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SCHEDA DEL FILM:
CINEFORUM: 27.01.2016 ore 20.30
AULA MAGNA della Scuola Media di Stabio, via Ligornetto
Titolo originale: Jud Süß
Lingua originale: tedesco
Paese di produzione: Germania
Anno: 1940
Durata: 98 min
Colore: B/N
Audio: sonoro Mono (Tobis-Klangfilm)
Rapporto: 1,37 : 1
Genere : propagandistico
Regia: Veit Harlan
Soggetto: Wilhelm Hauff (non accreditato)
Sceneggiatura: Veit Harlan, Eberhard Wolfgang Moeller, Ludwig Metzger
Produttore: Otto Lehmann
Casa di produzione: Terra-Filmkunst
Fotografia: Bruno Mondi
Montaggio: Wolfgang Schleif, Friedrich Karl von Puttkamer
Musiche: Wolfgang Zeller
Scenografia: Otto Hunte e Karl Vollbrecht
Costumi: Ludwig Hornsteiner Leopold Verch
INTERPRETI E PERSONAGGI
Ferdinand Marian: Joseph Süß Oppenheimer
Werner Krauss: Rabbino Loew Levi
Heinrich George: Karl Alexander, duca di Württemberg
Kristina Söderbaum: Dorothea Sturm
Eugen Klöpfer: Sturm
Albert Florath: Röder
Malte: Jäger
Theodor Loos: Franz Joseph Freiherr von Remchingen
Hilde von Stolz: duchessa di Württemberg
Else Elster: Luziana
Walter Werner: Fiebelkorn
Bernhard: Goetzke
Presentazione e proiezione del filmato
“Jud Süss” di Veit Harlan, 1940
SINOSSI
La storia, ambientata nel Württemberg del 1737, inizia con l’incoronazione del Duca Karl Alexander e
il suo giuramento di lealtà di fronte al Concilio del Sacro Romano Impero. Un gioielliere ebreo del luogo, Süss Oppenheimer, riceve la visita di un emissario del re per acquistare una preziosa collana. Süss
accetta di venderla sottocosto a patto di avere in cambio un lasciapassare per entrare a Stoccarda
(dove vige il divieto d’ingresso per tutti i cittadini d’origine ebraica). Entrato in città sulla carrozza di
una ragazza locale, Dorothea, della quale si infatua, giunge al palazzo del Duca e si offre di finanziare
diversi sfizi di corte (tra i quali un balletto, delle guardie del corpo e un’ Opera) che il Concilio si era
rifiutato di appoggiare giudicandoli inutilmente costosi.
Giunge così a prestare una quantità di talleri sempre più alta al Duca, e in cambio dell’estinzione dei
debiti esige prima di diventare proprietario delle strade di Württemberg (dove inizia ad applicare un
incredibile numero di pedaggi) e poi di essere nominato Ministro delle Finanze del Paese. Col tempo
Süss si ritaglia un ruolo di consigliere sempre più intimo del Duca, riuscendo anche ad abrogare il
divieto di entrata a Stoccarda per tutti gli ebrei e il popolo persuade il Concilio della malvagità del
consigliere (Süss giunge a demolire parte della casa di un fabbro solo perché questa si trovava troppo
vicina alla strada di sua proprietà). I tentativi del Concilio di redarguire Karl Alexander sulle intenzioni
del suo Ministro delle Finanze (vengono anche citati dei versi degli scritti antisemiti di Martin Lutero)
si rivelavano vani, e Süss decide di aizzare il Duca contro la stessa Württemberg proponendo di comprare mercenari Svevi e ordire un colpo di Stato che scacci il Concilio e renda il Ducato una monarchia
assoluta, con un gabinetto di potere scelto personalmente da Süss.
Tuttavia i cittadini, inorriditi a causa dell’impiccagione del fabbro locale (che aveva attentato alla vita
di Süss mentre questi passava in carrozza vicino alla sua casa parzialmente demolita), dell’ingiusto
internamento del Presidente del Concilio Sturm (che aveva apertamente chiesto la destituzione di
Süss) e della morte per annegamento di Dorothea (si allude ad una violenza sessuale sotto la minaccia di torturare il marito), decidono di entrare con la forza al Palazzo mentre il Duca e il Ministro delle
Finanze si trovano ad una festa fuori città; vengono raggiunti dagli emissari del Concilio. Già teso per
la controversa situazione in cui era stato scagliato il Paese, il Duca non regge alle accuse del Concilio
e muore di infarto. Süss viene invece condotto con la forza a Stoccarda, dove viene condannato per
malgoverno e alto tradimento e viene impiccato.
Jud Süß: il film di propaganda
Tra tutte le arti, il cinema ha sempre avuto un primato: quello di godere della fruizione della massa, del popolo di ogni ceto sociale e grado di cultura e questo sia per il basso costo del biglietto accessibile a tutti, sia per
una natura intrinseca al cinema stesso che trae origini dalle modalità della sua stessa nascita: quello di essere
nato per il divertimento, senza alcuna velleità didascalica e artistica.
Tutte queste dure conquiste, la settima arte le otterrà col tempo, durante tutto quel lungo percorso che è la
storia del cinema e che necessariamente si incrocia con la storia delle altre arti.
Dunque, la natura di carattere popolare del cinema ha fatto sì ch’esso divenisse uno dei mezzi principali di
propaganda, sia attraverso i cinegiornali e i documentari, ma soprattutto attraverso i film di propaganda.
A Joseph Goebbels, che si definì “il patrono del cinema tedesco”, questo non era certo passato inosservato.
Nel marzo del 1927 Alfred Hugenberg, un imprenditore tedesco delle comunicazioni (che in seguito sarebbe
diventato il Ministro dell’economia del Terzo Reich, comprò la UFA (Universum Film A.G) e nel 1933 la trasferì
sotto il dominio controllato della politica nazionalsocialista facendola diventare parte integrante della nota
Gleichschaltung (coordinamento). Sotto la UFA erano stati prodotti film che riscossero fama internazionale e
i cui registi e attori dovettero necessariamente emigrare per non finire sotto gli ingranaggi dell’accondiscendenza a dirigere film di propaganda o, peggio ancora, per non trovare la morte.
Per citare qualche esempio: Dr. Mabuse, der Spieler (Fritz Lang, 1922), Die Nibelungen (Fritz Lang 1924),
Metropolis (Fritz Lang 1927), Der Blaue Engel (Josef Von Sternberg, 1930), Triumph des Willens (Leni Riefenstahl, 1935). Proprio Fritz Lang, tra i registi di punta della UFA, sarà costretto ad emigrare a seguito delle
leggi razziali: “Il 30 Marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel
suo ufficio [...] e mi propose di diventare una sorta di “Fuhrer” del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor
Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non
faccia l’ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!». Fuggii da Berlino quella notte stessa.”
(dal documentario Jorge Dana, Fritz Lang, il cerchio del destino, 2000).
Mentre in Italia il cinema di propaganda si concentrava sulla necessità di far digerire la guerra in Africa offrendo agli schermi immagini divistiche come quelle di Amedeo Nazzari e Alida Valli che interpretano puntualmente il ruolo degli eroi che propugnano gli antichi classici valori di patria e famiglia; contrariamente, la cinematografia di propaganda tedesca si concentra più meticolosamente sui concetti che rientrano perfettamente
in un programma di Gleichschaltung, senza offrire distrazioni sentimentali e sognanti portate sullo schermo
dai corrispettivi divi. Esemplificativo a tal riguardo è il fatto che in Jud Süss, uno dei film di propaganda di punta, Dorothea, la ragazza tedesca che incarna bellezza e purezza esclusivamente teutoniche, non è una nota
diva sulla quale l’occho dello spettatore si può distrarre, ma semplicemente la moglie del regista Veit Harlan,
che rappresenta le bellezza tipicamente germanica.
Il cinema tedesco di propaganda va dritto al punto sin dal titolo: Jud Süss (Süss l’ebreo). Ecco la connotazione:
l’ebreo. Perchè il centro di questo film è la descrizione di uno stereotipo dai contorni ben precisi: l’ebreo è
arrivista, approfittatore, attaccato al denaro, privo di ogni scrupolo morale e il finale del film fa ben intuire che
solo mediante la liberazione di questa tipologia di individuo, la Germania può scampare il pericolo.
Himmler aveva ordinato di proiettare Jud Süss alle SS e ai reparti di polizia a scopo didattico e in vista dello
sterminio, era il perfetto aizzatore d’odio per dirigersi ad est, in quei paesi dove la densità di abitanti ebrei era
particolarmente alta.
Dunque il fulcro del film non è tanto la storia, ma la costruzione del personaggio in tutti i suoi caratteri e
la sua distruzione. Jud Süss è ispirato dal romanzo storico di Lion Feuchtwanger, pubblicato nel 1925 e che
ovviamente aveva un’accezione opposta: non contro gli ebrei, ma a loro favore. Mentre lo scrittore tedesco
ed ebreo si trovava in esilio ad Hollywood, Harlan ne trascinava sullo schermo la manipolazione in veste
completamente travisata e ultile allo scopo propagandistico. Di Jud Süss ne era uscita una trasposizione cinematografica già nel 1934, in Gran Bretagna, con la presenza dell’esule attore Conrad Veidt, il famoso automa di Das Cabinet des Dr. Caligari (Il gabinetto del Dr. Caligari, Robert Wiene, 1920) quasi a confermare la
tesi di Siegfried Kracauer secondo la quale nel cinema espressionista tedesco vi fossero già tutti i germi che
avrebbero condotto al nazionalsocialismo. Il film fu presentato alla 43^ Mostra di Venezia e la giuria, con non
poco imbarazzo, se la cavò assegnando a Kristina Söderbaum (nel ruolo di Dorothea) il premio per la miglior
attrice. Nel dopoguerra Veit Harlan fu processato e assolto due volte per insufficienza di prove. Di particolare
interesse per l’accusa fu la scena dello stupro che il Süss compie, non tanto per soddisfare dei bassi istinti, ma
per umiliare e disonorare la razza ariana. Ovviamente Harlan diede la colpa a Goebbels per averlo costretto
a dirigere il film.
BIBLIOGRAFIA SUGGERITA PER ULTERIORI APPROFONDIMENTI:
SIEGFRIED KRACAUER, Da Caligari a Hitler. Il cinema della Repubblica di Weimar, Lindau 2007
UGO CASIRAGHI, Naziskino, ebrei e altri erranti, Lindau 2010
GERMINARIO FRANCESCO, Costruire la razza nemica. La formazione dell’immaginario antisemita
tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, UTET 2010
CURRICULUM RELATORE
Fotografa professionista, Luisa Papa, dopo un percorso di studi classici, si laurea in Caratteri del Cinema Europeo all’ Università degli Studi “Alma Mater Studiorum” di Bologna dove, dal 2006, (in qualità
di collaboratrice esterna) tiene periodicamente seminari di Analisi della Fotografia nel Cinema, presso la cattedra di Analisi del Film della Prof.ssa Loretta Guerrini Verga, specializzandosi nella cinematografia scandinava e, nello specifico, sul lavoro di Sven Nykvist, Ingmar Bergman e Carl Theodor Dreyer.
Nel 2009 pubblica una nota sul libro “ Da Munk a Dreyer” di Loretta Guerrini Verga e Angelo Papi; prefazione di
Jean Sémolué, Vecchiarelli, 2009; nel 2012 partecipa come esperta intervenendo sul rapporto “fotografia e didattica” al board di progetto internazionale di “Filmagogia” (Film Pedagogy) in collaborazione con Alain Bergala
(Nouvelle Sorbonne Paris III) , il Dipartimento delle Arti Visive performative e mediali dell’Università di Bologna e
la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Urbino e dell’Università di Bologna e la rivista ” Fuorivista” .
Nel 2012 offre la sua collaborazione professionale (in occasione della realizzazione della manifestazione “Nordic
Film Fest” 7-14 Aprile 2013 promossa dalle Ambasciate di Svezia Danimarca e Finlandia a Roma) per uno studio sull’uso dei codici fotografici sulle tre versioni di Ordet di K. Munk: cinematografiche e televisiva . Studio pubblicato nei
seguenti volumi: 1° The “Word” On the Big Screen: Ordet from Molander to Dreyer’s genius. Ed. Offscreeen. Montreal
2° The Last ‘Word’ on Television. Ordet: From the Master’s to Television’s Adaptation.Ed. Offscreen, Montreal.
Nel 2015 partecipa alla pubblicazione di “FILMAGOGIA, nuovi orizzonti dei saperi” edizioni UTET a cura
di Loretta Guerrini Verga e Angelo Papi, con il saggio: “Elementi per un’educazione alla fotografia nel film.”
EVENTO PATROCINATO DAL COMUNE DI STABIO
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