Comunicato Stampa - Galleria Michela Rizzo

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Comunicato Stampa - Galleria Michela Rizzo
COMUNICATO STAMPA
Torino, aprile 2016
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
presenta la mostra
Francesco Jodice
Panorama
a cura di Francesco Zanot
11 maggio – 14 agosto 2016
Opening: 10 maggio ore 19.00
Conferenza stampa: 10 maggio ore 11.30
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia, inaugurato lo scorso ottobre a Torino e al suo terzo
progetto espositivo, presenta Panorama, prima ricognizione sulla carriera del fotografo e
filmmaker Francesco Jodice (Napoli, 1967). La mostra, a cura di Francesco Zanot, presenta la
più ampia selezione di opere di Jodice mai raccolta in una singola esposizione ed esplora
vent’anni del lavoro di questo artista eclettico il quale, proseguendo una propria investigazione
dello scenario geopolitico contemporaneo e delle sue trasformazioni sociali e urbanistiche,
utilizza tutti i linguaggi della contemporaneità, alternando fotografia, video e installazioni. La
mostra sarà aperta al pubblico da mercoledì 11 maggio a domenica 14 agosto 2016.
Panorama racconta la processualità che anima il lavoro e la ricerca di Francesco Jodice: gli
argomenti, le motivazioni e le riflessioni dietro la sua produzione permeano tutto l’impianto
della mostra, coinvolgendo lo spettatore con un allestimento che pone al centro le procedure da
cui ogni opera prende vita, lasciando emergere tutto ciò che precede e informa il risultato
finale. In equilibrio tra teoria e pratica, il modus operandi costituisce infatti una parte cruciale
di ogni progetto di Jodice, esprimendo una serie di tensioni e significati che a volte si ritrovano
nelle opere concluse, mentre altre ne caratterizzano soltanto i preliminari.
Il Panorama in mostra non è quindi soltanto quello geopolitico, ma anche l'insieme delle
metodologie sviluppate da Jodice, attraverso cui si delinea la sua ricerca e l'opera emerge
dall'accumularsi di mappe, libri, ritagli di giornale, immagini di backstage, provini, interviste,
filmati e molto altro, ora messi in mostra su un tavolo modulare di oltre 40 metri lungo il
corridoio di CAMERA. Si tratta di una specifica sezione-laboratorio che non è introduttiva alla
mostra o alle singole sale, ma è intesa come il motore dell’intera esposizione, alternandosi alla
visione delle opere e avviando la riflessione dello spettatore su questioni fodamentali.
Per favorire una narrazione non lineare, ma fatta di intuizioni e deviazioni, le sale espositive
sono messe in comunicazione con il corridoio tramite l’apertura di appositi varchi, privando il
visitatore di un percorso prestabilito e lasciandolo libero di cogliere i rimandi tra le opere e i
materiali, come un ospite a cui l’artista permetta di interagire nel suo atelier. Il progetto
espositivo è a cura dell'Architetto Roberto Murgia.
Dalla vasta produzione di Francesco Jodice sono stati selezionati sei progetti paradigmatici che
attraversano la sua carriera dagli esordi sino ai lavori più recenti, evidenziandone insieme la
continuità e l’eclettismo. Una ricognizione che racconta tramite parole chiave un percorso
ventennale che ha avuto come nuclei tematici la partecipazione, il networking, l’antropometria,
lo storytelling e l’investigazione.
Temi ampi e complessi, ma parte della quotidianità per un viaggiatore instancabile come Jodice,
che con la sua opera ci mostra un mondo al contempo lontano e vicino. Le 150 diverse metropoli
di What We Want, vero e proprio atlante fotografico sull’evoluzione del paesaggio sociale,
iniziato nel 1996 e ancora in progress, hanno forse più similitudini che differenze, così come i
cittadini pedinati di nascosto del progetto The Secret Traces (1997-2007) e i tre casi-studio di
Citytellers (2006-2010), serie di film su alcuni emblematici contesti geopolitici globali.
Il lavoro Ritratti di classe (2005-2009) costituisce una sorta di carotaggio sullo stato della cultura
e della società italiana al giorno d'oggi, risolto attraverso il canone standard della fotografia
scolastica di fine anno; The Room (2009-2016) afferma che si può imprigionare e raccontare un
anno di vita del Paese attraverso pagine di quotidiani cancellate da uno strato di vernice nera,
dove le poche parole risparmiate sono sufficienti a restituire la temperatura di un'intera epoca
nel buio quasi totale della stanza.
Solid Sea (2002), progetto realizzato in collaborazione con il collettivo di ricerca territoriale
Multiplicity originariamente presentato a Documenta 11 e qui riproposto in un allestimento
concepito ad hoc per la mostra, trasforma invece il Mar Mediterraneo in uno spazio solido e
compatto, unico confine stabile in un'epoca segnata dai conflitti e dalle continue revisioni delle
identità nazionali.
Panorama è una mostra sull’opera di un artista il cui lavoro è strumento di documentazione,
espressione e comprensione delle mutazioni degli scenari – immaginari e reali – del mondo
contemporaneo e che restituisce all’arte il suo status di forma di impegno sociale.
La mostra è accompagnata da una pubblicazione edita da Mousse: un volume di sole immagini e
didascalie, con cui si vuole contemporaneamente presentare l'intera carriera di un artista e
innescare una riflessione sulla forma editoriale del catalogo.
Contatti per la stampa
PCM Studio
Via C. Goldoni 38 – 20129 Milano
[email protected] | Tel. +39 02 87286582
Paola C. Manfredi | [email protected]
Ufficio stampa CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Simona Cantone | Tel. 011 0881150
[email protected] | [email protected]
I progetti
What We Want, 1995-2016.
Il progetto What We Want è un atlante fotografico realizzato in 150 metropoli di tutto il globo.
Le fotografie, realizzate a partire dalla metà degli anni ’90, indagano la capacità della
collettività di alterare il paesaggio urbano, trasformandolo a immagine e somiglianza della
propria idea di comunità.
Il paesaggio diviene quindi proiezione dei desideri della popolazione tramite l’accumulo infinito
di azioni piccole e grandi che trasformano forma e significato dei luoghi. Il nuovo paesaggio
urbano non è più comprensibile tramite un unico punto di vista: richiede uno sguardo diverso e
un approccio multidisciplinare che includa la topografia, la fotografia umanistica, l’arte
concettuale, il montaggio e la scrittura.
Ogni fotografia è affiancata a un breve testo di natura geopolitica, la cui trascrizione sulle
pareti espositive viene affidata ai bambini della scuola media più vicina: un rito di iniziazione
all’arte e all’impegno civile richiesto dalla società a ciascun individuo.
Ritratti di classe, 2005-2009.
Il progetto Ritratti di classe, portato avanti tra il 2005 e il 2009, è un album fotografico che
ritrae gli studenti di alcune scuole elementari e medie di Torino, Vicenza, Ischia e Sassuolo.
Francesco Jodice si è infatti sostituito ai fotografi incaricati di scattare la rituale foto di classe
di fine anno e ha utilizzato questo canone tradizionale per catturare un’immagine dell’Italia
futura.
Ripensando al Grand Tour, il lungo viaggio di formazione attraverso l’Europa intrapreso dai
giovani nobili a partire dal XVII secolo e che aveva l’Italia come meta privilegiata, Jodice si
chiede cosa sia rimasto di quel Paese ammirato in tutto il mondo e quale sia la direzione verso
cui stiamo andando. L’artista guarda alle nuove generazioni, dando forma a un’antologia
sull’Italia futura e ritraendo il “paesaggio umano” che erediterà il paesaggio italiano,
ricostruendo in questo modo un’immagine dei cambiamenti culturali in corso.
Secret Traces, 1997-2007.
Secret Traces è una video-installazione sincronizzata su più schermi che indaga il senso di
appartenenza alle comunità urbane. Si tratta di una serie di pedinamenti fotografici composti da
centinaia di scatti “rubati” tramite una piccola camera nascosta in un marsupio e montati in
fotoanimazione, mentre la traccia audio è registrata tramite un microfono direzionale. Ogni
persona scelta da Jodice in ciascuna metropoli viene pedinata a sua insaputa nel percorso tra la
sua abitazione e la sua destinazione, sconosciuta all’artista quanto allo spettatore.
Con Secret Traces, Jodice investiga il rito della quotidianità e sottolinea le sorprendenti
similitudini riscontrabili persino in aree urbane molto distanti tra di loro. Una volta eliminato
quello che ci rende simili, ciò che resta è difficilmente riassumibile e classificabile: cosa rende
un abitante di Tokyo diverso da un abitante di New York?
Questa ricerca di un carattere connotativo e distintivo dei cittadini delle diverse metropoli
globali è il tentativo di definire il rapporto tra la pietra e l’uomo, tra la persona e il luogo, in
una narrazione che vede le “vite minime” al centro dell’obiettivo. Nell’installazione, composta da più schermi sui quali vengono proiettatti diversi pedinamenti,
alcune persone chiudono simultaneamente la porta di casa e si avviano seguite dall’artista. Lo
spettatore li accompagna nel loro percorso, comparando gesti e modi di usare la città.
Il passante scelto casualmente diventa il denominatore comune di ogni immagine: lentamente,
l’attenzione di chi guarda si allontana dall’uomo o dalla donna seguiti e si concentra sulla realtà
urbana che lo circonda, una nuvola di segni e segnali ai margini della figura umana chiamati New
York, Buenos Aires, Bologna, Tokyo, Perth, Tarragona, Milano, Oostande, Kitakiushu, Rotterdam,
Pristina…
Citytellers, 2006-2010.
Il progetto Citytellers è composto da una serie di tre film che indagano i mutamenti nelle
maggiori megalopoli contemporanee, con particolare attenzione ai nuovi fenomeni sociali,
politici, economici e religiosi. Jodice sceglie São Paulo, Aral e Dubai, tre diverse aree critiche
della geopolitica internazionale, come pretesto per osservare le trasformazioni sociali su temi
quali l’auto-organizzazione, i disastri ambientali o le nuove forme di schiavismo. I film catturano
frammenti della vita quotidiana cittadina, filmati con uno stile che combina i fatti documentati
con un taglio cinematografico narrativo.
I tre film di Jodice vestono in modo simulato la forma del documentario per costruire un sistema
di vasi comunicanti tra arte contemporanea e comunicazione di massa: i film sono allestiti
simultaneamente negli spazi propri dell’arte (biennali, musei, fondazioni) e in quelli della
comunicazione di massa (televisioni pubbliche, web, festival) allo scopo di produrre un travaso
tra il pubblico dell’arte e quello generalista.
São Paulo (2006, 48’) è un film sulla metropoli brasiliana quale città-laboratorio del futuro e
possibile prototipo di postmodernità. Nel film si alternano diverse storie e casi studio legati a
fenomeni di auto-organizzazione, che avvengono per compensare la difficoltà di governare
questa iper−città. Storie inimmaginabili di luoghi e persone, precorritrici di un nuovo modo di
vivere.
Aral (2010, 48’) è un lavoro dedicato al Lago di Aral, al confine tra Uzbekistan e Kazakistan,
scenario di uno dei peggiori disastri ecologici causati dall’uomo. La superficie del lago è
drasticamente diminuita negli anni ’60 quando il corso dei suoi affluenti, i fiumi Amu Daria e Syr
Darya, è stato alterato per fornire acqua alle zone agricole.
L’area è ora desertica e il fondale ormai secco del lago è un cimitero di barche da pesca
arrugginite.
Dubai (2010, 57’) si concentra sulle contraddizioni di una metropoli costruita come una
cattedrale nel deserto, spinta da uno sviluppo economico insostenibile. La facciata di paradiso
del lusso e della ricchezza si scontra con una realtà urbana fatta anche di povertà e miseria,
dove i lavoratori immigrati dall’Asia lavorano in condizioni disumane.
Solid Sea, 2002 (un progetto di Multiplicity, agenzia di ricerca territoriale fondata da
Stefano Boeri, Maddalena Bregani, Francisca Insulza, Francesco Jodice, Giovanni La Varra,
John Palmesino).
Francesco Jodice è tra i fondatori di Multiplicity, collettivo interdisciplinare di ricercatori
internazionali nato nel 1999 con lo scopo di attivare un laboratorio di ricerca sulle
trasformazioni socio-culturali di un dato territorio. Questo collettivo artistico composto da
architetti, artisti, fotografi, giornalisti, film-maker, critici e altri professionisti ha presentato in
occasione di DOCUMENTA 22 l’opera Solid Sea, dedicata al Mar Mediterraneo. Il Mare Nostrum,
un tempo culla di culture differenti ma profondamente connesse tra di loro, luogo d’incontro di
tradizioni e costumi, diventa in questo periodo di incertezza politica globale l’unico confine
stabile in aree straziate dal conflitto, uno spazio che da liquido si fa solido e duro, una “terra”
solcata da precise strade lungo le quali si muovono flussi di persone, merci, informazioni e
denaro in un’atmosfera che è sempre meno quella dell’incontro e sempre più vicina a quella
dello scontro.
The Room, 2009-2016.
The Room è un’installazione realizzata con pagine di quotidiani cancellati da una vernice nera
che lascia scoperta e leggibile una sola frase, non sempre di senso compiuto. La “stanza” è
interamente rivestita dal frottage di giornali e il caleidoscopio costituito dalle centinaia di frasi
diventa un’istantanea del Paese, una fotografia, realizzata attraverso le parole e non più con le
immagini, degli umori dell’Italia di oggi.
The Room è un mosaico di notizie che emergono dal buio di una stanza illuminata solo da una
lampadina, simbolo di un contesto dove l’informazione, il sapere e la consapevolezza di ciò che
ci accade intorno sembrano essere scomparsi e si perde la possibilità di capire dove siamo e cosa
siamo diventati.
Francesco Jodice
Francesco Jodice è nato a Napoli nel 1967. Vive a Milano. La sua ricerca artistica indaga i
mutamenti del paesaggio sociale contemporaneo con particolare attenzione ai nuovi fenomeni di
antropologia urbana. I suoi progetti mirano alla costruzione di un terreno comune tra arte e
geopolitiche proponendo la pratica dell’arte come poetica civile.
È docente di Fotografia presso il Master in Photography and Visual Design organizzato da NABA,
Nuova Accademia di Belle Arti, Milano, e tiene un corso di Antropologia Urbana Visuale presso il
Biennio di Arti Visive e Studi Curatoriali dello stesso istituto. È stato tra i fondatori dei
collettivi Multiplicity e Zapruder. Ha partecipato alla Documenta, la Biennale di Venezia, la
Biennale di Saõ Paulo, alla Triennale dell’ICP di New York e ha esposto alla Tate Modern, al
Castello di Rivoli e al Prado.
Tra i progetti principali l’atlante fotografico What We Want, l’archivio di pedinamenti
urbani Secret Traces e la trilogia di film sulle nuove forme di urbanesimo Citytellers.
Le sue ultime personali comprendono: American Recordings, Castello di Rivoli Museo d’Arte
Contemporanea, Torino, 2015; Weird Tales, Galleria Michela Rizzo-Palazzo Fortuny, Venezia,
2015; Cronache, Galleria Umberto Di Marino, Napoli, 2015; La notte del Drive In: Milano spara,
ex fabbrica Alfa Romeo, Milano, 2013; Francesco Jodice, Podbielski Contemporary, Berlino, 2013;
Citytellers, messa in onda, Cinema Giorgione, Venezia, 2012; Umea – Spectaculum Spectatoris,
Bildmuseet, Umea, Svezia, 2012; Francesco Jodice, Galleria Michela Rizzo, Venezia, 2012; Prado
– Spectaculum Spectatoris, QAGOMA – Queensland Art Gallery, Brisbane, Stati Uniti, 2012.
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia ha aperto a Torino il 1° ottobre 2015.
Il progetto nasce dalla volontà di dotare l’Italia di un Centro dedicato alla fotografia come forma
di linguaggio, di documentazione e di espressione artistica, con l’obiettivo di valorizzare e
promuovere la fotografia italiana in un dialogo permanente e creativo con le esperienze
internazionali.
Mediante studi, sperimentazioni e attività dedicate alla fotografia, l’offerta culturale di CAMERA
vuole stimolare il confronto, suscitare domande e approfondire il racconto della realtà
attraverso le immagini. Il linguaggio della fotografia sarà studiato in ogni sua forma in modo
trasversale e i risultati messi in mostra senza eccezioni di genere o funzione.
CAMERA promuove una rete internazionale di individualità e istituzioni, la cui collaborazione è
volta a sviluppare nuovi progetti che portino l’esperienza e le molteplici potenzialità della
fotografia a un pubblico ampio ed eterogeneo.
La sede – 2000 mq – si trova in Via delle Rosine 18, all’interno del complesso di proprietà
dell’Opera Munifica Istruzione denominato Isolato di Santa Pelagia, nell’edificio in cui fu aperta
la prima scuola pubblica del Regno d’Italia. Il Centro contribuirà alla vitalità di un quartiere già
animato dalla presenza di enti culturali come il Museo Nazionale del Cinema, Palazzo Reale, il
Museo Egizio e numerose gallerie private.
Informazioni pratiche
Mostra principale
Panorama
Di Francesco Jodice
A cura di Francesco Zanot
Dall’11 maggio al 14 agosto 2016
Conferenza stampa: 10 maggio ore 11.30
Opening: 10 maggio ore 19.00
Progetto espositivo collaterale - Project room
Edward Weston. Il corpo e la linea
Ritratti di Edward Weston e disegni dei Minimalisti americani
Dalla collezione di Philip e Rosella Rolla
Dall’11 maggio al 14 agosto 2016.
CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18 , 10123 - Torino
www.camera.to |[email protected]
FB/ CameraCentroItalianoFotografia
Instagram camera_torino
Twitter @Camera_Torino
#CAMERAtorino
Orari di apertura
Lunedì 11.00 - 19.00
Martedì Chiuso
Mercoledì 11.00 - 19.00
Giovedì 11.00 - 21.00
Venerdì 11.00 - 19.00
Sabato 11.00 - 19.00
Domenica 11.00 - 19.00
Ultimo ingresso 30 minuti prima della chiusura
Biglietti
Intero: €10
Ridotto: €6 fino a 26 anni e over 65.
Possessori Abbonamento Musei Torino Piemonte.
Possessori del biglietto di ingresso di: Museo Nazionale del Cinema, MAO, Palazzo Madama, Borgo
Medievale, GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna, Touring Club Italiano, Forte di Bard, Amici
della Fondazione per l’Architettura, iscritti all’Ordine degli Architetti, iscritti AIACE, iscritti
Enjoy.
Gratuito per bambini fino a 12 anni e per i possessori della Torino+Piemonte Card.
Visite guidate
Sabato e domenica alle h.17.00 (senza prenotazione).
Biglietto intero + visita guidata: €12
Biglietto ridotto + visita guidata: €8
Per gruppi di oltre 10 persone è richiesta la prenotazione della visita guidata scrivendo a
[email protected].