Il Castello di Agliè ai tempi dei San Martino

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Il Castello di Agliè ai tempi dei San Martino
Vol. XLV - 1 - 2016
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Il Castello di Agliè ai tempi dei San Martino:
un inventario del 1712
Gianluigi Alzona
Maggio 1712: da tre mesi a Utrecht si è aperto il congresso che, alla fine della guerra di successione spagnola, nel
giro di un anno porterà a profondi mutamenti nell’assetto
politico-territoriale europeo. In Piemonte regna il duca
Vittorio Amedeo II, che l’anno dopo, alla firma del trattato, otterrà per la casa di Savoia una sensibile espansione
territoriale e il titolo regio.
Carlo Ludovico di San Martino d’Agliè1, Marchese di San
Germano e San Damiano, primogenito esponente di una famiglia di spicco della corte sabauda, non assisterà ai prestigiosi
sviluppi del Ducato. Nel corso di quel mese di maggio 1712,
appena quarantenne, conclude la sua vicenda terrena: il 4, nel
suo palazzo torinese, redige testamento, poco dopo muore.
Erede universale è Giuseppe Francesco Gaetano, unico figlio
maschio, di circa un anno di età; quali tutori e curatori vengono designati la madre Camilla Provana di Frossasco2 e lo
zio paterno Giovanni Battista Amedeo San Martino d’Agliè,
Conte di Rivarolo3.
Fanno parte del cospicuo patrimonio oggetto dell’eredità
i beni feudali e allodiali posseduti dal defunto nei territori
canavesani, primo fra tutti il Castello di Agliè. I tutori dell’erede incaricano il Signor Giovanni Battista Bocca di Torino,
residente in Agliè, di procedere alla descrizione dei mobili
ed effetti esistenti nel Castello e relative cascine, oltre che
nelle cascine di Bairo ed Ozegna. L’inventario (“consegna
e descrizione”) viene ufficializzato in pubblico instrumento4
rogato il 31 maggio 1712 dal notaio Stefano Grassotti, podestà di Agliè (integralmente trascritto in Allegato).
Nelle presenti note si ritiene interessante proporre una
sintesi del suddetto inventario che “fotografa” i contenuti
del Castello a distanza di circa mezzo secolo dalla morte di
Filippo San Martino Conte d’Agliè5 (19 luglio 1667), al quale si
deve la ristrutturazione seicentesca del Castello. La situazione
al 1712 è il frutto di addizioni e modifiche apportate da tre
generazioni successive dei San Martino6 al nucleo originario di
dipinti ed arredi esistenti ai tempi del Conte7. Un altro mezzo
secolo e due generazioni trascorreranno prima della cessione
del Castello ai Savoia (1764-65)8.
1
Detto anche Carlo Maria Francesco Luigi. “Per i varii gradi militari ascese a quello di colonnello di
fanteria. Nella Corte ebbe l’ufficio
di primo scudiere di Madama Reale”; sposò in prime nozze Cristina
d’Este, in seconde Camilla Provana
di Frossasco. Cfr. Vittorio Angius,
Sulle famiglie nobili della monarchia
di Savoia, Torino, Fontana e Isnardi,
1841, vol.1, p. 421.
2
Figlia di Francesco e di Costanza Violante Isnardi della Morra (Vittorio Angius, Sulle famiglie nobili,
cit., pp. 1263-64).
3
Così indicato nel testamento,
è meglio conosciuto come Carlo
Amedeo Giovanni Battista, Marchese di Rivarolo, che “molto si distinse
nell’esercito e fu promosso alle più
cospicue dignità” (Vittorio Angius,
Sulle famiglie nobili, cit., p. 421).
Gentiluomo di Camera, gran cacciatore e gran falconiere, governatore di
Nizza e di Cremona, viceré di Sardegna, governatore di Novara e di
Alessandria. Cavaliere dell’Ordine
della Santissima Annunziata; luogotenente generale di cavalleria. Cfr
Antonio Manno, San Martino Linea
di Agliè (San Germano), in Il patriziato subalpino, 1895-1906 http://
www.vivant.it/pagine/manno_pdf/
cd42/IMG0063.pdf.
4
Consegna o sia descript.ne de
mobili et effetti lasciati in heredità dal
fù Ill.mo S.r Marchese di S.Damiano
nelli luoghi di Agliè Baijro et Ozegna.
Archivio di Stato di Torino, Sezioni
Riunite, Insinuazioni di Agliè, n. 593,
ff. 83-94.
5
Marchese di San Damiano e
Rivarolo. Maresciallo di campo del
re di Francia e del duca di Savoia,
ministro di Stato, sovraintendente
generale delle Finanze. Cavaliere
dell’Annunziata, letterato e poeta.
Consigliere e favorito della reggente
209
Una visione d’insieme
L’inventario ha complessivamente rilevato all’interno
del Castello9 la presenza di oltre 1200 quadri e oltre 300
tra arredi e loro complementi, più un’ottantina di oggetti
liturgici, circa 300 pezzi d’armeria, stoviglie e batteria da
cucina, torchio e contenitori per il vino, più oggetti vari10.
La quadreria ha una consistenza pari ai due terzi di
quella che sarà inventariata mezzo secolo dopo, quando
i San Martino ne cederanno la proprietà ai Savoia11. La
rappresentazione prevalente è il paesaggio (513), seguono i ritratti (451). Per quanto riguarda i paesaggi, in una
cinquantina di casi viene segnalata la presenza di fiori e/o
frutti, soggetto che viene indicato come specifico in un’altra settantina. Così come gli animali (soprattutto uccelli)
costituiscono il tema specifico in un’ulteriore quarantina.
Per quanto riguarda i ritratti12, circa un quarto (oltre 100)
rappresenta antenati della Casa San Martino; una trentina
personaggi di Casa Savoia. I circa 150 quadri rimanenti si
distribuiscono in una decina di generi diversi. Il tema storico è presente in 42 casi: si tratta per la maggior parte delle
35 tavole genealogiche del casato San Martino. Seguono i
generi sacro (35), mitologico (18), biblico (8), bellico (6),
prospettive (4). Una ventina sono le figure (donne, dame,
fanciulli, ecc.) non altrimenti specificate, una dozzina i soggetti ascrivibili al genere “bambocciate”13.
Tra gli arredi, le sedie (cadreghe) superano il centinaio,
di cui una dozzina “alla delfina” (doffina); in una quarantina
di casi si specifica che sono di noce; circa la metà ricoperte
di tella (tela), una ventina di corame (cuoio), una dozzina
di velluto e nove di taftà (taffetà); in pochi casi di saija
(tessuto diagonale in lana), seta cangiante e mochetta (stoffa
vellosa). Ad esse si aggiungono una decina di cadregoni,
per la maggior parte da brasso/brachio (con braccioli), un
paio coperto di tela gialda (gialla). Una trentina i taboretti
(sgabelli) di cui cinque a tenaglia (a gambe incrociate):
per quasi due terzi sono ricoperti di tela, i rimanenti di
cuoio e in un caso di mochetta; unico nel Castello un sofà
(soffa). Una trentina i tavoli (tavole), di cui uno a tenaglia
e un altro con scrittorio; per la maggior parte di noce, in
cinque casi di albera (pioppo); i tavolini sono nove, sette
di noce e uno di albera; due con scrittorio. Gli armadi
si limitano a un cantarano (cassettiera) ed una credenza
di noce con chiave e serratura; si aggiungono tre cofani,
due di noce, uno di bosco (legno) ricoperto di cuoio rosso
con borchie di ottone; un piccolo scrigno di noce. Per il
riposo, cinque baldacchini variamente composti da cellato
(cielo), ridò/riddò (tendine), basman (cortinaggio alla base),
pante (pendoni), testile (testiera), coperte; le stoffe usate
sono prevalentemente di seta: taffetà (taftà), damasco e tela
duchessa Maria Cristina, detta Madama Reale. Cfr Antonio Manno, San
Martino Linea di Agliè (San Germano), cit. http://www.vivant.it/pagine/
manno_pdf/cd42/IMG0059.pdf
6
A Filippo sopravvive per una
decina d’anni il fratello Ottaviano,
Marchese di San Germano: ricopre
alte cariche militari, è governatore
di Torino, cavaliere dell’Annunziata.
Gli succede Carlo Ludovico (Carlo
Luigi), Marchese di San Germano
e San Damiano: colonnello del reggimento di Nizza e delle milizie del
Canavese e di Trino, generale delle
galee, governatore di Villafranca e
Cuneo, cavaliere dell’Annunziata.
Il primogenito, Giuseppe Filippo,
Marchese di San Germano e Rivarolo, si dedica prevalentemente
all’attività militare al servizio del re
di Francia. Gli succede il figlio Carlo Ludovico (Carlo Maria Francesco
Luigi), Marchese di San Germano e
San Damiano, il testatore di cui si
tratta in queste note. Cfr. Vittorio
Angius, Sulle famiglie nobili, cit., pp.
417-420.
7
Le ultime volontà di Filippo
d’Agliè disponevano che dovessero
rimanere nel Castello tutti i mobili e,
in particolare, la quadreria di famiglia. Cfr. Maria Grazia Vinardi, Il
nuovo palazzo di Filippo d’Agliè, in Il
Castello di Agliè. Alla scoperta della
cappella di San Massimo, a cura di
Daniela Biancolini, Torino, Celid,
1996, p. 33.
8
La cessione da parte dei Marchesi di San Martino, proprietari
della porzione maggioritaria del
Castello, verrà effettuata da Carlo Emanuele Francesco Giuseppe,
nipote del testatore (figlio di Giuseppe Francesco Gaetano, erede
universale di quest’ultimo). Nello
stesso periodo analoga cessione verrà effettuata dai Conti di Agliè, altro
ramo della Casata proprietario di una
parte minoritaria.
9
Prima di esaminare il contenuto
del Castello di Agliè, la “consegna”
passa in rassegna i beni presenti nelle
cascine di Bairo ed Ozegna. Nel territorio di Bairo: cascina detta della
Gerbola, cascina Donea, cascina
Grande, cascina del Castello (detta Il
Giardino), cascina detta Il Cassinetto. Nel territorio di Ozegna: cascine
dette l’Aijrale, il Ceriascho, la Reijsera, il Castello d’Ozegna. In ciascun
territorio vengono consegnate tine
per il vino per una capacità complessiva di una cinquantina di carra
210
di seta14, in un caso di tela dipinta (indiena). Una decina
complessivamente i letti, tra cui uno piccolo da riposo; due
lettiere di legno e un letto da campagna; a parte, dotazioni
di cuscini, materassi e lenzuoli15. Sette specchi. Sporadiche
presenze di tappeti (tapetti), tendoni da porta (portere) e
tappezzerie (tapezarie).
L’inventario dà alcune indicazioni circa l’età e lo stato
d’uso degli arredi. I casi in cui gli oggetti vengono definiti
“nuovi” sono rari: sette cadreghe (tutte quelle “alla delfina”),
un cantarano e un tavolino. Gli oggetti che vengono definiti
“vecchi” sono un’ottantina: quasi la metà delle cadreghe
(una cinquantina, quasi tutte quelle ricoperte di tela), i
due terzi dei tavoli (una ventina), più oggetti vari (cinque
taboretti, un tavolino e pochi altri). Un’ulteriore decina di
cadreghe e due letti a baldacchino sono definiti “all’antica”.
Lo stato di manutenzione in genere non solleva particolari
commenti, tranne in una trentina di casi, in cui le stoffe
sono dette “molto usitate”, o in più parti “lacere”. Per
due terzi si tratta delle coperture di cadreghe; i rimanenti
casi riguardano due letti e una tappezzeria (molto usati);
tre tappezzerie, due portere e la stoffa verde del gioco del
trucco16 (in più parti lacere).
L’ordine con cui quadri, arredi e oggetti vari sono
soggetti a “consegna” è il seguente: Salone e stanze attigue; Cappella di San Massimo; Stanza del trucco e attigue;
Armeria e attigua; Appartamento del Conte di Rivarolo;
Stanza della Marchesa e attigua; Salone vecchio, Stanza dei
Cavalieri dell’Ordine e attigue; Locali di servizio; infine il
Giardino.
Si riporta qui di seguito la distribuzione di quadri, arredi e complementi nei vari locali: in alcuni casi la localizzazione all’interno della planimetria del Castello è agevole,
negli altri richiederebbe approfondimenti che esulano dai
limiti di queste note.
Locali
Prima stanza del Padiglione
verso mattina
Seconda stanza verso mattina
Terza stanza attigua al Salone
Salone
Prima stanza attigua al Salone
verso sera
Seconda stanza ivi attigua
Terza stanza attigua alla Galleria pur verso sera
Cappella di San Massimo e
piccolo gabinetto attiguo
Stanza del gioco e del trucco
Stanza voltata ivi attigua
Gabinetto voltato
Armeria delle Gallerie
(ca 230 ettolitri), inoltre quantità
variabili di grano/formento e segale
imprestate ai massari per la semenza.
10
L’inventario è redatto in un linguaggio fortemente influenzato dai
termini dialettali in uso in Piemonte,
e in particolare in Canavese, agli inizi
del Settecento. Per la “traduzione”
della maggior parte dei termini si è
fatto riferimento a Alda Bart Rossebastiano, Il “libro di maneggio” di
casa Radicati (anni 1755-60) – Rilievi lessicali, in «Studi Piemontesi»
1(1979), pp. 134-152. Utile a tal
fine è stata anche la consultazione
di Virginia Gozzi Brayda e Luciano
Tamburini, Arredi e Corredi Antichi.
Come si viveva a Villarbasse, Villarbasse (To), Pro Loco, 1991.
11
Nell’inventario redatto a partire
dal primo ottobre 1764 in occasione
della cessione, il numero complessivo
dei quadri nel Castello raggiungeva i
1834. Cfr. Arabella Cifani e Franco
Monetti, Arte e collezionismo a Torino
fra Sei-Settecento e le fortune dei temi
di genere e di paesaggio, in I Piaceri e le
Grazie. Collezionismo, pittura di genere e di paesaggio fra Sei-Settecento in
Piemonte, Torino, Fondazione Pietro
Accorsi, 1993, Vol. I, Cap. 1, p. 45.
12
Nel 1712 i ritratti rappresentano
dunque il 37% del totale. La preferenza dei San Martino verso il genere
si sarebbe accresciuta nel corso dei
cinquant’anni successivi; al momento della cessione ai Savoia i ritratti
sarebbero infatti saliti a 790 (43%
del totale). Cfr. Arabella Cifani e
Franco Monetti cit., ibidem.
13
Es. facchino (cabassino) con
cane latrante, buffone, turco e cane,
figure a tavola, ecc.
Quadri Arredi* sedie cadregoni sgabelli sofà tavoli tavolini armadi,
di cui: cadreghe
taboretti
cofani
85
0
69
165
0
61
1
3
10
6
10
4
153
20
11
7
3
2
1
9
1
66
129
0
0
8
16
69
0
7
13
5
letti
coperte tende specchi
e simili e simili
1
2
1
1
1
4
4
1
1
3
1
1
2
1
1
1
1
2
1
2
1
60
211
2
Locali
Quadri Arredi* sedie cadregoni sgabelli sofà tavoli tavolini armadi,
di cui: cadreghe
taboretti
cofani
Stanza attigua alla stanza volta0
33
7
2
3
ta in fondo della Galleria
Stanza ivi attigua detta appar33
14
8
2
1
tamento del Conte di Rivarolo
Piccolo gabinetto ivi attiguo
48
10
4
2
2
Stanza attivua a quella della
40
14
9
1
Marchesa
Stanza detta della Marchesa
37
25
6
3
4
1
2
2
1
Salone vecchio
12
25
21
3
Stanza detta dei Cavalieri
265
14
10
3
dell’Ordine
Stanza attigua verso mattina
38
21
4
8
4
2
Stanza ivi attigua
0
15
8
7
Stanza della servitù
0
1
1
Cucina vechia attigua al Padi0
0
glione verso l’Allea
Cucina sotto il salone vecchio
0
1
totali
1222
314
114
10
29
1
34
9
6
letti
2
coperte tende specchi
e simili e simili
18
1
1
1
1
1
2
2
1
3
2
2
1
1
1
1
1
12
79
1
13
7
*compresi beni complementari
Elaborazione dell’autore sui dati della Consegna o sia descript.ne de mobili et effetti lasciati in heredità da fu Ill.mo S.r Marchese di S. Damiano nelli luoghi di Agliè Baijro et Ozegna
Salone e stanze attigue
L’inventario inizia dal sistema a padiglioni fatto costruire da Filippo d’Agliè sul fronte sud-est in affaccio al giardino: il grande Salone con le tre stanze per parte. Locali di
facile collocazione nella planimetria del Castello, da allora
rimasta sostanzialmente immutata in quella zona.
Il Salone, locale di massima rappresentanza del Castello,
oggi chiamato “da ballo”, anticamente era detto “Salone
Arduino”, in quanto Filippo lo aveva fatto affrescare17 con
episodi della vita di quel re, di cui i San Martino si considerano discendenti. Affreschi che tuttora ornano pareti
e volta del Salone, e che quindi certamente esistono nel
1712, all’epoca dell’inventario che si considera in queste
note, ma che peraltro non vi vengono rilevati, in quanto non si tratta di oggetti “mobili”. In quell’inventario il
Salone risulta privo di quadri; gli unici oggetti d’arredo in
esso presenti sono dieci cadreghe, di cui tre con braccioli
coperte di seta cangiante.
Le sei stanze attigue contengono invece un elevato
numero di quadri: le tre verso levante (mattina) 85, 69 e
165; le tre verso ponente (sera) 61, 153 e 20.
L’intento celebrativo del Casato dei San Martino è
particolarmente evidente in alcune di esse. Nella seconda
stanza verso levante sette dei 69 quadri ritraggono personaggi con armi della Casa. Nella prima verso ponente ben
57 dei 61 quadri sono piccoli ritratti di antenati della Casa
con l’arma, uno grande rappresenta il re Arduino con i suoi
tre figli. Nella seconda sono anche presenti due ritratti di
Maria Cristina di Francia, la prima Madama Reale, di cui
Colori: verde; verde, rosso e
bianco; foglia morta; rosso bordato
di nastri gialli; giallo e rosso.
14
15
Cuscini per letto: nove di lana,
otto di piuma, sei di stoppa; materassi: diciotto di lana e sette di stoppa per la servitù; lenzuoli: nove di
canapa pettinata (rista), sette di tela
grossa, due di lana.
16
“Gioco (detto anche trucco a
tavola) molto simile al biliardo, praticato nelle corti e presso i nobili
italiani soprattutto nel sec. 16°; era
giocato con palle d’avorio o di bosso
su una tavola con sponde ricoperte
di panno, e con regole simili a quelle
delle bocce” http://www.treccani.it/
vocabolario/trucco1/
17
Cfr. Edith Gabrielli, Le decorazioni e gli arredi, in Il Castello di
Agliè. Gli appartamenti e le collezioni, a cura di Daniela Biancolini e
Maria Grazia Vinardi, Torino, Celid,
2001, p. 53.
212
il Conte Filippo era il grande favorito 18. Nella seconda e
terza, sempre verso ponente, grandi specchi con cornici di
legno nero sono guarniti con l’arma San Martino e relative
cifre (gifre) e frecce (fleccie) in ottone (lottone)19.
A parte i quadri, le tre stanze verso levante presentano
un arredo ridotto al minimo: del tutto assente nella prima; un
solo tavolino (peraltro di una certa eleganza) 20 nella seconda;
un paio di taboretti e un tavolo nella seconda. Le tre stanze
verso ponente presentano invece maggiori dotazioni sotto il
profilo residenziale: ciascuna di esse ospita cadreghe e tavoli
più altri oggetti. La prima un taboretto a gambe incrociate.
La seconda, dove le tre cadreghe presenti sono “alla delfina”
e nuove, e il tavolo con scrittorio è posto sotto il grande specchio con l’Arma sopra indicato, può essere utilizzata come
stanza da riposo, ospitando un baldacchino di seta operato
di verde, rosso e bianco, con tre panchette e un pagliericcio;
in essa sono poi presenti quattro cadregoni con braccioli e
un tavolino. La terza stanza è dotata, tra l’altro, di due tavoli
profilati d’avorio, con scrigni di legno dipinto di nero.
Cappella di San Massimo
Anche in questo caso la localizzazione del locale si può
effettuare con precisione, non essendo mutata nel tempo:
fin dall’epoca degli interventi commissionati dal Conte
Filippo, la cappella si trova collocata all’angolo sud-ovest
della “corte” omonima (cortile interno del Castello)21.
Analogamente al Salone, la “consegna” del 1712 non
contiene accenni agli affreschi seicenteschi che ornano tuttora la volta della cappella22. È invece segnalata la presenza
di un quadro di soggetto sacro (la Santissima Annunziata),
accanto ad una ricca dotazione di oggetti funzionali alla
particolare natura dell’ambiente (una novantina). I paramenti liturgici, una quindicina di unità, comprendono amitto, camici, pianete23, piviali (pluviali)24, stole e manipoli,
tunicelle; sono contenuti in un cofano di noce intarsiato
(alla mosaica). Alcuni di essi, in velluto e damasco nero,
espongono le armi della Casa San Martino; uno, in tela
d’argento e seta, l’arma di S.A.R. Gli oggetti a servizio delle
celebrazioni, una quarantina, comprendono il tabernacolo
e un calice con patena d’argento, veli da calice con borse,
corporali, paliotti (contraltari)25, tovaglie (mandili) d’altare,
cuscini (prevalentemente d’altare)26, un messale, candelieri,
un campanellino da messa. Le armi della Casa San Martino e di S.A.R. continuano ad essere presenti in alcuni di
questi oggetti. Tra gli altri oggetti di carattere religioso che
si trovano nella Cappella, due riguardano San Massimo
(una mitria27 e un busto) e uno il suddetto quadro della
Santissima Annunziata; una dozzina i reliquiari (di cui otto
18
Nella seconda verso levante è
presente un ritratto di “Madama la
duchessa Reale”: oltre che di Maria
Cristina di Francia, potrebbe trattarsi di Maria Giovanna Battista di
Savoia-Nemours, seconda Madama
Reale, di cui il testatore Carlo Ludovico di San Martino era stato primo
scudiere.
19
Arma dei San Martino di Agliè
e San Germano: “Inquartato: al 1°e
4°d’azzurro a nove rombi d’oro 3. 3.
3. accollati ed appuntati; al 2°e 3°di
rosso. Sostegni: Due fanciulli di carnagione, tenenti ciascuno un fascio
di dardi, legati col Motto: SANS.
DESPARTIR”. Le armi gentilizie piemontesi da Il Patriziato Piemontese di
Antonio Manno, a cura di Angelo
Scordo, Edizioni VIVANT, Collana
di Scienze Ausiliarie della Storia n.
2, Torino, 2000, p. 158.
20
Tavolino di noce ricoperto di
legno di pero profilato d’avorio, con
scrittorio di legno nero e ornamenti
di tartaruga.
21
Cfr. Maria Grazia Vinardi, Il
nuovo palazzo cit., passim
22
Affreschi raffiguranti la vita
della Vergine contenuti in cartigli di
stucco, opera di maestranze luganesi.
Cfr. Maria Grazia Vinardi, Il nuovo
palazzo cit., p. 33
23
Una di tela d’argento e seta con
fiori di diversi colori, una di catalusta
(sorta di tessuto felpato), una di velluto, altra di velluto e damasco nero.
24
Uno di tela d’argento e seta
con fiori di diversi colori, un altro
di velluto e damasco nero.
25
Uno di damasco con frange e
fili d’argento, tre di tela d’argento e
seta con fiori di diversi colori, uno
di catalusta con fondo bianco e fiori
verdi e rossi.
26
Due coperti di mochetta, due
di corame e due di velluto.
27
Con fondo d’argento e seta,
ricamo d’oro e argento e diversi
ghirigori (granghie) di perle.
213
di santi). Tra i mobili, contenuti anche nell’attiguo piccolo
gabinetto, due inginocchiatoi, una cadrega, sei taboretti,
due tavoli, un tavolino, un letto di taffetà a baldacchino.
Stanza del trucco
Dal sacro al profano: il trucco è un gioco simile al
bigliardo, analogo a quello che in epoca successiva sarà
denominato delle boccette. La stanza del Castello ad esso
destinata nel 1712 è verosimilmente collocata vicino alla
cappella di San Massimo, nella zona che secondo i progetti
di Filippo d’Agliè avrebbe dovuto ospitare una seconda
cappella, dedicata a San Michele28. Non sembra che di
recente nel Castello il gioco sia stato molto praticato, visto
che la copertura di stoffa verde è “per la più parte stracciata”. La stanza può accogliere sette persone sedute attorno
a un tavolo di noce; numerosi i quadri alle pareti (66), di
cui 35 riproducono la genealogia della Casa.
28
Cfr. Maria Grazia Vinardi, Il
nuovo palazzo cit., p. 33
29
Coperte: una bianca di filo e
bombace (cotone), una rossa “tutta
logora”, una di lana con sbarre bianche e nere, tre di tela grossa e stoppe.
Trapunte: tutte di tela stampata di
diversi fiori. Cuscini: nove di lana,
otto di piuma, sei di stoppa. Materassi: specificato sei di stoppa per la
servitù. Tappeti “di Turchia”.
Stanza voltata attigua
Ancora più numerosi i quadri (129) in questa stanza, che,
oltre ad ospitare tredici cadreghe e un tavolo, è attrezzata a
finalità di riposo. Cinque delle cadreghe sono “alla delfina”,
una è con braccioli “all’antica”; il tavolo è dotato di cassetti
(tirrori). Un cadregone con braccioli offre un posto a sedere
di maggiore comodità, che si aggiunge ad un letto e coperte
di taffetà “all’antica”, sei panchette con pagliericcio.
Gabinetto voltato
Privo di quadri, oltre a contenere alcune sedie e due
tavoli, è dedicato a deposito di una sessantina di accessori
in prevalenza funzionali per il riposo (sei coperte, sei trapunte, ventitré cuscini con fodere, venticinque materassi
con fodere, due tappeti)29.
Armeria
Priva di quadri si presenta l’armeria delle Gallerie,
unicamente adibita a deposito-esposizione di circa 300
oggetti. Per oltre un terzo si tratta di armi da fuoco (fucili,
moschetti e tre spingarde); di numero equivalente le parti di armature: elmi (borgonote), corazze (petti), bracciali
(braccialetti), cosciali (schine), scudi. Una trentina le armi
da taglio (alabarde e spontoni), più due spade e una ventina
di bandoliere. Sono esposte quattro bandiere (drapò): due
di fanteria e due di cavalleria.
214
Stanza attigua alla stanza voltata in fondo della Galleria
Anche in questo caso l’assenza di quadri suggerisce che
si tratti prevalentemente di un locale destinato al deposito
di mobili, oggetti e biancheria. Vi si trovano due lettiere di
legno dorate con relativi pagliericci, tre cofani, sette cadreghe “all’antica” con coperture “tutte lacere”, due tavoli,
una portera, diciotto lenzuoli30.
Appartamento detto del Conte di Rivarolo e piccolo gabinetto
attiguo
Appartamento verosimilmente in uso a Giovanni Battista Amedeo, fratello cadetto del defunto Marchese, nel
cui testamento è denominato Conte di Rivarolo 31. Come si
è visto in premessa, quest’ultimo è designato, accanto alla
cognata Marchesa, quale tutore e curatore dell’erede Giuseppe Francesco Gaetano in minore età. L’appartamento è
dotato di 33 quadri, di cui 14 ritratti di antenati. Il letto è a
baldacchino di tela colorata (indiena) con pendone (panta)
di lana e filo bianco, verde e rosso; lo accompagnano cinque
panchette da letto e un pagliericcio. Completano l’arredamento due cadregoni ricoperti di tela gialla e otto cadreghe
con coperture di taffetà celeste “operate da piccoli fiorini”;
un tavolo di pioppo ricoperto di legno nero con piccoli
profili d’avorio; un piccolo specchio. Il locale è impreziosito
da una tappezzeria di taffetà di diversi colori a occhio di
pavone ornata di frange di seta, che peraltro risulta “in più
parti lacera”. Il non perfetto stato di manutenzione degli
arredi si riscontra anche nelle coperture delle sedie sopra
citate, anch’esse “per la maggior parte lacere”. La camera
è dotata di camino, con i due alari con pomi d’ottone.
Accanto vi è un piccolo gabinetto privo di quadri, che
ospita alcuni arredi: due tavoli di noce; quattro cadreghe
di cui due con braccioli coperte di mochetta e due di tela;
due sgabelli coperti di cuoio. Oltre ad una tenda (ridò)
per la finestra, vi è presente una tappezzeria di taffettà di
diversi colori, anch’essa, come quella nella stanza attigua,
“in più parti lacera”.
30
Cofani: due di noce, uno di
legno coperto di corame rosso con
borchie di ottone. Cadreghe: coperte
in parte di tela e in parte di corame. Tavole: una di noce e l’altra di
pioppo. Portera di taffetà a fiamme
bianche e verdi. Lenzuoli: due di
lino, nove di rista (canapa pettinata)
e sette di tela grossa, tutti ben usati.
31
Più comunemente detto “Marchese di Rivarolo”. Un altro fratello
del testatore veniva chiamato “Conte
di Rivarolo”: si tratta di Luigi Anna
(Louis-Anne), che peraltro visse prevalentemente in Francia, servendo
nell’esercito di quel re, dove fu maresciallo di campo (Vittorio Angius,
Sulle famiglie nobili cit., p. 421).
32
Cfr. Antonio Manno, Oria
(d’) (Doria) - Linea di Ciriè , in Il
patriziato subalpino cit. http://www.
vivant.it/pagine/manno_pdf/cd51/
IMG0028.pdf.
Stanza detta della Marchesa
La vedova del testatore, Marchesa Camilla Provana di
Frossasco, non tarderà a contrarre nuovo matrimonio: a
distanza di poco più di un anno si sposerà con Giovanni Geronimo Doria, Marchese del Maro32. Quella che al
momento dell’inventario è la stanza nel Castello di Agliè a
lei riservata presenta un arredamento ricco e diversificato.
I quadri sono 37, tra cui 32 ritratti delle Signore della Casa.
215
Il letto a baldacchino è di damasco rosso bordato di nastri
(bindelle) gialli, accompagnato da quattro panchette e un
pagliericcio con predella (marciapiede); si aggiunge un piccolo letto da riposo di legno nero lavorato in piccoli fiori
d’oro, con materasso e cuscino. L’arredamento comprende
tre cadregoni con braccioli, due cadreghe coperte di cuoio,
quattro cadreghe “alla delfina”, quattro taboretti “a tenaglia”; due tavoli, uno di pioppo “a tenaglia” e l’altro di noce,
ricoperto con tappetino (tapisso) di taffetà, sopra il quale si
trova una cassetta nera (cassietta negra) con serratura (serradura), borchia (mostra) e chiavetta d’argento; due tavolini
di noce di cui uno con cassetto (tirrore) e uno scrittorio
nero con piccole guarniture d’avorio. Sono presenti nella
stanza due “pezzi unici” per il Castello: un sofà di noce
coperto di tela ed una cassettiera (cantarano). Vi si trova
uno specchio di grandi dimensioni; un secondo piccolo
specchio, con guarnitura di ottone operato, è collocato sotto
una pendola di legno dorato. Tra gli altri oggetti presenti:
due piccoli vasi e uno scaldaletto di rame. L’attrezzatura
per il camino comprende due alari (brandari) con pomi
d’ottone e paletta di ferro, un piccolo mantice (suffietto)
con borchie (broche) d’ottone. Le finestre sono dotate di
due tendine (riddò) di seta di diversi colori e le pareti di
una tappezzeria di taffetà a fiamme di diversi colori. Complessivamente lo stato di manutenzione dell’arredamento
appare migliore di quello dell’appartamento precedente,
anche se la tappezzeria risulta “molto usitata”.
33
Anna Maria Luisa d’Orléans
(1627-1693), detta la Grande Mademoiselle, era figlia di Gastone
d’Orléans, fratello del re di Francia
Luigi XIII, e di Maria di Borbone, duchessa di Montpensier. Cfr.
Memorie della grande mademoiselle,
a cura di Serafino Balduzzi, Roma,
Sandro Teti editore, 2004.
Stanza attigua a quella della Marchesa
Sembra anch’essa camera da riposo e soggiorno, con
buona dotazione di quadri, ma con arredamento molto
meno ricco. I quadri sono 40, tra cui un ritratto di “Madamigella di Monpensier”33. Il letto “di campagna” è di taffetà
rosso bordato di bianco “con suoi legni” e pagliericcio. Al
tavolo, di noce, si accompagnano nove cadreghe, coperte
una di tela gialla, due di velluto rosso, le altre di tela grossa, di cui una rotta. È presente un piccolo specchio e un
camino con due piccoli alari di ferro. Due le tende da porta
(portere) di taffetà, in cattive condizioni (“tutte lacere”).
Salone vecchio
Il salone vecchio contiene pochi ma significativi quadri: accanto a 10 grandi ritratti di cavalieri e dame, uno
rappresentante Vittorio Amedeo I a cavallo. Numerose le
cadreghe (una ventina, di cui tredici coperte di cuoio rosso
con l’impronta dell’arma della Casa, frange di seta rossa
e borchie d’ottone), tre tavoli e una cassapanca di pioppo
216
da usare come giaciglio per la servitù (bancone d’albera per
dormire la servitù dentro).
Stanza dei Cavalieri dell’Ordine e attigue
Locale del Castello che ospita il maggior numero di
quadri, esponendo i 265 ritratti dei personaggi fino ad allora
insigniti della massima onorificenza sabauda del Collare della Santissima Annunziata34; contiene una decina di cadreghe,
alcuni tavoli ed un letto a baldacchino. La stanza attigua,
oltre ad esporre una quarantina di quadri, tra cui 27 ritratti
di principi di casa Savoia, ospita alcune cadreghe, taboretti,
tavolini, una credenza e oggetti di svariata natura: panchette da letto e pagliericci, ferri per tende, ghiere di ottone,
pompe di ottone per fontane, ecc. Oltre alla funzione di
celebrare la memoria storica di casa Savoia, questa stanza
sembra di fatto adibita a deposito di oggetti di varia utilità
per il Castello. Quest’ultima sembra la funzione prevalente
dell’ulteriore stanza attigua, priva di quadri, che contiene
numerosi tavoli e taboretti.
34
Tra di essi, cinque San Martino
di Agliè (Nicola, Ludovico, Ottaviano, Filippo e il nipote Carlo Ludovico), cinque di altri rami dei San
Martino (Parella e Birago).
35
1 carra = 492,85 lt.
36
1 brenta = 49,28 lt.
Locali di servizio
Unici oggetti presenti nella stanza per la servitù una
lettiga (leticha) con colonne dorate e un tavolo.
La cucina, situata sotto il salone vecchio, è dotata di
paiolo, recipienti in rame (aramine e bagnomaria), pentole
(cassarole), tegami oblunghi (leche), tegame per il pesce (poassoniera), forme per i dolci (tortera, bonetti), oltre recipienti
a boccia per liquidi (bosse), piatti di stagno e assiette, ecc.
La cucina vecchia, attigua al padiglione verso l’Allea
(zona sita ad est del Castello), sembra invece aver perso la
funzione originaria, ospitando soltanto un torchio smontato
e due piccole botti; vicino si trovano il locale per vinificare
(tinaggio) e le cantine (crota quadra, attiguo crottino e crota
lunga).
Il tinaggio ospita nove tine, di capacità totale di 87 carra,
equivalenti a circa 430 ettolitri35. Le cantine contengono
altre due tine per 12 carra complessive, pari a circa 60 ettolitri; oltre a 23 botti (bottalli) per 250 brente complessive,
pari a circa 120 ettolitri36. Nel suo insieme la capacità lorda
di stoccaggio del Castello supera i 600 ettolitri di vino.
Giardino
L’unica pianta ornamentale citata, nel giardino grande,
è quella di limone (citrone): ben 240 esemplari, di cui circa
la metà piantati in terra, i rimanenti in vasi.
217
Libri
Oggetto di “consegna” infine sono nove trattati di
agricoltura ed un grande volume sui Cavalieri dell’Ordine della Santissima Annunziata: si tratta degli unici libri
menzionati37.
Allegato
Consegna o sia descript.ne de mobili et effetti lasciati in heredità
dal fù Ill.mo S.r Marchese di S.Damiano nelli luoghi di Agliè Baijro
et Ozegna38
L’anno del Sig.re mille settecento dodeci et alli trentauno del
mese di maggio in Agliè giudicialmente avanti Noi Steffano Grassotti Nod. Coleg.to di Rivarolo Podestà del presente luogo per l’Ill.
mo Sig. Marchese di S. Damiano approvato dall’ Ecc.mo Senato
come per patenti delli vinti sette di novembre dell’anno mille sette
cento dieci registrate al libro vigessimo settimo et à fol. cinquanta
due d’esso debitamente spedite sig.te et sottos.te Blanchetti alla
presenza delli SS.ri Pietro Ant.o Gaspardo d’Ozegna et Bernardo
Briona d’Agliè testij astanti et rich.ti et alla minuta sottos.ti
È comparso il Sig. Gio Batta Bocha della Città di Torino
ressidente in Agliè et nel Castello dell’ Ill.mo Sig. Marchese di
S. Damiano il quale, à nome degli Ill.mi SS.ri Marchesa di S.
Damiano Camilla Provana di Frossasco e Conte di Rivarolo Gio
Batta Amedeo S. Martino d’Agliè tuttori et curatori dell’Ill.mo
Sig. Marchesino di S. Germano Giuseppe Fran.co Gaetano come
per testamento del fù Sig. Marchese di S. Damiano Carlo Lud.
co S. Martino d’Agliè delli quatro del corrente mese di maggio,
il quale fà instanza procedersi al nome sud.o alla descriptione
de mobili et effetti essistenti nel presente Castello e Cassine site
sovra li territorij del presente luogo Ozegna e Baijro lasciati in
heredità da d.o fù Ill.mo Sig. Marchese di S. Damiano, quali
con suo giuram.to s’offerisce di consegnar à nome di cui s.a,
chiedendo del tutto test.li.
Il che udito Noi preffato Podestà, concesse test.li al sud.o
Sig. Bocha de suoi detti e comparit.ne, habbiamo mandato et
mandiamo procedersi alla consegna e descriptione de mobili et
effetti sovra richiesta al cui effetto procedendosi dato il giuram.
to al detto Sig. Bocha e per esso prestato toccate corporalmente
le Scr.re nelle mani nostre hà consegnato et consegna in tutto e
per tutto come infra segue et
37
Ben diversa sarà la situazione
mezzo secolo dopo, al momento
della cessione del Castello ai Savoia. «L’importanza della biblioteca a
quel tempo nel castello è testimoniata dall’esplicito riferimento che le si
fa al secondo punto del contratto di
cessione a favore del Regio Patrimonio del feudo del marchese Carlo
Emanuele “comprensivo del sud°
castello d’Agliè con tutti li mobili
ivi esistenti e tra essi la Libreria”»
(Francesco Malaguzzi, De Libris
Compactis. Legature di pregio in Piemonte: Il Canavese, Torino, Centro
Studi Piemontesi e Regione Piemonte, 1993, pp. 44-45. La “consegna”
del 1712 oggetto di queste note si
conclude con riferimento alle tre
cascine del Castello (quella dell’Allea e le due dell’Aijrale) e consiste
essenzialmente nell’inventario delle
emine di grano/formento e segale in
prestito al massaro per la semenza.
38
Archivio di Stato di Torino,
Sezioni Riunite, Insinuazioni di
Agliè, n. 593, ff. 83-94. La trascrizione del documento è stata effettuata
mantenendo il testo il più possibile
conforme all’originale; le principali
eccezioni per migliorarne la leggibilità riguardano una lieve modifica
della punteggiatura, la riduzione a
minuscolo di alcune iniziali maiuscole (e viceversa) e la distinzione
tra u e v.
Primo consegna si et come nelle Cassine site sovra il territorio
di Baijro vi sono li mobili infras.ti:
Alla Cassina detta della Gerbola due tine di capacità una
di carra otto con due chierchi di ferro et due di bosco et l’altra
di carra sei con quatro chierchi di bosco dette tine di pochiss.
mo valore, più emine vinti cinque grano et emine dodeci segla
d’imprestanza fatta al massaro.
218
Più alla Cassina Donea due tine di capacità di carra otto cad.
na, una con due chierchi di ferro et due di bosco et altra con
cabiale di ferro et di bosco. Più emine cinquanta sette grano et
tese sei fieno d’imprestanza fatta al massaro.
Più alla Cassina Grande consegna due tine di capacità cioè
una di carra nove circa con tre chierchi di ferro et uno di bosco
et l’altra di carra otto c.a, più con tre chierchi di ferro et uno
di bosco. Più emine quaranta formento et emine vinti segla ad
imprestanza.
Più alla Cassina del Castello detta il Giardino emine otto
grano et emine dodeci segla d’imprestanza.
Più alla Cassina detta il Cassinetto emine quindeci di formento d’imprestanza.
Più consegna alle Cassine site sovra il territorio d’Ozegna li
seguenti mobili et effetti:
Primo alla Cassina detta l’Aijrale una tina di capacità di carra
otto con quatro chierchi di bosco con più emine sedici grano et
emine vinti otto segla d’imprestanza al massaro e tese sei fieno.
Più consegna una porta ò sia uscio di ferro che dice essistente
nel Castello di d.o luogo d’Ozegna
Più alla Cassina detta il Ceriascho due tine di capacità una di
carra tre circa et altra di carra sette con cierchio di ferro cad.na
et tre di bosco cad.na. Più emine diecisette formento et emine
vinti cinque segla d’imprestanza Più doghe da tina n.o trenta
quatro cioè tredici di rovere et vinti una di cirieggia tutte nove.
Più alla Cassina detta la Reijsera quatro tine cioè una di
capacità di carra sei et altra di capacità di carra nove con cabiale
di ferro e quatro chierchi di bosco cad.na, altra di capacità di
carra dieci con due chierchi di ferro et quatro di bosco, altra
di capacità di carra quatro con due chierchi di ferro et una di
bosco tutte d.e tine di pochiss.mo valore. Più emine cento sei
grano d’imprestanza.
Più alla Cassina d.a il Castello d’Ozegna emine sei grano et
emine ondeci segla d’imprestanza.
Più consegna li mobili et effetti essistenti nel Castello e Cassine del presente luogo d’Agliè et
P.mo nell’appartam.to novo di d. Castello et nella prima
stanza del Pavione verso mattina quadri n.o ottanta cinque cioè
otto con cornice di bosco con l’impronto d’otto appostoli, quatro
paijsagij delle terre di Canavese cioè Borgiallo S. Martino Scarmagno di cui due senza cornice, quatro piccoli quadri senza cornice
rapres.ti quatro mostri, una prospettiva grande senza cornice, un
paijsaggio rapres.te una battaglia, altro rapresentante una piccola
baccanalia, altro rapresentante la dea Florida, altro rapresentante
Titio, altri due rapresent.ti volatili, un piccolo quadretto rapresentante S.ta Cecilia, altro rapresentante un buffone tutti senza
cornice, altri nove quadri senza cornice rapresentanti diversi
protratti, altri due con cornice dorrata ovata rapresentanti due
dame, più vinti cinque piccoli paijsagij sensa cornice, altri due
piccoli paijsaggij sopra il bosco pur senza cornice, altri paijsaggij
con due vasi di fiori, cinque altri piccoli paijsagij con frutti e
fiori senza cornice, cinque altri piccoli paijsagij con frutti e fiori
219
con cornice dorata, due, e tre profillata d’oro, due piccoli fiori
sovra quadretti di bosco con cornice dorata, tre piccoli paijsagij
rotondi sul bosco con cornice dorata, due piccoli paijsaggij sul
bosco con cornice dorata e ottangolata, due altri con uccelli sul
bosco e cornice dorata, altro piccol quadretto scrostato che non
si può comprendere qual è senza cornice, facenti in tutto detti
ottanta cinque.
Più nella seconda stanza verso mattina un tavoglino di bosco
di noce con sua coperta di bosco di pero con profilij d’avorio
con scrittorio di bosco negro con suoi ornam.ti di tartaruga. Più
quadri n.o settanta quatro cioè due rapresentanti due voti con
cornice dorata, altro rapresentante una giostra con cornice dorata,
altro rapresentante la dea Venere con semplice cornice di bosco,
altro rapresentante un piccolo fanciullo nelle fascie, più altro
rapresentante Madama la duchessa Reale con cornice di bosco
con piccoli raporti di fiori, sette protratti con armi della Casa di
S. Martino con cornice proffillata d’oro, più altri sette portratti
con cornice proffillata d’oro, altri due rapresentanti fiori con
cornice di bosco, altri quatro rapresentanti fiori frutti e volatiglia
con cornice dorata, un rittratto d’un Ponteffice senza cornice,
altro piccolo rapresentante S. Fran.co con cornice di proffilli
d’oro, una prospettiva con cornice dorata, un piccolo quadro d’un
assedio con cornice dorata, tre paijsagij senza cornice con frutti,
sei piccoli paijsaggij con cornice dorata, altro piccolo paijsaggijo
senza cornice, altro più piccolo paijsaggijo con cornice dorata,
due più piccoli paijsaggij con fiori con cornice e proffillo d’oro,
altro quadro con un puttino senza cornice, due piccoli fiori sul
bosco con cornice dorata, quatro piccoli quadretti da ucelli senza
cornice, dieci nove piccoli paijsaggij rottondi con cornice dorata,
facenti in tutto d. quadri n.o settanta quatro.
Più nella terza stanza attigua al Sallone quadri n.o cento sessanta quatro cioè sei paijsaggij rapresentanti le terre del Canavese
cioè Favria... Agliè Parella Baldizero e Barbania senza cornice,
un quadro grande con diverse figure rapresentante la negatione
di S. Pietro con cornice dorata, altro quadro rapresentante tre
piccoli fanciulli con cornice dorata, due quadri uno rapresentante un fig.lo s.a un cuscino rosso con croce di diamanti al
collo et l’altro rapresentante una fig.la con una rosa nella mano
ambi senza cornice, altro quadro con semplice cornice di bosco
rapresentante Lot con sue fig.le, altro quadro con quatro figure
rapresentanti la bona aventura con semplice cornice di bosco,
altro quadro rapresentante la vendita di Giuseppe Hebreo
Ismaelitti con semplice cornice di bosco, più altro quadro con
quatro figure rapresentanti la dona adultera del Vangelo con
semplice cornice di bosco, altro quadro con semplice cornice
di bosco rapresentante il giudicio di Paride, altro rapresentante
il Trionfo della dea Venere senza cornice, altro senza cornice
rapresentante la dea Diana, altro pur senza cornice rapresentante
la Creat.ne, altro senza cornice rapresentante Dalila e Sansone,
altro rapresentante bestie selvatiche morte con cornice semplice
di bosco, altro rapresentante una battaglia navale senza cornice,
altro più piccolo d’una battaglia senza cornice, altro più piccolo
rapresentante Vassalli, altro più grande rapresentante prospettive
con giardini e pallassi, altri sette piccoli paijsagij con fiori senza
220
cornice, tre protratti di dame senza cornice, altro protratto di
dama con cornice ovata dorata, altri di tre paijsaggij con cornice
negra con profilli e fiori d’oro, più altro paijsaggio con cornice
dorata vechia, due altri paijsaggij con cornice dorata, due altri
paijsaggij rapresentanti case di rocha senza cornice, quatro altri
paijsaggij senza cornice, altro quadro grande rapresentante una
Sibilla senza cornice, altro rapresentante un Pressidente stante
in piedi in toga rossa senza cornice, due piccoli paijsaggij con
cornice dorata, otto piccoli paijsaggij con frutti senza cornice,
altro piccolo paijsaggio con uccelli senza cornice, altro piccolo
paijsaggio senza cornice, più due piccoli quadri con raporto di
fiori di paglia senza cornice, tre piccoli paijsaggij sul bosco con
cornice dorata, vinti cinque piccoli quadretti senza cornice con
ucello cad.no dentro, più vinti sette piccoli paijsaggij sul bosco
con cornice ottangulare dorata, più n.o quaranta sette piccoli
paijsaggij sul bosco con cornice rottonda dorata, facenti in tutto
d. quadri cento sessanta quattro avanti notati. Più una tavola di
noce vechia, due taboretti coperti di tela vechia.
Più nel Sallone consegna tre cadreghe da brasso di bosco di
noce all’antica coperte di setta cangiante, sette altre cadreghe di
bosco vechie coperte di tela.
Più nella stanza prima attigua immediatame.te al Sallone dal
canto verso sera quatro quadri grandi due con cornice dorata e
due con cornice semplice di bosco intagliata, uno rapresentante
il Re Arduino con li suoi tre figli, altro la Regina Tomiri con la
testa di Ciro in atto di mettersi in un cattino di sangue, altro
rapresentante S. Francesco di Sales, altro pur rapresentante S.
Fran.co di Sales. Più altri piccoli quadri senza cornice n.o cinquanta sette rapresentanti li antenati della Casa con l’arma di S.
Martino. Più una tavola negra vechia, quatro cadreghe vechie
coperte di tela con un taboretto à tenaglia coperto di tella.
Più nella seconda stanza ivi attigua un spechio di tre quarti
circa con cornice di bosco negro guarnito con gifre fleccie et
arma della Casa di lottone dorato. Più una tavola con scrittorio
al di sotto di d.o specchio, quatro cadregoni grandi da brachio,
tre cadreghe alla delfina nove, il tutto coperto di tella grossa. Più
un piccolo tavolino di bosco di noce vechio. Più un cellato di
letto appeso con tella di setta operato di verde, rosso e biancho,
una pagliassa con tre banchette e marciapiedi all’intorno. Più
quadri tra grandi e mezani e piccoli n.o cento cinquanta uno
cioè uno di S. Gerolamo con cornice dorata, altro piccolo di S.
Carlo senza cornice, altro più grande rapresentante un cabassino
con un cane lattrante con volaia et hortaia fiori e frutti, altro col
rittrato di Mad.ma Christina con due angeli tenenti una corona
in capo con cornice dorata, altro più piccolo pur di Madama
Christina con il principino con cornice dorata, due rittratti di
dame con cornice dorata ovata, tre quadri di ucelli con cornice
dorata, altro paijsagio con uga melloni et un cesto con pomi
con cornice dorata, altro paijsagio longo con fiori e frutti con
cornice argentata, altro paijsaggio stretto e longo con cornice
dorata, altro piccolo rittratto d’una Sig.a con semplice cornice
di bosco, un piccolo paijsaggio senza cornice, tre piccoli quadri
cioè uno con un vaso di fiori, altro con pezzi et altro con melloni con cornice negra con piccoli profiglij d’oro, due piccoli
221
quadretti con vasi di fiori e cornice dorata, sei piccoli paijsaggij
con fiori con cornice di bosco, due piccoli quadri ottangulati
rapresentanti mostri di marina con cornice profilata con piccoli
fiori d’oro, due piccoli quadri con fiori sula carta pecora con
cornice dorata, cinque piccoli quadretti ottangolati con cornice
dorata rapresentanti cinque Sibille, un piccolo paijsaggio con
cornice dorata, cinque piccoli quadretti ottangolati con cornice
dorata rapresentanti cinque Apostoli, altri cinque picioli quadretti
ottangulati con cornice dorata rapresentanti quatro imperatori,
otto piccoli quadretti ottangulati rapresentanti figure di done con
cornice dorata, quattro piccoli quadretti ovati con fiori dentro e
cornici dorrate, otto piccoli paijsaggij con cornice dorrata inclusi
due con fiori in cavagnota, un piccol quadretto rapresentante un
castello sopra la carta con cornice dorata, più quaranta quatro
piccoli paijsaggij con cornice dorata ottangulati, più quaranta
cinque piccoli quadretti di paijsaggij rottondi con cornice dorata
tutti detti quadretti principiando dalle Sibille posti sul bosco.
Più nella terza stanza attigua alla Galleria pur verso sera:
Primo due spechij di tre quarti circa di grandessa con cornice
negra con gifre fleccie et arma della Casa di lottone dorrato, due
tavole con scrigni già vechij di bosco tinto di negro et d.e tavole
profilate con profilij d’avorio, due cadreghe di bosco coperte di
tela, più una tavola di compositione. Più quatro quadri grandi
di quatro filosophi cioè Bias, Theogene, Sphiron e Chilo con
cornice dorata, più quatro quadri fatti à cuori rapresentanti le
quatro virtù con cornice di pastume dorato, un paijsaggio grande
di marina con cornice dorata, altro paijsaggio con un pavone et
altri ucelli con cornice dorrata, due paijsagij con cornice semplice
di bosco, due altri paijsagij con cornice negra e profilij d’oro, un
quadro con vaso di fiori et un puttino con semplice cornice di
bosco, altro quadro con un turcho et un cane senza cornice, quatro quadri più piccoli rapresentanti uno il sacrifficio d’Abramo,
altro la testa del gigante Gollia, altro della casta Sussana, altro
di Herodiade con un piccolo cane in brachio
Più nella Capella di Massimo consegna due taboretti longhi di bosco di noce vechij o rotti, più un altro taboretto longo
coperto di mochetta usato, due ginochiatorij di bosco di noce,
due tavole di noce. Più sei candeglieri due brachij, tabernacolo, tabella due croci e tabella del Vangelo di S. Gio, il tutto di
bosco dorato. Più un quadro della Santiss.ma Annonciata con
cornice dorata al di sopra dell’altare. Più il busto ò sia statua di
S. Massimo al di sopra di d.o quadro in una nichia con tendina
di setta avanti. Più tre contraltarij uno di damasco con le armi
della Casa e frangie e filli di argento, più altro di tella d’argento
e setta con fiori gialdi e verdi con l’armi di S.A.R., più altro di
cattalusta con fondo bianco e fiori verdi e rosse. Più un piccolo
campanino da messa. Più diversi vasi di bosco dorati di fiori già
vechij. Più un cuscino coperto di mochetta di collor gialdo ò
sia foglia morta e bleu già usato. Più altri sei piccoli cuscini per
l’altare cioè due di corrame, due di veluto e due di mochetta già
usati. Più una cadrega di bosco e taboretti vechij coperti di tella.
Più tre mantili dell’altare di lino già usati, due camici et un amito
di tella di lino usati. Più tre pianette con stolle e manipoli, tre
borse con due velli da callice cioè una pianetta di tella, mani222
poli, tre borse con due velli da callice cioè una pianetta di tella
d’argento e seda con fiori di diversi collori, altra di cattalusta,
et altra di velluto operato, due altri cuscini da altare di tella d’
argento e setta con fiori di diversi collori. Più due Corporali
con sue minutte. Più un missale di corrame usato. Più ivi otto
casciette di relliquie di Santi con bosco dorato. Più altri quatro
relliquiarij, un piccolo tavolino tutte essistenti nel piccolo gabinetto attiguo alla detta Capella à… Evangelij, una mittria di S.
Massimo con fondo d’argento e setta con ricamo d’oro e argento
con diverse granghie di perle fine e stuchio di borsa fodrato di
setta e coperto di corame, più un piccolo pluviale di tella d’argento e setta con fiori di diversi collori con l’arma di S.A.R. e
crocetti due d’argento. Più due coperte di taboretti longhi di
S. Massimo di collor bleu con piccola frangia di setta. Più una
pianetta, stolla, manipolo, borsa, velo e due cuscini di damasco il
tutto fodrato di setta rossa bordati con gallone d’argento. Più un
vello di damasco rosso e bianco con sua frangia d’argento falso
Più una pianetta, due tuniselle, pluviale, borsa, cuscini, con due
stole e manipoli il tutto di veluto e damasco negro con le armi
della Casa. Più un calice con pattena d’argento d’oncie sedici
c.a. Più un coffano di bosco di noce fatto alla mosaijca detto il
Coffano di S. Massimo ove vi sono reposte le sud.e paramenta.
Più consegna un letto di tafta verde composto di quatro ridò, tre
basman e tre pante simili per d.o letto con luoro pizzi d’argento.
Più la coperta e testile di d.o letto di taftà verde, rosso e bianco.
Più nella stanza del trucho quadri della geneologia della Casa
n.o trenta cinque, più quadri delle terre del Canavese n.o dieciotto senza cornice, più dieci piccoli quadri di fiori con cornice e
piccolo profillo d’oro, due piccoli paijsaggij et un piccolo quadro
di S. Gio Batta senza cornice. Più sette cadreghe coperte di tella
vecchie. Più un trucho molto usato coperto di stoffa verde per
la più parte stracciato, una tavola di noce vechia.
Più nella stanza voltata ivi attigua un letto e coperte di taftà
di collor di foglia morta all’antica, sei banchette con sua pagliassa,
un cadregone da brachio, cinque cadreghe alla delfina di noce
coperte di tella grossa, più altre cadreghe cinque di bosco di noce
coperte di saija gialda molto usitata, più due cadreghe di bosco di
noce coperte di tella molto vechie, più una cadrega da brachio
all’antica coperta di velluto gialdo, una tavola di noce negra
con suoi tirrori. Più quadri tra piccoli e grandi n.o cento trenta
due cioè cinque grandi paijsaggij con cornice dorata, tre paijsagij
di fiori con cornice dorrata, un quadro di S. Maria Madallena
con cornice dorrata, altro della Madona con cornice parimenti
dorrata, altro più piccolo di S. Rocho parim.te dorrata la cornice,
più altri dieci piccoli quadri con vasi di fiori con cornice dorata,
altri due paijsaggij longhi cioè uno con pezzi et altro con uccello
e formaggio, altro paijsaggio con una cavagnetta di fiori frutti
con cornice dorata, due piccoli paijsaggij di marina con cornice
negra e proffilli d’oro, altro piccolo quadro con due quaglie,
più altri sette con diverse figurine e bestiami tutti con cornice
dorata, un piccolo quadro con quattro piccoli agnelli con cornice
dorata, quatro piccoli paijsagij sul bosco con cornice dorrata, sei
piccoli quadri con vasi di fiori con cornice intagliata e dorrata,
due piccoli quadri con frutti con cornice dorata, quatro piccoli
223
quadri con fiori sopra la carta e cornice dorrata, più diecioto
piccoli quadretti rottondi di paijsaggij sul bosco con cornice
dorata, più n.o sessanta piccoli quadretti di paijsaggij ottangolati
sul bosco con cornice dorata.
Più nel Gabinetto voltato consegna due tavole di bosco di
noce, più cinque cadreghe vechie di bosco di noce coperte di
tella. Più una coperta di fillo e bombace bianca, più traponte n.o
sei di tella stampata di diversi fiori, più una coperta da letto tutta
logora di collor rosso, altra coperta di lana con sbarre bianche
e negre, più altre tre coperte di tella grossa con stoppe al di
dentro, più due tapetti di Turchia, più mattarassi n.o dieciotto
di pezzo in tutto rubbi trenta sette e lire nove incluse le fodre,
cuscini di lana n.o nove di pezo rubi due e lire ondeci incluse le
fodre, più mattarassi di stoppa per la servitù n.o sette, cuscini
di piuma n.otto, cuscini di stoppa n.o sei.
Più nell’armaria delle Gallerie consegna fucili e moschetti
numero cento vinti uno parte de quali sono guasti et altri senza
piastra e logori, due drapò d’infanteria e due di cavalleria, due
spade irruginite, bandogliere n.o vinti due, allabarde e spontoni n.o
trenta una, pet e schina, braccialetti, borgognote e scudi n.o cento
dieciotto, una scalla in tre pezzi di bosco di noce, tre spingarde.
Più nella stanza attigua alla stanza voltata in fondo della Galleria due lettiere di bosco dorate con pagliasse due, due coffani
di noce vechij, uno coffano di bosco coperto di corame rosso con
due broche di lottone, due tavole vechie una di noce et l’altra
d’albera. Più sette cadreghe all’antica parte di tella et parte di
corame ma tutte lacere. Più una portera di taftà à fiame bianche
e verdi già vechia, lenzuoli n.o dieci otto cioè due di lino di tre
telle, nove di rista e sette di tella grossa già tutti ben usati.
Più nella stanza ivi attigua detta l’appartamento dell’Ill.mo
Sig.r Conte di Rivarolo consegna: Primo un letto d’indiena cioè
quatro tendine, cellato, testile, coperta e basman tutto simile et la
panta di lana e fillo biancho, verde e rosso. Più cinque banchette
et una pagliassa, due cadregoni coperti di tella gialda, più otto
cadreghe vechie coperte di taftà bleu celeste operate dà piccoli
fiorini la maggior parte lacere, due brandari con pomi d’ottone.
Più quatordici quadri di protratti delli antenati della Casa senza
cornice, più altri quadri di fiori numero quattordici senza cornice, più tre piccoli paijsaggij cioè due senza cornice et uno con
piccola cornice di bosco, più un quadro grande rapresentante
diverse figure à tavola con cornice di bosco, più un quadro senza
cornice rapresentante un Ponteffice. Più una tavola vechia di
bosco d’albera coperta di bosco negro con qualche piccoli profilli
d’avorio. Più un piccolo specchio d’un quarto è mezo circa con
cornice di bosco. Più una tapezzaria di taftà di diversi collori
fatta à ochio di paone con piccola frangia di setta sotto e sopra
in più parte lacera di telle vinti nove.
Più nel piccolo Gabinetto ivi attiguo consegna: Primo due
tavole di noce vechie, due cadreghe da brachio di bosco di noce
coperto di mochetta già molto usate, due cadreghe di bosco di
noce e due taboretti cioè le cadreghe coperte di tella et li taboretti di corrame vechij. Più tapezzaria di Persa per il medemo
Gabinetto molto vechia e in più parti lacera, più un ridò per la
finestra di taftà di diversi collori come la tapessaria avanti molto
224
vechio. Più tre quadri vechij senza cornice cioè uno rapresentante
San Rocho, altro con protratto et l’altro di frutte, più quadretti
piccoli di paijsaggij rottondi sul bosco con cornice dorata numero
quaranta cinque.
Più nella stanza attigua à quella dell’Ill.ma Sig.ra Marchesa
consegna: Primo una tavola di noce vechia, una… vechia e guasta.
Più un letto di campagna di taftà rosso bordato di bianco molto
usitato con suoi boscami et pagliassa. Più cadreghe numero nove
cioè una coperta di tella gialda, due coperte di velluto rosso, le
altre coperte di tella vechia grossa molto vechie et una rotta. Più
due piccoli brandari di ferro. Più un piccolo specchio d’un quarto
e meso circa con cornice di bosco. Più due portere di taftà tutte
lacere. Più quadri n.o quaranta cioè uno grande rapresent.te una
battaglia, altro più piccolo rapresentante una battaglia, altro più
piccolo rapresentante arnesi di guerra, altro più grande con la
Santissima Annonciata, altro con diverse prospettive e giardini
altro quadro rapres.te Narciso che si spechia nell’acqua, altro
più piccolo con un bassino di più frutti e fiori, altro paijsaggio
rapresentante Castellasso e Malgra, più n.o venti due paijsaggij,
più un protratto in grande d’un Cavagliere con cimiere sopra
una tavola, più due piccoli paijsaggij con fiori, più cinque piccoli
rittratti di personaggij tutti senza cornice, più due piccoli rittratti
sul bosco con cornice negra rapresentanti una Regina d’Inghilterra et altro di Madamigella di Monpensier.
Più nella stanza detta dell’Ill.ma Sig.ra Marchesa un letto di
damasco rosso bordato di bindelle gialde con testile, coperta e
cellato fatti à collore gialde e rosse con suoi basman, panta e…
Più quatro banchette, una pagliassa e marciapiede, tre cadreghoni
da brachio, quatro doffine di bosco di noce coperte di tella nove,
quatro taboretti a tenaglia coperti di tella, due cadreghe coperte
di corame molto usate, un soffà di bosco di noce coperto di tella
usato, due brandari di ferro con pomi d’ottone e palletta di ferro,
un scaldaletto di rame di pezo di lire sei oncie otto. Più un piccol
letto di riposo di bosco negro travagliato in piccoli fiori d’oro
con suo mattarasso e cuscino coperto di pont, un suffietto con
… broche d’ottone, due girindoni di bosco con vernice rossa,
un piccolo tavolino di noce con suo tirrore, una tavola d’albera
à tenaglia, un cantarano, et un tavolino di bosco di noce novi,
un scrittorio negro con piccole guarniture d’avorio, una tavola
di noce con una cassietta negra al di sopra con sua serradura e
mostra d’argento e chiavetta pure d’argento, tapisso di taftà sopra
d.a tavola, un spechio con cornice negra di due quarti e mezo
circa, più un piccolo spechio d’un quarto e meso con cornice di
bosco negro con guernitura di lottone operato per sottoponto
d’una pendula di bosco dorato. Più trenta due protratti delle
Sig.re della Casa, cinque paijsagij cioè tre piccoli sul bosco con
cornice negra e due poco più grandi sopra la tela senza cornice,
due piccoli vasi di rame con travaglio al di sopra dorato. Più una
tapezaria di taftà à fiame di diversi collori molto usitata di telle
n.o vinti sei, due riddò alle finestre di setta di diversi collori.
Più nel Sallone Vechio consegna un bancone d’albera per
dormire la servitù dentro, due tavole una di noce et altra di
albera vechia, più tredici cadreghe di bosco di noce coperte di
corrame rosso con l’impronto dell’arma della Casa con frangie
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di setta rossa e broche d’ottone, più cadreghe otto di bosco di
noce cioè quatro coperte di velluto rosso, tre di corame et una di
taftà molto usata, due brachij di bosco argentati vechij. Quadri
grandi senza cornice n.o tredici cioè deci di protratti in grande
di Cavaglieri e Dame, uno di Vittorio Amed.o Principe à cavallo
et uno piccolo paijsaggio.
Più nella stanza detta de Cavaglieri dell’Ordine consegna
tre tavole, d’albera una e due di noce vechie in una delle quali
vi è una loza in mezo. Più un piccolo letto con quatro tendine,
testile e cellato di damasco di collor di foglia morta molto usato
all’antica. Più ducento sessanta cinque protratti de SS.ri Cavaglieri dell’Annonciata. Più cadreghe cinque coperte di velluto
gialdo molto usate, et altre cinque coperte di tella tutte vechie.
Più nella stanza attigua à quella de Cavaglieri dell’Ordine
verso mattina consegna : Primo un piccolo scrigno di bosco di
noce negro, più banchette da letto n.o otto et una pagliassa, più
quatro tavolini tre di bosco di noce et uno d’albera, una stiva
d’albera, più altra pagliassa, più una credenza di noce con sua
chiave e serradura. Più n.o vinti sette protratti de Prencipi della
Casa Reale di Savoija senza cornice, più cinque quadri di paijsagij
rapresentanti case e castelli, due protratti di Cavaglieri vestiti à
ferro, più un quadro con tre figure nude, più tre altri quadretti
rotondi di paijsagij dorati sul bosco. Più un spechio d’un quarto e
mezo circa, due pompe di lottone per le fontane di pezo lire vinti,
più quatro cadreghe vechie, tre coperte di tella et una coperta
di corame con broche di lottone, più otto taboretti molto usati
cioè sette coperti di corame et uno coperto di mochetta verde e
gialdo, più un ferro da ridò, più un piccolo siggillino d’ottone
di pezo oncie dieci otto circa, quatro piccoli brandari di ferro,
una ghera di lottone di lire due circa.
Più nella stanza ivi attigua un burato usato, sette tavole vechie
di bosco di noce, otto taboretti coperti di tella molto usati.
Più nella stanza della servitù una leticha con collone dorate,
una tavola di bosco di noce.
Più nella cucina vechia attigua al Paviglione verso l’Allea consegna un torchio dismontato con sue parti separate da mettersi in
opera con radici e sala molto guaste, più due bottalini vechij chierchiati di ferro uno di brente sette circa et l’altro di brente tre circa.
Più nel Tinaggio consegna: Primo una tina attigua alla cucina
vechia nell’ingresso di capacità di carra dieci circa con quatro
chierchi di ferro, più altra tina di capacità di carra sette circa con
quatro chierchi di ferro, altra tina di capacità di carra cinque circa
con tre chierchi di ferro, più altra ivi di capacità di carra ondeci
con quatro chierchi di ferro, altra ivi di capacità di carra dieci
otto circa con chierchi di ferro et altri di bosco, più altra tina di
capacità di carra ondeci circa con quatro chierchi di ferro con
fondo guasto, altra di capacità di carra ondeci circa con quatro
chierchi di ferro, più altra tina di capacità di carra tre circa con
tre chierchi di ferro molto guasta, altra ivi di capacità di carra
ondeci circa con chierchi di ferro e tre di bosco.
Più nella Crota quadra attigua al tinaggio consegna: Primo
bottalli n.o otto con chierchi quatro di ferro cad.no cioè quatro
di capacità di brente vinti una cad.no, altro di capacità di brente
dieci circa et tre di capacità di brente tredici circa.
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Più nel Crottino voltato ivi attiguo consegna: Primo una
tina di capacità di carra cinque circa con tre chierchi di ferro,
più altra tina di capacità di carra sette circa con quatro chierchi
di ferro, più quatro bottalli con quatro chierchi di ferro cad.no
cioè uno di brente nove circa, altro di brente sette circa, et due
di brente cinque cad.no.
Più nella Crota longa bottali n.o ondeci tutti con quatro
chierchi di ferro cad.no cioè uno di capacità di brente sedici
circa et li altri di brente sette in otto circa cad.no.
Più nella Cucina sotto il Sallone vechio consegna tra bonetti,
aramine, leche, poessoniera, tortera, cassarole e marmita rubbi
cinque rame, più tra piatti di stagno ordinario et assiette rubbi
due, più un bagno maria di arame di pezo lire vinti una, più
tre bosse con luoro capelli di stagno ordinario rubbo uno lire
tredici di pezo, più un parolo di rame di pezo lire quindeci, più
due pezi di ferro uno dalla parte più grossa tira rub. quindeci et
l’altro rub. tre, più due palli di ferro, due piccoli cani di ferro.
Più consegna una tapezzaria di corame vechia tutta lacera.
Più nel giardino grande consegna: Primo n.o di piante di
cittrone ducento quaranta una cioè cento dieci otto piantate in
terra e cento vinti tre ne luoro vasi, de quali vasi otto sono boni,
trenta nove sono di poco valore et il rimanente di minor valore
Più una piccola cava coperta di… con piccoli vasi cristallo e
coperti d’argento dorato con imbusore piccolo e piccolo scudellino d’argento dorato.
Più consegna nove libri trattanti d’agricoltura, più un libro
grande de Cavaglieri dell’Ordine, più una borsa con marche da
gioco di madreperla e d’avorio.
Più nella Cassina dell’Allea consegna emine cento formento
imprestato per la semenza al massaro con emine quindeci fabe.
Più alla Cassina dell’Aijrale consegna emine trenta sei fermento imprestato al massaro con emine dieci segla.
Nella seconda Cassina dell’Aijrale emine trenta sei grano
et dieci di segla. Più una tapezaria di sattinada di telle n.o vinti
otto e meza, più un piccolo tappetto di velluto di collor di cava.
Quali tutti mobili et effetti d.o Sig.r Bocha promette et si
sottomette di ben e fidelm.te custodire e di quelli al fine di sua
agensa darne buon e fidel conto sotto l’obbligat.ne di tutti suoi
beni presenti e futturi qual si constituisce tener e posseder obnutti
obligati et ipotecati per intiera osservanza di quanto sovra s.
iuram.to per il medemo prestato toccate corporalm.te le Sc.re
nelle mani di Noi Pod.tà sottoscr.to. Del che richiesto io publico
ducal Nod.ro Coll.to sottoscr.to ho ricevuto il presente publico
instr.to alla cui minuta d.o Sig.r Bocha con li SS.ri tes.ti si è
sotto.o et per l’ins.re soldi trenta.
Il sovras.to instrum.to io Steffano Grassotti nod.ro Colleg.
to di Rivarolo Podestà d’Agliè ho fedelm.te ricevuto e quello
dall’orig.le fatto levare ad opera del Ins.re. In fede di che mi
sono qua manualmente sottos.ro Grassotti.
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