Cindy Sherman, approfondimento testuale

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Cindy Sherman, approfondimento testuale
CINDY SHERMAN
UN GIOCO DI IDENTITA’
di Lisa Tonin
tutor Oriella Esposito
INTRODUZIONE
Cindy Sherman è un’artista statunitense contemporanea. I suoi lavori fotografici, realizzati dagli anni ‘70
fino ad oggi, mostrano i personaggi più disparati: persone comuni, clown, fashion victim, donne della alta
società, donne dello spettacolo e tante altre tipologie di personaggi. Cindy lavora da sola, lei è la modella, lei
è la fotografa, lei è la parrucchiera, la truccatrice, la scenografa, la stylist. Ragionerò sulla modalità di
costruzione delle sue foto e di come articola il suo lavoro artistico.
Sherman vive ed opera ancora a New York, dedita negli ultimi anni ad una produzione d’immagini
altamente influenzate dal Surrealismo. Ogni sua opera e ogni suo elemento (dal trucco, ai vestiti, alle pose)
è pensato e realizzato nel suo studio. I suoi primi lavori, ispirati agli anni ‘50 e ‘60, mostrano come siano
forti gli stereotipi culturali e come hanno influenzato la donna e la sua immagine, costringendola a
interpretare ruoli rigidi e predefiniti. Questo linguaggio fotografico fece definire dai critici la sua opera un
“classico” dell'arte contemporanea. Negli anni ‘80 i suoi lavori passano dal bianco e nero al tecnicolor, dal
piccolo al grande schermo. Negli anni anche se la tecnica è sempre la stessa la sua opera si fa sempre più
aggressiva, usando oggetti per amplificare il suo messaggio.
Il lavoro della Sherman presenta particolarità anche nel formato, in Untitled Film Stills le fotografie si
presentano piccole e intenzionalmente non spettacolari e successivamente, quando si dedica alle fotografie
a colori per la rivista “Artoforum”, propone un formato di immagini a doppia pagina, un formato
panoramico che corrisponde a quello delle riviste e richiama il Cinemascope.
CENNI BIOGRAFICI
Cindy Sherman nasce in una cittadina del New Jersey e cresce come ultima di cinque figli nell'America degli
anni ‘50 alla periferia di Long Island. In un ambiente senza alcuno stimolo culturale, con poche distrazioni
e dove la diversità è cosa ben rara, sviluppa una paura per la grande metropoli dove vi immagina solo
violenza e spersonalizzazione. La visione che aveva della società urbana proveniva dalla TV, dal cinema e
dai rotocalchi scoperti nella solitudine della sua casa. Quindi, come ogni artista che si rispetti, anche il
linguaggio della Sherman è frutto di un'esigenza personale. Vede e conosce tramite i film delle identità che
offrono un'immagine della cultura americana, in contrasto con quella percepita dalla stessa artista. Quindi
sin da piccola sente il bisogno di travestirsi non solo per questo ma anche perché, a detta sua, non c'è posto
per lei in un contesto sociale del genere. Cindy Sherman si scosta dal suo “Io” per diventare uno specchio
del mondo che la circonda: il mondo occidentale, basato sul culto dell'immagine, del consumismo e delle
differenziazioni.
A CINDY BOOK
La sua prima raccolta di foto, che segnerà il suo lavoro futuro, focalizzandolo sul tema dell’identità, è A
Cindy Book un romanzo sulla sua vita, dove l'artista e il fruitore viaggiano su linee incidenti, un'opera che
mostra l'ambiguità tra realtà e finzione che porta alla creazione di un mondo immaginario dove è ispirata
da ciò che la circonda. Chiaro segnale del bisogno di rappresentazione di sé. La sua opera mostra
un’ambiguità tra realtà e finzione che la porta alla creazione di un mondo immaginario nel quale lo
spettatore può riconoscersi.
ISTRUZIONE E INTERESSI ARTISTICI
La fusione della sfera reale con quella immaginaria si presta particolarmente al genere fotografico, non
viviamo in un'unica realtà, chi fotografa non racconta ciò che vede ma interpreta ciò che vuole, deus ex
machina. Nella storia dell’arte molti artisti hanno scelto e usato la fotografia per distruggere le dicotomie
reale/irreale. Il dadaismo per esempio, Rrose Selavy, la foto scattata da Man Ray a Duchamp che
impersona il suo alter ego femminile.
Cindy guarda a quegli anni non in maniera reverenziale ma in maniera critica, analizzando con uno sguardo
contemporaneo le ambiguità espresse dalla società di massa contemporanea. Artisti ossessionati dalla autorappresentazione come Claude Cahun sono i suoi riferimenti artistici, sia Cahun che Sherman interpretano
personaggi ambigui.
Hans Ballmer influenzerà le sue foto nelle quali compaiono esclusivamente elementi inanimati, bambole,
protesi. La bambola si pone con affermazione di una rivolta introversa.
Tra il 1972 e il 1976 studia pittura e fotografia allo State University College di Buffalo. Viene respinta
all'esame preliminare di fotografia per insufficienze tecniche nella gestione delle fasi di stampa, quindi si
dedica alla pittura dipingendo realisticamente foto tratte da riviste e autoritratti. Ben presto, però,
trasformerà la fotografia, da pretesto per le proprie indagini sulla comunicazione di massa, in mezzo
d’autoespressione, nel quale far coesistere le aspirazioni da artista concettuale con le proprie ossessioni
personali.
UNTITLED A-E
Nel 1975, mentre frequenta ancora il College, scatta la prima delle sue Serie (Cindy lavora da questo
momento in poi proponendo serie fotografiche e non foto singole), composta da cinque fotografie,
contrassegnate dalle lettere che vanno da A ad E, le quali ritraggono l’autrice stessa nelle vesti di differenti
personaggi, quali un clown o una bimba. Sono 5 immagini frontali di personaggi che guardano in macchina
sorridenti. Qui l’intervento sulla costruzione del personaggio è minimo rispetto a come avverrà in opere
future. Si percepisce il gioco infantile del travestimento, un senso di continuità, legato al costante
cambiamento di forme e discontinuità, legato al fattore di finzione che in ognuna di queste foto si
percepisce.
BUS RIDERS
Nel 1976 si dedica alla serie Bus Riders, questa serie verrà resa pubblica soltanto del 2005, Cindy Sherman
impersona una serie di ipotetici passeggeri di un autobus, rappresenta una popolazione che è in continuo
mutamento. Cattura la molteplicità e l’anonimato della società moderna Americana.
Le foto non nascondono il cavo dell’autoscatto, né tantomeno la location, che è evidentemente lo studio
dell’artista. La macchina fotografica è posizionata all'altezza degli occhi rendendo l'immagine più asettica e
realistica e salta agli occhi il contrasto tra la sofisticazione del trucco, l'elaborato travestimento e la
semplicità dell'ambientazione. Siamo in presenza di una galleria di stereotipi sociali.
MURDER MYSTERY
Sempre nello stesso anno realizza un'altra serie Murder Mystery, qui la Sherman usa lo stesso linguaggio della
serie precedente. Vengono rappresentati i personaggi classici che troviamo in una storia d’omicidio e
mistero. Cindy impersona tutti i personaggi che nel nostro immaginario fanno parte di un racconto giallo.
Il maggiordomo, la ricca signora in abito da sera, la cameriera....Sono diciassette ritratti dove la luce, povera
e imperfetta, è rafforzata dal gioco di ombre e dallo sfondo bianco, e ci fa pensare a foto segnaletiche
scattate in una stanza di commissariato. Con tutto ciò l'artista mostra di compensare la povertà di mezzi di
cui dispone con una spiccata fantasia e cura nei dettagli del travestimento.
UNTITLED FILM STILLS
Al termine degli studi e dopo la laurea si trasferisce a New York. Spaventata dalla Grande Mela, usa la
tecnica del travestimento, inizialmente anche per assumere un aspetto più minaccioso per le strade della
città. Esce poco, si chiude in casa e comincia un gioco di ruoli e travestimenti che la porteranno a realizzare
la sua prima opera importante, Untitled Film Stills. La serie di foto (70) con cui Cindy avrà maggiore
visibilità e con la quale diverrà una delle artiste contemporanee più quotate sul mercato. Queste foto,
ispirate ai film degli anni ‘50-‘60, non sono ricostruzioni di film esistenti. Il lavoro di Cindy Sherman è di
ideazione e messa in scena di un immaginario femminile che trapela in maniera molto forte attraverso la
cinematografia di quegli anni. Queste foto rimandano direttamente o indirettamente a film di Hitchcock,
Antonioni, al Neorealismo e a film di serie B americani. La Sherman in questa raccolta prende la realtà
dominante corrispondente ad un immagine del reale, trasformandola in finzione. Queste immagini sono
frutto della fantasia e dell'ispirazione dell'artista. Cindy Sherman riceve il primo vero riconoscimento da
parte dell’establishment artistico solo nel 1995, il MOMA di New York acquista per oltre un milione di
dollari le sessantanove fotografie di Untitled Film Stills.
CENTERFOLDS
Nella serie successiva, risalente al 1981, per la prima volta Cindy usa il colore, la serie Centerfolds /
Horizontals, è una serie di immagini commissionata da “Artforum”, eseguita per la creazione di un portfolio
da mostrare sulla rivista. Ispirandosi al formato orizzontale delle riviste l'artista decise di creare immagini
che potessero riprodurre i centerfolds (inserto fotografico centrale che solitamente copre entrambe le
pagine delle riviste tipicamente pornografiche). Nella serie la Sherman è ancora il soggetto delle immagini e
ritrae diverse donne in ogni foto. Nella Untitled #96, la Sherman ritrae quella che sembra una giovane
adolescente. Questa immagine mostra il soggetto come essere innocente già attraente perché ad una più
attenta osservazione, si noterà che il suo dito punta ad una piccola pubblicità per singles in un giornale.
Questo è per mostrare come il soggetto voglia lasciare la sua vita di giovane single e sia pronta a trovare il
suo uomo, mostrando come sia passata da giovane adolescente a donna. La critica oscurò la serie,
dichiarando che la Sherman in questo modo stava riaffermando gli stereotipi sessisti. Si tratta di una delle
serie più contestate poiché in essa indaga i codici visivi della fotografia delle riviste pornosoft e dove la
donna risulta fragile e umiliata grazie all'ausilio di inquadrature orizzontali e di riprese dall'alto. ArtForum
rifiutò la serie e le immagini non vennero mai pubblicate sulla rivista.
La Sherman come suo solito stravolge le aspettative poiché rappresenta, non donne nude, ma donne
angosciate, sdraiate in attesa, in situazioni di noia, di perdita di autonomia, di dipendenza affettiva
femminile. L’immagine e la lettura dell’immagine richiama anche un influenza cinematografica, il formato
ricorda il formato orizzontale del Cinemascope.
HISTORY PORTRAITS
Questa serie corrisponde ad una evoluzione del percorso basato sull'imitazione di ogni possibile linguaggio
visuale, avendo tutti pari valore comunicativo. Si tratta di 35 immagini di cui 3 legate a dipinti specifici: il
"bacchino malato" del Caravaggio; la "Vergine di Melum" di Jean Fouquet e la "Fornarina" di Raffaello. Gli
history portraits (1988–90) della Sherman indagano sui modi di rappresentazione della storia dell'arte e la
relazione tra il pittore e il modello. Questi ritratti composti in modo classico prendono in prestito elementi
diversi periodi di storia dell'arte – Rinascimento, Barocco, Rococò, Neoclassicismo – e fanno allusione a
dipinti di Botticelli, Raffaello, Caravaggio. Questo esempio di libera associazione crea un senso di
familiarità, ma non di una specifica era o stile. I soggetti includono aristocratici, Madonne con bambino,
sacerdoti, donne di classe, e mungitrici, che posano con materiali da scena, costumi e ovviamente protesi.
Esagerato e artificiale – pieno di nasi grandi, pance gonfie, petti schiacciati, verruche e monocigli – i ritratti
storici sono composti da parodie umoristiche e caricature grottesche. Una manciata di ritratti della Sherman
erano ispirati dai dipinti odierni. La Untitled #224 è stata ispirata dal Bacchino malato di Caravaggio (1593),
che comunemente si crede sia un autoritratto dell'artista che impersona il dio Romano del vino. Nella
reinterpretazione della Sherman, i numerosi livelli di rappresentazione – una artista donna che impersona
un artista uomo che impersona una divinità pagana – creano un senso di rimozione, di parodia e criticità.
Anche dove le immagini della Sherman offrono un barlume di riconoscimento della storia dell'arte, lei ha
inserito la propria interpretazione dei dipinti canonizzati, creando artefatti contemporanei di una era
passata.
FASHION
Il tema della moda è affrontato in maniera grottesca, Cindy propone figure caricaturali. Si appropria di
vestiti che secondo lei sono troppo “perfetti” per essere usati nelle sue opere e li fotografa giocando sulla
trasformazione del personaggio che li indossa.
MASKS & HORROS AND SURREALIST PICTURES
C'è un utilizzo massiccio di protesi e maschere al posto dei visi, Il fantastico e il sesso perdono ogni
fascino e l'evocazione del piacere si cancella di fronte a quella del disgusto.
Sono le uniche foto in cui Cindy non usa se stessa, usa fotografare oggetti inanimati, compone corpi
surreali, orridi, grotteschi. Assemblaggi di parti di corpo sproporzionate. Supera l’uso del corpo femminile
e mette in scena una distruzione simbolica.
HOLLYWOOD/HAMPTON TYPES
Cindy Sherman afferma che i personaggi di questa serie avrebbero dovuto rappresentare attori mancati o
dimenticati che posano per una foto che dovrebbe servire a rilanciare la loro carriera. Queste immagini
sono difficili da osservare, e sono impossibili da ignorare. Creano ansia nello spettatore, così come empatia
e ridicolizzazione. Sebbene la stessa Sherman posi in queste immagini, sembrano così autentiche che sono
state lanciate accuse di crudeltà all'artista. Sherman risponde nella sua intervista con Waters, dicendo: queste
fotografie “sono state criticate come se io mi stessi burlando di queste persone. Ma mi riconosco in questi
soggetti.” Queste sono immagini di persone che stanno provano duramente, le loro intenzioni troppo
ovvie, i loro effetti boicottati/le loro impressioni intralciate. C'è disperazione in loro, che le persone della
nostra stessa epoca devono capire. L'accusa della crudeltà di Cindy Sherman fa notare solamente che noi
tutti percepiamo qualche sorta di connessione umana con questi soggetti.
ANALISI UNTITLED FILM STILLS
Tra tutti i lavori della Sherman ho voluto soffermarmi sulla serie Untitled Film Stills, è straordinaria la
capacità di Cindy nel rendere in queste foto l’atmosfera di un intero film, crea un’aspettativa narrativa.
Riesce attraverso una sola foto a richiamare un intera atmosfera cinematografica, di un determinato genere
cinematografico. I film sono film inesistenti, i soggetti delle sue foto possono richiamare attrici o un
atmosfera di un determinato autore cinematografico, ma in realtà non c’è alcuna corrispondenza diretta.
Chi guarda la foto sente molto forti le influenze cinematografiche degli anni ’50-’60, Antonioni, i
neorealisti, così come i B movies americani. Cindy simula, imita Hollywood, ma non lo fa a scopi di
intrattenimento. Le star di Hollywood a cui si ispira rappresentano per lei un catalogo di categorie culturali
ed identitarie. Le donne in questi frame non vivono quasi mai emozioni forti, è tutto velato, sotto tono.
Film Stills è un mix, un intersezione tra fotografia, arte, cinema, cultura pop, pubblicità e femminismo.
Cindy lavora tra il pubblico e il privato, tra l’intrattenimento e l’arte, è ibrida, non vuole che le sue foto
abbiano indicazioni che vincolino la lettura da parte del fruitore, sono tutte senza titolo. Se guardiamo nello
specifico alcune foto della serie notiamo dettagli o riferimenti più o meno espliciti ad attrici, situazioni,
personaggi, registi. La chiave di queste foto è l’ambiguità, richiamano a qualcosa, ma non sono quella cosa,
si riferiscono all’immaginario, al bagaglio di immagini che ci portiamo dietro, a cosa rappresentano. A volte
la donna viene percepita come da sola nella scena, altre volte sembra rapportarsi ad un'altra presenza fuori
campo.
Untitled #14 si vede il fumo di sigaretta nello specchio, testimonia la presenza di una seconda persona.
Untitled #3 rappresenta una donna provocante, sensuale, la sua posa ed il suo atteggiamento sono in
contrasto però con l’ambiente in cui si trova, è una casalinga, sta lavando i piatti o sta cucinando, si trova in
cucina, in quello che probabilmente è il suo luogo di lavoro. Il suo sguardo è rivolto ad un'altra persona,
probabilmente un uomo, che non si trova nell'inquadratura insieme a lei.
La Sherman utilizza stili di diversi film, soggiogando l'immagine allo stile di questo o quel regista.
In Untitled#2 l'artista usa la luce diretta e un granuloso bianco e nero, stile tipico di Psycho di Alfred
Hitchcock. Non solo la posa e il “costume”, ma anche la luce e la granulosità ci dicono che la donna
potrebbe essere disturbata da qualche forza malvagia. Questa immagine ha una denotazione domestica
mentre lo stile appartiene ad uno stile tipico del film horror.
Untitled #13 è un chiaro riferimento a Brigitte Bardot,
Untitled #16 richiama Jeanne Moureau,
Untitled #35 ci ricorda Sofia Loren nella Ciociara, o anche Anna Magnani.
Untitled #7-9-54 ricordano lo stile delle foto nei rotocalchi scandalistici, i soggetti sono star
cinematografiche fotografate da paparazzi durante le loro vacanze al mare o per strada.
Nella #7 mostra un'affascinante attrice (probabilmente italiana) uscire dal terrazzo della sua stanza, il cui
sguardo è diretto e infastidito, come se si fosse accorta dello. Questa immagine produce connotazioni di
lusso e consumo tipiche delle star, suscitando invidia per il loro stile di vita.
Nella #54 la star è illuminata da un flash diretto, appare sorpresa, come se pensasse di essere stata beccata
andare furtivamente a casa del suo amante. La sue mani sul viso fungono da scudo contro i fotografi.
Questa immagine dipinge la star come in trappolata dalla notorietà.
In #21-22-23 In queste 3 foto la Sherman ha gli stessi abiti, lo stesso trucco e capelli, cambia solo
l'inquadratura, e il luogo. A seconda delle foto, nonostante gli elementi in comune si avranno sensazioni e
percezioni di scena diversi. Ad esempio la 21 ricorda un'eroina di Hitchcock mentre la 23 un film noir.
Questa sequenza ricorda gli esperimenti cinematici di Kuleshov che hanno dimostrato la forza del contesto
e dell’inquadratura. In questo caso la Sherman utilizza le sequenze per esplorare l'identità e il suo stato
contingente.
In Untitled Film Stills siamo costantemente forzati a riconoscere uno stile visivo insieme al tipo di
femminilità. I due non possono essere divisi. L'immagine suggerisce che c'è un particolare tipo di
femminilità nella donna che osserviamo, come se infatti la femminilità nell'immagine fosse proprio
l'immagine. In questa sequenza la Sherman mostra come l'identità di un soggetto dipenda fortemente dallo
stile visivo in cui esso si trova. La sequenza effettivamente determina l'autenticità del soggetto in ogni
scatto.
Tutti fanno riferimento alla corrispondenze di queste immagini col cinema, ma pochi lo fanno con la
pubblicità: se pensiamo alle foto come anonimi fotogrammi promozionali di film che non esistono (se
non veri e propri fermi immagine), possiamo vedere il suo lavoro come un'appropriazione e un commento
sulla macchina pubblicitaria di Hollywood. Possiamo ipotizzare che le pubblicità sono pensate per essere
evocative. Stabiliscono un mistero che un film si propone di risolvere. Quindi il fotogramma pubblicitario
deve essere studiato per creare interesse e stuzzicare colui che lo guarda, e convincerlo che vale la pena di
andare al cinema e pagare il biglietto.
CINDY SHERMAN E LA FOTOGRAFIA
La sua scelta di adottare la tecnica fotografica è sicuramente un ulteriore elemento di interesse. Cindy usa la
fotografia perché è veloce, immediata. Rispetto alla pittura, è un mezzo più povero e popolare. Il mezzo
fotografico e poi quello cinematografico, hanno apportato un cambiamento radicale nella società
contemporanea, intervenendo su un discorso dell’identità individuale e collettiva. Come abbiamo detto,
l’individualità, è tema centrale nell’opera artistica della Sherman. Il suo lavoro risponde alla cultura
contemporanea, ansietà dello stato del sé.
Cindy non si allontana mai dal mezzo fotografico, la sua arte potrebbe facilmente trasformarsi in
performance, o in istallazione o scultura. Cindy non arriva mai a fare questo passaggio perché il suo lavoro
è pensato perché resti e venga comunicato attraverso il mezzo fotografico, attraverso la rappresentazione
fotografica, la fotografia come mezzo che ha cambiato lo scorso secolo creando una società basata e
fondata selle immagini che hanno inevitabilmente cambiato la condizione identitaria globale.
CONCLUSIONI
Si potrebbero passare ore analizzando le opere di Cindy Sherman, prendendo in esame tutti gli aspetti
psicologici e introspettivi della donna:
può essere ritenuto un modo per evadere dalla società, per cercare la propria identità, compensarla o
addirittura completarla?
Si immedesima in altre persone perché non ha mai abbandonato il lato fanciullesco della vita, o perché col
tempo ha imparato a guardarsi intorno e usa questo come forma di provocazione?
Quando non era al lavoro era così ossessionata dal cambiare la sua identità che lo faceva anche senza
predisporre prima la macchina fotografica, e anche se non c’era nessuno a guardarla, per andare in giro.
Affermazione di esibizionismo, di gioco?
La sua ricerca artistica ruota intorno a temi e questioni legate all’identità e alla manipolazione dell’immagine
femminile, come la rappresentazione del ruolo sociale e culturale della donna e la questione del rapporto tra
il soggetto reale e la sua raffigurazione. Le fotografie della Sherman che, con un senso ironico e
caricaturale hanno sempre per protagonista la stessa artista, non sono dei semplici autoritratti. Come lei
stessa afferma, appunto, è un modo di esplorare gli stereotipi e i cambiamenti culturali della società
attraverso l'uso diretto della sua immagine, prestata a ciò che vuole rappresentare più che alla propria
personalità.
Usa gli stereotipi per eliminare gli stereotipi. Nel suo operato non protesta contro lo stereotipo maschilista
della donna sensuale, ma se ne appropria, lo interpreta in prima persona, lo utilizza in chiave ironica, lo
rende ridicolo al punto di provocare l'effetto opposto.
Per farlo prende come ispirazione il cinema, l'arte, la TV, lo spettacolo.
Bibliografia
F. Bonami, Cindy Sherman, Mondadori Electa, Milano, 2007.
F.Borzello, Seeing Ourselves: Women’s self-portraits, Thames &Hudson, LONDON, 1998.
Durand, Criqui, Mulvey, Cindy Sherman, Flammation, Paris, 2006.
H.Foster, Art Since 1900, Thames and Huston, Umited Kindom, 2006.
P.Galassy, Cindy Sherman: The Complete Untitled Films Stills, The Museum of Modern Art, New York, 2003.
C.Sherman, Cindy Sherman: A play of selves, Erschienen im, Ostfildern, 2007.
Filmografia
M.Stokes, Nobody’s Here But Me, Cinecontract, 1994.
C.Sherman, Office Killer, Kardana/Swinsky Films, 1997