sound and vision nightclubbing

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sound and vision nightclubbing
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PHO TO AWARD
"BEST LIVE PICTURE OF THE LAST DAYS”
- lo scatto più bello degli ultimi live seguiti dai nostri fotografi -
MARK LANEGAN - Magazzini Generali, Milano - 13 maggio 2010
pic by Monelle Chiti - http://www.flickr.com/photos/music
RISTORANTINO_WINE BAR_JAZZ CLUB
WWW.RIVEJAZZCLUB.IT
GIUGNO concerti Jazz and World music alle ore 22.00
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SOMMARIO
GIUGNO 2010
PAG 2 : “BEST LIVE PICTURE OF THE LAST DAYS”, di Monelle Chiti (Mark Lanegan)
PAG 6 : “STATE A SENTIRE” di Ilaria Rebecchi (“A Different Story”, Lettera 32, Minnie's)
PAG 7 : SOPHIA, live report di Marilù Cattaneo
PAG 10 : “Gaznevada” di Antonio Lo Giudice
PAG 11 : 65 DAYS OF STATIC, live report di Maurizio Cerutti
PAG 15-16-17: “ROCK ICONS – ROBERT SMITH”, monografia storica di Ilaria Rebecchi
PAG 20 : “BLACK REBEL MOTORCYCLE CLUB”, live report di Alberto Casagrande
PAG 22 : “SPRING FESTIVAL”, di Emanuela Virago
PAG 23 : “Gli Indimenticabili Dimenticati”, di Fox [“Pete Seeger”]
PAG 25 : “RONNIE JAMES DIO”, di Denise Zanin
PAG 26 : “FAITHLESS”, live report di Gianluca Vinci
PAG 26 : “MADNESS”, live report di Massimo Durando
PAG 27 : IN BRIT - “High Violet - THE NATIONAL” – review, di Cristian Cristofari e Matteo Peotta
PAG 28-29 : BIGGEST EVENT CALENDAR
PAG 30-31 : “UNDERGROUND MAP” di DjD [ trova il tuo locale preferito ]
PAG 32-33-34-35 : “NIGHTCLUBBING” di S&V [ i migliori locali sostenuti da Sound & Vision! ]
PAG 37 : “ARCHIE BRONSON” – interview di Stefano Bartolotta
PAG 42 : “ZERO IN ON” – interview di Ilaria Rebecchi
PAG 43 : “ELISA” – live review di Alice Lago
PAG 46 : “Bedroom Revolution” – SGT PEPPERS LHCB” – di Sir Taylor
PAG 49 : “Im old and my movies too” (SALO’, le 120 giornate di sodoma) – di DjD
PAG 54 : “CINE PREVIEW”, di Ilaria Rebecchi (“The Last Station”)
PAG 54 : THOUNDS.COM – interview di Nicola Machetti
PAG 54-55 : THOUNDS.COM – interview di Nicola Machetti
PAG 57 : “THE ISLE OF ART”, di Ambra Rebecchi (“Il colore della parola: Joan MIRO'”)
PAG 59 : “S&V OFFICIAL POINTS” [ il modo più semplice di trovare Sound & Vision nella tua città ]
6
“STATE A SENTIRE” di I. Rebecchi
"Nanotecnologia e piccoli eventi ....”
LETTERA 32
"A different story”
AAVV
"L’esercizio delle distanze”
MINNIE’s
Sussidiaria 2010
genere: Post Rock
web: www.myspace.com/
etichettasussidiaria
Anno: 2010
genere: new wave
Se i Joy Division hanno rappresentato il
pezzo di storia della musica capace di
unire e scivolare dal punk di fine '70s
alla dark wave (poi sfociata con i
superstiti New Order in puro synth pop),
a 30 anni dalla morte del carismatico,
ombroso e complesso leader Ian Curtis,
ecco che l'urgenza inquieta, la cupezza e
la sacralità della band di Manchester
viene omaggiata grazie a questa
compilation tributo che non profuma di
mere cover fatte da egregi rappresentanti
della scena alternativa italiana, ma
sorprende astutamente e rigorosamente
per la sperimentazione che la band di
Curtis seppe inventare e che ad oggi qui
è sublimata nelle riproposizioni dei brani
di “Unknown Pleasures”, miscelando
new wave, dark, posto punk, blues,
elettronica e noise nelle venerazioni
sonore genialmente accorate di Julie's
Haircut, Magpie, Rufus Party, Radio Alice,
Mr Tomato e molti altri, perfettamente
condotti dal sempre attento ed edotto
Daniele Carretti (Offlaga Disco Pax,
Magpie).
Bello? Molto di più!
Un concept album diviso in due ep
d'arte e musica ad opera di Daniele
Carretti, dove “Nanotecnologia” è
abuso pianistico e noise che antepone
all'urgenza sonore le scintille intimiste
dell'indagine del vissuto umano,
mentre “Piccoli Eventi Quotidiani” il
post rock si fa tangibile e carnale.
La solitudine esistenziale è d'obbligo,
palpabile e dettagliata, l'urgenza
spirituale incarna la sperimentazione
solo ed unicamente sonora dell'autore,
dove Industria serve ad introdursi con
theremin e mellotron lancinanti,
mentre l'amore è quotidiano come il
pane, il suicidio dietro l'angolo e la
pittura un'alternativa via di fuga.
Chitarre strazianti e dilatate, atmosfere
pasoliniane e ambizioni cortesi e fiere
della propria essenza oscura e
malinconica.
Favoloso!
VOTO: 8/10
VOTO: 7+/10
Universal 2010
genere: Punk rock
web: myspace.com/
minnies
Il tempo scorre inesorabile nell'urgenza
vitale di catturarlo e sfruttarlo, seppure
questo sia vano tentativo psicologico
per ammorbidire le nostre esistenze. I
Minnie's lo sanno e lo spiattellano in un
album carico di incertezze e drammi,
sofferenze punk-rock che indagano sul
distacco tra noi e ciò che potrebbe
migliorarci (o peggiorarci).
Alla salute, alla mente, al cuore: per
cosa si uccide? Divaga la band in
spasimi possenti di un pop-rock di
stampo melodico che alterna fasi ai
limiti dell'hardcore e attimi prettamente
melodici ed accomodanti, in netto
contrasto con la violenza lirica dei testi
aggrappati alla rabbia giovanile, ma non
solo.
Essenziale e distorto nelle chitarre,
“L'Esercizio delle Distanze” rievoca, in
italiano, persino i Clash di “London
Calling” nel rifacimento di Death or
Glory con Dentro o Fuori.
Quasi perfetto!
VOTO: 8/10
“Live Review” di Marilù Cattaneo (MI)
SOPHIA
Milano, 25.4.10
Introspezione. Il concerto di
Robin Proper Sheppard, mente
cuore e corpo dei Sophia di ieri
sera al magnolia, potrebbe
essere descritto con questa
semplice parola.Un concerto
minimalista, scarno.Il palco è
giustamente allestito all'interno:
nel tendone si sarebbe persa
molta della concentrazione
necessaria per un unplagged
essenziale come è stato.Il
pubblico non è particolarmente
numeroso (ma come avete fatto
a perdervi un concerto così
emozionante?)ma attento ed
eccezionalmente educato: gli
unici rumori disturbanti venivano
dal bar e dalla zona fumatori
posta all'esterno, mentre
all'interno si è accuratamente
evitato quel fastidioso cicaleccio
che più di una volta ha
innervosito la scrivente.Robin
sale sul palco, di nero vestito,
con una chitarra- il concerto è
ancora dimenticati?), del
rapporto con un'umanitià fatta di
persone che camminano,
parlano, soffrono, si consolano.
Per alcune persone lo senti, la
muscia ha un effetto
taumaturgico: senza di essa
probabilmente si sarebbero persi
in labirinti inimmaginabili, in
discese da cui probabilmente
non si torna, o si torna diversi- E
questo vale, immagino, non solo
per chi quelle canzoni le ha
scritte, ma anche (sebbene in
misura minore e con un'intensità
diversa) anche per chi quelle
canzoni le ha ascoltate e fatte
rientrare nel proprio personale
tutto qui.Ha presentato il suo d i z i o n a ri o e m o t ivo e d
ultimo lavoro "there are no emozionale Robin Proper
goodbyes" il suo album più
intimista e triste, come da sua
stessa dichiarazione scritto
soprattutto per coloro che hanno
subito una perdita almeno una
volta nella vita. Ed è con
un'emozione del tutto
particolare che racconta di come
- in una stanza di ospedale - ha
visto l'ultimo respiro, il cuore che
si fermava, la sensazione che ci
fosse comunque una presenza
nell'assenza "ehi, mi vedi? riesci
ancora a vedermi? riesci a
sentirmi se ti parlo? "Molte
canzoni presentate sono tratte
da quello che per me è il suo
lavoro migliore, People Are Like
Seasons, tra cui Oh my love,
Swept back e Swore to Myself.
Sono canzoni profonde ma non
cupe, parlano di nostalgia, di
amori finiti (e quali canzoni non
parlano di amori finiti e non
7
Shepard ha fatto parte anche dei
The God Machine, I cui dischi
sono introvabili ovunque. "bè, che
problema c'è" - dice lui dal palco "scaricateli". Il concerto dura
quasi un'ora e mezza, Robin
risale sul palco per due enocre
inaspettati, poi scendedallo
stesso senza passare dal
backstage e resta lì, in mezzo a
noi, con una lattina di birra in
mano, a parlare, molto più
disponibile di molti altri artisti
con meno successo, meno lavori
e più spocchia. Tornando a casa
resta quel clima di intimità che si
è creato e resta una domanda:
Come avete fatto, se l'avete fatto,
a perdervi un concerto così
emozionante?
10
“Gaznevada” by Antonio Lo Giudice
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A Gea, che quei tempi li ha vissuti. E io, da
bravo alienato depressoide maicontento, rosico.
Sotto alcuni aspetti, erano
anni di merda: terrorismo
(quello vero, mica l'evento
annuale e politicamente
sfruttabile a cui siamo abituati
da qualche tempo), eroina,
disoccupazione…da un altro
punto di vista, erano anni
irripetibili: sesso, entusiasmo e
musica della madonna. La fine
degli anni '70, quando
improvvisamente i miei ebbero
l'idea di mettermi al mondo,
sono gli anni del punk, della
new wave e della nascita del
heavy metal. Persino sullo
stivale, seppur nascosti da una
coltre di indifferenza, fiorivano
piccole scene e gruppi
rivoluzionari. Qualche mese fa,
vi ho parlato del Great
Complotto di Pordenone, e oggi,
sempre prendendo spunto da
una ristampa della Shake
Editions, dei bolognesi
Gaznevada. Pensate alle tavole
di Pazienza tradotte in musica
e avrete una, seppur vaga, idea
della follia espressa dal
quintetto, quantomeno ai suoi
e s o rd i . E s o rd i c h e s i
esauriscono nella cassetta
“Mamma Dammi la Benza” del
1979- come, e molto più, di
“MonoTono” degli Skiantos
capolavoro della scena
emiliana. Il fatto che questo
gioiellino sia stato ristampato
su CD solo dopo trent'anni è la
migliore prova della cecità dei
nostri discografici. Se si
esclude l'intro demenziale di
“Everybody enjoy reggae
music”, il disco è un
concentrato di deliri teppistico
– fumettistici su base punk (ma
non solo- c'è tecnica, ed è pure
sopraffina) a partire dalla
sconvolgente “Criminale”, il cui
primo verso (“ho una mente
criminale / penso solo a fare
male / spacco i tubi alle latrine
/ sodomizzo le bambine”) è
uno dei massimi manifesti rock
da Robert Johnson in poi- con
buona pace delle
masturbazioni intellettuali
sull'età adulta del rock
raggiunta nella metà degli anni
'60, questo genere si mantiene
vivo ed interessante solo
quando ritorna alla fase anale,
e tutto il resto è noia.
“Bestiola” è un aggressivo
sproloquio su tema zoofilo
(giuro!) cantato con voce
alcolica. Ma è con la title track
che i Gaznevada si guadagnano
il loro angolo nella leggenda
(per pisciarci su, immagino!):
ritmo ipercinetico, testo
delirante che istiga al
teppismo, anche se
rigorosamente di provincia, e al
consumo di stupefacenti, frasi
sconnesse in sottofondo, un
assolo di chitarra che è un
minuto di sborrata sulle corde
(nel senso che Robert Squib dà
proprio l'idea di venirsene
suonando). Insomma, uno dei
massimi capolavori della
musica italiana! Quasi al livello
sono i quattro brani del lato B:
nella lungimirante “Teleporno
TV” si afferma, decenni prima
di youporn e tube8, che “posso
fare il guardone / con la mia
tele-porno-visione”- e
scusatemi se è poco. “Johnny
(lascia perdere)” è una finta
ballata in cui, senza troppa
c o nv i n z i o n e, s i c e rc a
dissuadere un amico dal farla
finita. Resta solo la notte fonda,
riempita con lunghi viaggi in
macchina, assunzioni di
tranquillanti (“Roipnol”) per
controbilanciare le droghe
eccitanti, soste in autogrill e
autoradio gracchianti dalle
quali apprendiamo che “…a
Torino un comando di Prima
Linea ha teso un agguato ad
una pattuglia della polizia…”. Il
punto di arrivo non può essere
che l'incubo nazistoide di
“Nevadagaz” introdotto da un
ritmo spastico di chitarra e sax
e da una voce filtrata che parla
di “presidenti della camera a
gas…strafatti di dose di
mexiton” - se i Sex Pistol
predicavano il “no future”, i
Nevada Gaz rilanciavano
tratteggiando un futuro che
pare peggiore del nulla…. Non
che avessero sbagliato di molto.
“Live Review” di M. Cerutti
65 DAYS OF STATIC
SPAZIO211, TORINO
22 APRILE 2010
Photo by Virginia Michetti
Inseguire qualche cosa di
sconosciuto non è sempre un
male, quello che ci attira come
Alice persa dietro il Bianconiglio le
cose diverse, fuori dal nostro
ordinario che transitano nei nostri
occhi: in questo caso le cose
diventano suoni affilati che si
fanno spazio dentro le nostre
orecchie ingenue. Inseguo il mio
Bianconiglio sempre in ritardo
dentro la sua tana buia ma
accogliente, i flash delle luci
stroboscopiche negli occhi non mi
fanno capire se le persone
sorridono o sogghignano, loro così
silenziose, sprofondate nei loro
pensieri. Il caldo mi avvolge come
mille mani sconosciute, chiudo gli
occhi e mi lascio attraversare dal
suono dei 65daysofstatic. In
silenzio, non posso parlare, non
riesco a parlare. Rob Jones è una
drum machine perfetta e
impeccabile, i tom della batteria
dritti come Carl Palmer insegna.
11
Parte “Go Complex” dal ritmo
fulminante: occhi sbarrati, rovescio
la birra sulla mia maglietta come
all'ora del tè del Cappellaio Matto.
“Tiger Girl” chitarra lanciata sulla
schiena e le basi di Paul Wolinski
raddoppiano il battito del mio
cuore. Post-rock dai vertici
convessi in una dance del nuovo
millennio. Mi allontano dalle casse,
non sento altro, non vedo dove
vado, sbatto contro le persone,
perso come in un labirinto di siepi
verdi. Simon Wright massacra il
basso, lo punta verso gli ampli, si
inarca su di esso un trip verso
l'ignoto, suona un timpano vicino a
lui con violenza lo lancia in terra.
“Japan” lento ritorno alla normalità
poi il caos, imprevedibile come
quando sei quasi arrivato a
destinazione e il numero sbagliato
sui dadi ti fa arretrare di dieci
caselle. Ricomincio a guardare
verso il palco a distanza di
sicurezza. Il pavimento di Spazio211
trema sotto i piedi come una nave
alla deriva dai motori in panne. Joe
Shrewsbury e la sua timidezza a
intermittenza che si contrappone
all'impatto scenico, come
un'equazione matematica,
l'incertezza dell'attesa diventa
energia uguale e contraria sotto i
riflettori: il risultato è la
trasformazione delle persone
quando salgono su un palco. C'è
una combo di incredibili alchimie
stasera: splendidi, perfetti
nell'esecuzione, puliti anche nel
più profondo caos delle note
prodotte.
“Radio Protector”
conclude il concerto, con il suo
dolce e malinconico suono di
piano, una cavalcata verso l'ignoto,
attraversi le fiamme dell'inferno
per uscirne più forte. Chiudo la
porta dietro me, ho le orecchie con
un fischio di 20dBb in continuo
loop.
DjD
y
b
K
C
A
L
B
O
BACK T
FRIKA
A
GOES TO
WARM UP FOR B2A
assano)
Sab 5 Giugno - Bar Pio X (B
(Bassano)
Mer 16 Giugno - Bar Roma
ub (Bassano)
Sab 19 Giugno - Rive Jazz Cl
(Bassano)
Sab 26 Giugno - Garibaldi
astelcucco)
Sab 2 Luglio - Rokkafe (C
ASSIC
L
C
K
C
A
L
B
O
T
K
C
A
B
60/70
soul black funk from
the best of
astelcucco)
Ven 18 Giugno - Rokkafe (C
icenza)
Ven 25 Giugno - Sartea (V
DJ SET
FU N
VISION
BLACK
POWER
K
MOVE
NT
ME
SOUND
15
“ROCK ICONS” di I. Rebecchi
ROBERT SMITH
Nasce a Blackpool il 21 aprile
1959 Robert James Smith,
fondatore, voce, autore e
chitarrista della britannica
compagine che alla fine degli
anni '70 si formò con l'intento
di sviluppare e superare le
influenze punk del periodo, in
avvincenti ragnatele sonore
dense di dilatazioni e circoli
ipnotici, atmosfere cupe e
teatralità lirica miscelata al più
tetro e reale romanticismo
contemporaneo affondato nel
pop. In tre decenni di
evoluzione, depressioni e
av v i n g h i at e m e l o d i e
conturbanti, i Cure hanno
segnato diverse generazioni,
dal 1977, quando Robert, con
Michael Dempsey al basso e
Lol Tolhurst alla batteria, forma
la band in piena epoca punk,
movimento che influenza il trio,
però contaminato dal pop
tipicamente britannico,
sviscerato in una serie di
canzoni di facile appiglio, anche
radiofonico, vivaci e brevi.
Esordiscono discostandosi
proprio dalle sonorità che li
renderanno famosi nel
trascorrere degli anni, e dai
coetanei Joy Division che
l'anno successivo usciranno
con l'ep “An Ideal For Living”.
Killing An Arab, primo singolo,
scarno e punk, costruisce una
tela misteriosa fitta di linee
melodiche esotiche e voce
spettrale a cantare un episodio
ripreso da “Lo Straniero” di
Albert Camus, mentre il b-side
dello stesso 45 giri, 10:15
Saturday Night, è il primo, vero,
manifesto sonoro dei Cure, nel
b a s s o c l a u s t ro f o b i c o
stemperato da chitarre
crescenti e da un ritornello
quasi liberatorio.
Smith, già dagli inizi figura
carismatica e principale della
band, si impone per lo stile
chitarristico di grande effetto
e per l'appassionato modo di
cantare. E' il '79 ed esce Boys
Don't Cry, un pop accattivante
dall'indole nostalgica, rivolta al
rock di quel decennio e
all'infanzia perduta, rievocata
con rimpianto. “Three
Imaginary Boys”, album
d ' e s o rd i o, è p o p - ro ck
malinconico ricco di ballate
moderne che si avvalgono di
lancinanti atmosfere cupe che
si intensificano con
“Seventeen Seconds” del
1980: ritmi rallentati ed echi di
chitarre in spazi vuoti
a supportare i lamenti
celestiali e dolorosamente
deliranti di Smith. Frutto
anche dell'ingresso al basso di
Simon Gallup, da allora vero
alter ego di Robert, questo
sarà il disco che consegnerà la
band alla storia, per il
successo planetario che li
porrà ad esempio e simbolo di
un'intera decade e di un nuovo
movimento. Indimenticabili i
minuti infiniti di A Forest, dove
basso e chitarra si perdono in
battiti vicini al ritmo cardiaco.
Ma le influenze dei Cure non si
placano, e nel terzo album
“Faith” ci sono i Joy Division
che rivivono negli sviluppi lenti
sostenuti dalla solennità
caratterizzata dal geniale
abuso di tastiere e basso a sei
corde, che spesso addirittura
sostituiscono la chitarra. E' la
new wave che incalza ed
impera in Primary e Faith, sono
le tastiere a dominare in The
Funeral Party e All Cats Are
Grey, tra code funeree e
orazioni disperate a dipingere la
perdita dell'innocenza e la
consapevolezza della morte,
l'essenza gotica e le liturgie
pagane, esaltate nel successivo
45 giri Charlotte Sometimes,
ballata romantica dove la
donna è quasi la via di fuga
dalla sincera angoscia interiore
che l'attanaglia. La perversione
melodica, l'irresistibile gusto
per il dolore ossessivo e le
ritmiche quasi tribali, saranno il
filo conduttore del capolavoro
di “Pornography”, dove One
Hundred Years è claustrofobica
e convulsa, The Figurehead
stupisce nel climax ascendente
che raggiunge il picco nella
frase “I can't never say no / to
anyone but you”, la title-track,
perla ed esempio di un'intera
c a rri e ra abb a n d o n a l a
consuetudine del rock per
abbandonarsi oscura ma
fiduciosa in un interminabile
incubo strumentale spezzato
da un cantato quasi lancinante
e urlato, figlio di Curtis e dei
Pink Floyd. Gli inni lirici di
Robert Smith sono lo specchio
di una crisi spinta dalla perdita
di orientamento e dal vuoto di
prospettive e certezze, dal
conformismo degli anni '80 e
16
“ROCK ICONS” di I. Rebecchi
dalla caduta di innocenza che
regala, di conseguenza, la
visione di un mondo prego di
disillusione e corruzione, e dove
tempo, esperienza, amore e
sesso altro non sono che i
viatici di una morte affine alla
stessa vita. Nel 1983 Smith si
unisce a Siouxsie and the
Banshees, come chitarrista,
partecipando al live “Nocturne”
e a l l ' L p “ H ya e n a ” , e
parallelamente, con i Cure,
riempie le classifiche con
singoli radiofonici e meno
esistenzialisti, come The
Lovecats e The Walk, a sfatare
l'immagine tetra della band, ora
prostrata verso un successo più
commerciale. Smith, grazie
anche ai videoclip di Tim Pope,
diventa un'icona del pop
dell'epoca, dai capelli corvini
all'onnipresente eyeliner nero e
rossetto sulle labbra, quasi a
definire su sé stesso la
maschera di clown triste
consapevole della futilità del
mondo. E diventa così, dopo il
suo mito Bowie con Ziggy
Stardust, una delle immagini
della storia del rock più celebri
a livello planetario ed
i n t e rge n e ra z i o n a l e.
“The Top” ('84) e “The Head On
The Door” ('85) sono la
conseguenza della miscela di
pop del periodo e nostalgiche
psichedelie '60s, nei singoli
Close To Me e The Caterpillar.
Arrivano le interruzioni dei
precedenti schemi e le
intrusioni di sonorità più
esotiche (il flamenco in The
Blood, o il Giappone imperante
in Kyoto Song) e l'adozione di
m o d a l i t à p i ù ro ck a
sperimentare melodie solari ma
sempre perpetrate da momenti
inaspettatamente dolenti. “Kiss
Me, Kiss Me, Kiss Me” del 1987,
con l'ingresso del chitarrista
Paul Thompson (poi con Page e
Plant), spazia tra vortici di
c h i t a rre d i l a n i at e e
psichedeliche (The Kiss), rythm
and blues (Why Can't I Be You) e
disco (Icing Sugar), eleganze
pop (Just Like Heaven) ed
erotismo dilagante nella
liberazione delle pulsioni
s e s s u a l i o ra s v u o t at e
dall'incombere dello spettro
della morte come nel
precedente “Pornography” ed
a c c e n n i b a u d e l a i ri a n i .
Arriva poi la drammaticità
romantica di “Disintegration”
che riconsegna in un attimo la
band ai fasti di inizio decennio:
è il 1989 e c'è il masterpiece
Lullaby, Lovesong, l'eterna
Pictures Of You e un elenco
corposo di chicche roboanti di
arrangiamenti maestosi, dove
le ossessioni ritmiche
rinascono in chiave elegiaca e
quasi fatalista, tra sogni
irraggiungibili e rimpianti
passati. Da sottolineare le
partiture orchestrali ricreate dal
tastierista O'Donnell e i riff
m i n i m a l i d e l b a s s o.
Ma è l'introspezione di Robert
Smith, in particolare, a farla da
padrona in ogni brano
dell'album, costruendo
monologhi sul rimpianto e sulla
nostalgia dell'amore, flussi di
coscienza innalzati ed
abbassati con le melodie a
metafora dell'unione ragionesentimento (Pictures Of You),
supportate dalla perversione
della chitarra di Last Dance, dal
pathos ammorbante di Same
Deep Water As You e dalle
fo r z at u re vo c a l i d i
Disintegration, prima del
conclusivo abbandono di
Untitled che su una
fisarmonica variegata prostra
l'immagine di uno Smith senza
sonno né sogni. “Wish” del
“ROCK ICONS” di I. Rebecchi
1992 sarà la perla conclusiva dei
fasti della band, con le
esasperazioni melodiche di
From The Edge Of The Deep
Green Sea, e il pop adorabile di
Doing The Unstuck: l'intimismo
lascia spazio alla necessità di
brani più mainstream, in grado
di conquistare persino gli stadi
americani, e conferisce però, ai
Cure, la possibilità, fino ad
allora negata effettivamente, di
uscire dai soli binari goth-dark
in cui la critica li aveva da
sempre confinati. Dopo il
trionfo con Friday I'm In Love, è
il momento di “Wild Mood
Swings” ('96) e delle
malinconie rinate e più
consapevoli e mature di
“Bloodflowers” (2000),
prodotto dal primo producer
dei Korn, Ross Robinson: sono
album differenti, il primo
esaltante nell'epicità di Want e
ridondante del troppo pop di
Wrong Number, il secondo
delicato e onirico in Last Day Of
Summer e localmente
delirante nel caos dei dieci
minuti di Watching Me Fall. Cut
Here, anagramma del nome
della band, e singolo del 2001
dedicato a Billie Mc Kenzie
(cantante degli Associates,
morto suicida 4 anni prima),
regala invece un pop degno
degli esordi, divertente e
disilluso al contempo.
Un “Greatest Hits” che lo
contiene, e l'abbandono delle
atmosfere meno oscure della
decade precedente, e i Cure
tornano all'introspezione più
17
assoluta e morbosa, a celebrare
(e guidare) il ritorno della nostra
ultima decade proprio alla loro
new wave: in “The Cure”
spiccano esecuzioni forzute ed
energetiche, la sempre
appassionata e possente
vocalità carismatica, e le
bordate rock di Labyrinth e Lost,
le isterie liriche e i 10 minuti alla
The Kiss di The Promise, gli
arrangiamenti elettronici di
Anniversary e la riproposizione
del passato sviluppato in chiave
moderna. “Join The Dots. B
Sides And Rarities 1978-2001
(The Fiction Years)” cofanetto
quadruplo uscito nel 2004
dimostra la qualità di molti brani
in precedenza scartati, tra cui la
splendida e romantica Twilight
Garden, mentre il più recente
“4:13 Dream”, uscito nel 2008,
vede il ritorno di Thompson, il
c ap o l avo ro o m b ro s o e
sdolcinato di Underneath The
Stars, l'atmosfera sinistra
recuperata e brillante di The
Scream, il pop non eccelso di
Fre a k s h ow, s t e m p e rat o
dall'isterica It's Over, ad
imbastire un pop-rock meno
i n c i s ivo m a s e m p re, e
comunque, garanzia di qualità.
Malinconie, inquietudine quasi
consolatoria, solitudine
imperante, cupezza intimista
confortante nella
consapevolezza di un qualcosa
di migliore ormai perduto.
E mito dell'unione tra innocenza
e p e c c at o, t ra v i s i o n i
poeticamente oniriche e scenari
lisergici e oscuri.
GIUGNO 2010
VENERDI' 4 Dj conf - www.myspace.com/djconf
SABATO 5 Dj bruno 19/71
VENERDI' 11 Dj omar r. - www.myspace.com/rdjomar
SABATO 12 Dj richy sixchic - www.myspace.com/richysixchic
VENERDI' 18 Dj omar r.
SABATO 19 Dj lago - www.myspace.com/lagoinmusic
VENERDI' 25 Dj conf
SABATO 26 Dj omar r.
“LIVE REVIEW” di A. Casagrande (Vr) - Pict by Monnica Bosaro
BLACK REBEL MOTORCYCLE CLUB
8 Maggio @ ESTRAGON, BOLOGNA
L'aria è elettrica, stasera: si
respira fermento e si sentono
gli accenti più diversi fuori e
dentro il celebre contenitore
musicale del Parco Nord. Il
ritorno dei Black Rebel
Motorcycle Club è in fondo un
piccolo grande evento la cui
colorita e variegata affluenza
conferma lo status di un
gruppo che ha accumulato
c re d i b i l i t à i n m a n i e ra
t ra s ve rs a l e. D ag l i
entusiasmanti inizi a metà
strada tra Loop, Dinosaur Jr e il
blues rock ad una formula
sempre più radicata nelle
sonorità roots americane,
passando per il discusso
tentativo sperimentale di "The
Effect of 333", il moniker BRMC
è da sempre legato ad una
fama di ineccepibile live band.
R ep u t a z i o n e s t a s e ra
confermata dalle prime
battute: suoni curati e una
granitica solidità esecutiva
ve i c o l a n o a l m e g l i o
l'avvolgente chitarrismo space
rock tinto di blues che da
sempre è la cifra stilistica del
trio, tra un incipit scuro e
marziale, giacche di pelle e
ammicamenti luciferini nel
timbro vocale. Mezzo concerto
scorre alla grande, tra
consistenti porzioni dell'ultimo
"Beat the Devil's Tattoo" e brani
meno recenti, con picchi di
assoluto entusiasmo durante
"Ain't no Easy Way" e "Love
Burns": il che dimostra come
alcuni pezzi del trio siano a
tutti gli effetti piccoli classici,
efficaci anthems capaci di
resistere al caos e mediatico e
alla logorroica proposta
indipendente degli anni zero.
Passata la prima ora, però,
iniziano i dolori, introdotti da
un pleonastico onanismo
acustico di Robert Levon Been.
Da lì in poi è la fiera del non
necessario, del troppo che
stroppia: la potenzialmente
esplosiva alternanza di piglio
punk e ballate dal tocco
caveiano è banalizzata da un
eccessivo numero di brani alla
lunga troppo simili tra loro.
Accade quindi che una "Spread
Your Love" potenzialmente
tellurica passi in sordina,
soprattutto quando ci si rende
conto che sarebbe stata
un'ottima chiusura, ma che è
l'introduzione a 40 lunghissimi
minuti di bis. Il pubblico ne
vuole, applaude. Ma la
compattezza e l'immediatezza
dello show ne risentono a tal
punto che alcuni momenti di
estrema intensità sono
20
stigmatizzati dalla precedente
anonima accozzaglia di brani.
Ad esempio, perchè affiancare
ad un'eccitate chiusura
shoegazer, con tanto di loop e
orgia di feedback, un ennesimo
momento di intimità
semiacustica e cori di
commiato? Sono scelte, e ci
mancherebbe, "che gli artisti
facciano gli artisti", ma
mantenere alto il livello di
attenzione per una scaletta di
ben due ore (!) sarebbe impresa
ardua per chiunque. Specie
parlando di una band che nel
corso di sei album non ha mai
effettuato sostanziali cambi di
rotta. In fondo è la musica
meno originale del mondo: la
sua forza dovrebbe trovarsi
nell'incisività e nella capacità
di toccare il punto: di questo i
Black Rebel non sono capaci,
ma il pubblico acclama, e non
saranno certo gli aficionados a
lamentarsi dell'indigestione.
Live Review by Emanuela Virago (TV) - www.viragoentertainment.it
SPRING FESTIVAL
12-15 Maggio 2010: Spring
Festival, a Graz, in Austria. In
realtà di primavera non ce n'è
stata nemmeno l'ombra
quest'anno ma la voglia di
musica ci ha portato in questa
bella città della Stiria per
quello che è ormai da 10 anni
uno dei festival piú rinomati ed
importanti per l'arte
contemporanea e la musica
elettronica. Graz di giorno è
rilassante e conservatrice: c'è
il sapore delle vecchie gasthof,
di birra leggera in grandi
boccali, di enormi
Wienerschnitzel e Dirndl
indossati dalle donne con
naturalezza e grazia; dal
vecchio orologio situato sulla
collina dello Schlossberg la
vista è maestosa quanto la
camminata per arrivarci… che
riesce a stancare anche il più
volenteroso dei turisti. Poi c'è la
Graz di notte. Che è invece una
città moderna e cosmopolita,
ricca di posti da scoprire: dal
piccolo teatro, al sotterraneo
nascosto, al locale scavato nella
roccia. Il ritrovo principale del
festival, il Wiesler, che ospita
gran parte degli artisti, è un
moderno hotel 'From 5 Stars to
Independence', si legge a
lettere cubitali appena entrati
nella hall. Proprio dietro c'è la
sede di FM4, la radio nazionale
austriaca partner del festival,
che ogni giorno con Davi Decks
trasmette e intervista live vari
artisti. Venerdi 14 Maggio è la
nostra prima giornata allo
Springten e siamo ospiti dei
connazionali Nano Rec.: sono
in 6, di scena al club
Postgarage, per una serata
tutta italiana dove a turno
sfoderano tutta l'energia e la
buona musica che gli italiani
sanno fare: italians do it better!
Ad aprire la serata è Rubini,
seguito da Dj Color e Glitch
(che quando indossa la
m a s c h e ra p e rd e o g n i
timidezza); quando è il turno di
Spiller alle 2.30, il pubblico è
caldo e pronto a seguirlo senza
esitazione nella sua gig;
chiudono brillantemente la
serata 2 guys in Venice mentre
i bellissimi graffiti live di Cento
Canesio hanno oramai preso
forma nel wall dedicato dietro
la consolle. Nell'altra sala c'è
Diesel:U:Music, il contest
musicale del famoso brand che
da quasi 10 anni cerca nuovi
talenti. Con la solita guerriglia
marketing non ti fanno
dimenticare di essere o fare lo
stupido; sul loro palco, è
interessante Fauna, giovane dj
donna di Vienna, prima ad
aprire la loro kermesse. Sabato
15 Maggio invece non si parla
d'altro che di Kruder &
Dorfmeister. Serata in pompa
magna per festeggiare 'Sixteen
F**cking Years of G-Stone
Recordings', la loro etichetta
discografica. Il set è preceduto
da Rodney Hunter che rilassa
la folla dopo il fantastico
concerto dei Parov Stelar Band:
5 elementi che tra batteria,
22
sax, basso e voce infiammano
il pubblico del teatro Orpheum.
La cantante assomiglia
all'attrice americana Halle
Berry, con una testa di capelli
ricci ricci e una voce che si fa
ben notare tra un accordo
swing e uno jazz, abbinato ai
suoni dell'elettronica. K&D
iniziano puntuali, alla loro
maniera, elegantissimi in
giacca e cravatta e barricati
dietro ad una consolle
imponente e quasi
inespugnabile che con un gioco
di led e proiezioni fa di per sè lo
show. E' una gig elegante e
sofisticata la loro, dove la vocal
performance di Earl Zinger fa la
differenza. Ma la notte è
ancora lunga e c'è tempo per
vedere cosa combinano gli
inglesi di Ed Banger Records vs
Boyze Noize al Dom Am Berg.
Questa location è suggestiva
come poche: si trova proprio
sotto la torre dell'orologio, si
percorre uno lunghissimo
tunnel in ferro e si giunge al
locale che è completamente
incavato nella roccia della
collina. Altra atmosfera qui,
Breakbot prima e i due di
Shadow Dancer Live dopo
hanno trasformato la serata in
un semi rave che
Housemeister non può che
proseguire. Qualcuno sarò
riuscito a fare anche l'after che
proseguiva fino alle 10 del
mattino? Bis zum nächsten
Mal! www.springfestival.at
nuovo Bar
CONTRA BARCHE - VI
“Gli indimenticabili dimenticati” di Fox 23
E
T
E
S
E
E
G
E
R
ASTRA P
CHILDREN'S CONCERT AT TOWN HALL
STATO DI FESTINA PERMANENTE
Ven 4 - Jam Session + Dj Molestia
Sab 5 - DIADUIT (musica celtica francese irlandese)
Ven 11 - Blu Mama + Dj Meli
Sab 12 - GitBox 4et (Jazz)
Dom 13 - Pretty Liver Society (Live)
Ven 18 - Bukowsky Pensiero + Dj Iugno
Sab 19 - ThreeFourFive (Live Jazz)
Ven 25 - FiveFourElla (Live Jazz) + Dj Set
Sab 26 - Luca Milani from Milano
Tutti i concerti dalle 19 alle 21
Domenica Aperto dalle ore 16.59
Se c'è un disco che fa piangere
di gioia è questo album dal
vivo del grande cantautore
americano, un progetto che
esce dagli schemi con cui
Pete Seeger è sempre stato
etichettato. Registrato dal
vivo nel 1962 assieme ad una
platea di bambini e genitori,
l'album rappresenta una delle
più belle pagine della musica
popolare americana, con l'
artista che, con quattro
strumenti e poche
at t re z z at u re, ri e s c e a
coinvolgere il pubblico
formato da bambini e genitori
a loro volta protagonisti di uno
spettacolo meraviglioso. E'
una vera e propria esperienza
da ascoltare e sarebbe
davvero interessante riuscire
a trovare la documentazione
filmata di questo
straordinario concerto. La
registrazione
riesce a
cogliere tutti i momenti
importanti, comprese le
reazioni del pubblico davvero
s i m p at i c h e. N e l l e fo t o
all'interno del disco vediamo
Seeger alle prese con disegni
spartani di animali sorretti da
ragazzi che partecipano in
prima persona alla
performance, in un momento
di forte e sana educazione
civica attuata utilizzando
musica ed immagini create
direttamente sul palco. La
versione in compact disc
documenta in modo ancor più
esteso il concerto con 26
tracce che lo eleggono come
uno dei migliori dischi dal vivo,
dove le canzoni si alternano ai
dialoghi, al divertimento
istruttivo dei bei tempi andati
che culmina con un solenne
finale dedicato ad una
stupenda versione corale di
This land is your land di
Woody Guthrie.
Indimenticabile.
SARTEA - Vicenza
Martedì 1 NESTAKING (reggae duo) + DAX DJ
Venerdì 4 Morris and The magicals in concerto
Martedì 8 DAX DJ & friends
Lunedì 14 Prioezione di ITALIA vs PARAGUAY h 20:30
+ rock djset a seguire (maxischermi in giardino )
(in caso di pioggia sarà allestito uno schermo all'interno del locale)
Martedì 15 DAX DJ & friends
Venerdì 18 SERATA TORCIDERA, immagini e suoni della TBC production
video by Rosarita from New Mexico - music carpet by Los Serioleros from
the new world + degustazione vini di "colle di Bugano"
Domenica 20 Proiezione di ITALIA vs NUOVA ZELANDA
h 16:00 (maxischermi in giardino )
Martedì 22 DAX DJ & friends
Mercoledì 23 MAGNETOFONO...
A. Bedin , E. Gardin & M. Penzo rivivono in jazz la musica italiana degli anni ‘60
Giovedì 24 Proiezione di ITALIA vs SLOVACCHIA
h 16:00 (maxi schermi in giardino)
Venerdì 25 :::::::::::: BACK TO BLACK DJ SET ::::::::::......
Martedì 29 DAX DJ & friends
start open events beginnig 21.30/22.00
::::::: entrata gratuita e cosumazione facoltativa ::::::: SARTEA - C.so S. Felice e Fortunato - Vicenza
“R.I.P. Ronnie James Dio”di Denise Zanin (VI)
Fantastichi sulla loro possibile
RONNIE JAMES DIO vitalità e ti piacerebbe credere
che ognuno di essi possa
raccontarti una storia. Un'altra
stella si è aggiunta nell'infinito
lenzuolo azzurro, una particolare
ed incandescente icona musicale
degli anni '70: Ronnie James Dio.
Il cantante americano ci ha
lasciato, a seguito di un cancro
allo stomaco diagnosticato nel
2009, lo scorso 16 Maggio 2010.
Una leggendaria figura musicale
10 Luglio 1947 – 16 Maggio 2010
che, grazie alla sua particolare
È come quando guardi il cielo dote canora, ha saputo donare
stellato di notte. La calma che ti nuovi elementi nel campo
avvolge nell'ammirare l'infinità di dell'Hard e Havy. La sua carriera
puntini luminosi, ti trasporta con inizia nel 1970 con gli ELF, gruppo
la pura coscienza ricca di hard rock che sforna tre album
desiderio, in una immaginazione (ELF, CAROLINA COUNTRY BALL,
fatta di sogni e speranze. TRYING TO BURN THE SUN) e
che affianca in numerosi concerti
Ritchie Blackmore. Ed è giusto
con quest'ultimo che Ronnie
sceglie di aggregarsi come
cantante dei Ritchie Blackmore's
Rainbow. Con questi realizza tra
gli album cult dello scenario Hard
Rock degli anni '70 : RAINBOW
RISING, RAINBOW ON STAGE e
LONG LIVE ROCK'N ROLL. Nel
1979 Dio prende il posto di Ozzy
Osbourne nel Black Sabbath, con
i quali incide HEAVEN AND HELL
(indimenticabile album che
contiene memorabili tracce quali
“Heaven and Hell”, “Die Young” e
“Lady Evil”), MOB RULES e LIVE
EVIL. Nel 1982 la nuova band del
c a n t a n t e, s i c h i a m e r à
semplicemente DIO. Tra i migliori
album HOLY DIVER (1983), THE
25
LAST IN LINE (1984) con i quali i
Dio parteciparono al festival
tedesco “Monster of Rock”,
DREAM EVIL (1987)… Ed ora
guarda il cielo, ammira quelle
stelle luminose e inizia a credere
che veglieranno su di te. Si
perché il mondo può andare a
rotoli, i migliori se ne andranno,
l'angoscia della fine imminente ci
assalirà senza speranza, ma loro
continueranno a brillare, sempre
e comunque. LONG LIVE ROCK'N
ROLL.
“Sing me a song, you're a singer
Do me a wrong, you're a bringer of evil
The devil is never a maker
The less that you give, you're a taker
So it's on and on and on, it's heaven
and hell, oh well”
[Heaven&Hell_Black Sabbath]
“Live Review”di G.Vinci (MI) - A. Rocca (MI) - M. Durando (MI)
26
FAITHLESS M A D N E S S
La lunga attesa dopo l'ultima
apparizione dei Faithless a
Milano, mi ha fatto spesso
ripensare alla faccia del mio
c o i n q u i l i n o r i e n t ra t o
dall'ultima loro performance
all'Alcatraz nel 2004. Ancora
non riuscivo a comprendere
quella faccia particolarmente
compiaciuta e soddisfatta che
aveva stampata sul volto.
Forse era semplicemente
l'atteggiamento di chi è
consapevole di essersi perso
qualcosa di veramente bello
(ed un po' rosica). Ora so cosa
vuol dire sentire una delle
band Dance più pompose a
livello planetario. E' stato un
po' come “farlo per la prima
volta”, considerando che in
tutti questi anni ho
p re s e r vat o o g n i m i a
aspettativa di gradimento,
evitando ogni genere di
download/ascolto su Youtube.
Bene, col senno di poi, posso
dire che sentire i loro brani
registrati da casa non rende
neanche l'1% di quello che ho
visto e sentito dal vivo.
La serata è cominciata con un
warm-up del duo milanese di
electro pop Useless Wooden
Toys, dopo di che sono saliti sul
palco Maxi Jazz con la sua
crew. Il concerto è stato tutto
un crescendo. La carica del
gruppo si è gradualmente
affiancata a quella del pubblico
che, sin dal primo minuto, non
ha mai smesso di dimostrare il
proprio entusiasmo. Maxi Jazz
ha reppato con il suo fantastico
stile l'ultimissimo singolo “Not
Going Home” accompagnato
da suoni sintetici e distorti
della storica tastierista Sister
Bliss e dal resto della band.
L'anteprima di questo pezzo
anticipa l'uscita del loro ultimo
lavoro che verrà rilasciato in
Italia il 17 maggio. C'è
trepidante attesa per l'album
Dance che arriva dopo una
pausa durata 4 anni. A giudizio
della critica un album che
riscoprire molte sonorità
legate ai primi lavori della
band!
Da qualche anno, il mercato
discografico ci obbliga ad
acquistare i biglietti dei concerti
molti mesi prima e qualche
volta ci si può anche
dimenticare che è arrivato il
giorno tanto atteso. Ma in
questo caso non è possibile non
tenere a mente una data così
importante: il primo concerto
dei Madness in Italia dopo 30
anni. Arrivo al Palasharp e
l'ambiente, molto british, è
quello che piace a me: sembra
di essere a Camden Town. Inizia
il concerto e le prime parole che
escono dal microfono di Suggs,
il cantante, sono: “Fai Un Passo
Avanti” traduzione in italiano
della loro hit più famosa “One
Step beyond” ed è il delirio. C'è
spazio per tutti i classici del
gruppo: una “My Girl” che parte
voce e piano e poi esplode, una
“Baggy Trousers” da ballare a
passo di ska e una “It Must Be
Love” da cantare tutti insieme.
I Madness suonano alla grande,
si divertono e fanno divertire e,
quando intonano “Help” dei
Beatles, i brividi non si
arrestano, nonostante l'aria
calda che si respira in un
palazzetto, veramente pieno di
gente, che continua ad
acclamare i propri beniamini.
Vengono eseguite anche alcune
canzoni del nuovo album “The
Liberty Of Norton Folgate”
(secondo me bellissimo) che
fanno la loro bella figura, ma
sono i vecchi singoli del gruppo
a coinvolgere di più, con una
citazione particolare per “Our
House”. E si arriva così al bis con
una “Night Boat To Cairo” che
trasforma l'ex Palatrussardi in
una bolgia. Finisce il concerto e
mentre mi avvio alla macchina
mi colpisce la frase di un fan:
“mi ha fatto piacere risentirli
dopo trent'anni” ed è vero che
sono passati tanti anni da
quando i Madness inventavano il
“nutty sound” ossia una musica
pop-ska tipicamente inglese,
ma sembra che il tempo non sia
passato per il gruppo nato nel
quartiere londinese di Camden.
E citando uno dei pezzi migliori
del loro ultimo lavoro, se i
Madness decideranno di venire
ancora a suonare nel nostro
paese, sono sicuro che saranno
ancora in forma come in questa
bellissima serata di musica:
“Forever Young”…
“IN BRIT”di C. Cristofari & M. Peotta (VI)
THE NATIONAL
“High Violet”
Siamo alla quinta
realizzazione di questa band.
Si chiama High Violet, e
ascoltando le parole di Aaron
Dessner (piano, chitarra,
basso) si vuole subito
collacare tra i migliori lavori di
questi The National, che hai
più risulteranno sconosciuti,
m a c h e va n t a n o u n
background di tutto rispetto,
soprattutto maturato negli
States. Originari di Cincinnati
(Ohio) ma di base a Brooklyn,
dove concepiscono gran parte
dei propri lavori, si formano nel
1999, composti da il vocalist
Matt Berninger, due fratelli
Aaron e Bryce Dessner (piano,
chitarra basso e altra chitarra)
e un'altra coppia di fratelli,
Scott e Bryan Devendorf
(basso, chitarra, e batteria).
Con le loro melodie arrivano ad
esibirsi al “Letterman Show”,
(noto varietà televisivo
d ' o l t re o c e a n o ) , e a d
accompagnare i i grandissimi
REM in un loro tour. Già da
queste pillole, si può capire che
di talento e qualità ce ne
possono essere molte sotto la
superficie, ed è li che i The
National vogliono arrivare.
Sotto la superficie di chi li
ascolta. In una parola
quast'album si può
sintetizzare con: riflessione.
Colonna portante delle 11
tracce è sicuramente il
pianoforte di Aaron, che da a
tutta la composizione una
tonalità blu cobalto, che
diventa chiaramente blu
oltremare, sovrapponendo il
cantanto baritonale di Matt
Berninger. Le canzoni non
hanno voglia di correre, non ci
sono ritmi martellanti, e tutto
l'album nel suo proseguo può
essere percepito come un
grande fiume che fluisce a
bassa velocità verso la foce,
verso il mare aperto. Non
avendo il fiato strappato,
l'ascoltatore viene “indotto” al
ragionamento, a rilassarsi, ma
non troppo. Terrible Love, apre
le danze, Sorrow le continua
assieme a Anyone's Ghosts,
Little Faiths, Afraid Of Anyone,
Bloodbuzz Ohio (primo singolo
e s t rat t o ) , L e m o n wo rl d ,
Runaway, Convesation 16,
E n g l a n d e a c h i u d e re
Vanderlyle Crybaby Geeks.
Titoli come si può notare, e
testi, risultano trattare
argomenti impegnativi oltre
che personali dando alla
composizione un aurea molto
i n t i m a , ri s e r vat a e d
importante. Convincono
subito perché suonano bene e
sanno trasmettere significati
altrettanto bene. Ed è quello
che deve pensato pure Barack
Obama, che dal precedente
album dei The National “Boxer”
(2007), ha prelevato la song
“Fake Empire” usandola come
colonna sonora dei suoi slogan
nella corsa verso la Casa
Bianca del 2008.
Notevolmente impegnati nel
sociale, i The National con le
figure di Aaron e Bryce Dessner
guidano anche la produzione di
“Dark Was The Night” per la
“Red Hot Organization”, una
compilation di 31 tracce con il
contributo di Arcade Fire, Bon
Iver, Grizzly Bear, Yeasayer e
molti altri con lo scopo di
devolvere l'intero ricavato a
fondazioni per la lotta all'AIDS
e per il sostegno di Haiti,
riuscendo a versare in
beneficienza così facendo,
circa un milione di dollari. Ed
ancora, i due fratelli Dessner
ve n go n o i nv i t at i d a l l a
“Brooklyn Academy of Music” a
creare una colonna sonora
ciclica della durata di 70 minuti,
intitolata successivamente
“The Long Count” da
accompagnare ad un film
dell'artista Matthew Ritchie.
Ecclettici questi The National,
che riescono ad esprimere la
propria energia e ottima
esperienza musicale in
situazioni diverse, ed High
Violet è un album che riesce a
raggruppare perfettamente le
loro qualità. Buon ascolto
ragazzi!
GIUGNO 2010
GIOVEDI' 3 GIUGNO 2010
MEGADETH (Estragon-Bologna)
PAOLO NUTINI (Teatro della Concordia-Venaria Reale-TO)
MOTORPSYCHO (Circolo degli Artisti-Roma)
THE RADIO DEPT. (Hana Bi-Marina di Ravenna-RA)
VENERDI' 4 GIUGNO 2010
MEGADETH (Atlantico-Roma)
JOHN GARCIA (Estragon-Bologna)
THE RADIO DEPT. (Circolo degli Artisti-Roma)
THE GANGLIANS (Spazio 211-Torino)
DOM MARIANI'S STEMS + SICK ROSE (United Club-Torino)
EMPATHY (Barabba-Gallarate-VA)
TEATRO DEGLI ORRORI + GIARDINI DI MIRO' + AMOR FOU
+ BUD SPENCER BLUES EXPLOSION & More
STATUTO (Piscine di Albaro-Genova)
THE FIRE (Irish Guinness Party-Sissa-PR)
DOMENICA 6 GIUGNO 2010
PIXIES (Piazza Castello-Ferrara)
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI + PERTURBAZIONE
+ VIRGINIANA MILLER + SIKITIKIS + RED WORMS' FARM
+ WORA WORA WASHINGTON & More (Circolo Magnolia- MI)
DOMENICA 13 GIUGNO 2010
TRICKY (Festival Jazz:Re:Found-Vercelli)
BAD RELIGION (Atlantico-Roma)
DARIO ANTONETTI (Nuovo Molo Lungolago-Malgrate-CO)
MOTEL CONNECTION (Giugno Giovani-Giulianova-TE)
LUNEDI' 7 GIUGNO 2010
MINISTRI (Festa della Birra-Rio Saliceto-RE)
MARTEDI' 15 GIUGNO 2010
BOB DYLAN (Anfiteatro Camerini-Piazzola sul Brenta-PD)
TEMPER TRAP (Circolo degli Artisti-Roma)
GOOD SHOES (Hana Bi-Marina di Ravenna-RA)
MARTEDI' 8 GIUGNO 2010
MUSE + KASABIAN (Stadio San Siro-Milano)
TEATRO DEGLI ORRORI (Lazzaretto-Bergamo)
MERCOLEDI' 9 GIUGNO 2010
ALICE IN CHAINS (Colonia Sonora-Torino)
B.B. KING (Teatro degli Arcimboldi-Milano)
JONSI (SIGUR ROS) (Alcatraz-Milano)
BOBO RONDELLI (Circolo degli Artisti-Roma)
MERCOLEDI' 16 GIUGNO 2010
BULLET FOR MY VALENTINE (New Age Club-Roncade-TV)
THE TEMPER TRAP (Alcatraz-Milano)
MOTEL CONNECTION (Pitti Uomo-Firenze)
BUD SPENCER BLUES EXPLOSION (Nuvolari-Cuneo)
GIOVEDI' 17 GIUGNO 2010
GOOD SHOES (Circolo degli Artisti-Roma)
GIOVEDI' 10 GIUGNO 2010
SLASH (Palasharp-Milano)
VENERDI' 18 GIUGNO 2010
ALICE IN CHAINS (Atlantico-Roma)
BOB DYLAN (Parco Ducale-Parma)
GENERAL SURGERY + MAGRUDERGRIND (United Club-Torino) ECHO & THE BUNNYMEN (Parco Petrarca-Bolzano)
GABIN (Villa Ada-Roma)
SABATO 5 GIUGNO 2010
GOOD SHOES (Onde Rock Trasimeno Music Festival-PG)
RICHARD ASHCROFT & THE U.N.S. (Piazza Plebiscito-Ancona) VENERDI' 11 GIUGNO 2010
THE FUTUREHEADS (Onde Rock Trasimeno Music Festival-PG)
ALICE IN CHAINS (Gran Teatro-Padova)
MEGADETH (Alcatraz-Milano)
ELIO E LE STORIE TESE (Villa Serra-Genova)
GIARDINI DI MIRO' (Piazza Castello-Sesto al Reghena-PN)
MAD SIN (Pegorock Festival-Pegonaga-MN)
PUNKREAS (Circolo Acropolis-Vimercate-MI)
PERTURBAZIONE (Villa Serra-Genova)
THE ZODIAC KILLERS + JACK OF HEART (United Club-Torino)
TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI (Sherwood Festival-Padova)
AFRICA UNITE + ZEN CIRCUS & NADA + A TOYS ORCHESTRA SABATO 12 GIUGNO 2010
BAD RELIGION (Alcatraz-Milano)
SABATO 19 GIUGNO 2010
+ CUT + KALWEIT AND THE SPOKES
BABYSHAMBLES + ELLIE GOULDING (Piazza Castello-Ferrara)
+ CRIMINAL JOKERS & More (Circolo Magnolia-Segrate-MI) E-FORCE (EX VOIVOID) (United Club-Torino)
SKA-P (Villa Serra-Genova)
MINISTRI (Manin Rock Festival-Montebelluna-TV)
MOTEL CONNECTION (Fuori Tutti-Settimo Torinese-TO)
U.N.K.L.E. (Parco Petrarca-Bolzano)
BUD SPENCER BLUES EXPLOSION (Mercati Generali-Catania) MOTEL CONNECTION (Bastioni del Vallo -Verona)
THE FUTUREHEADS (Stadio del Rugby-Monza)
ALIBIA (Black Out Rock Club-Roma)
LINEA 77 (Sound Vito-Legnago-VR)
DEVENDRA BANHART (Villa Ada-Roma)
ELIO E LE STORIE TESE (Castello-Legnano-MI)
PUNKREAS (Festival-Ittiri-SS)
LINEA 77 (Sputnik Festival-Castelmaggiore-BO)
LINEA 77 (Rock Tv Night-Genova)
VALLANZASKA (La Sbiellata Festival-Olgiate Molgora-LC) APRES LA CLASSE (Lazzaretto-Bergamo)
PUNKREAS (Villa Serra-Genova)
SUD SOUND SYSTEM (Sherwood Festival-Padova)
LUNEDI' 21 GIUGNO 2010
ROD STEWART (Arena-Verona)
VALLANZASKA (Claudun Festival-Chiuduno-BG)
PUNKREAS (Festa della Birra-Finale Emilia-MO)
MARTEDI' 22 GIUGNO 2010
DEFTONES + LINEA 77 (Colonia Sonora-Torino)
MERCOLEDI' 23 GIUGNO 2010
PET SHOP BOYS (Cortile del Castello Visconteo-Pavia)
LINEA 77 (Festa della Birra-Cava Manara-PV)
STEFANO BOLLANI (Sherwood Festival-Padova)
PUNKREAS (Claudun Fest-Chiuduno-BG)
GIOVEDI' 24 GIUGNO 2010
LCD SOUNDSYSTEM + !!! (Piazza Castello-Ferrara)
VENERDI' 25 GIUGNO 2010
JULIETTE LEWIS (Villa Serra-Genova)
KILLSWITCH ENGAGE + DEVILDRIVER
+ FEAR FACTORY CRAZYFISTS (Parco della Certosa -TO)
MOLTHENI (Arè Rock Festival-Barletta-BA)
ELIO E LE STORIE TESE (Campo Sportivo-Indicatore-AR)
99 POSSE (Sherwood Festival-Padova)
STATUTO (Festa della Birra-Asola-MN)
UFOMAMMUT + ELETTROFANDANGO (Low Rock Fest.-Brescia)
SABATO 26 GIUGNO 2010
MARILLION (Piazza del Municipio-Mogliano Veneto-TV)
TRICKY (Auditorium Parco della Musica-Roma)
LORDI + AMON AMARTH + DEVIN TOWNSEND PROJECT
BEHEMOTH + ORPHANED (Parco della Certosa -TO)
ELIO E LE STORIE TESE (Piazza San Vittore-Rho-MI)
BUD SPENCER BLUES EXPLOSION (Vascon Festival-Vascon-TV)
PUNKREAS (Ippodromo-Firenze)
THE FIRE (Gess In Rock-Gessate-MI)
GIOVANNI ALLEVI (Parco Ducale-Parma)
LINEA 77 (Rock Planet-Pinarella di Cervia-RA)
DOMENICA 27 GIUGNO 2010
MOTÖRHEAD + RATT + BULLET FOR MY VALENTINE
+ SOULFLY + ANVIL + CANNIBAL CORPSE
+ STEEL PANTHER + UDO + LABYRINTH + SABATON
(Parco della Certosa Reale-Collegno-TO)
LUNEDI' 28 GIUGNO 2010
MOTÖRHEAD (Villa Manin-Codroipo-UD)
STONE TEMPLE PILOTS (Palalido-Milano)
MARTEDI' 29 GIUGNO 2010
SLAYER + THE HAUNTED (Alcatraz-Milano)
GOTAN PROJECT (Piazza degli Scacchi-Marostica-VI)
ELIO E LE STORIE TESE (Auditorium Parco d Musica-Roma)
SOUND & VISION
MEDIAPARTNER
OCCASIONAL DISASTER BOOKING
SHERWOOD FESTIVAL
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GRINDINGHALT CONCERTI
OOZER
INTO THE PIT - LUGLIO 2010
MERCOLEDI' 30 GIUGNO 2010
SLAYER + THE HAUNTED (Alcatraz-Milano)
TEATRO DEGLI ORRORI (Sherwood Festival-Padova)
GIOVEDI' 1 LUGLIO 2010
RAMMSTEIN (Castello Scaligero-Villafranca-VR)
MOLTHENI (Rock Island-Bottanuco-BG)
VENERDI' 2 LUGLIO 2010
BAUSTELLE (Sherwood Festival-Padova)
MINISTRI (Ne Pas Couvrir-Bucine-AR)
VALLANZASKA (Extempora Festival-Conselve-PD)
SABATO 3 LUGLIO 2010
AEROSMITH + THE CRANBERRIES + STEREOPHONICS
+ PLAN DE FUGA (Parco San Giuliano-Venezia)
MINISTRI (Saphari Summer Fest-Milano)
LN RIPLEY + ATARI (Ne Pas Couvrir Festival-Arezzo)
SOUND & VISION
NIGHTCLUBBING
@
DOMENICA 20 GIUGNO 2010
DEVENDRA BANHART (Arti Vive Festival-Soliera-MO)
GANG (Parco Matilde-Carpineti-RE)
LINEA 77 (Lustando Festival-Lu Monferrato-AL)
THE FIRE (Lustando Festival-Lu Monferrato-AL))
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cuore e per le orecchie! Dal lunedì
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genere: il venerdì concerti live, il Sabato
rock puro al primo piano, e musica
elettronica nell’ Electric Ballroom. Avete
presente la pubblicità “cosa sarebbe il
mondo senza la Nutella?”
Decisamente si abbina a “cosa sarebbe
Bassano senza lo Shindy!”. Enjoy! .
Aperto Venerdì e Sabato
Alla mattina ottime colazioni a base di
spremute di frutta fresca, a
mezzogiorno e sera a far compagnia
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Vivace ed eclettico, WAVE Café vive
dalla colazione del mattino
all'ultimo cocktail della notte. Ottimi
il ristorante e la pizzeria. DJ nel
weekend, musica dal vivo coming
soon e tutte le ultime novità gaming
da provare sprofondati su morbidi
divani.
Dentro le bellissime e storiche mura
del Castello Scaligero di Marostica
un'ambiente moderno, raffinato ed
elegante, in contrasto con l'area
circostante ti affascinerà per il calore
che trasmette, Monia ti conquisterà
con la bontà dei suoi “spunciotti”, le
bellissime Lorena e Vania per la
classe con cui servono tutte le
bevande. Un piacevole giardino estivo
con vista Castello Superiore sarà
presto reso operativo anche d'inverno
per dare, a chi desidera fumare e bere
all'aperto, un po' di comfort.
Tra un mix perfetto di pezzi di design
vintage anni ’50-’70 e di elementi
tradizionali, Giovanna ha creato un
locale unico nel suo genere, dove si
respira un’atmosfera d’altri tempi.
Pensare di essere arrivati in un
esclusivo jazz club in una grande
metropoli non è un azzardo! Cucina
creativa, arte, musica il mix perfetto
per un locale che vi darà mille
emozioni tutte indimenticabili!
VIA GAMBA - BASSANO D. G.
Un tributo in stile "bacaro venesian"
al mitico Freak Antoni, situato in
una delle vie più movimentate e
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parcheggio sia di fronte che a lato, e
arredato in modo un po' kitsch è
particolarmente gradito ai giovani per
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sempre allegra, ravvivata dalle
bellissime ragazze che vi aspettano
sette giorni su sette dalle 06 del
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Insalatone e snack veloci adatti a
tutti i gusti.
Zweibar Ist Wunderbar! Ristorante non
convenzionale con menù che cambia
spesso e accompagnato da ottimi vini.
Cocktail fatti a regola d' arte e snack
diversi dai soliti, in più...... la Nostra Musica
(vedi Rock Cafe). Per l' Aperitivo.... dal
cicchetto, all' affettato al coltello, fino al
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comodo parcheggio Zweibar è aperto
dal Mercoledi alla Domenica dalle 17.30
alle 2.00. Prenotazioni allo 0423/952761.
Ambara ba chi! Chi! Coko! Questa
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San Liberale dove non si sta per
niente male ...
New Age Club è il rock club più esclusivo
della parte nord-orientale della penisola.
new age club è totale garanzia di
professionalità e visibilità per gli artisti
affermati da tutto il mondo. new age
club è trampolino di lancio per le nuove
realtà musicali. new age club è lo spazio
di divertimento notturno senza vincoli
anagrafici. lo staff del new age club vi dà
il benvenuto per una nuova elettrizzante
stagione di live allo stato puro!
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Dal '91 il "ROCK" è indiscusso punto di
riferimento per tutti quelli che (scusate
lo snobbismo) la musica la sentono un
po' di più. Precursori della DJ CULTURE i
due fratellini preparano con i loro super
collaboratori anche ottimi drink. Ricerca
e coerenza sono alla base del bel
connubio tra passato, presente e futuro
che ha vita in questo posto. Dal Martedi
alla Domenica dalle 17.30 alle 01.00
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Ultima citta' libera del cult movie
Matrix, contestualizzando nel proprio
territorio il significato che il film da' di
essa. Spirito di liberta' culturale, voglia
di rinnovamento socio-comunicativo,
promuovere le migliori espressioni
artistiche nazionali ed internazionali.
La programmazione del Circolo e'
concentrata sulle serate del venerdi' e
del sabato con concerti dal vivo e Dj
Sets a seguire. Ogni Venerdi' e Sabato:
Apertura Circolo: ore 22:00
Lo scenario cosmopolita di ASHA è
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cui emozioni e sapori si ampliano in
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ASHA offre un'esperienza memorabile
in cui decor, illuminazione, acustica,
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globale che avvolge e coinvolge
chiunque. L'ospite è cuore pulsante e
protagonista, anima di in un ambiente
dall'appeal internazionale.
Da qualche anno a questa parte si
sta affermando come uno dei punti
di ritrovo per la Treviso alternativa,
quella che cerca lo spirito
dell'osteria, magari con qualche
accorgimento, ma senza snaturare
lo stile easy dei bei vecchi tempi.
La location è ricca d'atmosfera, in
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mura. Al Ven e Sab concerti
d’autore e dj set sempre ricercati.
Via Ponticello 40 - Molvena (Vi)
INFO : 345/2758203
“Archie Bronson” exclusive interview di Stefano Bartolotta
ARCHIE BRONSON
In occasione del live degli
Archie Bronson Outfit a Milano
dello scorso 21 aprile, concerto
davvero travolgente e ricco di
personalità, così come lo è il
loro ultimo “Coconut”,
abb i a m o i n c o n t rat o i l
batterista Mark Cleveland.
Ecco una selezione delle
risposte più interessanti che
ci ha dato. Scusami se inizio
con una domanda che
probabilmente vi sarà stata
gi à fat t a m o l t e vo l t e
ultimamente, però è una
curiosità che la gente
probabilmente vuole sapere.
L'ultimo disco pubblicato
prima di questo “Coconut”
risale al 2006, quindi quattro
anni fa. Come mai è passato
così tanto tempo tra un album
e l'altro? Intanto perché non
abbiamo mai sentito alcuna
fretta di concludere alcunché,
poi anche perché io e Sam, il
cantante, abbiamo avviato un
progetto parallelo chiamato
The Pyramids, con il quale
abbiamo pubblicato un disco
nel 2007 per la Domino (la
stessa etichetta della band
principale ndr). Quest'altro
gruppo era composto soltanto
da me e lui e propone musica
piuttosto pesante e molto
suonata in presa diretta, con
canzoni registrate anche in 10
minuti in totale. Poi con gli
Archie Bronson Outfit abbiamo
continuato ad andare in tour
per tantissimo tempo in tutto
il mondo, dopodiché, quando
abbiamo effettivamente
iniziato a registrare questo
disco nuovo, ci è voluto tanto
tempo perché abbiamo fatto la
spola tra l'Inghilterra, dove
abbiamo suonato le canzoni, e
gli Stati Uniti, dove invece ci
siamo occupati del mixaggio. E
poi abbiamo anche fatto dieci
video diversi da abbinare
ognuno ad una canzone del
disco, e chi compra l'edizione
con il DVD li può vedere. Il
vostro suono è molto più ricco
e complesso rispetto al
passato. Questo è avvenuto
per via di un cambiamento nel
vostro gusto musicale o
s e m p l i c e m e n t e p e rc h é
avevate voglia di provare a fare
qualcosa di diverso? Per via di
entrambe le cose. Volevamo
sicuramente fare un disco di
una tipologia diversa rispetto
agli altri due, e anche da quello
che io e Sam abbiamo fatto
con i Pyramids. Volevamo un
suono nuovo, volevamo
sperimentare, ci abbiamo
messo tanto perché volevamo
definire un suono che
piacesse a tutti noi, è facile
per ognuno di noi trovare un
suono che apprezziamo, però
se gli altri lo odiano non serve
a niente. Abbiamo poi voluto
ottenere una rigenerazione
collettiva della band, poi certo,
ci piacciono molte più cose
rispetto a quattro anni fa, ci
siamo interessati ad altri tipi
di musica e di conseguenza
abbiamo ampliato le nostre
influenze. Non è facile trovare
gru p p i s i m i l i a vo i
attualmente, e questo mi fa
pensare che probabilmente vi
sentite più liberi nella ricerca
di un vostro percorso perché
non ascoltate nulla da gruppi
che propongono cose nuove
che potrebbero influenzarvi.
Non ci siamo mai sentiti
condizionati da quello che
accade intorno a noi. Abbiamo
avuto le nostre influenze in
passato, ci siamo ispirati a
cose diverse per questo disco,
ma non ci siamo mai sentiti
parte di alcuna scena. Trovo
che la nostra forza nasca dal
fatto che ci conosciamo da
tantissimo tempo, ci siamo
incontrati tutti insieme che
avevamo 12 anni, quindi sono
circa vent'anni che ci
37
conosciamo, non abbiamo
dovuto frequentarci per
formare una band, ma la band
è nata dalla nostra amicizia
già consolidata. Credo che da
parte nostra la voglia di fare
qualcosa di nuovo, bello, che si
adatti a tutte le nostre diverse
personalità e che ampli i
nostri confini nasca proprio
dalla passione che è insita
nella band stessa. In passato i
vostri dischi erano registrati
per la stragrande maggioranza
in presa diretta, però prima
hai detto che per questo
avete passato molto tempo a
lavorare al mixaggio. Abbiamo
sempre registrato le canzoni
suonandole insieme noi tre,
però poi abbiamo passato
molto più tempo che in
passato a lavorare alla
produzione, tra l'altro non per
tutte le canzoni, ma per
alcune, nelle quali abbiamo
ricreato alcune cose rispetto a
come erano venute dopo che
le avevamo suonate. Questo è
un disco molto più da studio
rispetto agli altri due. Prendi
per esempio “Magnetic
Warrior”, la prima canzone: la
parte in cui suoniamo noi tre
ci abbiamo messo dieci minuti
a registrarla, è molto live
come concezione, anche
perché l'abbiamo creta con
una forma molto libera, non ha
una struttura, ma solo un
groove; poi però c'è stato un
lavoro simile a quello che si fa
nella dance music, ovvero
inserire dei suoni sopra
q u e s t o gro ove. E '
semplicemente un tipo di
approccio diverso.
(L’intervista completa su
www.soundandvision.it)
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“Exclusive Interview” di Ilaria Rebecchi (VI)
ZERO IN ON
Svizzeri, amanti dei Beatles, e
molto più! Dalla Svizzera con
furore: quale la scena musicale
del vostro paese? A dir poco
difficile! In Svizzera ci sono 4
lingue ufficiali che implicano
anche culture differenti e noi,
come minoranza, siamo messi
davvero male. In Ticino
mancano locali per la musica
live e oltrepassare le alpi per
noi è più difficile che andare
all'estero. “The Oblivion Fair”,
“Pillow Talk” e ora “Silly Lilly”:
differenze, somiglianze e
particolarità? A primo acchito i
3 album possono sembrare
abbastanza diversi: “The
Oblivion Fair” (la fiera
dell'oblìo) un po' cervellotico,
molto onirico e surreale, “Pillow
Talk” (discorsi da cuscino) ha
delle ombre dark, un po'
melanconiche, ed è molto
poetico. “Silly Lilly” (Frivola Lilly)
è più diretto, forse spontaneo.
In tutti i CD, però, è
riconoscibilissimo il nostro stile,
il power e soprattutto la
timbrica vocale. Entriamo nello
specifico di “Silly Lilly”: un
concentrato di rock di matrice
ora garage e ora brit… Ci fa
piacere che tu descriva così
l'album perché era proprio
quello che volevamo ottenere.
Tutti gli strumenti che
compongono l'arrangiamento
(ottoni, pianoforte, fisarmonica)
sono suonati dal vivo; non si
tratta quindi di campionamenti.
A b b i a m o a n c h e u s at o
strumenti, amplificatori e
microfoni “vintage”, suonando
chitarra, basso e batteria in
presa diretta. I sintetizzatori
inoltre sono completamente
analogici. Tutto questo per
o t t e n e re q u e l s ap o re
garage/brit/rock. E che mi dite
dei testi? Da cosa sono ispirati?
Come tutto di questo album,
anche i testi possiedono
“fragranze” anni '60. C'è per
esempio un chiaro riferimento
alla guerra nel Vietnam, nella
lettera a un figlio mai nato (Sgt.
Dylan Sand), in Welcome to the
Moon si parla dello sbarco sulla
Luna, Cherry Blossom è una
ballata d'amore con parole
mielose d'altri tempi… La cover
beatlesiana vi ha resi noti al
grande pubblico. Come è stato
rapportarsi con un tale colosso
della musica? Ti racconto un
aneddoto. Pur conoscendo
molte canzoni dei Beatles, non
avevamo mai sentito “While my
guitar gently weeps”. Un nostro
amico ci ha consigliato questo
pezzo e abbiamo scaricato
accordi e testi da internet. È
nata così la nostra versione,
piena di pianoforte :o) Quando
p o i abb i a m o a s c o l t at o
l'originale, ci siamo accorti che
la libertà di non conoscere il
pezzo ci ha davvero permesso
di esprimerci al massimo.
42
Naturalmente ci sentiamo
onorati di aver così omaggiato
un gruppo storico come i 4 di
Liverpool. E le vostre influenze?
Sembrerebbe scontato dirti
che siamo influenzati da tutto,
ma è la verità. A parte che noi 3
abbiamo gusti musicali molto
diversi, siamo anche tutti
pronti ad ascoltare qualsiasi
genere e anche a trarne, se del
caso, esempi da seguire o da
evitare. Eh sì, ci sono anche
tanti esempi da evitare come il
morbillo! Si legge che all'inizio
della vostra carriera foste
principalmente amanti di
metal, rock ma anche di
musica classica… È vero, ma
anche ora puoi trovare aneliti
di tutti questi generi qua e là
nei nostri pezzi. La scena
dell'indie oggi: tutti ne parlano,
tutto sembra indie, ma cosa lo
è davvero? In realtà, Indie,
starebbe per indipendente,
cioè non legata a una casa
discografica (quasi sempre
una condizione, più che una
scelta) :o) Ora invece, Indie è
diventato un genere. Però
guarda, con le denominazioni
oggi non ci si capisce più
niente. L'altro giorno ho sentito
un animatore di non so più
quale radio dire che se dici
punk/rock è una cosa, mentre
se dici rock/punk è un'altra.
Quindi diciamo che facciamo
rock punto e basta. :o). E cosa
potrà essere in futuro la
naturale evoluzione della
musica? Oltre l'elettronica?
Noi speriamo con tutto il
nostro cuore che ci sia una
rivalsa degli strumenti,
suonati dal vivo, con quel sano
sudore fatto dal calore del
pubblico, dell'adrenalina e
delle luci del palco! :o) Un live
ELISA
PalaFabris Padova - 07/05/2010
di Alice Lago
Ho sentito parlare di artisti, ma
vederne all'opera, vederli coi miei occhi,
ritrovarmi a dominare i brividi che
corrono lungo la schiena, beh, quello
no. Artisti a 360 gradi, di quelli che
sanno cantare, che sanno interagire,
che saltano, ballano, improvvisano,
recitano, che parlano con il loro
pubblico. Elisa Toffoli, conosciuta
semplicemente come Elisa, ha fatto
spettacolo. Due ore piene, gonfie di
voce, di cuore, di musica, di anima.
Gonfie di lei, di emozioni e di
professionalità. Al giorno d'oggi, dove
spesso la musica è solo un contorno, a
volte pure insipido e scadente,
assistere ad un concerto che inizia
scandendo i battiti del cuore (si, il tour
di Elisa prende il nome dal suo ultimo
album, Heart) e si articola alternando
attimi di presente, a note passate, è
una vera sorsata di serenità. Il
PalaFabris, inutile dirlo, era zeppo. Un
pubblico neutro, un pubblico
emozionato. Elisa è matura, Elisa è
mamma, Elisa è sempre una grande
cantante. Instancabile, potente,
coinvolgente e leggera. Quattro
aggettivi per descriverla. Elisa è riuscita
tanto desiderato? E una
collaborazione? Noi siamo
assetati di live. Voi chiamateci,
noi veniamo :o) Siamo andati
fino a Los Angeles, Brighton e a
fine mese andiamo a San
P i e t ro b u rg o … N U L L A c i
spaventa! Collaborazioni? 2
sogni nel cassetto: David
Bowie e Gianna Nannini.
a creare una sinergia con il suo pubblico,
eravamo “noi” i protagonisti, e lei la
spettatrice, di un evento che si è rivelato
più di un concerto. Coreografie di Luca
Tomassini e ballerini che sembravano
usciti dai libri delle fiabe e dai video
musicali che si vedono in tv, i suoni
distinti di musicisti professionisti (il
compagno e da poco papà Andrea
Rigonat, anche produttore oltre che
chitarrista, basso, tastiere, batteria), una
giovane mamma dalla voce chiara, dalla
voce fresca. Elisa e il suo Cuore, un tam
tam, un battito recente, e uno passato:
Luce, Heaven out of Hell, Eppure sentire
(un senso di te), Stay, Una poesia anche
per te,Dancing e gli ostacoli del cuore...,
tutte rigorosamente cantate dal
pubblico. Elisa non si lascia vincere dalla
prepotenza, Elisa condivide i suoi
pezzettini di puzzle, la sua storia in
musica, la lascia vivere e ci lascia
intensamente emozionare. E ci appare
naturale, rimanere sospesi a mezz'aria
come le sagome bianche che volteggiano
tra una canzone e l'altra; ci pare di essere
noi, dentro a quel quadro fantastico e un
po' retrò, scattoso e vagamente dal gusto
british che riempie la scena di una
canzone, sempre inglese, sempre nuova,
sempre nitida; ci sentiamo assorbiti dagli
ombrelli psichedelici, e non passa
inosservata ai nostri occhi la pioggia di
stelle filanti argentate che sbrilluccicano
sul palco, e un po' più giù. Elisa,
rockettara e romantica. Elisa, genuina,
amica, compagna, unica. Elisa,
semplicemente e solamente una parola.
Artista.
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“Bedroom Revolution, vinili da collezionare” by Sir Taylor (VE)
stereo; purtroppo vengono
The BEATLES “Sgt Pepper's L.H.C.Band” vendute
a cifre troppo alte se
Parlophone PMC/PMCS7027 - UK Giugno 1967
Ormai son passati 33 anni
dalla data di pubblicazione
originale. Le curiosità ed
aneddoti sulle registrazioni
d e l l ' a l b u m l e t rovat e
in'Summer of Love' di G.
Martin, 'in Beatles in session'
o n e l l a l o ro b i o gra fi a
ufficiale.Trattandosi di un
album conosciuto dò per
s c o n t at o m o l t e c o s e
dedicandomi praticamente
solo alla collezionabilità e
alle edizioni che vale la pena
avere. Assieme a 'Pet sounds'
è in assoluto uno degli album
che è obbligatorio avere. Ma
quale edizione? Iniziamo con
la considerazione che
essendo una band inglese le
s t a m p e o ri gi n a l i p i ù
collezionabili sono quelle
inglesi. La copertina invariata
nel mondo rispettando la
grafica originale ha una sola
eccezione che riguarda la
Cina: una foto close up dei fab
four dalla cover orig. e credo
escluda i testi nel retro, il
disco è in vinile rosso come la
stampa giapp. Non molto
costosa ma postuma e non
molto interessante se non
per completisti. Evitare pure
le stampe americane che per
un errore di mastering della
capitol avevano una pessima
qualità sonora con un poca
dinamica e suono ovattato. In
Europa la stampa italiana
risulta essere secondo me la
più interessante con una
label Parlophone vecchio stile
nero/argento che è un
capolavoro di per sé. Esistono
copie mono (più comune) e
confrontate alle inglesi.
Quindi se non trovate l'affare
(copia EX a 40/50e.) meglio
lasciar perdere! Veniamo
dunque alle edizioni inglesi.
Quella originale ha la label
nera con logo giallo e scritte
in argento; la ristampa di
qualche anno dopo aveva una
grafica molto diversa ed
ovviamente è molto più
comune. Il riferimento è la
stampa monofonica perché i
Beatles fino all'album bianco
hanno sempre mixato in
prima persona prima in
mono.Il mixaggio stereo
ve n i va fa t t o q u a l c h e
settimana o mese dopo da
tecnici ed ingenieri della EMI
senza ascolti di controllo del
gruppo! La matrice originale
XEX637-1e 637-2 YEX per la
stereo) aveva delle ulteriori
sigle per disinguere la
tiratura con delle lettere e dei
numeri che variavano ogni
300 copie stampate (ex:4 APR; 7-ARM). Questo
determina delle notevoli
lievitazioni nel prezzo.
Notare che la stampa
originale stereo è molto più
rara della monofonica avendo
venduto molte meno copie
nel 1967 tuttavia non supera
le 80£. Forse perché Lennon
ha sempre sottolineato che il
mix migliore per qs album è il
monofonico. Notare che
comunque i take sono gli
stessi solo mixati
46
diversamente ma tant'è che
'Lucy in the sky' ha velocità
diverse nelle due edizioni per
non parlare del num di
battute di batteria di'Sgt
Pepper reprise' o gli effetti di
'Being for the benefit. 'Sono
due album notevolmente
differenti come accadrà per il
White album! Esistono copie
con etichetta variata (grossa
d ep re s s i o n e c e n t ra l e )
stampate dalla decca per
soddisfare le tantissime
prenotazioni inattese. Sono
rarissime. Molta attenzione
và data pure alle copertine. La
p ri m i s s i m a t i rat u ra ,
ovviamente per l'edizione
mono, aveva il flipback
interno con la scritta ”fourth
proof”(quarta prova) che
forse non doveva neppure
essere usata! Nel retro il
m a r c h i o
d i
“Garrod&Lofthouse patents
pending”. Il bordo spalla
(spine) può essere più o meno
largo (quello largo è il più
raro). Esistono inoltre due
grosse variazioni sulla qualità
della carta più o meno lucida
che determina una vividezza
diversa nei colori (stampa
lucida molto rara). L'edizione
originale aveva un foglio
ritagliabile con il sgt pepper
ed una busta interna colorata
molto psych subito imitata da
altre band! Per queste
edizioni potreste arrivare a
spendere 150-200gbp. Se
amate la musica dei Beatles
sono ben spesi credetemi.
“I’m old & my movies too” by Dj D (VI)
SALO’ - LE 120 GIORNATE DI SODOMA
marchese De Sade e con una
struttura a gironi come una
sorta di Inferno dantesco,
Pasolini non arretra di fronte a
nulla e ci consegna una
tremenda denuncia del potere
e della dittatura come fonti di
ogni iniquità e nefandezza
dalla quale niente, nemmeno
la Chiesa, si salva. L’uomo, sia
vittima che carnefice, ridotto a
bestia o peggio, senza
possibilità di riscatto. Le scene
di coprofagia sono tra le più
sconvolgenti mai viste; e
pensare che molte altre scene
pensate non sono neanche
Pasolini ha concepito questo film, dunque, in un momento storico
state girate. L’unico episodio
in cui percepiva lucidamente, attraverso tutto ciò che stava accadendo della “trilogia della morte” che
attorno a lui (la violenza, la corruzione, la caduta verticale dei valori, Pasolini aveva ideato di
l'imposizione di miti consumistici,l'omologazione sociale e culturale).
E il film che rappresenta nasconde il fascismo dell'era
metaforicamente il potere globale, un fascismo non piu di
nella società capitalistica. Salò stampo politico, dato che la
spiega usando allegorie e politica e morta, ma di stampo
metafore, il rapporto che ha il economico, per dirla con
potere con le persone che gli p a s o l i n i , n e l l a s o c i e t à
sono sottoposte, un rapporto capitalistica globalizzata in cui
metaforicamente sadista, de v iv i a m o t u t t o d ive n t a
sade è solo un pretesto per mercificazione, anche il sesso
esternare tutta la sofferenza e la morte, protagonisti numeri
di Pasolini per una società 1 della televisione che ci rende
irrimediabilmente votata al tutti complici, vittime e
consumismo piu sfrenato, carnefici compiaciuti.Nel
anche i 3 gironi danteschi sono 1944/45 quattro gerarchi
solo un pretesto, e lo si capisce fascisti imprigionano in una
bene dai nomi dei gironi, villa alcuni ragazzi e ragazze
quello delle manie, della per soddisfare le loro
m e rd a e d e l s a n g u e, perversioni psicopatologiche,
guardando il film sembra di eccitati dalle fantasie erotiche
vedere un tg dei nostri giorni, il di tre narratrici. Un film che ha
teatrino del sesso e della l’impatto di una mazzata nel
morte, una democrazia che corpo: rielaborando i fatti della
sotto la sua maschera Storia con i racconti del
49
realizzare, simmetricamente e
specularmente alla
precedente “trilogia della
vita”, è, però, fin troppo
estremo ed è sicuramente
penalizzato da una visione non
piacevole, se non proprio
insostenibile – anche se
questo era l’intento del
sempre provocatorio autore.
Con un soave sottofondo
musicale (musica sacra di Carl
Orff) che aumenta l’angoscia e
l’oppressione. Può piacere o
disgustare, ma non può non far
discutere e questo gli rende
merito. In confronto, Full Metal
Jacket è un film per bambini.
Troppo semplice
consigliarvelo oggi.
TAVERNA
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CinePreView di Ilaria Rebecchi
thounds.com
PROFILI MUSICALI PER UN NUOVO SOCIAL NETWORK A BASE DI NOTE
Valentin Bulgakov (James
McAvoy) è il giovane casto,
t i m o rat o s e gre t a ri o
personale affidato a Lev
Tolstoj dall'intellettuale e
suo promotore Valdimir
Chertkov, intento a far
devolvere allo scrittore più
famoso della Russia di inizi
del '900, tutti i diritti dei
suoi romanzi all'intero
popolo russo. Valentin,
forzatamente costretto, per
lavoro, a trasferirsi nella
tenuta nobiliare di Tolstoj,
verrà travolto dalla famiglia
del genio della letteratura,
s p ro n at a d a l l ' a r z i l l a
passione vitale del suo
a s s i s t i t o e d a l l ' a m o re
inaspettato che lo trafigge
p e r l a gi ova n e, e d
emancipata, Masha.
Una pellicola divertente e
storica al contempo, che trae
ispirazione dal romanzo di
Jay Parini, per la regia di
Michael Hoffman, dove la
contessa Sofja Andreyevna
(un'impressionante Helen
Mirren), moglie, assistente e
mu s a i s p i rat r i c e d e l l o
scrittore porta avanti una
personale ed animosa guerra
contro Chertkov, tra le
esasperazioni della nobiltà
russa dell'epoca, la vena
creativa di una delle più
eminenti penne della storia
della letteratura e il contesto
storico e sociale di contorno
ad una pellicola già vincente.
Thounds è un nuovo social
network, startup italiana che
sta crescendo in H-Farm, e sta
rivoluzionando la maniera di
fare musica, si basa sulla
condivisione di progetti
musicali. Chiunque può
partecipare e da ogni parte del
mondo, si usa il web per non
avere limiti di spazio ed
azzerare le distanze. La musica
rappresenta forse il più
universale dei linguaggi ed in
ogni angolo di questo pianeta,
qualcuno, in ogni singolo
istante, usa la musica e
compone dei suoni, da libero
sfogo alla propria creatività.
Thounds è un progetto
”The Last Station”
collaborativo, un social network
Cast: James McAvoy,
musicale che prende sul serio
Christopher Plummer, Helen Mirren, l'atavica attitudine che porta
Paul Giamatti, Anne-Marie Duff,
ogni individuo ad esprimersi
Kerry Condon, Patrick Kennedy.
attraverso i suoni e la musica,
Regia: Michael Hoffman
non ci sono limiti di età e di
Durata: 112'
casta ed il progetto è pensato
per musicisti di ogni genere o
semplici amatori, l'importante e
che si interagisca attraverso la
musica Francesco Fraioli è il
fondatore e product manager di
Thounds, ha risposto ad alcune
domande riguardo a questo
innovativo e rumoroso progetto.
Cosa è Thounds? “Thounds è
un registratore musicale
accessibile via web. Permette di
catturare in ogni momento le
proprie idee musicali. Lo scopo
è quello di definire un nuovo
modo di comporre musica in
maniera estemporanea, senza
l'utilizzo di strumenti sofisticati
per la registrazione e l'editing
del suono, ovviamente
ap p o ggi a n d o s i s u u n a
community di utenti dalla
provenienza geografica più
svariata. In poche parole un
utente registra il suo pezzo
“Welcome into the new electronic era” di Nicola Machetti
musicale e utenti da tutto il
mondo possono aggiungere la
loro parte, il risultato sarà del
tutto inaspettato.” Come e
quando nasce Thounds, e quale
è l'idea che sta alla base di
questo progetto? “Thounds
nasce all'Università, alla Facoltà
di Design e Arti dello Iuav di
Venezia. Thounds era il progetto
che ho portato come tesi di
laurea nella primavera del 2008.
H-Farm nel 2009 mi ha dato
l'opportunità di realizzare
veramente quello che era solo
su carta ed ancora sotto forma
di prototipo. Il progetto prende
forma attorno ad un concetto
centrale: riuscire a far
comunicare persone di paesi
diversi attraverso la musica.”
Quali sono le sue potenzialità e
cosa rende Thounds innovativo?
“Lo scopo di Thounds è quello
di portare il linguaggio musicale
anche a gruppi di utenti che per
timidezza magari, non si sono
mai espressi musicalmente. Il
vero valore innovativo di questa
piattaforma sta proprio nel
modo in cui avvengono le
collaborazioni. Gli utenti
suonano insieme per il gusto di
suonare. I brani che stanno
nascendo in Thounds è come
se fossero degli sketch musicali.
Gli utenti, quando suonano
insieme, agiscono come se
s t e s s e ro fa c e n d o u n
brainstorming di suoni.”
Thounds è un progetto che si
basa sulla condivisione di
contenuti musicali, come questi
contenuti vengono generati,
condivisi ed organizzati?
“Questi brani (detti anche
thounds) possono essere
totalmente pubblici, quindi
chiunque, in tutta la community,
potrà collaborare; possono
essere inoltre aperti solo a dei
determinati contatti, per
esempio se un utente volesse
collaborare solo con un gruppo;
oppure totalmente privati. Ogni
thound viene vestito con delle
etichette testuali o visive che
aiutano la loro catalogazione.”
Quali sono le possibilità, relative
alla creazione di nuovi
contenuti, per un social
network come Thounds?
“Tornando al processo di
creazione, uno degli obiettivi di
Thounds è quello di avvicinare
gli artisti al loro pubblico. Infatti
abbiamo iniziato a coinvolgere
cantanti e musicisti del mondo
della musica, per proporre loro
un nuovo modo di promozione
che prevede l'interazione diretta
dell'artista con il proprio fan.
L'artista coinvolto potrà in
questo modo ascoltare e
valutare il lavoro dei propri fan.
Tutti questi contenuti poi
potranno essere inoltre veicolati
o distribuiti su altre piattaforme,
sempre tutelando ovviamente il
lavoro di ogni singolo utente.
Questo è un esempio
http://thounds.com/artists/ebo
nybones dove gli utenti di
Thounds hanno la possibilità di
suonare con Ebony Bones.”
Thounds sembra avere tutte le
carte in regola per innovare nel
settore della produzione
musicale, di quella produzione
che viene dagli utenti, una
ricchezza difficilmente
concentrabile e trasmissibile
attraverso altre piattaforme.
L'attuale scenario musicale,
visto sotto il profilo della sua
produzione e distribuzione di
contenuti, sta cambiando,
molto velocemente. La musica
non viene più solamente
proposta dall'alto delle grandi o
piccole case discografiche, ma
sempre più si assiste alla
nascita ed alla diffusione di
progetti che partono dal basso,
che vengono fuori dalla
community di utenti. La musica
sta passando da uno stato di
prodotto a quello di servizio,
dove cioè chi ama la musica
cerca non solo di acquistare un
cd o un vinile, oggetti rari,
destinati a divenire preziosi
cimeli da possedere e di cui
essere orgogliosi, ma la
possibilità di avere sempre con
se la sua musica preferita, ed
e s s e re c o s t a n t e m e n t e
aggiornato sulle novità dei
generi che più preferisce. Gerd
Leonhard è un Media Futurist,
Autore e Blogger tra i più
seguiti, soprattutto dalle
industrie della Musica e della
Pubblicità, sul suo “Music 2.0”
a f fe rm a c h e : “ C re d o
fermamente che stiamo
entrando in un futuro di music
l i ke wat e r b a s at o
semplicemente sul fatto che:
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oggi ci sono sempre più
persone, in sempre più posti
nel mondo, che fanno musica
con un crescente entusiasmo
e determinazione come mai
prima d'ora era accaduto. A
seconda del loro background
culturale usano una miriade di
differenti modi per ottenere
ciò che vogliono. Inoltre, da un
punto di vista più ampio, la
t ra d i z i o n a l e i n d u s t ri a
d i s c o gra fi c a s e m b ra
semplicemente non essere più
'Invitata alla festa'. La linea
fondamentale è che il sempre
c re s c e n t e p o t e re d e i
consumatori ha iniziato ad
influenzare anche l'industria
della musica, ed una grande
maggioranza di questi
consumatori ha iniziato a
decidere su come ottenere e
creare il proprio
intrattenimento musicale.”
Questo crescente ruolo degli
utenti è in gran parte dovuto
sia allo sviluppo della rete, dei
nuovi media digitali, sia alle
infinite possibilità che oggi
vengono offerte, anche nel
settore della musica, dai social
network e dalle community
presenti sul web. Sempre più
utenti chiedono oltre ad
ascoltare di essere ascoltati,
ed un social network che fa
della musica il proprio
linguaggio principale, diviene
un potente strumento di
condivisione dove si conversa
con le note oltre che con le
parole. (di Nicola Machetti)
“THE ISLE OF ART” di Ambra Rebecchi
dell'omonima galleria
IL COLORE DELLA PAROLA divenuta
nel corso degli anni
JOAN MIRO’
centro solido del mondo
dell'arte con esposizioni di
Alberto Giacometti, Pierre
Bonnard, George Braque,
Fernand Leger, Marc Chagall
ed altri incredibili
protagonisti della cultura del
Novecento) nel 1948 e
sfociata in una lunga e
profonda collaborazione: la
rivista “Derrière le Miroir” e lo
straordinario “Parler seul”,
nel quale la tempesta
cromatica sviluppata negli
ideogrammi dello spagnolo
“Mirò. Il poeta del colore” - 15 Maggio – 7 Novembre 2010 accompagna il testo di
Trieste, Scuderie del Castello di Miramare
Tristan Tzara nato durante la
http://www.miromiramare.com
Joan Mirò I Ferrà,“l' innocente citare solo una delle tante
col sorriso sulle labbra che produzioni teatrali alle quali
passeggia nel giardino dei diede importanti contributi),
suoi sogni” nato nella vincitore del Premio per la
v iva c i s s i m a B a rc e l l o n a grafica alla Biennale di
n e l l ' u l t i m o d e c e n n i o Venezia del 1958, fondatore
dell'Ottocento e divenuto tra della Fundaciò Joan Mirò nel
i grandi nomi dell'impalpabile 1968 e medaglia d'oro delle
e visionario regno della Belle Arti: tutto questo fu
pittura, è il protagonista della Joan Mirò. E a partire da
mostra “Mirò. Il poeta del Sabato 15 Maggio sarà
c o l o re ” o s p i t at a n e l l e possibile ammirare oltre
deliziose stanze delle settanta opere, tra litografie,
Scuderie del Castello di pochoir e acqueforti, al fine di
Miramare, presso la città di rendere noto ai più la
Trieste. Pittore, scultore, fertilissima attività di
g r a n d e c e r a m i s t a e illustratore dell'artista
illustratore, collaboratore di catalano, nata dall'incontro
Max Ernst nella realizzazione c o n A i m è M a e g h t
dell'impianto scenografico di ( gra n d i s s i m o m e rc a n t e
“Romeo e Giulietta” (per d'arte e creatore, nel 1964,
57
permanenza del dadaista in
manicomio. Oltre a ciò sarà
possibile scoprire altre grandi
opere di cultura, come le
tavole per “ A la santè du
serpent” di Renè Char oltre
che quelle per “La bague
d'Aurore” di Renè Crevel,
finendo con i meravigliosi
componimenti (sotto forma
di scrittura e mero tratto
lirografico) per “La lèzard aux
plumes d'or” e le ultime per il
“Libre dels sis sentis” ,
risalente al 1981. Un lungo ed
av vo l ge n t e c a m m i n o
attraverso la valle dell'ars
poetica del cromatismo
elegante ed illusorio di Mirò.
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Il Garibaldi
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