(2005) Come migliorare l`efficienza della nutrizione dell`actinidia

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(2005) Come migliorare l`efficienza della nutrizione dell`actinidia
Speciale Actinidia
DALLE CONOSCENZE ECOFISIOLOGICHE ALLE APPLICAZIONI PRATICHE
Come migliorare l’efficienza
della nutrizione dell’actinidia
Definite le quantità di elementi da apportare attraverso la
compilazione del bilancio dei nutritivi, per programmare
correttamente gli interventi fertilizzanti efficaci anche per
il miglioramento della produzione, è di fondamentale importanza conoscere come i diversi elementi vengono accumulati negli organi della pianta
Bartolomeo Dichio, Giuseppe Montanaro
prendere in considerazione le relazioni
tra pianta e ambiente e in particolare i
fattori ecofisiologici e la loro influenza sui
processi fisiologici della nutrizione.
Numerosi sono i fattori ambientali e
interni alla pianta che possono influenzare l’assorbimento e il trasporto degli
elementi minerali. Ad esempio, la posizione di fruttificazione e il rapporto
foglie/frutti sono la maggiore fonte di
variabilità nella composizione minerale
di frutti di actinidia (Thorp et al., 2003;
Ferguson et al., 2003); la ridotta disponibilità di acqua nel suolo diminuendo
il flusso xilematico determina un incremento dell’incidenza di malattie dovute
alla carenza di calcio (Bangerth, 1979).
Da qui la necessità di conoscere a fondo
i meccanismi fisiologici alla base dell’assorbimento degli elementi minerali
Foto: A. Mossuto
La moderna frutticoltura si identifica
con una razionale gestione delle risorse naturali finalizzate all’ottenimento di
produzioni di qualità, rispettose dell’ambiente. In questa ottica, la conoscenza
delle necessità idriche e minerali della
coltura rappresenta sicuramente un valido presupposto affinché le esigenze delle piante siano soddisfatte. La corretta
gestione della nutrizione, inoltre, offre
la possibilità di razionalizzare anche le
risorse economiche se si considera, ad
esempio, che concimazioni eccedenti il
livello adeguato (ossia quello richiesto
dalla pianta) non possono incrementare
le produzioni, ma solo ridurre i profitti
dell’agricoltore. Tuttavia, per una gestione integrata e innovativa dell’actinidieto,
oltre alla conoscenza dei fabbisogni idrico-nutrizionali delle piante, è necessario
Le prime fasi di crescita del frutto fino a circa 60 giorni dopo l’allegagione sono
determinanti per l’ottenimento di un prodotto di qualità
al fine di poter suggerire agli operatori
del settore accorgimenti utili ed efficaci
per il miglioramento della qualità della
produzione. In questo articolo si farà
particolare riferimento agli elementi
poco mobili (ad esempio, calcio e magnesio) che vengono trasportati negli
organi attraverso il flusso xilematico e
che non sono interessati dai processi di
rimobilizzazione floematica all’interno
della pianta. Per l’actinidia l’adeguato
contenuto in calcio nei frutti rappresenta un prerequisito per l’ottenimento
di una produzione di qualità, dato l’importante ruolo che tale elemento gioca a livello del biochimismo cellulare
(Hepler e Wayne, 1985; White e Broadley, 2003). Non a caso a bassi livelli
di calcio vengono associati disordini
fisiologici in frutti di numerose specie
tra cui anche l’actinidia (Thorp et al.,
2003; Ferguson et al., 2003).
Le necessità
di nutritivi dell’actinidia
Per una corretta gestione della nutrizione dell’actinidia, come per tutti
i sistemi frutticoli, è importante che
l’operatore abbia a disposizione tutte
le informazioni per poter compilare
un bilancio dei nutritivi nel sistema
di riferimento. In tale bilancio, assumendo che il nostro sistema suolo sia
in equilibrio, bisogna considerare gli
apporti di elementi minerali (acque di
irrigazione, acque meteoriche, degradazione della sostanza organica) e le
asportazioni (lisciviazione, ruscellamento, produzione, materiale di potatura, perdita per volatilizzazione, ecc.).
Se il bilancio è negativo bisogna integrare gli elementi relativi secondo un
programma di restituzione che tenga
conto della sincronizzazione tra le esigenze della pianta e la disponibilità degli elementi nel suolo. Pertanto, sarà
necessario conoscere le concentrazioni dei vari elementi minerali contenuti
nei diversi organi della pianta (foglie,
frutti, rami, legno di diversa età e radici), la sostanza secca prodotta annualmente ex novo dalla pianta, suddivisa
per organo, gli elementi apportati con
l’acqua di irrigazione e meteorica e gli
apporti di elementi provenienti dai processi di mineralizzazione al netto delle
perdite per volatilizzazione.
L’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 41/2005
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Speciale Actinidia
Tabella 1 - Sostanza secca ed elementi minerali
contenuti e asportati da piante di actinidia (produzione di 35 t/ha) a fine stagione vegetativa
Contenuti
Frutti
Foglie
Materiale di potatura
Totale
Asportazioni
Materiale di potatura:
allontanato
trinciato (*)
Sostanza
secca (t/ha)
N
6,3
3,4
2,5
12,2
50,0
73,0
14,9
137,9
101,4
94,0
P2O5
K2O
unità
CaO
MgO
11,5
9,2
1,1
21,8
125,3
138,6
16,9
280,8
16,8
207,1
14,0
237,9
9,9
53,1
7,6
70,6
12,6
11,5
142,2
125,3
30,8
16,8
17,5
9,9
(*) Nel caso del materiale di potatura trinciato, le asportazioni totali coincidono con quelle dei frutti
e solo per l’azoto è stato considerato anche il 50% del contenuto di foglie e materiale potato.
Un impianto con una produzione di circa 35 t/ha utilizza circa
140 kg/ha di azoto; parte di queste unità fertilizzanti ritorneranno al suolo con la caduta delle foglie e il materiale di potatura se trinciato il loco.
L’ottenimento di un prodotto di qualità, con particolare
riferimento alla composizione minerale dei frutti, impone una
gestione idrico-minerale dell’actinidieto che tenga conto delle
basi fisiologiche dei processi di assorbimento dei nutritivi
Nella tabella 1 si riportano i macroelementi contenuti e asportati da un actinidieto in piena produzione allevato a
tendone (625 piante/ha).
Mediamente risulta che un impianto con una produzione di circa 35 t/ha
utilizza approssimativamente 140 kg/ha
di azoto. È evidente che parte di queste unità fertilizzanti ritorneranno al
suolo con la caduta delle foglie e con il
materiale di potatura se trinciato il loco (tabella 1).
Particolarmente elevate risultano le
asportazioni di potassio che, anche in
caso di trinciatura del materiale di potatura, raggiungono circa 130 kg/ha di
K2O, confermando il grande bisogno
di potassio da parte dei frutti.
Il calcio è accumulato per circa il 90%
nelle foglie e solo per il 7% circa nei
frutti, evidenziando la forte competizione esistente tra foglie e frutti per
questo elemento. Modeste risultano
le asportazioni e i contenuti di fosforo
e magnesio.
Accumulo degli elementi negli
organi della pianta
Una volta definite, attraverso la compilazione del bilancio dei nutritivi, le
quantità degli elementi da apportare
nell’actinidieto, si pone la domanda
semplice e molto ricorrente di come
bisogna distribuirli durante l’anno. A
tal proposito è di fondamentale importanza conoscere la dinamica con cui i
diversi elementi vengono accumulati
nei vari organi della pianta e quindi
derivare informazioni utili per la programmazione degli interventi fertilizzanti. Di seguito si riportano alcune informazioni sulla dinamica di accumulo
dei principali elementi minerali.
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L’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 41/2005
Azoto
La dinamica della domanda annuale
di azoto (N)(grafico 1), evidenzia che
la richiesta di tale elemento è particolarmente elevata dal germogliamento
fino alle prime settimane di luglio e nelle prime fasi di sviluppo dei frutti. Ciò è
legato alle modalità di sviluppo dell’area
fogliare che raggiunge il suo massimo
proprio alla fine di giugno (Xiloyannis
et al., 1999).
Va precisato che nelle prime settimane dal germogliamento una quota di
circa il 60% dell’N totale richiesto per
la crescita di foglie e germogli deriva
dalla mobilizzazione dell’azoto immagazzinato nelle radici (Marangoni et al.,
2003). Pertanto è consigliabile rinviare
il primo intervento fertilizzante con N
di 3-4 settimane rispetto alla data di germogliamento. Entro le prime 2 settimane di luglio, l’impianto utilizza circa 80
unità di N pari al 70% del totale annuo.
È necessario garantire gli apporti azotati anche nella tarda stagione al fine di
ricostituire le riserve che saranno indispensabili per la corretta ripresa vegetativa dell’anno successivo.
Fosforo
Le asportazioni annuali di fosforo sono molto limitate (grafico 1). Questo
dato di fatto, in caso di normali dotazioni di fosforo nei suoli, suggerisce la
possibilità di effettuare concimazioni
ogni 3-4 anni con 30-40 kg/ha di fosforo, oppure di distribuire oculatamente
le poche unità asportate con la fertirrigazione.
Potassio
I frutti risultano molto avidi di tale
elemento accumulandone circa il 55%
del totale, con una modalità graduale
e pressoché costante durante il loro
sviluppo (grafico 1).
Nelle foglie, invece, il potassio (K)
è accumulato con rapidità durante le
prime fasi successive al germogliamento.
Magnesio
Si tratta di un elemento assorbito in
modeste quantità e distribuito per il
75% circa nelle foglie (grafico 1) dove
si accumula con un tasso pressoché
costante approssimativamente fino alla metà di agosto.
Raramente si assiste a fenomeni di
carenza di magnesio, il più delle volte
dovuto alle caratteristiche sub-acide dei
suoli che favoriscono il suo dilavamento, in tal caso è preferibile effettuare
delle concimazioni fogliari (Marangoni et al., 2003).
Calcio
Il Ca è accumulato quasi completamente nelle foglie e la dinamica di accumulo in questi organi differisce molto
rispetto a quella nei frutti.
Mentre nelle foglie si ha un tasso di
accumulo costante, nei frutti il 70-80%
circa di Ca è accumulato entro le prime
6-7 settimane dall’allegagione.
Tale distribuzione a favore delle foglie
è spiegata dal fatto che il Ca è trasportato per via xilematica e che l’acqua assorbita è traspirata quasi interamente dalle
foglie (Xiloyannis et al., 1999).
Quindi, la tecnica colturale dovrà garantire l’adeguato livello di calcio nei
frutti piuttosto che nelle foglie, cercando
di sfruttare a tale scopo i suggerimenti
derivanti dai numerosi studi di fisiologia condotti riportati di seguito.
Speciale Actinidia
Grafico 1 - Domanda annuale di macroelementi di un actinidieto in piena
produzione in ambiente mediterraneo (produzione di circa 35 t/ ha) (*)
50
Magnesio (kg/ha)
100
75
50
25
30
20
10
0
210
Potassio (kg/ha)
8
6
4
2
150
120
90
60
30
150
Totale
Frutti
100
50
15 nov.
Calcio (kg/ha)
200
15 set.
0
15 mar.
0
180
15 lug.
Fosforo (kg/ha)
0
10
40
15 mag.
Azoto (kg/ha)
125
Foglie
Germogli
(*) Forma di allevamento a tendone; densità 625
piante/ha; cv Hayward.
Fonte: rielaborazione da Frangione (1999).
Conoscere le dinamiche di accumulo nei
vari organi della pianta è utile per programmare gli interventi fertilizzanti.
15 nov.
15 set.
15 lug.
15 mag.
15 mar.
0
Grafico 2 - Flusso xilematico di tralci (1) e frutti esposti e ombreggiati (2)
A - Tralci
B - Frutti
160
3,0
Flusso xilematico
(g/frutto)
Flusso xilematico
(g/m2×ora)
3,5
2,5
2,0
1,5
1,0
0,5
0,0
120
80
40
0
0
4
8
12 16
Ora del giorno
20
24
Esposti
0
20 40 60 80 100 120 140 160
Giorni dall’allegagione
Ombreggiati
(1) In una giornata serena a metà luglio; misura per unità di superficie fogliare. (2) Allegagione 3 giugno.
Fonte: tratta da Montanaro et al., 2005.
L’acqua assorbita è traspirata quasi esclusivamente dalle foglie. Si registra sia in foglie che nei frutti esposti alla radiazione una maggior traspirazione che implica un
maggiore accumulo degli elementi trasportati per via xilematica.
Ecofisiologia e nutrizione
Per una corretta gestione dell’intero sistema actinidieto volta alla massimizzazione dell’efficienza delle risorse impiegate, un aspetto rilevante da
prendere in considerazione è la conoscenza dell’ecofisiologia della pianta.
È ben noto che gli elementi minerali
nella soluzione circolante nel suolo si
avvicinano alle radici attraverso meccanismi di diffusione e di convezione
(o flusso di massa). Per tali processi risulta molto importante la disponibilità
idrica del suolo e l’attività traspiratoria
della pianta che determina un gradien-
te di potenziale grazie al quale si ha il
richiamo di acqua verso la radice, permettendo così agli elementi minerali di
arrivare in contatto con la superficie
radicale. Una volta raggiunti i vasi xilematici delle radici, i nutrienti seguono il percorso dell’acqua raggiungendo i vari organi della pianta. Le foglie
rappresentano la sede preferenziale, in
quanto attraverso la loro superficie passa la quasi totalità dell’acqua traspirata
(Xiloyannis et al., 1999). Molti elementi si muovono anche per via floematica e raggiungono un certo equilibrio
all’interno della pianta. Altri elementi,
invece, non si muovono o sono poco
mobili: è il caso tipico del calcio, elemento determinante per la qualità e la
conservabilità di molti frutti (actinidia,
melo, pero, ecc.).
Pertanto, definito che il trasporto
degli elementi avviene via xilema e
che la principale forza che determina
il flusso xilematico è la traspirazione, è
comprensibile come tutti i fattori ecofisiologici che influenzano la traspirazione, direttamente o indirettamente,
hanno influenza anche sull’assorbimento e sulla distribuzione degli elementi
minerali nei vari organi.
Il processo traspirativo dell’intera
pianta dipende dalla disponibilità idrica del suolo e dal gradiente di potenziale che si instaura per mantenere il
«continuum» tra suolo-pianta-atmosfera. Le foglie e i frutti rappresentano gli
organi traspirativi della pianta e sono
caratterizzati da conduttanze xilematiche (portata di linfa grezza) diverse
in relazione alle caratteristiche morfo-anatomiche delle loro superfici. La
capacità dei frutti di cedere acqua all’ambiente è molto bassa se paragonata
a quella delle foglie. L’acqua persa dai
frutti può raggiungere circa 0,6 m3/ha
al giorno a fine giugno quando la traspirazione dei frutti raggiunge i massimi livelli (Xiloyannis et al., 1999).
È evidente che il frutto è un debole
competitore nei riguardi del flusso xilematico e, conseguentemente, degli
elementi minerali in esso trasportati
che risultano poco mobili via floema. In
condizioni di buona disponibilità idrica
del suolo, all’aumentare della domanda traspirativa dell’ambiente, aumenta
il flusso traspirativo delle foglie e dei
frutti supportato da un adeguato rifornimento idrico da parte dell’apparato
radicale. Di conseguenza aumenta il
flusso degli elementi minerali verso
gli organi della pianta.
In condizioni di disponibilità idriche
non ottimali, oppure nelle ore più calde
della giornata, si instaura un deficit idrico, cioè la quantità di acqua assorbita
dal suolo è inferiore all’acqua che gli
organi traspirano, pertanto si ha una riduzione della traspirazione e, di conseL’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 41/2005
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Speciale Actinidia
guenza, un ridotto trasporto di elementi
verso i vari organi. Se la fase di deficit
idrico permane per periodi lunghi o si
verifica nelle fasi sensibili del ciclo di
sviluppo del frutto (ad esempio, nelle
prime 6-7 settimane dall’allegagione),
oltre agli effetti negativi sulla crescita dei frutti e dei germogli, (Nuzzo et
al., 1996) si avrà un ridotto accumulo
di elementi minerali e in particolare di
quelli poco mobili, con risvolti negativi
sulla qualità dei frutti.
A parità di disponibilità idrica nel
suolo e di gradiente di potenziale, il
flusso traspirativo dipende dalla conducibilità del sistema di trasporto della
pianta. Considerato che la conducibilità specifica del sistema di trasporto è
proporzionale alla quarta potenza del
diametro dei vasi conduttori, l’efficienza
di trasporto dei vari organi dipenderà
dalla dimensione e dal numero dei vasi
xilematici e dalla percentuale di area
effettivamente conduttiva (Dichio et
al., 1999). Le caratteristiche del sistema di trasporto possono essere influenzate da fattori ambientali, in primis la
radiazione solare. Per esempio, frutti
cresciuti in una condizione di buona
disponibilità radiativa presentano un
maggior numero di vasi xilematici, vasi
di dimensione maggiori (Biasi e Altamura, 1996) e pertanto una conduttanza più elevata rispetto a quelli cresciuti
in una condizione di ombreggiamento
(Mazzeo, dati non pubblicati).
Di seguito si riportano gli effetti di
alcuni fattori ambientali sulla fisiologia
della pianta e sul conseguente accumulo di elementi minerali.
L’influenza
della radiazione solare
La radiazione è un fattore ambientale che può notevolmente influenzare la
qualità dei frutti, con particolare riferimento alla loro composizione minerale, in molte specie arboree (actinidia,
melo, vite e pero), in quanto influenza
il flusso xilematico. Infatti, nell’actinidia
40
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20
10
0
Frutti esposti
Frutti ombreggiati
80
70
60
50
40
30
20
10
0
1,4
1,2
1,0
0,8
0,6
0,4
0,2
0,0
Velocità di accrescimento
(mm/giorno)
Lunghezza (mm)
allegagione
20 ott.
Soltanto i contenuti di calcio (elemento poco mobile) sono significativamente influenzati dalla condizione di esposizione.
30
10 set.
(*) Differenze statisticamente significative per p = 0,05 al
test di Student.
Fonte: rielaborata da Xiloyannis et al., 2003.
40
1 ago.
Esposti
Ombreggiati
Grafico 4 - Velocità di accrescimento e lunghezza dei frutti (cv
Hayward) durante lo sviluppo
50
3 giu.
22 giu.
Frutti
Frutti (fine
Foglie (fine
settembre) (g/m2) novembre) (% s.s.)
Ca
K
Ca
K
3,19
1,21
0,20
1,57
1,79 (*) 0,95
0,11 (*) 1,81
Grafico 3 - Assorbimento del calcio in frutti di actinidia esposti
e ombreggiati
Calcio (mg/frutto)
Tabella 2 - Calcio e potassio in
foglie e frutti di actinidia in diverse condizioni di luce a fine
stagione vegetativa
0 20 40 60 80 100120140
Giorni dalla piena fioritura
Lunghezza del frutto (cm)
Velocità di accrescimento
(mm/giorno)
Fonte: rielaborata da Montanaro et al., 2005.
Fonte: Dichio et al., 2003.
Si riscontra una notevole differenza nell’accumulo in funzione dell’esposizione,
dovuta al maggior flusso xilematico nei
frutti esposti.
Nelle prime fasi di sviluppo, la velocità di accrescimento è elevata tanto da
determinare la rottura per stiramento
dei vasi conduttori.
Le radici più superficiali sono quelle più «attive» nell’assorbimento degli elementi minerali;
è necessario pertanto salvaguardarne l’integrità e la funzionalità attraverso
la non-lavorazione del suolo e il mantenimento dell’umidità del suolo a livelli ottimali
una condizione di maggior disponibilità radiativa determina un incremento
del flusso xilematico sia alla base di
tralci interi sia a livello di frutti (grafico 2). Nei tralci ombreggiati si osserva
rispetto a quelli esposti una riduzione
del flusso xilematico del 30-70% durante i mesi di giugno e luglio e del 90% in
prossimità della raccolta (Xiloyannis et
al., 2003). A livello di frutto, la condizione di ombreggiamento può determinare una riduzione del flusso xilematico
del 25% rispetto a quello esposto se si
considera l’intero periodo di sviluppo
(Montanaro et al., 2005).
L’accumulo degli elementi minerali nei diversi organi della pianta a fine
stagione vegetativa dipende non solo
dal flusso traspirativo, ma anche dalle
caratteristiche di mobilità degli stessi
nutritivi. Se si confrontano i contenuti di potassio a fine stagione (elemento mobile) e di calcio (elemento poco
mobile) in foglie e frutti sottoposti a
diverso regime radiativo, si osser va
che solo il calcio è significativamente
influenzato dalla condizione di esposizione (tabella 2). Risulta che il potassio,
grazie alla sua elevata mobilità interna
alla pianta, raggiunge agevolmente via
floema anche gli organi che, essendo
stati ombreggiati, hanno avuto un livello
di traspirazione più basso che si è tradotto in un minore accumulo di minerali pervenuti per via xilematica.
Il maggior accumulo di calcio nei frutti
è spiegato dal fatto che la maggiore disponibilità di radiazione può incremen-
Speciale Actinidia
ancora vive (Dichio et al., 2004) e l’epidermide non è ancora suberificata, la
perdita di acqua dal frutto di actinidia
è correlata positivamente alla velocità
del vento in prossimità della superficie
del frutto. Da prove successive condotte in pieno campo si è osservato che la
concentrazione di calcio nel frutto aumenta proporzionalmente alla velocità
del vento applicato al frutto per tutto
il periodo dall’allegagione alla raccolta
attraverso appositi ventilatori.
Modifiche
morfo-anatomiche
del frutto
La forma di allevamento e la sua gestione devono favorire l’esposizione dei frutti e la circolazione dell’aria all’interno della chioma, in modo da favorire la nutrizione calcica dei frutti
tare e prolungare nel tempo il flusso xilematico nel frutto (Montanaro et al.,
2005). L’aumento del flusso xilematico
è determinato anche dalla maggiore
efficienza di trasporto del sistema xilematico dei frutti cresciuti in condizione
di migliore disponibilità radiativa (Mazzeo, dati non pubblicati). La dinamica
di accumulo del calcio in frutti esposti e
ombreggiati (grafico 3) evidenzia che le
prime 7-8 settimane successive all’allegagione sono cruciali per l’accumulo di
tale elemento. È durante questo periodo, come già evidenziato in precedenza,
che viene accumulato circa il 70-80% di
tutto il calcio presente nel frutto al momento della raccolta.
La conduttanza xilematica
e traspirazione del frutto
La base fisiologica che determina
la suddetta dinamica di accumulo del
calcio nei frutti è la conducibilità xilematica del sistema frutto (bacca + peduncolo) e la risultante traspirazione.
Studi condotti su funzionalità ed efficienza del sistema di trasporto xilematico nei frutti hanno dimostrato che
trascorse 7-8 settimane dall’allegagione la funzionalità dei fasci xilematici è
pressoché nulla (Dichio et al., 2003) e
che di conseguenza la conduttanza del
sistema frutto decresce drasticamente
(Remorini et al., 2003). L’ipotesi avanzata è che l’elevata velocità di crescita
che caratterizza il frutto, proprio nelle
prime fasi di sviluppo (grafico 4), determini un brusco stiramento nei vasi
conduttori determinandone la rottura.
Tuttavia, è stato osservato che durante
queste 7-8 settimane il frutto è in grado
di ripristinare la funzionalità dei vasi
e che quindi solo dopo tale periodo la
funzionalità del sistema conduttore dei
frutti è definitivamente persa (Dichio
et al., 2003). Ne consegue che tutti gli
interventi mirati a favorire la nutrizione calcica del frutto devono essere applicati necessariamente durante il periodo in cui i vasi conduttori del frutto
sono funzionanti.
Una condizione di migliore disponibilità radiativa all’interno della chioma
permette una migliore vascolarizzazione
del frutto in quanto la luce influisce positivamente sui processi di xilogenesi,
cioè sulla formazione di vasi xilematici,
(Biasi e Altamura, 1996; Montanaro et
al., 2005). Infatti frutti cresciuti in condizione di maggiore radiazione luminosa
hanno presentato, per tutta la stagione
di crescita, una conduttanza del sistema di trasporto xilematico maggiore
rispetto ai frutti cresciuti in condizione
di ridotta radiazione (Mazzeo, dati non
pubblicati). Una maggiore conduttanza
del sistema xilematico dei frutti esposti
significa che il sistema di trasporto offre
meno resistenze al passaggio della linfa; pertanto a parità di gradiente di potenziale tra il frutto e l’atmosfera, nella
stessa unità di tempo, passa un flusso
xilematico maggiore.
La gestione della chioma dell’actinidia
attraverso potature invernali ed estive
mirate a ottimizzare la distribuzione
della radiazione luminosa, permette di
raggiungere un altro obiettivo importante che è quello di permettere movimenti di aria all’interno della chioma.
Da prove condotte in laboratorio si è
dimostrato che nelle prime fasi di crescita del frutto (6-7 settimane), quando le cellule dei tricomi (filamenti che
rivestono la superficie del frutto) sono
Nel corso del suo sviluppo, il frutto di
actinidia va incontro a numerose modifiche morfologiche che inevitabilmente
si ripercuotono sulla sua fisiologia. In
concomitanza della cessazione della
funzionalità dei vasi xilematici e della
traspirazione sopradescritti, si osserva
un collassamento delle cellule appartenenti agli strati più superficiali del frutto
che determina la creazione di un vero e
proprio strato impermeabile (Xiloyannis
et al., 2001). È del tutto evidente che,
in presenza di tale strato suberificato,
si riducono al minimo le possibilità per
il frutto di avere degli scambi con l’ambiente esterno. Tale fenomeno permette
di valutare da un’altra angolazione l’efficacia di trattamenti a base di calcio.
Sovente, infatti, gli agricoltori ricorrono a specifici trattamenti nel tentativo di
incrementare il contenuto di calcio nel
frutto. Per una migliore efficacia dei trattamenti, è consigliabile, qualora si decida di ricorrere a tali metodi, di limitare
gli interventi alle prime settimane successive all’allegagione quando le cellule
degli strati più esterni del frutto sono
ancora vitali e non suberificati. Durante
questo periodo si devono garantire le
condizioni idriche ottimali nel suolo e
una buona dotazione di calcio. Al fine di
garantire un efficiente assorbimento di
elementi minerali è importante, attraverso la tecnica della non lavorazione del
suolo, favorire lo sviluppo dell’apparato radicale negli strati superficiali dove
generalmente gli elementi si trovano in
forme più assimilabili.
Bartolomeo Dichio
Giuseppe Montanaro
Dipartimento di scienze dei sistemi colturali,
forestali e dell’ambiente
Università della Basilicata
Potenza
[email protected]
Lavoro svolto nell’ambito dei progetti Miur
«PRIN 2003» e «PON BRIMET» coordinati
da Cristos Xiloyannis.
La bibliografia verrà pubblicata negli estratti.
L’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 41/2005
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Speciale Actinidia
BIBLIOGRAFIA
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L’ I N F O R M A T O R E A G R A R I O 41/2005
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