filmografia - Istituto Storia Marche

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1945-1952 – IL CINEMA RACCONTA LA GUERRA E IL DOPOGUERRA
Roberto Rossellini - Roma città aperta (1945)
Considerato il manifesto del neorealismo, il film narra la storia dell'occupazione della capitale da
parte dei soldati nazisti durante la seconda guerra mondiale. La narrazione collettiva mette in scena i
drammi e la volontà della popolazione italiana di raggiungere la libertà dopo il disastroso ventennio
fascista e il dolore della seconda guerra mondiale.
Aldo Vergano - Il sole sorge ancora (1945)
“E’ un film con una forte carica ideologica che vuole rappresentare il punto di vista di chi la
guerra l’ha combattuta e prospettare i pericoli di una rapida caduta delle speranze di
trasformazione della società” (Gian Piero Brunetta, Cinema italiano dal neorealismo alla Dolce vita, pag. 602,
in Storia del cinema mondiale L’Europa, Einaudi, 1999)
Alberto Lattuada - Il bandito (1946)
Il ritorno di un reduce dalla prigionia: speranze, disperazione, rimorso collettivo
Vittorio De Sica – Sciuscià (1946)
Affronta il delicato tema del disagio sociale in una Napoli sconvolta dalla guerra e
dall'occupazione americana. Lo stile è documentaristico, gli attori presi dalla strada.
Giuseppe De Santis - Caccia tragica (1946)
“Nell’Emilia dell’immediato dopoguerra la vita di una cooperativa agricola è minacciata da
banditi che agiscono per conto di un proprietario terriero. Il regista rappresenta un’Italia in via di
ricostruzione, col suo un mondo contadino padano sconvolto dalla guerra, coi suoi reduci,
banditi, corsari neri, cooperative” (Paolo Mereghetti, Dizionario dei film 2002, Baldini&Castoldi)
Roberto Rossellini – Paisà (1947)
Il film, costituito da sei episodi, racconta il viaggio degli alleati dalla Sicilia al nord d’Italia.
“L’itinerari geografico diventa anche risalita morale, testimonianza di un riscatto collettivo. Di
episodio in episodio […], si assiste a un processo di vera e propria integrazione fra italiani e
americani fino alla morte comune” (Brunetta, ibidem pag.596)
Mario Soldati – Fuga in Francia (1948)
“Insolito e coraggioso thriller politico, costruito sapientemente su due grandi temi sociali degli
anni del dopoguerra: il fascismo non ancora rimosso e l’emigrazione come unica prospettiva
concreta per trovare lavoro” (Mereghetti, ibidem).
Vittorio De Sica - Ladri di biciclette (1948)
Una delle opere migliori del neorealismo, il film analizza con lucidità la dura realtà degli anni
del dopoguerra.
Pietro Germi - In nome della legge (1949)
Un giovane pretore, inviato in un paesino siciliano, si scontra con l’omertà delle gente guidata
da un notabile e da un capomafia.
Giuseppe De Santis - Riso amaro (1949)
Fonte storica interessante per capire il periodo che precede il miracolo economico. In una
insolita ambientazione (le risaie del vercellese), il film rappresenta il mondo del lavoro, la fatica,
la costanza, la speranza di riscatto che caratterizzano l'Italia del secondo dopoguerra. Ma pone
anche l'accento sulle trasformazioni indotte nella società dall'introduzione dei miti della cultura
di massa.
Giuseppe De Santis - Non c'è pace tra gli ulivi (1950)
Un pastore, tornato dalla guerra, scopre che la sua famiglia è stata ridotta in miseria da un
usuraio e decide di farsi giustizia. “Ritratto di un mondo arcaico, ma segnato dalla Storia, con
una messinscena quasi brechtiana, assolutamente originale nel cinema italiano del periodo”
(Mereghetti, ibidem)
Pietro Germi - Il cammino della speranza (1950)
“L’odissea di un gruppo di siciliani che, dopo la chiusura della zolfatara, partono verso il nord
finché, dopo varie peripezie, passano clandestinamente il confine con la Francia. Poteva essere,
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ma non è, il Paisà della disoccupazione postbellica perché è un compendio di temi
melodrammatici più che neorealistici”. (Morandini, Il Morandini, Dizionario dei film 1999, Zanichelli)
Carlo Lizzani – Achtung! Banditi! (1951)
“Narra la storia della lotta tra i nazisti e un gruppo di partigiani che trova solidarietà e aiuto
negli operai di una fabbrica adibita a deposito armi” (Mereghetti, ibidem)
Luchino Visconti - Bellissima (1951)
Il film segna il superamento della esperienza neorealistica per orientarsi verso storie
melodrammatiche. Visconti coglie le prime avvisaglie dei rapidi mutamenti in atto nella
società italiana del dopoguerra. La società cambia perchè i giovani sotto la spinta dei media,
tendono ad assumere mode e comportamenti nuovi ed estranei ai modelli tradizionali.
Renato Castellani - Due soldi di speranza (1951)
Riconosciuto come il capostipite del neorealismo rosa. Storia di un amore contrastato.
Vittorio De Sica - Umberto D (1952)
Film sulla povertà, sulla vecchiaia e sulla solitudine. Scatenò l’ira dei benpensanti perché, a loro
avviso, “i panni sporchi si lavano in casa”
Giuseppe De Santis – Roma ore 11 (1952)
Opera chiave dell'ultimo neorealismo. “partendo da un fatto di cronaca avvenuto nella capitale,
si raccontano alcune storie di donne rappresentanti di un massiccio fenomeno di urbanizzazione
in atto” (Brunetta, ibidem pag. 602)