l`esempio di madeira, dove la coesione dei produttori e il legame col
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l`esempio di madeira, dove la coesione dei produttori e il legame col
Botti di rovere per il lungo invecchiamento dei vini di Madeira. marketing in mezzo all’oceano n leonardo felician l’esempio di madeira, dove la coesione dei produttori e il legame col territorio fanno la fortuna del vino Cinque secoli di storia, il nome stesso che è diventato un sinonimo del vino, celebrato già nelle tragedie di Shakespeare e stappato per brindare all’indipendenza degli Stati Uniti d’America il 4 luglio 1776: né gli italiani, né i grandi francesi possono competere con il Madeira, prodotto portabandiera dell’isola portoghese nell’Atlantico. L’importanza del vitigno I vini di Madeira recano l’indicazione del vitigno in etichetta se questo rappresenta almeno l’85% del totale delle uve utilizzate. Le varietà oggi coltivate sono una trentina, quasi tutte importate nei secoli dal Portogallo continentale, ma quattro sono quelle principali: Sercial, Bual, Verdelho e Malvasia. Il vino secco più noto all’estero, dal colore pallido e dal forte profumo, deriva da uve Sercial, una varietà 64 VQ numero tre - giugno duemila12 dai grappoli piccoli con acini tra il verde e il giallo, dal sapore fresco e astringente. Si coltiva fino a un’altitudine di 200 metri sulla costa nord e fino a 800 metri sulla costa sud. Ideale come aperitivo, si può ben accompagnare a insalate, carpaccio o sushi. Dai riflessi dorati, di aroma delicato e profumato, il Verdelho è un vino mediamente secco, usato a tutto pasto. Importato dal nord del Portogallo, ha grappoli di forma cilindrica con acini dalla buccia spessa e dal colore di mela verde. Il Bual o Boal è mediamente dolce, morbido e vellutato, di colore ambrato e molto adatto per le carni arrostite, i formaggi, la frutta tropicale e alcuni dessert. I grappoli, di forma elegante e piena, si coltivano fino a 400 metri di altezza. La Malvasia infine è una varietà dolce, molto profumata, dal corpo intenso e dai riflessi rossastri, adatta come digestivo o per accompagnare dolci come il Bolo de Mel, il più tipico dell’isola, a base di miele e fichi. Questo vitigno, proveniente forse dall’isola di Creta, fu il primo storicamente introdotto a Madeira: viene coltivato a livello del mare, richiede un caldo intenso per una perfetta maturazione ed è l’ultimo che viene vendemmiato. Va poi menzionata la Tinta Negra, un vitigno detto camaleonte per la sua capacità di cambiare colore. Si tratta di acini rossi che producono però un vino dorato, che con l’invecchiamento prende il colore dell’ambra. È spesso mescolato agli altri vitigni perché le sue caratteristiche cambiano a seconda dell’altezza cui viene coltivato, l’esposizione e il metodo di vinificazione. Il passaggio fondamentale La lavorazione del Madeira è interessante per un’innovazione introdotta rispetto alla vinificazione tradizionale, sulla scorta del naturale processo di riscaldamento che si era notato verificarsi sulle navi (vedere box). La fase iniziale non presenta novità: i grappoli sono dapprima selezionati, diraspati e pressati. La fermentazione alcolica avviene in acciaio a temperatura controllata, poi viene aggiunto alcol di origine enologica (vino fortificato). A questo punto si introduce il processo di lavorazione proprio dell’isola: il marketing&normativa Vigneti in quota sull’isola di Madeira. vino viene riscaldato, o in appositi serbatoi a temperatura controllata per un periodo di tre mesi a 45 gradi (estufagem), oppure in botti di rovere americano stagionato, lasciato al sole per anni nei sottotetti e negli attici di Funchal: questo secondo metodo di invecchiamento (canteiro), più lungo e più costoso, è riservato ai vini superiori, che così maturano il proprio bouquet inimitabile. Poco a poco le botti vengono trasferite ai piani più bassi e più freschi, fino all’imbottigliamento. Ne risultano vini di gradazione elevata, intorno ai 18 gradi, che si distinguono in base al residuo zuccherino (secchi, medio secchi, medio dolci e dolci) e a seconda dell’invecchiamento (fino a 3, 5, 10, 15 o 20 anni). Frutto del caso La coltivazione della vite ha origini antiche su quest’isola baciata dal sole con un clima sempre caldo e temperato, soprattutto sulla più soleggiata costa meridionale intorno alla baia del capoluogo Funchal, dove vige una specie di eterna primavera. All’epoca delle traversate atlantiche, i grandi velieri sostavano nella ben riparata rada di Funchal e caricavano provviste fresche, acqua, frutta, ma anche botti di vino prodotto sull’isola. Per prevenire l’ossidazione e il deterioramento, i produttori presero l’abitudine di aggiungere della grappa al vino: per uno di quei casi che a volte generano importanti innovazioni, si accorsero che al ritorno di queste navi il vino delle botti invendute, restituite ai produttori, era decisamente migliorato e aveva sviluppato caratteristiche uniche per l’effetto dell’eccessivo calore cui era stato sottoposto durante i mesi di traversata sugli oceani. Da un caso banale ebbe origine così la fortuna del vino di Madeira. Vino chiama territorio… e viceversa Fin qui la storia e le curiosità: ma c’è un’altra considerazione da fare da un punto di vista più propriamente industriale e di marketing. Madeira non è un’isola grande, ma ha pur sempre una popolazione di 250.000 abitanti. I produttori di vino sono in tutto soltanto 7, a seguito di fusioni e acquisizioni succedutesi nel corso degli anni e che hanno ridotto drasticamente le molte dozzine di piccoli produttori precedenti, sparsi un po’ ovunque sull’isola e con appezzamenti di vigna spesso minuscoli. Tra i nomi ancora attivi spicca la bicentenaria Blandy’s, con un affollato centro degustazione (Madeira Wine Lodge) e negozio dedicato nella via più centrale di Funchal, meta di visite anche da parte di folti gruppi di croceristi alla fonda nella baia. Nella realtà italiana di un territorio di ampiezza simile, si pensi ad esempio al Collio Goriziano, con molte dozzine di cantine indipendenti, il numero di produttori è notevolmente superiore: a Madeira la concentrazione dei marchi, che ovviamente continuano ad acquistare le uve da una miriade di piccoli agricoltori indipendenti, ha creato una vera potenza commerciale che facilmente ha potuto imporre regolamentazioni, sviluppare lobby e promuovere il proprio marchio sui mercati mondiali. Anche nel vino, la frammentazione non giova e l’unione fa la forza. Accanto a questa sinergia, per alcuni versi simile al percorso delle Doc più importanti in Italia, notevole è pure l’effetto di comarketing tra il vino e il territorio in senso lato: chi apprezza il Madeira viene a visitare l’isola dove si produce questo vino, e chi si reca sull’isola non può ignorare il suo prodotto più tipico e finisce col portarsene a casa un ricordo tangibile. Un legame così forte, con continui rimandi incrociati, già è meno tipico nelle realtà geografiche italiane (fatte le debite eccezioni, ovviamente!), spesso caratterizzate da storia e attrattive turistiche molto marcate. ■ © RIPRODUZIONE RISERVATA