IL CATECHISTA: educatore alla vita buona del Vangelo
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IL CATECHISTA: educatore alla vita buona del Vangelo
CONVEGNO CATECHISTICO DIOCESANO Agrigento 9 aprile 2011 IL CATECHISTA: educatore alla vita buona del Vangelo * don Giuseppe Ruta, sdb «[…] dobbiamo ricordare il segno lasciato da tanti educatori che, in ogni stato di vita, con la loro testimonianza umile e quotidiana, hanno inciso in modo profondo sulla nostra maturazione. Mentre va riconosciuto e apprezzato il lavoro straordinario di numerosi insegnanti, animatori e catechisti, si avverte il bisogno di suscitare e sostenere una nuova generazione di cristiani che si dedichi all’opera educativa, capace di assumere come scelta di vita la passione per i ragazzi e per i giovani, disposta ad ascoltarli, accoglierli e accompagnarli, a far loro proposte esigenti anche in contrasto con la mentalità corrente» (EVBV, 34). 1. Lo sfondo Lo scenario su cui si staglia la figura del catechista da quarant’anni a questa parte 1, oltre ad essere diverso rispetto ai decenni precedenti, è mutevole e cangiante. Viviamo in un mondo in continua trasformazione e cambiamento. Anche volendolo fermare, non è possibile: è un processo inarrestabile 2. È come stare alla stazione e tentare di prendere un treno in corsa; la vita di oggi è come una passerella di occasioni da prendere al volo, con tempi di discernimento sempre più ristretti. Non si può fare a meno di capire e interpretare questo tempo, di cogliere non solo precarietà e svantaggi, ma anche opportunità. Occorre non farsi attanagliare dalla nostalgia dei tempi passati e affidarsi alla speranza di tempi futuri, vivendo meglio che sia possibile questo nostro presente. In questa “ermeneutica” c’è una precomprensione credente che ci spinge ad osare, perché il Cristo di ieri, è lo stesso di oggi e di sempre. * Sigle utilizzate nel presente articolo: AeC = Annuncio e catechesi per la vita cristiana (2010); CT = Catechesi tradendae (1979); DGC = Direttorio Generale per la catechesi (1997); EN = Evangelii nuntiandi (1975); EVBV = Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 (2010); FC = Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti (1991); GE = Gravissimum Educationis (1965); RdC = Il Rinnovamento della Catechesi – Documento di Base (1970). 1 Sono trascorsi quaranta anni dal Documento Base della catechesi in Italia. Il testo ha visto due edizioni, con numerose ristampe: CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Il rinnovamento della catechesi, Edizioni pastorali italiane, Roma 1970; CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Catechismo per la vita cristiana I. Il rinnovamento della catechesi, Fondazione di religione Santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1988, con Lettera dei Vescovi per la riconsegna del testo “Il rinnovamento della catechesi” (pp. 7-16). 2 Cfr. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000, 29 giugno 2001, Elle Di Ci, Leumann – Torino 2001, n.57. Cfr. G. RUTA, Prendere o lasciare? Appunti per la ricezione critica e creativa degli Orientamenti pastorali CEI, in “Itinerarium” 11(2003) 25, pp. 67-86. Nell’alveo degli orientamenti degli anni 2001-2010 vanno anche inseriti i due documenti: CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia. Nota pastorale, 30 maggio 2004. COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI - CEI, Questa è la nostra fede”. Nota pastorale sul primo annuncio del Vangelo, 15 maggio 2005. Su quest’ultimo tema: cfr. EVBV 40). Inoltre, in prospettiva missionaria: CEI – COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Lettera ai cercatori di Dio, Elle Di Ci, Leumann – Torino 2009. Il catechista che intende svolgere la sua missione non può fare a meno di comprendersi, esplorando le possibilità dello “sfondo” su cui esiste e si muove, cercando di entrare in profondità della realtà che lo circonda e della realtà che vive dentro di sé: la ricerca della propria identità è legata alla capacità di leggere il mondo; capire se stessi è possibile man mano che si comprendono gli altri e si esplora con pazienza e passione il tempo e lo spazio che abitiamo. Come il subacqueo, almeno che si rassegni ad essere una “contraddizione in termini”, non può limitarsi a stare a galla, ed è chiamato per identità e missione ad andare in apnea ed esplorare i fondali marini, così il catechista è chiamato non solo a spingersi “al largo”, ma anche e soprattutto ad andare verso “il profondo”. I rischi che corre un sub non sono così diversi e differenti da quelli che corre oggi chi è chiamato ad una missione ecclesiale. Nonostante tutto, siamo invitati ad osare 3. Vi sono documenti, testi e testimonianze che aiutano in questa direzione. Considerevole appare la riflessione storica 4 e quella analitico-interpretativa 5 su questo ministero che, oltre ad essere tra i più antichi, continua ad essere il più consistente a livello quantitativo e ci si auspica anche a livello di qualità 6. Due sono i punti nodali su cui verte la letteratura disponibile, l’identità e la formazione, per tentare di rispondere a due annose questioni: “Chi è il catechista?” e “Come lo si diventa?”. Rispondendo a queste due domande è possibile rispondere al tema: «Come i catechisti possono educare alla vita buona del Vangelo?». Sullo sfondo culturale ed ecclesiale nel quale viviamo, sono da considerare, quindi, la figura e la proiezione, l’identità di partenza e l’identità di riferimento, a cui si deve pervenire, tramite adeguati processi formativi. Senza ricorrere a colori, accontentandoci del bianco e nero, con tratti a matita, abbozziamo questo binomio inscindibile. 2. La figura Un primo sforzo da compiere è la messa a fuoco dell’identikit del catechista di oggi, in quella tensione benefica (detta dagli esperti «discrepanza ottimale») tra ciò che si è e ciò che si chiamati a diventare, in un processo analogo e parallelo a quello dell’iniziazione cristiana espressa dal rinomato lemma di Tertulliano: «Cristiano, diventa quello che sei!» 7. Si tratta di una realtà personale mai statica, sempre in movimento, un soggetto chiamato sempre di più ad uscire dall’isolamento e dall’autoreferenzialità e a riscoprirsi come soggetto ecclesiale e, in questo senso, relazionale. Non più single, ma “al plurale”, continuando a valorizzare anche in questo campo il “genio femminile”, ma in una dilatazione e integrazione con le potenzialità maschili, scorgendo nella coppia e nella famiglia (cfr. EVBV, 37-38) una rinnovata potenzialità (sulle orme dei collaboratori di Paolo: Aquila e Priscilla), operando il passaggio dalla pedagogia all’andragogia, per giungere, come oggi si auspica, ad una pedagogia 3 Basti richiamare alla memoria l’icona evangelica della pesca miracolosa (cfr. Lc 5,1-1) e l’accorato appello di Giovanni Paolo II «Duc in altum!» (NMI 1, 15, 38) 4 Cfr. J. DELUMEAU (ed.), La religion de ma mère, le rôle des femmes dans la transmission de la foi, Cerf, Paris 1992. 5 Cfr. le ricerche contenute in: GRUPPO ITALIANO CATECHETI, La formazione dei catechisti, Dehoniane, Bologna 1980; L. SORAVITO – C. BISSOLI, I Catechisti in Italia: identità e formazione. Indagine su 20.000 catechisti, Elle Di Ci, Leumann Torino 1983; Le religiose catechiste in Italia. Servizio e formazione. Indagine su 7.450 religiose impegnate nella catechesi. Supplemento alla rivista “Consacrazione e Servizio” 40 (1991) 1; G. MORANTE, I Catechisti parrocchiali in Italia nei primi anni ’90. Ricerca socio-religiosa, Elle Di Ci, Leumann - Torino 1996; V. ORLANDO – G. MORANTE, Catechisti e catechesi all’inizio del terzo millennio. Indagine socio-religiosa nelle diocesi italiane, Elle Di Ci, Leumann - Torino 2004. 6 Cfr. Catechisti di qualità. Atti del I Convegno Nazionale dei Catechisti, Roma 23-25 aprile 1988, Fondazione di Religione Santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1988. 7 UCN- SERVIZIO NAZIONALE PER IL CATECUMENATO (edd.), L’iniziazione cristiana. Documenti e orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana, Elle Di Ci, Leumann - Torino 2004. A commento il numero monografico di “Catechesi” 73 (2004) 1. intergenerazionale 8. Questi movimenti sono ravvisabili nella letteratura catechetica e nelle intuizioni sapienziali di chi sa guardare al futuro, nonostante che la situazione stenti a decollare in tal senso. Se si passa in rassegna la riflessione magisteriale dal 1970 ad oggi, è visibile da una parte la tendenza profetica contenuta in nuce nel Documento Base, dall’altra un evidente processo di migliore definizione dell’identità dei catechisti nella Chiesa italiana. Anche se con ampio respiro, si darà uno sguardo ai documenti della Chiesa italiana e universale (in particolare il DGC che ne costituisce come la sintesi), successivi al DB. A livello nazionale, obbligante il riferimento ai tre documenti: • La formazione dei catechisti nella comunità cristiana (1982) 9 • Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti (1991) 10 • La formazione dei catechisti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (2006) 11. È, innanzitutto, fondamentale l’espressione del DB: «Il cristiano è, per sua natura, un catechista» (RdC 183), con quelle esplicitazioni che il testo offre e che vengono rielaborate, in continuità con esso, nel magistero successivo. Dando uno sguardo, seppur sommario, al vocabolario, i termini ricorrenti sono: CATECHISTI Amici Animatori Apostoli/inviati Chiamati Compagni di strada Consacrati Costruttori di comunione Discepoli Educatori Fratelli Interpreti/ermeneuti Maestri/insegnanti Madri Mediatori Ministri 8 RdC (1970) 138. DGC (1997) FC (1982) FC (1991) 185. 186.189. 238. 231. 14.16. 12. 14. 12. 14. 14. FC (2006) 21. 3.19. 20. 185 21. 73. 181.185.188.192 147.238. .193.197 138. 187. 187.195 133. 185. 156. 12. 12.15. 18. 40. 15.19. 40. 20.21 21. 20. 20. Cfr. A. HARKNESS, Une catéchése intergénérationelle, in H. DERROITTE (ed.), Théologie, mission et catéchèse, Novalis – Lumen Vitae, Montréal – Bruxelles 2002, pp. 47-62; IDEM, Intergenerational Education for an Intergenerational Church?, in “Religious Education” 93 (1998) 4, pp. 431-447. 9 COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, LA CATECHESI E LA CULTURA, La formazione dei catechisti nella comunità cristiana. Orientamenti pastorali, Roma 25 marzo 1982, in ECEI 3, 850-916. Questo documento e i due rimanenti sono contenuti in un unico volume: UCN, La formazione dei catechisti. Documenti e orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana, Elle Di Ci, Leumann -Torino 2006. 10 CEI – UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti. Strumento operativo, Roma 1991, “Documenti CEI” 59, Elle Di Ci, Leumann - Torino 1991. Il sussidio si pone in continuità, non in sostituzione, con il precedente documento La formazione dei catechisti nella comunità cristiana. 11 UCN, La formazione dei catechisti. Documenti e orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana, pp. 93126. Sulla situazione in generale e alcune proposte: cfr. BISSOLI – J. GEVAERT (edd.), La formazione dei catechisti. Problemi di oggi per la catechesi di domani, Elle Di Ci, Leumann - Torino 1998. Missionari Operatori qualificati Padri Portavoce Segni e strumenti Servitori della Parola Testimoni 184. 185. 185. 185.186.194 185.186.187.194 18 110. 13. 15. 14. 14. 20. 18. 40. 20.21. Alcune delle categorie si corrispondono e vengono talora usate insieme. Inoltre, alcuni termini di identificazione sono dinamici, coesistono in “opposizione polare” e, per questo motivo, risultano irriducibili, come ad esempio: discepolo-apostolo, testimone-educatore. Su questi due binomi è quanto mai utile soffermarsi. Il primo avverte che prima di essere apostoli, si è discepoli; e non solo dal punto di vista cronologico di successione (prima si è chiamati, poi si è inviati; prima si è discepoli, poi si è apostoli), ma anche nel senso di continua implicanza: l’apostolo non smette mai di essere discepolo di Colui che è il Maestro per eccellenza, l’unico, il solo. È chiamato a mantenere i contatti con la fonte originale. Ogni forma magisteriale nella Chiesa è sotto il segno di Colui che il Verbo, la Parola. Anche i catechisti, dai più competenti a quelli che sono ignari o consapevoli delle proprie lacune, non fanno eccezione in tal senso. «Il catechista si caratterizza anzitutto per la sua vocazione e il suo impegno di testimone qualificato di Cristo e di tutto il mistero di salvezza. Le doti di psicologo, di sociologo, di persuasore, di pedagogista, che egli si impegna ad acquistare e coltivare, hanno efficacia, se sono assunte in questa dimensione» (RdC 186). La dinamica fondamentale della traditio-redditio ecclesiale (cfr. ad es. 1Cor 15; 1Gv 1,1ss.)12 trova qui non solo un’esplicitazione ma la fondamentale giustificazione. «Assecondando le intenzioni di Dio e seguendo le vie dello Spirito Santo, egli sa raggiungere i fedeli nelle loro concrete situazioni e a loro si accompagna giorno per giorno, lungo un itinerario sempre singolare» (RdC 135; cfr. 18, 28, 168). La riflessione successiva non si dissocia da tale visione: «per poter vivere sulla frontiera della vita la ricchezza della fede e poterla comunicare, i catechisti sono continuamente sollecitati a recuperare il loro inesauribile fondamento, sono rinviati al discepolato. Il punto più avanzato del loro servizio li richiama alla sorgente» (FC, 20). La continua oscillazione tra discepolato e apostolato si gioca su una continua tensione formativa, come il respiro e il battito cardiaco, di diastole e sistole. Il secondo binomio si muove analogamente. Avverte che si è educatori solo se si è testimoni, in un intreccio continuo di “dare” e “ricevere”: «Testimone di Cristo Salvatore, ogni catechista deve sentirsi e apparire, lui pure, un salvato: uno che ha avuto non da sé, ma da Dio, la grazia della fede, e si impegna ad accoglierla e a comprenderla, in un atteggiamento di umile semplicità e di sempre nuova ricerca. Educatore dei fratelli nella fede, egli è debitore verso tutti del Vangelo che annuncia; dalla fede e dalla testimonianza di tutti, egli si lascia a sua volta educare» (RdC 185). Questo intreccio coinvolge non solo il ruolo, i compiti, l’azione ma il suo essere in profondità: «Vale soprattutto ciò che gli educatori sono, - ammonisce il DB - prima ancora di ciò che essi dicono e fanno» (RdC 135). A partire da tale interiorità si sviluppano quelle energie generative e formative a favore di quanti il Signore mette sulla loro strada e al cui servizio della fede chiama, come prolungamento e risonanza della Sua opera educativa per l’umanità: «Ispirandosi in continuità alla pedagogia della fede, il catechista configura il suo servizio come qualificato cammino educativo, ossia da una parte aiuta la persona ad aprirsi alla dimensione 12 Cfr. G. RUTA, Kerigma e catechesi in Paolo. Alla ricerca del nucleo centrale e del paradigma originario, in “Itinerarium” 17(2009) 43, pp. 87-88 (pp. 77-96). religiosa della vita e dall'altra propone a essa il Vangelo, in maniera tale che penetri e trasformi i processi di intelligenza, di coscienza, di libertà, di azione, così da fare dell'esistenza un dono di sé sull'esempio di Gesù Cristo» (DGC 147). I catechisti, così, sono pienamente coinvolti nell’opera di Dio, sia come destinatari della sua premura educativa, sia come tramite discreto e sapiente per altri che si muovono alla ricerca di Dio. Egli accompagna il loro cammino di crescita: «A questo riguardo, il catechista si propone come termine il pieno sviluppo della personalità cristiana dei fedeli. La fede, la speranza, la carità sono le virtù prime e fondamentali alle quali deve condurli, per fare scaturire la vita di preghiera e l’impegno di ogni altra virtù: la giustizia, il coraggio, la veracità, il dominio di sé, il servizio agli altri, la fedeltà, la gioia. […] Stimolare la libertà e la responsabilità dei discepoli, guidarli attraverso l’esperienza alla verifica delle verità proposte, alimentare l’attività apostolica e lo spirito comunitario, introdurre alla vita liturgica, sono altrettante mete spirituali, più volte ricordate, in ordine alle quali il catechista esplica la propria opera educativa. La qualifica di segno della volontà di Dio appare soprattutto, quando il suo insegnamento diviene educazione. Mai egli dimentica che lo sviluppo della “nuova creatura” verso la pienezza di età di Cristo, voluta per tutti dal Padre, è opera dello Spirito Santo: lo deve sempre riconoscere, con umiltà e gratitudine» (RdC 188). I testi manifestano questa correlazione di termini che identificano il catechista in modo forte e dinamico, come afferma il documento del 1991: «Così discepolato e testimonianza, missionarietà e compagnia, cura delle armonie, dicono il ritmo interiore del catechista, che consente la fedeltà e la creatività del suo servizio» (FC 20). Nell’articolato e fecondo cantiere dell’educazione cristiana, così i Vescovi italiani esprimono la consistenza della catechesi negli attuali Orientamenti CEI: «La catechesi, primo atto educativo della Chiesa nell’ambito della sua missione evangelizzatrice, accompagna la crescita del cristiano dall’infanzia all’età adulta e ha come sua specifica finalità «non solo di trasmettere i contenuti della fede, ma di educare la “mentalità di fede”, di iniziare alla vita ecclesiale, di integrare fede e vita» (AeC 2, GE 4). Per questo la catechesi sostiene in modo continuativo la vita dei cristiani e in particolare gli adulti, perché siano educatori e testimoni per le nuove generazioni» (EVBV 39). 3. La proiezione Così il catechista può essere definito come «uomo delle armonie» sullo sfondo della storia umana che si dipana «tra due inesauribili: il donarsi di Dio e lo schiudersi della libertà dell’uomo» (FC 20). Quanto gli Orientamenti affermano all’educatore può essere riferito al catechista: «L’educatore è un testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità è insieme ricchezza e limite. Ciò lo rende umile e in continua ricerca. Educa chi è capace di dare ragione della speranza che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmetterla. La passione educativa è una vocazione, che si manifesta come un’arte sapienziale acquisita nel tempo attraverso un’esperienza maturata alla scuola di altri maestri. Nessun testo e nessuna teoria, per quanto illuminanti, potranno sostituire l’apprendistato sul campo» (EVBV 29). A partire dalla messa a fuoco dell’identità, non può darsi che una formazione intagliata tra il “già” dato e il “non ancora” raggiunto, tra possesso ed eredità. Ogni processo formativo si sviluppa su varie dimensioni fortemente intrecciate tra di loro: «Quella più profonda fa riferimento all'essere del catechista, alla sua dimensione umana e cristiana. La formazione, infatti, deve aiutarlo a maturare, anzitutto, come persona, come credente e come apostolo. Poi vi è quello che il catechista deve sapere per adempiere bene il suo compito. Questa dimensione, penetrata dalla doppia fedeltà al messaggio e alla persona umana, richiede che il catechista conosca adeguatamente il messaggio che trasmette e, allo stesso tempo, il destinatario che lo riceve nonché il contesto sociale in cui vive. Infine, c'è la dimensione del saper fare, giacché la catechesi è un atto di comunicazione. La formazione tende a fare del catechista un educatore dell'uomo e della vita dell'uomo» (DGC 238). Rispetto a questo paradigma, delineato in vari documenti, imperniato sull’ essere, sapere e saper fare, una nota integrativa (talvolta implicita nei testi magisteriali) è quella della relazionalità, del “saper convivere” 13 che rende gli itinerari formativi più articolati e completi: «di sostanziale importanza –afferma infatti il DGC - è la relazione personale del catechista con il soggetto. Essa si nutre di passione educativa, di creatività ingegnosa, di adattamento e insieme di massimo rispetto per la libertà e maturazione della persona» (DGC 156). Non solo, ma questa connotazione “relazionale”, pare che sgraviti la formazione da moduli individualistici per dilatarli alla dimensione comunitaria ed ecclesiale. Infatti, dopo il giro di boa, attraversando i vari testi magisteriali, si fa ritorno al DB non per un ritorno all’indietro ma per un rilancio autorevole: «Chi sa riconoscere l’opera di Dio e intuisce la soavità e potenza del suo amore per gli uomini, con bontà e rispetto può farne partecipi gli altri, anche in un contatto occasionale. Chi ha in sé il “senso di Cristo”, per un misterioso e spontaneo impulso, sa esprimerlo e proporlo anche negli incontri più consueti. Chi è mosso alla carità dallo Spirito del Signore, trova sempre i modi per comunicare il suo assillo, geniale e struggente, a coloro che lo circondano. Chi ha scoperto il valore della vita ecclesiale, ogni giorno sa condividerne l’esperienza di impegno e di speranza con quanti camminano con lui» (RdC 198). Si impone alla mente e al cuore il testo più citato e il più fondamentale del DB: «La esperienza catechistica moderna conferma ancora una volta che prima sono i catechisti e poi i catechismi; anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali. Infatti come non è concepibile una comunità cristiana senza una buona catechesi, così non è pensabile una buona catechesi senza la partecipazione dell’intera comunità» (RdC 200). 4. Quattro traiettorie di verifica e di collaudo per la formazione e la catechesi 4.1. Cammini di formazione: (EVBV 53): «A livello locale, si tratta di considerare con realismo i punti di debolezza e di sofferenza presenti nei diversi contesti educativi, come pure le esperienze positive in atto. In particolare, si suggerisce un esame attento sia dei cammini di formazione dei catechisti, degli operatori pastorali e degli insegnanti di religione cattolica, sia dei percorsi educativi delle associazioni e dei movimenti». Quali sono i punti deboli e i punti forti della nostra formazione come catechisti? È possibile ovviare e ridisegnare percorsi formativi più adeguati ed efficaci? Elaborare alcune proposte concrete. 4.2. Una catechesi autenticamente rinnovata che educhi alla vita buona: «Una vera relazione educativa richiede l’armonia e la reciproca fecondazione tra sfera razionale e mondo affettivo, intelligenza e sensibilità, mente, cuore e spirito. La persona viene così orientata verso il senso globale di se stessa e della realtà, nonché verso l’esperienza liberante della continua ricerca della verità, dell’adesione al bene e della contemplazione della bellezza» (EVBV 13). Gli orientamenti invitato a più riprese ad educare ad essere “in profondità”, alla verità, alla bellezza e alla bontà14. 13 Cfr. J. DELORS (ed.), Nell’educazione un tesoro. Rapporto all’UNESCO della Commissione Internazionale sull’Educazione per il Ventunesimo secolo (1996), Armando, Milano 1997, pp.79-90. Inoltre: FOSSION A., Perspectives pour la formation en catéchèse (Congrès de l’Équipe Européenne de Catéchèse de mai 1996), in “Lumen vitae” 52(1997) 1, pp. 8-9. Più diffusamente: IDEM, Formation et Église. Pratiques et réflexion, Beauchesne, Paris 1987. 14 A più riprese vengono richiamati i “trascendentali” (il vero, il bello e il buono come “manifestazioni” dell’essere) come orizzonte della tensione educativa: cfr. EVBV 8. 13. 29. 30 [manca il riferimento al “bello”]. 49.54b. Come controbilanciare una catechesi imperniata quasi esclusivamente sul “vero” (sulle “verità di fede” da conoscere), senza riferimenti alla sfera della bellezza e della bontà? O viceversa, come innervare di “vero” la proposta catechistica improntata alla bellezza o alla bontà? Provate a portare qualche esempio riferendosi ad un capitolo del Catechismo CEI che si sta utilizzando quest’anno. 4.3. Ispirazione catecumenale e primo annuncio (EVBV 40): «In questo decennio sarà opportuno discernere, valutare e promuovere una serie di criteri che dalle sperimentazioni in atto possano delineare il processo di rinnovamento della catechesi, soprattutto nell’ambito dell’iniziazione cristiana. È necessario, inoltre, un aggiornamento degli strumenti catechistici, tenendo conto del mutato contesto culturale e dei nuovi linguaggi della comunicazione (cfr. AeC 17)» (EVBV 54a). Quali criteri sono importanti per una catechesi di iniziazione e per il primo annuncio? In base ai criteri precedentemente individuati, quali requisiti dovrebbero possedere gli strumenti catechistici e la sussidiazione? Quale tipo di metodologia e di linguaggio andrebbero utilizzati? Provare a definire criteri generali, requisiti pratici e tipi di linguaggio. 4.4. Parrocchia, famiglia e oratorio (EVBV 41-42): «Questi luoghi emblematici dell’educazione devono stabilire una feconda alleanza per valorizzare gli organismi deputati alla partecipazione; promuovere il dialogo, l’incontro e la collaborazione tra i diversi educatori; attivare e sostenere iniziative di formazione su progetti condivisi. In questa alleanza va riconosciuto e sostenuto il primato educativo della famiglia. Nell’ambito parrocchiale, inoltre, è necessario attivare la conoscenza e la collaborazione tra catechisti, insegnanti – in particolare di religione cattolica – e animatori di oratori, associazioni e gruppi. La scuola e il territorio, con le sue molteplici esperienze e forme aggregative (palestre, scuole di calcio e di danza, laboratori musicali, associazioni di volontariato…), rappresentano luoghi decisivi per realizzare queste concrete modalità di alleanza educativa» (EVBV 54c). Quali sono le condizioni fondamentali per stabilire una solida “alleanza educativa”? Quale rinforzo può ricevere la catechesi dall’oratorio e l’oratorio dalla catechesi? Provare a descrivere sinteticamente condizioni e sinergie educative. BIBLIOGRAFIA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA – COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Annuncio e catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel quarantesimo del Documento di Base “Il rinnovamento della Catechesi”, Paoline, Milano 2010. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020, Elle Di Ci, Leumann – Torino 2010. ALBERICH Emilio, La catechesi oggi. Manuale di catechetica fondamentale, Elle Di Ci, Leumann – Torino 2001. ASSOCIAZIONE ITALIANA CATECHETI – CALABRESE Savino (ed.), Catechesi e formazione. Verso quale formazione a servizio della fede?, Elle Di Ci, Leumann – Torino 2004. 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