Introduzione

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Il tema dei rapporti tra i Paesi della sponda nord e quelli della sponda sud del
Mediterraneo è tornato alla ribalta dalla fine del secolo scorso, sulla scia della
Conferenza di Barcellona del 1995. Nonostante l’instabilità politica ed economica dell’area meridionale, studiosi e analisti hanno avanzato l’ipotesi che una
maggiore interazione porterebbe vantaggi notevoli sia ai Paesi della sponda
settentrionale sia a quelli della sponda meridionale.
L’eterogeneità che contraddistingue, sul piano economico, l’area del
Mediterraneo, dove si affacciano Paesi tra i più ricchi e tra i più poveri del
globo, ha finora ostacolato il processo di sviluppo e integrazione macro–
regionale, lasciando ai singoli Paesi il compito di potenziare conoscenze e tecnologia finalizzate allo sviluppo.
Fattori quali la costante crescita demografica, l’aumento della disoccupazione e il fenomeno dell’emigrazione, rappresentano sfide quotidiane che
vanno oltre che problematiche ormai strutturali, al pari della massiccia presenza delle istituzioni pubbliche e della scarsa iniziativa privata nella ricerca: se
l’interesse istituzionale nei confronti dell’innovazione è scarso, diventa impossibile riuscire a investire. Tutti i fattori sopra menzionati incidono in maniera
determinante sui flussi di Investimenti Diretti Esteri (IDE): guerre, carenza infrastrutturale, politiche macroeconomiche orientate al breve termine, bassa
formazione professionale, etc., sono aspetti che non solo impediscono agli investitori di puntare su questi territori, ma che spingono la popolazione a emigrare per poter trovare un ambiente più fertile che favorisca
l’imprenditorialità. Si attiva così un circolo vizioso in cui minori investimenti
portano all’abbandono della regione da parte di potenziali imprenditori e, a
sua volta, lo spopolamento impatta negativamente sui flussi di (IDE).
Emerge una dicotomia tra retorica politica e provvedimenti concreti, peraltro ostacolati prima dalla Primavera Araba, poi dalle guerre in Libia e in
Siria, che hanno messo in difficoltà il programma di integrazione, riducendo
l’interesse degli attori internazionali a investire nell’area. Anche per questo
motivo, la scarsa attenzione mostrata nei confronti di questi Paesi ha favorito
la creazione di indici imperfetti e inadatti a misurare i progressi nel campo
dell’innovazione e della ricerca.
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Democrazia, sicurezza, innovazione e sviluppo nel Mediterraneo. Traiettorie e scenari politici
L’Italia dovrebbe giocare un ruolo strategico, perché la sua posizione
geografica le permetterebbe di fare da ponte tra le due sponde e di ergersi a
guida nel processo di sviluppo del Mediterraneo. L’Italia ha voltato le spalle al
suo mare, ma è forse giunto il tempo di recuperare quest’antica vocazione.
Il capitolo 1 si concentra sulla situazione macroeconomica e sociale dei
paesi della sponda sud del Mediterraneo, tenendo conto della situazione precedente e successiva alla crisi finanziaria internazionale. Si delineano i fattori
interni ed esterni che spingono gli individui verso l’attività imprenditoriale e,
infine, e i metodi necessari per promuovere lo sviluppo dell’area attraverso
l’innovazione e la creatività.
Il capitolo 2, che prende le mosse dalle dinamiche storico–economiche
connesse alla cosiddetta Primavera Araba, tratteggia i rapporti tra le due
sponde del Mediterraneo: i progressi fatti dai Paesi della sponda sud per recuperare nei confronti della sponda nord e il tentativo di colmare parte del gap
perseguendo lo sviluppo secondo un nuovo modello economico, basato
sull’economia della conoscenza. Dopo aver identificato le iniziative messe in
atto da entrambe le aree e volte alla creazione di un sistema di innovazione
macro–regionale, vengono raccolte e analizzate le evidenze sul livello di innovazione e sviluppo della sponda sud, sia a livello nazionale sia regionale. Inoltre, all’interno del capitolo vengono illustrate le barriere che ostacolano una
perfetta collaborazione tra le varie parti interessate e le misure necessarie da
adottare per superarle, così da permettere uno sviluppo più rapido del sistema.
Il capitolo 3 analizza gli effetti del terrorismo nell’area mediterranea. In
particolare, l’esito dello scontro tra Al Qaeda/ISIS e Stati Uniti – esaminato
utilizzando la teoria dei giochi – è di straordinaria importanza per gli sviluppi
futuri dell’area.
Il capitolo 4 associa il concetto di sviluppo a quelli di ricerca e innovazione nella sponda sud del Mediterraneo, tenendo conto dell’evoluzione che il
tema ha subito negli ultimi anni. Vengono presi in considerazione due Paesi
per spiegare il fenomeno dello sviluppo nella ricerca: Tunisia e Marocco, cui
associamo un’analisi delle strategie per l’innovazione e gli indicatori in grado
di quantificare il loro livello di sviluppo.
Il capitolo 5, infine, analizza i flussi di IDE da e verso la regione mediterranea e la loro evoluzione nel tempo. Diversi fattori contribuiscono a rendere una regione più o meno appetibile, creando o distruggendo potenziali commerciali che possono raggiungere dimensioni considerevoli. Anche in questo
caso, viene creato un modello per l’analisi del potenziale commerciale tra i
Paesi della sponda nord e quelli della sponda sud.
I primi risultati di un progetto di ricerca lungo e impegnativo sono sempre il frutto di uno sforzo collettivo che va ben oltre il lavoro dei singoli ricercatori. In particolare l’esposizione è il frutto di numerosi scambi d’opinione tra
i professori, i ricercatori, economisti e non solo, del MEDAlics – Centro di Ri-
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cerca per le Relazioni Mediterranee, del CRIOS – Centro di Ricerca su Innovazione, Organizzazione e Strategia dell’Università Commerciale “L. Bocconi”
di Milano e di diversi colleghi di università italiane ed estere. Ringraziamo in
particolare Alice Brogna, Francesco Lamperti, Francesca Lionetti, Piero Milione e Giuseppe Perta che hanno contribuito alla realizzazione del volume.
Pur essendo un lavoro a quattro mani, sempre coordinato, i capitoli 1–
2–5 sono stati curati da Roberto Mavilia, i capitoli 3–4 da Massimilano Ferrara, entrambi consapevoli che errori e omissioni saranno riscontrabili in questa
prima edizione. Di questo rimaniamo i soli responsabili.
Massimiliano Ferrara
Roberto Mavilia
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