la valle, così poco tenuta in conto dalle strutture
sociali e governative.
Rimane un faro di Consolazione per la gente
che grazie ai Padri, al fratello, alle Suore e ai Laici
che si danno da fare, che si prodigano senza risparmiarsi . Ringraziamo tutti i benefattori e amici che
lo sostengano.
Ikonda ha una capacità di 212 letti per ricoveri
con 152 lavoratori medici e paramedici addetti.
Nel 2006 vi furono 5.630 ricoveri e 25.743 visite
ambulatorie.
Mafinga
All’inizio di questo anno vi sono 75 seminaristi
che frequentano gli ultimi due anni di scuola superiore. Provengano anche da altre congregazioni e
diocesi. Nel 2008 si inizierà il corso di due anni di
diploma per maestri delle scuole secondarie. La
Regione desidera offrire il suo contributo per venire incontro alla grande necessità di professori per le
scuole secondarie che in questi ultimi due anni si
sono moltiplicate nel Tanzania.
Mgongo.
Il centro di Mgongo nacque
per rispondere al grave problema degli orfani che l’Aids ha
provocato e di conseguenza al
fenomeno dei ragazzi di strada.
La casa della Consolazione
(Faraja House) raccoglie questi bambini al centro e li manda
alla scuola dell’obbligo. Al
momento ce ne sono circa 60.
Inoltre segue e si prende cura
di altri bambini che vivono
presso i nonni o gli zii.
Abbiamo pure una scuola di
Arti e Mestieri di tre anni. I
da Casa Madre - 4/08
Morogoro
E’ il nostro Seminario di filosofia. Tre anni
prima di accedere al noviziato. L’aspetto accademico avviene in collaborazione con altre congregazioni. Ai tre anni di filosofia vengono preparati da un
anno di discernimento chiamato propedeutico. Al
momento vi sono 22 seminaristi.
Bunju
Si tratta dell’ultima apertura avvenuta a luglio del
2007. Il suo inizio di attività è previsto per il dicembre 2008.
Il suo timbro più specifico rimane un centro per
l’animazione missionaria e vocazionale.
In questo momento si vede opportuno anche
offrire un aiuto di approfondimento nella fede a
livello religioso-culturale, venendo incontro al programma della Chiesa in Tanzania per una
Evangelizzazione in profondità “ Uingilishaji wa
Kina “
A Bunju viene pure preparata e stampata la rivista Missionaria ‘Enendeni’, altro campo importante per l’animazione missionaria.
Pure il settore di Giustizia e Pace, Integrità del
creato farà parte dei programmi di animazione al
nuovo centro.
La Regione sta investendo molto su di esso con
la speranza che il centro ne diventi il cambio della
Missione in Tanzania, un nuovo modo di essere
Missionari a servizio della Chiesa.
p. Franco Gioda, imc
Carissimi confratelli,
a tutti giunga l’augurio di una felice Pasqua.
Nella Pasqua si riassume il perché della
nostra vita e della nostra vocazione. L’augurio
è di vivere appieno questo momento come
“sintesi” e luce della nostra vita. Se siamo cristiani, se partecipiamo in modo singolare alla
missione di Cristo è per la sua Pasqua. Egli è
l’alfa e l’omega, l’inizio e la fine di tutte le
cose, il centro dell’ordine cosmico che ci
obbliga a riconsiderare continuamente la
dimensione della nostra filosofia, della nostra
concezione del mondo, della nostra storia
personale, del nostro cammino di missionari.
Assieme chiediamo la grazia di essere scossi ed anche
sconvolti da quanto è avvenuto un giorno e da
quanto avviene oggi nel mondo, in noi e nel
nostro cammino di missionari, nel nome di
Gesù, il Risorto.
Ricordo questi impegni:
* Biennio della Santità:
- personalmente, in comunità negli incontri
settimanali e nei prossimi incontri zonali (7-
* Collaborazione tra missionarie e missionari
della Consolata
sempre personalmente ed in comunità
riflettere sulla lettera comune dei due
Superiori dei nostri Istituti (MC e IMC) e
rispondere allo schema di lavoro circa i cammini di comunione da farsi (vedi Dialogo n. 2
del 2008). Per la fine di aprile i diversi apporti di riflessione delle zone dovranno giungere
a Torino al Segretario Regionale, P. Antonio
Giordano, per elaborare una sintesi ed inviarla alla commissione di Roma per elaborare il
documento finale da presentare alla Consulta
di Ottobre 2008..
Prendo l’occasione per comunicare alcuni
appuntamenti:
* - Corso di Formazione Permanente per
missionari della 3° età (dai 70 anni in su) per
Settembre 2008. Invierò la lettera che il
Superiore Generale ci ha fatto per venire
anche per avere un’idea complessiva del
corso. Per chi desidera parteciparvi lo faccia
sapere, intanto con P. Garello ci faremo vivi
con i missionari interessati.
- Più avanti il programma di Formazione
Permanente prevede: il corso di “mezza età”
da febbraio a -giugno 2009, ed il corso per” i
missionari giovani” dal 15 agosto al 15
novembre 2009.
* - Settimana degli incontri zonali, 7- 12
Aprile . I coordinatori zonali organizzino que-
da Casa Madre - 4/08
Italia
Approfitto di questa comunicazione per
ricordare a tutti gli impegni che la Direzione
Generale ci ha dato per questo periodo. Parlo
degli ultimi mesi della riflessione e approfondimento sul Biennio della Santità e sulla collaborazione IMC e MC. Tutti comprendono
che, essendo temi importanti per la nostra
vita di missionari, non basta darvi un incontro di comunità. Esigono riflessioni personali, confronti e dialoghi negli incontri comunitari ed una sintesi negli incontri zonali. Sono
impegni a cui non possiamo sottrarci, anche
perché non devono essere visti come un
obbligo da compiere, ma come un aiuto che la
Direzione Generale ci offre per crescere nel nostro
carisma missionario, nella nostra famiglia IMC e
per vivere la partecipazione e la comunione
tra di noi.
12 aprile) riflettere sul tema offerto dal sito
ufficiale dell’Istituto (www.consolata.org)
meditare e stilare il profilo del missionario
“santo” imc come indicato dal testo presentato dal Segretariato Generale per la Missione
(vedi Dialogo n. 2 del 2008); in comunità si
analizzi e si annoti la riflessione su un missionario “santo” che in qualche modo ha incarnato questa santità che noi, missionari IMC,
dovremmo vivere.
Vita nelle Regioni
Lettera di Pasqua
19
Italia
sti incontri tenendo presente le tematiche che
sono state indicate in questa lettera.
*- Dal 25 al 28 marzo ci sarà a Roma
1’Interseminary tra i nostri giovani studenti di
teologia, di filosofia e le juniores MC sul
tema del “discepolato della missione”.
È l’incontro annuale
tra i nostri giovani delle diverse tappe del
cammino formativo. Diamo loro un ricordo
nella preghiera.
- Ricordo che il giorno l aprile a Torino ci
sarà l’incontro annuale degli amministratori
delle nostre diverse comunità. P. Garello farà
avere al più presto il programma.
Vita nelle Regioni
• - Nei giorni 2-3 aprile avremo il Consiglio
Regionale nel quale si
studierà anche il modo di
dar attuazione all’articolo 61 degli Atti della II
Conferenza Regionale in
cui si chiede di fare “una
consulta previa tra i missionari della Regione” in
vista del rinnovo della
Direzione Regionale.
20
* - Faccio presente che
nei prossimi giorni arriverà in “Dialogo” lo
Statuto dei LMC (Laici
Missionari
della
Consolata)
d’Europa.
Questa comunicazione
vuole solo far cadere
l’attenzione su un argomento molto importante
che sarà og getto di
approfondimento
nei
prossimi mesi.
•
- Ricordo gli
Esercizi Spirituali: a
Certosa dal 2 al 7 giugno
e ad Alpignano dal 1 al 6
settembre. L’importanza
di questo momento per
la nostra vita spirituale è
ovvio. È un dovere per
da Casa Madre - 4/08
tutti. Chi non facesse questi Esercizi programmati da noi, faccia il favore di comunicarlo al Superiore Regionale ed indicare a lui
il periodo ed il luogo dove li farà.
La Pasqua che celebriamo ci dia un ottimismo fondamentale di vita e di lettura della
storia, la Consolata ci aiuti ad avere occhi
pieni di speranza e di luce. Sempre nel
Signore Gesù.
Torino 17 - marzo - 2008
p. Giorgio Dal Ben, imc
Carissimi amici,
la Campagna “Popolo Guaranì, Grande
Popolo” sta procedendo come speravamo, cioè
lentamente ma bene.
Insomma c’è un “Movimento” differente perché tutto questo è “Buona Notizia” che ha già
attirato un altro gruppetto che si è fatto avanti a
chiedere insistentemente di associarsi!
Così per grazie di Nostro Signore e con la collaborazione di molti, c’è da queste parti un piccolo, ma miracoloso segno di Resurrezione e
Vita Nuova come la Pasqua ci suggerisce: un
vero passaggio dalla Morte alla Vita.
Invito anche voi ad aderire con energia alla
dinamica di questo augurio di Buona Pasqua.
Un saluto e una preghiera.
Brasile
All’inizio dell’anno scorso con la stesura delle
linee fondamentali del “Movimento per la Vita,
Terra, Futuro del Popolo Guaranì” di cui la
Campagna è una iniziativa, è iniziato un lavoro
che era visto da molti con perplessità.
Si proponeva infatti un’azione che si discostava da una forma di assistenzialismo praticata
dalla società in genere e anche dagli alleati dei
Guarani nei loro confronti.
La situazione in generale si è nel frattempo
aggravata, tanto da preoccupare anche le autorità e in qualche maniera a mobilitarle.
L’anno scorso su 76 omicidi di Indios accaduti in Brasile 53 sono stati praticati nel MS e
anche l’indice dei suicidi è aumentato.
La Campagna poggia su due pilastri: il pilastro
guarani e il pilastro degli alleati che sulla base
di un accordo chiaro e libero si impegnano ad
agire lealmente.
La Campagna ha diverse attività a livello locale, nazionale e internazionale, ma la sfida più
importante da vincere è raggiungere la sufficienza alimentare.
Infatti la situazione disastrosa di questo popolo si traduce nel dipendere dagli altri, quando
tutti i mesi il governo distribuisce 13.000 “cestas
basicas” ai 40.000 Guaranì. cioè sacchi di 35/40
kg di alimenti come riso, olio, zucchero, ecc...
I Guaranì sono ormai così disorientati che
vanno a lavorare nelle piantagioni della canna da
zucchero in regime di semi-schiavitù, invece di
dedicarsi al lavoro molto meno gravoso e più
fruttuoso della loro terra che, se anche è insufficiente, è ben produttiva...
Abbiamo così cominciato un lavoro molto
umile e volutamente ristretto con un primo
gruppetto di persone che hanno aderito alla proposta di produrre alimenti.
Si è partiti da zero. L’iniziativa funziona molto
semplicemente.
Marcello biologo di 30 anni, che insegnava
all’università della capitale Campo Grande con
un ottimo salario e buone altre proposte, ha aderito alla Campagna e con lui Matrilia una ragazza di 25 anni laureata in agronomia: sono i due
volontari missionari laici del luogo che accompagnano ogni giorno i volenterosi e lavorano sui
campi con loro, con la zappa, il coltellaccio, l’aratro..
Anch’io mi associo quando mi trovo in zona.
Mi dispiace di non esser là anche adesso.
Naturalmente con l’impegno nell’agricoltura è
in atto un processo di formazione all’organizzazione e all’autostima.
Perciò autonomia alimentare, organizzazione,
e autostima sono gli aspetti dell’attività che ci
proponiamo di costruire insieme.
Si tratta di tre aspetti di un’unica sfida. Si è
cominciato da zero. Mancavano a volte anche
degli attrezzi più elementari a cui si è venuti
incontro, sempre nel contesto di un dialogo
franco per un impegno effettivo di lavoro nei
campi. Abbiamo già alcuni ettari di granoturco
alto un metro e mezzo, della manioca, una
buona area piantata a zucche, ma anche si stanno entusiasmando ad allevare qualche gallina. Ci
siamo già arrischiati a fare un primo passo con i
conigli..
Vita nelle comunità
Con gli Indios Guaranì
21
da Casa Madre - 4/08
Portogallo
Vita nelle comunità
22
Cacém
Pe Matias, imc
Dois acontecimentos no primeiro fim de
semana: Os PP. Mário e João participam, em
Fátima, na Semana da Vida Consagrada. Valeu a
pena – disseram; graças a Deus, que é assim todos
os anos. O P. Matias e o Marcos sobem até Águas
Santas para um encontro com os aspirantes a
Leigos Missionários da Consolata e visita à família. No regresso, o P. Matias ainda chegou a tempo
de participar na Conce- lebração de encerramento da ‘Semana da Comunidade’ na paróquia da
Buraca. Não houve tempo para ficar na tarde de
convívio porque cá em casa havia um encontro
para preparar a exposição sobre a Consolata no
Mundo que nos foi pedido pelo presidente da
freguesia de S. Marcos para o mês de Abril, altura
das festas da freguesia.
No segundo fim de semana, o P. Frazão e o
Marcos acompanham os JMC a Fátima para o seu
retiro quaresmal. Enquanto o P. Matias participa
no Encontro Europeu dos LMC, realizado na
Casa Regional. De Portugal estiveram presentes
os PP. Norberto e Matias, Teresa, Bibiana e Iva.
Foi aprovado o Estatuto.
agradáveis e proveitosos onde todos os elementos
da comunidade puderam partilhar a sua vida com
os superiores. À noite, houve um encontro no
Centro Missionário com os representantes dos
vários grupos que partilham o carisma e espiritualidade do Allamano. Apraz-nos registrar o bom
número que acudiu ao convite. Foi óptimo.
Terminámos com um chá quente; na verdade o
frio era muito.
Na tarde do dia 15, os PP. Matias e Norberto
acompanharam os visitantes ao Bispo D. Carlos
Azevedo. Também esta foi uma visita familiar e
proveitosa onde apresentamos a nossa disponibilidade em servir a Igreja local. O bispo agradeceu.
No dia seguinte partem para a Comunidade de
Águas Santas.
Com eles vai também o seminarista Marcos
Leandro para, no dia 16, festa do Fundador, emitir a pro- fissão religiosa naquela comunidade.
Parabéns ao Marcos e um BEM-VINDO à nossa
família IMC.
O P. Matias, neste mesmo dia, foi celebrar a
Eucaristia às Irmãs da Consolata, para recordar o
nasci- mento para o céu do Beato Allamano.
Madrugada do dia 18, segunda Feira. Chuva
diluviana, que o rio não conteve, varreu tudo o
que encontrou pela frente. O seminário, Centro
Missionário, quinta, tudo ficou inundado e coberto de terra. Os carros, por pouco, quase iam parar
a Caxias. Seguiram-se dois dias de intenso labor,
dentro e fora de casa, para recompor o que tinha
conserto. Lá por fora, a quinta terá que esperar,
até quando? Ficou tudo entupido.
Visita Canónica: Iniciou no dia 13. Os visitantes P. Stefano e P. Paco, acompanhados pelo P.
Nor- berto, logo pela manhã desse dia, reuniram-se com a comunidade para se poderem
inteirar sobre a mesma. No dia seguinte toda a
comunidade foi à Casa Regional para festejar o
aniversário natalício do P. Norberto. Após o
almoço regressamos a casa e continuaram os diálogos com os superiores. Foram dois dias muito
da Casa Madre - 4/08
Após a visita canónica ficou a comunidade a torcer
para o mesmo lado, até as couves!
O campo de futebol ficou preparado para
poder acolher o próximo mundial de pólo-aquático. A participa- ção está aberta também às nossas comunidades. Não precisa fase eliminatória,
para já!
A grande dança aconteceu na cave do seminá-
para acolher os nossos colaboradores de calendários e não só, que vieram reflectir (retiro) sobre a
Quaresma: Caminho para a Páscoa. Orientou o P.
João Monteiro.
Adoração Eucarística no Centro Missionário.
Todas as quintas feiras, durante o tempo quaresmal, os JMC’s, por turno, fazem companhia a
Jesus, durante algumas horas. É de louvar! Para
terminar o mês, toda a comunidade foi a Fátima
para participar no encerramento da Visita
Canónica. Para todos, FELIZ PÁSCOA!
Fátima
Pe Manuel Carreira, imc
de jovens que vieram a Fátima passar o Carnaval
a rezar.
- Dia 5 - Aniversário do padre Elísio foi celebrado ao almoço sem pompa nem grande solenidade: o bolo, as velas, o champanhe.
- Dia 7 – reunião dos hoteleiros de Fátima
organizada pelo santuário e em que participaram os padres André e Agostinho Barbosa e a
recepcionista do Pax, Maria de Fáti- ma. É já a
30.ª vez que tal encontro se realiza e tem sempre
um interesse redobrado.
- Dias 8 a 10 – Houve em nossa casa um retiro
para jovens, promovido pelos nossos animadores
e animadoras. Participaram 47. No domingo,
animaram a eucaristia na nossa capela com cânticos e outras intervenções próprias da juventude.
E houve três aniversários: a 11 o padre
Rossi, a 13 o padre Serafim, a dia 18 o do
irmão Carlos Margato. Em todos os três
casos se seguiu, com pequena diferença, o
ritual do costume.
- Dia 20 a 26 – Visita canónica.
Intervenientes: padre Stefano Camerlengo,
vice- superior geral, e o conselheiro geral padre
Francisco Lopes. Viram, ouviram, falaram e tentaram apagar alguns fogaréus para que tudo ficasse mais sereno. Visitaram pessoas
e ambientes. Oxalá tenham captado os prós e
os contras que existem na nossa comuni- dade e
em todo o vasto complexo que nos rodeia e, por
vezes, nos sufoca.
- Dia 23 e 24 – os L.M.C. estiveram reu-
da Casa Madre - 4/08
Portogallo
Toca-me a mim fazer a crónica deste mês de
Fevereiro, o qual, mesmo sendo bissexto e por
isso tendo um dia a mais do que nos três anos
anteriores, ainda não chega aos calcanhares de
qualquer um dos restantes meses. E porque será
que Fevereiro tem essa pouca sorte?
Conta a história (ou lenda) que o imperador
Augusto, de Roma, inconformado com o facto de
Julho (dedicado a Júlio César) ter 31 dias e o seu
“Agosto”, ter apenas 30, resolveu acrescentar-lhe
um dia, indo roubá-lo ao pobre e desgraçado
Fevereiro.
Talvez por estes maus tratos do imperador,
o mês de Fevereiro é considerado, com fama
e proveito, o mais reguila e o mais caprichoso de
todos: ora sol quente que traz o diabo no ventre,
ora chuva, frio e vento e depressa se chega ao fim
sem que ele ganhe assento.
Tudo isto, mais palmo menos metro, aconteceu
neste bissexto de 2008. Mas como diz o rifão: “A
Fevereiro e ao rapaz, perdoa-se-lhe tudo quanto
faz!”. Vindo a nós e à nossa comunidade é assim:
- Dia 2 - festa dos consagrados, houve celebrações apropriadas no santuário. Todos os religiosos/as estavam convidados mas compareceram
mais elas do que eles. A nossa comunidade não
foi excepção.
O padre Agostinho Barbosa da Silva fez anos,
mas tendo andado por fora a festa já estava feita
quando ele chegou.
- Dia 3 – Domingo – os nossos parques foram
invadidos por autocarros espanhóis car- regados
Vita nelle comunità
rio. Ninguém da comunidade participou nela. Para
nós ficou a tristeza de ter que recolher os estragos e tristezas por ela causados em tão pouco
tempo. De facto, tinha começado pelas 3.30h da
manhã ao som de espectaculares trovões. Pelas
6.00h já tinha terminado. Mesmo assim, alegramo-nos por ninguém ter morrido afogado. Os
objectos que por lá moravam, todos tinham prática de natação.
No último domingo do mês, o nosso Centro
Missionário, não obstante a chuva, foi pequeno
23
Corea
nidos sob a orientação do conselheiro F.
Lopes.
- Dia 24 – Aniversário do padre Aventino –
Faltava este, para a perna do banco!
Os conselheiros gerais deram umas voltas turísticas e visitaram os familiares de vários missionários que estão fora do país.
- Dia 26 –Assembleia regional com todos os
membros IMC da nossa região. Missa do fundador e encerramento da visita. Pela tarde os visita-
dores partiram para Itália tendo- nos deixado
algumas dicas que nos servirão para abrirmos os
olhos.
E depois de tantos eventos que encheram de
lés a lés o pequeno mês de Fevereiro, a vida
entrou na normalidade, o que não quer dizer no
ramerrão da monotonia; até por- que a
Quaresma está na sua plenitude e ainda é tempo
de conversão.
Nuovo seminarista
per la missione Ad Gentes
p. Alvaro Pacheco, imc
Vita nelle comunità
del “Villaggio dei Fiori”, una comunità religiosa
coreana che si dedica soprattutto all’aiuto degli
handicappati e dei poveri. Era assieme al suo fratello minore, il quale ha già fatto la prima professione. Ma lui portava anche nel cuore l’inquietudine
missionaria. E cosi, dopo circa 9 mesi di contatti e
discernimento, ha deciso d’entrare con noi.
24
Lo scorso lunedì 10 Marzo, il giovane Kang
Pedro è stato ammesso ufficialmente nella nostra
comunità. Durante la celebrazione eucaristica e poi
nella cena, erano presenti i suoi genitori, il suo
padrino di battesimo e la sua sorellina. Ha 28 anni
e ci ha conosciuto mentre era studente dai religiosi
da Casa Madre - 4/08
Abbiamo adesso con noi, nella nostra casa centrale di Yokkok, 3 seminaristi, due dei quali
andranno, se tutto va bene, in Italia l’anno prossimo per prepararsi al noviziato. Rinnoviamo la
nostra gioia e gratitudine a Dio e alla Consolata
per questi nostri seminaristi, i quali sono parte
della nostra speranza per il futuro, soprattutto qui
in Asia. Certo, loro sanno già che la missione li
porterà in tante parti del mondo. Sono in tutto 9
seminaristi, uno dei quali fa la sua esperienza missionaria in Colombia. In un certo senso, è il
nostro primo missionario coreano. Gli altri sono
tutti in Italia. Siccome abbiamo già 20 anni di storia in questa nazione asiatica, speriamo di poter
gioire con la prima ordinazione sacerdotale di un
coreano come missionario della Consolata tra
pochi anni. Dopo la morte di un nostro seminarista e del padre Joseph Otieno (del Kenya), qualcuno diceva che il nostro Istituto aveva messo
radici profonde in questa nazione. Adesso, aspettiamo i primi “frutti locali” con i quali la nostra
missione potrà continuare ad aumentare, sia d’intensità sia di personale.
ad extra.
Meno male che le vocazioni religiose e missionarie stanno aumentando: è segno che lo
Spirito sa cosa sta facendo. Questo prossimo
venerdì 14 Marzo finirà il corso di formazione
per missionari coreani che stanno per partire
per le missioni in vari Paesi di 4 continenti.
Questo corso annuale si svolge nel centro missionario dei Missionari Colombiani e si trova
già nella XI edizione. Quest’anno ci sono circa
50 missionari, divisi in due gruppi. Sono, cosi,
già vari i missionari coreani che si trovano sparsi nel mondo, condividendo con altri popoli e
culture il dono che anche loro hanno ricevuto:
il dono di Cristo. A loro si aggiungeranno
anche questi. Portiamo nel cuore la speranza di
inviare anche noi, in un futuro prossimo, missionari coreani a nome dell’Allamano.
Da Djibouti
Vita nelle comunità
In un Paese dove le vocazioni sacerdotali sono
essenzialmente diocesane, non è facile trovare
giovani disposti a lasciare tutto e partire.
Dall’altra parte, la vita religiosa e la missione ad
gentes sono ancora due realtà molto sconosciute.
Ogni volta che dico che sono prete, mi chiedono subito in quale parrocchia sto lavorando. È
poi vero anche che molti preti diocesani non
trovano il senso della nostra presenza in Corea,
poiché dicono che ormai la Chiesa locale ha raggiunto una maturità sufficiente, soprattutto a
livello d’organizzazione e vocazioni. Persino i
vescovi sono tutti coreani. Per loro, la Corea
non è più terra di missione, perciò… via con i
missionari. Ma loro si dimenticano che una
Chiesa diventa veramente matura soltanto quando condivide la sua ricchezza col resto della
Chiesa Universale, diventando anche missionaria
p. Francesco Giuliani, imc
Rientro dalla missione di Ali-Sabieh
E’ stata ancora una bella esperienza incontrare giovani,uomini e donne che credono alla vita,
alla gioia di testimoniare con la vita solo l’essere
fratelli.
All’entrata della città c’è un posto di blocco che
serve da dogana già per l’Etiopia. Attraverso le
montagne l’Etiopia è più vicina, ma la strada è
pessima, solo qualche camion si azzarda a passare di qui.
Noi siamo conosciuti e ci lasciano passare
senza problemi, anche se io non ho ancora il passaporto è alla gendarmeria per il visto. La
Missione qui è grande e bella soprattutto. Si sta
bene tira un bel venticello fresco come alle Balze
da Casa Madre - 4/08
Djibouti
Partenza sabato nel pomeriggio quando il sole
qui non fa ombra. Ci troviamo ben presto sulla
solita strada che porta fuori dalla città, unica strada che va verso l’Etiopia. La strada è asfaltata ma
molto stretta e spesso è frequentata da camion
etiopi che portano merce al porto. In certi punti,
come nella zona desertica, la strada si rovina ed
allora si passa su chilometri di pista non asfaltata.
Il primo tratto di strada è montagnoso, sali scendi paurosi perché molto ripidi, i camion vanno
pianissimo e sorpassare è molto pericoloso per le
innumerevoli curve. Poi si discende rapidissimamente verso il deserto di sabbia piccolo, che in
effetti è solo un lago asciutto. Mi dicono che
quando piove il lago si riempie con un metro
d’acqua, ma ciò non avviene da tre anni. Si attraversa il deserto di sabbia infuocata per una decina di km. poi ancora colline, saliscendi, curve,
camion ribaltati, camion in colonna fermi,
camion che cercano di superare tutti ma alla velocità dei 10 all’ora; macchine pochissime cioè nessuna. Si ridiscende verso il deserto grande, anche
qui visione apocalittica tutto brullo, sabbia e
caldo. Fermandosi si può vedere il fenomeno del
miraggio, che ho cercato di fotografare. La strada
costeggia il deserto sul lato sinistro per una trentina di km. Ai bordi si vedono le capanne dei
pastori. In fondo al deserto si lascia la strada
principale che prosegue per Dikil e poi per
l’Etiopia, si prende una bella strada non trafficata e si sale attraverso una vallata circondata da
alte montagne fino a Ali-Sabieh situato a 750 m.
25
Djibouti
Vita nelle comunità
26
d’estate. Ci accoglie subito Marc un americano di
2m e 10 di statura (l’ho ‘’comprato’’per giocare
nella nostra squadra di pallavolo) 35 anni vive qui
con due volontarie francesi, una direttrice della
scuola e l’altra del centro di alfabetizzazione.
E’ bello incontrare questi giovani che lasciano
tutto per due o tre anni e vengono in queste lande
desolate a portare speranza amore consolazione,
e vi assicuro che non è solo per gusto di avventura. Nel parlare con loro si scoprono subito le loro
vere e profonde motivazioni. Cercano il senso da
dare alla loro vita dandosi qualche anno per il servizio al fratello più povero abbandonato ammalato, rifugiato, senza casa.
Marc è entrato in crisi quando la sua patria ha
fatto la guerra contro l’Afganistan, (è ingeniere
elettronico) ha lasciato tutto è andato in Spagna a
studiare la teologia ed ora è in attesa di terminare
gli studi e diventare un giorno se Dio lo vorrà
prete della diocesi di Gibuti.
La notte è fredda non ho trovato coperte nella
stanza quindi ho dormito poco. Al mattino, è
Domenica ma qui è giorno feriale, visito la scuola e il centro della città con il mercato della carne
saliamo su di una collina che domina la città per
vedere la panoramica. E’ la seconda città più
popolata del paese dopo Djibouti.
Alla Messa celebrata solennemente, oltre ai tre
volontari di cui vi ho parlato è venuta una bella
famigliola: lui congolese lei etiope con due figlie.
Siamo rientrati nella serata di domenica ad Arta
per celebrare anche qui la Messa con la volontaria Beatrice e un po’ stanchi siamo rientrati a
Djibouti.
Venerdi’ 7 marzo - Marcia nel deserto
Ogni anno durante la quaresima tutti i cristiani
della diocesi di Gibuti, con il Vescovo in testa si
incontrano nel deserto per celebrare il sacramento della penitenza e l’Eucarestia. Anche quest’anno venerdì scorso, 150 persone venute da tutte le
parti della diocesi, ci siamo incontrati nel deserto
di Wea, un letto di fiume secco da 4 anni, pietroso, dove i pastori portano a pascolare dromedari
e capre. Durante la marcia ci si è fermati quattro
volte per meditare sulla speranza. Bambini giovani, vecchi, suore e preti, Vescovo in cammino
per chiedere il perdono al Signore e ricevere tante
grazie di speranza e di pace del cuore. Una giornata di preghiera, riflessione e celebrazione.
Dopo la S. Messa, momento comunitario di
da Casa Madre - 4/08
scambio e conoscenza. Io dopo la terza tappa mi
sono preso un’ora di solitudine e di meditazione
solitaria anche perché è proprio vero che nel
deserto il Signore parla al cuore . Difficile poter
tradurre in parole i sentimenti le paure e le gioie
che in quei momenti si vivono.
Per il giorno dedicato alla donna
La prostituzione qui è una realtà presente, attiva, diffusa. Grande porto di mare, enorme presenza militare, bellezza esotica, povertà flagrante:
eccone, alcuni aspetti. I bar di Gibuti erano da
sempre famosi per questo. Anche quando è
intervenuta l’Arabia Saudita con una forte somma
di dollari per farli chiudere. Poco dopo, eccoli
rinascere, sotto il nome di ristoranti. Se ne parla
anche con il cappellano militare. Mentre mi fa
visitare, con orgoglio, le varie caserme e i comandi presenti sul territorio. Un esercito francese in
miniatura, a Gibuti. Dalla marina all’aeronautica
militare, con i suoi potentissimi Mirage, ben
nascosti sotto terra. Ma quando fuoriescono,
all’alba, tremano i vetri e le case stesse. Tuttavia,
non riuscirai a vederli… ormai, già scomparsi nel
nulla! La famosa Legione straniera, poi, fatta di
uomini di tutti i continenti, ha qui il suo quartiere generale. Sempre pronta ad esercitazioni quotidiane nell’interno desertico, tra i canyon. La presenza militare francese qui incide ben del 30%
sull’attivo del bilancio di questo piccolo Stato. Da
poco, poi, si è aggiunto l’esercito americano, interessato ai Paesi arabi. La prostituzione qui prospera,
riprende il cappellano militare. Immaginarsi
quando sbarca la portaerei Charles De Gaulle, con
i suoi duemila uomini, conclude, malizioso ... e
preoccupato.
Comunidade do Noviciado
«Vede: como é bom, como é agradável habitar todos juntos, como irmãos. É como óleo
fino sobre a cabeça, descendo pela barba de
Aarão, descendo sobre a gola de suas vestes.»
Salmo 133,1-2.
Como é sabido, «o noviciado é o jardim da
congregação», como gostava de dizer o Pai
fundador, é «menina dos olhos», nós também
não fugimos dessa regra, com a ajuda dos
mestre padre João de Nascimento e padre
Bonifácio ecónomo, são os que encabeçam o
nosso barco formado a 29 de Dezembro do
ano transato, composto por 12 noviços de
cinco nacionalidades.
Passam já 65 dias desde que urdimos cá no
noviciado, tempo suficiente para dizer que
nos sentimos felizes, mais unidos que nunca,
nos ambientamos tanto para a casa, no bairro,
como nas comunidades onde colaboramos na
pastoral, o que faz com que o nosso «barco»
se ponha a cortar as ondas da vida em busca
de alcançar a outra margem sem medo da
tempestade, pois o marulhar das águas, nos
fazem avançar «sempre em frente» na santidade e fraternidade «aos passos do mestre».
Trabalhos Manuais: velamos pela nossa
horta, rica em várias culturas; animais desde
coelhos, galo, gato, cães, cágados e pássaros;
jardim; limpeza da casa; manutenção; lavandaria; etc.
Estudos: leitura pessoal, pequenas lições
de português, pesquisa e formação baseado
em temas sobre o Pai Fundador, o Instituto e
Liturgia.
Recreação Lazer e Convívios: celebrações
de aniversários, festas litúrgicas, momentos
programados, e saídas a lugares como praias,
etc.
Desporto: nas terças e quintas feiras jogamos as modalidades como: Voleibol,
Basquetebol e Futsal.
Pastoral: colaboramos em seguintes comunidades: Albazine, Imaculada, Nossa Senhora
de Fátima, Rosário, Sagrado Coração, São
Paulo e Todos Santos, que teve inicio no dia 9
de Fevereiro.
Tudo isso e muito mais fazem do nosso
noviciado «o melhor dos noviciados até aqui
existentes», na nossa óptica, unidos no amor
fraterno, como de antemão disse, encabeçados pelos «incansáveis» padres João e
Bonifácio, trabalhadores e empenhados.
Assim vamos nós, assim vai esse barco, com
a santa protecção maternal da virgem mãe
Consolata, padroeiro São Paulo e intercedidos
pelo pai Fundador.
Formação: esta comporta encontros formativos comunitários e pessoais, com o padre
Mozambico
Ao longo destes dois meses e alguns dias,
em que vamos dando os primeiros passos,
temos dado particular atenção as seguintes
actividades que fazem o nosso dia a dia do
noviciado: Oração: esta envolve a Eucaristia,
que alias «é o centro do dia», Lectio Divina,
meditação pessoal, Liturgia das horas, reza do
Rosário acompanhado de reflexão feita pelos
noviços, leitura de livros sobre o fundador ou
de santos, Via Sacra as sestas feiras, onde
dedicamos as situações de cada país dos quais
somos oriundos, Retiros mensais, cujo primeiro foi orientado pelo padre superior regional padre Artur Marques no dia 14 de
Fevereiro.
mestre e padre ecónomo da casa, vimos
alguns filmes de caracter formativo, slide
show, documentários, etc.
Vita nelle comunità
Noviciado São Paulo de Laulane
27
da Casa Madre - 4/08
Mozambico
Casa Regional Maputo
p. Francisco Lerma, imc
LECTIO SAPIENTIAE NO ISMMA
No passado dia 18 de Fevereiro de 2008, com
motivo da sessão de abertura do Ano Lectivo de
2008, o Instituto Superior Maria Mae de África
(ISMMA), quis homenagear o Padre Francisco
Lerma pelos anos que dedicou ao ensino nessa
instituição.
Vita nelle comunità
O Pe. Lerma forma parte do grupo de professores que viu nascer o ISMMA, fruto precioso do
CIRM-CONFEREMO, como contributo concreto da Igreja na a formação dos profissionais da
educação em Moçambique. Neste Instituto de
ensino superior, o P. Lerma ensinou Antropologia
Cultura.
A sessão de abertura teve iniciou com uma celebração ecuménica sob a orientação do P. Bruno
Pipino, que após a leitura da Palavra, fez um apelo
à defesa da vida. As orações foram compartilhadas por exponentes de várias confissões religiosas
das que são originários os alunos di ISMMA.
28
Seguiu-se a Lectio Sapientiae, a cargo do P.
Francisco Lerma, que versou sobre o seguinte
tema: “Influência da cultura escolar do ISMMA
na formação de um Professional na viragem do
século XXI”. A reflexão do P. Lerma constou de
quatro capítulos, nomeadamente: I.O Contexto:
Moçambique em mudança. II. Na era da globalização. III. Um novo sistema educativo para o País.
IV. Que projecto desde o ISMMA? 1.Uma ética a
partir da pessoa humana; 2. Uma ética mínima
universal; 3. Função da teologia no projecto
ISMMA; 4. Encontro de religiões.
Na segunda parte da sessão de abertura do Ano
Lectivo, o Dr. Carlos Machili, ex Reitor da
Universidade Pedagógica de Maputo e actualmente Director Nacional dos Assuntos Religiosos, a
apresentação da nova edição do livro do P. Lerma,
Antropologia Cultura. Guia para o fez estudo.
Os estudantes do ISMMA animaram a sessão
com poesias, cânticos e danças.
Esercizi Spirituali
del Seminario di Alpignano
01 - 04 Febbraio 2008
Piero Demaria
“Sali il monte e vieni a me” (Es. 24,12)
“Fermatevi, sappiate che io sono Dio” (Sal. 46,11)
Siamo giunti alla Certosa di Pesio la sera del 1°
Febbraio e Padre Sandro Faedi ci ha accolti con
queste bellissime parole. Attraverso esse ci ha
introdotto al clima di silenzio e preghiera che ci ha
avvolto nel tempo dei nostri esercizi spirituali.
Mancavano Giuseppe e Graziano, quest’ultimo
impegnato con la discussione della sua tesi, ma il
Signore ha invitato sul suo monte Andrea, un
ragazzo di Beinette, che ci ha raggiunto sabato 2.
Così, con Padre Francesco Discepoli siamo rimasti
da Casa Madre - 4/08
in sei (Sergio, Rui, Daniel, Josif, Marco e Andrea) a
ritemprarci nella quiete della Certosa, ammantata di
neve. Le riflessioni di P. Sandro ci hanno condotto
tra la ricerca di senso sottesa al sogno di Giacobbe,
fino al senso pieno della vita: Gesù ed un’esistenza
interamente nascosta in Lui.
Ci ha presentato la necessaria radicalità che la sua
chiamata porta in sé, fino a farci comprendere che
non esiste vera adesione a Cristo che non sia esistenza crocifissa. Una conversione che si può vivere solo con i fratelli, in comunità e famiglia. E così
voleva il Fondatore, che, oltre ad essere sacramen-
Lunedì sera, mentre la neve cadeva frusciando
dai rami su cui si era posata in mattinata, abbiamo
salutato la Certosa e i suoi monti, in cui abbiam
potuto fermarci un poco, stare con il Signore e ringraziarlo per il grande dono che ci ha concesso: la
sua presenza Divina.
Da Marialabaja
p. Peppe Svanera, imc
Quest’anno la Pasqua ci prende forse un
po’ tutti di sorpresa, appena entrata la primavera.
Apparentemente la tragedia di Gesù appare
come un fallimento ma per noi tutti esplode
la vita.
Probabilmente in Italia farà ancora freddo
mentre qui da noi siamo in piena estate anche
se con la Settimana Santa arriveranno le
prime piogge che ci accompagneranno poi
fino quasi a Natale.
La Risurrezione si afferma come la dimensione ultima della nostra esistenza e pervade
la storia dell’umanità destinata a risorgere con
Cristo per una nuova vita di giustizia amore e
pace.
Dopo Pasqua comunque tornerò in Italia
per le vacanze e avremo l’opportunità di
vederci e parlare di Marialabaja, della sua
gente e della nostra presenza in questo territorio e magari tentare un bilancio di questo
periodo.
La missione va in questa direzione, vuole
trasformare un mondo di morte nel trionfo
della vita.
La nostra naturalmente non è un’impresa
ma una missione e i risultati non dipendono
da noi e neppure abbiamo gli strumenti
necessari per misurarli.
Protagonista è sempre e solo il Signore
risorto che si manifesta attraverso chi lo
segue e lotta per un mondo diverso, qui e
dappertutto, perché tutti abbiano vita e vita in
abbondanza.
Nelle cosiddette “missioni” forse questo è
più evidente perché i contrasti e le ingiustizie
sono più palesi ma la “missione” è per tutti
sempre e dovunque.
In questi anni abbiamo accompagnato
come missionari la nostra gente di
Marialabaja e insieme abbiamo tentato di fare
qualcosa e in parte pensiamo che ci siamo
anche riusciti.
Nella direzione giusta? Crediamo di si.
Qualsiasi bilancio naturalmente bisogna
farlo alla luce della Pasqua, morte e risurrezione.
Con grandi risultati? Sicuramente no.
Anche perché non si può pensare di fare in
tre anni quello che non si è fatto in trecento.
da Casa Madre - 4/08
Colombia
Mi sento in dovere comunque prima di
tutto di ringraziare il Signore perché ha
aggiunto questi tre anni alla mia vita. Più di
uno mi dava per “spacciato” e invece definitivamente la nostra vita è nelle mani di Dio e
vale la pena prendere le cose come vengono,
con calma e assoluto ottimismo, ringraziando
il Signore e cercando di fare qualcosa di
buono.
Vita nelle comunità
tini, papalini e consolatini, ai suoi missionari chiedeva d’avere un preciso Spirito di Famiglia. Ne è
stata una piacevole conferma l’accoglienza dei missionari certosini: Padre Lino Tagliani, Padre
Francesco Peyron, Fratel Francesco Torta, Fratel
Renzo Bourchet, i quali ci hanno fraternamente
aperto le porte della “loro casa”.
29
Colombia
A volte ci domandiamo e molti spesso ci
chiedono:
Vale la pena venire dall’Italia?
Non è meglio lasciare che la gente viva
come sempre ha vissuto?
Perché disturbare e creare altre esigenze?
Ogni popolo ha la sua cultura e la sua religione e bisogna lasciarlo vivere in pace.
Se poi è vero che ci sono tanti problemi esistono organizzazioni che lavorano per questa
gente.
In fin dei conti ha senso oggi essere“missionario”? La risposta difficilmente può essere teorica.
Per noi nasce da quello che viviamo e contempliamo nella settimana santa.
Vita nelle comunità
La missione di Cristo si realizza attraverso
la passione, morte e risurrezione per una
novità di vita offerta a tutti e da realizzare
insieme.
30
da Casa Madre - 4/08
Luis, il bambino che cresce nelle scuolette e
riceve un pranzo caldo, attenzione e affetto.
Yoiner, il giovane che comincia a credere
nel suo futuro.
Yaneth, la donna sempre più cosciente della
sua dignità.
Julio, lo sfollato che riprende fiducia e si
sforza per ricostruirsi una vita.
Quando ci identifichiamo con le sofferenze
e i bisogni della nostra gente e in particolare
dei più poveri e insieme cerchiamo soluzioni
viviamo la Pasqua e il suo mistero di morte e
risurrezione.
Questa è la missione. Il grido gioioso che il
Signore è risorto e ha vinto definitivamente la
morte.
Qui e dappertutto. Anche da voi!
Buona Pasqua a tutti.
p. Nelson Lachance, imc
Nous sommes
le
17
février, lendemain de la fête
du bienheureux
G i u s e p p e
Allamano.
Nous venons
de recevoir une
autre
bonne
tempête
de
neige. Le temps
est incertain.
Malgré tout, un
groupe d’une
dizaine de personnes s’est réuni au Hall Notre Dame à
Montréal . Il y avait quelque chose de nouveau dans l’air.
Une invitation leur avait été lancée : celle
de mettre sur pied un groupe de laïques missionnaires de la Consolata (LMC).
Depuis plusieurs années, des laïques collaborent avec les Missionnaires de la Consolata
à différents niveaux : collaboration dans la
réalisation de divers projets, lors d’événements spéciaux, au niveau des communications, etc. Certains sont à suivre une formation en vue d’un engagement missionnaire à
l’étranger, et d’autres ont déjà vécu, comme
laïques, une expérience missionnaire à l’extérieur du pays.
À l’occasion de la fête de Giuseppe
Allamano, un petit groupe de personnes fut
invité à se rencontrer. Tous n’ont pu être là,
mais le petit groupe qui s’est retrouvé a vécu
un moment de grâce : être reconnu comme
laïque missionnaire de la Consolata. Ce
moment, certains l’attendaient depuis longtemps : se sentir reconnus et, en même
temps, responsables de vivre
dans sa réalité
de laïque, le
charisme
des
Missionnaire de
la
Consolata.
Et, ce qui surprend le plus,
c’est de découvrir dans le partage, que chacun dans sa vie,
dans ses ministères de tous les
jours, portent le
même souci, le même désir que le père
Allamano.
C’est avec émotion que la majorité des
laïques présents ont partagé la profondeur de
leurs liens avec les Missionnaires de la
Consolata, avec leur charisme, avec leurs
œuvres. Quelle belle image que ce couple qui
a apporté un grand sac rempli de lettres et de
photos qu’ils ont accumulées au cours des
années dans leur désir de vivre la mission en
communion
plus
étroite
avec
les
Missionnaires de la Consolata.
Chacun dans son expérience nous partage
que l’esprit du bienheureux Allamano et l’amour de Notre Dame de la Consolata se traduisent dans leur quotidien : le souci du pauvre, d’ici et d’ailleurs, l’accueil de la personne
seule ou malade, la consolation apportée par
l’écoute, la présence. Ensemble nous prenons
conscience qu’ils sont de véritables Laïques
Missionnaires de la Consolata, qui appartiennent à la grande famille de la Consolata et qui
souhaitent partager cette joie avec d’autres
personnes. À partir de ce moment, un sentiment d’appartenance encore plus fort a été
da Casa Madre - 4/08
Laici Missionari della Consolata
Une invitation au partage
dans l'esprit du bienheureux
Giuseppe Allamano
31
Laici Missionari della Consolata
ressenti et des moyens concrets d’action ont
été suggérés. En effet, nous avons ensemble
souhaité que les laïques missionnaires qui
vivent un discernement en vue d’un engagement en mission, puisse trouver en nous
appui, soutien et amitié.
En ce 17 février 2008, le groupe des
Laïques Missionnaires de la Consolata de
Montréal est né. Dans l’esprit du bienheureux
Giuseppe Allamano et de Notre Dame de la
Consolata nous projetons de nous réunir à
nouveau pour approfondir et partager notre
service missionnaire en tant que laïque. Une
32
rencontre est prévue pour le mois de mai ou
de juin. D’ici là, c’est avec enthousiasme que
nous portons notre titre de « laïque missionnaire ». Nous le ferons connaître à d’autres
qui pourraient être intéressés à la mission.
Déjà des noms circulent.
« La charité est l’ensemble de toutes les
vertus et elle en est la perfection. » Giuseppe
Allamano
Que la Vierge de la Consolata nous comble
de son amour
Da Toribio
Giuseppe Parolini
La strada é deserta,
sono passate da poco
le 8 della mattina, a
tratti mi superano
motociclette, tutte
già con passeg gero
quindi non posso né
scroccare né pagare
un passaggio. Tanto
meglio,
l’appuntamento a Toribio é
per le 9 e un’ora é
giusto il tempo che ci vuole per arrivare camminando.
La motivazione della convocazione parla di
una giornata di mobilitazione per la vita, la
dignità e la libertà. Non che servisse una marcia in più tra questi monti e le autorità tradizionali sono state chiare su questo punto: le
comunità sono da molto tempo mobilitate
permanentemente. Però non possiamo essere
ingenui, in un mondo in cui l’immagine conta
più della sostanza la manifestazione del 4 febbraio gridata su tutti i media nazionali conta
più del lavoro quotidiano e silenzioso di
migliaia di indigeni qui nel Nord del Cauca.
Nella piazza di Toribio la vita scorre quieta,
le bancarelle con la carne appesa hanno pochi
clienti e sotto le due tende dei “ristoranti” il
brodo del sancocho bolle tranquillo. Solo le due
da Casa Madre - 4/08
torri di casse dell’amplificazione ed il
gazebo giallo con il
logo del succo di
frutta Fxise, prodotto da una microimpresa comunitaria,
indicano che ci sarà
un evento pubblico.
Sono le nove e
altrove sarei puntuale, qui sono in anticipo. Entro in parrocchia per il caffè d’obbligo,
ovviamente é un tinto ben lungo, ma dell’espresso or mai ho dimenticato il sapore.
Scambio due battute con Rosalba, la cuoca, e
penso di approfittare dell’attesa per scaricare
la posta elettronica, ma come spesso accade
non c’é connessione, l’errore di oggi é 777,
colpa del server, almeno stavolta non é perché ci hanno tagliato la linea per morosità.
Non che la parrocchia abbia l’abitudine di
non pagare, a volte semplicemente non arriva
la fattura, dove si perda é un mistero, e allora
come fai a pagare? Spiegarlo alla Telecom é
tempo sprecato.
Tanto vale uscire nel parco e mettersi
all’ombra, le nubi se ne sono andate e il sole
già picchia, il palco é pronto e le casse diffon-
Non devo dimenticare di scattare foto, di
solito ci pensa P. Juan Antonio, ma é in vacanza in Italia, quindi cerco di sostituirlo degnamente. Comincio con le guardie indigene che
sistemano le bandiere nella piazza, passo ai
bambini della scuola “Quintin Lame” che
entrano vociando nella piazza disposti su due
file, portano bandierine bianche e cartelli, i
professori cercano di tenere un po’ d’ordine e
ci riescono fino all’entrata nello spiazzo di
fronte al palco, da lì in poi si limitano a contenere i più scalmanati.
Arrivano anche gli scolari di Toribio che
vanno a sommarsi alla moltitudine vociante
che già si assiepa attorno al palco, in particolare sotto il grande albero dai fiori arancioni,
alla ricerca di un po’ di ombra. Dietro di loro
sfila la guardia indigena, di certo non ha un
aspetto marziale, i più organizzati indossano
una polo bianca o azzurra con la stampa o il
ricamo dell’emblema della guardia indigena,
ma molti non si distinguerebbero dal resto
della gente se non fosse per il bastone di
comando che tutti portano, e che é il vero
segno distintivo, anche questo però si presta
alle più svariate personalizzazioni; dimensioni, colore e fettucce rosse e verdi, i colori del
movimento indigeno, sono abbastanza standardizzate, mentre la cinghia che serve per
portarlo a tracolla spesso é un chumbe la cintura tradizionale che serve per legare i bambini
sulla schiena delle mamme; alcuni aggiungono
fettucce di altro colore, a volte intrecciate;
altri hanno fiocchi di lana delle più varie
dimensioni, solitamente verdi e rossi, i colori
però sono un’opinione e un anziano esibisce
due fiocchi enormi: uno verde, l’altro fucsia
sgargiante, libera interpretazione del colore
rosso.
Il bastone di comando non é un manganello, del resto come potrebbe essere un’arma
efficace contro i due eserciti che si fronteggiano in questa guerra senza senso?
La forza della guardia risiede nell’autorità
morale di cui é portatrice, il bastone rappresenta questo; basta vederli schierati per capire
che la guardia indigena non é un corpo militare, né paramilitare come dice la guerriglia, né
guerrigliero come dice l’esercito. Ci sono
ragazzi, adulti e anziani, uomini e donne, due
di loro, con un pragmatismo tutto femminile,
ingannano l’attesa tessendo senza attrezzi,
ordinando nodi secondo la tecnica tradizionale. Smettono solo quando viene il momento
degli inni nazionali, prima l’inno Nasa, cantato in spagnolo, poi l’inno Colombiano, cantato in nasa-yuwe. L’inno colombiano viene
ripetuto in versione solo strumentale dai
ragazzi della banda municipale di Toribio.
Seguono due brevi orazioni guidate dal
pastore evangelico e da P.Ezio, a cui fanno
seguito gli inter venti dei governatori di
riguardo. Si dà lettura di un testo in cui si
ripercorre la storia della resistenza indigena,
cinque secoli in difesa della vita, della dignità
e della libertà. Cinque secoli, non l’emozione
di un momento.
Il senso della mobilitazione viene espresso
chiaramente: si chiede alle FARC la liberazione di tutti i sequestrati; si chiede al governo di
accettare subito uno scambio umanitario tra
sequestrati e guerriglieri prigionieri; si ricorda
che sia guerriglia che esercito, a volte sotto le
mentite spoglie dei “paramilitari”, hanno
ucciso “lideres” indigeni e semplici “comuneros”; si rivendica la dignità di “popoli” indigeni e non di “minoranze”, i Wa’yuu sono più
dei Lussemburghesi, ma non hanno un seggio
alle Nazioni Unite; si marca la distanza da
tutti gli attori armati, non per indifferenza o
“terzismo”, ma perché sia l’idea di “sviluppo”
del governo colombiano, sia l’idea di “rivoluzione” delle FARC sono contrari al “progetto
di vita” del popolo Nasa; si riafferma il diritto del popolo Nasa e di tutti i popoli indigeni
all’autogoverno e alla sovranità sui territori
ancestrali ai quali non hanno mai rinunciato e
che sono stati sottratti con la forza militare e
la manipolazione delle leggi; si denuncia il
tentativo di entrambi i fronti di occupare il
da Casa Madre - 4/08
Laici Missionari della Consolata
dono musica, siamo in collegamento con
Radio Caracol di Cali, Radio Nasa di Toribio,
Radio Pa’yumat di Tacueyò e Radio Nuestra
Tierra di Jambalò, non é il circo mediatico del
4 febbraio e alla fine si scoprirà che Radio
Caracol ha parlato di “marcia contro le
FARC”...
33
territorio, di controllare la
popolazione e di accaparrare
le risorse naturali.
Il discorso si conclude
ricordando gli eventi più
importanti nei quali é intervenuta la guardia indigena, nei
fatti si dimostra che la sua
unica finalità é la difesa della
vita, di ogni vita, che sia quella del sindaco e dell’ex sindaco rapiti dalle FARC nel 2004
e riscattati a San Vicente del
Caguàn; o quella dei poliziotti protetti durante la tentata
occupazione di Toribio da
parte delle FARC nel 2002; o
la scorta garantita alla comunità di pace di San Josè de
Apartadò a seguito dei massacri perpetrati dall’esercito e
agli indigeni Embera Chami a
fronte delle minacce dei paramilitari.
La celebrazione si avvia
alla conclusione, con un ultimo sforzo i professori radunano i bambini e li mettono
in fila per due, per sfilare
fino all’entrata del paese,
lungo il cammino vengono
distribuiti ai bambini sacchetti di succo di frutta fxise
alla mora, per alleviare la
sete e anche per tenerli un
po’ buoni.
Ci fermiamo davanti alla
scuola, dove si piantano degli
alberi, la stessa scuola vicino
alla quale prima di Natale 4
soldati sono morti in uno
scontro con la guerriglia. Che
possano essere gli ultimi.
Non c’é un discorso conclusivo, semplicemente ad un
certo punto é chiaro a tutti
che la manifestazione é finita, i professori riportano i
ragazzi in classe e gli adulti si
incamminano verso il paese.
Niente di che si direbbe,
non é certo l’adunata oceanica riunita a Cali o Bogotà il 4
febbraio, ma come detto
all’inizio non era certo di una
marcia che si sentiva il bisogno qui. E’ stata però l’occasione per ripetere la posizione delle autorità tradizionali,
per ripeterle a chi non riesce
o non vuole capire che dentro il conflitto colombiano
non ci sono solo due fronti,
che il movimento indigeno
non fiancheggia nessuno dei
due contendenti perché da
entrambi ha ricevuto solo
violenza, che paradossalmente un accordo di pace tra
guerriglia e governo potrebbe essere peggio della guerra,
se dovesse avvenire secondo
una logica spartitoria che
non tenga in conto i diritti
dei popoli indigeni, che
erano qui da prima che
nascessero le FARC, da
prima che Simon Bolivar
fondasse la repubblica, da
prima che gente venuta da di
là del mare venisse a occupare le loro terre con la forza e
con l’inganno.
da Casa Madr e
Mensile dell’Istituto Missioni Consolata
Redazione: Segretariato Generale per la Missione
Supporto Tecnico: Mauro Monti
Viale delle Mura Aurelie, 11-13 00165 ROMA - Tel. 06/393821
34
C/C postale 39573001 - E-mail: [email protected]
da Casa Madre - 4/08
SOMMARIO
Editoriale
2
Chi è San Paolo per me
3
La "Santità" nell'islam
5
Autonomia dei due istituti
dell'Allamano
8
"Un mese per promuovere
la speranza!"
10
Il nostro sito ufficiale
13
Diario della Casa Generalizia
15
La Regione del Tanzania
17
Lettera di Pasqua
19
Con gli indios Guaranì
21
Cacém
22
Fátima
23
Nuovo seminarista
per la missione Ad Gentes
24
Da Djibouti
25
Noviciado São Paulo
de Laulane
27
Casa Regional Maputo
28
Esercizi Spirituali
del Seminario di Alpignano
28
Da Marialabaja
29
Une invitation au partage
dans l'esprit du bienheureux
Giuseppe Allamano
31
Da Toribio
32