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Responsabile:
Dott. Massimo Valsecchi
Redazione:
D.ssa Giuseppina Napoletano
[email protected]
NEWSLETTER
N. 1 2010
Dott. Federico Gobbi
[email protected]
Recapiti:
tel. 045 8075918 – 5956 – 6010 - 6015
La presente newsletter e le edizioni
precedenti sono reperibili nel sito della
Regione del Veneto al seguente indirizzo:
http://www.regione.veneto.it/Servizi+alla
+Persona/Sanita/Prevenzione/Stili+di+vit
a+e+salute/Malattie+viaggiatori+interna
zionali/Newsletter.htm
Nel sito del Dipartimento di Prevenzione
ULSS 20 all’indirizzo:
http://prevenzione.ulss20.verona.it/viagn
ews.html
Si ringraziano per la collaborazione alla
redazione delle “Notizie dal mondo” il dr.
Pietro Caramello, il dr Guido Calleri e la
d.ssa Silvia Zucco della divisione A
dell’ospedale Amedeo di Savoia di
Torino.
CARBONCHIO (ANTRACE)
Il caso
Nel dicembre 2009 una donna di 50 anni viene ricoverata in un ospedale del New
Hampshire (USA) per febbre, nausea, vomito e diarrea accompagnata da melena;
lamenta inoltre intensi dolori addominali.
Le sue condizioni generali permangono molto gravi.
Dal sangue della paziente viene isolato il Bacillus anthracis: viene posta la diagnosi
di carbonchio gastrointestinale.
Da un’accurata anamnesi emerge che la paziente si era recata qualche giorno prima
dell’inizio dei sintomi ad un centro musicale dove venivano utilizzati diversi tamburi
africani.
Da 2 dei 30 tamburi africani presenti nel circolo viene isolato il Bacillus anthracis ed
un esame del DNA rivela che appartiene allo stesso ceppo di quello isolato dalla
paziente.
Il servizio di medicina preventiva dello stato offre la possibilità di vaccinarsi contro il
carbonchio oppure di assumere antibiotici alle altre persone che hanno frequentato
il centro ed in particolare la sala dei tamburi; la metà delle persone a rischio decide
di vaccinarsi.
Non vengono riscontrati altri casi di carbonchio né tra i vaccinati né tra i non
vaccinati.
In passato sono stati registrati casi di carbonchio cutaneo e respiratorio a causa del
contatto con pelli contaminate da spore di carbonchio: i casi di carbonchio
gastrointestinale sono da riferire ad ingestione di alimenti contaminati dalle spore;
nel caso in questione l’ipotesi più plausibile è quella che la donna si sia infettata a
causa dell’assunzione di un alimento lasciato a stretto contatto con la pelle di
tamburo.
Supporto tecnico: Andrea Comin
Nel periodo tra dicembre 2009 e gennaio 2010 si sono registrati in Scozia 18 casi,
di cui 9 mortali, di setticemia da carbonchio tra persone che fanno uso di droga.
Tutti i 18 soggetti hanno riportato l’uso di eroina (intramuscolare, endovenosa o
sottocutanea) e/o di averla fumata o inalata.
Una finestra sul mondo
Nella maggior parte dei casi il quadro clinico inizia con un’infiammazione o un
ascesso in prossimità del punto di iniezione dell’eroina. I sintomi sistemici
compaiono 2 giorni dopo e il ricovero in ospedale 4 giorni dopo l’iniezione di droga.
Le cause dei 9 decessi sono state la setticemia, la fascite necrotizzante e la
meningite emorragica.
Il Bacillus anthracis è stato isolato dalle emocolture oppure tramite metodica PCR
su sangue.
La terapia effettuata è caratterizzata da uso di antibiotici per via endovenosa e
debridement chirurgico dove necessario.
L’OCT ( Outbreak Control Team) ha formulato 3 ipotesi sull’origine dell’infezione:
1. che l’antrace fosse presente nell’eroina
2. che l’antrace fosse presente in una sostanza utilizzata per il taglio dell’eroina
3. che ci sia un link tra i casi non ancora rivelato.
Un caso fatale di carbonchio è stato riportato anche nel dicembre 2009 in
Germania, nella regione del Nord –Reno-Westphalia.
Eziologia e serbatoio di infezione
Il carbonchio è una malattia infettiva acuta causata dal batterio Bacillus anthracis
(Fig 1), un germe gram-positivo, capsulato, sporigeno, non mobile. Le spore
possono sopravvivere a lungo nell’ambiente, anche in condizioni avverse quali
l’essiccamento, il calore, i raggi UV e le radiazioni gamma, la luce del sole e l’uso di
disinfettanti; gli oggetti e il suolo contaminati possono rimanere infettanti anche per
decenni. Possono trovarsi nell’aria in forma di aerosol (particelle di 1-5 micron). Il
suolo può essere contaminato anche dagli avvoltoi che diffondono il microrganismo
da un’area all’altra dopo essersi cibati di carcasse di animali infetti.
Fig. 1
Bacillus anthracis
Si tratta di una malattia che colpisce soprattutto gli animali erbivori, mentre l’uomo
e gli animali carnivori sono ospiti accidentali. L’infezione nell’uomo è rara e
sporadica nella maggior parte dei paesi industrializzati. Di solito gli uomini
acquisiscono la malattia per contatto con animali infetti, soprattutto durante la
lavorazione di derivati animali quali pellami, peli (specie di capre), lana, ossa e
prodotti delle ossa; per questo il carbonchio è frequente nelle zone agricole in cui la
malattia è comune nel bestiame.
I pellami e le pellicce di animali infetti, essiccate o comunque trattate, possono
conservare le spore per anni e rappresentano il modo in cui la malattia si diffonde
in tutto il mondo.
A differenza di altre zone geografiche (ad esempio gli USA) in cui la malattia tra gli
animali è stata eliminata, in Italia fino a tempi recenti si sono verificati casi di
carbonchio animale e occasionalmente viene registrato anche qualche caso umano.
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Una finestra sul mondo
Epidemiologia
La malattia è rara nei paesi industrializzati e rappresenta un rischio professionale
per i lavoratori che manipolano pelli, peli e lane (soprattutto di ovini) e per
allevatori e veterinari che vengono a contatto con animali infetti.
L'infezione umana è presente nei paesi in cui si riscontra la malattia negli animali:
America centrale e meridionale, Asia, Africa, sud e est Europa.
Il carbonchio è considerato uno dei principali potenziali agenti di bioterrorismo o di
guerra batteriologica e come tale può presentarsi in condizioni epidemiologiche
inusuali.
Trasmissione
L’infezione avviene per:
contatto (localizzazione cutanea) con tessuti animali (bovini, ovini, caprini, equini,
suini ed altri) morenti a causa della malattia; con pellami, lane, pellicce contaminate
o con prodotti derivati quali tamburi, pennelli o tappeti; con terreno associato ad
animali infetti o con fertilizzanti ottenuti da ossa animali;
inalazione di spore in attività industriali a rischio quali la colorazione delle pelli,
della lana o nella lavorazione delle ossa;
ingestione di carne contaminata (forma intestinale e orofaringea).
NB. La trasmissione diretta da persona a persona dell’antrace cutaneo è
stato riportato, ma è estremamente rara.
LA MALATTIA NELL’UOMO
Nell’uomo, esistono tre forme cliniche della malattia: la forma respiratoria, la forma
cutanea e la forma gastrointestinale. Il periodo di incubazione varia da poche ore a
7 giorni (fino a 60 giorni nel caso della forma da inalazione).
Carbonchio cutaneo
L'infezione avviene per contatto con animali ammalati, loro pelli e derivati, terra e
fertilizzanti provenienti da siti contaminati e forse anche tramite insetti ematofagi.
Il primo sintomo è il prurito che si verifica nella zona cutanea esposta al contagio;
in seguito (12-36 ore) compare una papula e quindi una vescicola che in 2 - 6
giorni si trasforma in un’escara infossata, nera e necrotica solitamente non
dolorosa, circondata dalle vescicole che contengono i batteri (Fig. 2).
Le localizzazioni più frequenti sono al capo, mani e avambracci. Le infezioni locali
possono diffondersi ai linfonodi regionali attraverso i quali il bacillo può passare nel
circolo sanguigno determinando una grave setticemia.
L'antrace diffuso può determinare un edema voluminoso. Di solito il dolore non è
presente e, se presente, è dovuto all’edema o alle infezioni secondarie.
Le localizzazioni comuni dell’infezione sono costituite dal capo, dagli avambracci e
dalle mani. La mortalità per l'antrace cutaneo non trattato è intorno al 5 - 20%, ma
con un’efficace terapia antibiotica la letalità può essere abbattuta.
L'esame microscopico e la coltura delle lesioni cutanee evidenziano i bacilli grampositivi (non le spore) tipici dell'antrace. Gli anticorpi fluorescenti specifici
confermano la diagnosi.
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Fig. 2
Escara cutanea da
infezione di antrace
Carbonchio da inalazione
Il contagio avviene inalando spore durante le lavorazioni di lane, pellami o farine di
ossa contaminati.
Inizialmente la malattia presenta sintomi aspecifici ed è simile ad altre patologie
delle vie aeree superiori con affaticamento, febbre ed emicrania. I segni clinici che
distinguono l'antrace da inalazione sono rappresentati dal dolore toracico, tosse,
sudorazione abbondante; in seguito (da poche ore a 2-3 giorni) insorgono sintomi
acuti di insufficienza respiratoria, evidenza radiologica di slargamento mediastinico
(Fig. 3) febbre e shock, con decesso del paziente. La diagnosi dell'antrace è spesso
tardiva per questo il tasso di mortalità è molto elevato (fino al 95%) anche quando
la malattia è tratta adeguatamente.
Fig. 3
Segni polmonari di
infezione da carbonchio
Carbonchio da ingestione
Molto raro e di difficile diagnosi salvo quando si manifesta in tossinfezioni alimentari
epidemiche. L’ingestione delle spore causa lesioni che vanno dal cavo orale al cieco.
Le tossine rilasciate provocano necrosi emorragica che si estende ai linfonodi
mesenterici. I sintomi sono rappresentati da disturbi intestinali, nausea, anoressia,
vomito e febbre seguiti da setticemia e morte (la mortalità è intorno al 50%).
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Talvolta la malattia può manifestarsi come carbonchio primario a localizzazione
orofaringea. Si presenta come lesioni muco-cutanee ricoperte da false membrane in
ipofaringe, secchezza del cavo orale, febbre elevata, edema e adenopatia cervicali,
disfagia, tosse secca e dispnea. Il decesso avviene per shock settico (nel 25-60%
dei casi).
Terapia
Gli antibiotici sono efficaci nel curare la malattia, e quelli di prima scelta sono la
ciprofloxacina, doxiciclina e amoxicillina. Il trattamento antibiotico è efficace anche
nel prevenire la malattia. Siccome l’antrace non si trasmette da persona a persona,
il trattamento preventivo non è indicato per chi ha avuto contatti con una persona
ammalata, come i familiari, gli amici o i colleghi di lavoro, a meno che questi non
siano stati esposti alla stessa fonte di infezione.
Il carbonchio è considerato una possibile arma biologica perché le spore possono
essere disseminate per via aerea (Fig. 4), tuttavia la dose di spore necessaria per
un attacco biologico è estremamente elevata; in questa malaugurata ipotesi la
malattia potrebbe avere caratteristiche epidemiologiche insolite.
Fig. 4
L'antrace come arma
biologica
PREVENZIONE
L’uomo può contaminarsi attraverso il contatto con gli animali infetti o con materiali
derivati da questi, principalmente i pellami, le lane, i peli. Se sono presenti spore di
antrace, queste possono penetrare attraverso lesioni della pelle quando la persona
tocca l’oggetto contaminato o possono penetrare nei polmoni se sono inalate
durante la respirazione. Per questo motivo la malattia è più frequente tra le
persone che lavorano le pelli o cardano la lana o hanno a che fare con gli animali,
come malattia professionale in quei paesi dove i programmi di vaccinazione degli
animali non sono diffusi e le pelli fresche e le lane non sono sterilizzate. In Italia la
malattia è praticamente assente da parecchi anni, sia per le vaccinazioni degli
animali sia per le procedure di sterilizzazione dei materiali potenzialmente
pericolosi. Un turista che compra un oggetto avente parti in pelle di animale infetto
quale un tamburo, uno sgabello, un tappeto, può essere a sua volta infettato se
questi oggetti non sono stati sterilizzati.
Poiché nella gran parte dei casi la malattia viene contratta per contatto diretto con
materiale animale infetto (pelli, lana, peli, ossa, sangue, ecc.) contenente spore. Le
regole principali sono: fare molta attenzione nell'acquisto e nella manipolazione di
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pelli o di altre parti di animali; non toccare carcasse di animali; non mangiare carne
di animali morti dopo malattia.
Di ceppi di antrace ve ne sono più di mille e fortunatamente solo pochi sono
patogeni. Le statistiche mostrano che in Italia il pericolo carbonchio è praticamente
inesistente per un cittadino non professionalmente esposto al rischio. Anche la
preoccupazione di un attacco di guerra biologica, sorta negli Stati Uniti nel 2001
(Tab 1) tramite lettere contaminate con spore di antrace spedite a varie personalità
e che hanno invece colpito principalmente gli addetti al servizio postale, si sta
ridimensionando. Appare chiaro che, anche se un microbiologo teoricamente
potrebbe preparare le spore di antrace, il reperimento del batterio, la produzione di
spore, la loro essiccazione e manipolazione per l’introduzione in lettere e altri
oggetti da inviare a particolari persone rappresenta comunque un’operazione
costosa, difficile e pericolosa anche per chi la fa.
La bassissima probabilità di contrarre l’infezione sconsiglia la vaccinazione di massa,
limitandola solo alle persone che possono corre dei rischi per l’attività che svolgono
di cui sono stati già dati esempi.
Tab 1. Attacchi di bioterrorismo con B. anthracis. Stati Uniti, 2001.
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casi in quattro Stati e nel Distretto di Columbia nei mesi di ottobre e
novembre. Il bacillo era stato spedito per posta. Di cui:
11
da inalazione di cui 5 mortali
11
cutanei
Dei casi da inalazione, 9 si verificarono in persone con esposizione diretta alla busta
contenente il bacillo.
La maggior parte degli esposti si verificò nei servizi di smistamento postale e nei siti
dove la posta veniva aperta.
Alcune migliaia di persone richiesero la profilassi antibiotica post-esposizione.
Vaccino
E’ disponibile negli USA e nel Regno Unito un vaccino intero inattivato (Anthrax
vaccine adsorbed, AVA), da somministrare in 6 dosi, per le persone a rischio; non è
in commercio in Italia.
Se l’esposizione continua il richiamo va ripetuto ogni anno.
Profilassi antibiotica post-esposizione
Ciprofloxacina, doxiciclina e penicillina sono i farmaci di scelta nella profilassi dopo
l’esposizione all’inalazione da B. anthracis. Poiché il periodo di latenza delle spore è
lungo, la terapia antibiotica va continuata per 30-60 giorni o più.
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NOTIZIE DAL MONDO
DENGUE (Promed 01.02.10 Edisan 19.02.10)
America latina
Dall’inizio dell’anno, numerosi paesi dell’America latina hanno segnalato la presenza
del virus della dengue, abituale in quest’epoca nelle regioni che si trovano nel
periodo dell’inverno australe.
Così per i seguenti paesi: Argentina (dipartimento di Misiones), Bolivia, Brasile
(Stati di San Paolo, Mato Grosso do Sul, Mato Grosso, Minas Gerais, Goias,
Rondonia). E più a nord: Colombia, Valle del Cauca (fino al 1 febbraio nel paese
sono stati registrati 2.502 casi), Venezuela, Honduras (Dipartimento di Francisco
Morazan) 1.406 casi di dengue, Nicaragua, (anche Guyana e nelle Antille francesi).
In Brasile dall’inizio dell’anno sono stati riportati 208 casi a Belo Horizonte (Minas
Gerais); 506 a Ribeirao Preto (San Paolo); centinaia di casi sospetti nei quartieri di
Sao Paulo; 379 casi sospetti nella municipalità di Dourados (Mato Grosso do Sul.
Prevale il virus dengue sierotipo 2.
Nessuna attività del virus della dengue è stata notificata dall’inizio dell’anno negli
agglomerati di Rio de Janeiro, attualmente nel periodo di carnevale: per il 2010
sono stati notificati solamente 84 casi di dengue su una popolazione di 6.600.000
abitanti.
Ricordiamo che ogni anno l’America latina riporta quasi un milione di casi di
dengue: 917.000 nel 2009, con 371 decessi (letalità 0,4 p. 1.000). Nel 2009, in
Brasile l’incidenza era stata di 406.000 casi, di cui 166 mortali (0,4 p. 1.000).
Malesia (Selangor) (Promed 08.02.10)
Viene segnalato un incremento anticipato dei casi di dengue, con 1.895 casi
registrati a gennaio; riportati anche 11 decessi.
Indonesia (Promed 08.02.10)
Banten, riportati 914 casi nell’area di Jakarta.
East Java, riportati 76 casi, con 2 decessi nel distretto di Lumajang.
Singapore (Promed 08.02.10)
Riportati recentemente 18 casi confermati; si tratta di operai di un'impresa edile,
provenienti da Cina e Bangladesh, che lavoravano in un cantiere a Balestier. Il
numero dei casi totali è salito a 131.
Antille francesi e Guyana
(Edisan 17.02.10)
Guadalupe. L’epidemia di dengue, che ha avuto inizio a dicembre, si è sviluppata
nel mese di gennaio, ma sembra si sia stabilizzata dall’inizio di febbraio. Il numero
dei casi si stima sia stato dell’ordine di 1.800. Il sierotipo circolante è stato
esclusivamente il DENV-1.
Martinica. Nel mese di gennaio, il numero di visite mediche per sintomi di dengue
nei servizi sanitari della città è rimasto moderato, a livelli inferiori di quelli attesi per
il periodo (260 visite per mese). Per contro, nella prima settimana di febbraio (dal 1
al 7 febbraio), vi è stato un aumento delle visite pari a 164 nel dipartimento.
San Bartolomeo. Dall’inizio dell’epidemia, comparsa a metà novembre, circa 440
pazienti hanno effettuato una consulenza per sintomi di dengue. Il numero dei casi
settimanali si mantiene ad un livello superiore alla soglia epidemica.
San Martino. Per la quinta settimana consecutiva dall’inizio di febbraio, il numero
di casi di dengue visti dai medici di medicina generale si è stabilizzata intorno ai 100
casi settimanali.
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Una finestra sul mondo
Guyana. Dall’inizio dell’epidemia avvenuta nell’ultima settimana di dicembre, si
stima che il numero totale di casi di dengue è di 1.485. I sierotipi DENV-1, DENV-2
e DENV-4 co-circolano, con una predominanza dei virus DENV-1 e DENV-4.
MALARIA
Jamaica (Promed 15.02.10)
Riportato un nuovo caso a Kingston. Diversi casi erano stati riportati nel corso del
2009.
Sud Africa (Promed 06.01.10)
(Limpopo) Dall'inizio della stagione delle piogge sono stati diagnosticati più di 947
casi di malaria ed il numero è destinato ad aumentare.
TUBERCOLOSI (Promed 7 Febbraio 2010)
Haiti
Tra i paesi dell'America Latina e della Regione Caraibica, Haiti è quello con il più
alto tasso di tubercolosi. Dopo HIV/AIDS, la tubercolosi è la più importante causa di
morte in giovani e adulti. Haiti è compresa tra gli 8 paesi identificati dalla Pan
American Health Organization (PAHO) per il controllo prioritario della tubercolosi. In
seguito al terremoto del 12 gennaio 2010, potrà verificarsi un'esacerbazione della
tubercolosi, così come di altre patologie croniche. Maggiori informazioni sono
reperibili sul sito: http://www.usaid.gov/our_work/global_health/
Il rischio è in particolare correlato a contatti prolungati, frequenti o intensi con
persone affette da malattia in fase attiva.
COLERA (Promed 05.02.10)
Papua Nuova Guinea (National Capital District) da East Sepik
Riportato il primo caso di colera nella capitale Port Moresby; si tratta di una donna
proveniente da East Sepik.
Viet Nam (An Giang) da Cambogia
Si segnala che 7 delle 45 persone ricoverate nella provincia di An Giang, sono
affette da colera. I 7 pazienti provengono dalle province cambogiane di Takeo e
Kandal.
Cambogia
Riportato un focolaio di colera, con un decesso, in un distretto di Phnom Penh.
Riportati 6 casi sospetti nella provincia meridionale di Prey Veng.
Thailandia (Pattani)
Riportati nuovi casi di colera nei villaggi, in seguito a canali d'acqua risultati
contaminati. Sono stati colpiti non solo villaggi di pescatori, ma anche villaggi
lontani da fiumi e l'area costiera. Un focolaio di colera nella provincia di Pattani è in
atto dall'ottobre 2009 e sono stati colpiti soprattutto i pescatori e le loro famiglie. Al
23 dicembre 2009 sono stati riportati 315 casi, con 2 decessi, uno nella provincia di
Pattani ed uno nella provincia di Narathiwat.
MORBILLO (Promed 02 E 12.02.10)
Nigeria. Il focolaio di morbillo nello stato di Bayelsa ha causato finora 25 decessi,
soprattutto in bambini.
1 - 2010 – Carbonchio (antrace)
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Una finestra sul mondo
Sud Africa. Il numero dei casi registrati nella provincia di Western Cape è salito
rapidamente a 447. Dall'inizio dell'epidemia la provincia di Gauteng è stata la più
colpita, con 4.359 casi, seguita dalle provincie di KwaZulu-Natal con 631 casi, North
West con 563 casi, Western Cape con 447 casi, Eastern Cape con 314 casi.
RABBIA (Promed 08.02.10)
Filippine. La rabbia continua a rappresentare un problema di salute pubblica per le
Filippine. Nel 2009 registrati 250 casi, la maggior parte dei quali a Luzon, Mindanao
e Visayas. Nel 2005 le Filippine erano al quinto posto in termini di rischio di
esposizione alla rabbia, dopo India, Cina, Pakistan e Bangladesh.
Perù (Condor-canqui) (Promed 07 e 09.01.10)
Riportato il decesso di 7 bambini che avevano manifesto i sintomi della rabbia.
Avevano avuto contatti con pipistrelli risultati affetti da rabbia.
USA (New Jersey) (Promed 07 e 09.01.10)
Due persone, tra cui un bambino, sono state attaccate da una volpe risultata
rabida, nella municipalità di Chatham.
FEBBRE GIALLA (12.01.2010 - WHO)
Costa d'Avorio. Il 6 novembre 2009 il Ministero della Salute della Costa d'Avorio
ha riportato un focolaio di febbre gialla, con 10 casi sospetti e 6 decessi, nei
distretti di Minignan e Madinani, regione di Denguele, nella parte nord-occidentale
del paese, ai confini con Guinea e Mali. Il caso indice era un ragazzo di 12 anni, che
si era recato presso il Centro Sanitario di Kaniasso, nel distretto di Minignan, il 5
settembre. Era uno studente che non risultava vaccinato contro la febbre gialla.
Altri 2 casi sono stati riportati dal distretto di Madinani. 5 casi sospetti sono risultati
positivi, presso l'Istituto Pasteur in Costa d'Avorio e 3 di questi sono stati
confermati, tramite PCR, dal laboratorio di riferimento per la febbre gialla presso
l'Istituto Pasteur di Dakar in Senegal. Il Ministero della Salute ha predisposto la
vaccinazione di 32.700 persone, nelle aree sanitarie di Banakoro, Kaniaso,
Sanaferedougou, Minignan e Samantiguila, e nel dicembre 2009 una campagna di
vaccinazione di massa, rivolta ad una popolazione di 154.941 persone, è stata
eseguita nei distretti sanitari di Minignan e Madinani. I vaccini sono stati forniti dalla
scorta globale di emergenza, gestita dal YF-ICG, finanziata dal GAVI e dal CERF. La
Costa d'Avorio fa parte dei paesi africani endemici per la febbre gialla, dove dal
2007 sono state implementate le campagne di vaccinazione di massa.
Guinea. Il 4 gennaio 2010, il Ministero della Salute della Guinea ha riportato al
WHO un caso di febbre gialla. Il caso si è verificato nella prefettura di Mandiana,
nella regione orientale di Kankan, al confine con la Costa d'Avorio. Il caso era una
donna di 35 anni, proveniente dal villaggio di Malikila, sub-prefettura di Faralako,
prefettura di Mandiana. Il 23 novembre 2009 ha manifestato sintomi quali febbre
ed ittero. Le indagini epidemiologiche condotte dal Ministero della Salute, hanno
permesso di identificare altri 6 casi sospetti nelle sub-prefetture di Faralako,
Mandiana-Centre e Saladou. I casi sono stati sottoposti ad accertamenti, uno è
stato confermato. Sono state escluse altri febbri emorragiche. Il Ministero della
Salute ha predisposto la vaccinazione dell'intera popolazione della prefettura di
Mandiana, con una popolazione di 290.292 persone. La Guinea fa parte dei paesi
africani endemici per la febbre gialla, dove dal 2007 sono state implementate le
campagne di vaccinazione di massa. La prefettura di Mandiana è una delle 25
prefetture del paese considerate ad alto rischio per la febbre gialla.
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