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PROTAGONISTI 12 25 agosto «Un giorno ero in chiesa a piangere e pregare in ginocchio per la condizione disastrosa della Chiesa in Canada. Poi è avvenuto un miracolo: si è presentata chiara alla mia mente tutta la storia di padre Elia. Non poteva averla prodotta la mia immaginazione: ho percepito chiaramente che dovevo scrivere questa storia». Michael O’Brien, scrittore de Il nemico e Il libraio, racconta così la rocambolesca e sorprendente nascita del suo primo romanzo. «Ma non credere che dopo averlo scritto l’abbia pubblicato continua l’autore - ci ho messo otto mesi per finirlo, e poi l’ho riposto sopra un comodino. Avevo fatto quel che dovevo fare». E com’è avvenuto che Il nemico sia stato tradotto in sette lingue, e abbia venduto milioni di copie? «Per caso» ammette O’Brien. «Un editore cattolico americano, per cui scrivevo piccoli saggi, mi ha chiesto se avevo qualche scritto. Gli ho risposto a malincuore che avevo un romanzo, e che non poteva interessargli. Non volevo darglielo, anche perché la spedizione costava dieci dollari e io avevo sei figli da sfamare. Quando mi hanno detto che me li avrebbero rimborsati, ho ceduto. Nel 1996 è stato pubblicato». Pittore, saggista e romanziere di sessant’anni, nato a Ottawa in Canada, Michael O’Brien parla della sua esperienza di artista cattolico “in una delle società più liberali in materia morale, anticristiane e ostili alla vita del mondo”. Che cosa le ha fatto percepire una minaccia tale da scrivere un libro sull’Anticristo come Il nemico? «Quando ho spedito il mio libro a degli editori canadesi mi hanno risposto: “Grazie, scritto molto bene. Ma Oggi (Sala Neri, ore 19) la presentazione del nuovo romanzo «Il mio Nemico nato per il cassetto» Michael O’Brien racconta la genesi del suo bestseller rifiutato in patria Il canadese Michael O’Brien (60 anni) durante una visita fatta ieri agli stand del Meeting di Rimini. Prima di iniziare l’attività di scrittore, O’Brien faceva il pittore qui la visione del mondo cristiana non interessa più a nessuno”. La Chiesa del Canada all’epoca era molto debole per colpa di tanta finta teologia cattolica. Siamo in una fase decisiva della guerra spirituale tra bene e male: ogni dimensione dell’uomo è in crisi». Pensa che stia per arrivare la fine del mondo? «Attenzione: il mio approccio all’Apocalisse non è protestante né isterico, ma cattolico. Non sono mica Dan Brown. Nel mio libro viene posta una domanda e mostrato un fatto. Gesù ha detto “State desti e vigilate”, La gioia secondo Lewis «Ho avuto la gioia di tradurre questo libro, il piacere e l’onore immeritati di insegnare un autore come C.S. Lewis». Chi parla è Edoardo Rialti, traduttore di Narnia e oltre. I romanzi di C.S. Lewis di T. Howard, che prosegue «un vero libro di critica letteraria non ha la pretesa di sezionare un autore, ma man mano che lo leggi vorresti chiudere il libro ed andare a sfogliare le pagine dell’autore di cui si parlava». Howard, Professore Emerito di Letteratura al St. John Seminary di Boston, di famiglia protestante, uno dei frutti inaspettati della sua passione per Lewis è la conversione al cattolicesimo. «È figlio del Meeting, è qui che ho deciso di tradurlo - racconta Rialti - perché la creatura umana è descritta come la gemma che corona Dio». La gente in sala accoglie con entusiasmo queste parole appassionate di uno studioso che ringrazia questo tipo di letteratura che ci “riconsegna alla realtà”. S.R. e viene chiesto al lettore: “Tu sei vigile e attento?”. Il fatto, invece, è la positività che emerge anche dalle tenebre del mondo: la vittoria di Cristo». Qual è il tema principale del suo nuovo lavoro, Il libraio? «Un grande problema della contemporaneità: la mancanza della paternità, celeste e umana. Il libro racconta la ricerca di un Dio presente, che sembra invisibile, e di una paternità spirituale, soprattutto attraverso l’incontro tra un libraio polacco e un giovane ebreo nella Varsavia occupata dai nazisti». Lei, in qualità di scrittore cattolico, che responsabilità sente di fronte a questo scenario? «Lo scrittore cattolico deve dire tutta la verità sull’uomo: grandezze e fallimenti. Ma lo deve fare con uno sguardo d’amore». Quali sono gli autori e le opere da cui ha imparato di più? «L’idiota di Dostoevskij, ma anche I Promessi Sposi e il Cavallo Rosso di Corti. Non posso non citare Flannery O’Connor e Tolkien. Da ognuno di loro ho scoperto che la debolezza, se radicata in Cristo, può cambiare gli equilibri del mondo». Quale personaggio potrebbe essere “il protagonista”, nel senso inteso dal Papa nel suo saluto di ieri? «Frodo del Signore degli Anelli, e anche Sam. Siamo tutti come loro due». Com’è approdato al Meeting? «Sono stato invitato tramite Edoardo Rialti. Il Meeting è come il monte della trasfigurazione: un luogo pieno di luce e speranza. L’ho visto nelle persone: questo luogo è pieno di Spirito Santo». Leone Grotti 4O ANNI DI AVVENIRE Una storia piena di futuro Visita la mostra al padiglione C5 Il quotidiano dei cattolici La TV che ti accende -07 La radio con tante radio dentro I media dei cattolici Ti aspettiamo al Padiglione C5 23-24