IL CATECHISTA: educatore alla vita buona del Vangelo

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IL CATECHISTA: educatore alla vita buona del Vangelo
CONVEGNO CATECHISTICO DIOCESANO
Agrigento 9 aprile 2011
IL CATECHISTA:
educatore alla vita buona del Vangelo *
don Giuseppe Ruta, sdb
«[…] dobbiamo ricordare il segno lasciato da tanti educatori che, in ogni stato di vita, con la
loro testimonianza umile e quotidiana, hanno inciso in modo profondo sulla nostra
maturazione. Mentre va riconosciuto e apprezzato il lavoro straordinario di numerosi
insegnanti, animatori e catechisti, si avverte il bisogno di suscitare e sostenere una nuova
generazione di cristiani che si dedichi all’opera educativa, capace di assumere come scelta
di vita la passione per i ragazzi e per i giovani, disposta ad ascoltarli, accoglierli e
accompagnarli, a far loro proposte esigenti anche in contrasto con la mentalità corrente»
(EVBV, 34).
1. Lo sfondo
Lo scenario su cui si staglia la figura del catechista da quarant’anni a questa parte 1, oltre ad
essere diverso rispetto ai decenni precedenti, è mutevole e cangiante. Viviamo in un mondo in
continua trasformazione e cambiamento. Anche volendolo fermare, non è possibile: è un processo
inarrestabile 2. È come stare alla stazione e tentare di prendere un treno in corsa; la vita di oggi è
come una passerella di occasioni da prendere al volo, con tempi di discernimento sempre più
ristretti.
Non si può fare a meno di capire e interpretare questo tempo, di cogliere non solo precarietà e
svantaggi, ma anche opportunità. Occorre non farsi attanagliare dalla nostalgia dei tempi passati e
affidarsi alla speranza di tempi futuri, vivendo meglio che sia possibile questo nostro presente. In
questa “ermeneutica” c’è una precomprensione credente che ci spinge ad osare, perché il Cristo di
ieri, è lo stesso di oggi e di sempre.
*
Sigle utilizzate nel presente articolo: AeC = Annuncio e catechesi per la vita cristiana (2010); CT = Catechesi tradendae
(1979); DGC = Direttorio Generale per la catechesi (1997); EN = Evangelii nuntiandi (1975); EVBV = Educare alla vita
buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per il decennio 2010-2020 (2010); FC =
Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti (1991); GE = Gravissimum Educationis (1965); RdC = Il
Rinnovamento della Catechesi – Documento di Base (1970).
1
Sono trascorsi quaranta anni dal Documento Base della catechesi in Italia. Il testo ha visto due edizioni, con
numerose ristampe: CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Il rinnovamento della catechesi, Edizioni pastorali italiane, Roma
1970; CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Catechismo per la vita cristiana I. Il rinnovamento della catechesi, Fondazione di
religione Santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1988, con Lettera dei Vescovi per la riconsegna del testo
“Il rinnovamento della catechesi” (pp. 7-16).
2
Cfr. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia. Orientamenti pastorali
dell’Episcopato italiano per il primo decennio del 2000, 29 giugno 2001, Elle Di Ci, Leumann – Torino 2001, n.57. Cfr. G.
RUTA, Prendere o lasciare? Appunti per la ricezione critica e creativa degli Orientamenti pastorali CEI, in “Itinerarium”
11(2003) 25, pp. 67-86. Nell’alveo degli orientamenti degli anni 2001-2010 vanno anche inseriti i due documenti:
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia. Nota pastorale, 30 maggio
2004. COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI - CEI, Questa è la nostra fede”. Nota
pastorale sul primo annuncio del Vangelo, 15 maggio 2005. Su quest’ultimo tema: cfr. EVBV 40). Inoltre, in prospettiva
missionaria: CEI – COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, L’ANNUNCIO E LA CATECHESI, Lettera ai cercatori di Dio,
Elle Di Ci, Leumann – Torino 2009.
Il catechista che intende svolgere la sua missione non può fare a meno di comprendersi,
esplorando le possibilità dello “sfondo” su cui esiste e si muove, cercando di entrare in profondità
della realtà che lo circonda e della realtà che vive dentro di sé: la ricerca della propria identità è
legata alla capacità di leggere il mondo; capire se stessi è possibile man mano che si comprendono
gli altri e si esplora con pazienza e passione il tempo e lo spazio che abitiamo. Come il subacqueo,
almeno che si rassegni ad essere una “contraddizione in termini”, non può limitarsi a stare a galla,
ed è chiamato per identità e missione ad andare in apnea ed esplorare i fondali marini, così il
catechista è chiamato non solo a spingersi “al largo”, ma anche e soprattutto ad andare verso “il
profondo”. I rischi che corre un sub non sono così diversi e differenti da quelli che corre oggi chi è
chiamato ad una missione ecclesiale. Nonostante tutto, siamo invitati ad osare 3.
Vi sono documenti, testi e testimonianze che aiutano in questa direzione. Considerevole
appare la riflessione storica 4 e quella analitico-interpretativa 5 su questo ministero che, oltre ad
essere tra i più antichi, continua ad essere il più consistente a livello quantitativo e ci si auspica
anche a livello di qualità 6.
Due sono i punti nodali su cui verte la letteratura disponibile, l’identità e la formazione, per
tentare di rispondere a due annose questioni: “Chi è il catechista?” e “Come lo si diventa?”.
Rispondendo a queste due domande è possibile rispondere al tema: «Come i catechisti possono
educare alla vita buona del Vangelo?».
Sullo sfondo culturale ed ecclesiale nel quale viviamo, sono da considerare, quindi, la figura e
la proiezione, l’identità di partenza e l’identità di riferimento, a cui si deve pervenire, tramite
adeguati processi formativi. Senza ricorrere a colori, accontentandoci del bianco e nero, con tratti
a matita, abbozziamo questo binomio inscindibile.
2. La figura
Un primo sforzo da compiere è la messa a fuoco dell’identikit del catechista di oggi, in quella
tensione benefica (detta dagli esperti «discrepanza ottimale») tra ciò che si è e ciò che si chiamati
a diventare, in un processo analogo e parallelo a quello dell’iniziazione cristiana espressa dal
rinomato lemma di Tertulliano: «Cristiano, diventa quello che sei!» 7.
Si tratta di una realtà personale mai statica, sempre in movimento, un soggetto chiamato
sempre di più ad uscire dall’isolamento e dall’autoreferenzialità e a riscoprirsi come soggetto
ecclesiale e, in questo senso, relazionale. Non più single, ma “al plurale”, continuando a valorizzare
anche in questo campo il “genio femminile”, ma in una dilatazione e integrazione con le
potenzialità maschili, scorgendo nella coppia e nella famiglia (cfr. EVBV, 37-38) una rinnovata
potenzialità (sulle orme dei collaboratori di Paolo: Aquila e Priscilla), operando il passaggio dalla
pedagogia all’andragogia, per giungere, come oggi si auspica, ad una pedagogia
3
Basti richiamare alla memoria l’icona evangelica della pesca miracolosa (cfr. Lc 5,1-1) e l’accorato appello di Giovanni
Paolo II «Duc in altum!» (NMI 1, 15, 38)
4
Cfr. J. DELUMEAU (ed.), La religion de ma mère, le rôle des femmes dans la transmission de la foi, Cerf, Paris 1992.
5
Cfr. le ricerche contenute in: GRUPPO ITALIANO CATECHETI, La formazione dei catechisti, Dehoniane, Bologna 1980; L.
SORAVITO – C. BISSOLI, I Catechisti in Italia: identità e formazione. Indagine su 20.000 catechisti, Elle Di Ci, Leumann Torino 1983; Le religiose catechiste in Italia. Servizio e formazione. Indagine su 7.450 religiose impegnate nella
catechesi. Supplemento alla rivista “Consacrazione e Servizio” 40 (1991) 1; G. MORANTE, I Catechisti parrocchiali in
Italia nei primi anni ’90. Ricerca socio-religiosa, Elle Di Ci, Leumann - Torino 1996; V. ORLANDO – G. MORANTE, Catechisti
e catechesi all’inizio del terzo millennio. Indagine socio-religiosa nelle diocesi italiane, Elle Di Ci, Leumann - Torino
2004.
6
Cfr. Catechisti di qualità. Atti del I Convegno Nazionale dei Catechisti, Roma 23-25 aprile 1988, Fondazione di
Religione Santi Francesco di Assisi e Caterina da Siena, Roma 1988.
7
UCN- SERVIZIO NAZIONALE PER IL CATECUMENATO (edd.), L’iniziazione cristiana. Documenti e orientamenti della Conferenza
Episcopale Italiana, Elle Di Ci, Leumann - Torino 2004. A commento il numero monografico di “Catechesi” 73 (2004) 1.
intergenerazionale 8. Questi movimenti sono ravvisabili nella letteratura catechetica e nelle
intuizioni sapienziali di chi sa guardare al futuro, nonostante che la situazione stenti a decollare in
tal senso.
Se si passa in rassegna la riflessione magisteriale dal 1970 ad oggi, è visibile da una parte la
tendenza profetica contenuta in nuce nel Documento Base, dall’altra un evidente processo di
migliore definizione dell’identità dei catechisti nella Chiesa italiana.
Anche se con ampio respiro, si darà uno sguardo ai documenti della Chiesa italiana e universale
(in particolare il DGC che ne costituisce come la sintesi), successivi al DB. A livello nazionale,
obbligante il riferimento ai tre documenti:
• La formazione dei catechisti nella comunità cristiana (1982) 9
• Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti (1991) 10
• La formazione dei catechisti per l’iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi (2006) 11.
È, innanzitutto, fondamentale l’espressione del DB: «Il cristiano è, per sua natura, un
catechista» (RdC 183), con quelle esplicitazioni che il testo offre e che vengono rielaborate, in
continuità con esso, nel magistero successivo. Dando uno sguardo, seppur sommario, al
vocabolario, i termini ricorrenti sono:
CATECHISTI
Amici
Animatori
Apostoli/inviati
Chiamati
Compagni di strada
Consacrati
Costruttori
di comunione
Discepoli
Educatori
Fratelli
Interpreti/ermeneuti
Maestri/insegnanti
Madri
Mediatori
Ministri
8
RdC (1970)
138.
DGC (1997)
FC (1982)
FC (1991)
185.
186.189.
238.
231.
14.16.
12. 14.
12. 14.
14.
FC (2006)
21.
3.19.
20.
185
21.
73.
181.185.188.192 147.238.
.193.197
138.
187.
187.195
133.
185.
156.
12.
12.15.
18.
40.
15.19.
40.
20.21
21.
20.
20.
Cfr. A. HARKNESS, Une catéchése intergénérationelle, in H. DERROITTE (ed.), Théologie, mission et catéchèse,
Novalis – Lumen Vitae, Montréal – Bruxelles 2002, pp. 47-62; IDEM, Intergenerational Education for an
Intergenerational Church?, in “Religious Education” 93 (1998) 4, pp. 431-447.
9
COMMISSIONE EPISCOPALE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, LA CATECHESI E LA CULTURA, La formazione dei catechisti nella
comunità cristiana. Orientamenti pastorali, Roma 25 marzo 1982, in ECEI 3, 850-916. Questo documento e i due
rimanenti sono contenuti in un unico volume: UCN, La formazione dei catechisti. Documenti e orientamenti della
Conferenza Episcopale Italiana, Elle Di Ci, Leumann -Torino 2006.
10
CEI – UFFICIO CATECHISTICO NAZIONALE, Orientamenti e itinerari di formazione dei catechisti. Strumento
operativo, Roma 1991, “Documenti CEI” 59, Elle Di Ci, Leumann - Torino 1991. Il sussidio si pone in continuità, non in
sostituzione, con il precedente documento La formazione dei catechisti nella comunità cristiana.
11
UCN, La formazione dei catechisti. Documenti e orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana, pp. 93126. Sulla situazione in generale e alcune proposte: cfr. BISSOLI – J. GEVAERT (edd.), La formazione dei catechisti.
Problemi di oggi per la catechesi di domani, Elle Di Ci, Leumann - Torino 1998.
Missionari
Operatori qualificati
Padri
Portavoce
Segni e strumenti
Servitori della Parola
Testimoni
184.
185.
185.
185.186.194
185.186.187.194
18
110.
13.
15.
14.
14.
20.
18. 40.
20.21.
Alcune delle categorie si corrispondono e vengono talora usate insieme. Inoltre, alcuni
termini di identificazione sono dinamici, coesistono in “opposizione polare” e, per questo motivo,
risultano irriducibili, come ad esempio: discepolo-apostolo, testimone-educatore.
Su questi due binomi è quanto mai utile soffermarsi.
Il primo avverte che prima di essere apostoli, si è discepoli; e non solo dal punto di vista
cronologico di successione (prima si è chiamati, poi si è inviati; prima si è discepoli, poi si è
apostoli), ma anche nel senso di continua implicanza: l’apostolo non smette mai di essere
discepolo di Colui che è il Maestro per eccellenza, l’unico, il solo. È chiamato a mantenere i
contatti con la fonte originale. Ogni forma magisteriale nella Chiesa è sotto il segno di Colui che il
Verbo, la Parola. Anche i catechisti, dai più competenti a quelli che sono ignari o consapevoli delle
proprie lacune, non fanno eccezione in tal senso. «Il catechista si caratterizza anzitutto per la sua
vocazione e il suo impegno di testimone qualificato di Cristo e di tutto il mistero di salvezza. Le doti
di psicologo, di sociologo, di persuasore, di pedagogista, che egli si impegna ad acquistare e
coltivare, hanno efficacia, se sono assunte in questa dimensione» (RdC 186). La dinamica
fondamentale della traditio-redditio ecclesiale (cfr. ad es. 1Cor 15; 1Gv 1,1ss.)12 trova qui non solo
un’esplicitazione ma la fondamentale giustificazione. «Assecondando le intenzioni di Dio e
seguendo le vie dello Spirito Santo, egli sa raggiungere i fedeli nelle loro concrete situazioni e a
loro si accompagna giorno per giorno, lungo un itinerario sempre singolare» (RdC 135; cfr. 18, 28,
168). La riflessione successiva non si dissocia da tale visione: «per poter vivere sulla frontiera della
vita la ricchezza della fede e poterla comunicare, i catechisti sono continuamente sollecitati a
recuperare il loro inesauribile fondamento, sono rinviati al discepolato. Il punto più avanzato del
loro servizio li richiama alla sorgente» (FC, 20). La continua oscillazione tra discepolato e
apostolato si gioca su una continua tensione formativa, come il respiro e il battito cardiaco, di
diastole e sistole.
Il secondo binomio si muove analogamente. Avverte che si è educatori solo se si è
testimoni, in un intreccio continuo di “dare” e “ricevere”: «Testimone di Cristo Salvatore, ogni
catechista deve sentirsi e apparire, lui pure, un salvato: uno che ha avuto non da sé, ma da Dio, la
grazia della fede, e si impegna ad accoglierla e a comprenderla, in un atteggiamento di umile
semplicità e di sempre nuova ricerca. Educatore dei fratelli nella fede, egli è debitore verso tutti
del Vangelo che annuncia; dalla fede e dalla testimonianza di tutti, egli si lascia a sua volta
educare» (RdC 185). Questo intreccio coinvolge non solo il ruolo, i compiti, l’azione ma il suo
essere in profondità: «Vale soprattutto ciò che gli educatori sono, - ammonisce il DB - prima
ancora di ciò che essi dicono e fanno» (RdC 135). A partire da tale interiorità si sviluppano quelle
energie generative e formative a favore di quanti il Signore mette sulla loro strada e al cui servizio
della fede chiama, come prolungamento e risonanza della Sua opera educativa per l’umanità:
«Ispirandosi in continuità alla pedagogia della fede, il catechista configura il suo servizio come
qualificato cammino educativo, ossia da una parte aiuta la persona ad aprirsi alla dimensione
12
Cfr. G. RUTA, Kerigma e catechesi in Paolo. Alla ricerca del nucleo centrale e del paradigma originario, in
“Itinerarium” 17(2009) 43, pp. 87-88 (pp. 77-96).
religiosa della vita e dall'altra propone a essa il Vangelo, in maniera tale che penetri e trasformi i
processi di intelligenza, di coscienza, di libertà, di azione, così da fare dell'esistenza un dono di sé
sull'esempio di Gesù Cristo» (DGC 147). I catechisti, così, sono pienamente coinvolti nell’opera di
Dio, sia come destinatari della sua premura educativa, sia come tramite discreto e sapiente per
altri che si muovono alla ricerca di Dio. Egli accompagna il loro cammino di crescita: «A questo
riguardo, il catechista si propone come termine il pieno sviluppo della personalità cristiana dei
fedeli. La fede, la speranza, la carità sono le virtù prime e fondamentali alle quali deve condurli,
per fare scaturire la vita di preghiera e l’impegno di ogni altra virtù: la giustizia, il coraggio, la
veracità, il dominio di sé, il servizio agli altri, la fedeltà, la gioia. […] Stimolare la libertà e la
responsabilità dei discepoli, guidarli attraverso l’esperienza alla verifica delle verità proposte,
alimentare l’attività apostolica e lo spirito comunitario, introdurre alla vita liturgica, sono
altrettante mete spirituali, più volte ricordate, in ordine alle quali il catechista esplica la propria
opera educativa. La qualifica di segno della volontà di Dio appare soprattutto, quando il suo
insegnamento diviene educazione. Mai egli dimentica che lo sviluppo della “nuova creatura” verso
la pienezza di età di Cristo, voluta per tutti dal Padre, è opera dello Spirito Santo: lo deve sempre
riconoscere, con umiltà e gratitudine» (RdC 188).
I testi manifestano questa correlazione di termini che identificano il catechista in modo
forte e dinamico, come afferma il documento del 1991: «Così discepolato e testimonianza,
missionarietà e compagnia, cura delle armonie, dicono il ritmo interiore del catechista, che
consente la fedeltà e la creatività del suo servizio» (FC 20).
Nell’articolato e fecondo cantiere dell’educazione cristiana, così i Vescovi italiani esprimono la
consistenza della catechesi negli attuali Orientamenti CEI:
«La catechesi, primo atto educativo della Chiesa nell’ambito della sua missione evangelizzatrice,
accompagna la crescita del cristiano dall’infanzia all’età adulta e ha come sua specifica finalità «non
solo di trasmettere i contenuti della fede, ma di educare la “mentalità di fede”, di iniziare alla vita
ecclesiale, di integrare fede e vita» (AeC 2, GE 4). Per questo la catechesi sostiene in modo continuativo
la vita dei cristiani e in particolare gli adulti, perché siano educatori e testimoni per le nuove
generazioni» (EVBV 39).
3. La proiezione
Così il catechista può essere definito come «uomo delle armonie» sullo sfondo della storia
umana che si dipana «tra due inesauribili: il donarsi di Dio e lo schiudersi della libertà dell’uomo»
(FC 20). Quanto gli Orientamenti affermano all’educatore può essere riferito al catechista:
«L’educatore è un testimone della verità, della bellezza e del bene, cosciente che la propria umanità
è insieme ricchezza e limite. Ciò lo rende umile e in continua ricerca. Educa chi è capace di dare
ragione della speranza che lo anima ed è sospinto dal desiderio di trasmetterla. La passione
educativa è una vocazione, che si manifesta come un’arte sapienziale acquisita nel tempo
attraverso un’esperienza maturata alla scuola di altri maestri. Nessun testo e nessuna teoria, per
quanto illuminanti, potranno sostituire l’apprendistato sul campo» (EVBV 29).
A partire dalla messa a fuoco dell’identità, non può darsi che una formazione intagliata tra il
“già” dato e il “non ancora” raggiunto, tra possesso ed eredità. Ogni processo formativo si sviluppa
su varie dimensioni fortemente intrecciate tra di loro: «Quella più profonda fa riferimento
all'essere del catechista, alla sua dimensione umana e cristiana. La formazione, infatti, deve
aiutarlo a maturare, anzitutto, come persona, come credente e come apostolo. Poi vi è quello che
il catechista deve sapere per adempiere bene il suo compito. Questa dimensione, penetrata dalla
doppia fedeltà al messaggio e alla persona umana, richiede che il catechista conosca
adeguatamente il messaggio che trasmette e, allo stesso tempo, il destinatario che lo riceve
nonché il contesto sociale in cui vive. Infine, c'è la dimensione del saper fare, giacché la catechesi è
un atto di comunicazione. La formazione tende a fare del catechista un educatore dell'uomo e
della vita dell'uomo» (DGC 238). Rispetto a questo paradigma, delineato in vari documenti,
imperniato sull’ essere, sapere e saper fare, una nota integrativa (talvolta implicita nei testi
magisteriali) è quella della relazionalità, del “saper convivere” 13 che rende gli itinerari formativi più
articolati e completi: «di sostanziale importanza –afferma infatti il DGC - è la relazione personale
del catechista con il soggetto. Essa si nutre di passione educativa, di creatività ingegnosa, di
adattamento e insieme di massimo rispetto per la libertà e maturazione della persona» (DGC 156).
Non solo, ma questa connotazione “relazionale”, pare che sgraviti la formazione da moduli
individualistici per dilatarli alla dimensione comunitaria ed ecclesiale. Infatti, dopo il giro di boa,
attraversando i vari testi magisteriali, si fa ritorno al DB non per un ritorno all’indietro ma per un
rilancio autorevole: «Chi sa riconoscere l’opera di Dio e intuisce la soavità e potenza del suo amore
per gli uomini, con bontà e rispetto può farne partecipi gli altri, anche in un contatto occasionale.
Chi ha in sé il “senso di Cristo”, per un misterioso e spontaneo impulso, sa esprimerlo e proporlo
anche negli incontri più consueti. Chi è mosso alla carità dallo Spirito del Signore, trova sempre i
modi per comunicare il suo assillo, geniale e struggente, a coloro che lo circondano. Chi ha
scoperto il valore della vita ecclesiale, ogni giorno sa condividerne l’esperienza di impegno e di
speranza con quanti camminano con lui» (RdC 198).
Si impone alla mente e al cuore il testo più citato e il più fondamentale del DB: «La
esperienza catechistica moderna conferma ancora una volta che prima sono i catechisti e poi i
catechismi; anzi, prima ancora, sono le comunità ecclesiali. Infatti come non è concepibile una
comunità cristiana senza una buona catechesi, così non è pensabile una buona catechesi senza la
partecipazione dell’intera comunità» (RdC 200).
4. Quattro traiettorie di verifica e di collaudo per la formazione e la catechesi
4.1. Cammini di formazione: (EVBV 53): «A livello locale, si tratta di considerare con realismo i
punti di debolezza e di sofferenza presenti nei diversi contesti educativi, come pure le esperienze
positive in atto. In particolare, si suggerisce un esame attento sia dei cammini di formazione dei
catechisti, degli operatori pastorali e degli insegnanti di religione cattolica, sia dei percorsi
educativi delle associazioni e dei movimenti». Quali sono i punti deboli e i punti forti della nostra
formazione come catechisti? È possibile ovviare e ridisegnare percorsi formativi più adeguati ed
efficaci? Elaborare alcune proposte concrete.
4.2. Una catechesi autenticamente rinnovata che educhi alla vita buona: «Una vera relazione
educativa richiede l’armonia e la reciproca fecondazione tra sfera razionale e mondo affettivo,
intelligenza e sensibilità, mente, cuore e spirito. La persona viene così orientata verso il senso
globale di se stessa e della realtà, nonché verso l’esperienza liberante della continua ricerca della
verità, dell’adesione al bene e della contemplazione della bellezza» (EVBV 13). Gli orientamenti
invitato a più riprese ad educare ad essere “in profondità”, alla verità, alla bellezza e alla bontà14.
13
Cfr. J. DELORS (ed.), Nell’educazione un tesoro. Rapporto all’UNESCO della Commissione Internazionale
sull’Educazione per il Ventunesimo secolo (1996), Armando, Milano 1997, pp.79-90. Inoltre: FOSSION A., Perspectives
pour la formation en catéchèse (Congrès de l’Équipe Européenne de Catéchèse de mai 1996), in “Lumen vitae”
52(1997) 1, pp. 8-9. Più diffusamente: IDEM, Formation et Église. Pratiques et réflexion, Beauchesne, Paris 1987.
14
A più riprese vengono richiamati i “trascendentali” (il vero, il bello e il buono come “manifestazioni”
dell’essere) come orizzonte della tensione educativa: cfr. EVBV 8. 13. 29. 30 [manca il riferimento al “bello”]. 49.54b.
Come controbilanciare una catechesi imperniata quasi esclusivamente sul “vero” (sulle “verità di
fede” da conoscere), senza riferimenti alla sfera della bellezza e della bontà? O viceversa, come
innervare di “vero” la proposta catechistica improntata alla bellezza o alla bontà? Provate a
portare qualche esempio riferendosi ad un capitolo del Catechismo CEI che si sta utilizzando
quest’anno.
4.3. Ispirazione catecumenale e primo annuncio (EVBV 40): «In questo decennio sarà opportuno
discernere, valutare e promuovere una serie di criteri che dalle sperimentazioni in atto possano
delineare il processo di rinnovamento della catechesi, soprattutto nell’ambito dell’iniziazione
cristiana. È necessario, inoltre, un aggiornamento degli strumenti catechistici, tenendo conto del
mutato contesto culturale e dei nuovi linguaggi della comunicazione (cfr. AeC 17)» (EVBV 54a).
Quali criteri sono importanti per una catechesi di iniziazione e per il primo annuncio? In base ai
criteri precedentemente individuati, quali requisiti dovrebbero possedere gli strumenti catechistici
e la sussidiazione? Quale tipo di metodologia e di linguaggio andrebbero utilizzati? Provare a
definire criteri generali, requisiti pratici e tipi di linguaggio.
4.4. Parrocchia, famiglia e oratorio (EVBV 41-42): «Questi luoghi emblematici dell’educazione
devono stabilire una feconda alleanza per valorizzare gli organismi deputati alla partecipazione;
promuovere il dialogo, l’incontro e la collaborazione tra i diversi educatori; attivare e sostenere
iniziative di formazione su progetti condivisi. In questa alleanza va riconosciuto e sostenuto il
primato educativo della famiglia. Nell’ambito parrocchiale, inoltre, è necessario attivare la
conoscenza e la collaborazione tra catechisti, insegnanti – in particolare di religione cattolica – e
animatori di oratori, associazioni e gruppi. La scuola e il territorio, con le sue molteplici esperienze
e forme aggregative (palestre, scuole di calcio e di danza, laboratori musicali, associazioni di
volontariato…), rappresentano luoghi decisivi per realizzare queste concrete modalità di alleanza
educativa» (EVBV 54c). Quali sono le condizioni fondamentali per stabilire una solida “alleanza
educativa”? Quale rinforzo può ricevere la catechesi dall’oratorio e l’oratorio dalla catechesi?
Provare a descrivere sinteticamente condizioni e sinergie educative.
BIBLIOGRAFIA
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Annuncio e catechesi per la vita cristiana. Lettera alle comunità, ai presbiteri e ai catechisti nel
quarantesimo del Documento di Base “Il rinnovamento della Catechesi”, Paoline, Milano 2010.
CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Educare alla vita buona del Vangelo. Orientamenti pastorali dell’Episcopato
italiano per il decennio 2010-2020, Elle Di Ci, Leumann – Torino 2010.
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servizio della fede?, Elle Di Ci, Leumann – Torino 2004.
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Luciano Editore, Napoli 2001.
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CD sul RdC e catechismi CEI].