Bollettino Anno 12 n° 2 - Serve di Maria Addolorata di Chioggia
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Bollettino Anno 12 n° 2 - Serve di Maria Addolorata di Chioggia
Maria madre dell’amore Signore, SOMMARIO 3 La nostra Madonna di Marina 6 Nuestra Virgen de Marina 10 Siamo in tempi di prova 15 18 21 27 29 32 33 34 37 39 42 45 47 49 50 53 55 2 Il bene della vita Abisag Essere per far vivere Salus Populi Romani Il Santo Rosario Ravviva il dono... Reaviva el don... Amigo de los más necesitados El servicio es el amor en acción Responsabili gli uni degli altri Celebrazione d’invio Lode e preghiera Piccoli attori Per ringraziare Prendi il largo Attenta e disponibile Eucaristia di ringraziamento Legge sulla tutela dei dati personali. I dati personali dei lettori in possesso della rivista verranno trattati con la massima riservatezza e non potranno essere ceduti a terzi o utilizzati per finalità diverse senza il preventivo consenso degli interessati. che hai concesso al Servo di Dio, Padre Emilio Venturini, di amarti e servirti con umile dedizione nei poveri e nei deboli ti prego di concedermi la grazia (...) che per sua intercessione ti chiedo. Fa’ che siano riconosciute nella Chiesa le virtù di questo tuo servo fedele, a tuo onore e gloria. Per Cristo nostro Signore. Amen Padre, Ave e Gloria Direttore responsabile: Lorenzina Pierobon Redazione: Paola Barcariolo, Beatriz Molina, Alma Ramírez, Ada Nelly Velázquez, Lizeth Pérez Grafica e impaginazione: Mariangela Rossi Realizzazione e stampa: Arti Grafiche Diemme - Taglio di Po (Ro) Autorizzazione: Tribunale di Venezia n. 1253 del 1.4.1997 Quadrimestrale di informazione religiosa Congregazione Serve di Maria Addolorata di Chioggia - Anno XII n. 2 - 2008 Madonna della Navicella xilografia settecentesca La nostra Madonna di Marina ultima parte Si conclude la nostra lettura del racconto di Padre Emilio sull’Apparizione. Come vediamo, in quest’ultima parte del testo egli spiega in modo dettagliato il criterio con cui fu scelta la data delle celebrazioni. Dalla sua ricostruzione capiamo che le autorità ecclesiastiche valutarono con attenzione in modo che il popolo chioggiotto potesse partecipare a tutte le feste religiose che in quel periodo dell’anno si succedevano. Nell’ultima parte, invece, Padre Emilio si sofferma sulla descrizione del santuario dedicato alla Vergine: uno dei più belli d’Italia – scrive – ad opera conclusa. Il risultato è senz’altro eccellente ma Padre Emilio nel ricordare l’eccessivo protrarsi dei lavori non manca di darci un prezioso insegnamento. Poche ma efficaci parole: quando si comincia un’impresa cerchiamo di non perdere lo slancio iniziale. È certo che questo slancio lui non l’ha mai perduto, né dopo avere fondato l’Istituto san Giuseppe né dopo avere accettato l’incarico di direttore del giornale La Fede. Chiarezza di obiettivi, quindi, e tenacia nel perseguirli, rispetto dei tempi di realizzazione e responsabilità del risultato. Il racconto non poteva concludersi che con l’incoronazione di Maria. Nel finale ci piace segnalare l’appellativo “Glorificatore di Maria” attribuito da Padre Emilio al Papa Pio IX. Nei confronti del Santo Padre, egli – dalle pagine della Fede – ha sempre espresso profonda ammirazione e riconoscenza. Fu Pio IX, infatti, ad inviare ai redattori il messaggio Benedicat vos Deus, dirigat et regat che venne da loro aggiunto ai precedenti due motti della testata. La Fede ricambiò l’attenzione del Santo Padre dedicandogli molte pagine in occasione della sua scomparsa e continuando a mantenere vivo il suo ricordo. Gina Duse La Fede Domenica 23 e 30 luglio 1876 Anno I nn. 26-27 La nostra Madonna di Marina (terza e ultima parte) Nel Decreto 20 luglio 1508 da noi sopra citato del Vescovo Veniero è detto, che la Chiesetta formata di tavole dovea servire al divino Culto fino a tanto che si fosse potuto di stabili mura cingerla intorno; mercè le copiose offerte e l’attività dei fervorosi Chioggiotti. Qui adunque con maggiore decoro e lustro continuaronsi a celebrare i divini uffizi; e perché non venisse mai meno la devozione e gratitudine verso Maria, anzi d’avvantaggio crescesse, fu stabilito che ogni anno il giorno 5 agosto sacro alla B.V. della Neve do- IL NOSTRO FONDATORE 3 IL NOSTRO FONDATORE 4 vesse rinnovarsi con Festa solenne la memoria della prodigiosa Apparizione, nel quale giorno il Capitolo col suo Clero, unitamente alla Scuola dei Confratelli di S. Francesco, si recasse processionalmente (ognuno con torcia accesa in mano) al Santuario di Maria a cantarvi la Messa Solenne. Perché poi questa Festa e Processione non si sia stabilito di farle il 24 giugno, in cui avvenne la detta Apparizione, la ragione si fu perché in quel giorno un’altra Processione si faceva alla Chiesa di S. Giovanni Battista fuori della città, dove è ora il pubblico Cimitero; e ciò in ricordanza dell’ingresso trionfale in Chioggia del Doge Andrea Contarini, avvenuto appunto il 24 giugno 1380 dopo la vittoria da’ nostri bravi padri ottenuta contro i Genovesi. E qui vogliamo ricordare come nel 1539 i Padri Domenicani di questa città, che allora celebravano la Festa del Santo loro Patriarca il giorno 5 di agosto, vedendo dall’esperienza che per il concorso sformato del popolo che accorreva in quel giorno al Santuario della Vergine (onde la città ne rimanea quasi deserta) la loro Chiesa era pochissimo frequentata, e la Funzione riusciva squallida e morta, e inglorificato il loro benedetto Padre, fecero istanza al Vescovo, che era a que’ dì Giovanni Tagliacozio, che volesse trasferire ad altro giorno la Festa e la Processione di Maria della Navicella; ed Egli, che il piacere volea fare di que’ buoni religiosi, fe’ decreto che in avvenire non più ai 5 agosto, sì ai 2 di luglio fosse per celebrarsi essa solennità: ma di quel decreto (quale ne sia stata la cagione) da monumenti certi si ha che non ne fu nulla. Quantunque però ai 5 di agosto si facesse la suddetta pubblica Solennità, nulladimeno l’Uffizio e la Messa della B.V. in memoria della prodigiosa Ap- parizione si celebravano dal Clero il giorno 20 luglio (nel quale giorno era stato dal Veniero formato il Decreto della erezione della Chiesa più volte sopra accennato) forse fino dai primissimi anni dopo il fatto; il che non oscuramente apparisce da un Capo del Sinodo Diocesano tenuto il 1603 dal Vescovo Prezzato. Vero è che dappoi anche la Festa esterna e Processione si trasportarono nel medesimo giorno 20 luglio; ma dell’epoca di questa traslocazione nulla se ne può sapere, essendo le cose su questo punto incertissime ed oscurissime. Quello che sappiamo di certo sono queste due cose: la prima, che nel 1779 dette Solennità e Processione si traslatarono dal 20 luglio alla Domenica che immediatamente succede al giorno di S. Anna; e l’altra, che nel 1860 essendosi ottenuto dalla S. Sede Uffizio e Messa proprj dell’Apparizione di M.V. fu e per questi e per la esterna Solennità Fondamenta del Santuario consacrato nel 1585 e distrutto nel 1814 IL NOSTRO FONDATORE Nuovo Santuario ricostruito nel 1957 stabilito il giorno 25 giugno, il quale segue immediatamente al giorno della medesima Apparizione impedito dalla Festa di S. Giovanni Battista. A dar compimento a questa nostra narrazione ci è d’uopo tornare addietro, cioè a dire, al grandioso e magnifico Santuario del quale dicemmo già essere posta la prima pietra il giorno 11 maggio 1511 dal più volte lodato Vescovo Bernardino Veniero. Ora la fabbrica fu incominciata e proseguita con tal calore che dopo quattro anni soli, ciò fu il 22 aprile 1515, vi si potè collocare la prodigiosa Immagine di Maria della quale più sopra abbiamo contato. Giova qui però avvertire, che l’Opera si era cominciata sopra un disegno di così straordinaria splendidezza e maestà che, avvistisi essere insperabile il poterne arrivare al compimento per la ingentissima somma di denaro che vi sarebbe occorsa, dovet- te esso disegno modificarsi a forme di minore grandezza e magnificenza. Nulladimeno anche così il Santuario riuscì e per capacità, ricchezza, e leggiadria, uno dei più belli d’Italia. Eccone in breve la descrizione. Si ergeva esso circa un miglio lontano dalla città; per una scala di marmo di sedici gradini si ascendeva in un piano da cui passavasi in un vasto atrio corso da portici tutto all’intorno: sopra la porta di esso atrio di elegante architettura si vedevano tre statue colossali, quella di Maria nel mezzo, e dei due Martiri Felice e Fortunato ai lati: dirimpetto a questa si apriva la maggior porta del Tempio di colonne ornata e di fregi. Diviso in tre navi era il Santuario, ben fornito di Altari, tra i quali s’avvantaggiava quello elegantissimo del Coro collocato sotto maestosa tribuna, il quale racchiudeva dentro alla mensa il prezioso legno su cui Maria si era 5 IL NOSTRO FONDATORE adagiata, e dietro ad esso sulla parete un grazioso Altarino (che si crede opera del Sansovino) serbava entro a ricca cornice la prodigiosa Immagine della Vergine, e questi due Altari va lieta di possederli la vicina Chiesa Parrocchiale di Sottomarina. Non mancavano eziandio a quel Tempio molti e pregevoli dipinti che ne ornavano le mura, e gli Altari; alcuni dei quali ne possiede adesso la nostra Cattedrale. La sua Consacrazione fu fatta dal Vescovo Gabriello Fiamma il 24 Febbrajo 1585, conciossiachè non pria di quell’epoca ne sia stata l’Opera perfettamente compiuta; e ciò per quella sorte che hanno tutte le umane imprese, che da principio cominciano con grande ardore e poi a poco a poco affievoliscono e si raffreddano. Senonchè per noi non era riserbata la sorte di vedere, toccare, baciare riverenti quelle beate mura che predicavano così altamente le Misericordie di Maria e la gratitudine de’ nostri padri. Nel 1799 convertito quel Tempio ad uso della milizia restò nulladimeno intatto fino al 1814, nel quale anno spogliato dei marmi (che alla fondamenta servirono dei Magazzini militari del castello di Brondolo) fu al suolo uguagliato. La Immagine prodigiosa di Maria, e lo zocco furono trasportati fino dal 1799 pria nella Chiesa dei Minori Osservanti, e poi in quella dei Cappuccini fuori di città, e finalmente ai 15 novembre 1806 nella Chiesa ora Parrocchiale di questa città intitolata a S. Giacomo Apostolo, e quivi collocati nell’Altare di S. Marco Evangelista che era a quel tempo appunto entro la Cappella dove è ora l’Altare della nostra Madonna. Dopo parecchi anni, del più fino marmo di Carrara, fu innalzato un Altare in proprio alla Vergine, verso la quale crescendo i Chioggiotti di giorno in giorno in devozione vollero darne una novella prova ottenendo dal Glorificatore di Maria, il Regnante Pontefice Pio IX, che in nome suo proprio Le fosse dal Vescovo Foretti incoronata la fronte di uno splendido diadema; e ciò fu fatto il 25 Settembre 1859. Ci sia la Vergine sempre Madre, e noi sempre Figli devoti. Nuestra Virgen de Marina última parte 6 Se concluye la exposición de la narración de Padre Emilio sobre la Aparición. Como vemos en esta última parte del texto él explica con detalle el criterio utilizado para elegir la fecha de las celebraciones. A partir de su reconstrucción entendemos que las autoridades eclesiásticas evaluaron con atención la situación de manera que el pueblo Chioggioto pudiera participar a las fiestas religiosas que en aquel periodo del año se celebraban. En la última parte, en cambio, Padre Emilio se detiene en la descripción del Santuario dedicado a la Virgen: Uno de los más bellos de Italia -escribe- terminada la obra. El resultado es sin lugar a dudas excelente pero Padre Emilio, en el recordar el excesivo prolongarse de los trabajos de construcción, nos da una preciosa enseñanza. Pocas pero eficaces palabras: cuando se inicia una empresa tratamos de no perder el entusiasmo del inicio. La verdad es que este entusiasmo él nunca lo perdió, ni después de haber fundado el Instituto San Josè ni después de haber aceptado el cargo de director del periódico La Fe. Nitidez de objetivos y por lo tanto tenacidad en alcanzarlos, respeto IL NOSTRO FONDATORE del tiempo para cumplirlos y responsabilidad del resultado. La narración no podría concluirse sino con la coronación de la Virgen María, al final nos agrada señalar el apelativo “Glorificador de María” que Padre Emilio atribuye al Papa Pio IX. Hacia el Santo Padre, él -en las páginas de La Fe- expresó una profunda admiración y reconocimiento. Fue, de hecho, Pio IX quien envió a los redactores de La Fe el mensaje Benedicat Deus, dirigat et regat que fue añadido a las dos máximas del encabezado. La Fe correspondió la atención del Santo Padre dedicándole varias páginas con ocasión de su fallecimiento, manteniendo de esta manera vivo su recuerdo. Gina Duse La Fe Domingo 23 y 30 de Julio 1876 Año I Num. 26-27 Nuestra Virgen de Marina (tercera y última parte) En el decreto del 20 de julio 1508, ya citado por nosotros, del Obispo Veniero se dice que la pequeña Iglesia hecha de tablas tenía que servir para el Divino Culto hasta que se pudiera de estables muros rodearla; a merced de las cuantiosas ofertas y la actividad de los fervorosos Chioggiotos. Así aquí con mayor decoro y gloria pudiera continuarse a celebrar los divinos oficios; para que no decayese la devoción y gratitud a María, más bien creciera, fue establecido que cada año el día 5 de agosto dedicado a la Beata Virgen de las Nieves se renovara con fiesta solemne la memoria de la prodigiosa Aparición, aquel día el capítulo con su clero, junto con la escuela de los hermanos de san Francisco, se dirigían en procesión (cada persona con su antorcha en mano) hacia el Santuario de María para cantar la Misa solemne. El por qué esta fiesta y procesión no se estableció realizarla el 24 de junio, día que se apareció la Virgen, es porque en ese mismo día se realizaba ya otra procesión a la Iglesia de San Juan Bautista en las afueras de la ciudad, donde se encuentra actualmente el cementerio público, como recuerdo del ingreso triunfal a Chioggia del dux (máxima autoridad de la antigua república de Venecia) Andrea (Andrés) Contarini, acaecido precisamente el día 24 de junio de 1380 después de la victoria de nuestros valientes padres contra los Genoveses. Aquí queremos recordar que en 1539 los Padres Dominicos de esta ciudad, que en aquel entonces celebraban la fiesta de su patriarca el día 5 de agosto, viendo a través de la experiencia que la concurrencia desproporcionada que acudía aquel día al Santuario de la Virgen (tanto que la ciudad se quedaBasilica di S. Giacomo Apostolo in Chioggia IL NOSTRO FONDATORE 8 ba casi desierta) la Iglesia de ellos era frecuentada muy poco y la celebración resultaba escuálida y muerta, y sin honor su bendito padre; éstos hicieron solicitud al Obispo, que en aquel tiempo era Giovanni Tagliacozio, que quiso trasladar a otro día la Fiesta y la procesión de María de la Navecilla (Maria della Navicella), y él, que el favor quería hacer a los buenos religiosos decretó que desde ese momento no se celebrase el 5 de agosto, sino el 2 de julio: pero de aquel decreto (cual fuese la razón) por documentos ciertos se sabe que de ésto nada se llevo a cabo. Apesar de que se realizace el 5 de agosto la susodicha solemnidad, el Oficio y la Misa de la Beata Virgen, en memoria de la prodigiosa Aparición el clero la celebraba el 20 de julio (día en que Veniero estableció el decreto de la erección de la Iglesia mencionado anteriormente) tal vez poco tiempo después del hecho. La verdad es que después de ésto también la fiesta externa y la procesión se trasladaron al 20 de julio; pero de la fecha exacta de esta traslación no se sabe nada, de tal manera que las cosas resultan muy inciertas y oscurísimas. Lo que sabemos con certeza son estas dos cosas: la primera, que en 1779 dicha solemnidad y procesión fueron trasladadas al 20 de julio al domingo que sigue después de Santa Ana; y la otra, es que en 1860 obteniéndose de la Santa Sede el Oficio y la Misa propias de la aparición de María Virgen fue establecido para éstos y para la externa solemnidad el 25 de junio, el siguiente al día de la Aparición impedido por la fiesta de San Juan Bautista. Para conducir a buen fin nuestra narración tenemos que retroceder, es decir tenemos que mencionar, al magnífico y gracioso Santuario del cual dijimos que fue puesta la primera piedra el día 11 de mayo de 1511 del varias veces honorado Obispo Bernardino Veniero. En esta ocasión la obra Basilica di S. Giacomo Apostolo in Chioggia, altare con quadro della Vergine della Navicella e Zocco. IL NOSTRO FONDATORE fue comenzada y proseguida con tal entusiasmo que solo cuatro años después, es decir el 22 de abril 1515, se pudo colocar la prodigiosa imagen de María de la que anteriormente hemos hablado. Sirve advertir que la obra se había iniciado en base a un diseño de extraordinario esplendor y majestad que, dándose cuenta que era imposible poder llegarla a concluir por la grandiosa suma de dinero que se necesitaba, que se tuvo que modificar a menor grandeza y suntuosidad. No obstante de la misma manera el Santuario resultó por su capacidad, riqueza y elegancia uno de los más bellos de Italia. He aquí brevemente la descripción: Se erguía aproximadamente una milla lejos de la ciudad, por una escalera de mármol de dieciseis escalones se subía a un piso por el cual se llegaba a un amplio atrio con portales todo alredeaor: arriba la puerta de aquel atrio de elegante arquitectura se apreciaban tres estatuas colosales, la de la Virgen en medio, y las de los dos mártires Félix y Fortunato a los lados. Enfrente de ésta se abría la puerta mayor del templo engalanado con columnas, todo adornado. El Santuario estaba dividido en tres naves, abastecido de altares, entre los cuales llevaba ventaja el elegantísimo del coro, situado bajo la majestuosa tribuna, en el que custodiaba sobre la mesa el precioso leño sobre el cual la Virgen se posó y atrás pegado a la pared un gracioso altarcito (que se presume sea obra de Sansovino) custodiando con un rico marco la prodigiosa imagen de la Virgen, y éstos dos altares es feliz de poseerlos la cercana Iglesia parroquial de Sottomarina. En aquel tiempo no le faltaban numerosas y valiosas pinturas que ador- naban las paredes y los altares, algunas de las cuales posee actualmente nuestra Catedral. La Consagración del Santuario fue realizada por el Obispo Gabriello Fiamma el 22 de febrero 1585, ya que antes no fue terminada, como suele suceder a todas las empresas humanas, que se inician con gran entusiasmo, pero después poco a poco decaen. Mas a nosotros no nos ha sido reservada la suerte de ver, tocar, besar aquellos beatos muros que predicaban así altamente la misericordia y gratitud de nuestros padres. En 1799 aquel templo transformado en cuartel militar quedó sorprendentemente intacto hasta 1814, en aquel año fue despojado del mármol que poseía (que sirvió como cimiento de las bodegas militares del castillo de Bróndolo) y así destruído. La prodigiosa imagen de María y el Leño fueron llevados desde 1799 primero a la Iglesia de los menores observantes y después a la de los Capuchinos a las afueras de la ciudad y finalmente el 15 de noviembre 1806 a la Iglesia que en ese tiempo era la parroquia de la ciudad Santiago Apóstol, colocados en el Altar de San Marcos Evangelista que estaba en aquel tiempo donde actualmente se encuentra el Altar de nuestra Virgen. Después de muchos años, con mármoles de los más finos de Carrara, se erigió un altar para la Virgen hacia la cual los chioggiotos crecieron en devoción y quisieron darle una nueva demostración obteniendo del Glorificador de María, el pontífice reinante Pio XI, que a nombre suyo el Obispo la coronó con una espléndida diadema; realizándose ésto el 25 septiembre 1859. Sea la Virgen siempre nuestra madre y nosotros siempre sus hijos. 9 IL NOSTRO FONDATORE Siamo in tempi di prova Tutta la vita di Padre Emilio si è svolta nella Chiesa, con la Chiesa, per la Chiesa. 10 Alle 18:00 di giovedì 26 giugno u.s., all’interno dell’Auditorium S. Nicolò di Chioggia, è stato presentato il libro Siamo in tempi di prova alla presenza di Sua Eccellenza Mons. Angelo Daniel, Vescovo di Chioggia, del Dott. Romano Tiozzo Pagio, Sindaco di Chioggia, di Suor Umberta Salvadori, priora generale della Congregazione delle Serve di Maria Addolorata, del Vicepresidente del Consiglio regionale del Veneto Carlo Alberto Tesserin, di rappresentanti del clero diocesano e della cittadinanza clodiense. Il libro, coedito dalla Congregazione delle Serve di Maria Addolorata e dal settimanale diocesano Nuova Scintilla, ha la corposa consistenza di un volume. La sua realizzazione è stata possibile per la sinergia di motivazioni affettive, di aperture, di impegno di personalità religiose e laiche di provata sensibilità, del supporto economico di enti pubblici e privati. L’amministrazione comunale aveva accolto la richiesta delle Serve di Maria Addolorata di poter produrre una ristampa anastatica degli originali giacenti presso la locale Biblioteca C. Sabbadino del periodico cattolico La Fede che, promosso dalla Società per la Santificazione delle Feste, uscì ininterrottamente la domenica dal 30 gennaio 1876 (n. 1 anno I) al 25 gennaio 1880 (n. 4 anno V). La richiesta delle suore era motivata dal fatto che il fondatore della loro congregazione, Padre Emilio Venturini, era stato redattore nonché, salvo il primo anno, direttore del periodico. Il volume è così strutturato: due presentazioni firmate da Mons. Angelo Daniel e dal Sindaco di Chioggia, una parte introduttiva firmata da diversi autori (Scheda biografica di P. Emilio Venturini di Suor L. Pierina Pierobon, Padre Emilio Venturini, pastore fra la sua gente di Suor Paola Barcariolo, Gli stemmi Servitano e Oratoriano e l’emblema delle Serve di Maria Addolorata di Giorgio Aldrighetti, La stampa cattolica a Chioggia di Don Vincenzo Tosello, Padre Emilio Venturini direttore de La Fede della Dott.ssa Gina Duse) cui segue la raccolta in 939 pagine di tutte le uscite del periodico compresi i supplementi; l’indice è preceduto da un’esauriente scheda informativa. La Dott.ssa Gina Duse afferma che al libro è stato riconosciuto il valore di “archivio storico” in quanto racchiude IL NOSTRO FONDATORE tutto il civile, l’ecclesiastico, l’artistico, il militare della Chioggia di quegli anni. Sono intervenute le due curatrici del libro. Suor Pierina Pierobon ha indicato i punti salienti di un percorso di vita in odore di santità. La fede di Padre Emilio Venturini ebbe il suo sbocco naturale nell’esercizio della carità. Egli “passò facendo del bene”; è questa l’immagine entrata nella memoria collettiva della sua città. Per la copiosità di frutti derivata dalla sua opera egli si presenta alla pietà popolare come un’icona della carità. Fu un comunicatore brillante ed efficace. Forbito scrittore di vasta cultura letteraria ed ecclesiastica, egli fece tesoro del parere di chi, conoscendone l’inclinazione, gli consigliò di proporsi nel modo indicato dai versi 5154 del XXIV canto del Purgatorio dan- tesco traducibili in: “io sono uno tra gli altri, che quando Amore mi parla, prendo nota delle sue parole e quindi mi sforzo di esprimere ciò che egli mi detta dentro con assoluta fedeltà”. Le suindicate qualità sono riscontrabili in tutti i suoi scritti autografi, nelle pagine del settimanale La Fede, nella tramandata notizia dei suoi sermoni molto seguiti dai fedeli. L’obbedienza alla sua Chiesa fu sempre intelligente e responsabile. Scrive Suor Paola Barcariolo: tutta la vita di Padre Emilio si è svolta nella Chiesa, con la Chiesa, per la Chiesa. La Dott.ssa Duse ha accentrato il suo intervento sulle difficoltà della messa in circolo di un giornale cattolico in un momento di burrascosi rapporti tra Stato e Chiesa, ma anche sui motivi che hanno spinto a farlo. IL NOSTRO FONDATORE 12 L’annessione dei territori dello Stato Pontificio e lo spostamento della capitale del nuovo Stato italiano proprio a Roma non furono accettati da papa Pio IX che, rifiutando le garanzie che lo Stato italiano offrì alla Chiesa attraverso la legge delle Guarentigie, vietò ai cattolici di partecipare alle elezioni politiche. La posizione della Chiesa provocò la reazione dello Stato che si concretizzò nella soppressione delle facoltà di teologia, mentre i seminari vennero sottoposti a controllo laico. Si scatenò l’anticlericalismo e la situazione persistette anche con il nuovo papa (era morto Pio IX ed era salito al soglio pontificio Leone XIII) e con il nuovo re (Umberto I aveva preso il posto del defunto Vittorio Emanuele II). L’atteggiamento di intransigenza servì alla Chiesa per capire come poter recuperare dopo il depotenziamento subìto. La realtà clodiense aveva una sua particolarità; la città era “cattolica fino alle midolla” e il sindaco, con l’intera giunta, partecipava alle cerimonie ecclesiastiche. In giro si esaltava il progresso, ma si rimpiangeva anche il passato. La Società per la Santificazione delle Feste evidenziò nel giornale, di cui aveva programmato l’uscita, un motto inviato appositamente da Pio IX. Direttore e redattori erano culturalmente ben preparati e in circolazione esistevano altri prodotti della stampa cattolica disposti al reciproco sostegno. Nel suo primo anno di vita il settimanale si presentò come un periodico religioso in difesa delle posizioni della Chiesa, ma poi, in coincidenza con la direzione affidata a Padre Emilio Venturini, esso divenne religioso, scientifico, politico. La politica era descritta da Padre Emilio come la selva oscura aspra e forte dell’Inferno dantesco, ma bisognava parteciparvi per fare uscire Chioggia dalla sua condizione di territorio sottosviluppato. C’era bisogno di un collegamento ferroviario Chioggia-Padova per rimediare all’isolamento della città. C’era la necessità di trovare alternative allo sbocco del Brenta in laguna che aveva inferto un duro colpo alla già esausta economia locale e danneggiato la salute della cittadinanza. L’introduzione nel giornale delle biografie dei cittadini illustri servì da stimolo per l’entrata in campo delle personalità cittadine più dotate. Si spinse per il ritorno dell’educazione religiosa nella scuola pubblica. Chioggia si distinse per la quantità delle sue associazioni cattoliche; un risultato prodotto dalla cultura promossa dal settimanale diretto da Padre Emilio. Nel primo numero, uscito sotto la sua direzione, Padre Emilio scriveva: questo settimanale perseguitato avrebbe dovuto cessare dalle sue pubblicazioni e PAGINA DELLA CHIESA morire pianto dai cattolici. Eppure avvenne ad esso come accade nel crudo inverno ad un arboscello: coperto di bianca brina, senza foglie, isterilito, ed a tratti scosso, urtato dai venti furiosi, chi non lo crederebbe morto? Quand’ecco ai primi Soli di primavera comincia sentirsi un novello umore scorrere nel suo midollo, getta i suoi butti, le sue foglie, ed ingrandito rallegra il coltivatore. In risposta alle intemperanze verbali della stampa anticlericale, Padre Emilio punzecchiava con l’arma dell’ironia per provocare e fare uscire allo scoperto, per far prendere coscienza delle altrui insicurezze, per stimolare l’impegno sui giusti obiettivi. La storia, come evidenzia il breve ma intenso periodo di redazione de La Fede, consegna un monito preciso: per vivere pienamente la pace, l’uomo necessita dello sviluppo soggettivo ed armonico di ambedue le dimensioni della sua coscienza, sociale e religiosa. Alla chiusura dell’incontro tutti i convenuti hanno ricevuto in omaggio una copia del libro presentato. Roberta Pagan síntesis Estamos en tiempos difíciles A las 18:00 horas del jueves 26 de junio al interno de auditorio San Nicolás de Chioggia, se llevó a cabo la presentación del libro Estamos en tiempos difíciles, Padre Emilio Venturini y la experiencia de La Fe (1876-1880). El libro fue coeditado por la congregación de las Siervas de María Dolorosa y del semanario diocesano Nuova Scintilla (Nueva Centella), en un denso y consistente volumen. La realización de éste fue posible gracias a la sinergía de motivaciones afectivas, del empeño de personalidades religiosas y laicas de consistente sensibilidad, con 13 IL NOSTRO FONDATORE el apoyo económico de entes públicos y privados. Intervinieron las dos compiladoras del libro. Sor Pierina Pierobon señaló los puntos relevantes de un camino de santidad. La fe de Padre Emilio desembocó naturalmente en la práctica de la caridad. Él “pasó haciendo el bien”; es ésto el recuerdo colectivo de su ciudad. Por la abundancia de los frutos que derivan de su obra él se presenta a la piedad popular como imagen de la caridad. Fue un experto de la comunicación brillante y eficaz. Elegante escritor de vasta cultura literaria y eclesiástica, conservó como un tesoro la opinión de quien, conociendo sus inclinaciones, le aconsejó lo que se dice en la “divina comedia” de Dante: “yo soy uno entre aquellos, que cuando uno de Amor me habla, tomo nota de sus palabras y por consiguiente me esfuerzo por expresar aquello que me dicta en lo profundo con absoluta fidelidad”. Sus cualidades se perciben en todas sus obras, en las páginas del semanario La Fe, en sus sermones escuchados con atención por los fieles. La obediencia a su Iglesia fue siempre inteligente y responsable. Escribe Sor Paola Barcariolo: toda la vida de Padre Emilio se realizó en la Iglesia, con la Iglesia y para la Iglesia. La Doctora Duse concretizó su intervención sobre las dificultades de hacer circular un periódico católico en un momento de turbulentas relaciones entre Iglesia y Estado, pero también los motivos que lo llevaron a hacerlo. PAGINA DELLA CHIESA Il bene della vita Spesso sfugge l’interezza della vita dentro un progetto superiore che ci travalica. L’attenzione di Gesù alle varie situazioni della vita umana è inequivocabile. Il Vangelo la documenta in termini così netti che è quasi superfluo ricordarlo. La candida età dei bambini è da lui abbracciata e benedetta; l’amore tenero degli sposi è consacrato a Cana di Galilea; la vita domestica con le sue relazioni familiari è illuminata dalle sue visite alle case di Pietro a Cafarnao, di Zaccheo a Gerico, di Marta e Maria a Betania. Si caratterizza come attenzione alla vita nel suo normale fluire, ma anche alle situazioni particolari, critiche, che l’uomo sperimenta: i malati, gli ossessi, gli esclusi quali i lebbrosi, perfino i morti sono avvicinati da Gesù con delicatezza e autentica compassione, tanto da suscitare le reazioni corali della folla che lo esalta come ‘grande profeta’ (Lc 7,11-17). Questa solidarietà compassionevole verso la vita umana nasce dal fatto che Gesù sa leggere in profondità il dono della vita. Egli scorge le indefinite potenzialità umane, ma anche la cicatrice dell’antica disobbedienza con tutte le proclività conseguenti. È come un restauratore di tele che vede non solo gli strappi, le cadute di colore e le sovrammissioni cromatiche, che sviliscono il capolavoro pittorico (sono sotto gli occhi di tutti), ma scorge anche, da esperto che manovra una camera a infrarosso, il disegno originale. Quindi nota pigmenti e collanti che possono aver travisato l’impianto figurativo. Vede anche ciò che è invisibile all’occhio nudo: l’immagine d’Essere stampata nelle profondità del nostro piccolo essere. Vede i segni anche più deboli della vita umana, i movimenti più segreti della psiche. È l’esperto che ti guarda: traccia il quadro diagnostico e soppesa il valore della tua vita soprattutto per sostenerla, recuperarla, valorizzarla. Oggi si tende a giocare con la vita. La si espone per cercare condizioni più dignitose, imbarcandosi in cerca di fortuna sui carrozzoni della speranza. La si guasta, sulle tracce delle emozioni, nei templi della droga, dell’alcool, degli sport estremi. 15 PAGINA DELLA CHIESA Interessa provare il brivido della velocità, l’ebbrezza dell’altitudine, l’estasi dello stordimento. La si sciupa per decisione, quando la si tradisce nel seno della madre, la si tronca perché sembra invivibile, la si sospende perché magari si presume sia solo apparente. La si abbandona perché logorata dagli anni o limitata da menomazioni. Eppure essa è e resta sempre un dono. Spesso sfugge l’interezza della vita dentro un progetto superiore che ci travalica. Si è smarrita l’idea che la vita presente sia preludio e metafora di quella futura. Non si pensa che infierire sulla vita presente, interferisca su quella futura: come quando una mano sacrilega sciupa le gemme di una pianta a primavera, compromettendo la festa della fioritura e della fruttificazione. La corporeità, che viene enfatizzata dalla cultura dominante e che torna alla ribalta soprattutto nel dolore e nell’esperienza del limite, resta sempre 16 fonte di gioia e di incontro personale. La nostra cultura pretende di abituarci a parametri nuovi di pensiero e d’azione. La teoria dell’evoluzione, per un verso, e quella della necessità della dominazione tecnica del mondo per promuovere la qualità della vita, per un altro, pongono in modo inedito il problema del rapporto uomo-natura con i conseguenti risvolti etici. Dopo millenni di civiltà agricola, entriamo in quella postmoderna, caratterizzata dalla potenziale artificialità del mondo umano, grazie alle nuove tecnologie. Ma il cristiano non può smarrire il senso della solidarietà con l’intero cosmo, creato da Dio, da cui nulla va sottratto arbitrariamente. Il mondo viene da Dio, che lo ama dalla creazione, e torna a Dio attraverso la vita dell’uomo che ne è il custode responsabile. “Gli interventi sulla natura non sono da rifiutarsi in quanto artificiali, ma si devono valutare sotto il profilo morale in riferimento alla dignità della persona, chiamata a realizzare la vocazione divina al dono dell’amore e al dono della vita” (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, ‘Credo’ nn. 355-384). Una tradizione orientale racconta che Gesù passava una volta per viottoli di campagna e s’imbatté in un crocchio di persone. Stavano commentando gli effetti della morte attorno alla carogna di un cane. Qualcuno avanzava l’osservazione sul pelo di quel cane ormai in gran parte caduto, qualche altro sulle cavità dei suoi occhi del tutto infossati, qualche altro ancora sul cattivo odore che esalava da quel corpo ormai in decomposizione. Gesù, fattosi avanti, disse: “Però i suoi denti sono autentiche perle!”. Anche in una carcassa egli riusciva a vedere elementi di positività; ma oggi, nonostante il cammino della scienza e della tecnica, si arrischia di non riuscire a scorgere la collana di perle che costituisce la vita umana: la forma fisica, l’armonia del respiro, la memoria, il pensiero, la volontà, la sensibilità, l’immaginazione, l’estro, la psiche e ciò che essa contiene, lo spirito immortale. Si dirà che un occhio bisognerebbe metterlo anche sulle filosofie della vita. Certo, senza però operare uno sradicamento storico-culturale dalle nostre radici più antiche. Giuliano Marangon síntesis Se le desperdicia por decisión, cuando se traiciona en el seno de una madre. Se le abandona porque se desgastó con los años o porque está limitada por invalidez. Y sin embargo esa es y será siempre un don. A menudo perdemos de vista la vida dentro de un proyecto superior que nos trasciende. Se ha perdido la idea que la vida presente sea preludio y metáfora de la futura. La corporeidad, resaltada por la cultura dominante y que entra en escena sobre todo en el dolor y en la experiencia del límite, permanece siempre como fuente de alegría y de encuentro personal. Pero el cristiano no puede perder el sentido de la solidaridad con todo el cosmos, creado por Dios, del cual nada puede ser tomado arbitrariamente. El mundo viene de Dios, que lo ama desde la creación, y regresa a Dios a través de la vida del hombre que es el custodio responsable. El don de la vida La atención de Jesús hacia las diferente situaciones de la vida es evidente. El Evangelio la documenta en términos tan claros que es una superficialidad recordarlos, la cándida edad de los niños que Él abrazó y bendijo. El tierno amor de los esposos que consagró en Caná de Galilea; e iluminó la vida doméstica con las relaciones humanas familiares. Esta solidariedad llena de compasión hacia la vida humana nace del hecho que Jesús sabe leer profundamente el don de la vida. Ésta se daña, inmersa en las emociones, en los templos de la droga, del alcohol, de los deportes exagerados. 17 PAGINA MARIANA Abisag La donna accanto alla vita che muore (1Re 1,1-4). La giovane Abisag è portata al cospetto di re Davide perché deve prendersi cura di lui, vecchio e incapace di riscaldarsi. Le due caratteristiche ripetute in riferimento ad Abisag sono: la bellezza e il servizio. “Il re Davide era vecchio e avanzato negli anni”, per cui al versetto citato si trova l’esplicito comando: “che (la fanciulla) assista il re e lo curi e dorma con lui; così il re nostro signore si riscalderà”. La giovane donna per la durata di un tempo che non sappiamo, assiste, è presente a ogni movimento, a ogni sussulto del vecchio re, si prende cura della sua anzianità quando le poche energie di vita ancora pulsano, giorno e notte. 18 In questa pagina della Bibbia la giovinezza contrasta fortemente con la vecchiaia del re. La giovane era molto bella; essa curava il re e lo serviva. Davide, uomo di potere, ma anche uomo di Dio, ha freddo. Di che freddo si tratta e che cosa comporta avere freddo? Di che cosa è simbolo? Il freddo è rigidità, impermeabilità, vec- chiaia, mancanza di forze, chiusura, durezza di cuore, morte, ecc. Abisag, che possiede giovinezza, fascino, vigoria di forze, tenerezza di cuore, calore, dinamicità, accoglienza, lo riscalda con il calore del suo corpo e con l’amore di cui è capace il suo cuore, ma il corpo del re è sempre più infreddolito e sempre meno capace di vita amorosa. Il re Davide è morente, la sua vita si sta affievolendo, dileguando. Abisag è con lui. Lo accompagna, gli è accanto, si prende cura di lui, gli offre la sua intimità, ma il vigore del re si va ugualmente sempre più smorzando. Invece di sortire vitalità in questo evento drammatico, accanto al vecchio sovrano, Abisag esperisce il fallimento della sua giovinezza, del suo calore, della sua bellezza al venire del freddo della morte. Vive in un certo qual modo il morire del re nei tratti del suo corpo, della sua bellezza divenuta inutile. La sua capacità di dolore è immensa, la sua nobiltà d’animo sublime. L’ultimo versetto che ci parla di lei recita: “La giovane era molto bella; essa curava il re e lo serviva, ma il re non si unì a lei”. Era “molto bella” Abisag che curava e serviva il suo sovrano. Abisag dunque riassume in sé la bellezza e la bontà della creazione appena uscita dalle mani di Dio (cfr. Gn 1,31). È una bellezza che commuove chi la vede, ed è un bene imperituro per lei che ne conosce il prezzo. È rara questa bellezza perché nasce nel freddo che smentisce ogni speranza e che è dominato solo dal dolore. Eppure vi è ancora un dolore più grande, quel- PAGINA MARIANA lo che pur amando non è permesso condividere. Il mondo ha parametri diversi di bellezza, e ben altre forme di servizi, di cure, di presenze. Tutto si fonda sull’esteriorità e sulla quantificazione, quando non è addirittura la tecnologia a dominare i luoghi del dolore: le membra e il corpo dei morenti sono spesso trafitti. Fortunatamente vi sono ancora delle donne “molto belle”, capaci di non abbandonare e di condividere il dolore con il proprio sacrificio e il desiderio di portarvi sollievo e salvezza. Sono esse a rendere lieve l’incedere della morte. A queste condizioni la bellezza ha il potere di scaldare la fredda solitudine e di salvare dallo scoramento della morte. Per ciascuno, come per Abisag, essa nasce dalla propria capacità di dolore. Il cardinal Martini consegnando alla diocesi di Milano la Lettera Pastorale Quale bellezza salverà il mondo? (1999-2000) dichiarava che la bellezza che salva il mondo è l’amore che condivide il dolore. Un concetto di bellezza quindi che “è in un certo senso l’espressione visibile del bene, come il bene è la condi- zione metafisica della bellezza”( Giovanni Paolo II, Lettera agli artisti, 1999, n. 3). La bellezza di Abisag diventa significativa del bene e della cura che la giovane ha per il re Davide, della fedeltà amorevole verso l’anziano re che sta per morire e che è circondato da persone con intenzioni non sempre leali e trasparenti, perché sono maggiormente attirate dal fascino del potere che il re sta ormai abbandonando. Abisag è prefigurazione della Vergine Maria che sta accanto al Figlio Gesù che muore in croce impotente, innocente per tutti quelli che sono attorno e che lo hanno abbandonato, tradito, insultato. Maria è riconosciuta fin dai primi secoli come Tota pulchra, tutta bella, per la grazia con la quale Dio l’ha ricolmata, per la fede con cui ha corrisposto alla grazia, per la fedeltà alla sua missione di Madre del Figlio di Dio e cooperatrice di lui per la salvezza dell’umanità. Maria si è dichiarata serva del Signore e ha vissuto il suo servizio di Madre del proprio Figlio e di madre degli uomini in continua 19 PAGINA MARIANA fedeltà, fino alla croce e oltre, fino alla Pentecoste. La cura di Maria verso il Figlio morente sta nell’amore grande, senza misura, di essere ritta ai piedi della croce, in silenzio, di accogliere il testamento del Figlio: “Donna, ecco il tuo figlio”(Gv 19,26) e diventa madre di tutti i credenti. È questa la bellezza e la grandezza di Maria: lei unisce la sua vita alla vita del Figlio che sta per morire. Maria segue il Figlio innocente fino alla morte e trova in lui la vera Vita, la Luce del mondo, la Pasqua eterna. Il senso della vita è dentro di noi, è nell’”essere accanto”, come ha fatto Abisag, come ha fatto santa Maria, nei luoghi di dolore. suor Paola Barcariolo síntesis Abisag 20 En sí misma Abisag resume la belleza y la bondad de Dios apenas salida de sus manos (cfr.Gn 1,31). Es una belleza que conmueve y es un bien imperecedero para ella que conoce su precio. Es extraña esta belleza porque nace en el frío que desmiente toda esperanza, solo domina el dolor. La belleza de Abisag se vuelve significativa a través del bien y de la asistencia que la joven da al rey David, de la fidelidad amorosa hacia el rey anciano que está por morir circundado de personas no siempre con intenciones leales y trasparentes, porque son atraidas por el poder que el rey está dejando. El poder de dar calor a la soledad fría y de salvar del desaliento de la muerte nace, para cada uno, como para Abisag, de la propia capacidad del dolor. Abisag es prefiguración de la Vir- gen María que está junto al Hijo Jesús que muere en la cruz impotente, inocente por todos aquellos que están alrededor y que lo han abandonado, traicionado e insultado. María es reconocida desde los primeros siglos como la Tota pulchra, toda bella, por la gracia con la cual Dios la colmó, por la fe con la cual respondió a la gracia, por la fidelidad a la misión de Madre del Hijo de Dios y colaboradora suya para la salvación de la humanidad. María se declaró sierva y ha vivido su servicio de Madre del propio Hijo y madre de los hombres continuamente fiel, hasta la cruz y más allá, hasta pentecostés. La solicitud de María hacia el Hijo moribundo está en el amor grande, sin medida, de estar de pie ante la cruz, en silencio, acogiendo el testamento del Hijo: “Mujer he aquí tu hijo” (Jn 19,26) y así llega a ser madre de todos los creyentes. APPROFONDIMENTI Essere per far vivere La gratitudine è la salute della mente. La vicenda di Abisag potrebbe sconcertare la nostra sensibilità moderna che, avendo maturato il concetto di persona (che purtroppo nel XX secolo si è ridotto ai soli diritti dell’individuo), mal sopporterebbe che una ragazza fosse posta insieme ad un vecchio (anche se re) mettendo a sua disposizione il proprio corpo, la propria salute, per risvegliarne la sensualità. Eppure si tratterebbe di scandalismo mal posto visto che la nostra vecchia società, l’Europa e l’Italia in primis, sta diventando un paese di vecchi (infatti la medicina ha prolungato sì la vita, ma quella… vecchia…!) e pertanto deve usare le forze giovani dei paesi dell’Est e del Medio Oriente per mantenere il proprio sistema produttivo e sociale; riguardo a quest’ultimo basti pensare ai tanti emigrati (soprattutto emigrate) che servono i bisogni familiari, gli anziani, ma anche quelli che sostengono il divertimento (nonché i vizi) degli occidentali. La nostra è una civiltà stanca, là dove tramonta il sole: Occidente deriva da Occasus, dove il sole muore. Abbiamo perso le nostre radici culturali, che sono ad Oriente (là dove il sole nasce) e che conoscevano il senso della meraviglia e del mistero. Così oggi il pensiero vaga alla deriva privo di orizzonte, la realtà ci sfugge e la ricerchiamo nell’eccesso di sensazioni che ingrassano l’industria dei consumi e del divertimento. E nell’eccesso di sensazioni il pensiero e il cuore affogano. Quante sono le Abisag che lungo le strade la notte (ma anche di giorno) raccolgono le frustrazioni di persone incapaci di esistere? Eppure anche lì possono esserci autentici riscatti che sollevano un basso commercio al più profondo degli incontri, quello dell’amore umano. Personalmente conosco ragazzi che si sono innamorati della ragazza che avevano abbordato sul marciapiede, e l’hanno salvata! I miracoli del nostro tempo! Ma non mi voglio riferire a quelle 22 /i Abisag (è noto che ormai l’esigenza di sensazioni sessuali ha oltrepassato la naturale attrazione uomo-donna); nemmeno mi voglio soffermare sulle tante altre (od altri) piccole/i Abisag che nelle famiglie devono garantire attraverso la loro vita l’equilibrio di altri, generalmente i genitori. La psicopatologia familiare conosce bene quanti sono i figli che debbono ammalarsi, contrarre sintomi psichiatrici, perché così diventano lo scopo di vita di un genitore che, a sua volta, non era riuscito a realizzarsi entro la coppia coniugale. È sempre l’incapacità di esistere, chiaramente inconsapevole in un primo tempo, che spinge ad appropriarsi della vita di un altro. Quanti di noi vivono aggrappati agli altri ma non l’ammettono? Questo impedisce di sviluppare gratitudine, che è la salute della mente. Si guardino molti bambini che sembrano bambolotti (vestiti griffati, di tutto punto) in mano a genitori ancora troppo presi da se stessi, dai propri bisogni di gioventù; un domani questi bambini saranno adulti aggrappati alla propria immagine, perché molti di loro non potranno sviluppare una interiorità. L’interiorità proviene dal sentirsi visti, guardati con amore da chi ti è genitore, e guidati da chi ti è educatore, potendosi fidare dell’uno e dell’altro. Tuttavia, anche questo conferma che la vita di fatto è un dono che procede dai genitori ai figli, in tutti i suoi livelli (fisica, psichica, spirituale), e poiché si dona ciò che si ha, o meglio, ciò che si è, quando non si possieda una interiorità, si donerà un’immagine, che è sempre un dono, anche se vuoto. Ed è proprio su questo che mi vorrei soffermare, perché la vicenda di Abisag dice che la vita realmente si può donare; siamo talmente abituati a questa frase che non ci accorgiamo più di cosa significa. Crediamo che la vita si possa donare qualche volta e chi lo fa è chiamato eroe. Niente di tutto questo: è dell’essenza della vita che essa sia donabile in ogni momento; quando il dono diventerà malattia (come sopra nell’accenno alla psicopatologia familiare) non è il dono a essere un male, bensì il fatto che in quel caso, qualora un genitore trasmetta al figlio la propria incapacità, dovrebbe umilmente indicargli un orizzonte di senso in cui sperare che il dolore diventerà sacrificio; in questo caso il dolore avrà senso, e non an- nienterà chi lo porta. Vorrei però insistere sul significato fondamentalmente positivo della vita come dono. La vita donata non è una perdita, una diminuzione, ma un aumento della stessa vita personale. Non è un paradosso, basti pensare alla natura: se una rosa non si apre, non si dona al sole e a noi, significa che la pianta è malata. Quando Giacobbe rubò la benedizione al padre Isacco, questi impartì la benedizione in un tripudio di sensi (Gen 27,27-28) e quando poi fu evidente che aveva benedetto il figlio sbagliato Isacco non ritirò la benedizione, come invece, a buon diritto, gli chiedeva di fare Esaù. L’esegesi riconosce in questo che la benedizione è a tutti gli effetti vita che dal padre passa al figlio per cui non può essere ritirata, perché la vita non torna indietro. Proprio perché vita donata, è chiaro che la benedizione è tripudio vitale sensibile (sensorialità) e scorre dal padre al figlio quando il primo sente di essere prossimo alla fine. La scienza moderna ha molti mezzi per indagare questa aspetto della vita, sempre riconosciuto, ma che oggi può essere descritto; la scienza, ricordiamo, non crea nulla ma descrive l’esistente e semmai permette di usarne i principi per favorire la vita, purtroppo anche ostacolandola, fino a negarla; queste ultime però sono derive, non sono la scienza, che è buona in sé. A tal proposito vorrei citare due punti di vista, uno filosofico ed uno psicoanalitico. Il primo si riferisce allo studio di tesi di laurea di Edith Stein, Il problema dell’empatia, in cui la giovane ebrea volle indagare il principio della conoscenza, cioè quel modo per cui noi conosciamo (sappiamo di sapere) 23 APPROFONDIMENTI quando ciò che conosciamo è lo stesso di altri (quello che si dice oggettività). Ella si chiese come facessimo intendere che anche altri conoscevano come noi e trovò la risposta in quell’atto elementare, l’empatia, per cui io posso sentire come altri senza però essere l’altro. L’empatia è anche il modo in cui Dio conosce l’uomo e l’uomo coglie Dio, anche se non potrà conoscere tutto di Lui. Edith Stein, descrivendo quest’atto elementare, non solo unisce la vita affettiva e quella conoscitiva, ma anche evidenzia come noi siamo profondamente e radicalmente fatti in modo da essere sempre aperti con altri. Edith era ebrea, e sappiamo che ella si convertì al cristianesimo perché vide che esso era la via per la Verità Integrale, quella che lei cercava; ma si offrì anche come monaca di clausura, perché un famoso giovedì santo a Beuron , nel mezzo del furore nazista, ella offrì la sua vita a Dio per la salvezza del suo popolo perseguitato. Fu il gesto che realizzò quell’essere come altri, una radicale empatia che l’avrebbe portata alla donazione integrale di sé. Quel giovedì santo ella sentì che la sua offerta era accetta a Dio ma ancora non sapeva come. Qualche tempo dopo passò vicino al monastero di clausura di Colonia, e sentì che quella era la risposta. Il dono onesto di sé non è un dono “a casaccio”, come “apertura vuota”; esso è raccolto da Dio perché è pienezza di una vita. Il secondo riferimento scientifico riguarda il mio antico interesse per un meccanismo di base che la psicoanalisi ha scoperto e che è la chiave della possibilità d’aiuto alle persone, non solo in psicoterapia, ma anche nella vita. Si tratta di quella funzione della mente chiamata identificazione proiettiva, complementare al contenimento, per cui una persona può depositare dentro un’altra quello che le fa male e questa può “digerire” per lei e restituire quei contenuti difficili migliorati ed affrontabili. Questa scoperta permise ai terapeuti di comprendere come avveniva l’aiuto in psicoterapia, e di capire che la sofferenza del terapeuta rispetto al suo paziente (talvolta anche la stessa disperazione) in realtà è il modo in cui lo sta aiutando: il terapeuta ospita dentro di sé le paure, i terrori del paziente per “digerire” il male al posto suo, condividendone la fatica. La cosa è molto naturale, ed è quello che ogni madre fa per il proprio bambino: quando questi sta male, ed è agitato e spaventato, lei, che sente il terrore del suo bambino, lo prende, gli parla (eppure sta male anche lei) così calma l’agitazione del suo bambino dentro di sé; generalmente il piccolo poi si addormenta, e si sveglia rigenerato. Questo è ciò che si vorrebbe accadesse in ogni psicoterapia; ma non sempre succede, perché se il terrore del paziente è molto grande, o antico, egli teme di fidarsi e… resiste all’aiu- APPROFONDIMENTI to del terapeuta. Chi aiuta il terapeuta ad aiutare? Molti fattori: la pratica, l’esperienza, la sua terapia personale, ma fondamentalmente è terapeuta chi ha una fondamentale fiducia che la vita è un bene che si può solo condividere e mettere a disposizione di altri, in qualunque modo egli chiamerà questa sua certezza (Umanità, Amore, …Verità, … Dio). Allora la questione di Abisag sta qui, che essa ci mostra una grande verità: che la vita propria è tale quando è dono per qualcuno; e ciò non è un esercizio dell’Io, una volontà personale od altro. La vita è soltanto dono. E come tale essa è anche rischiosa, perché è sempre di me che si tratta: donandomi è di me che decido, di lasciarmi scorrere nell’infinità, senza sapere quali saranno gli approdi. E qui sta il punto: poiché è sempre di me che si tratta, cosa sarà di me nel rischio, e dopo che l’avrò attraversato? Ebbene, si parla tanto oggi di alterità, transpersonale, trascendenza…; sono termini che dicono in modo antropologico quello che in passato era compreso nei termini sopra-natura e grazia: noi siamo di più di ciò che appare, e possiamo scoprirlo soltanto trapassando i nostri limiti (o facendoci da essi trapassare); siamo oltre il nostro peso, la nostra gravità, il nostro angolo visuale, ma possiamo scoprirci così soltanto “saltando il fossato”, quel limite che ci identifica ma che anche ci separa dagli altri; e possiamo farlo sol- tanto nella piena fiducia che Chi regge il mondo sostiene il nostro salto. È l’esperienza dello Spirito, che per questo è Santo, perché il salto è solo apparente, mentre il Tutto è in Dio. Abisag sarebbe diventata regina, se realmente la sua vita fosse passata al Re; ma non era quello il suo destino; lei si era fidata ed affidata, ma per lei Dio aveva altri intendimenti. La vita è un tripudio, un miracolo continuo, proprio perché passa attraverso le nostre mani ma non vi si ferma! Giuliana Fabris síntesis Ser para hacer vivir El caso de Abisag (1Re 1,3-4) podría desconcertar nuestra sensibilidad moderna, Sin embargo solo quisiera referirme a las tantas o tantos pequeños (as) Abisag que en las familias deben garantizar con sus vidas, el equilibrio de otros, normalmente de sus padres. La vida de hecho es un don que va de padres a hijos, en todos sus niveles (físico, psicológico, espiritual), se dona aquello que se és, cuando no se posee una interioridad se donará una imagen, que es un don aun que si vacío, es precisamente en esto que me quiero detener porque el caso de Abisag manifiesta que la vida se puede donar realmente. Estamos normalmente convencidos que la vida se puede donar 26 según las circunstancias y quien la dona lo llamamos héroe. La vida cuando se dona no es una pérdida o una disminución, más bien hace crecer la propia vida. La ciencia moderna tiene actualmente muchos medios para investigar este aspecto de la vida y al respecto quisiera citar dos puntos de vista: uno filosófico y otro psicoanalítico. El primero se refiere al estudio que realizó la joven hebrea Edith Stein para su tesis El problema de la empatía. A través de esta empatía yo puedo sentir como los otros pero sin ser los otros. La empatía es también el modo por el cual Dios conoce al hombre y el hombre acoge a Dios, aunque si no podrá conocer todo de Él. Edith descubriendo este acto elemental, no solo logra unir la vida afectiva a la cognositiva, sino que también resalta como nosotros estamos profundamente y radicalmente hechos en modo de estar siempre abiertos a los demás. El segundo punto de vista científico es la clave que nos da la posibilidad de poder ayudar a las personas, no sólo a través de la psicoterapia, sino también en la vida. Se trata de aquella función mental llamada identificación proyectiva, a través de la cual una persona puede depositar dentro de otra aquello que la lastima y esta puede “digerir” esto y restituirle aquellos contenidos difíciles ya mejorados y afrontables. El sufrimiento del terapeuta respecto a su paciente (a veces la misma desesperación) es en realidad el modo en el cual lo está ayudando compartiendo su peso. Es aquello que cada mamá hace por su niño, lo toma en brazos, le habla (no obstante que ella también está mal) así ella calma la agitación de su hijo dentro de ella misma, generalmente el pequeño se duerme y se despierta tranquilo. Esto es lo que se desearía que sucediera en cada psicoterapia, pero no siempre sucede. Entonces la cuestión de Abisag es esta, que ella nos muestra una grande verdad: que la vida es tal cuando es don para alguno y como tal es también un riesgo. Nosotros somos más de lo que aparentamos y podemos descubrirlo solo superando nues-tros propios límites (o haciendo que ellos nos superen). Es la esperanza del Espíritu que por esto es Santo, porque el salto es sólo aparente, mientras el todo está en Dios. La vida es un milagro continuo precisamente porque pasa a través de nuestras manos pero no se detiene ahí. COMUNITÀ IN CAMMINO Salus Populi Romani Il Papa all’inizio del mese di maggio ha pregato nella basilica di Santa Maria Maggiore. Da più di vent’anni il Signore ci ha donato di servirlo e onorarlo nella basilica di Santa Maria Maggiore. Le attività che noi, Serve di Maria Addolorata di Chioggia, svolgiamo sono molto semplici, ma proprio per questo motivo ci sentiamo in sintonia con la Madonna. Ci impegniamo nel mantenere puliti e in ordine i banchi e gli altari di tutte le cappelle e mentre realizziamo questa attività la mente vola qualche volta alla Madonna nel suo lavoro domestico nella casa di Nazareth. Abbiamo anche il compito di curare i paramenti sacri che saranno utiliz- zati per le Sante Messe; in realtà sono numerose le celebrazioni eucaristiche in questa basilica maggiore. Facciamo anche le composizioni floreali per gli altari e da qualche anno partecipiamo direttamente alla conduzione della liturgia animando i canti per alcune messe feriali e festive e anche cantiamo i Vespri di tutti i giorni feriali. Così, insieme a Maria e al popolo di Dio, lodiamo il Signore anche con il canto. Ispirandoci costantemente a Maria, Madre e serva del Signore (cfr. Cost. 2), cerchiamo di servire il Signore e i fratelli. COMUNITÀ IN CAMMINO Nella nostra Basilica si celebrano, con particolare devozione, i mesi mariani cioè, maggio ed ottobre, solennizzando il santo Rosario che già si recita tutti i giorni. In questi due mesi si alternano ogni giorno diversi predicatori che offrono una meditazione ad ogni mistero. Nel mese di maggio di quest’anno il Signore ci ha fatto uno splendido regalo: abbiamo iniziato a pregare in modo solenne il santo Rosario insieme a Papa Benedetto XVI. Già i preparativi sono stati pieni di 28 emozioni perché Sua Santità ha manifestato il desiderio di voler pregare davanti alla immagine originale della Madonna per questa giornata. Così il giorno prima esperti del Vaticano sono venuti per estrarre dalla nicchia la preziosa icona della Madonna Salus Populi Romani. È opportuno dire che il nostro appartamento custodisce l’ingresso della nicchia che contiene questa venerabile immagine. Quando è stata tirata fuori il cuore ci batteva forte pensando al privilegio di vedere ancora più da vicino questa antichissima icona venerata da pontefici e devoti di tutto il mondo, icona di cui è impossibile precisare la datazione. I pareri degli studiosi variano tra il V e il XII secolo. Il giorno del santo Rosario con il Papa, 3 maggio, eravamo in un posto vicino a lui; tanta gente è affluita per questo incontro con Maria in così bella compagnia. Abbiamo pregato in latino e il coro della Cappella Liberiana ha accompagnato con la musica il gloria patris, la Salve Regina e le litanie. Sebbene la basilica fosse stracolma sembrava di sentire un’unica voce all’unisono con il Papa. Segue il breve discorso che il Santo Padre ci ha rivolto al termine della recita del santo Rosario. suor Alma Ramírez V. COMUNITÀ IN CAMMINO Il Santo Rosario Questa preghiera è uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria. Cari fratelli e sorelle, al termine di questo momento di preghiera mariana, desidero rivolgere a tutti voi il mio cordiale saluto e ringraziarvi per la vostra partecipazione. Saluto in particolare il Cardinale Bernard Francis Law, Arciprete di questa stupenda Basilica di Santa Maria Maggiore. Questo è, in Roma, il tempio mariano per eccellenza, in cui il popolo della Città venera con grande affetto l’icona di Maria Salus Populi Romani. Ho accolto volentieri l’invito che mi è stato rivolto nel primo sabato del mese di maggio, a guidare il santo Rosario, secondo la bella tradizione che ho vissuto fin dalla mia infanzia. Nell’esperienza della mia generazione, infatti, le sere di maggio rievocano dolci ricordi legati agli appuntamenti vespertini per rendere omaggio alla Madonna. Come, infatti, dimenticare la preghiera del Rosario in parrocchia oppure nei cortili delle case e nelle contrade dei paesi? Oggi insieme confermiamo che il santo Rosario non è una pia pratica relegata al passato, come preghiera di altri tempi a cui pensare con nostalgia. Il Rosario sta invece conoscendo quasi una nuova primavera. Questo è senz’altro uno dei segni più eloquenti dell’amore che le giovani generazioni nutrono per Gesù e per la Madre sua Maria. Nel mondo attuale così dispersivo, questa preghiera aiuta a porre Cristo al centro, come faceva la Vergine, che meditava interiormente tutto ciò che si diceva del suo Figlio, e poi quello che Egli faceva e diceva. Quando si recita il Rosario si rivivono i momenti importanti e significativi della storia della salvezza; si ripercorrono le varie tappe della missione di Cristo. Con Maria si orienta il cuore al mistero di Gesù. Si mette Cristo al cen- 29 30 tro della nostra vita, del nostro tempo, delle nostre città, mediante la contemplazione e la meditazione dei suoi santi misteri di gioia, di luce, di dolore e di gloria. Ci aiuti Maria ad accogliere in noi la grazia che promana da questi misteri, affinché attraverso di noi possa “irrigare” la società, a partire dalle relazioni quotidiane, e purificarla da tante forze negative aprendola alla novità di Dio. Il Rosario, quando è pregato in modo autentico, non meccanico e superficiale ma profondo, reca infatti pace e riconciliazione. Contiene in sé la potenza risanatrice del Nome santissimo di Gesù, invocato con fede e con amore al centro di ogni Ave Maria. Cari fratelli e sorelle, ringraziamo Dio che ci ha concesso di vivere questa sera un’ora così bella di grazia, e nelle prossime sere di questo mese mariano, anche se saremo distanti, ciascuno nelle proprie famiglie e comunità, sentiamoci ugualmente vicini e uniti nella preghiera. Specialmente in questi giorni che ci preparano alla solennità della Pentecoste restiamo uniti con Maria invocando per la Chiesa una rinnovata effusione dello Spirito Santo. Come alle origini, Maria Santissima aiuti i fedeli di ogni comunità cristiana a formare un cuore solo e un’anima sola. Vi affido le intenzioni più urgenti del mio ministero, le necessità della Chiesa, i grandi problemi dell’umanità: la pace nel mondo, l’unità dei cristiani, il dialogo fra tutte le culture. E pensando a Roma e all’Italia vi invito a pregare per gli obiettivi pastorali della Diocesi, e per lo sviluppo solidale di questo amato Paese. Papa Benedetto XVI síntesis Salus Populi Romani Hace ya más de veinte años que el Señor nos hace el regalo de poder servirlo y honrarlo en la basílica de Santa COMUNITÀ IN CAMMINO María la Mayor. Las actividades que nosotras, Siervas de María Dolorosa de Chioggia, realizamos son muy sencillas, pero precisamente por este motivo nos sentimos en sintonía con la Virgen María. Nos empeñamos en mantener limpias las capillas, nos encargamos de los ornamentos sacros, hacemos también los arreglos florales de los altares principales y desde hace algunos años animamos los cantos de algunas celebraciones y en las vísperas de los días feriales. De esta manera, junto con María y el pueblo de Dios, alabamos al Señor también con el canto. Inspirándonos constantemente en María, Madre y sierva del Señor (cfr. Const. 2), buscamos servir al Señor y a los hermanos. En esta basilica se celebran, con devoción particular, los meses marianos, es decir el mes de mayo y el de octubre, solemnizando el santo Rosario que normalmente se reza todos los días. En estos dos meses se alternan cada día diferentes predicadores que presentan una meditación en cada misterio. En el mes de mayo de este año el Señor nos hizo un espléndido regalo: Iniciamos este mes rezando solemnemente el Rosario junto al papa Benedicto XVI. El Santo Padre nos recordó que “hoy el santo Rosario no es una piadosa práctica regalada del pasado, como una oración de otros tiempos a la cual pensar con nostalgia. Éste es sin lugar a dudas uno de los signos más elocuentes del amor que las jóvenes generaciones nutren por Jesús y por su Madre María. El Rosario cuando se reza de manera auténtica, no mecánicamente ni superficialmente sino de manera profunda, da paz y reconciliación. Éste contiene la potencia de sanación del Nombre de Jesús, invocado con fe y con amor a la mitad de cada Ave María”. Ravviva il dono... Tu porti un sogno, ti anima una irresistibile voglia di vivere, di fare qualcosa di grande. Hai un bisogno di amare, per esprimere il meglio di te stesso? Non lasciarti abbattere perché il tuo sogno è vero! Giovane ravviva il dono che è in TE! Noi Serve di Maria vogliamo seguire Gesù, ispirandoci a Maria, Madre e Serva del Signore, accanto alle infinite croci dove Egli è ancora crocifisso nei suoi fratelli. Voi realizzare questo ideale di fraternità, di servizio e di amore Maria? Per Te Giovane… Weekend 15-16 Novembre 2008 17-18 Gennaio 2009 16-17 Marzo 2009 Per Te Adolescente… 18 Ottobre 2008 8/22 Novembre 2008 13 Dicembre 2008 Per informazioni: tel. 041 400255 e-mail: [email protected] Reaviva el don... Tu tienes un ideal, te impulsan unas ganas irresistibles de vivir, de hacer algo grande ¿Tienes dentro de ti una necesidad de amar, para expresar lo mejor de ti? ¡No te desanimes, porque tu ideal es verdadero! ¡Joven reaviva il don de Dios que está en ti! Para Ti joven… Nosotras Siervas de María queremos seguir a Jesús, inspirándonos a María, Madre y Sierva del Señor, junto a las infinitas cruces donde Él está todavía crucificado en sus hermanos. Te invitamos a participar Retiro mensual en casa MATER DOLOROSA, sur 19 N°178 Orizaba, Ver. El 4° domingo de cada mes. Informes: Tel. 7243240 Piedras Negras, Coahuila. Retiro Juvenil Informes: Tel. 7831315 e-mail: [email protected] ¿Quieres realizar este ideal de fraternidad, de servicio y de amor a María? DALLE MISSIONI Amigo de los más necesitados Bendito el que viene en el nombre del Señor. 34 Después de 10 meses que la diócesis de Orizaba se había quedado sin Pastor porque el anterior fue nombrado Arzobispo de la Catedral metropolitana de Xalapa, el Señor Jesús nos ha bendecido nombrando Obispo para nuestra querida Diócesis a Mons. Marcelino Hernández Rodríguez, que hasta este momento se encontraba como Obispo auxiliar en la ciudad de México D.F. El día 22 de abril del año en curso fue la fecha señalada para la toma de posesión de la diócesis. Después de haber realizado el recorrido que los llevaría hasta la Plaza de Toros la Concordia la cual lucía ya impresionante, casi llena al máximo con un público que cantaba, que aplaudía pero sobre todo que veía cristalizado un sueño: el dejar la orfandad de Obispo. Entonces, cuando el reloj marcaba las 12 en punto la procesión salió por el pasillo hacia el centro del ruedo dejando ver la cantidad de Arzobispos, Obispos y Sacerdotes que habían asistido para acompañar a Don Marcelino. Los aplausos se escucharon inmediatamente, la feligresía congregada se desbordó nuevamente en júbilo y alegría mostrándole a Monseñor Hernández cuanta falta le hacía a esta joven Diócesis. Presidió la celebración Monseñor Hipólito Reyes Larios, arzobispo de Xalapa y primer Obispo de la Diócesis de Orizaba quien se dio a la tarea de agradecer la presencia del señor Gobernador del Estado de Veracruz Llave, el Lic. Fidel Herrera Beltrán, así como también de los diversos presidentes municipales, diputados federales y locales, autoridades civiles, invitados especiales, visitantes de Guadalajara, Monterrey y Ciudad de México y por supuesto los anfitriones, todo el pueblo de la Diócesis de Orizaba. Fue así como inició la liturgia propia de la misa. Las lecturas fueron leídas en dialecto propio de la región serrana de Orizaba así como también en Español. Posteriormente Monseñor Norberto Rivera, quien hizo la homilía, mencionó la labor de un pastor en la iglesia haciendo hincapié en lo que éste debe hacer y en lo que no debe realizar. Resultó motivador escuchar que depositaba toda su confianza en Monseñor DALLE MISSIONI Marcelino pero que sabía de antemano que ésta no sería quebrantada porque a él lo conocía perfectamente y sabía que la Diócesis quedaba en excelentes manos, unas manos que vendrían a dar continuidad al trabajo realizado por Monseñor Sergio Obeso primero y por Monseñor Hipólito Reyes posteriormente. Después vendría así la lectura de la Bula Papal, el interrogatorio y la entrega del Báculo, con lo cual Monseñor Marcelino dejaría de ser Obispo Electo para convertirse en el Segundo Obispo de la Diócesis de Orizaba, donde certifica que Marcelino Hernández será el nuevo obispo para esta Diócesis “te constituimos obispo de la Diócesis de Orizaba, con los derechos que en ti recaen” decía esta carta. Momento más tarde el Nuncio Apostólico en México, Christopher Pierre, lo declaró como nuevo obispo de esta diócesis, donde además de proclamar el credo apostólico, Monseñor Marcelino fue contestando las preguntas que el Nuncio le iba haciendo y en las cuales iba asumiendo un compromiso con Dios y con los fieles de esta Diócesis. Al terminar la celebración eucarística Monseñor Marcelino dirigió su mensaje en el cual destacó con el peculiar sentido del humor que lo caracteriza: “No soy muy rollero no se espanten; la alegría ya la tenemos y vamos a servir porque lo quiero hacer y con muchas ganas, pídanle a Dios que cumpla esta tarea que por medio del Papa me encomiendan…estoy consciente de que debo proclamar la palabra de Dios y no inventos míos”. Añadió que él se preocupará por los más necesitados, pobres, humillados, pues desde este día son sus amigos, de igual forma destacó que es hora de romper con las barreras del lenguaje de la gente de la sierra y las diferencias de razas para poder conocer a Dios. De este modo terminaría la Santa Misa, regresando todos los sacerdotes en procesión y dejando atrás a Monseñor Marcelino Hernández Rodríguez quien se abocó a saludar a los fieles que se encontraban cerca del pasillo central así como también a sus compañeros de generación del seminario quienes al igual que él en este 35 DALLE MISSIONI día cumplían 35 años de sacerdocio. La gente entonces abandonaría lentamente el recinto, sintiendo un gozo en el alma que difícilmente se podrá borrar. Después de unos días de haber llegado a esta nueva diócesis, Monseñor Marcelino se encontraron el día 17 de mayo con la CIRM, en donde él pudo presenciar de la riqueza de los carismas de todas las congregaciones que están presentes en la diócesis. Después de un momento de convivencia nos exhortó a vivir con alegría nuestra consagración a Dios, diciéndole al Señor cada día en la oración: y ahora Señor ¿Qué quieres que haga? para seguir colaborando en la construcción del Reino de Dios especialmente con los más pobres y necesitados. Comunidad Mater Dolorosa sintesi Amico dei poveri Il Signore ci ha benedetto scegliendo per la nostra diocesi di Orizaba Veracrux il vescovo Marcellino Hernández Rodríguez. Il giorno 22 aprile ha preso possesso della diocesi con una solenne ce- lebrazione presieduta, da monsignor Hipólito Reyes Larios, arcivescovo di Xalapa e primo vescovo di Orizaba assieme al vescovo Marcellino e ad altri arcivescovi, vescovi e sacerdoti. Erano presenti molte autorità civili: il governatore dello stato di Veracrux, Fidel Herrera Beltrán, diversi presidenti municipali, deputati federali e locali, autorità civili, invitati speciali da Guadalajara, Monterrey e Città del Messico e soprattutto tutti i fedeli della diocesi di Orizaba. Le letture della celebrazione della Messa sono state proclamate nel dialetto proprio della regione serrana di Orizaba e in Spagnolo. Al termine della celebrazione eucaristica monsignor Marcellino ha rivolto il suo messaggio ai fedeli con l’umorismo che lo caratterizza: “Chiedo a Dio che possa compiere questo servizio che mi è stato affidato attraverso il Papa Benedetto XVI, cosciente che devo proclamare la parola di Dio”. Ha aggiunto che si preoccuperà delle persone che si trovano in difficoltà: poveri, coloro che sono umiliati, emarginati… perché da questo momento sono diventati suoi amici. Il 17 maggio ha voluto incontrare tutte le congregazioni religiose presenti in diocesi cogliendo la ricchezza dei carismi delle varie congregazioni. DALLE MISSIONI El servicio es el amor en acción Cuando se confía en Dios todo se puede. En esta semana santa fui de misión a la comunidad de “Mesillas” que pertenece a la Parroquia de Yanga, Ver. Fue una experiencia nueva y muy bonita, cuando me dijeron que saldría de misión con Sor Beatriz me sentí más tranquila, ya que me había tocado con una hermana profesa. Salimos de la comunidad del noviciado el sábado 15 de marzo para dirigirnos a la Parroquia donde ya nos estaban esperando unas jóvenes con las que estaríamos durante toda la semana, nos acogieron con mucho cariño, respeto y alegría. Durante la Semana tuvimos catequesis con niños, jóvenes y adultos, al terminar las catequesis seguía la celebración de la Palabra. Visitamos a las familias para invitarlos a las celebraciones y sobre todo para vivir juntos los días más importantes para nosotros los cristianos. En un momento me sentí desanimada, ya que la gente casi no participaba, pero cuando se confía en Dios, todo se puede, en mis oraciones pedía por el pueblo para que asistieran y por algunos problemas que nos confiaban los ponía en las manos del Señor. Gracias a Dios los días más grandes como el Jueves, Viernes, Sábado y Domingo ya hubo más participación y desde luego más trabajo, pero como dice una frase que me gusta “el servicio es el amor en acción” pues a trabajar, gracias a Dios todo salió muy bien, ya que un grupo de jóvenes nos DALLE MISSIONI estuvo apoyando durante toda la semana. Ahora me queda la tarea de pedir por aquella gente que todavía les falta mucho por conocer sobre su ser cristiano y a mí esforzarme por vivirlo en plenitud. Novicia Guadalupe González C. sintesi Missione durante la settimana santa Fu un’esperienza molto positiva quella vissuta durante la settimana santa nella comunità di Mesillas che appartiene alla Parrocchia de Yanga, Veracruz Messico assieme a suor Beatrix. Siamo state accolte da un gruppo di giovani con molto rispetto e affetto e siamo state accompagnate da loro tutta la settimana. È stato un impegno molto vario di apostolato: catechesi con bambini, giovani e adulti, celebrazione della Parola, visite alle famiglie per invitarle a vivere intensamente il Triduo pasquale. Ringrazio il Signore perché ho potuto sperimentare che il servizio è l’amore in azione. AVVENIMENTI DALLE MISSIONI Responsabili gli uni degli altri Una nuova comunità a Gitega nel Burundi africano in settembre. Domenica 25 maggio la Congregazione delle Serve di Maria Addolorata di Chioggia ha vissuto insieme a molti amici e amiche della città e della diocesi un’importante esperienza di “Chiesa”: tre consorelle, suor Antonella Zanini, suor Celeste Perez Padilla e suor Patricia Doria Torres (provenienti queste ultime dalla Comunità del Messico) hanno ricevuto dalle mani del nostro Vescovo il mandato “ad gentes”. Apriranno una nuova comunità a Gitega nel Burundi africano e già in settembre partiranno verso questo paese con l’impegno di promuovere umanamente ed evangelizzare tutte le persone che incontreranno sul loro cammino. Un grazie fin d’ora a queste tre consorelle che donano alla nostra comu- nità ecclesiale e alla città intera una grande testimonianza di servizio, di donazione totale ai fratelli e sorelle più poveri. Ad esse si unirà anche suor Rocio Peralta Garcia. La celebrazione eucaristica ha messo in risalto fin dall’introduzione della madre generale, suor Umberta Salvadori, e dai segni posti accanto all’altare, l’universalità dell’esperienza cristiana: Cristo è venuto per tutti gli uomini e insieme siamo responsabili gli uni della salvezza degli altri. Il Vescovo mons. Angelo Daniel nell’omelia, partendo da alcuni tratti del Vangelo di Giovanni sul comandamento dell’amore e dalla prima lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi, ha evidenziato il valore di questo nuovo impegno di servizio. 39 AVVENIMENTI Subito dopo l’omelia, è stato celebrato il mandato missionario del vescovo a nome della Chiesa locale con la consegna a suor Antonella, suor Celeste e suor Patricia della croce e della Parola. Quindi le preghiere dei fedeli per affidare all’amore di Dio la vita delle tre nuove missionarie. Attraverso i segni dell’offertorio i molti laici presenti hanno voluto manifestare la loro amicizia alle Serve di Maria Addolorata e la gioia di essere partecipi insieme a tutta la comunità dell’invio missionario di tre loro suore. Hanno donato il mondo per ricordare che ogni nostra vita e ogni nostra comunità è un bene per noi stessi, ma anche un servizio all’umanità intera; una rete, che ricorda la nostra città e suggerisce che maglie e nodi tessono unità e aiutano a rinsaldare l’esperienza della comunità cristiana in ogni luogo del mondo; una zappa per indicare il lavoro della terra che chiede forza, tempo, dedizione, attesa perché 40 i frutti arrivano quando si è preparato il terreno con il cuore; i grembiuli, segno del “servizio” totale al Signore ed ai fratelli che la nuova missione in Burundi sperimenterà fin dal primo momento; una lanterna per illuminare la strada della nuova missione e farla risplendere della luce di Cristo Risorto; il pane e il vino, segni delle molteplici esperienze umane e che, trasformati nel Corpo e nel Sangue di Gesù, ci indicano l’unità che il Signore vuole nella Chiesa. Significativo e commovente è stato l’affidamento alla Madonna della Navicella, da cinquecento anni Madre premurosa per la gente della nostra città, che le tre consorelle missionarie hanno voluto compiere alla fine della santa Messa ponendo ai piedi della statua di Maria delle composizioni di fiori bianchi. Un grazie particolare al Coro della Navicella che ha animato con il canto la liturgia eucaristica. Conclusa la celebrazione alcuni amici e amiche del MASCI (Movimento Adulti Scout) di Chioggia hanno fatto indossare alle tre “mandate” i grembiuli e provare la zappa, donati all’offertorio, perchè ormai pronte per il loro nuovo servizio. Un momento di gioiosa e simpatica convivialità nel cortile dell’Istituto, a Borgo Madonna per gli amici e simpatizzanti, ha concluso il pomeriggio di festa. Ora ci saranno i preparativi conclusivi e … gli ultimi saluti. Noi vi promettiamo la nostra preghiera e perché no, anche … qualche altro aiuto. Buona strada, carissime consorelle! Riportiamo l’omelia del vescovo Angelo. Comunità “La forcola” M.A.S.C.I. Chioggia síntesis responsables los unos de los otros El domingo 25 de mayo la Congregación de las Siervas de María Dolorosa de Chioggia junto con muchos amigos y amigas de la ciudad y de la diócesis vivió una importante experiencia de Iglesia: el mandato misionero de tres hermanas. La Eucaristía fue celebrada por el obispo Angelo Daniel. A través de los signos en el ofertorio los numerosos laicos presentes quisieron manifestarles su amistad a las Siervas de María Dolorosa y la alegría de poder participar junto a la comunidad al envío de sus tres hermanas. Ofrecieron un mundo para hacernos recordar que cada una de nuestras vidas y cada una de nuestras comunidades es un don para nosotros mismos, pero también un servicio a la humanidad entera. Ofrecieron también una red, que recuerda nuestra ciudad y sugiere que hilos entrelazados tejen unidad y ayudan a consolidar la experiencia de la comunidad cristiana en cada lugar del mundo; un azadón para indicar el trabajo de la tierra que exige fuerza, tiempo, dedicación, espera para que los frutos lleguen cuando se ha preparado el terreno con el corazón; mandiles, como signo del servicio total al Señor y a los hermanos que la nueva misión en Burundi experimentará desde el primer momento; una linterna para iluminar el camino de la nueva misión y hacerla resplandecer de la luz de Cristo Resucitado; el pan y el vino, signo de las múltiples experiencias humanas que transformadas en el Cuerpo y Sangre de Jesús nos indican la unidad que el Señor quiere en la Iglesia. Significativo y conmovedor fue el momento cuando las hermanas se encomendaron a la Virgen de la Navicella (Navecilla) que desde hace quinientos años es Madre premurosa para la gente de nuestra ciudad. 41 AVVENIMENTI Celebrazione d’invio Nella missione siete sospinte dalla carità e andate a portare l’amore di Dio. In questo giorno solenne del Corpus Domini celebriamo anche l’invio delle nostre care sorelle, destinate alla missione nella diocesi di Gitega in Burundi. Qual è il motivo centrale, il cuore per così dire, della festività odierna? “Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio Unigenito” (Gv 3,16). E Gesù “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1): all’estremo limite dell’amore. Egli ci ha detto: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato (Gv 15,12). Pertanto, come dice S. Paolo, “poiché c’è un solo pane noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo” (1Cor 10,17). È dunque l’amore il centro del messaggio della salvezza e anche del mistero eucaristico: amore ricevuto, amore donato. E per voi, care sorelle in partenza per l’Africa, qual è il segreto, il motivo principale di questo vostro partire? 42 Non è l’interesse, l’ambizione, né la volontà di dominio. Il vostro cuore è libero da tutto ciò. Non è neanche il desiderio di avventura, la ricerca del diverso, il bisogno di novità. Questo basterebbe per fare del turismo, ma non per la missione. Neppure a muovervi è soltanto l’obbedienza. Non si tratta infatti di un compito da eseguire, sia pure con fedeltà. Che cosa dunque? La parola ultima, o meglio la realtà più vera, come per l’eucaristia, è l’amore. Quello stesso amore che ha affascinato la vostra giovinezza: che non è una cosa o una teoria, ma la persona di Gesù Cristo. Quell’amore ha dato senso e gioia ai vostri voti e rende possibile il “per sempre”. Senza di esso la castità sarebbe freddezza, la povertà grettezza, l’obbedienza passività. Nella missione siete sospinte dalla carità e andate a portare l’amore; ad annunciare a tutti, e specialmente ai poveri, agli ultimi, che Dio li ama, si interessa a loro, e lo fa anche per mezzo vostro. Andate a dire e a dare qualcosa che non è vostro, che vi supera, che voi a vostra volta avete ricevuto e ricevete. E questo vi dà il diritto di non scoraggiarvi, di avere speranza anche nei momenti difficili, di credere alla potenza dei mezzi poveri. Come dice S. Paolo, “quando sono debole, è allora che sono forte” (2Cor 12,10). Andrete a dare, ma anche a ricevere. Vi accorgerete, con stupore, che Colui che vi chiama vi precede: è già lì, nei valori di semplicità, di sofferenza e anche di religiosità di quella popolazione. Vi auguriamo di esultare anche voi, come Gesù che un giorno disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perchè hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perchè così è piaciuto a te” (Mt 11,25-26). La celebrazione di oggi è dimostra- zione e conferma che voi non partite da sole. Dal cielo vi accompagnano, con la loro protezione, Padre Emilio e Madre Elisa e tante religiose e persone care che sono nella gloria del Signore. Qui in terra vi sono accanto l’affetto, l’aiuto e la preghiera delle consorelle della Congregazione, di tanti amici e della nostra Chiesa locale. È questa Chiesa che vi manda e che voi, in un certo modo, renderete presente nella vostra opera missionaria. La Vergine Maria vi sarà particolarmente vicina: lei che sulla via del Calvario e sotto la croce è stata la vera ‘madre coraggio’. Lei che, giovane ragazza, dopo il “sì” a Dio nell’Annunciazione, ha sentito che doveva andare in fretta a condividere questo annuncio e questo sì anche lontano, da Elisabetta e la sua famiglia. A lei, guida degli apostoli, al suo cuore dolcissimo e audace, affidiamo oggi queste nostre sorelle e la missione che le attende. + Angelo Daniel Vescovo 43 AVVENIMENTI síntesis La celebración de envío Estas son algunas de palabras que el obispo de Chioggia, en su homilia, dirigió a la asamblea el día del envío de nuestras hermanas: «El amor es el centro del mensaje de la salvación y también del misterio eucarístico: amor recibido, amor donado. Para las hermanas que irán a África, el secreto, el motivo principal de esta partida no es el interés, la ambición, ni la voluntad de dominio. Ni tampoco lo que las mueve es la obediencia. No se trata de una tarea que se debe realizar, aunque si con fidelidad. La última palabra, o mejor dicho la realidad más cierta, como para la eucaristía, es el amor; ese mismo amor que no es una cosa o una teoría, sino la persona misma de Jesucristo. Este amor ha dado sentido y felicidad a la consagración y hace posible el “para siempre”. Sin ésto la castidad sería frialdad, la pobreza avaricia, la obediencia pasividad. En la misión lo que nos impulsa es la caridad de llevar el amor; a anunciar 44 a todos , especialmente a los pobres , a los últimos, que Dios los ama, se interesa por ellos, y lo hace también a través de los misioneros. No se va nunca solos, nos acompañan desde el cielo nuestros fundadores, las hermanas difuntas y los seres queridos que están en la presencia del Señor. Aquí en la tierra nos acompañan el afecto, la ayuda, la oración de las hermanas de la congregación, de tantos amigos de la iglesia local y esta Iglesia que hoy las manda y también ustedes, en un cierto modo, ustedes harán presente su obra misionera». COMUNITÀ IN CAMMINO Lode e preghiera Vita mariana nella scuola primaria Padre Emilio Venturini. Tutto il mese di maggio è stato vissuto dagli alunni della nostra scuola puntando la telecamera sulla figura di Maria. Abbiamo voluto in questo modo anche ricordare la sua apparizione cinquecento anni fa in questa nostra terra di Chioggia, salvata dalla sua misericordiosa intercessione. Ogni mattina i giovani scolari accompagnati da noi insegnanti, prima di iniziare il lavoro scolastico, si sono recati alla grotta della Vergine di Lourdes, sita in un angolo del parco della stessa scuola, per affidare a Lei la loro vita e l’impegno giornaliero. La breve riflessione proposta dalla direttrice suor Onorina Trevisan, i canti di lode, il ripetere ritmico di una decina di Ave Maria, diffondevano nell’ambiente circostante un clima di serenità e di pace, sembrava che dal suo trono di luce la Vergine santa sorridesse a tutti e a ciascuno come segno di ascolto e di protezione. Due mattinate poi, sono state eccezionali: una quando ad animare la nostra preghiera è casualmente arrivato don Silvio Salvatori, missionario in Bolivia, che con il suo stile salesiano, ricco di entusiasmo e di slancio, ha raccontato un aneddoto significativo che ha reso ancora più calorosa e vivace la nostra preghiera; l’altra, quando pure occasionalmente, si è unito a noi don Damiano Vianello, sacerdote novello da appena una settimana, che con la sua giovanile presenza ha portato un’ulteriore nota di festosità. Don Damiano con freschezza e giovialità ha invitato tutti i ragazzi ad essere aperti alla chiamata di Dio che mette nel cuore il grande ideale di donare la vita al servizio suo e dei fratelli. “Anch’io, diceva il giovane sacerdote, ho ascoltato la sua voce che mi ha parlato nella profondità del cuore ed ora posso esercitare il ministero di celebrare l’eucaristia, confessare, battezzare… in una parola, dedicare la mia vita agli altri. Ora ho realizzato il mio sogno e con voi ringrazio la Vergine della Navicella per avermi accompagnato durante gli anni della mia preparazione sacerdotale”. Un fragoroso applauso ha concluso questo momento di grazia. 45 46 Un evento altrettanto bello è stato il pellegrinaggio, a conclusione del mese mariano, all’attiguo santuario della Navicella, all’ombra del quale si svolge la nostra attività educativa. I piccoli pellegrini della scuola dell’Infanzia e Primaria hanno formato una lunga processione e, giunti al Santuario, hanno riempito la grande navata centrale, mentre in quelle laterali hanno preso posto i numerosi genitori che si sono uniti alla nostra manifestazione di fede a Maria. Le preghiere semplici e spontanee dei bambini, il suono dell’organo che accompagnava le voci angeliche dei semplici pellegrini hanno creato un clima di lode e di commossa preghiera in tutta l’assemblea. Si percepiva un’atmosfera di profonda intimità, di intercessione, di grazie per i presenti, per le famiglie e per il mondo intero. Infine il parroco, padre Giampietro Barattin, ha invocato la benedizione del Signore, ringraziando in modo particolare gli alunni per la loro sentita devozione a Maria, Vergine della Navicella e salvezza del popolo clodiense. E noi educatrici ed insegnanti, godendo nel silenzio del nostro cuore, abbiamo affidato alla sua materna protezione questa schiera di ragazzi perché li guidi, li difenda dal male e li custodisca nel suo cuore di Madre. suor Lucia Favaro síntesis Alabanza y oración Todo el mes de mayo fue vivido por los alumnos de la escuela primaria Padre Emilio Venturini fijando la “cámara de televisión” en la figura de María. Quisimos de esta manera recordar también la aparición de hace quinientos años en nuestra tierra: Chioggia, salvada por su misericordiosa intercesión. Cada mañana jóvenes seglares acompañados por nosotros los maestros, antes de comenzar con el trabajo escolástico, íbamos a la gruta de Lourdes, ubicada en un ángulo del parque de nuestra escuela, para encomendarle sus vidas y el trabajo de cada día. Otro evento igualmente hermoso fue la peregrinación como conclusión del mes mariano, al antiguo santuario de la Navicella (Navecilla) bajo del que se desarrolla nuestra actividad educativa. Los pequeños de preprimaria y de la primaria hicieron una larga procesión y cuando llegaron al santua- COMUNITÀ IN CAMMINO rio llenaron toda la nave central, en las laterales tomaron lugar los papás que numerosos se unieron a nuestra manifestación de fe a la Virgen. Las oraciones espontáneas y sencillas de los niños, el sonido del órgano que acompañaba sus voces angelicales crearon un clima de alabanza y conmovedora oración en toda la asamblea. Se percibía una atmósfera de intimidad profunda, de intercesión, de gracias para los presentes, para las familias y para el mundo entero. Piccoli attori L’apprendimento della musica e la componente recitativa hanno una collocazione ben definita nell’ambito del percorso didattico. Venerdì 23 maggio, presso il teatro Don Bosco si è svolto il consueto spettacolo di fine anno organizzato da alunni e insegnanti della scuola primaria “Padre Emilio Venturini”. Il tema della recita di quest’anno era incentrato sull’opera di Walt Disney con presentazione di fiabe e storie realizzate in un arco di tempo compreso tra gli anni ‘40 e gli anni ‘90. Dopo una breve introduzione del dirigente scolastico suor Onorina, che ha sottolineato come l’apprendimento della musica e la componente recitativa abbiano una collocazione ben definita nell’ambito del percorso didattico, ha avuto inizio la manifestazione vera e propria. Al suono della Marcia di Topolino, guidati dalle rispettive insegnanti, gli alunni delle varie classi hanno attraversato la platea per posizionarsi sul palco, dove li attendeva l’attore e regista sig. Giuliano. Questi, munito di mazza, mantello e tricorno, ha coordinato la serata, illustrando brevemente COMUNITÀ IN CAMMINO 48 la trama delle varie favole e incoraggiando i ragazzi nelle loro interpretazioni. Accanto ai protagonisti, che indossavano abiti adatti alla storia da rappresentare, la maggior parte dei bambini costituenti il coro erano vestiti rispettivamente da topolino (i maschi) e da Minnie le femmine) quasi a ricordare che, anche se non protagonisti delle fiabe, questi ultimi erano comunque i personaggi più famosi creati da Walt Disney. A dirigere il coro il maestro Pietro Perini in versione di Leopold Stokowski (direttore d’orchestra di un‘indimenticabile ‘Fantasia’ coadiuvato da una Minnie del tutto particolare: la maestra Elisa Saglia). La favola di Biancaneve, interpretata dagli alunni di seconda, ha aperto la rassegna con simpatiche variazioni sul tema introdotte dal coordinatore e con il coro che eseguiva le canzoni più famose tratte dalla colonna sonora del cartone animato. Hanno fatto seguito La carica dei 101 (terza elementare), Cenerentola (quarta), La bella e la bestia, Mary Poppins (quinta) e per finire Aladin e La sirenetta (interpretate dagli alunni della prima). Caratteristica delle storie tratte dai cartoni animati era la diffusione di un messaggio universale che vuole dimostrare come la bontà, la lealtà e l’amore riescano a superare le situazioni più difficili. Una considerazione a parte merita Mary Poppins, film premiato con l’Oscar, nel quale il messaggio precedente si inserisce in una realtà più complessa, quella di una famiglia londinese dove la presenza della simpatica governante-maga non si limita a dare una educazione a due fratellini, piuttosto turbolenti, ma fa capire ai genitori quanto sia importante partecipare direttamente alla vita dei figli. A conclusione della serata, dopo i ringraziamenti della direttrice agli insegnanti che avevano contribuito alla realizzazione dello spettacolo, gli alunni di quinta hanno voluto dare un saluto speciale a suor Lucia, la maestra che li ha accompagnati nei cinque anni di scuola. Seduti sul palco, hanno dedicato alla loro insegnante un video che illustra i momenti più significativi di ciascun anno trascorso con lei, momenti che non riguardavano solo l’aspetto didattico, ma anche di gioco e di divertimento: carnevale, gite scolastiche e uscite didattiche. Al termine del video, suor Lucia, visibilmente emozionata, ma non per questo sprovvista del suo proverbiale humor, ha ringraziato i suoi allievi augurando loro una proficua continuazione della loro avventura scolastica. Francesco Antico COMUNITÀ IN CAMMINO síntesis Pequeños actores El viernes 23 de mayo, en el teatro Don Bosco se llevó a cabo el acostumbrado espectáculo de fin de año organizado por los alumnos y maestros de la escuela primaria Padre Emilio Venturini. El tema de la representación de este año era sobre la obra de Walt Disney, las fábulas e historias realizadas de 1940 a la década de los 90’s. Los diferentes grados representaron las fábulas Blanca Nieves, Los 101 dálmatas, Cenicienta, La bella y la bestia, Mary Poppins y al final Aladín y La Sirenita. La característica de estas historias sacadas de los dibujos animados era la difusión de un mensaje universal que quiere demostrar como la bondad, la lealtad y el amor logran superar las situaciones más difíciles. Una apreciación especial merece Mary Poppins, en la que la maga no se limitó a educar a los dos hermanitos inquietos, sino que también hace entender a los papás la importancia de ser parte directamente de la vida de sus hijos. Per ringraziare Venerdì 6 giugno, nel santuario della Beata Vergine della Navicella, si sono riuniti genitori, insegnanti e bambini della scuola primaria Padre Emilio Venturini e della scuola dell’infanzia Madonna della Navicella per ringraziare il Signore dell’anno scolastico che ormai si stava per concludere. La funzione si è svolta in modo semplice, rallegrata da canti vivacizzati da battimani a tempo dei bambini. Nell’omelia, don Simone Zocca, anche lui un ex-allievo di questa scuola, ha invitato a essere sempre vigili alla chiamata di Gesù, il quale è una perla preziosa che viene donata a ciascuno di noi. Nostro compito è quello di cu- stodire questo tesoro e di farlo anche fruttificare quotidianamente facendo così della nostra vita un dono agli altri. Al termine della funzione ci siamo affidati alla Madonna della Navicella, in quest’anno in cui ricorre il 500° anniversario della sua apparizione nel lido di Sottomarina, e tutti insieme abbiamo intonato il canto: Oh del cielo gran Regina. Maria benedica tutti i nostri bambini con le loro famiglie, perché possano sperimentare in ogni momento il suo amore di Madre e trovare la forza per rinvigorire i valori cristiani, che aiutano la famiglia a vivere nell’unità. Paola Boscolo 49 COMUNITÀ IN CAMMINO Prendi il largo Carissimo/a, è stata davvero fantastica la serata del 2 giugno in barca… Tutto a sorpresa…! Che bello navigare insieme! La presenza festosa di tutti voi ragazzi e dei vostri genitori ha dato al momento eccezionale una tonalità di gioia, di serenità, di amicizia vera. Un modo meraviglioso per coronare un cammino di cinque anni di impegno, in uno scambio di reciproca intesa anche nelle logiche difficoltà. Mi viene spontanea una riflessione che desidero comunicare in modo particolare a te, ormai ex alunno, che stai crescendo e sognando un futuro luminoso colmo di prospettive e di grandi desideri. La vita è come un navigare continuo nella vastità del mare. È favoloso guardare il mare con la sua storia di vita antica e sempre nuova, con il suo fascino, con le sue segrete ricchezze, con i suoi tesori profondi, con le sue meraviglie e sconfinate bellezze. Tutto invita a guardare lontano per scopri- 50 re nuovi orizzonti per ammirare, con rinnovato stupore, la grandezza della creazione. Il pensiero e la contemplazione della magnifica realtà conducono spontaneamente all’origine della vita e anche della tua, uscita dalle mani del Dio creatore, che ti è Padre e che ama tutte le sue creature e anche te con amore smisurato perché sei suo figlio. Ricordati che tutto quello che è buono e bello porta l’impronta di quel Dio che ha pensato da sempre anche a te, che ti vuole bene e non ti dimentica mai e poi mai. Questa verità ti renda felice e capace di riconoscerlo, di lodarlo e di ringraziarlo perché ti ha fatto a sua immagine, ti ha donato la vita e ogni giorno ti colma di tutto quello di cui hai bisogno per farti crescere. Anche tu con la tua barca stai solcando il mare, stai prendendo il largo e hai bisogno che qualcuno di esperto ti guidi, ti insegni l’arte del timoniere. Ricordati che chi vuole sfidare il mare ANIMAZIONE GIOVANILE deve imparare a navigare, ad orientarsi, a sfruttare le correnti, il vento; ma soprattutto deve avere una meta, tracciarsi una rotta, tenere conto dei pericoli, prevedere tutto ciò che può essere utile. Servono punti di riferimento sicuri, capacità di lottare e tenacia nel continuare senza mai arenarsi, altrimenti sarebbe il fallimento completo. Inoltre il coraggio e la fermezza sosterranno il navigatore nei momenti più difficili quando le onde minacciose dell’infido mare tenderanno a far affondare l’imbarcazione. Attento però, non salire da solo, nella tua barca, portati a bordo persone che ti vogliono bene, amici veri, leali che ti possono aiutare a superare le difficoltà e godere insieme le conquiste raggiunte. Vorrei dirti anche, con tutta la convinzione che porto dentro, di non tralasciare di far salire con te l’Amico vero che non ti abbandona mai e che sempre naviga insieme anche quando tu non avverti la sua presenza, che è la guida sicura verso la meta sognata. Gesù, che tante volte in classe abbiamo invocato e pregato con il cuore, è un amico fedele, è la bussola che ti indica la direzione sicura e che ti riempie il cuore di gioia vera, quella che nessun altro ti può donare. Poi affidati a Maria, madre tenera ed amorosa, che sempre ti ascolta e ti esaudisce. Lei è la stella polare che illumina il tuo cammino e lo rende splendente per te e per tutti coloro con i quali condividi la tua esperienza. Ti auguro di essere un esperto navigante. Coraggio, continua a navigare, non temere. Qualcuno ti precede. Ti accompagno anch’io nel silenzio, nella preghiera e con immutato affetto, sperando di rivederti per godere della tua crescita umana, intellettuale e spirituale. Auspico, infine, che il nostro fondatore padre Emilio Venturini, alla cui figura tante volte ci siamo rivolti per chiedere aiuto e protezione, dal cielo assista voi e la nostra opera educativa perché tutti possiamo diffondere nel- 51 COMUNITÀ IN CAMMINO la società di oggi i valori dello spirito come egli stesso ha testimoniato nella sua Chioggia di quel tempo. Con nostalgia ricordo e saluto di cuore te e i tuoi cari genitori. suor Lucia Favaro la tua ex insegnante síntesis Sale a mar abierto La vida es como un continuo navegar en la inmensidad del mar. Todo nos lleva a mirar lejos descubriendo nuevos horizontes para admirar, con renovado estupor, la grandeza de la creación. La contemplación de la magnífica realidad conduce espontáneamente al origen de la vida y también a la tuya, salida de las manos de Dios creador, que es Padre y que ama a todas sus 52 creaturas y también a ti con un amor sin medida porque eres su hijo. Recuerda que todo lo que es bueno y bello lleva el sello de aquel Dios que ha pensado desde siempre en ti, que te quiere mucho y no te olvida ni nunca te olvidará. También tú con tu barco estás surcando el mar, estás saliendo a mar abierto y necesitas que algún experto te guíe, te enseñe el arte de timonel. Deseo que llegues a ser un gran marinero. Ánimo continúa navegando, no temas. Hay alguien que te precede. Te acompaño también yo en el silencio, con la oración y con todo mi afecto, esperando poder volver a verte para gozar de tus progresos humanos, intelectuales y espirituales. Nuestro fundador Padre Emilio Venturini, figura a la que tanta veces nos hemos dirigido para pedirle ayuda y protección, desde el cielo los proteja y proteja también nuestra labor educativa. IN COMUNIONE Attenta e disponibile Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore (Rm 14,8). Lunedì, 9 giugno 2008, nelle prime ore pomeridiane, sorella morte ha chiamato a sé la nostra sorella suor Dolores Maria Ada De Luca ricoverata, da qualche giorno, all’ospedale di Chioggia. La maggiore di sei sorelle, è nata a Piovene Rocchette il 15 febbraio 1922 ed entrò nella congregazione il 7 dicembre 1945. Emise la professione religiosa il 12 febbraio 1948 e quella perpetua il 27 marzo 1954. Ha offerto il suo servizio, come responsabile di comunità, in varie comunità della congregazione. Avendo condiviso con lei la fraternità per vari anni a Borgo Madonna, nella comunità Ecce Ancilla, porto nel cuore tanti ricordi semplici e belli della sua presenza, come la sua vita, il suo essere, i suoi sogni… La rivedo una sorella disponibile, attenta, ordinata, premurosa ai vari bisogni, sia delle sorelle che della comunità, anche quando la salute dava segni di fragilità. A lei possono essere attribuite le parole della Sacra Scrittura: “Lavora volentieri con le sue mani e spiega la forza delle sue braccia” (Pr 31,13.17). Dal tratto signorile nella conversazione, esprimeva le sue abilità con finezza, amava il bello, la compagnia, la festa, il canto… Fino a che le sue forze gliel’hanno consentito, ha compiuto il suo lavoro di guardarobiera poi, con il passar degli anni, quando le condizioni si sono fatte più serie, si rese necessario il trasferimento nella comunità della Visitazione, dove poteva essere meglio curata e assistita. In questa oasi di pace e di tranquillità, ha espresso il suo servizio nel silenzio, nella preghiera e nell’offerta. Ora è arrivata alla meta portando al Padre i suoi frutti di bene. La Vergine Addolorata l’accolga tra le sue braccia pietose, assieme ai Fondatori Padre Emilio e Madre Elisa e alle altre sorelle che l’hanno preceduta nel segno della fede e nel sonno della pace. suor Umberta Salvadori Priora generale Il saluto di sua nipote Ciao zia, abbiamo trascorso molti momenti felici tra i prati con le sorelle, i cognati e i nipoti. Quanti bei pic-nic, quante risate, quanta serenità… Se torniamo con il pensiero a quei momenti, non ti possiamo che ricordare con il sorriso. Tutti noi volevamo dirti grazie per ciò che ci hai lasciato: i tuoi sorrisi, una buona parola, la semplicità di 53 COMUNITÀ IN CAMMINO quando ci distribuivi caramelle e lavoretti, le tue lettere sempre piene di forza e coraggio. Anche nei momenti più tristi, le tue parole sulla carta erano motivo di forza per continuare a lottare… sempre. E poi le tue amatissime sorelle: quanto le hai amate! Nelle telefonate le nominavi sempre e i nipoti, i cognati: tutti li passavi in rassegna. Un pensiero c’era per tutti. Grazie da tutti noi, grazie zia per averci accompagnato fin qui e da qui continueremo a portarti nel cuore con la serena certezza che sei coccolata tra le braccia del Signore. Ciao zia Alessandra síntesis Atenta y disponible El lunes 9 de junio 2008 en las primeras horas vespertinas, la muerte 54 llamó a nuestra hermana Sor Dolores María Ada De Luca internada, desde hace algunos días, en el hospital de Chioggia. Era una hermana disponible, atenta, ordenada, premurosa hacia las diferentes necesidades, tanto de las hermanas en particular como a las de la comunidad, aun cuando su salud empezaba a dar signos de fragilidad. A ella se le pueden atribuir estas palabras de la Sagrada Escritura: “Trabaja con gusto con sus manos y esfuerza sus brazos” (Pro 31, 13.17). De aspecto señorial en las conversaciones, expresaba sus habilidades con fineza, amaba lo bello, la compañía, la alegría, el canto... Cuando sus condiciones físicas decayeron, fue necesario trasferirla a la comunidad de la Visitación. En este oasis de paz y de tranquilidad, ofreció su servicio en el silencio, en la oración y en el ofrecimiento de si misma. Eucaristia di ringraziamento Il passato 2 marzo 2008 la comunità di Seghe di Velo d’Astico (Vicenza) ha festeggiato il 60° di vita religiosa di suor Giancorina Dalla Vecchia. C’è stata precedentemente una sensibilizzazione molto attenta da parte del parroco con il desiderio di raggiungere il maggior numero dei fedeli. Abbiamo celebrato una solenne eucaristia con la presenza della maggior parte dei fedeli della parrocchia, i superiori della congregazione e in particolare i bambini della scuola dell’infanzia assieme ai loro genitori, animata dal canto eseguito dal gruppo del coro e dalle preghiere. Abbiamo pregato e ringraziato il Signore, assieme a suor Giancorina, per tutte le grazie concessele in questo sessantennio e per la sua testimonianza di amore e di servizio a beneficio dei fratelli. Un ringraziamento particolare ad amici, conoscenti e a quanti hanno voluto dimostrare la loro stima e la loro riconoscenza a questa sorella, soprattutto al parroco don Stefano Mazzolla. suor Martha Ramírez Ricordiamo attraverso la preghiera di suffragio e il nostro affetto: Severina Luise, Flora Mezzopan Boscolo, Edda Donà Zanini, Laura Baggio Benozzo, Gino Varisco, P. Venanzio Renier, Juana Pulido Gonzales, Pamela Itzel Roman Gonzales, Alessandro Pierobon. 55 Il giorno 2 di ogni mese alle ore 18, nella Basilica di San Giacomo in Chioggia, esprimiamo la nostra venerazione a padre Emilio con la celebrazione dell’Eucaristia, in modo particolare il 2 dicembre, anniversario della morte. Per immagini, biografie, comunicazioni di grazie, offerte per la causa, rivolgersi a: Postulazione Serve di Maria Addolorata Calle Manfredi, 224 - Chioggia (VE) - Tel. 041 5500670 - c.c.p. n. 18719302