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PATHOLOGICA 2004;96:45-48 CASO CLINICO Carcinoma squamoso primitivo della mammella: descrizione di un caso Primary squamous cell carcinoma of the breast: a case report T. MEGHA, A. D’AMURI, A. BENVENUTO, M.M. DE SANTI, F. DE LUCA, S. CIVITELLI 1 Dipartimento di Patologia Umana e Oncologia, Sezione di Anatomia Patologica; 1 Dipartimento di Chirurgia Generale e Specialistica, Università di Siena Parole chiave Carcinoma squamoso primitivo della mammella • Carcinoma metaplastico della mammella Riassunto Key words Primary squamous cell carcinoma of the breast • Metaplastic breast carcinoma Summary Introduzione Il carcinoma squamoso primitivo (SCC) della mammella è un’entità estremamente rara che ha un’incidenza molto bassa rispetto a tutti i carcinomi mammari. Introduction Primary squamous cell carcinoma (SCC) of the breast is an extremely rare entity and it has a low incidence in comparison with all other mammary cancers. Materiali e metodi Descriviamo un caso di SCC della mammella in una donna di 55 anni che presentava una tumefazione indolente a carico del quadrante esterno centrale (Q.E.C.) di sinistra. La neoformazione, una volta asportata, veniva fissata in formalina tamponata e routinariamente processata per l’inclusione in paraffina. Le sezioni venivano colorate con ematossilina-eosina e si eseguivano indagini immunoistochimiche e di microscopia elettronica. Material and methods We describe a case of SCC of the breast in a 55 year old woman who presented with a painless mass located in the external quadrant of the left breast. The neoformation, once removed, was tamponate formalin fixed and routinely processed for inclusion in paraffin. Sections were stained with haematoxilin-eosin and immunohistochemical and electron microscopy investigations were performed. Risultati All’esame istologico la neoplasia era caratterizzata da cavità cistiche rivestite da nidi e cordoni di cellule squamose scarsamente differenziate con aree di cheratinizzazione. L’attività mitotica era elevata, così come l’indice di proliferazione cellulare valutato con l’anticorpo Mib1 (ki67). All’indagine immunoistochimica, gli elementi neoplastici risultavano diffusamente positivi per cheratine ad alto peso molecolare e c-erbB-2, negativi per vimentina, estrogeni e progesterone. CD68 ed LCA marcavano esclusivamente la componente infiammatoria di accompagnamento. L’esame ultrastrutturale confermava la natura epiteliale delle cellule neoplastiche. Veniva posta diagnosi di SCC della mammella, per cui si eseguiva una mastectomia radicale. Results Histologically, the neoplasia was characterized by cystic cavities covered by nests and sheaths of poorly differentiated squamous cells with keratinized areas. Mitotic activity was high, as well as cellular proliferative index, evaluated by Mib-1 (ki 67) antibody. At immunohistochemistry, the tumor cells were diffusely positive for high molecular weight cytokeratins and cerbB-2, negative for vimentin, estrogen and progesterone. CD68 and LCA were positive only in the inflammatory cells. Electron microscopy confirmed the epithelial nature of the neoplastic cells. A diagnosis of SCC of the breast was made, and a radical mastectomy was performed. Conclusioni Riportiamo una breve revisione della letteratura e discutiamo i principali criteri istopatologici nella diagnosi differenziale con l’adenocarcinoma mammario con metaplasia squamosa. Conclusions We make a brief review of the literature and discuss the main histologic criteria for the differential diagnosis with adenocarcinoma of the breast with squamous metaplasia. Corrispondenza Dott.ssa M. Margherita de Santi, Dipartimento di Patologia Umana e Oncologia, Sezione di Anatomia Patologica, Via delle Scotte 6, 53100 Siena - Tel. +39 0577 233234 - Fax +39 0577 233235 - E-mail: [email protected] T. MEGHA, ET AL. 46 Introduzione Il carcinoma squamoso primitivo (SCC) della mammella è un’entità estremamente rara di cui, sino ad oggi, sono stati descritti in letteratura poco più di 80 casi 1 2, con una incidenza molto bassa rispetto a tutti i carcinomi mammari. Dalla maggior parte degli autori viene considerato come una variante del carcinoma metaplastico a differenza del quale, però, la quasi totalità delle cellule neoplastiche risulta di tipo squamoso e la lesione non coinvolge la cute della mammella 2 4. Riportiamo un caso di SCC della mammella, descrivendo gli aspetti clinici e patologici di questa rara neoplasia e sottolineando l’importanza dell’indagine immunoistochimica e ultrastrutturale nel confermare questo tipo di diagnosi. Storia clinica Donna di 55 anni, che presentava da qualche mese una tumefazione indolente a carico del quadrante esterno centrale (Q.E.C.) della mammella sinistra. L’esame mammografico ed ecografico evidenziavano una lesione cistica espansiva, ovoidale, a limiti netti e regolari di circa 7 x 6 x 5 cm di diametro. L’esame citologico del liquido aspirato rivelava la presenza di saltuari granulociti neutrofili, linfociti e macrofagi. Nel corso dei mesi successivi la lesione aveva presentato un progressivo aumento di volume, per cui si procedeva a nodulectomia. L’esame istologico rivelava un carcinoma squamoso scarsamente differenziato primitivo della mammella per cui si eseguiva una mastectomia radicale. A 6 mesi dalla diagnosi, la paziente non presenta malattia. Materiali e metodi Il pezzo operatorio, fissato in formalina tamponata ed incluso in paraffina, è stato estesamente campionato ottenendo 10 blocchetti di paraffina. Sono state poi allestite sezioni di routine dello spessore di 3 µm colorate in Ematossilina-Eosina. Le indagini immunoistochimiche sono state eseguite utilizzando il sistema di rivelazione avidina-biotina-complex secondo Hsu et al. 5. Gli anticorpi impiegati sono stati i seguenti: cheratine ad alto peso molecolare (Dako, monoclonale, 1:150), vimentina (Dako, monoclonale, 1:200), LCA (Dako, monoclonale, 1:200), CD 68 (Dako, monoclonale, 1:500), c-erbB-2 (Biogenex, monoclonale, 1:50), Mib-1 (Dako, monoclonale, 1:50), Estrogeni (Neomarkers Bioptica, monoclonale, 1:30), Progesterone (Neomarkers Bioptica, monoclonale, 1:30). I campioni per l’indagine ultrastrutturale sono stati fissati in glutaraldeide tamponata al 2,5%, postfissati in tetrossido di osmio all’1%, disidratati in alcool assoluto e inclusi in araldite. Sezioni ultrafini sono state con- trastate con acetato di uranile e citrato di piombo e osservate con un microscopio elettronico a trasmissione Philips EM208. Risultati Macroscopicamente si apprezzava una neoformazione rotondeggiante di 6 x 6 x 5 cm. La superficie di taglio appariva di consistenza molle, di aspetto solido-cistico con aree bianco-giallastre e con aree gelatinose, a margini circoscritti. All’esame istologico, la lesione appariva costituita da cavità cistiche rivestite da nidi e cordoni di cellule squamose scarsamente differenziate con aree di cheratinizzazione (Fig. 1a, b). La maggior parte delle cellule neoplastiche mostrava un citoplasma intensamente eosinofilo con ampio nucleo centrale di forma rotondeggiante o ovoidale e con uno o due nucleoli molto evidenti. Singole cellule apparivano di forma fusata o po- Fig. 1. A) Neoplasia caratterizzata da cavità cistiche ripiene di materiale amorfo e di cellule infiammatorie e rivestite da cellule squamose cheratinizzate (EE). B) Particolare della figura precedente (EE). 47 CARCINOMA SQUAMOSO DELLA MAMMELLA Fig. 2. Positività delle cellule neoplastiche per cheratine ad alto peso molecolare. aggregati di tonofilamenti ed occasionali desmosomi (Fig. 3). I tredici linfonodi ascellari repertati, i margini di dissezione ed il parenchima mammario extratumorale sono risultati microscopicamente indenni da neoplasia. In fase post-operatoria, al fine di escludere una eventuale neoplasia squamosa extramammaria, la paziente veniva sottoposta a: valutazione otorinolaringoiatrica, Rx del torace, broncoscopia, risonanza magnetica nucleare del cranio, tomografia computerizzata di torace ed addome. Le indagini cliniche e strumentali eseguite non riscontrarono né lesioni secondarie né tumori primitivi squamosi extramammari. Discussione ligonale e le cavità cistiche erano ripiene di materiale amorfo e di numerose cellule infiammatorie con isolati elementi neoplastici rotondeggianti con citoplasma eosinofilo. L’attività mitotica era alta (7/10 HPF), così come l’indice di proliferazione cellulare (> 60%), valutato immunoistochimicamente con l’anticorpo Mib-1 (ki67). I margini della lesione erano infiltrativi. La neoplasia appariva parzialmente delimitata, rispetto al parenchima sano, da una capsula fibrosa spesso interrotta da cordoni neoplastici. All’indagine immunoistochimica gli elementi neoplastici sono risultati diffusamente positivi per cheratine ad alto peso molecolare (Fig. 2) e per c-erbB-2, negativi per vimentina, mentre CD 68 ed LCA hanno marcato esclusivamente la componente infiammatoria di accompagnamento. L’espressione dei recettori steroidei per estrogeni e progesterone è risultata negativa. L’esame ultrastrutturale documentava cellule prevalentemente poligonali, con nuclei rotondeggianti e cromatina dispersa. Nel citoplasma erano evidenti Fig. 3. Elemento poligonale con nucleo con cromatina dispersa, evidente nucleolo e fascetti di tonofilamenti (insert), prevalentemente in sede perinucleare (TEM). Il SCC della mammella è un tumore molto raro che viene considerato come un’entità distinta da altri carcinomi mammari nella classificazione della Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) 6. Colpisce in genere donne in peri, post-menopausa (età media: 53 anni) 1, anche se sono stati descritti dei casi diagnosticati in periodo gestazionale 7 8. Può raggiungere dimensioni notevoli, generalmente superiori a 5 cm e può presentarsi come una lesione cistica tanto da essere, a volte, confusa clinicamente con un ascesso della mammella 9 10. Mammograficamente la lesione non ha caratteri distintivi peculiari potendosi presentare come una massa rotondeggiante a margini circoscritti o, viceversa, a margini indistinti 1. L’unica caratteristica mammografica più ricorrente è l’assenza di microcalcificazioni, che sono state descritte solo in un caso 11. La diagnosi istologica di SCC della mammella richiede: a) di poter escludere con certezza la presenza di un adenocarcinoma mammario con metaplasia squamosa; b) la presenza di tumori primitivi squamosi extramammari e c) l’assenza di un coinvolgimento della cute della mammella 2. Sulla base di questi criteri molto restrittivi, l’incidenza della neoplasia è estremamente bassa, con una frequenza inferiore allo 0,1% fra tutti i carcinomi mammari 12 13. La maggior parte degli autori ritiene che l’SCC della mammella derivi da cellule epiteliali o mioepiteliali dei dotti ghiandolari in metaplasia squamosa 14 15. Questa teoria sarebbe confermata dalle frequenti osservazioni di metaplasia squamosa dell’epitelio ghiandolare riportate in numerose patologie benigne della mammella quali: fibroadenomi, tumori fillodi benigni, papillomi, papillomatosi duttale, ginecomastia, malattia fibrocistica. Altri autori, viceversa, sulla base di colture cellulari di epitelio mammario, ritengono che sostanze in grado di indurre metaplasia quali l’AMP ciclico e le prostaglandine, potrebbero giocare un ruolo importante nell’induzione spontanea della metaplasia squamosa sull’epitelio mammario 16. Altri ancora ritengono che l’adenocarcinoma mammario con metaplasia squamosa e il SCC della mammella in realtà non rappresentino due T. MEGHA, ET AL. 48 entità diverse, ma differiscano tra loro solo per l’estensione della metaplasia a causa di modificazioni molecolari insorte in tappe differenti dell’oncogenesi 2. Dal punto di vista clinico però, allo stato attuale, non c’è alcuna differenza tra i due tipi di tumori. Nella maggior parte dei casi di SCC della mammella riportati in letteratura, non è stata documentata espressione di recettori ormonali e questo, insieme all’elevato indice di proliferazione cellulare valutato immunoistochimicamente con l’anticorpo Mib-1 (ki-67), ed insieme alla positività di membrana per l’oncogene cerbB-2 espressa dalle cellule neoplastiche, starebbe ad indicare l’intrinseca aggressività del tumore. La prognosi è estremamente variabile nei diversi studi riportati. Secondo alcuni autori non sarebbe diversa da quella di altri carcinomi mammari 17; secondo altri invece, sarebbe peggiore 18, probabilmente anche in ragione del fatto che la maggior parte dei casi, al momento della diagnosi clinica, sono già in stato avanzato. Allo stato attuale, il trattamento del SCC della mammella è simile a quello degli altri tumori invasivi mammari. Per noduli di piccole dimensioni (≤ 2 cm) si esegue una nodulectomia allargata con linfoadenectomia ascellare e trattamento radiante di tutta la mammella. Per noduli più grandi, il cui diametro è maggiore di 5 cm, è indicata la mastectomia radicale o modificata associata a linfoadenectomia ascellare, data l’elevata percentuale di pazienti con metastasi ascellari. È da sottolineare però che, la maggior parte dei casi riportati in letteratura, ha dimensioni maggiori di 5 cm e quindi la mastectomia rappresenta il trattamento chirurgico di elezione. La chemioterapia sistemica è indicata nelle forme N+, rappresentando l’unico presidio postchirurgico utilizzabile nelle forme a maggior rischio. Bibliografia 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Wargotz ES, Norris HJ. Metaplastic carcinoma of the breast. IV. Squamous cell carcinoma of ductal origin. Cancer 1990;65:272-6. Weigel RJ, Ikeda DM, Nowels KW. Primary squamous cell carcinoma of the breast. South Med J 1996;89:511-5. Rosen PP. Rosen’s Breast Pathology. 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